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Autore: Cleo    18/03/2006    2 recensioni
In una notte due anime completamente diverse si incontrano, e i loro respiri si fondono...cosa succederà dopo?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Lasciami andare. -

- No. -

- LASCIAMI ANDARE!!! -

- Non urlare, mocciosa! -

- Che cosa vuoi, eh? Si può sapere che cazzo vuoi? -

- Zitta. -

‘ Un sussurro, indelebile. Il suo mantello nero. I suoi occhi grigi. I suoi capelli scomposti sulla fronte. Un’auletta umida. La notte tempestosa fuori. Loro due. Di nuovo. Un leggero profumo che sapeva di sigarette, muschio e pioggia. Il suo respiro. E lei era ancora malata. ‘

- Hai finito, Weasley? Posso parlare, ora? -

Ginny incrociò le braccia sul petto, in un gesto di muta rassegnazione. Draco si appoggiò alla colonna e scrollò le spalle.

- Allora? Perché sono qui? – chiese esasperata la rossa.

- Così. – rispose sibillino il biondo

Anche Ginny si appoggiò alla colonna. – Bene. –

‘ I minuti che scorrevano. Il silenzio. I suoi lucidi capelli rossi. I suoi occhi nocciola che sembravano perforare il buio. Un’auletta umida. La notte tempestosa fuori. Loro due. Di nuovo. Un leggero profumo di caramella alla fragola. Il suo respiro. E lui era ancora malato. ‘

Si avvicinò piano a Ginny, come un predatore che osserva la sua preda. Appoggiò le mani sulla colonna, appena sopra le spalle della ragazza, e avvicinò le labbra alle sue.

- Credi di essere furba, Weasley? Credi di saper giocare? – le chiese, mormorando piano e accarezzandole i capelli rossi.

La Grifondoro lo fissò confusa. – Cosa…-

- Lo sai, lo sai benissimo. Credevi che mi sarei lasciato abbindolare così? Dalla fidanzatina di San Potter, per di più! -

- Non sono la fidanzatina di Harry! – un sibilo a denti stretti. Le sue labbra più vicine.

- Come se non sapessi, Weasley, che è solo un giochetto per incastrarmi. Cos’è, voi dell’Ordine volete sbattermi in cella assieme a mio padre? Ma sì, due Malfoy al prezzo di uno, no? -

Ginny strinse le labbra. – Io non faccio parte dell’Ordine, e questo non è uno stupido giochetto. Lasciami andare, Malfoy. –

- Mi hanno dato una pozione d’amore o cosa? Dimmi, Weasley, dimmi il tuo trucchetto. – continuò imperterrito lui, stringendo di più la morsa delle sue braccia intorno a lei.

- Ti sei innamorato di me, Malfoy. Nessun trucchetto. – mormorò, prima di avventarsi sulle labbra del suo nemico, ancora, con più passione della volta precedente, in modo ancora più disperato, famelico, necessario.

- Io non mi sono innamorato di te, Weasley. – sussurrò lui, staccandosi un attimo dalle sue labbra rosse. – Io non amo nessuno. Non amo mia madre, non amo mio padre e soprattutto non amo te. -

- Allora sei malato, va bene? Sei malato della mia malattia. – rispose lei, prima di riprendere il controllo delle labbra del biondino.

- Così va già meglio…-

 

‘ Credeva di saper giocare. Credeva di sapermi incatenare a lei solamente con un gioco di sguardi. Ma non aveva capito niente. Non era stata lei. Mi ero incatenato da solo, legato con catene di ferro ai suoi occhi. Avevo giocato un po’ con lei, seguendo l’illusione di saper giocare, di saperla incatenare a me, ai miei occhi. Sbagliavo. Nessuno dei due sapeva giocare. Ci eravamo incatenati l’una all’altro, con catene di ferro e sguardi carichi di sentimento, con giochi e malizie e occhi nocciola e capelli rossi. E prima che mi rendessi conto di non saper giocare, mi sono ammalato. Mi sono ammalato di lei, del suo profumo, delle sue labbra rosse sulle mie, delle sue piccole mani calde sopra la schiena, dei suoi capelli rossi che tanto amavo e odiavo, del suo respiro sulla mia pelle. Perché io l’amavo, la odiavo, la volevo, la bramavo, la desideravo, la ottenevo. Perché solo in lei, nel suo respiro, io vivevo. ‘

 

‘ Credeva di saper giocare. Credeva di sapermi incatenare a lui solamente con un gioco di sguardi. Ma non aveva capito niente. Non era stato lui. Mi ero incatenata da sola, legata con catene di ferro ai suoi meravigliosi, freddi occhi grigi. Avevo giocato un po’ con lui, seguendo l’illusione di saper giocare, di saperlo incatenare a me, ai miei occhi. Sbagliavo. Nessuno dei due sapeva giocare. Ci eravamo incatenati l’uno all’altra, con catene di ferro e sguardi carichi di sentimento, con giochi e malizie e occhi grigi e capelli biondi. E prima che mi rendessi conto di non sapere giocare, mi sono ammalata. Mi sono ammalata di lui, del suo profumo di sigarette, muschio e pioggia, delle sue labbra sottili sulle mie, delle sue mani sopra i miei fianchi, dei suoi capelli biondi che tanto amavo e odiavo, del suo respiro sulla pelle. Perché io l’amavo, lo odiavo, lo volevo, lo bramavo, lo desideravo, lo ottenevo. Perché solo in lui, nel suo respiro, io vivevo. ‘

 

 

 

Ciao a tutti ^^!! Di nuovo straordinariamente in ritardo ecco il nuovo capitolo. Spero che piaccia a tutti voi. Non ho tempo di ringraziare tutti coloro che recensiscono, ma sappiate che mi fate un immenso piacere e che vi adoro tantissimo. KISSES, Cleo.

  
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