Capitolo 3:
Sentimenti
a lungo repressi.
Non si era
ancora girato.
Perfetto
visto che ti vergogneresti no?
Si era
perfettamente vero, ma l’avrei potuto guardare in faccia dopo
quello che stavo per dirgli?
Non voglio
lasciarlo andare!
Una piccola voce infantile si agitava nella mia testa urlando, sbattendo e trucidando i miei nervi, già spossati dalle lacrime e dalle conversazioni di pochi minuti prima. Era ancora girato, non potevo sopportarlo. Avrei dato sfogo al mio desiderio finalmente.
Lo
chiamerò per nome.
<<
Shouta-kun >>
Si girò con gli occhi aperti per lo stupore, le sue iridi
cioccolato lucidissime , con alcune lacrime in procinto di uscire, ma
non lo fecero.
<< Kuronuma…. Come mi hai chiamato?
>>
Oddio e se non
avesse voluto?
Panico.
Abbassai gli occhi intenta di chiedergli scusa, ma qualcosa dentro me
mi incitò ad andare avanti e continuare quello che stavo
facendo. Oramai, avevo percepito il modo in cui il sangue stava
colorando le mie guance.
<<
Shouta-kun…. Posso chiamarti così??
>>
Dolo
questa frase divenne di mille colori. Era così bello quando
si comportava così, si vedeva tutto il mondo che avevo visto
da lontano: felicità, sorrisi ampi, amici, amori,
stare in mezzo a tante persone senza esser visti di malocchio ma ben
accetti, sentimenti . Tutto.
Ti servono solo 2
parole per averlo così per sempre.
Già sono solo 2 parole che però non riesco a dire. Le parole che avrebbero cambiato tutto, le parole che mi avrebbero permesso di trovare e stare con lui.
Ma perché deve essere
così??
La
testa iniziò a pulsare e girare vorticosamente, gli odori si
iniziarono a mescolare e tutto sfocare. Lo vedevo in modo distinto ed
ebbi paura. Iniziò a mancarmi il respiro e cercai di
aggrapparmi il più possibile a lui, ma le ginocchia
cedettero e mi ritrovai in ginocchio.
<< Kuronuma! Che succede? >>
Mi stava scuotendo troppo. Alzai una mano per fargli cenno di fermarsi
e sedersi di fronte a me. Si avvicinò e mi lasciò
appoggiare la testa sul suo petto.
Siamo
così vicini! Che meraviglia.
Era così strano, e
ebbi il presentimento di esser rossa in viso, ma il problema
era il mio battito accelerato e con grande stupore, mi accorsi che il
suo era anche più veloce del mio.
Perché
ti ama!
Vero, non
ci feci molto caso prima, ma adesso…
<< Shouta-kun >>
mi costava
non poco parlare senza balbettare per l’imbarazzo.
<<
Dimmi, come ti senti? >>
<<
Shouta-kun… io >>
Alzai
la testa sicura di me e di quello che stavo per dire.
<<
Shouta-kun io ti … >>
Mi
sentì mancare e poi niente. Il buio totale. Un tunnel buio.
Un tunnel dove non c’era nessuno, nemmeno la
percezione di me stessa poteva esser molto azzeccata. Ad un certo punto
una voce familiare:
Sei
sola!... Sei sola!...Sei sola!
Non è possibile che io
sia sola, con me ci sono tante persone buone e gentili.
Ne
sei sicura?!... Sarai sempre sola per colpa del tuo aspetto!
No non posso essere sola,
perché io ho degli amici come Chizu Chan e Yano
Chan.
Ma adesso dove sono?!
Già dove sono?..
Girai la
testa convulsamente per cercarle. E le trovai. Stavano camminando lungo
una passerella.
<<
Yano Chii, andiamo a mangiare del Ramen da Ryuu?! >>
<<
Mi farai diventare grossa lo sai vero? >>
Per
fortuna stavano parlando allegramente. Mi avvicinai frettolosamente a
loro e cercai di toccare per il braccio Chizu: ma la mia mano trapasso
da lato a lato. Ebbi paura, troppa paura di quello che stava accadendo.
Visto?
Sei sola come sempre, nessuno ti vuole e tu sei invisibile agli occhi
di tutti. RASSEGNATI!
NO! NO! …
Non poteva
non esser accaduto niente in tutti quei mesi. Ma…
Mi
lasciai cadere per terra, nel buio più totale.
Ero sola.
In quel
posto vuoto, bui e desolato, dove non c’era nemmeno un suono
e nemmeno un odore che mi rendesse riconoscibile il luogo, o magari mi
desse l’occasione per orientarmi, la voce continuò
a lungo a schernirmi in ogni modo possibile, quando si
materializzò come il vento una ragazza.
Non
una semplice ragazza…
Buttò
un passo verso di me e poi un altro. Quando la vidi rimasi impietrita
come marmo: Me stessa.
Infatti…
sono te, anzi mi correggo, ero te…
Il volto
non lasciava nessun spazio alle emozioni, e mi guardava in modo
apatico. Una figura impressionante. Si avvicinò e mi tocco
la fronte. Vidi tutti i miei ricordi di solitudine e
rabbrividì a quanto fredda potessi essere. Ma poi come un
lampo spuntò Shouta…
Si
lui ci ha riscaldato il cuore, ma tu, perché lo fai
soffrire?...
Non lo faccio
soffrire…
Non
volontariamente almeno, lui soffre e tu te ne rendi conto solo
adesso?...
Il suo
sguardo era accusatorio ma complice e colpevole…
Si
in parte è colpa mia… sono
l’incarnazione della tua solitudine. Non ti ho permesso di
capire tante emozioni fino adesso, perché non
c’era nessuno in grado di spodestarmi dal tuo
cuore…
E cosa vuoi adesso da me?... io
non voglio più stare da sola…
Spuntarono
come pellicole tutti i ricordi dal giorno in cui incontrai Shouta-kun.
Voglio vederti sorridere e essere felice… quindi vai e cerca di esserlo ok?... Addio
Addio…
Non potevo
odiarla, perché era parte di me, del mio essere. Ma potevo
solo convivere con gli anni più bui , o forse gli unici, in
cui sono stata esclusa da tutto e tutti. Sorrisi, del mio sorriso
più grande e cominciai a camminare e chiamare il suo nome.
Una luce?...
Una luce
che mi risucchiò.
<< SI E’ SVEGLIATA!!!... >>
Qualcuno al mio fianco urlava e cercava di chiamare qualcuno.
Ma
chi?...
Misi a
fuoco il posto in cui mi trovavo: tende bianche a marcare il perimetro
di un lettino, Chizu; Yano, Ekko, Ryuu, Tomo e Kurumizawa in un lato.
Infermeria?
Oh no! Mi
misi a sedere di scatto, ma una mano calda e grande mi costrinse a
ristendermi.
<<
Eh no signorina! Non puoi metterti di scatto a sedere! Vuoi per caso
svenire di nuovo? >>
L’infermiera,
una donna sui 40 anni, portati molto bene, capelli castano chiari con
due occhi nocciola caldi, mi osservavano in modo materno.
<<
G-g-grazie, ma che… >>
Vidi
una figura alzarsi dietro le tende, e con passo deciso mettersi
al lato sinistro del lettino. Era lui.
<<
S- Kazehaya! … >>
Aveva
il volto tirato, di chi rimane per ore preoccupato per un
parente…
Parente? Lui ti
Ama!
Avvampai
per l’imbarazzo , e notai che Yano e Chizu sogghignavano
divertite.
<<
Sei svenuta mentre stavamo parlando… Ti ho portata in
infermeria 3 ore fa…>>
3
ore?... strano a me sembra che siano passati solo attimi in quel
luogo…
Già…
Shouta!...
Lo guardai
intensamente negli occhi, e come mi aspettavo ricambiò il
mio sguardo addolcendosi poco. Non mi accorsi subito che Yano
e Chizu stavano spingendo via tutti, ma quando mi resi conto della
situazione era troppo tardi: eravamo soli.
<<
Kazehaya… scusami>>
<<
Scusami per cosa... per il fatto di non chiamarmi più per
nome? Oppure di avermi fatto preoccupare come un anima in pena?
>>
Soffre!...
<< E-hm no
scusami per la seconda opzione… Posso davvero chiamarti per
nome?>>
Ero allibita e
felicissima. Quando lui abbassò la testa consenziente.
<<
Shouta-kun… Io T- >>
Mi tappò la
bocca e con uno sguardo acceso iniziò a parlare.
<< Lo
so… Me lo hai detto prima di svenire tra le mie
braccia… hai continuato a ripeterlo mentre eri
incosciente… l’hai detto anche davanti agli altri
in modo incosciente…>>
Come poteva esser
successo?...
non
avevo mai parlato nel sonno… non...
<< Perdonami!
… >>
Trattenni le lacrime,
ma strinsi con forza un lembo di lenzuolo così tanto da
farmi male.
<<
Sawako, guardami>>
Alzai piano la testa e
vidi che il suo viso era contratto in modo dolce.
Non era arrabbiato allora?