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Autore: Roxanne Potter    12/07/2011    2 recensioni
Albus Severus Potter ha iniziato a frequentare il suo primo anno nella scuola di Hogwarts. Con lui ci sono tre amici e tre cugini, Rose, Roxanne e Louis.
Sembra essere l'anno più allegro e tranquillo della sua vita, assolutamente normale per gli standar di un mago. Finché lui e i suoi amici non si trovano coinvolti nel destino di una chiave particolare, tutto a causa di un manoscritto trovato nella biblioteca del castello.
Il primo anno si trasformerà in un'avventura. Tra spiriti di bambine, strani libri e maghi scomparsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Uh, salve. Spero che vi piaccia questo capitolo. Sapete, ci stiamo avvicinando alla fine della fanfiction, tra qualche capitolo la terminerò.ç_ç
*La folla esulta.*
Ma non dovete preoccuparvi. Questa storia è solo la prima di una serie, ci saranno dei seguiti. Contenti?
... Dalle vostre facce direi di no. Ma non perdiamo tempo! Ecco il nuovo capitolo e buona lettura! (Sappiate che il capitolo è breve.)

Capitolo 14 : La casa.

-E Grifondoro sempre segnerà! Le altre case schiaccerà!
L'allegria di quella festicciola nella sala comune dei Grifondoro era a dir poco contagiosa. Persino Albus stava canticchiando, interrompendosi di tanto in tanto per mangiare i dolcetti che Dominique e alcuni altri ragazzi si erano offerti di rubare nelle cucine.
Il capitano della squadra dei Grifondoro, un ragazzo del settimo anno di nome Simon Eldrick, era al centro di una folla festante, e reggeva con sguardo fiero la Coppa del Quidditch.
Roxanne sembrava quella più contenta. Dopo aver applaudito la squadra che aveva portato i Grifondoro alla vittoria, non faceva che saltellare, cantare a voce bassa e afferrare biscotti e calici di succo di zucca.
Alla fine andò a sedersi sul divanetto accanto ad Albus, tenendo delle caramelle tra le mani.
-L'anno scorso la Coppa l'avevano vinta i Tassorosso!- esclamò, mentre scartava una caramella. -I Grifondoro non vincono da un paio di anni.
-Tassorosso? Hanno vinto proprio i Tassorosso?- domandò Al, perplesso.
-Sì, che c'è di strano? Vuoi una caramella?
Albus la prese e la scartò.
-Ma di solito i Tassorosso...- disse, e si interruppe per mangiare la caramella. -Non vincono niente e non fanno niente di particolare per la scuola. Non ho mai sentito parlare troppo di questa casa.
-Non sono mica degli inetti.- sbuffò Roxanne. -E poi l'anno scorso c'era un cacciatore eccezionale nella squadra, così mi ha detto Fred. Era del settimo anno, però, come Simon. Penso che il prossimo anno il capitano della squadra diventerà quella Margaret.
Albus la conosceva, Margaret Thompson, una studentessa del quinto anno. L'aveva vista durante le partite di Quidditch, e qualche volta nei corridoi. In quel momento stava parlando con Ellen Janette e Alfred Stinson, i due battitori della squadra.
-Quando finisce la festa?- chiese Al.
-Beh, tra un'oretta scatta il coprifuoco, credo. Ma dovremo finirla prima.- rispose Roxanne. -Io continuo a mangiare.
E si alzò per dirigersi ai tavolini colmi di cibarie.
Albus rimase lì, sul divano. La sala comune era piena di chiacchiere e di musica; qualcuno aveva acceso una radiolina che trasmetteva le canzoni delle Sorelle Stravagarie.
Si sentiva allegro, tranquillo, ma non aveva troppa voglia di fare confusione.
Prese la sua bacchetta da una tasca e iniziò a giocherellare, rigirandosela tra le mani e lisciando il legno di noce con le dita.
Pensò alle vacanze estive. La fine di aprile si stava avvicinando sempre di più, e non rimaneva che il mese di maggio. Poi qualche giornata di giugno, gli esami finali... e l'estate.
Quell'anno a Hogwarts sembrava essere volato via. Però ci sarebbe stato il secondo anno, e quel pensiero lo consolava.
-Albus, smettila di stare seduto come un idiota!
James si era avvicinato al divanetto. Prima che Al potesse rispondere, lo strattonò per un braccio.
-Su, vieni ad ammirare il genio di Fred e Dominique.
Albus si alzò.
-Perché, che stanno facendo?- chiese, mentre seguiva James verso un angolo della sala comune.
-Un incantesimo.
Fred e Dominique erano in piedi accanto a una finestra, le bacchette puntate su alcuni pezzi di legno sparsi sul pavimento.
Dominique agitò la bacchetta e mormorò una parola che Albus non comprese.
I pezzi di legno si sollevarono in aria e iniziarono a congiungersi tra di loro, formando infine due piccole statue : un leone e un corvo.
Anche Fred agitò la bacchetta, pronunciando una formula, e la statua del leone iniziò a svolazzare, per poi abbattersi contro quella del corvo.
Il corvo emise un vero fischio, prima di cadere a terra. Si rialzò comunque in volo, ed era strano vedere un oggetto di legno muoversi come animato di una sua volontà, per poi schizzare verso il leone.
La statuina del leone si scostò all'ultimo secondo. Si gettò sul corvo con un ruggito e colpì la sua ala con una zampata.
Tutti risero mentre il corvo cadeva di nuovo a terra e si sbriciolava lentamente.
-Fantastico!- urlò Roxanne.
-Geniale! Come avete fatto?- disse un ragazzino.
-Mio padre.- rispose Fred con aria fiera. -Mi ha illustrato la procedura, mi ha scritto tutto su un foglietto e mi ha parlato di come fare. Così io e Dominique ci siamo esercitati.
-Complimenti a zio George, allora.- rise Lucy.
Gli studenti iniziarono a disperdersi, ma Albus rimase a fissare affascinato le due statuine.
Si sentiva come colpito dentro; nonostante fossero giovani, i suoi cugini avevano eseguito un incantesimo a suo giudizio abbastanza complicato. Avvertì una sorta di desiderio, quello di poter essere in grado anche lui di riuscire in certi incantesimi.
-Ehi, Al.
Albus si voltò verso Louis, che lo guardava con aria divertita ma anche assonnata.
-Quei due sono fantastici, vero?- disse, e si interruppe per sbadigliare. -Però adesso io ho sonno. Perché non andiamo a dormire?
Albus lanciò un'occhiata alla finestra. Fuori era calato il buio. Non si era accorto che la festa fosse durata tanto.
-Ok, andiamo. Dov'è Frank?
-Penso che sia già salito.
-Va bene. Ehi, Rose...
Lei stava parlando con Dominique. Si voltò verso di lui, con un'espressione calma.
-Sì?
-Io vado, notte. Se vedi Roxanne e Betsabea dì che siamo andati a dormire.
Rose annuì.
-Ok.- rispose, e tornò a parlare con Dominique.
Albus e Louis si avviarono verso le scale. Mentre salivano e poi entravano nel dormitorio, Al iniziò a sentirsi stanco, leggermente teso. La festa in sala comune non era durata certo poco.
Si addormentò quasi subito, quando posò la testa sul cuscino. Si svegliò di botto solo una volta. Gli era sembrato di avvertire il rumore di una porta che si chiudeva. Ma i suoi occhi non vedevano nulla al buio, e lui si riaddormentò all'istante.

*

-Il tema di Pozioni l'hai finito, vero?
-Sì, Rose.
-Quando?
-Prima di andare alla partita di Quidditch. Non sto mentendo.
-Ok, ti credo.
Quella mattina Rose sembrava più vitale del solito. Sguardo ancora un po' sfuggente, ma aveva ripreso a sorridere e parlare di sua iniziativa.
Albus era soddisfatto, mentre lui, Rose e Frank percorrevano i sotterranei, diretti all'aula di Pozioni.
Appena entrato, Albus venne colpito dai fumi verdi che riempivano l'aria, ostruivano la visuale del fondo dell'aula e sembravano pizzicare il naso.
-Che strano.- commentò Frank. -Pizzica. Oh, io vado a sedermi vicino a Louis. Ci vediamo dopo.
-A dopo.- rispose Al.
Prese posto insieme a Rose, e aveva appena finito di sistemare il suo tema sul banco che i fumi iniziarono a diradarsi e svanire.
La cattedra tornò visibile : c'era la professoressa Milloc seduta con aria tranquilla, la bacchetta in mano. La stava muovendo, mormorando delle formule, e si fermò solo quando i fumi verdi furono completamente scomparsi.
-Buongiorno, ragazzi.- disse la Milloc. Mosse ancora la bacchetta, e le pergamene con i compiti degli studenti si alzarono in volo, per poi atterrare dolcemente sulla cattedra.
-Oggi ci occuperemo della preparazione di una pozione capace di curare semplici ferite come bruciature e tagli.- continuò. -Per prima cosa, riempite i calderoni di acqua, quasi del tutto, poi preparate la polvere di Bardana. Io intanto scriverò le istruzioni.
Quando Al ebbe riempito d'acqua il calderone, e posato un sacchetto di polvere di Bardana sul banco, si voltò a guardare la lavagna. I passi per preparare la pozione erano scritti nella calligrafia fitta e decisa della Milloc.
-Avete mezz'ora.- disse lei, prima di tornare dietro la cattedra e iniziare a sfogliare i temi.
Versare in acqua l'intero sacchetto di polvere di Bardana e poi mescolare sei volte in senso orario, e una in senso antiorario., diceva la prima riga.
Una volta versata la polvere, l'acqua assunse un colore violaceo, e un sottile filo di fumo si levò dal calderone. Albus iniziò a mescolare, poi guardò nuovamente la lavagna.
-Rose... chiodi di garofano e foglie di tè verde. Ne abbiamo?- domandò, voltandosi verso la cugina.
Lei annuì.
-Io ho una scorta di chiodi di garofano, te ne posso dare tre. Le foglie puoi trovarle nell'armadietto in fondo.
Quando finalmente ebbe finito di aggiungere alla pozione foglie, fiori e purvincolo, Albus ammirò quel viola scuro. Peccato che dal calderone si levasse un fumo fitto e dall'odore acre.
-Complimenti, signor Potter, dieci punti a Grifondoro.
Al si voltò imbarazzato verso la Milloc, che scrutava il contenuto del calderone con aria soddisfatta.
-Ragazzi! Vi pregherei di osservare la perfetta pozione preparata da Potter.
Una ventina di teste si voltarono verso di lui, e Albus avvertì un rossore diffondersi sulle guance.
-Per il momento Potter e la signorina Shopie Lennox sono gli unici ad essere riusciti a preparare la pozione senza incidenti o errori. In effetti, sono i due migliori studenti del primo anno, almeno nella mia materia.
Albus guardò Shopie Lennox, che stava in piedi accanto al suo calderone, qualche fila più avanti.
Era una ragazzina di Serpeverde, con capelli rossi e lunghi e l'espressione annoiata. Il complimento della professoressa non sembrava averla colpita.
-Anche la sua pozione è perfetta.- disse la Milloc, raggiunto il calderone della Lennox. -Dieci punti a Serpeverde. Bene, ragazzi! Avete ancora qualche minuto per terminare.
Quando uscì dall'aula insieme a Betsabea, Rose, Roxanne, Louis e Frank, Albus sorrideva allegro.
-Sapete qual è il punteggio delle case?- domandò, mentre i ragazzi attraversavano una scala ripida, che li avrebbe portati al corridoio del primo piano.
-Al primo posto o c'è Grifondoro oppure Tassorosso, non ricordo bene.- rispose Frank. -Poi c'è Serpeverde, e all'ultimo posto Corvonero.
-Vinceremo certamente noi.- disse Rose, gli occhi brillanti. -Proverò a impegnarmi di più nello studio e...
-Ma tu già ti stai impegnando.- ribatté Roxanne.
-Non al massimo, come fa invece Molly.
Rose stava sorridendo, e non era un sorriso malinconico. Era il semplice e allegro sorriso che aveva sempre avuto.
Albus era soddisfatto di quel cambiamento in lei. Non c'erano più ombre nello sguardo, e la semplice vista del suo viso quasi entusiasta lo faceva sentire felice.
Si sentì bene per il resto della giornata, e riuscì a non assopirsi durante la spiegazione della professoressa Thompson su alcune guerre tra folletti.

*

-Sto organizzando uno scherzo a due Serpeverde idioti del mio anno.- disse Dominique quella sera, a cena. Era seduta accanto al fratello e non faceva che ingozzarsi di dolci e panini.
-In cosa consiste?- domandò Louis, interessato.
-Una bella figuraccia davanti a tutta la Sala Grande. Mi serve che lo zio George mi invii un certo prodotto che ha inventato quest'estate...- sogghignò la ragazza.
Albus finì di masticare la carne.
-Possiamo partecipare?- chiese.
-Vedrò di trovarvi un ruolo.
Dominique si zittì per addentare il suo panino, poi riprese: -Voi che dovete fare stasera?
-Compiti in sala comune, che altro, se no?- sbuffò Louis. -Finisco di mangiare e poi andiamo.
Albus mangiò l'ultimo pezzo di carne. Poi tamburellò con le dita sul tavolo e attese che Louis terminasse il suo piatto.
-Fatto.- disse lui infine, e si alzò.
-A domani, Dom.- disse Albus. Prese la cartella e seguì Louis fuori dalla Sala Grande, immerso nei suoi pensieri.
Gli era tornata in mente la Chiave di Salomone, senza alcun apparente motivo. Era da molto tempo che non badava a quel libro, e neanche al manoscritto. Aveva deciso, per comodità, di pensare al libro che aveva comunicato con lui con il nome manoscritto. Gli sembrava adeguato.
Beh, provava un'inspiegabile voglia di rivedere quei libri, controllarli, sfogliarli. Forse quella lontananza aveva riacceso in lui l'interesse.
Quando finalmente Albus e Louis raggiunsero la sala comune, notarono Roxanne e Betsabea che parlavano, in piedi accanto al camino. Sembravano agitate, ma Al non vi fece troppo caso.
-Io vado a fare i compiti in dormitorio.- disse.
-Perché?
-Beh, lì è più tranquillo, qui c'è un mucchio di gente. Ci vediamo dopo.
Senza attendere una risposta, si avviò e salì le scale che portavano al dormitorio. Quando entrò, si affrettò a gettare la cartella sul letto. Poi si chinò davanti al suo baule e stette fermo, gli occhi che scrutavano la stanza.
Non c'era nessuno, a parte lui. Tutto era immerso in un silenzio quasi vibrante.
Aprì il baule e iniziò a scostare i libri e gli altri oggetti, posandone alcuni a terra. Finalmente aprì il sottofondo nascosto e vi infilò una mano; le due dita incontrarono una copertina ruvida e fredda, e lui tirò fuori il libro. Si trattava del manoscritto.
Lo poggiò sulle ginocchia e iniziò a sfogliarlo, inspirando a fondo l'odore di pergamena antica. Tornò a provare un briciolo dell'attaccamento che aveva avuto per il libro, qualche tempo prima.
Ma non vide nulla di strano, nessun messaggio che si formava automaticamente sulle pagine.
Posò il volume a terra, per poi coprirlo con il lembo del mantello. Non era il manoscritto a interessarlo di più, in quel momento. La cosa più importante era controllare la Chiave di Salomone.
Si voltò e guardò nuovamente il sottofondo.
Nulla.
Era vuoto. Semplicemente vuoto.
Si sentì il cuore sprofondare. Iniziò a tastare il fondo del baule, mentre il terrore si faceva lentamente strada in lui e un groppo gli stringeva la gola. No, non poteva essere. Nessuno a parte Louis e Frank sapeva che nascondeva il libro lì. Non poteva essere successo...
Eppure era così. La Chiave di Salomone era sparita.
-Oh, Merlino...- riuscì a mormorare.
No, non può essere, non può essere sparito, deve essere qui...
Non c'era.
Con mani tremanti, ripose i suoi oggetti nel baule, il manoscritto compreso, senza preoccuparsi di coprirlo per bene. Era tornata la paura, era tornata la sensazione di irrealtà.
Richiuse il coperchio e si alzò di scatto, per poi correre fuori dal dormitorio e sbattere la porta.
Si precipitò giù per le scale, e vide Louis con un piede sul primo gradino, che lo fissava a bocca socchiusa.
-Albus, devi ven...
-Non c'è più! È sparito!- esclamò Albus. -Ascolta... dove sono Rose e Roxanne? E Frank e Betsabea ci sono?
-Sì, anzi, no... ma... cosa è sparito?
Gli occhi di Louis erano colmi di angoscia
-Non posso dirlo adesso. Dove sono gli altri?- continuò. L'ansia e il terrore gli rendevano quasi difficile parlare, ragionare con lucidità.
Vide Roxanne, Betsabea e Frank camminare verso di loro, le espressioni gravi. Doveva essere successo qualcosa.
-Muovetevi, salite in dormitorio! Qui non posso parlare. Dov'è Rose?
Albus li guidò su per le scale, fino alla stanza. Una volta che Betsabea ebbe richiuso la porta, sbottò.
-Il libro è sparito! La Chiave di Salomone! Non lo trovo più, lo nascondevo nel sottofondo del baule ma ora non c'è... l'avete preso voi?
Nel tentativo di sfogarsi, aveva iniziato a camminare avanti e indietro, voltandosi con degli scatti.
Guardò Frank e Louis, che scossero la testa. I loro visi, e quelli di Roxanne e Betsabea, si erano fatti pallidi.
-Ma Rose dov'è? Maledizione, dobbiamo trovare il libro, io...
-Albus.- lo interruppe Betsabea. -Anche Rose è sparita, di nuovo.
Quello fu il colpo più grosso di tutti.
Si bloccò. Rimase a guardare quei volti seri, quasi incapace di pensare. Pensò istantaneamente che dovesse trattarsi di uno scherzo. Non poteva essere accaduto di nuovo, tutto insieme. Rose doveva stare bene, e quello era certamente uno scherzo.
Non disse nulla, in attesa che Roxanne gli sorridesse ed esclamasse: -Oh, stavamo scherzando! Non dirmi che ci sei cascato. Rose è giù a studiare, come al solito.
Ma non accadde.
Immaginò che avrebbe dovuto sentirsi preda della più tremenda disperazione. Eppure era come se si fosse svuotato, e quella frase l'avesse scioccato così tanto da impedire qualsiasi forte reazione o sensazione.
Quando parlò, gli sembrò che quella voce non fosse la sua.
-No, non è vero.
-Al, non la troviamo più, è...
-Non può essere sparita un'altra volta!
Adesso stava urlando, e insieme alla preoccupazione sentiva anche una rabbia cieca, che gli imponeva di non credere a una cosa del genere.
-Non è per forza detto che sia sparita.- disse Roxanne, la voce ferma. -Ma è molto probabile.
-Cosa è successo? Dove...
-Calmati.- disse Louis. Eppure, quello sguardo preoccupato non lo abbandonava.
-Come faccio a calmarmi? Voglio sapere cosa è successo!
Ricordò Rose, quella sera. Aveva finito di cenare per prima e aveva detto che andava in sala comune a finire i compiti. Se n'era andata da sola. Frank, Roxanne e Betsabea si erano diretti alla torre per secondi, circa un quarto d'ora dopo di lei.
Ricordò i visi agitati di Betsabea e Roxanne, quando era entrato in sala comune. Doveva essere davvero successo qualcosa. Non era uno scherzo.
-Quando siamo saliti, lei non c'era.- disse Frank. -L'abbiamo cercata per un po', ma non l'abbiamo vista. Io sono andato in biblioteca, ho pensato che avesse cambiato idea e fosse andata a studiare lì, ma non l'ho trovata. Così sono tornato e... ancora niente.
-E dopo Louis ci ha raggiunti, mentre tu sei salito qui.- concluse Roxanne.
Gli sembrò che fosse crollato tutto.
Quella flebile normalità era durata così poco. Non avrebbe dovuto lasciarsi ingannare da quelle giornate tranquille.
E ora che Rose era di nuovo scomparsa, cosa sarebbe successo? Poteva di nuovo essere stata rapita e portata nella Foresta Proibita?
In lui si accese un barlume di speranza. Forse era riaccaduto, forse sarebbe bastato fare delle ricerche nella foresta e...
Il manoscritto.
Una voce. Una voce roca aveva pronunciato quelle parole, ma era come se fossero state generate nella sua mente.
-Cosa?- disse Albus, a voce alta. Guardò confuso i ragazzi davanti a lui, ma quelli non avevano aperto bocca, e lo guardarono interrogativi.
-Cosa in che senso?- chiese Roxanne. -Ma non perdiamo tempo, dobbiamo andare dai professori...
-No, c'era una voce, qualcuno ha parlato. La voce ha detto il manoscritto e...
Mentre pronunciava quelle parole, fu preso da una semplice consapevolezza. Doveva consultare il manoscritto, e se l'avesse fatto avrebbe saputo dove si trovava Rose, come raggiungerla, e dov'era finita la Chiave di Salomone. Quella sicurezza quasi lo faceva sentire tranquillo, anche se non avrebbe saputo spiegare da dove derivava.
Era arrivata all'improvviso, una decisione che sembrava autonoma.
Senza quasi riflettere, si voltò e tornò a chinarsi davanti al baule.
-L'altro libro, il manoscritto, non è sparito. È ancora qua. Dobbiamo farci aiutare da lui.- disse, mentre lo apriva e iniziava a scostare gli oggetti. Ecco comparire la copertina.
-Che cosa? Perché? Non dire stupidaggini e...- iniziò Roxanne.
Lui si alzò, con il libro in mano, e si voltò verso di lei.
-Sento che dobbiamo consultare questo libro, e che ci aiuterà.- disse in tono deciso.
-E come lo sai, scusa?- sbuffò Louis.
-Lo sento e basta!
Aprì il libro, lo sfogliò, sentendosi quasi guidato da una potenza esterna. Arrivò a una pagina liscia e vuota.
-Senti, facciamo così. Smettila di dire sciocchezze e andiamo immediatamente da un professore!- esclamò Roxanne. Gli strappò il libro di mano e lo gettò verso il letto, poi si avviò verso la porta del dormitorio.
-E muovetevi!
-No, aspetta!
Aveva appena finito di parlare, che nella stanza rimbombò uno scoppiettio. Anche Louis, Betsabea e Frank, che avevano iniziato a muoversi verso la porta, si bloccarono. Albus si guardò intorno nervoso.
-Cos'era?- disse Betsabea.
Al si voltò verso il letto. Il libro era aperto sulla pagina vuota, e quella pagina... sembrava debolmente illuminata.
-Dev'essere stato il libro.- disse, la voce colma d'agitazione, mentre si avvicinava al letto.
Notò che la pergamena si stava illuminando sempre di più. Una luce d'oro si stava irradiando per ogni suo lembo, finché non la ricoprì del tutto.
-Ma che vuol dire?- disse Frank. Lui e gli altri si erano avvicinati, e tutti fissavano il libro con apprensione.
-Non so...
Albus prese coraggio e posò una mano sulla pagina.
Rose. Dobbiamo sapere cosa è successo a Rose e dov'è finita la Chiave di Salomone.
Fu come se una mano invisibile l'avesse strappato dal pavimento e poi colpito in volto. Fu come roteare rimanendo fermi. Venne accecato da un'esplosione di luce e boccheggiò, cercando di urlare, ma la voce non gli uscì.
Vedeva solo oro davanti a sé, una luce che gli bruciava gli occhi e gli faceva sbattere le palpebre.
Alla fine chiuse completamente gli occhi, e piombò nel nero.
Si sentì letteralmente sollevare in aria, e poi precipitare nel vuoto.
Era terrorizzato, incapace di urlare. La paura lo bloccava, gli impediva di aprire gli occhi o di muoversi spontaneamente. Era tutto vuoto e buio, intorno a lui. Non avvertiva più neanche il tocco della pergamena sotto le dita.
Poi finì.
I suoi occhi serrati si aprirono da soli, vide davanti a sé una miscela confusa di verde e marrone, e infine si schiantò su un terreno, a faccia in giù.
Annaspò, avvertì un dolore pulsante al braccio sinistro e al mento, un bruciore sulle ginocchia.
Per alcuni secondi rimase fermo, stordito, cercando di capire dove si trovava. Era caduto su dell'erba, questo era certo.
Poi alzò lo sguardo.
Si trovava in un prato scarsamente illuminato dal cielo serale, delimitato da un cerchio di alberi. Non era solo : una Roxanne spettinata era accovacciata a terra, e si guardava intorno con espressione confusa.
Albus lanciò un'occhiata accanto a se, e vide anche Betsabea, Frank e Louis a terra. Tutti e tre spettinati, con arie perplesse e spaventate.
-D... dove siamo?- balbettò Betsabea. -Quella cos'è?
Si era voltata, e i suoi occhi si stavano colmando di sorpresa. Anche Albus si voltò, e sussultò nel vedere una casa che si stagliava di fronte a loro, nel bel mezzo del prato.
Era una casa alta, con due comignoli alle estremità del tetto. C'erano due piccole finestre sia al primo piano che al secondo, coperte da tendaggi verde scuro.
Lo sguardo di Albus scivolò sulla porta di legno nero e sulle mura di nuda pietra.
Trovò quella casa bella e semplice, anche se guardarla gli ispirava un senso di inquietudine.
-Dove diavolo siamo finiti?- disse la voce di Frank.
Si voltò di nuovo. Gli altri si erano alzati, fissavano la casa con palese timore. Anche Albus si alzò e fece per raggiungerli, ma inciampò in qualcosa e per poco non cadde.
Abbassò lo sguardo; era inciampato su un libro, e chinandosi riconobbe il manoscritto. Era chiuso, e sembrava intatto. Albus lo prese in mano, poi si diresse verso Roxanne, Betsabea, Frank e Louis.
-Spiegatemi cosa è successo.- disse subito Roxanne. -Al... quel libro. È colpa di quello stupido libro! Cosa ha fatto, dove...
-Calmati. Ci arriveremo con la logica.- la interruppe lui, cercando di non mostrarsi spaventato.
-Forse il libro ci ha aiutati. Hai detto che dovevamo leggerlo.- disse Betsabea.
-Infatti...
Albus iniziò a riflettere e parlare al contempo.
-Ho come sentito un istinto, mi diceva che, se volevo trovare Rose e l'altro libro, dovevo prendere questo manoscritto e consultarlo, mi avrebbe dato delle risposte. Quando poi ho toccato la pagina illuminata, ho pensato... cioè, come se potessi comunicare con la telepatia...
Si sentiva un po' imbarazzato a pronunciare quelle parole.
-Ho chiesto al libro di aiutarci a trovare Rose e la Chiave. E poi... beh, è successo questo. Quindi il libro potrebbe davvero avermi... sentito. E ci ha teletrasportati qui. Se ha potuto guidarci in quella stanza della biblioteca, allora potrebbe anche averci portati da Rose. Forse Rose è in quella casa. Dovremo entrare.
-Ma...- provò a protestare Louis.
-Senti, non mi pare che ci siano altre possibilità.- lo interruppe Roxanne.
Albus guardò nuovamente la casa, che tornò a trasmettergli inquietudine. Ma se erano stati teletrasportati in quel luogo, un motivo c'era. E lui era determinato a entrare nella casa.
Lasciò cadere il libro a terra e fissò Louis.
-Allora, vuoi venire o no?
-Io... sì.
-Facciamoci coraggio. Siamo Grifondoro o no?- intervenne Betsabea, e Roxanne la guardò ammirata.
-Allora andiamo. Abbiamo le bacchette.- disse la ragazza.
Infatti, le loro bacchette erano ancora riposte nelle tasche.
Albus sapeva che in caso di pericolo non avrebbe potuto far molto, era solo uno studente del primo anno, ma stringerla gli diede un vago senso di sicurezza.
I ragazzi si avvicinarono alla porta. Frank posò una mano sul pomello arrugginito e la aprì subito.
La porta emise un cigolio, e Albus si sentì nervoso, la presa sulla bacchetta si fece più salda.
Entrarono in un corridoio lungo, stretto, con alcune fiaccole appese alle pareti. I loro piccoli fuochi illuminavano una carta da parati grigia, con minuscole stampe a forma di rosa nera.
Albus sentì la porta chiudersi alle sue spalle. E, nel più completo silenzio, a passo leggero, tentando di superare la paura, iniziò a farsi strada nel corridoio.
   
 
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