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Autore: Giulia K Monroe    09/07/2011    19 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Piccolo avvertimento pre-capitolo: questo che segue potrebbe essere definito un capitolo a raiting rosso, nonostante la fan fiction rimarrà di raiting arancione. Mi sembra giusto avvertire in caso di lettrici/lettori estremamente sensibili o in un età non adatta per leggere determinate scene. Non è nulla di volgare od eccessivo, ma è giusto darvi la possibilità di saltare l’ultima parte in caso non siate abbastanza maturi da poterla leggere.
Non ho voluto cambiare il raiting all’intera storia semplicemente perché molte lettrici sono ancora minorenni e non avrebbero la possibilità di continuare a leggerla, il che mi sembra un’ingiustizia, visto che ritengo la mia fan fiction per tutti; inoltre, scene “dettagliate” come quelle di questo capitolo non credo di scriverne ancora!
Detto questo, vi auguro come sempre buona lettura!
Le altre note saranno, come al solito, a fine capitolo!

Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

Dedico questo capitolo a te, Eleanor.
Grande scrittrice.
Sorellina virtuale.
Persona veramente eccezionale.
Auguri per il tuo matrimonio!
Ti voglio bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXVII
Il momento più bello di sempre

 

 

 

 

-Io conosco il tuo segreto…Alexis Lily Potter.-

 

 

 

 

Il mondo le era crollato addosso in un solo istante.
Aveva sentito gli occhi spalancarsi, fino a farle davvero male; le labbra si erano socchiuse, trattenendo quell’aria fredda che, adesso, lentamente, stava buttando fuori con fiato tremante. Aveva preso a respirare a fatica, senza che se ne fosse nemmeno resa conto: il cuore le batteva frenetico contro il petto e le chiedeva urgentemente ossigeno, come se fosse stata appena colpita da un Cruciatus violentissimo.
Il ragazzo non aggiunse nulla alle sue parole.

Che cos’altro avrebbe mai potuto dire, in fondo?
Si limitò a fissarla dall’alto, il viso appena piegato verso quello della ragazza, che continuava a guardarlo con gli occhi sbarrati, ora leggermente lucidi. La teneva imprigionata contro il muro, una mano che ancora le artigliava la spalla e l’altra poggiata sulla fredda parete di pietra, accanto alla sua testa.
Alexis deglutì, fissandolo prima in un occhio e poi nell’altro, come se cercasse di trovare una risposta a tutte le domande che le si stavano affollando velocemente nella testa. Aprì le labbra parecchie volte, come se volesse dire qualcosa, ma non un singolo suono riusciva ad uscire da esse, che si richiudevano il secondo dopo, tremanti.
Luis continuava a fissarla con espressione dura, lo sguardo concentrato e attento anche al più piccolo movimento del viso di lei.

Attento al mondo smeraldino dei suoi occhi ora così grandi.
Improvvisamente, la piega rigida di quelle labbra perfette si rilassò e, inaspettatamente, il ragazzo scoppiò in una risata allegra, che la fece sussultare.
Era simile ad un latrato, che le accarezzava la pelle del viso con delicatezza.
Alexis corrugò la fronte, osservandolo dal basso, spaventata e confusa.
Luis si piegò appena in avanti, cercando di trattenere quelle risatine che ora gli scuotevano inspiegabilmente le spalle.
- Dovresti vedere la tua faccia adesso, Alexis!- la schernì divertito, tra le risata.
Le lasciò andare la spalla, facendo scorrere le dita affusolate sul suo collo sottile e sulla guancia, ancora rossa di indignazione e spavento. Poi si allontanò, ridacchiando ancora e portandosi un braccio a tenersi la pancia, mentre si poggiava con l’altra mano ad uno dei banchi.
Alexis lo fissò sempre più sconcertata: di certo non c’era alcuna ombra di divertimento sul suo viso pallido, chiazzato solo sulle gote, in maniera quasi violenta. Ora che Luis non la teneva più intrappolata contro il muro, si permise di fare un passo in avanti e di staccarsi dalla parete fredda, senza però avvicinarsi al ragazzo, ma mantenendo una distanza di sicurezza.

La sua bacchetta era abbandonata accanto a quella del Grifondoro, sul tavolo al quale lui si era ancorato per non barcollare a causa di quelle risate del tutto ingiustificate.
Le stava veramente facendo venire i nervi.

Deglutì titubante, le sopracciglia tanto corrugate nello sforzo di comprendere quello che stava succedendo, che cominciava a farle male la testa. Si avvicinò circospetta, fino a riuscire a sfiorare la sua bacchetta con le dita; Luis non fece niente per fermarla e continuò a ridacchiare, così lei ne approfittò per riappropiarsene e puntargliela contro.
Cabrisk non smise di ridere, ma i suoi latrati si fecero più lievi, mentre sollevava lo sguardo su quello di Alexis e le sorrideva di sbieco, inarcando un sopracciglio elegante.
La Potter pronunciò un Lumos e la punta della sua bacchetta si accese, illuminando il viso perfetto di Luis, che continuava a fissarla tranquillo.

Sembrava non temerla affatto, nemmeno adesso che gli stava puntando la bacchetta contro.
Era come se sapesse che lei non avrebbe mai potuto fargli del male.
Mai.

Alexis lo studiò per qualche silenzioso minuto, una strana fitta in fondo al cuore.
- Chi diavolo sei? E, ammesso che io sia davvero chi tu credi che io sia, come diavolo fai a saperlo? – gli domandò, ora più coraggiosa grazie alla bacchetta che stringeva quasi convulsivamente tra le dita.

Era bellissima, in quel momento, secondo lui.
I capelli neri erano sparpagliati intorno al viso pallido, le cui guance livide la rendevano veramente deliziosa.
Gli occhi poi erano identici a quelli di Lily Evans, ma avevano una determinazione che era tutta sua.
Di James Potter.

Luis si limitò a sorriderle e piegò nuovamente la schiena in posizione eretta, in modo tale da sovrastarla completamente; la guardò dall’alto, con un’occhiata strana, di cui lei però non ebbe paura.
L’unica cosa a farle veramente paura era la strana familiarietà di quello sguardo blu, pieno di dolcezza e comprensione.
Con una calma quasi esasperante, Luis incrociò le braccia al petto, senza smettere nemmeno per un secondo di fissarla.
Alla fine, dopo quelli che sembrarono momenti infiniti, si decise a parlare.
- Davvero non mi riconosci, Alexis? – le disse tranquillo, piegandosi nuovamente in avanti, fino ad arrivare con il suo viso all’altezza di quello di lei che, istintivamente, fece un passo indietro.
Luis le sorrise e allungò un braccio per poterle sfiorare il viso con una carezza alla quale lei non si sottrasse.
- Non avere paura, non voglio farti del male. – le sussurrò delicato, osservandola prima in un occhio e poi nell’altro – Non potrei mai fartene. –
Alexis abbassò appena la bacchetta, fissandolo dal basso intimorita e frustrata. La mano le tremeva visibilmente, tanto che la luce prodotta dalla punta della sua bacchetta vibrava tutta intorno a loro, crepitando debolmente nell’oscurità.
- Chi sei? – gli domandò ancora in un sussurro, il cuore che aveva preso a batterle tanto forte da farle veramente male.
Luis le sorrise, poi si allontanò e fece scivolare la mano sul ripiano del tavolo, per riappropiarsi della sua bacchetta, che strinse tra le dita. Alexis spalancò gli occhi e fece un passo all’indietro, rinsaldando la presa intorno alla propria bacchetta.
Il ragazzo scosse la testa, il sorriso che ancora gli piegava morbidamente le labbra.
- Tranquilla, non voglio farti del male. – le ripetè, mentre sollevava la bacchetta e la agitava nell’aria.
Nell’oscurità si formarono una serie di lettere, che crepitarono di una luce blu, così accesa da far quasi male agli occhi. Composero un nome:

 

L U I S      C A B R I S K

 

Alexis le fissò interdetta, senza capire; poi, Luis diede un altro piccolo colpo con la bacchetta e le lettere si mescolarono di nuovo, andando a formare un altro nome:

 

S I R I U S       B L A C K

 

Rimase almeno per qualche minuto buono ad osservare il nome che brillava con violenza davanti ai suoi occhi, ora enormi; la bocca le si era appena socchiusa nella sorpresa, mentre adesso aveva cominciato a scuotere la testa, incredula.
- No…Non è possibile…- mormorò con voce tremante, cominciando ad indietreggiare.
Le lettere si spensero lentamente, lasciandoli completamente al buio, rischiarati solo dalla luce della luna che filtrava a fatica dalle finestre.
Alexis deglutì e continuò a scuotere la testa, gli occhi spalancati che cominciavano a bruciarle. Luis non fece nulla, si limitò ad osservare i suoi movimenti, come se temesse che fare una mossa appena più azzardata avrebbe potuto farla collassare.
Alexis indietreggiò fino a che le sue spalle non si scontrarono con la fredda parete di pietra; la presa attorno alla sua bacchetta si fece sempre più debole, finchè il rumore del bastoncino sul pavimento non interruppe il silenzio, subito seguito dal suo rotolare qualche centimetro più lontano; senza smettere di guardarlo con occhi spalancati, si lasciò scivolare al suolo, raccogliendo istintivamente le gambe al petto.
- Non è possibile…- ripetè ancora, scuotendo la testa.

Si rifiutava di credere una cosa del genere.
Non era possibile.
Sirius ad Hogwarts?
Doveva stare sognando o quello doveva essere uno scherzo di cattivo gusto.

Luis le sorrise dall’alto, rassicurante, e si mosse lentamente, fino ad arrivarle davanti; si piegò sulle ginocchia e si chinò in avanti, per avere il viso alla stessa altezza di quello di lei, che continuava ad osservarlo con espressione aliena, come se gli avesse visto spuntare una testa d’Ippogrifo sulla spalla.
Forse, la cosa l’avrebbe scioccata di meno.
Sirius ad Hogwarts?

Con circospezione, Luis sollevò una mano e le accarezzò il profilo del viso con la punta delle dita.
In quel gesto usuale, che le fece immediatamente andare in fiamme il petto.
- Alexis, sono io. – le sorrise, continuando ad accarezzarla in quel modo decisamente famigliare – Va bene che sono di qualche anno più giovane, ma sono sempre io, possibile che tu non mi riconosca? – la schernì divertito.
Con quella voce che non le era mai sembrata così calda e rassicurante.
La voce di…

- Sirius…-
Il suo sussurro ebbe tutto il tempo di aleggiare nel silenzio e disperdersi nell’aria.
Luis – o meglio, Sirius – sorrise ancora e annuì, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Alexis cominciò a respirare a tratti, mentre un sorriso incredulo le si allargava sulle labbra. Sirius non ebbe il tempo per dire o fare nient’altro, perché lei scoppiò a ridere e poi cominciò a piangere, mentre si lanciava in avanti e gli circondava il collo con le braccia, stringendolo forte a sé.
Sirius la accolse immediatamente, cingendole la vita con un braccio e portando una mano a sfiorarle i capelli.

Erano diventati più lunghi dall’ultima volta che li aveva accarezzati, quella sera ormai lontana di cinque mesi prima.
Tremava, tra le sue braccia.
Singhiozzava e rideva.
Le spalle erano scosse da tremiti di pianto e di risate, contemporaneamente.
Le sue labbra erano aperte in un sorriso luminoso, contro la sua spalla, ma le sue guance erano bagnate di lacrime.
- Oddio…- mormorò incredula, la bocca premuta contro la stoffa morbida del maglioncino di Sirius.

Quell’odore, era proprio quello del suo padrino: aveva sempre saputo di fiori freschi e di primavera, un profumo che riusciva a farla sentire al sicuro da tutti i pericoli del mondo.
- Sssssh. Va tutto bene, piccola mia. Va tutto bene. Sono qui. – le sussurrò all’orecchio, stringendola di più e cullandola appena, mentre le poggiava il mento sulla testa e continuava ad accarezzarle i capelli e la schiena.
- Sei davvero…qui? – gli domandò con voce soffocata, distanziandosi appena, quel tanto che le bastava per poterlo finalmente vedere di nuovo in viso.
Colui che credeva essere solo uno studentello sconosciuto e spavaldo, Luis Cabrisk, la stava guardando dall’alto, con espressione serena e rassicurante.
Ora che lo osservava bene, si chiese come avesse potuto essere così cieca.
L’ovale del suo viso; i lineamenti eleganti; i capelli neri, lunghi fin sotto le spalle, che in ciocche sfuggenti gli ricadevano sulle guance e coprivano appena gli occhi; occhi blu e decisamente suoi.

Tutto richiamava a gran voce il suo padrino.
Sirius Black.

Sirius le sorrise e annuì appena, senza smettere né di guardarla né di sfiorarla con carezze lente, che adesso dai capelli si erano spostate al profilo del viso.
- Sono davvero qui. – confermò e non riuscì a frenare la risatina sommessa che lasciò le sue labbra.

La sua figlioccia appariva davvero disorientata ed era tenerissima, in quel momento.
Le voleva bene.
Se avesse mai avuto la possibilità di innamorarsi in un futuro roseo e fosse riuscito ad avere una famiglia – una famiglia vera e sua – e una figlia, era sicuro che le avrebbe voluto bene esattamente come ne voleva ad Alexis Potter.
Sirius sapeva di voler bene ad Alexis come se fosse davvero sua figlia.

La piccola Potter lasciò scivolare una mano dalla spalla del padrino per portarsela a coprire la bocca; sentiva le sue dita tremare appena a contatto con le labbra, ma non erano solo quelle ad essere scosse da un tremolio: poteva avvertire i brividi su ogni centimetro della sua pelle ed era sicura che anche i suoi occhi stessero tremando.
Ed era così, davvero.
Quegli occhi, che a Sirius avevano sempre ricordato la giovane Lily Evans, stavano tremando appena, immersi in quelle lacrime che li facevano brillare di una luce che, a dispetto di quel che avrebbe creduto, era semplicemente felice.
Alexis lo osservò in silenzio per qualche minuto, cercando di calmarsi e lasciando a Sirius la possibilità di asciugarle le guance con carezze lente e delicate. Poi, piano, come se temesse che facendo un movimento appena più brusco lui sarebbe potuto svanire nel nulla, sollevò entrambe le mani e gli prese il viso tra le dita, sfiorandolo delicatamente e studiandolo con un’occhiata quasi meravigliata. Le sue carezze si spostarono poi sul collo e infine sulle spalle, dove si adagiarono leggere.
E alla fine, Alexis sorrise semplicemente.

Sirius era di nuovo con lei.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era un bel fuoco sul pavimento, adesso.
Sirius l’aveva acceso per riscaldare e rischiare quell’aula decisamente troppo fredda e buia ed ora la sua luce aranciata illuminava entrambi, seduti vicini, come se in quel momento di ritrovo non fosse loro possibile allontanarsi di nuovo, dopo tanto tempo.
Lui sedeva con la schiena poggiata contro un banco alle sue spalle, una gamba distesa e l’altra piegata contro il petto, a sorreggere un gomito; la mano era impegnata a sfiorare il viso della sua giovane figlioccia, che si era rannicchiata al suo fianco e gli aveva poggiato una guancia contro la spalla, gli occhi socchiusi.
Non avevano idea di quanto tempo fosse passato in quel silenzio carico di affetto e nostalgia, ma non aveva importanza per nessuno dei due.
- E’ strano…- mormorò Alexis all’improvviso, senza riaprire gli occhi.
Sirius sorrise appena e chinò il capo per osservarla.
- Cosa? – si informò curioso.
- Averti qui. – rispose lei, aprendo gli occhi per lanciargli un’occhiata di sottecchi – Insomma, tu non dovresti essere ad Hogwarts. E’ pericoloso. Gli Auror ti cercano e io so che dovrei dirti di andare via, ma non ce la faccio…-
- E’ tutto ok, Alexis. – la interruppe lui, lasciandole un buffetto sulla guancia – Tu devi solo stare tranquilla e non preoccuparti per cose più grandi di te. Nessuno mi riconoscerà e gli Auror sono troppo impegnati nella loro assurda ricerca per capire che mi sto nascondendo proprio sotto i loro occhi. E poi, Silente mi ha assicurato che farà tutto ciò che è in suo potere per deviare ogni minimo sospetto. Ah, che grande uomo, Silente…-
- Silente sa che sei qui? Sa che tu sei…tu? – domandò Alexis incredula, alzando il viso e strabuzzando gli occhi.
Sirius ridacchiò appena e sorrise, annuendo.
- Sì. Deve aver saputo che ero in difficoltà e…beh, è stato lui a trovarmi e ad avere questa idea. Silente sa sempre tutto, io e James ci chiedevamo spesso come Salazar facesse. –
Sospirò, al ricordo del migliore amico, che trovava riflesso negli occhi determinati della sua figlioccia e del fratello, Harry Potter, che in quei giorni aveva avuto la possibilità di studiare da vicino; gli piaceva stargli accanto, perché gli sembrava di tornare indietro nel tempo e di…
Scacciò quei pensieri dalla testa, mentre una luce strana gli adombrava lo sguardo, che tornò a fissare assorto le fiamme pigre davanti a sé.
Alexis dovette comprendere i pensieri del padrino, perché gli si strinse improvvisamente addosso, cingendogli il braccio sul quale era poggiata e strusciandoci una guancia contro.
- Ti voglio bene, Sirius. – si limitò a dire, ma era tutto quello che aveva bisogno di esprimere e che lui aveva bisogno di sentire.
Sirius sorrise appena e annuì, tornando a guardarla.
- Te ne voglio anch’io, bambina mia. –
Si chinò appena e le depositò un bacio sulla fronte.
Alexis sorrise a sua volte e chiuse nuovamente gli occhi, abbandonandosi a quel calore confortante che lui era sempre stato in grado di donarle.
Rimasero in silenzio di nuovo, semplicemente ad assorbire l’uno la presenza dell’altra.
Fu lei a riaprire il discorso.
- Sirius, come fai ad avere questo aspetto…? – gli domandò curiosa, riaprendo gli occhi per poterlo nuovamente guardare.
Alla luce aranciata del fuoco che li stava riscaldando, il volto di Luis Cabrisk le appariva veramente magnifico.
Il suo padrino era bellissimo, ai suoi occhi, o per lo meno doveva esserlo stato da adolescente, perché a causa della guerra e delle persecuzioni degli Auror si era trascurato parecchio.

Eppure, la sua bellezza raffinata le era apparsa chiaramente anche nelle giornate più dure, perché sotto i capelli scarmigliati, la barba incolta e il fisico sciupato, Alexis era sempre riuscita a scorgere la luce di quegli occhi incredibilmente blu e l’arroganza di quel sorriso malandrino, che si dispiegava su labbra morbide e perfette.
Non per niente, quando Sirius le raccontava le sue avventure ad Hogwarts, con i suoi genitori, il saggio Remus Lupin e il codardo – verme – Codaliscia, affermava che i Malandrini erano tra i ragazzi più desiderati della scuola e, di certo, lui era il più bello e affascinante; e lei non poteva fare altro che credergli.

Sirius le rivolse un sorriso enigmatico, poi le punzecchiò una guancia con l’indice.
- Pozione dell’Età. – le rispose semplicemente – Silente me ne ha procurata in grandi quantità: mi basta berne un bicchiere ogni ventiquattro ore e il mio aspetto rimane quello di un ventunenne. – spiegò, annuendo soddisfatto.
Alexis corrugò le sopracciglia e si allontanò appena, per poterlo osservare meglio.
- Mi stai dicendo che questo è il tuo aspetto di…quindici anni fa?! – esclamò all’improvviso, spalancando gli occhi, decisamente sorpresa.
Sirius ridacchiò divertito e annuì, con espressione arrogante.
- Esatto, piccola mia. Hai l’onore di poter ammirare il tuo bellissimo padrino nel fior fiore dell’età! – rispose, tutto impettito, pettinandosi i lunghi capelli con le dita.
Alexis spalancò la bocca e strabuzzò gli occhi, poi scattò all’indietro.
- ODDIO! – urlò inorridita, tanto che Sirius le lanciò un’occhiata preoccupata – E’ terribile! – piagnucolò poi, raccogliendo le gambe al petto e nascondendoci il viso sopra.
Sirius la osservò interdetto, poi gattonò fino da lei e le poggiò una mano sulla spalla.
- Ehi, Alexis: cos’è ad essere terribile? Spero non il mio aspetto, potrei non perdonarti un affronto simile. – la prese in giro, sorridendo appena.
Alexis mugugnò qualcosa contro le sue ginocchia, ma Sirius non riuscì a comprendere che cosa avesse detto. La sua mano scivolò sotto il viso della ragazza e la costrinse a rialzarlo, per poterla guardare negli occhi.
- Cosa ci sarebbe di così terribile? – le domandò di nuovo e, inaspettatamente, la vide avvampare.
- Prima di sapere che Luis sei…tu…provavo attrazione fisica per te! – ammise sconvolta e non avrebbe assolutamente voluto urlarlo, ma purtroppo non era riuscita a controllarsi.

Insomma, provare attrazione per un ragazzo più grande – considerando quanto Luis fosse affascinante – era una cosa del tutto normale; ma provarla per il suo stesso padrino – nonostante lui fosse decisamente bello da giovane – era veramente inaccettabile!
Si sottrasse di nuovo alla presa di Sirius e nascose nuovamente il viso dietro le ginocchia, le guance deliziosamente chiazzate dal rossore della vergogna, che adesso la stava consumando da dentro.
Sirius rimase ad osservarla in silenzio, poi la sua risata esplose simile ad un latrato, aleggiando nel silenzio e costringendola a sollevare il viso di scatto per lanciargli un’occhiata indignata.
- Ma no, prego: prendiamoci gioco del mio imbarazzo! – lo aggredì lei e Sirius cercò di trattenersi dal ridere, con pochi risultati.
Le si avvicinò, scuotendo la testa, e le circondò le spalle con braccio, stringendola affettuoso a sé.
- Ah, mia piccola Alexis, neanche tu riesci a resistere al fascino esorbitante del tuo bellissimo padrino! – sospirò divertito, con un tono decisamente da scemo.
Alexis gli lanciò un’occhiataccia, ma lui le sorrise, costringendola a sbuffare a ridere a sua volta.
- Siamo sicuri che quella Pozione dell’Età non abbia effetti collaterali anche sul cervello? – gli chiese stizzita, ma con una luce divertita nello sguardo verde.
Sirius la guardò dall’alto, affilando gli occhi.
- Che cosa vorresti insinuare, scusa? – le domandò di rimando, offeso.
Alexis si strinse nelle spalle e scosse la testa.
- No, niente. Era così, tanto per dire. – lo schernì, fingendosi indifferente.
Lui la punzecchiò su di un fianco, facendola ridacchiare per il solletico procuratole.
- Stare con le Serpi ti fa male. – sentenziò divertito.
Alexis si voltò e gli fece una linguaccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era ormai mezzanotte passata, quando Luis Cabrisk e Alexandra Black uscirono dall’aula vuota nella quale si erano rinchiusi quasi sei ore prima. Il tempo era veramente volato e i minuti si erano velocemente trasformati in ore senza che loro se ne fossero nemmeno resi conto. Avevano parlato di tutto: di quello che era successo durante quei mesi di lontananza; di come lei avesse passato i primi cinque mesi ad Hogwarts; di dove lui avesse trascorso quel tempo e di come fosse riuscito a sfuggire agli Auror sempre per un crine di Abraxan(*); del rapporto di Alexis con il fratello, complicato ed estremamente fragile per tutte le bugie sulle quali poggiava le sue solide basi; del dispiacere di Sirius per averla costretta a quella vita; del rimprovero delicato di lei, che gli aveva ribadito, per l’ennesima volta, che lui non doveva prendersi nessuna colpa.
Non lo avrebbe incolpato per nulla di tutto quello che le accadeva.
Mai.

Ora si trovavano nei corridoi vuoti dei sotterranei, davanti al muro che dava l’accesso al dormitorio di Serpeverde; Sirius aveva insistito per accompagnarla, perché non si fidava di lasciarla girovagare di notte per il castello.
- Allora, io vado. – gli disse Alexis, sorridendo e piegando il capo verso una spalla.
Sirius sorrise a sua volta e annuì appena, mentre allungava un braccio per lasciarle una carezza sulla guancia. La mano di lei corse su quella del padrino e la bloccò contro il suo viso, assorbendo il calore della pelle liscia.
- Sono contenta di averti qui, davvero. – sussurrò, lanciandogli un’occhiata felice dal basso.
Sirius districò la presa della sua mano, solo per poterle poggiare le sue sopra le spalle; si chinò appena, quel tanto che gli bastava per poterla osservare bene in viso, nonostante la fioca luce proveniente dalle candele tremule. Alexis gli sorrise e alzò una mano per mettergli una lunga ciocca nera dietro l’orecchio e approfittandone per saggiare ancora il calore del suo viso sulle dita. – Mi sei mancato, Sirius…- soffiò poi, mentre lui la stringeva affettuosamente a sé e poi le depositava un bacio delicato sulla fronte.
- Anche tu, figlia mia.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il muro di pietra si era appena chiuso alle sue spalle, separandola definitivamente da Sirius.
Non poteva ancora crederci.
Sirius, il suo adorato padrino, era lì ad Hogwarts con lei.
Questa era davvero una sorpresa magnifica.
L a   s o r p r e s a   p i ù   b e l l a   d i   s e m p r e.

Alexis sorrise tra sé e sé, portando una mano a coprirsi educatamente le labbra e poi scosse la testa, in segno di scherno, rivolto a Godric sapeva solo chi.
Sirius era completamente pazzo ad aver fatto una cosa del genere.
Si voltò, il sorriso che arrivava ad illuminarle anche lo sguardo, e si diresse al centro della Sala Comune, pronta ad andare a dormire.
Non vedeva l’ora che fosse l’indomani per poterlo vedere di nuovo.
Era così bello averlo di nuovo vicino.

Ridacchiò sommessamente, volteggiando persino, mentre allargava le braccia e poi se le stringeva al petto.
Tutto sotto gli occhi vigili di due persone, che erano sedute sul divano verde, accanto al camino, e che lei, ovviamente troppo presa dal ricordo di Sirius, non aveva nemmeno notato.
- Ecco la tua principessa. Vedo che sta piuttosto bene, è stato inutile preoccuparsi tanto. –
La voce scura di Blaise Zabini la costrinse a riaprire gli occhi di scatto, mentre sobbalzava spaventata e puntava lo sguardo sui due ragazzi, che ancora la fissavano.

C’era stato qualcosa di sprezzante nel tono del moro; qualcosa che arrivò a colpirla dritta nel petto, facendole mancare un battito.
Un altro battito lo perse quando, con orrore, prese coscienza della realtà delle cose: si rendeva praticamente conto solo in quel momento di essere completamente sparita per quasi sei ore, quando invece avrebbe dovuto semplicemente recarsi in biblioteca, prendere un libro di Difesa Contro le Arti Oscure e tornare da Draco, che la stava aspettando per aiutarla con lo studio.
Per Tosca Tassorosso!
Si era completamente dimenticata di Draco Malfoy: come era potuto accadere?

Quando la consapevolezza la colpì, simile ad un’ondata violenta, sentì il petto lanciare una scarica decisamente dolorosa, che quasi le tolse il respiro.
Era stato come essere colpiti da una marea improvvisa ed inaspettata, che le era entrata con violenza nelle narici e nella bocca, riempiendole i polmoni.
Sbarrò quasi inconsapevolmente gli occhi, mentre irrigidiva la mascella e deglutiva, sorpresa da se stessa. Abbassò il viso e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Non voleva incrociare i suoi occhi.
I suoi occhi grigi e decisamente tempestosi, che le bruciavano sulla pelle come fruste di fuoco punitore.

Rimasero tutti in silenzio per qualche minuto, poi Blaise sbuffò e si alzò in piedi, scompigliandosi i capelli con una mano.
- Beh, me ne vado a dormire: ho già perso le mie preziose otto ore di sonno e domani avrò due occhiaie spaventose, per colpa vostra. – sentenziò duro, lanciando prima un’occhiata a Draco – che se ne stava seduto in una posizione veramente rigida, con le mani strettamente intrecciate davanti alla bocca e gli occhi puntati sulla ragazza – e poi scivolando ad osservare di sottecchi Alexandra.
Sbuffò ancora e scosse la testa, prima di dirigersi verso il dormitorio maschile.
- Stavolta non farò niente per salvarti dalla sua furia. Te la sei meritata, Black. – le disse piano, mentre le passava accanto e poi spariva al di là della porta, lasciandoli completamente soli.

Oh lo sapeva benissimo di essersela meritata.
Lo aveva fatto aspettare per ore, conoscendolo aveva cominciato a preoccuparsi dopo soli dieci minuti, figuriamoci quello che avrebbe potuto pensare dopo quasi sei ore di assenza.
L’hai combinata grosso stavolta, Alexis Lily Potter.

Se ne rimasero in un silenzio così teso da gravarle sulle spalle; teneva ancora il capo chinato e lo sguardo basso, mentre adesso aveva preso a torturarsi il labbro inferiore e a storcere il naso in smorfie strane, che cercavano di arginare l’espressione triste che faceva violenza per disegnarlesi in volto. Era come se lei si stesse sforzando di mostrare un sorriso, ma le labbra si ostinavano a riassumere una piega colpevole. Sentiva lo sguardo di Draco scandagliarla lentamente, con un freddezza bollente che era solo sua e che le bruciava ogni singola parte del corpo.
Fiamme vendicatrici erano quelle che adesso le stavano, immaginariamente, accarezzando il viso con prepotenza.
Alexis deglutì e socchiuse gli occhi, prima di prendere un grande respiro e costringersi a rialzare il viso: doveva affrontarlo. Sollevò lentamente il capo e riaprì gli occhi, fino a che non riuscì ad incontrare la figura di Malfoy, ancora seduto in quella posizione rigida, che lo faceva somigliare ad una statua. Aveva un’espressione dura e impassibile dipinta sul viso, e l’unico cenno della rabbia che stava cercando di nascondere si manifestava nella piega severa delle sopracciglia e nella luce che brillava solo in fondo ai suoi occhi, fissi sul suo viso con un’ostinazione veramente lodevole; le sembrava che non battesse nemmeno le ciglia, come se avesse paura di perderla di vista anche per un infinitesimale secondo.
Si osservarono per qualche minuto, in silenzio, poi fu lei a prendere parola per prima.
- Draco…? – lo chiamò, chinandosi appena su di un lato, per poterlo scrutare da un’altra angolazione. Ma non fece in tempo ad aggiungere nient’altro, perché lui la interruppe immediatamente, come se la sua voce fosse riuscita a sbloccarlo.
- Dove sei stata? – gli chiese, brusco e diretto.
Alexis lo fissò, aprendo appena gli occhi.

Non poteva di certo dirle che aveva passato le ultime ore in compagnia di Sirius Black!
Deglutì e si umettò il labbro inferiore, mentre un lampo d’indecisione gli illuminava lo sguardo, improvviamente passato dall’avere un’espressione dispiaciuta ad una colpevole.
Draco doveva aver notato quel dettaglio, perché la piega dura delle sue sopracciglia si accentuò e i suoi occhi persero la consueta apatia per colorarsi di freddezza.
Ghiaccio sulla sua pelle.

- Io, sono andata in…biblioteca e…- farfugliò Alexis a disagio, mentre si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in quel gesto così famigliare che ormai denotava, ai suoi occhi, quanto la ragazza fosse nervosa.
Ma, di nuovo, non fece in tempo ad aggiungere nulla.
Con un verso frustrato, simile ad un ruggito che doveva provenire da una parte decisamente profonda del suo petto, Draco si alzò di scatto e la raggiunse con pochi passi furiosi, così velocemente che lei quasi non se ne accorse, troppo occupata ad osservare la ciocca di capelli che si stava torturando tra le dita. La agguantò per un polso, costringendola a prestargli attenzione.
Quando Alexis rialzò il viso, titubante, incontrò i suoi occhi.

Una tempesta appena cominciata, nella quale cadeva pioggia di rabbia e balenavano fulmini di frustrazione.
- Mi stai nascondendo qualcosa, Potter? – sibilò minaccioso, ad un centimetro dal suo viso, tanto che i loro nasi ora si toccavano.
Alexis deglutì e lo fissò negli occhi, prima di abbassare lo sguardo e sospirare.

Non poteva.
Non poteva mentirgli ancora.

Scosse lentamente la testa e quando rialzò il capo, per poterlo nuovamente guardare, aveva un’espressione sicura sul viso.
Draco vacillò per un solo istante davanti a quella fermezza e la stretta delle sue dita intorno al polso sottile di lei si fece appena più debole.
- No, Draco. – lo rassicurò, costringendosi a sorridere appena – Ma dobbiamo parlare. –
Il tono sereno della sua voce lo disorientò appena, mentre la presa della sua mano diventava improvvisamente gentile. Le rivolse un’occhiata strana, a metà tra l’arrabbiato e il confuso, mentre lei storceva le labbra in una smorfia strana e lasciava scivolare il suo polso dalla presa ormai inesistente, per poi intrecciare le sue dita a quelle di lui.
Senza aggiungere nulla, lo guidò fino al divano, sul quale poi si sedette, facendolo accomodare al suo fianco.
Alexis rimase in silenzio, assorta nei suoi pensieri, lo sguardo fisso sulle loro mani, ancora intrecciate.
- Dove sei stata? – gli domandò lui di nuovo, con tono brusco.

Eppure la stretta delle sue dita era gentile e delicata.
Alexis prese un altro profondo respiro.
- Sono stata con Luis. – cominciò e, dal momento che adesso aveva rialzato lo sguardo per poterlo vedere in viso, riuscì a scorgere chiaramente le varie espressioni che deformarono appena il volto di Draco: c’era stata la sorpresa, poi l’indignazione, infine la rabbia che si era manifestata anche nella stretta delle sue dita, che si era fatta improvvisamente violenta, facendole male. Cercando di rimanere calma e di ignorare il dolore al palmo stritolato, Alexis continuò a fissarlo negli occhi e alzò la mano libera per fermare il fiume di parole e minacce che, era sicura, stavano per lasciare le labbra di Malfoy. – Aspetta, aspetta! – esclamò, aprendo appena lo sguardo.
- Sono sei ore che ti aspetto, ma aspetterò ancora. – abbaiò quasi lui, assottigliando lo sguardo e assumendo un sorrisetto sarcastico, che non le piaceva per niente.
- Prima di cominciare ad arrabbiarti inutilmente, lasciami parlare e ascoltami fino alla fine. Per favore. – gli disse, accennando ad un sorrisino remissivo.
Draco non aggiunse nulla, si limitò a fissarla scettico, un sopracciglio sollevato.

La presa della sua mano però si allentò, facendo avvertire un formicolio a quella di lei.
- Conosco Luis da quando ero solo una bambina. Mi ha tenuto compagnia durante la mia infanzia e siamo sempre stati grandi amici. – cominciò a raccontare.
- Credevo di aver capito che non lo conoscessi. – la interruppe lui, rifilandole un’occhiata scettica.

Se stava di nuovo provando a mentirle, questa volta non l’avrebbe proprio perdonata.
Alexis annuì.
- Sì, infatti. Era quello che credevo anch’io. – concordò – E’ passato del tempo dall’ultima volta che l’ho visto e beh…è cambiato parecchio. Non era affatto come lo ricordavo. –

Il che era vero: l’ultima volta che lo aveva visto Sirius era un po’ più…grande e trasandato.
- Di certo non era un belloccio di ventun’anni. – borbottò Draco tra sé e sé, spostando lo sguardo di lato e serrando la mascella.
Alexis corrugò la fronte e lo osservò stranita, poi ridacchiò tra sé e sé.
- Non sarai mica geloso di Luis, vero? – lo punzecchiò, sporgendosi appena per potersi avvicinare al suo viso e osservarlo dritto negli occhi.
L’espressione di Malfoy si fece strana, come non gliene aveva mai viste: sembrava quasi…imbarazzato? Era mai possibile? Aveva corrugato le sopracciglia e, per un momento soltanto, Alexis avrebbe giurato di vederlo assumere un colorito appena più roseo sulle guance.
Comunque, come al solito, fu lesto a nascondere le sue emozioni e l’impassibilità tornò a regnare sul suo viso nello stesso momento in cui si voltava nuovamente per guardarla.
Aveva uno sguardo duro adesso, che cancellò tutta l’ilarità negli occhi di Alexis, che fece per indietreggiare, delusa.

Era ancora arrabbiato.
Stava per allontanarsi, quando lui la bloccò, prendendole la mascella tra le dita, con una stretta prepotente e gentile al tempo stesso. Le si avvicinò con una mossa veloce del capo, tanto che, solo per un secondo, lei temette che volesse prenderla a testate; invece, alla fine, si limitò a rubarle un bacio rumoroso, facendo scioccare le sue labbra su quelle di lei. Poi, senza allontanarsi troppo, la scrutò negli occhi.
- Dovrei esserlo? – si informò con tono indagatorio.
Alexis sorrise, appena disorientata, poi si sottrasse alla sua presa e scosse lentamente la testa.
- Assolutamente no. –

Decisamente no: come avrebbe potuto essere geloso di Luis? Era il suo padrino!
Draco parve rilassarsi appena, mentre poggiava una spalla contro lo schienale del divano e la osservava con un’occhiata obliqua.
- Comunque, non cambiare discorso. Ti sto ascoltando. – le disse poi, nuovamente duro.
Alexis annuì, assumendo un’espressione mesta.
- E’ stato lui a riconoscermi. Evidentemente non devo essere cambiata molto, nel tempo. – si schernì, scuotendo appena la testa e portandosi una mano sulla nuca.
Draco la studiò, assottigliando lo sguardo.
- E, di grazia, come avrebbe fatto a riconoscerti? Nessuno, a scuola, sa chi tu sia. Non avresti potuto essere una ragazza che le somigliava molto? – puntualizzò, sempre più sospettoso.
Fortunatamente, Alexis aveva abbassato lo sguardo, quindi lui non riuscì a scorgere il lampo preoccupato che le illuminò gli occhi; si riprese immediatamente e sollevò nuovamente il viso, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Quando ero molto piccola…- spiegò, con tono limpido e sicuro – Neanche io sapevo di essere…una Potter. – sussurrò l’ultima parola, guardandosi intorno con circospezione – Fino ai miei…dodici anni, mi sembra, ho sempre creduto di essere una Black. Lo sai che io ho vissuto con Sirius, vero? – si informò, piegando il viso su di un lato.
Draco annuì, ma non aggiunse nulla e lei lo prese come un invito a continuare.
- Beh, Luis mi conosceva con il nome Black e solitamente Sirius mi chiamava Alex, davanti agli altri, che è un diminutivo anche di Alexandra, il nome che porto ora. –
Draco la scrutò in silenzio, poi si portò due dita sul mento e prese a pizzicarselo, pensieroso.
- Ed è solo una coincidenza il fatto che lui adesso sia venuto qui ad Hogwarts? – le domandò, ancora non convinto del racconto della ragazza.

Era convinto che le stesse ancora nascondendo qualcosa e ciò lo rendeva decisamente irrequieto.
Alexis si strinse nelle spalle.
- Luis ha sempre viaggiato molto. – si limitò a dire.
Draco la scrutò ancora e lei sostenne orgogliosamente il suo sguardo, accennando persino ad un sorrisino. Alla fine, lui sospirò e socchiuse gli occhi, sventolando appena la mano.
- D’accordo. Ti credo. – sentenziò infine e il sorriso di lei si fece più luminoso.

In fondo, gli aveva raccontato la verità, a ben vedere. Aveva solo omesso il fatto che Luis fosse Sirius, il resto era completamente veritiero: conosceva Sirius sin da quando era una bambina e lui l’aveva sempre chiamata Alex Black davanti agli altri, perché fino ai suoi dodici anni, per proteggerla dal mondo, l’aveva nascosta con sé, facendole credere di essere una Black.
Draco le rivolse un’occhiata di sbieco, poi socchiuse gli occhi e scosse la testa, esasperato. Dal momento che aveva abbassato lo sguardo, non la vide mentre, di slancio, apriva le braccia e gli si gettava praticamente addosso, allacciandogli le mani dietro al collo. Colto di sorpresa, Draco fu costretto a circondarle immediatamente la vita per non farla cadere, mentre lui fu sbalzato appena all’indietro ed obbligato a sdraiarsi parzialmente sul divano. Senza dargli il tempo nemmeno di capire quello che stava succedendo, lei si chinò e prese a baciarlo, facendolo sorridere. Non ci mise molto, comunque, a prendere in mano la situazione: le mise una mano sulla nuca e la trattenne gentilmente, facendole chinare appena di più la testa per poterla baciare meglio, riuscendo ad accarezzarle l’intera bocca con la lingua, più in profondità. Poi, facendo appena un po’ di pressione, riuscì a sollevare la schiena, sempre senza smettere mai di baciarla; si ritrovarono nuovamente seduti poi, mentre prendeva ad accarezzarle una guancia, cominciò a costringerla ad abbassarsi lentamente, fino a quando la situazione non fu completamente ribaltata: adesso era lui a starle sopra: le aveva bloccato la vita tra le ginocchia e aveva poggiato le mani ai lati del suo viso, per non pesarle addosso, mentre continuava a baciarla, alternando giochi violenti con la lingua a piccoli bacetti sui contorni delle labbra, per poi tornare a mordere gentilmente quello inferiore.
- Ti amo. – mormorò lei, quando lui si spostò a baciarle l’angolo della bocca.
Lo sentì sorridere contro la sua pelle, mentre si spostava di nuovo e le catturava ancora le labbra. Poi, Draco si sollevò appena, quel tanto che gli bastava per posare la fronte su quella di lei, strusciandole appena l’una contro l’altra, delicatamente.
- Non pensare che questo basti a farti perdonare. – le sussurrò, ma sia nella sua voce che nei suoi occhi non c’era più alcuna traccia di rabbia.
Alexis si limitò ad osservarlo dal basso, le guance arrossate, il fiato corto e le labbra umide di baci.

Una fitta calorosa gli si allargò nel petto, costringendolo a sorridere appena.
Si chinò appena e le sfiorò nuovamente la bocca.
- Come punizione per avermi fatto preoccupare tanto…- le mormorò sulle labbra, guardandola attentamente – Verrai a dormire da me, questa notte. –
Alexis spalancò gli occhi, poi ridacchiò divertita, non appena lui la prese tra le braccia, mettendosi in piedi e tenendola stretta contro il suo petto.
- Ehi, Draco no! – cercò di protestare, allacciandogli le braccia dietro al collo, per non rischiare di cadere. – Dai, posso camminare da sola! –
Draco le lanciò un’occhiata obliqua, poi scosse la testa.
- E rischiare di farti scappare? No, mia bella Potter, non ci penso proprio. – disse lui risoluto, rivolgendole un sorrisino di scherno e avviandosi verso i dormitori maschili.
Alexis si dimenò appena.
- Ma non ho il pigiama! – rise, scuotendo la testa.
Draco si fermò e la guardò, i capelli scompigliati che calavano appena a coprirgli lo sguardo. I suoi occhi rilucevano di una luce strana, mentre un sorrisino per niente rassicurante gli piegava le labbra.
- Ma che peccato. – disse, riprendendo a camminare – Potresti sempre indossare una delle mie camice…- propose, prima di chinarsi appena, per arrivarle all’altezza dell’orecchio, che sfiorò con le labbra – Sai, in quel mio sogno, la indossavi…Prima che te la togliessi, ovviamente. – mormorò lascivo.
Alexis spalancò gli occhi e arrossì, nascondendo il viso contro la spalla di lui, che la strinse di più a sé, mentre si lasciava andare ad una risata divertita.
- Sei uno stupido, Malfoy! – lo rimproverò imbarazzata, dandogli un colpetto sul braccio con il pugno.
Draco rise di nuovo.
- Forse. – concordò divertito – Ma sono l’unico stupido di cui vorresti mai innamorarti. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Ecco a te. –
- Spero che tu sia scherzando. –
Draco Malfoy era di fronte a lei, con un sorrisino divertito sulle labbra, e le stava porgendo una camicia di seta nera, che aveva tirato fuori dal suo armadio. Lui si limitò a sollevare un sopracciglio, senza aggiungere nulla, ma limitandosi a squadrarla da capo a piedi.
Alexis scosse la testa e lui si esibì in una smorfia.
- Se non vuoi metterla, vorrà dire che dovrai dormire in biancheria intima…il che non mi dispiace affatto: ma poi non chiedermi di fermarmi, perché non lo farò. – la avvertì, leccandosi il labbro inferiore e lanciandole un’occhiata carica di brama.
Alexis spalancò gli occhi e agguantò la camicia, borbottando qualcosa di poco carino, che lo fece scoppiare in una risata divertita. Si allontanò da lei, per sdraiarsi sul letto e godersi lo spettacolo: si accomodò con la schiena sul cuscino, le gambe incrociate e le dita intrecciate dietro la testa, in modo da avere la migliore visibilità. Alexis gli lanciò un’occhiataccia che era a metà tra l’imbarazzato, il divertito e l’arrabbiato. Alla fine sospirò e gli diede le spalle, cominciando a sfilarsi il maglioncino.
Draco, con occhi enormi e attenti, la osservò spogliarsi lentamente: il maglione finì presto sulla sedia, lasciandola coperta dalla camicetta, che le fasciava i fianchi morbidi e le ricadeva morbidamente sulla spalle; la vide armeggiare con i bottoni, che lentamente lasciarono le asole – nonostante lei gli stesse dando la schiena, riusciva a vederla benissimo nel riflesso e la cosa che lo divertiva era che lei sembrava non essersene accorta. Pian piano riuscì a scorgere il petto bianco, i seni piccoli, ma tondi, nascosti quasi completamente dal reggiseno azzurro – si chiese se avesse anche le mutandine dello stesso colore, mentre una vampata di calore, al pensiero, gli saliva direttamente dalle zone basse – e il ventre piatto, con un filo di pancia che lui trovava veramente adorabile.

Alexis Potter non era certamente perfetta, ma ai suoi occhi, era la più bella.
Lentamente, la camicia scivolò giù per le sue spalle, rivelando la schiena e le due piccole scapole, che fuoriuscivano appena; i capelli neri e lunghi andarono immediatamente a ricoprirla, ma lasciarono in vista una spalla bianca, sulla quale spiccava un piccolo neo, dalla forma davvero particolare.
Draco chinò appena il capo e si alzò, per poterlo guardare meglio.
- Lo sai, hai un neo davvero strano. – le disse, facendola sobbalzare.
Alexis, coprendosi con la camicia nera, gli lanciò un’occhiata da sopra la spalla, le sopracciglia corrugate.
- Ah sì? –
Draco annuì e le si avvicinò, sfiorandole le spalle con la punta delle dita.

Il contatto con le sue mani fresche la fece rabbrividire.
Lui sorrise e le puntò l’indice sul piccolo neo scuro, scrutandola dallo specchio.
- Sì. Ha la forma di una rosa, è molto particolare. – le spiegò.
Alexis si girò appena, per poterlo osservare: spiccava sulla sua pelle chiara e aveva davvero la forma di una rosellina, ma non lo aveva ma  notato prima.
- E’ tanto strano? – gli chiese con una smorfia, tornando a fissarlo attraverso lo specchio.

Aveva le guance deliziosamente arrossate, che la rendevano ancora più bella ai suoi occhi.
Draco sorrise e si chinò appena; le scostò i capelli dal collo, con carezze lente, poi scese a sfiorarle la spalla con le labbra e infine scese a depositarle un piccolo bacio sul neo.
- Io lo trovo bellissimo. – le sussurrò e il suo respiro sulla pelle nuda e umida di bacio la fece rabbrividire appena.
Alexis lo scrutò nel riflesso, mentre lui sollevava appena lo sguardo e la osservava ammicante. Prese un grande respiro e gli sorrise, mentre, lentamente, si voltava e poi lo guardava dal basso, la camicia ancora stretta tra le dita, che la copriva appena.
Draco la osservò a lungo, poi prese ad accarezzarle una guancia, con sguardo assorto, e a spostarle i capelli dietro l’orecchio. Lei gli sorrise ancora, poi, lentamente, come se qualsiasi movimento troppo accentuato avesse potuto rovinare l’atmosfera, si sollevò in punta di piedi e annullò completamente la distanza tra le loro labbra.

Le loro lingue si trovarono immediatamente e si intrecciarono, dapprima lente e delicate, poi prepotenti e violente, ma in una tenerezza che toglieva il fiato.
Il petto le bruciava, ma era sicura che la lontananza dalle sue labbra avrebbe arso molto di più.
Aveva sete di lui e non poteva – e non voleva – allontanarsi.
Aveva bisogno di sentire il suo sapore in bocca.
Quel dolce ed inebriante profumo di pioggia, che il suo corpo, ora così vicino, emanava, ubriacandola ed annebbiandole la mente.
Il cuore le batteva furioso nel petto, ma nulla aveva più importanza in quel momento.
Solo lui.
Le sue labbra e le sue mani, che le avevano preso il viso tra le dita, per poterla tener ferma e avere la possibilità di approfondire ancora quel bacio.

Piano, senza smettere di sfiorarla nemmeno per un istante, Draco la strinse a sé, possessivo, e la fece girare, fino a quando non furono le spalle di lei ad essere rivolte al letto. Lentamente, la spinse piano all’indietro, facendo aderire di più i loro corpi.
La camicia nera che Alexis stringeva tra le dita era caduta poco dietro di loro, mentre lei gli aveva poggiato una mano sul petto e aveva infilato le dita dell’altra tra i capelli biondi.
Continuando a baciarla con quell’urgenza quasi impossibile, Draco la fece sedere sul letto e poi si poggiò in ginocchio ai lati delle sue gambe, costringendola, gentilmente, a sdraiarsi sotto di lui. Si sorresse sulle proprie braccia, per non pesarle addosso, mentre adesso era passato a baciarle l’angolo della bocca e poi il mento, la mascella, il collo e di nuovo la spalla, sul quale lasciò un piccolo morso, che la fece gemere appena. I suoi baci continuarono a spostarsi, fin quando le sue labbra non sfiorarono un braccio, l’incavo del gomito, il polso e la mano, che lei aveva sollevato appena e sulla quale depositò una serie di baci sui polpastrelli.
Era da lì che partiva la fiamma che le bruciava ogni terminazione nervosa del suo corpo.
Erano sensazioni che non aveva mai provato prima, ma che non la spaventavano.
Erano…piacevoli.

Draco ripercorse tutta la scia di baci all’indietro, per poi tornare a sfiorarle le labbra.
Aveva il suo sapore che scendeva giù nella gola.
Dolce, delicato e delizioso profumo di albicocca.
Il profumo della sua pelle.
Del suo respiro.
Di lei.

Si distanziò appena, solo per lasciarle la possibilità di riprendere fiato e per respirare a sua volta. La guardò in viso e fu piacevolmente sorpreso di scoprirla con gli occhi aperti ed un sorriso sereno sulle labbra, ora rosse. Aveva lo sguardo appena lucido, ma di una luce consapevole e felice.
La luce che voleva vedere sempre in quelle iridi smeraldine.
Sempre.
La luce che sembrava comunicare silenziosamente che lei era sua e che non sarebbe stata di nessun altro.
Mai.
E non perché lo temesse o perché l’avesse comprata.
Semplicemente perché lo amava.
Lo amava davvero.
E amava lui, Draco.
Non Malfoy.
Semplicemente Draco.

Le rivolse un sorriso e le sfiorò una guancia con una carezza lenta, lo sguardo assorto.
Alla fine la guardò dritta negli occhi, l’espressione serena.
- Se non vuoi farlo…- le sussurrò delicato – Fermami adesso. –
Lento, si chinò nuovamente per baciarla.
Alexis lo fissò per qualche momento, mentre si avvicinava.

Aveva i capelli scompigliati che calavano a coprirgli lo sguardo.
Quelle iridi grige che adesso risplendevano di una luce nuova.
Speranza e amore.
Per lei.

Alexis sorrise, poi socchiuse gli occhi e, prima ancora che lui si fosse completamente avvicinato, sollevò il capo e annullò la distanza tra le loro labbra, colmandola con quel bacio che sembrava urlare, in un sussurro carico di passione, lo voglio.
Lo sentì sorridere sulle sue labbra, mentre approfondiva il bacio e la sua mano correva a sfiorarle la spalla e il braccio, prima di intrecciarsi a quella di lei.
Nuovamente, scese ad accarezzarle il collo con le labbra e la sentì sospirare sotto di sé; i suoi baci tracciarono una scia bollente che, lenta, arrivò all’incavo dei seni. Cauto, Draco sollevò una mano e la depositò sopra uno di essi, ancora coperti dalla stoffa liscia del reggipetto. Si riavvicinò al suo viso e riprese a baciarla delicatamente, prima di cominciare ad esplorare con dita abili la pelle del seno; piano, le sollevò entrambe le coppe e prese a massaggiarla lentamente.

Un sospiro d’albicocca lasciò le sue labbra, depositandosi sulla lingua di lui, che l’accolse dentro di sé e la riempì col proprio respiro di pioggia.
Si allontanò appena solo per poterla osservare.
Era bellissima, con i capelli sparpagliati sul cuscino, le guance arrossate, gli occhi lucidi per l’emozione e i seni scoperti, che tremavano appena.
Draco le sorrise, poi la prese delicatamente per le braccia e la fece sollevare, in modo che gli fosse seduta di fronte, e la strinse a sé, prima di avvicinarlesi con le labbra all’orecchio.
- Ti amo…- le sussurrò all’orecchio, come per farla tranquillizzare.
Alexis sorrise e annuì impercettibilmente, mentre lui riprendeva a baciarla sul collo e poi, lentamente, scendeva ad impossessarsi dei suoi seni, che sfiorò dolcemente.

Lei li avvertì farsi sempre più rigidi, mentre la bocca di lui le lasciava tracce bollenti, che cominciarono a divorarla dall’interno.
Un fuoco piacevole che adesso saliva anche dal suo basso ventre, consumandola lentamente.

Un sospiro tremante lasciò le sue labbra, ma Draco lo raccolse immediatamente, tornando a baciarla, mentre le sganciava il reggiseno e poi, lentamente, glielo faceva scivolare dalle spalle e poi glielo sfilava, lanciandolo con grazia sul pavimento. Continuando a baciarla e tenendole una mano sulla guancia, la costrinse nuovamente a sdraiarsi. Poi, si allontanò, per guardarla dall’alto, e le sorrise rassicurante, mentre si sfilava il maglione dalla testa e lo lasciava andare accanto al reggiseno.
Alexis lo osservò dal basso: adesso aveva i capelli completamente scarmigliati, che scendevano ad incornicargli il viso, rosato sulle guance. Lo guardò mentre, senza mai smettere di fissarla negli occhi, cominciava a far scivolare via i bottoni della camicia dalle asole. Istintivamente, lei sollevò le mani e gli accarezzò le sue, per poi sorridergli timida e prendere a slacciargli la camicia, con movimenti un po’ goffi, ma che a lui gonfiarono il petto di una sensazione davvero piacevole.

Era la prima volta che la provava ed era bellissima.
Piano, Alexis gli aprì completamente la camicia, fino a rivelare l’addome muscoloso e il petto asciutto, frutto dei duri allentamenti di Quidditch. Con mani un po’ malfermente per l’agitazione, gli sfiorò lentamente ogni scalino del ventre, risalendo piano sul petto liscio e poi sulle spalle, dalle quali fece scivolare la camicia, per poi lasciare a lui il compito di lanciarla lontano da loro.
Draco la osservò con un sorriso, mentre si chinava nuovamente a baciarla.

I suoi capelli fini le solleticavano morbidamente la fronte.
Il suo petto duro si posava, leggero, sui suoi seni.
Il contatto delle loro pelli bruciava di un piacere proibito e sconosciuto, che le faceva formicolare ogni parte sensibile del corpo.

Alexis sollevò le mani e gli accarezzò le spalle, per poi scendere giù, lungo tutta la colonna vertebrale, mentre lui, che aveva ripreso a baciarle i seni, sospirava appena.
E non se ne vergognò.
Con lei non aveva bisogno di fingere di essere lo spavaldo Draco Malfoy.
Con lei poteva essere semplicemente se stesso, il Draco che nessuno aveva mai voluto vedere.
E che lei era riuscita a scorgere sotto le sue mille maschere e i suoi cento volti.

Le sorrise sul seno, poi scese a baciarle il ventre, mentre le mani di lei prendevano a sfiorargli i muscoli delle braccia, ora tese nello sforzo di non pesarle addosso.
Draco si puntellò sulle ginocchia, per prenderle a sfiorarle il ventre con le mani e poi, lentamente, le aprì la zip della gonna e la fece scivolare giù dalle gambe, lasciandola solo con le mutandine a coprirla.

Sorrise tra sé e sé, constatando che erano azzurre proprio come aveva immaginato.
Tornò a guardarla e la vide osservarlo, l’imbarazzo negli occhi, ma un sorriso morbido e sicuro su quelle labbra che, immediatamente, tornò a baciare, come se averle lontane anche solo per pochi istanti fosse doloroso.
Si intrattenne a giocare con la sua lingua, che attirò nella propria bocca; poi le succhiò le labbra, con urgenza, mentre le sue mani scendevano di nuovo a sfiorarle i seni e poi il ventre e, infine, arrivavano a sfiorarle l’elastico delle mutandine.
La sentì sospirare ancora e allora riprese a baciarla sensualmente all’angolo della bocca e poi sul mento, sul collo, e di nuovo sulle labbra, in circolo vizioso e inebriante. Scese, infine, di nuovo tra l’incavo dei seni e poi su uno di essi, sull’ombelico e infine, dolcemente, depositò un bacio sul bordo delle sue mutandine e poi scese giù cominciando a sfiorarle le gambe, che lei teneva appena rannicchiate; le baciò l’interno delle coscie, mentre la sentiva sussultare appena ad ogni nuovo contatto. Alla fine sollevò il viso e la guardò negli occhi.
Alexis lo osservò a sua volta, l’espressione a metà tra concentrazione e piacere.

Draco aveva gli occhi grigi illuminati quasi di una luce propria, che li rendeva bellissimi e accecanti.
Gli sorrise, in quel tacito assenso che era diventato sinonimo di tutti quei che non riuscivano a lasciare le sue labbra in nessun altro modo. Draco annuì impercettibilmente e, mentre con una mano riprendeva a sfiorarle una coscia, con l’altra faceva scivolare, lentamente, le mutandine, fino a che anche quelle non si ritrovarono sul pavimento.
Draco si sollevò, per poterla finalmente osservare, completamente nuda e mai più bella.
La vide diventare ancora più rossa in viso e allora scese nuovamente a baciarla, perché voleva farla sentire desiderata e voleva farle capire quanto bella lui la vedesse in quel momento.

I l   m o m e n t o   p i ù   b e l l o   d i   s e m p r e.
La baciò a lungo e senza fretta, mentre con le mani esplorava il suo corpo, con carezze gentili e piacevoli. Poi, le sue dita presero a lambire la sua femminilità, lentamente, e lei trattenne il respiro e chiuse appena gli occhi. Lui continuò a baciarla, prima sulle labbra, poi sulle guance, sulle palpebre, sulle sopracciglia, sulla fronte, sulle tempie, sul naso e di nuovo sulla bocca. Poi, si sollevò appena e la guardò dall’alto, mentre prendeva a slacciarsi i pantaloni: questa volta lei non gli diede una mano, perché era decisamente troppo emozionata e non sarebbe stata in grado nemmeno di togliere un bottone, dal momento che era sicura che le sue mani avrebbero cominciato a tremare in modo decisamente ridicolo. Draco non rimase deluso, anzi, continuò a sorriderle e mentre si sfilava i pantaloni, continuò ad accarezzarla rassicurante; alla fine, anche i suoi boxer neri fecero la stessa fine dei pantaloni ed andarono a fargli compagnia sul pavimento.
Alexis lo fissò dal basso, decisamente rapita: Draco era perfetto, ai suoi occhi, in quel momento, più di quanto non lo fosse stato in precedenza.
Il suo corpo atletico rifletteva la luce delle candele tremule, che creavano sulla sua pelle diafana dei giochi di luce ed ombra che lo rendevano davvero bellissimo; sollevò una mano e percorse una linea immaginaria, che congiunse le cavicole, la linea decisa che divideva il petto magro e ogni singolo scalino dell’addome. Lui la lasciò fare, traendo piacere dalle semplici carezze, inesperte ma eccitanti.

E il suo piccolo amico era completamente d’accordo con lui.
Alla fine, le prese la mano e se la portò alle labbra, baciandole il palmo e poi il polso, mentre si chinava di nuovo su di lei e si posizionava in mezzo alle sue gambe. Percorse il braccio, la spalla, il collo, la mascella, la guancia e infine le rapì ancora una volta le labbra. La sentì sorridere ancora prima che avesse la possibilità di farle quella muta domanda.
Posso?
Sì.

Senza smettere di baciarla, cominciò a scivolarle dentro, lentamente e con calma e quando la sentì gemere appena, si fermò, per darle il tempo di abituarsi quella intrusione.
Era lì.
Su quella soglia dove si deve sempre chiedere il permesso per entrare.
Su quella soglia che li separava per diventare una corpo solo.

Alexis, che aveva chiuso gli occhi, deglutì e repirò a fondo.
Era una sensazione veramente strana e un po’ dolorosa, ma era qualcosa di sopportabile.
Draco non si stava muovendo e le fu grato per questo, perché aveva bisogno di più tempo. Rimase con gli occhi chiusi, mentre lui si chinava appena e le baciava il collo e poi le rapiva dolcemente le labbra.
- Alexis…Guardami.- le sussurrò sulla bocca.
Esitante, lei riaprì gli occhi e il suo sguardo incontrò subito quello di Draco, che la osservava da vicino; i suoi capelli dorati scendevano a solleticarle la fronte e il suo respiro, affannato nello sforzo che stava compiendo, le accarezzava le guance accaldate. Incerta, sollevò una mano e gli sfiorò il viso con la punta delle dita.

Poi, gli sorrise.
Draco scese a baciarla di nuovo e, lentamente, oltrepassò quella sottile barriera.
Alexis trattenne il fiato ed ebbe un sussulto, ma lui non smise un secondo di baciarla e di accarezzarla e, di nuovo, non si mosse, rimase semplicemente dentro di lei, ad assaporarla.

Ad assaporare loro due.
Alexis prese dei profondi respiri, cercando di arginare il dolore che le era esploso all’intrusione di quel corpo nuovo.
Draco era dentro di lei.
E ora, mentre attendeva che lei si abituasse, aveva preso a baciarle il collo e poi i seni. Alla fine era risalito sulle sue labbra.
- Ti sto facendo male? – gli domandò delicato, mormorando quelle parole sulla sua bocca.
Alexis lo guardò dritto negli occhi.

Sì, le stava facendo male e lo vedeva dal lucido di quelle iridi verdi.
La baciò delicatamente, prima sulle tempie, poi sui capelli, all’angolo della bocca, mentre le accarezzava una guancia con gesti lenti e premurosi.
- Sto…bene.- disse infine lei e quando lui sollevò il viso per osservarla, Alexis si mosse verso di lui e, dopo avergli intrecciato le dita nei capelli, lo attirò a sé e prese a baciarlo con passione.

Solo allora lui, piano, cominciò a muoversi dentro di lei, delicato e premuroso.
- Ti amo. – le sussurrò sulle labbra.
Alexis sorrise.
- Ti amo. – mormorò a sua volta, mentre pian piano, si lasciava andare a quel calore doloroso che, lentamente, si stava trasformando in un piacere delicato.

Sorrisero entrambi, l’uno sulle labbra dell’altra.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

(*) Abraxan: è un cavallo alato della mitologia; informazione reperita da Harry Potter Lexicon, enciclopedia virtuale sul mondo creato dalla Rowling.

 

 

 

 

 

Salve a tutte!
Come promesso, questo capitolo è arrivato, puntuale, Sabato pomeriggio! Avete visto che quando mi ci impegno sono brava?
Ci sono un po’ di cose da dire alla fine di un capitolo come questo, quindi ora riordino le idee e scrivo tutto con calma – ammesso che qualcuno legga queste note, cosa di cui dubito, specialmente dopo la fine di questo capitolo xD

 

1.     Per le amanti del nostro bel Sirius Black, rieccolo fare la sua gloriosa comparsa! Molte di voi avevano già indovinato che lo spavaldo Luis Cabrisk era in realtà Sirius, quindi complimenti davvero, siete delle investigatrici nate! Spero che la ricomparsa di questo personaggio vi renda felici: a me, personalmente, sì! Vedrete quante ne combinerà, adesso che è tornato ad Hogwarts!

 

2.  Ebbene sì, dopo trentasette capitoli è arrivato il momento speciale di Alexis e Draco; sinceramente, non era assolutamente previsto: nella mia mente razionale tutto ciò doveva avvenire al sesto anno, quando, ragionevolmente, lei avrebbe avuto diciannove anni e Draco venti – sempre secondo il mio cambio; ma, quando ho scritto la scena del neo e l’ho immaginata, mi sono detta che Draco è pur sempre un ragazzo e non puo’ resistere a certi impulsi! Sarebbe letteralemente scoppiato! xD Ci ho rimuginato tanto, perché Alexis è un po’ piccola, però alla fine lo ama davvero Draco, e penso che fosse pronta davvero. Spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno e spero, ovviamente, che questa sorpresa inaspettata vi sia piaciuta! E’ la prima volta che descrivo una scena del genere, quindi vi prego di essere clementi…Spero comunque di essere riuscita a rendere tutto per il meglio: aspetto vostri pareri, mi raccomando, sono importantissimi!

 

3. Continuo a pubblicizzare lo spin-off di questa fan fiction – arrivata già al terzo capitolo -, scritto dalla bravissima EleanorMair e dedicata al nostro bel Blaise Zabini, come potete perdervela?

 

 

…Odi et Amo…

 

 

4. Sempre pubblicità al mio profilo facebook, dove potrete leggere spoiler in anticipo sui capitoli futuri, farmi domande inerenti alla storia e vedere immagini grafiche e disegni ;)

 

 Ada Wong su Facebook

 

 

5. Tempo fa avevo fatto un video per questa fan fiction: se volete vederlo e commentarlo, lo trovate qui:

 

 Un Particolare In Più – Video

 

 

 

 

 

E ringrazio, come sempre, tutte le magnifiche persone che leggono, recensiscono, aggiungono tra preferiti/seguiti/ricordati e mettono “mi piace” su facebook (ben 20 persone per il capitolo scorso, fatevi sentire con una recensioncina, mi rendereste veramente felice *_*)
Quindi, grazie ufficialmente col cuore per:

 

 

338 recensioni
104 preferiti
22 ricordati
121 seguiti
Più di 40mila letture!

 

E grazie anche alle stupende 31 persone che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!

 

 

Mando un bacione enorme a tutti e aspetto i vostri commenti, specialmente sul tanto atteso momento! (:
Giulia.




PS. Il risultato del mio esame di maturità è stato cento/100 (:

   
 
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