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Autore: Roxanne Potter    08/07/2011    1 recensioni
Albus Severus Potter ha iniziato a frequentare il suo primo anno nella scuola di Hogwarts. Con lui ci sono tre amici e tre cugini, Rose, Roxanne e Louis.
Sembra essere l'anno più allegro e tranquillo della sua vita, assolutamente normale per gli standar di un mago. Finché lui e i suoi amici non si trovano coinvolti nel destino di una chiave particolare, tutto a causa di un manoscritto trovato nella biblioteca del castello.
Il primo anno si trasformerà in un'avventura. Tra spiriti di bambine, strani libri e maghi scomparsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Giorno! Lo so, questo capitolo arriva un po' in ritardo. Prima colpa di mancata ispirazione, durata fortunatamente poco, e poi di connessione. Ma ora ci sono, è questo l'importante.
Piccolo avviso! Ho modificato il primo capitolo. Non è una grandissima modifica, mi sono limitata a inserire la canzone del Cappello Parlante, di cui mi ero dimenticata. Proprio per questo, porgo i miei più sentiti ringraziamenti a Bethpotter! Senza il suo aiuto, non sarei mai riuscita a creare una canzone decente. Grazie, Beth!
Detto questo... buona lettura.

Capitolo 13 : Uno sprazzo di normalità.

La punta della piuma tremolava sulla pergamena.
Una goccia d'inchiostro cadde, e Harry Potter vi passò un dito sopra per farla sparire.
Rilesse bene la lettera, da cima a fondo. Aveva scritto d'impulso, e non era sicuro di essere stato ben chiaro con quel messaggio.
Aveva scritto ciò che sentiva, e sperava che Albus capisse.
Ma sì, poteva andare bene.
Posò la piuma sulla scrivania, poi trafficò con i cassetti alla ricerca di una busta.
Quando la lettera fu al sicuro nella busta sigillata, Harry si alzò e uscì dal suo studio. Ora doveva solo andare dal gufo che serviva la famiglia Potter da quasi quattordici anni, Elziel.

*

Forse fu una cosa irresponsabile, ma Albus decise di non pensare più alla Chiave di Salomone, almeno per un certo periodo di tempo.
Tutto ciò di cui voleva godere erano le ritrovate tranquillità e normalità.
Tre giorni dopo il ritorno di Rose, Betsabea, Fred e Louis vennero ufficialmente dimessi dall'infermeria. Albus fu lieto al pensiero di non dover più entrare in quella stanza, che aveva visto troppe volte nell'ultimo mese.
Il giorno in cui Rose tornò a scuola, tutti i professori la guardarono felici e la accolsero gentilmente, persino la professoressa Deppers.
Beh, non che Emmaline Deppers l'avesse trattata con ogni riguardo. Si era limitata a sorriderle e a dirle: -Bentornata tra noi, signorina Weasley. Sono lieta di vedere che sta bene.
Lo stesso fu per Fred, Betsabea e Louis.
Così Albus si trovò immerso in quella normalità che tanto gli era mancata.
La mattina dopo essere stato dimesso, Fred Weasley entrò in Sala Grande con il suo sorriso spavaldo, al fianco di James, Lucy, Mark e quel loro amico di cui Albus non conosceva il nome.
I Grifondoro applaudirono nel vederli, così allegri e di nuovo uniti. Dominique si alzò per andare a stringere la mano di Frank, lasciando finalmente in pace Louis, che stava riempiendo di domande insieme alla sorella.
Albus, mentre apriva una bottiglietta di succo di zucca, si trovò a pensare che fosse tutto troppo perfetto. Erano tutti tornati, stavano tutti bene. Così, di colpo. Le cose erano tornate al loro posto.
Com'era possibile che stesse andando tanto bene?
Forse sotto c'era qualcosa...
Scosse la testa.
Perché doversi rovinare così quella felicità? Se le cose andavano a posto, lui doveva viverle appieno e non guardarle con sospetto.
-Ditemi del Quidditch!- esclamò Rose, giocherellando con una forchetta. -Quand'è la prossima partita?
-Grifondoro contro Corvonero, tra qualche settimana.- rispose Victoire, seduta accanto alla cugina.
Tutti la guardarono sorpresi, e lei arrossì leggermente e alzò le spalle.
-Che c'è, ragazzini? Non posso sapere anche io qualcosa di Quidditch?
-Ma non ci hai mai giocato...- obbiettò Louis.
-Però mi piace seguirlo, dovreste saperlo. Sapete, essere bionde non vuol dire essere delle ochette che pensano solo al ragazzo carino che le ha appena guardate, e che non sanno neanche cos'è un bolide. Solo perché non dimostro di seguire lo sport!
Loro risero.
-Scusa, hai ragione.- replicò Louis. -Vado anche io a vedere la partita, ma solo perché gioca Grifondoro e mi serve un po' di svago.
Fu in quel momento che si udì l'inconfondibile suono che segnalava l'arrivo del “battaglione dei gufi.”
Fischi, fruscii, ali che sbattevano.
Centinaia di allocchi, gufi e civette si riversarono nella Sala Grande, e Albus notò il vecchio gufo marroncino dei suoi genitori che volava a fatica verso di lui.
Lasciò cadere una busta sul tavolo, prima di planare dentro un piatto vuoto e fischiare, in attesa che qualcuno gli regalasse del cibo.
-Tieni.- disse Roxanne, porgendogli un piccolo biscotto, che il gufo addentò con fervore.
Albus scartò la busta. La lettera gli era stata mandata dai suoi genitori, o meglio, da suo padre. Quella calligrafia tonda era inconfondibile.

Caro Al,
ti scrivo questa lettera anche da parte di tua madre, che con quello che è successo negli ultimi tempi è preoccupata per te e spera che tu e James stiate bene.
Quel giorno, quando Rose è tornata a Hogwarts, c'ero anche io, e sono rimasto ad ascoltare il suo racconto nell'ufficio della preside Bhatorys. Una volta finito, sono dovuto andarmene subito. Mi dispiace molto, avrei voluto cercare di parlare con te e James, ma non ho avuto proprio il tempo.
Noi Auror siamo dovuti tornare al Ministero, avevamo delle pratiche da sbrigare, relative a Rose.
Il suo caso ci preoccupa. Non ti scrivo solo per scusarmi. Voglio anche dirti di stare attento.
Come ben saprai, negli ultimi tempi c'è stato un cambiamento nel mondo magico. Fino ad adesso tutto era tranquillo, ma sono sicuro che tu ricordi dell'uccisione di Sebastian Roland.
Non è stato ancora scoperto nulla, in proposito, ma è stato un duro colpo per la nostra comunità.
E poi, questi misteriosi comi di Fred, Louis e della tua amica. Rose che sparisce in questo modo e si trova sperduta nella Foresta Proibita.
Mi rivolgo in questo modo a te perché so che, nonostante la tua giovane età, sei intelligente e capace di capire : stai attento. Penso che avrai capito da solo che qualcosa sta cambiando nel nostro mondo. Non lo scrivo per metterti paura.
Tieni sempre gli occhi aperti e, se dovesse presentarsi l'occasione, mostrati sempre coraggioso. Che prima di tutto venga la lealtà verso i tuoi amici e le persone a cui tieni.
Sappi che, in caso di bisogno, io e tua madre ci saremo sempre.
Lei ti saluta, e ti saluta anche Lily. Tua sorella è impaziente e non vede l'ora che arrivi l'estate, per poter incontrare te e James. Fai attenzione a ciò che ti accade intorno e se succede qualcosa di strano parlane pure con me. Cerca però di non diventare paranoico, di vivere il tuo primo anno a Hogwarts.
Ci rivediamo questa estate...

Harry Potter. (E Ginny Weasley.)

Se solo Harry avesse saputo quando Albus poteva comprendere!
Per un attimo, provò l'impulso di prendere una lunga pergamena e raccontare tutto quello che sapeva, sulla strega di nome Ami, sulla bambina, sui libri che gli avevano cambiato la vita.
Ma c'era sempre quel qualcosa che gli diceva di no.
Albus sospirò, ma era deciso a non rovinare quella tranquillità. Sapeva che sarebbe dovuto stare attento, nonostante la storia di Ami gli apparisse irreale. Ci credeva.
Avrebbe creduto senza ombra di dubbio che quella donna fosse dietro la scomparsa di Rose, se solo Rose fosse stata semplicemente abbandonata nella Foresta Proibita.
-Al, ti muovi?
Era Louis che si era appena alzato, insieme a Betsabea, Rose e Roxanne.
-Ah, sì, arrivo!- esclamò Albus. Si alzò, prese la borsa e fece scivolare la lettera. Decise che avrebbe risposto più tardi.
-Abbiamo Trasfigurazione, vero?
-Sì, con i Tassorosso. Speriamo che Wonder ci rispieghi qualcosa del programma.- gli rispose Rose.
Mentre parlava, il suo sguardo sembrava rivolto a un punto lontano e indefinito della Sala Grande. Come se fosse distratta.
-Sbrighiamoci.- concluse Roxanne, e strattonò il cugino per un braccio.
Quando entrarono in aula, già erano arrivati alcuni Tassorosso. il professor Wonder era in piedi accanto alla scrivania e stava sfogliando un libro.
Quando li vide, fissò con particolare interesse Louis e Betsabea.
-Signorina Finwel, signor Weasley. Potreste venire, per favore?
Albus si sedette in prima fila proprio per ascoltare, e finse di riordinare i suoi oggetti sul banco.
-Mi auguro che stiate bene.- disse il professore, con uno sguardo tranquillo. -Sono felice di vedere che due studenti sono tornati in forze.
-Beh... sì.- annuì Betsabea.
-Quindi mi aspetto che voi vi impegniate durante le mie lezioni. Una malattia passata non varrà come scusa.
-Certo.- disse Louis.
-Potete andare a sedervi.
Betsabea prese posto accanto ad Albus e si guardò intorno.
-Frank dov'è?
-Non lo so, stamattina dormiva ancora e non ha voluto svegliarsi. Forse arriverà tardi.- rispose lui.
Sorrise soddisfatto quando, dieci minuti dopo la lezione, Frank spalancò la porta dell'aula ed entrò di corsa, rosso in viso, scusandosi per il ritardo. Sorrise un po' di meno quando cinque punti vennero sottratti a Grifondoro.
-Stavo dicendo, prima che il signor Paciock ci interrompesse...- riprese il professor Wonder, gli occhi scuri che si muovevano rapidi sulla classe. -Trovo necessario che al primo anno si impari una cosa facile come la Trasfigurazione dei colori. Signor Clewys, distribuisca queste scatole. Una per banco.
Un ragazzino di Tassorosso si alzò e iniziò a raccogliere le scatole colorate poggiate sulla cattedra.
Quando passò davanti al banco di Albus, gli consegnò scatolina blu. Lui la prese e osservò attentamente, chiedendosi cosa potesse contenere.
-C'è qualcosa che si muove, qui dentro.- disse Betsabea.
-Forse è un animale...
Uno squittio venne dalle loro scatole. Betsabea lanciò uno strillo e lasciò cadere la sua, attirando gli sguardi di tutta la classe.
-Tutto a posto, signorina Finwel?- domandò il professore.
Lei arrossì.
-N... no, tutto bene. È che ho sentito uno squittio e ho pensato che ci fosse un topo qui dentro. Io ho paura dei topi.
-Infatti, nelle scatole ci sono dei topi di cui dovrete cambiare il colore del pelo.
Da rossa che era, Betsabea sbiancò. Non riuscì a parlare, e quando venne il momento di aprire le scatole e prendere le bacchette rimase immobile con la mano che sfiorava il coperchio.
-Fatti coraggio.- le disse Albus, cercando di reprimere una risatina. -In fondo è solo un topo.
-Solo un topo?- sibilò lei. -Ti rendi conto che quando avevo quattro anni un enorme ratto...
-Sei una Grifondoro o no?
-Avete tutti le bacchette pronte, giusto?- disse la voce del professor Wonder.
-Faccio io.- sbuffò Albus, e aprì la scatola di Betsabea. Dentro c'era un topo bianco e dagli occhietti scuri che mettevano tenerezza, non più grande di un pugno. Nel vederlo, Betsabea deglutì e spostò la sedia all'indietro. Strinse la bacchetta come se potesse creare uno scudo protettivo intorno a lei.
Albus si affrettò ad aprire la sua scatola.
Ecco, un topo identico a quello di Betsabea. Nella classe risuonavano gli squittii, ma nessun topo era ancora uscito dalla scatola.
-Pronunciate con forza le parole : Irizian!
Albus fece scattare la bacchetta verso l'alto e pronunciò la formula; non accadde nulla.
Il topo levò verso di lui il musetto quasi dolce, ma il pelo rimase bianco.
-Signor Potter, come ho accennato all'inizio della lezione la bacchetta deve essere ben puntata verso il soggetto da trasformare.- disse il professor Wonder. -Deve posizionare la punta ben vicina al topo, dare un colpo secco di bacchetta e poi pronunciare la formula
Albus annuì seccato e spostò la bacchetta, sfiorando il pelo dell'animaletto.
-Irizian!
Anche quel tentativo fallì.
-Si concentri di più.- disse severamente Wonder, prima di allontanarsi verso gli altri banchi.
Lui ci avrebbe provato pure, a concentrarsi di più. Ma avvertiva un senso di disagio, senza conoscerne la causa.
-Maledizione...- mormorò. -Irizian!
Stavolta sulla punta della bacchetta comparve una luce che sfiorò il topo e colorò alcuni suoi peli di verde, ma il colore svanì in un attimo.
Albus capì a cosa era dovuto il disagio : la storia di Rose.
Si era ripromesso di non pensarci, di lasciarsi tutto alle spalle per ricominciare a comportarsi in modo normale. Non ci stava riuscendo, almeno per ora. Le parole di Rose continuavano a tornargli in mente.
Chi aveva potuto portarla nella Foresta Proibita e lasciarla là, e per quale scopo? Non si poteva fare finta che non fosse successo niente.
-Ci sono riuscita!- esclamò Betsabea, riscuotendolo dai suoi pensieri. -Guarda, è tutto rosso ora!
Albus si voltò, e vide che il ratto nella scatola aveva il pelo completamente tinto di un rosso che andava sbiadendo.
-Beata te. Io ancora non ci riesco.- si lamentò.
-Hai provato a concentrati sul serio?
Ok, concentriamoci sul serio.
Provò a rivolgere i suoi pensieri unicamente al topo.
Ora Rose sta bene, non devi preoccuparti. Sta bene.
Ci riuscì. Per alcuni secondi i suoi sensi comprenderono solo la posizione della bacchetta, il topo che squittiva piano, come in una specie di trance, come essere immersi nell'acqua e udire le cose da lontano.
-Irizian!
Stavolta il lampo fu più intenso e acceso, avvolse il topo e tinse completamente il suo pelo di verde.
-Bel colore.- commentò Betsabea.
-Già.- replicò Albus, fissando il topo con soddisfazione, e si voltò per osservare il lavoro dei suoi compagni. C'erano due Tassorosso che tenevano in mano i loro topi, i ciuffetti di pelo blu e rossi.
Il topo azzurro di Jessica Barker stava saltellando e squittendo, le zampette che artigliavano le scatola. Forse non riusciva a uscire per un incantesimo.
-Bene, signor Potter, ce l'ha fatta.
Era la voce di Wonder. Al si voltò di scatto verso il professore.
-E il colore non sta svanendo, anche se dovrebbe iniziare a sbiadire abbastanza presto, soprattutto se contiamo il fatto che questa è la prima volta che esegue l'Incanto dei Colori. Lei, signorina Finwel?
-Beh... è ancora un po' rosso.- rispose lei, non più tanto disgustata.
-Cinque punti a Grifondoro.- decise Wonder, e tornò a girare per i banchi.
-Complimenti. Ora spiegami come hai fatto.- sussurrò Betsabea, guardando il topo con un misto di timore e delusione. Il rosso era quasi svanito dal suo pelo.
-Mi sono concentrato, come hai detto tu.
Quando l'ora terminò, solo Anthony non era riuscito a dare minimamente colore al suo topo.
-Però è un incantesimo facile.- disse Louis, mentre i ragazzi uscivano dall'aula. -Cioè, all'inizio no ma dopo che ci hai provato qualche volta lo diventa. Giusto, Rose?
Lei distolse lo sguardo dalla parete.
-Eh? Ah, sì... giusto.- rispose. -Adesso che lezione abbiamo?
-Pozioni. Non vedo l'ora.- disse Albus. La sua allegria era quasi sfumata nel vedere lo sguardo distratto di Rose.
-Qual è stata l'ultima pozione che avete preparato?- chiese Betsabea.
-Abbiamo ripassato gli antidoti e la Milloc ce ne ha spiegato uno nuovo, adesso figurati se me lo ricordo.- rispose Frank.
-Avete visto Dominique?- chiese d'improvviso Roxanne.
-Dovrebbe essere uscita da... da Aritmanzia, mi pare. Perché?
-Deve dirmi la data esatta della partita tra Grifondoro e Corvonero. Rose, Corvonero ha battuto Serpeverde! Sai?
-Bella notizia.- commentò la ragazza, con un sorriso allegro ma leggero. -L'hanno presa male?
-Direi di sì. Li stracceremo anche l'anno prossimo.

*

Quel pomeriggio, Albus e Rose si ritrovarono in biblioteca insieme a Rudolf, Ylenia e Julian.
I professori erano stati spietati con loro : mancavano due mesi agli esami di fine anno e così li avevano tartassati di compiti.
Per il giorno dopo, Albus aveva tre temi : Trasfigurazione, Storia della Magia, Pozioni.
Anche i Corvonero avrebbero dovuto preparare Trasfigurazione, per l'indomani. Così avevano deciso di riunirsi in biblioteca per studiare insieme.
In quel momento, Al era impegnato a scrivere il tema di Pozioni. Si passava continuamente una mano tra i capelli e lanciava occhiate al libro, alla ricerca di qualche informazione in più che potesse portarlo a scrivere le nove righe di pergamena che gli mancavano.
-Io e Rudolf abbiamo finito. E voi?
Alzò verso Julian e Rudolf uno sguardo sorpreso.
-Come, di già?
-Beh, è quasi un'ora che siamo qui...- rispose Rudolf.
-Sì, ma io ancora devo finire il primo tema!
Notò Rose che alzava lo sguardo dal suo libro di Pozioni.
-Il vantaggio di essere Corvonero.- disse Julian, ironico.
-Ho finito anche io, un attimo!- esclamò Ylenia. Stava scrivendo frenetica, e alla fine la piuma le cadde dalle mani. Lei si alzò per riordinare i libri nella borsa e infine si chinò a recuperare la piuma.
-Ci vediamo stasera ad Astronomia, allora?- chiese Rudolf.
-Ok. A stasera.- disse Rose.
I tre ragazzi si allontanarono dal tavolino e si inoltrarono tra gli scaffali.
Quando furono spariti, Albus pensò al Reparto Proibito. Era così vicino, e ancora privo dei suoi libri. Non ne era stato ritrovato neanche uno, e lui iniziava a domandarsi se non ci fosse di mezzo Ami.
Sempre che questa Ami esista.
Si voltò verso Rose.
Non parlava, leggeva il libro di Pozioni. Perdersi nella lettura era una cosa abbastanza normale per lei, ma il suo sguardo lo preoccupò.
Era cupo, quasi distante. Gli occhi non sembravano scorrere le righe, ma fissare con insistenza lo stesso punto.
-Rose, tutto a posto?
Lei lo guardò tranquilla.
-Sì, tutto a posto. Perché?
-Non lo so, mi sembri... no, niente.
Lei tornò a leggere. Albus non sopportava di vederla così in silenzio, non sopportava l'ombra nel suo sguardo.
Ma è normale. Dopo tutto quello che ha passato e la paura che ha avuto. È normale che sembri così distante e chiusa.
Trovò quel ragionamento semplice e scontato. Come altro avrebbe dovuto comportarsi Rose?
-Ehi, mi ripeti i principi fondamentali degli effetti delle pozioni?- domandò. Voleva vederla parlare in modo normale.
Lei chiuse il libro.
-Certo.- rispose. -Non dirmi che non ricordi almeno il primo...
-Qualcosa riguardo al fatto che è impossibile creare il vero amore.
-No, questo era il secondo.- sospirò Rose, con aria divertita. -Su, ti aiuto con il ripasso.

*

Uno sprazzo di normalità.
Tutto quello che Albus aveva desiderato era infine venuto a lui : giornate tranquille da passare insieme a tutti i suoi cugini, a Betsabea e Frank. Niente più preoccupazioni, nessun pensiero rivolto alla Chiave di Salomone o all'altro manoscritto. Al desiderò sinceramente concentrarsi solo sullo studio, sulle serate passate a giocare a scacchi in sala comune, sulle passeggiate nel parco.
Decise di togliersi dalla testa il pensiero della Chiave di Salomone. Anche nel mondo magico sembrava vi fosse una sorta di pace. Non ci furono né morti né sparizioni misteriose.
Albus avrebbe giudicato perfetto quel periodo, se non fosse stato per il comportamento di Rose.
Era diventata strana. Parlava poco, e se lo faceva sembrava sempre distaccata da ciò che stava dicendo.
Durante le lezioni era attenta come sempre, rispondeva correttamente quando i professori domandavano qualcosa, gli incantesimi le riuscivano. Eppure, aveva sempre quell'ombra negli occhi, che donava al suo sguardo distacco e malinconia.
Albus cercava di non pensarci, si diceva che sarebbe passato. Cercò di godersi il più possibile quelle settimane passate in modo più o meno normale, di interessarsi all'imminente partita di Quidditch.
Alla fine si decise a parlarne con lei.
Era un soleggiato pomeriggio di aprile, e Albus e Rose avevano deciso di andare a studiare all'ombra del faggio più alto di Hogwarts, che si trovava vicino alla riva del Lago Nero.
Al era impegnato nel tema di Storia della Magia. Sfogliava il suo libro, cercando informazioni sui Congressi dei Maghi nel tredicesimo secolo. Di tanto in tanto, lanciava delle occhiate a Rose : lei era intenta a scrivere, il libro aperto accanto a lei, e il suo sguardo era come sempre velato di malinconia.
Albus stava cercando il momento adatto per parlarle, le parole migliori da rivolgerle.
Alla fine si stancò. Lasciò cadere il libro, tossicchiò e disse: -Senti, dobbiamo parlare.
Lei staccò gli occhi dal compito.
-Sì?
-Si tratta di te. Sei cambiata.
Non un granché, come inizio., pensò Al.
L'espressione di Rose si fece dispiaciuta.
-In che senso, sono cambiata?- mormorò.
-Non ti comporti come prima, non sei più così allegra. Sembra che non ti interessi niente, hai sempre quello sguardo distaccato e distratto... parli poco, sei sfuggente. È come se avessi un'ombra negli occhi.
-Scusami.- rispose lei. -È che io sono... preoccupata. Ripenso sempre a quello che mi è successo e mi sento strana. Non ho quasi mai voglia di parlare. Ho paura che possa riaccadermi qualcosa... la notte non riesco a dormire bene. Ho paura di risvegliarmi da qualche altra parte. Penso che sia per questo che sono così. Non volevo far preoccupare anche te. Ma è normale che io non sia più come prima.
-No, non scusarti. Mi sembra ovvio che sia per questo, ma mi sono preoccupato così tanto che ho deciso di parlartene.- la rassicurò lui. -Ma ora va tutto bene. Sei al sicuro, a Hogwarts. Non devi più avere paura.
Ripensò a quello che aveva detto la preside due giorni dopo il ritorno di Rose : intorno alla scuola erano stati eseguiti nuovi incantesimi di protezione.
-Sì, lo so.
Rose annuì e tornò a guardare la pergamena.
-Cercherò di essere più come prima, va bene?
-Certo...
Albus si interruppe. Aveva notato una figuretta dai capelli rossi che correva lungo il prato, diretta verso di loro.
-Quella è Lucy, oppure è Roxanne.- disse, e Rose si voltò a guardare la figura.
-È Roxanne.- disse, quando quella si fu avvicinata abbastanza. Anche Albus la riconobbe : Roxanne stava correndo verso il faggio.
Quando li raggiunse, si fermò a riprendere fiato, poi disse: -Dominique e gli altri stanno andando all'ultimo allenamento prima della partita di Quidditch, prima della partita per la Coppa. Volete venire a vedere?
-Ma i compiti...- protestò debolmente Rose.
-Li farai stasera! Tanto tu ci riesci di sicuro.- disse Roxanne, con un'alzata di spalle.
-Su, andiamo. Ci serve un po' di divertimento.- provò a convincerla Albus.
-E va bene.- accettò Rose, e si sporse per prendere la cartella. -Giochiamo contro Corvonero?
-Esatto. Tra qualche giorno.
Albus si voltò a guardare gli spalti lontani del campo di Quidditch. Pensò che, un giorno, gli sarebbe piaciuto entrare a far parte della squadra.
-Muoviti.- disse la voce di Roxanne.
-Sì, un attimo.
Si affrettò a riporre libri e pergamene nella cartella, poi i tre ragazzi si avviarono verso la stradina che portava al campo di Quidditch. In lontananza, si vedeva un gruppetto di figure vestite di rosso discendere verso il campo.
   
 
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