- Lasciami andare. -
- No. -
- LASCIAMI ANDARE!!! -
- Non urlare, mocciosa! -
- Che cosa vuoi, eh? Si può sapere che cazzo vuoi? -
- Zitta. -
‘ Un sussurro, indelebile. Il suo mantello nero. I suoi
occhi grigi. I suoi capelli scomposti sulla fronte. Un’auletta umida. La notte
tempestosa fuori. Loro due. Di nuovo. Un leggero profumo che sapeva di
sigarette, muschio e pioggia. Il suo respiro. E lei era ancora malata. ‘
- Hai finito, Weasley? Posso parlare, ora? -
Ginny incrociò le braccia sul petto, in un gesto di muta
rassegnazione. Draco si appoggiò alla colonna e scrollò le spalle.
- Allora? Perché sono qui? – chiese esasperata la rossa.
- Così. – rispose sibillino il biondo
Anche Ginny si appoggiò alla colonna. – Bene. –
‘ I minuti che scorrevano. Il silenzio. I suoi lucidi
capelli rossi. I suoi occhi nocciola che sembravano perforare il buio.
Un’auletta umida. La notte tempestosa fuori. Loro due. Di nuovo. Un leggero
profumo di caramella alla fragola. Il suo respiro. E lui era ancora malato. ‘
Si avvicinò piano a Ginny, come un predatore che osserva la
sua preda. Appoggiò le mani sulla colonna, appena sopra le spalle della
ragazza, e avvicinò le labbra alle sue.
- Credi di essere furba, Weasley? Credi di saper giocare? –
le chiese, mormorando piano e accarezzandole i capelli rossi.
La Grifondoro lo fissò confusa. – Cosa…-
- Lo sai, lo sai benissimo. Credevi che mi sarei lasciato
abbindolare così? Dalla fidanzatina di San Potter, per di più! -
- Non sono la fidanzatina di Harry! – un sibilo a denti
stretti. Le sue labbra più vicine.
- Come se non sapessi, Weasley, che è solo un giochetto per
incastrarmi. Cos’è, voi dell’Ordine volete sbattermi in cella assieme a mio
padre? Ma sì, due Malfoy al prezzo di uno, no? -
Ginny strinse le labbra. – Io non faccio parte dell’Ordine,
e questo non è uno stupido giochetto. Lasciami andare, Malfoy. –
- Mi hanno dato una pozione d’amore o cosa? Dimmi, Weasley,
dimmi il tuo trucchetto. – continuò imperterrito lui, stringendo di più la
morsa delle sue braccia intorno a lei.
- Ti sei innamorato di me, Malfoy. Nessun trucchetto. –
mormorò, prima di avventarsi sulle labbra del suo nemico, ancora, con più
passione della volta precedente, in modo ancora più disperato, famelico,
necessario.
- Io non mi sono innamorato di te, Weasley. – sussurrò lui,
staccandosi un attimo dalle sue labbra rosse. – Io non amo nessuno. Non amo mia
madre, non amo mio padre e soprattutto non amo te. -
- Allora sei malato, va bene? Sei malato della mia
malattia. – rispose lei, prima di riprendere il controllo delle labbra del
biondino.
- Così va già meglio…-
‘ Credeva di saper giocare. Credeva di sapermi incatenare a
lei solamente con un gioco di sguardi. Ma non aveva capito niente. Non era
stata lei. Mi ero incatenato da solo, legato con catene di ferro ai suoi occhi.
Avevo giocato un po’ con lei, seguendo l’illusione di saper giocare, di saperla
incatenare a me, ai miei occhi. Sbagliavo. Nessuno dei due sapeva giocare. Ci
eravamo incatenati l’una all’altro, con catene di ferro e sguardi carichi di
sentimento, con giochi e malizie e occhi nocciola e capelli rossi. E prima che
mi rendessi conto di non saper giocare, mi sono ammalato. Mi sono ammalato di
lei, del suo profumo, delle sue labbra rosse sulle mie, delle sue piccole mani
calde sopra la schiena, dei suoi capelli rossi che tanto amavo e odiavo, del
suo respiro sulla mia pelle. Perché io l’amavo, la odiavo, la volevo, la
bramavo, la desideravo, la ottenevo. Perché solo in lei, nel suo respiro, io
vivevo. ‘
‘ Credeva di saper giocare. Credeva di sapermi incatenare a
lui solamente con un gioco di sguardi. Ma non aveva capito niente. Non era
stato lui. Mi ero incatenata da sola, legata con catene di ferro ai suoi
meravigliosi, freddi occhi grigi. Avevo giocato un po’ con lui, seguendo
l’illusione di saper giocare, di saperlo incatenare a me, ai miei occhi.
Sbagliavo. Nessuno dei due sapeva giocare. Ci eravamo incatenati l’uno
all’altra, con catene di ferro e sguardi carichi di sentimento, con giochi e
malizie e occhi grigi e capelli biondi. E prima che mi rendessi conto di non
sapere giocare, mi sono ammalata. Mi sono ammalata di lui, del suo profumo di
sigarette, muschio e pioggia, delle sue labbra sottili sulle mie, delle sue
mani sopra i miei fianchi, dei suoi capelli biondi che tanto amavo e odiavo,
del suo respiro sulla pelle. Perché io l’amavo, lo odiavo, lo volevo, lo
bramavo, lo desideravo, lo ottenevo. Perché solo in lui, nel suo respiro, io
vivevo. ‘
Ciao a tutti ^^!! Di nuovo straordinariamente in ritardo
ecco il nuovo capitolo. Spero che piaccia a tutti voi. Non ho tempo di
ringraziare tutti coloro che recensiscono, ma sappiate che mi fate un immenso
piacere e che vi adoro tantissimo. KISSES, Cleo.