CAPITOLO 11. LA VERITA’
Il tempo procedeva seguendo il suo passo cadenzato e regolare ma Reika
aveva l’impressione che avesse improvvisamente rallentato il suo decorso
infinito. Un misto di impazienza ed inquietudine si dibattevano
nell’animo della ragazza, rendendola nervosa e scostante.
Nonostante tutto, i cinque giorni che separavano Reika
dall’incontro col fratello e la doverosa firma che lo attendeva, scivolarono
via senza intoppi, ed era giunta la tanto bramata vigilia della resa dei conti.
“Ormai ci siamo”
pensò la ragazza mentre si accingeva a bussare con vigore alla porta degli
spogliatoi “Domani rivedrò
Benji e finalmente potrò realizzare il mio sogno…”.
Era nervosa. Sempre più nervosa. Ma soddisfatta e sicura che
tutto sarebbe andato bene, il suo naturale ottimismo le impediva anche solo di
pensare che qualcosa potesse non andare secondo i suoi dettagliati piani…
“Ragazzi siete vestiti? Sempre i soliti! E domani abbiamo il
treno all’alba!” urlò colpendo spazientita la massiccia
porta di noce.
“Entra Reika”
La voce di Mark… le scaldava il cuore quel tono così caldo
e profondo.
“Allora manager, domani si parte. A che ora hai detto saremo a
destinazione?”chiese Ed, terminando di chiudere il suo borsone.
“Uffa Ed, ma quante volte te lo devo ripetere? Partiamo da Tokyo
col treno delle 6. Alle 9 siamo alla stazione di Hitachi-ota, dove ci aspetta
l’autobus, che ci porterà direttamente all’albergo, e
lì, finalmente, riabbraccerete i amati vostri compagni di
squadra!” concluse allegra, tirando uno scherzoso pugnetto sulla spalla
del portiere.
“Sai che felicità rivedere quel rompipalle di Hutton! Per
non parlare di Price…. Blah….” bofonchiò Mark
cingendole le spalle da dietro e facendola aderire al suo corpo. Indispettita
dal tono acido con cui aveva pronunciato il nome del suo adorato Benji, Reika
si scostò immediatamente, evitando di incrociare lo sguardo interrogativo
di lui.
Mark in pubblico, raramente si lasciava andare a gesti affettuosi. Ci
voleva un osservatore attento per notare gli sguardi fugaci che le mandava, o
cogliere il particolare tono di voce che assumeva quando le rivolgeva la parola.
Ma davanti ad Ed e Danny non aveva inibizioni. Erano i suoi più cari
amici, e mostrare loro qualche segno di debolezza, non era per lui un grosso
problema.
Ma il giovane Danny, non era ancora abituato a vedere il suo temibile
capitano, fare le fusa in quel modo ad una donna, anche se la donna in
questione era Reika. E lui la stimava tantissimo.
Il suo carattere forte e dolce, riusciva a tirare fuori i lati migliori
di Mark. E non solo umanamente, ma anche in campo. Con i consigli di Reika,
erano migliorati tutti e tre, e domani l’avrebbero dimostrato
all’intera squadra.
“Ah come sono impaziente” esclamò Danny “Non
vedo l’ora che sia domani”
“Già, domani!”
pensò Reika adagiando il capo sul petto di Mark che le si era
riavvicinato, per nulla disposto a rinunciare alla sua dose di coccole,
nonostante avesse notato l’umore incomprensibilmente volubile che da
qualche giorno aveva la sua ragazza. Quanto prima avrebbe dovuto chiederle
delle spiegazioni… boh… forse era solo una questione femminile che
lui non poteva capire…ne sapeva così poco di donne, in fondo!
Reika contemplò assorta la strada ciottolosa che scorreva veloce
al di là del finestrino, leggermente appannato. Le sfuggì
l’ennesimo impercettibile sospiro. Tra meno di mezz’ora, in
perfetto orario, sarebbero giunti all’albergo.
Le iscrizioni si sarebbero chiuse quel pomeriggio alle quattro. Aveva
esattamente sei ore per far firmare tutti i moduli a Benji e prendere un altro
autobus, diretto a Mito, dove vi era la sede del campionato di karate. Sei ore erano
più che sufficienti. Il suo sogno si sarebbe finalmente realizzato…
“Ma Reika mi vuoi dire che c’é? Sei assente”
le chiese premurosamente Mark appoggiando le labbra al suo orecchio e
mordicchiandole dolcemente il lobo.
“Eh?…Ah...niente Mark…sono un po’ assonnata per
la levataccia..” mentì lei, sottraendosi a malincuore a quella
dolce tortura.
“Uh…vediamo se riesco a svegliarti” disse lui con
aria maliziosa, sfiorandole le labbra con un lievissimo bacio.
“Basta voi due!” esclamò Ed seduto di fronte a Mark
“Siete noiosi. E poi Mark non ti addolcire troppo. Tra poco dovrai
affrontare il tuo “adorato” Price”
“Ed, tu sai sempre come rovinare ogni attimo di
romanticismo” ribatté Mark ironicamente.
“Ahaha! A proposito Danny, mi devi 2000 yen” disse il portiere
rivolto all’amico accanto a lui.
“Eh sì… mi sa proprio di sì” rispose
Danny guardando allibito il suo capitano. Proprio non se ne faceva una ragione!
Vederlo così innamorato e tenero lo sconvolgeva molto più che un
Tiger shot in pieno stomaco!
“Ma di che diavolo state parlando voi due?” chiese Mark non
capendoci niente.
“Oh niente capitano. Io e Danny abbiamo fatto una scommessa, e io
ho vinto” rispose evasivamente Ed ridacchiando.
“E che tipo di scommessa?”
“Semplicemente io ho puntato 2000 yen su Reika e lui su di te. Ma
mi sembra chiaro che ho vinto io” scoppiò a ridere il portiere.
“Ma di che cosa state parlando?” richiese Mark, sempre
più confuso e spazientito.
“E dai Mark, ti ricordi la sfida che ti lanciò Reika il
primo giorno? Che ti avrebbe trasformato in un tenero micino? Beh…
é quello che ha fatto…vedo..”
“Idioti! Come vi permettete di scommettere sulla mia pelle? Ma
guarda che amici mi ritrovo! E poi non sono per niente tenero. State attenti…l’apparenza
spesso inganna” disse Mark sollevando i pugni e portandoli
all’altezza del naso di Ed.
“Si..si…” concesse il portiere stentando a contenere
le risate, per niente intimorito dalla reazione dell’amico.
“Ma guarda questi!” bofonchiò la Tigre incrociando
le braccia al petto e assumendo un’aria imbronciata.
“Mark?” chiese piano la ragazza
“Che c’é?” rispose brusco.
“Davvero ti da così fastidio che scommettano su di te?”
chiese lei guardandolo leggermente a disagio.
“Certo che si! Che non si ripeta più! Mi fa andare su
tutte le furie! Essere scambiato per un cavallo da competizione sul quale
puntare. Tzé! E smettetela di ridere voi due!” sbraitò
alzandosi e appioppando un pugno leggero sulla spalla di Ed, che rispose
all’attacco scoppiando a ridere a crepapelle.
Mark era troppo preso dai due amici, per accorgersi che la ragazza al
suo fianco era impallidita improvvisamente e una strana luce scintillava nei
suoi occhi blu “Ohi ohi…forse
la prenderà peggio del previsto” fu il suo ultimo e scottante
pensiero poco prima che l’autobus si arrestasse davanti la sontuosa
facciata dell’albergo scelto per ospitare la nazionale giapponese.
“Uffa ma quanto ci mettono ad arrivare?” sbuffò
Holly per l’ennesima volta, palleggiando con abilità il pallone e facendolo
passare dalla spalla al ginocchio con precisione impeccabile, ignaro delle
occhiate preoccupate degli inservienti dell’albergo che temevano per
l’incolumità delle bottiglie e dei bicchieri disposti
ordinatamente sul tavolo a pochi centimetri dal capitano giapponese.
“E dai Holly sta fermo! Ti stanno guardando tutti! A momenti
saranno qui!” lo riprese Julian cogliendo, imbarazzato, un’occhiata
spiritata del cameriere che aveva seguito col fiato sospeso l’evoluzione
che il capitano aveva fatto fare alla palla, facendola passare tra due
bottiglie di ottimo chardonnay francese da 1000 yen l’una.
“Ma perché non andiamo avanti ad allenarci? Poi ci
raggiungeranno…” insistette Holly stoppando la palla di petto e
fermandola sotto il piede.
“Holly sta buono e finisci il tuo aperitivo! Ora arrivano”
sbraitò Benji afferrando il capitano per una spalla e infilandogli in
mano un bicchiere di un gustoso aperitivo alla frutta e cannella.
“Ehi Patty non sei preoccupata?” chiese Bruce rivolto alla
ragazza seduta tra Amy e Jenny.
“E di che Bruce?”chiese Patty sulla difensiva già
pronta a sorbirsi un nuovo, odioso attacco da parte del componente più
impiccione della nazionale.
“Del fatto che ci sarà una nuova manager. Magari
metterà gli occhi sul tuo Holly…” la punzecchiò
Bruce, non lasciandosi scappare la ghiotta occasione per sfottere i due amici.
“Bruce smettila! Che vai a dire!” protestò la
ragazza, arrossendo suo malgrado.
“E dai Patty non te la prendere. E poi non corri nessun
rischio….” intervenne prontamente Tom, sfoderando un sorriso furbo
che insospettì immediatamente i compagni.
“Ehi Tom che vuoi dire? Perché te la ridi? Dai dillo anche
a noi” incalzò Bruce irritato all’idea che vi fosse qualcuno
più informato di lui sui vari pettegolezzi riguardanti la squadra.
“Ma… non so…” prese tempo Tom, divertendosi un
mondo nel vedere quella comare di Bruce sulle spine.
“E dai Tomuccio non fare il cattivo” lo supplicò
Bruce incapace di resistere oltre alla curiosità.
“E va bene…ma é una cosa così incredibile…non
ci posso ancora credere neanch’io…”
“E basta Tom, sputa il rospo. Ormai siamo tutti curiosi”
disse Julian che, in quanto a curiosità, non era certo da meno al
compagno di squadra.
“Ok! Ieri sera mi ha chiamato Danny Mellow, per avvisarmi della
presenza della loro nuova manager. E chiacchierando mi ha detto
che…insomma ...non é solo una manager…”
“Ma che vuol dire non è solo una manager?” chiese
Holly attratto inevitabilmente anche lui dal clima di suspance che il suo amico aveva abilmente creato.
“Beh…é la ragazza di Lenders!” disse Tom tutto
d’un fiato, beandosi delle espressioni scioccate dei compagni, la stessa
che doveva aver avuto lui la sera precedente, quando aveva ricevuto la
sensazionale notizia.
“COOSAAAA??” urlarono tutti i ragazzi della rappresentativa
giapponese, managers comprese
“Si..si a quanto pare questa tipa é veramente eccezionale.
Ed é riuscita a stregare la Tigre! Danny dice che Mark è
irriconoscibile! Non vedo l’ora di conoscerla e stringerle la
mano…ancora non riesco ad immaginarmi Lenders tutto coccole e
tenerezze” concluse Tom non riuscendo più a trattenere le risate,
che contagiarono velocemente tutto il gruppo.
Qualche minuto dopo, asciugandosi gli occhi, Bruce esclamò
“Ah che ridere…Benji pensa se lo sapesse tua sorella che
qualcun'altra ha avuto la sua stessa idea…”
Benjiamin Price smise immediatamente di ridere, una morsa dolorosa gli
attanagliò lo stomaco, con inaudita crudeltà. Boccheggiò
confuso, come se improvvisamente gli avessero tolto tutto l’ossigeno, il
sangue defluì dal suo volto mentre l’orrore si dipinse nei suoi
incredibili occhi scuri.
“Bruce che vuoi dire?”articolò più rivolto a
se stesso che all’amico, desideroso di avere una risposta che dipanasse
quella terribile certezza che stava spietatamente prendendo forma nella sua
mente.
“Ma si, Benji ti ricordi quella ridicola scommessa che ti
lanciò Reika quella volta agli allenamenti?” proseguì Bruce
abortendo la risata che gli era salita alle labbra di fronte all’espressione
stravolta di Benji che perdeva il suo proverbiale self-control solo per le questioni che riguardavano la sorella.
Il difensore nipponico non si era ancora reso conto di che cosa fosse
successo, e vano fu il suo tentativo di cercare aiuto in Tom o in Holly, sui
volti dei quali, era visibile lo stesso orrore che saettava nello sguardo di
Benji.
Come folgorato, Bruce fece un balzo nello stesso istante in cui il
portiere, livido e rigido, si alzava in piedi fremendo di rabbia.
“Ma dai Benji, stavo dicendo per ridere non crederai mica….”
borbottò Bruce cercando di dipanare il sospetto assurdo che stava facendo
impazzire il loro portiere.
Benji serrò i pugni con violenza facendo sbiancare le nocche,
teso come una corda di violino, sussultò vistosamente quando una voce
alle sue spalle attirò inevitabilmente la sua attenzione.
“Ehi Price cos’é quell’espressione furibonda?
Ti ha morso un serpente per caso?” lo canzonò ironicamente il
capitano della Toho avanzando spavaldo, affiancato dai suoi due inseparabili
compagni.
La tensione nella hall era alle stelle. Mille cariche elettriche
aleggiavano sospese, pronte a scaricare a terra tutto il loro potere
distruttivo. Benji stravolto e oramai indifferente al suo ruolo di uomo
impassibile, rinunciò a qualsiasi forma di controllo ed afferrò
Mark per il colletto della camicia, non appena gli fu abbastanza vicino. Il giovane
attaccante, stordito e stupido da quell’inspiegabile accoglienza, non
ebbe tempo di reagire, bloccato dall’assurdità della domanda che
il portiere gli stava urlando in faccia.
“Dove diavolo è la vostra manager????”
“Ehi Price ma sei impazzito? Che cazzo vuoi dalla nostra
manager?” Mark si divincolò con violenza dalla presa del portiere
e lo fronteggiò furibondo ed incredulo, ma determinato a spaccare il
naso al suo assalitore. Tanto una volta in più o in meno non cambiava
nulla, tra di loro andava sempre a finire così, solo che questa volta
avrebbe dovuto fare a botte prima di chiedere il perché, in quanto Price
sembrava incapace di ragionare civilmente in quel momento.
“Ma che gli è
successo?Non l’ho mai visto in queste condizioni, ma sono stato io a
ridurlo così? Ma che avrò mai fatto?” si chiese
l’esasperato bomber giapponese mentre caricava il pugno da assestare allo
stomaco di Benji.
Mark si bloccò col pugno a mezz’aria, allibito nel notare
il volto di Benji, di solito impenetrabile, sbiancare paurosamente e lo sguardo
spiritato del portiere spostarsi oltre le sue spalle. Mark seguì la
direzione dello sguardo di Benji e vide sulla soglia, fino ad un attimo prima
vuota, Reika. Confuso guardò prima l’uno e poi l’altra,
cercando di capire quale fosse il messaggio che i due si stavano tacitamente
scambiando.
“Benji” disse Reika con un tono di voce che Mark
stentò a riconoscere. Perché quella dolcezza e quel trasporto nel
nominare il nome di Price? Che significava?
“Reika…” balbettò Benji sentendosi morire.
Il portiere rimase immobile mente la ragazza avanzava verso di lui con
passo deciso e battagliero. Una sola occhiata alla sorella era bastata per
fargli comprendere tutta la verità. La determinazione e la sfida che
leggeva nelle profondità blu di Reika, fecero salire il sangue alla
testa al portiere.
“Tu non puoi averlo fatto veramente….” sibilò
cupo osservando la ragazza ora a pochi passi da lui.
“Vedo che hai già capito tutto. Bene, mi
risparmierò spiegazioni inutili. Anche perché non ho molto tempo.
Alle 4 chiudono le iscrizioni e mi devo sbrigare” disse trionfante la
ragazza, cercando di ignorare la luce assassina negli occhi del fratello. Era
ovvio che fosse arrabbiato, ma non poteva durare a lungo, e lei comunque sapeva
sempre come calmare il suo fratellone…
Anche Mark doveva esser furioso, ma questo aveva un’importanza
secondaria, era un problema che avrebbe risolto con calma, una volta ottenuto
ciò che le interessava…
Per alcuni istanti nessuno osò fiatare. Il ripetitivo fruscio
della porta girevole era l’unico rumore percepibile nella stanza.
“Benji io la mia parte l’ho fatta. Ora tocca a te mantenere
la parola” proseguì sfacciatamente sfoderando un sorrisetto
sprezzante.
“Reika che hai fatto…cosa…” poi, staccandole
gli occhi di dosso per la prima volta da che era entrata, si rivolse a Mark con
tono duro ed aggressivo“Cosa le hai fatto Lenders!?!?” urlò
il portiere fremendo di rabbia a malapena controllata.
Mark non gli rispose. Non riusciva a riemergere dallo stato di shock in
cui era sprofondato.
“Che sta succedendo?”
si chiedeva incessantemente incapace di comprendere il senso logico di
quell’assurda situazione
“Calmati Benji, non ha fatto nulla più del
necessario” disse la ragazza con insospettabile freddezza. In quel
momento i due fratelli stavano intavolando una estenuante battaglia di
autocontrollo, era impossibile dire chi avrebbe ceduto per primo.
“Che diavolo vuol dire “nulla
più del necessario”?REIKA CHE HAI COMBINATO!?!?” scoppiò
il portiere incurante degli sguardi perplessi dei compagni. Al diavolo la sua
immagine di uomo tutto di un pezzo, quella era sua sorella ed era stata un mese
a contatto con Mark Lenders, a sua insaputa! Chissà che aveva combinato
quella sciocca incosciente! Benji sollevò un braccio intenzionato a schiaffeggiare
colei che aveva osato fargli un affronto simile, ma soprattutto per vendicarsi
di quell’ignobile tradimento.
Reika non si fece cogliere impreparata e bloccò la mano del
fratello tra le sue a pochi centimetri dal volto.
“Non osare colpirmi Benji” disse atona fulminando il
fratello con uno sguardo bruciante di collera “Non te lo
permetterò. Non ho fatto nulla di compromettente. Ho mantenuto la parola
e ora tu devi fare lo stesso” proseguì sfidandolo implacabile.
Benji liberò bruscamente la mano imprigionata tra quelle della
sorella. Non vi poteva far nulla, lei era così, la sua tenera sorellina,
era in realtà una donna forte e determinata, ma questa volta
l’aveva fatta troppo grossa, non gliela poteva dare vinta.
“Non se ne parla neanche Reika! Come puoi pensare a quegli
stupidi campionati quando hai mentito per mesi!? Hai preso in giro me, Lenders
e chissà chi altri. Hai detto bugie su bugie…Al diavolo Reika! Io
ti credevo in Inghilterra e tu….”
“Basta Benji!” un’incrinatura si insinuò nella
voce della ragazza. Una breccia si era aperta nella sua corazza e le lacrime si
affacciarono su quegli splendidi occhi blu “È vero ho mentito e
imbrogliato tutti quanti! Ma è solo colpa tua Benji!”
“COLPA MIA?!?!” sbraitò furibondo il ragazzo.
“Si, se tu non ti fossi intromesso nella mia vita, tutto
ciò non sarebbe successo!” esclamò Reika decisa a non farsi
intenerire dallo sguardo improvvisamente dubbioso e spaventato di Benji. Lo
amava tantissimo e pur di non dargli un dispiacere sarebbe stata disposta a
tutto. Ma non questa volta, si trattava della sua vita non di un capriccio, e
lui lo doveva capire una volta per tutte. E poi non aveva fatto tutta quella
fatica per niente, non poteva gettarsi tra le sue braccia e dirgli “Benji perdonami, non lo farò più!!”
“Sai cosa ti dico caro fratello? Che tu odiavi e criticavi tanto
nostro padre perché ti impediva di fare le tue scelte e voleva gestire
la tua vita! Ma tu sei esattamente come lui! Ma nostro padre non é
riuscito a toglierti il calcio, e tu non riuscirai a togliermi il karate,
fattene una ragione Benji!” urlò la ragazza uscendo di corsa dalla
stanza sconfitta e delusa. Alla fin fine aveva vinto lui, e a Reika non restava
altro che dare finalmente sfogo alle lacrime che copiose, scendevano, senza che
lei potesse farci nulla.
Benji restò pietrificato dalle accuse della sorella. Allora era
questo che lei pensava, la sua amata sorellina lo considerava un mostro
insensibile alle sue esigenze, come era stato per lui il padre. Una morsa violenta
gli contrasse lo stomaco, ma non era quello il momento per le recriminazioni,
doveva correre da lei e risolvere la questione al più presto.
“Al diavolo, io non sono
così” pensò rabbioso.
“Qual’é la sua stanza?” chiese cupo fissando cocciutamente
il pavimento per evitare di incrociare gli sguardi perplessi dei compagni.
Quella era una questione di famiglia, non avrebbe dovuto permettere che venisse
messa in piazza per il divertimento di tutti…ma che andava a pensare,
quelli erano i suoi amici e mai avrebbero gioito del suo dolore…
Fu Ed, sebbene scioccato, a rispondere con un filo di voce “La
518”
Benji uscì velocemente dalla stanza senza aggiungere altro.
Ed osservò la figura altera del portiere numero uno della
nazionale lasciare la stanza leggermente curvato, come se un enorme macigno gli
gravasse sulle ampie spalle. A quella vista, lo stupore prese il posto dello
shock e chiese rivolto ai compagni “Qualcuno si degna di spiegarci che
cosa é successo?”
Nessuno aveva il coraggio di rispondere a quella difficile domanda.
Turbati e preoccupati osservavano il volto inespressivo di Lenders. E ora come
avrebbe reagito? Che sarebbe successo? Possibile che Reika non si fosse resa
conto della gravità del suo gesto? Queste e altre simili domande,
frullavano incessanti nelle menti stravolte della rappresentativa giapponese.
“Si avete diritto a delle spiegazioni” fu Tom a rompere
quell’assurdo velo di omertà che non avrebbe giovato a nessuno “Ecco…
tutto è iniziato dalla passione di Reika per il karate, lei è
indubbiamente un’ottima karateca…questo lo sapete già?”
chiese incerto Tom non sapendo bene come impostare quella spinosa spiegazione.
Un leggero cenno del capo di Ed fu l’unica risposta che ottenne alla sua
domanda. “Bene…” proseguì il giovane centrocampista
nipponico “… si é messa in testa di partecipare ai
campionati nazionali di karate, ma per fare ciò aveva assolutamente bisogno
dell’autorizzazione firmata da Benji, che come avete capito è suo
fratello, nonché suo tutore legale. Tre mesi fa lei fece di tutto per
convincerlo con le buone, ma lui non ne volle sapere, temendo per la sua incolumità.
Un giorno, durante una pausa degli allenamenti, si commentava la partita
Toho-Furano e venne fatto il nome di Mark. Benji, scherzando, disse che sarebbe
stato disposto a tutto pur di vedere qualcuno dare una lezione alla
Tigre…e non mi guardare così Mark, sai com’è fatto
Benji…” disse Tom turbato dallo sguardo glaciale del compagno
“comunque…Benji disse quelle cose per scherzare, senza pensarci. Evidentemente,
non della stessa opinione era Reika, che prese molto sul serio le parole del
fratello, proponendogli una stupida scommessa, lei avrebbe fatto innamorare di
sé la Tigre rendendola docile e malleabile in cambio dell’
autorizzazione a partecipare ai campionati. Benji accettò, convinto,
come noi tutti del resto, che scherzasse. Se solo l’avessimo capito che
faceva sul serio, non le avremmo mai permesso di fare una follia del genere
…” concluse Tom mortificato per l’errore imperdonabile che,
non solo Benji, ma tutta la squadra aveva commesso, nel non comprendere le vere
intenzioni della ragazza.
“Lei poi é partita, dicendo che sarebbe andata un mese in
Inghilterra da un’amica, per dimenticare la delusione della rinuncia alle
nazionali…” aggiunse Patty tormentata dagli stessi pensieri
dell’amico. Ma perché ci era cascata? Conosceva Reika da una vita,
non era plausibile che rinunciasse al suo sogno con tanta
facilità….che errore madornale avevano commesso!
Piegati da sensi di colpa e ancora increduli per l’incredibile
pazzia della loro amica, i ragazzi della rappresentativa giapponese rimasero
immobili e silenziosi mentre Mark Lenders, furioso e disperato, usciva
velocemente dalla stanza.
L’aveva preso in giro. L’ aveva umiliato. Lui l’aveva
amata come mai in vita sua avrebbe creduto di poter amare qualcuno, e lei aveva
sempre e solo mentito, dall’inizio alla fine, facendo a pezzi la sua
dignità ed il suo amore. Ma gliel’avrebbe fatta pagare.
Eccome…
“Calmati Reika calmati piccola” sussurrò Benji
accarezzando dolcemente la testolina bionda della sorella che singhiozzava
senza contegno affondando il volto nel suo grembo. Le sollevò il viso
con delicatezza, asciugandole le guance rigate con la punta del pollice e
chiamandola con i nomignoli più strani che usavano da bambini.
Attraverso la porta socchiusa, Mark percepì il sommesso
bisbiglio del portiere che tentava di quietare il singhiozzare convulso della
sorella. Avrebbe voluto entrare in quella stanza e fare un macello, ma invece
rimase ad ascoltare in silenzio.
“Oh Benji mi dispiace tanto non volevo dirti quelle
cose…io…non le penso affatto…” udì distintamente
la voce rotta di lei che lottava per controllare i singulti.
“No Reika hai ragione tu. Non avrei dovuto intromettermi nella
tua vita. È giusto che io rispetti le tue scelte. Dammi questi moduli e
facciamola finita” capitolò Benji le cui ultime resistenze erano
crollate miseramente di fronte alle lacrime della sorella. Sapeva bene che
Reika non era una donna facile al pianto, anzi le volte che l’aveva vista
piangere si potevano contare sulle dita di una mano, e comunque mai prima di
allora l’aveva vista in un tale stato di prostrazione.
“Benji…quanto ti voglio bene…grazie ..grazie..”
urlò la ragazza cingendo il collo del fratello e baciandolo calorosamente
sulla guancia. Tutte quelle lacrime non erano una tattica studiata. Anzi, si vergognava
tantissimo per quel suo cedimento ma erano sgorgate incontenibili, mai aveva
pianto tanto, ma ora non vi era più spazio per la tristezza, Benji aveva
ceduto!
Fremente saltò giù dal letto ed estrasse una decina di
fogli dalla tasca esterna della valigia. I moduli erano già interamente
compilati, mancavano solo un paio di firme in fondo all’ultima pagina. Il
cuore della ragazza accelerò impazzito quando vide l’elegante
calligrafia del fratello spiccare sulla carta giallognola.
“Ora però dimmi una cosa Reika…” disse serio
Benji poggiando la penna dorata sul comodino di ciliegio finemente
lavorato.
“Si, che vuoi sapere?” chiese lei incuriosita dallo strano
tono del fratello. Sicuramente ora le avrebbe fatto una bella ramanzina sul
karate, sulla pericolosità di quello sport, sul fatto che le nazionali
non sono un gioco e che doveva stare attenta…
“Ti sei innamorata di Lenders?”
La ragazza rimase interdetta di fronte all’apparente
assurdità della domanda. Ma che andava a pensare Benji? Strano…ovvio
che…no…
“No Benji, certo che no. Io l’ho fatto solo per
costringerti a mantenere la parola…”
Benji la fissò dritta negli occhi e, per una volta, lei non fu
in grado di sostenere lo sguardo del fratello e quindi finse di contare i fogli
che stringeva in mano come per assicurarsi che non mancasse nulla.
“Va bene Reika, ma ora come la metti con Mark? Gli devi delle
spiegazioni…”
“Si gliele darò, ma non ti preoccupare per lui, gli passerà.
Ora però devo andare a Mito a consegnare i moduli”
Mark si allontanò silenziosamente lungo il corridoio con la
morte nel cuore.
Le lacrime hanno
invaso le mie guance,
passandovi un ferro
rovente,
si è mai
visto un naufrago perire tra le fiamme,
pur essendo la barca
in mezzo ai flutti?
“Mark che stai facendo?” chiese Ed allarmato
dall’apatia in cui era sprofondato l’amico. Mark sollevò la
pesante valigia che non aveva ancora fatto in tempo a disfare e senza una
parola rivolse al compagno uno sguardo vuoto e opaco. Mai Ed aveva visto la
Tigre ridotta in quello stato. Ma non poteva andare a finire così. Era
solo una questione di tempo. Prima o poi sarebbe esploso, la Tigre avrebbe
graffiato ancora…
“Tieni Ed” disse Mark porgendo all’amico una busta su
cui era scritto frettolosamente il nome del commissario tecnico della nazionale
giapponese.
“Cos’é?” chiese Ed afferrando la lettera con
rabbia per poi lasciarla cadere a terra non volendo stringere tra le mani la
prova della definitiva sconfitta della Tigre.
“Il mio ritiro dalla nazionale”
“Ma stai scherzando? Mark ragiona! Per una stupida ragazzina non
puoi rinunciare alla tua carriera, al calcio…Mark reagisci…non sei
tu…tira fuori gli artigli e …”
“Basta Ed! Mi vergogno di me stesso, ma non posso farci nulla.
Sono stato umiliato e deriso. Ma questo non mi importa, sai? L’unica cosa
che so e che io l’amavo Ed. L’amavo…”
“Ma Mark…”
“Basta Ed…addio” disse infine la Tigre un attimo
prima di chiudere la porta della camera alle sue spalle mentre il suo ex
compagno di squadra imprecava rabbiosamente prendendo a calci il tappeto
persiano sul quale si era appoggiato quel maledettissimo rettangolo bianco.
“Devo sbrigarmi l’autobus parte tra 10 minuti..”
sbuffò Reika correndo precipitosamente lungo il corridoio
dell’albergo. Girò l’ultimo angolo che la separava dagli
ascensori, ma rimbalzò dolorosamente contro qualcosa, solo grazie ad uno
dei suoi abili salti, evitò di rovinare a terra.
“Ed…”disse rendendosi conto di aver sbattuto contro
l’imponente stazza del portiere “Scusami ma sono di fretta…ci
vediamo più tardi”
“E dove stai andando?” le chiese il ragazzo tetro,
sbarrandole la strada.
“Ed non ora ho fretta….” Ma vedendo che il ragazzo
non accennava a scansarsi proseguì incapace di nascondere la sua
felicità che scintillava nei
suoi occhi“Devo consegnare la mia iscrizione al campionato di karate…
Oh Ed vincerò vedrai…”
“Mark se n’è andato..” disse cupo non
staccandole gli occhi di dosso.
“Andato?!??! Andato dove?” chiese stupita lei.
“Ha lasciato la nazionale”
“Ma va... Non lo farebbe mai! Sarà solo un po’
incazzato per il suo orgoglio ferito. Ma vedrai che per stasera gli sarà
già passata…”
La ragazza si interruppe bruscamente di fronte all’espressione
truce dell’amico. Ed le lanciò un’ultima interminabile
occhiata, come se fosse indeciso sul da farsi, quindi piegò leggermente
la testa di lato e sputò a terra a pochi centimetri da lei.
“Ma Ed che fai… sei matto?” sbottò allibita.
“Sparisci dalla mia vista Reika, o il prossimo ti arriva dritto
in faccia” ringhiò il portiere scostandola con uno strattone e proseguendo
oltre senza voltarsi.
“Ma questo é impazzito…” pensò la ragazza
infastidita dallo strano comportamento dell’amico. Non era poi il caso di
prendersela tanto per una sciocchezza del genere… Ma non era il momento
per pensare alle turbe mentali di Ed, il tempo era oramai agli sgoccioli e, con
una rassegnata alzata di spalle, Reika chiamò l’ascensore.
CAPITOLO 12. LA
SCELTA DEL CUORE
“Ehi attenta” esclamò irritato l’uomo,
scansando all’ultimo momento l’impatto con la ragazza che correva
precipitosamente verso i binari..
“Devo fare in tempo…o
mio dio, fa che non sia ancora partito...ti prego…ti prego”
pensò confusa e agitata.
Reika si arrestò ansante sulla penisola passeggeri del primo
binario. Strinse convulsamente al petto la cartellina azzurra contenente i
moduli per l’iscrizione al campionato di karate.
“Fa che questo mio
sacrificio non sia stato inutile…”
Scrutò ansiosa la grande stazione centrale di Hitachi-ota. L’orologio
a cristalli liquidi appeso ad una colonna di bianco sgargiante, segnava le tre
in punto e a quell’ora vi erano pochissime persone in attesa ai binari. Il
fischio imperioso di un treno si diffuse nell’aria, preannunciandone
l’imminente entrata alla stazione.
“Dove sei…dove sei….” mormorò, sempre più
vicina alle lacrime…
I sentimenti segreti
si sono affastellati,
così copiosi
che la diga è crollata,
inondando gli occhi di pianto.
Reika ricacciò indietro le lacrime, per quelle ci sarebbe stato
tempo, ahimè molto tempo, ma ora non doveva perdere la speranza e
ripercorse con lo sguardo, in lungo e in largo, ogni angolo della stazione,
esaminandone ogni particolare.
“Ti ho perduto….” mormorò disperata.
Ma finalmente lo vide…stancamente appoggiato alla colonna del
terzo binario, in una zona d’ombra e quindi seminascosto, vi era Mark
sfinito dai suoi stessi sentimenti, le mani affondate con noncuranza nelle
tasche anteriori dei jeans, lo sguardo fisso a terra ed i lunghi capelli che
gli coprivano il volto scuro e teso.
“Mark….” avrebbe desiderato urlarlo quel nome tanto
amato, ma le uscì solo un ridicolo, flebile bisbiglio.
Senza perdere un attimo, si precipitò nel sottopassaggio
fiocamente illuminato dai neon, che congiungeva le passerelle dei vari binari.
Investì una signora di mezza età che l’apostrofò in
malo modo, ma Reika non se ne accorse nemmeno, doveva correre da lui….
Imboccò la rampa di scale, facendo i gradini a due a due e
finalmente si ritrovò a pochi passi da lui.
Mark non si accorse della nuova presenza al suo fianco e
sussultò quando sentì un lieve tocco sul suo avambraccio.
Alzò la testa di scatto e trattenne il respiro per lo stupore quando la
riconobbe. Immediatamente la pelle sotto il tocco di lei cominciò a
bruciare dolorosamente.
“Mark…”
Il ragazzo le rivolse uno sguardo vuoto, ma che velocemente si
riempì di odio e disprezzo.
Reika avrebbe preferito morire piuttosto che dover reggere quel
tormento, ma si fece coraggio e sostenne lo sguardo di lui.
Si fissarono in silenzio per alcuni lunghissimi istanti, poi Mark decise
di porre fine a quell’ulteriore strazio. Con gesto stizzito
schiaffeggiò la mano candida di lei, costringendola a staccarsi dal suo
braccio, quindi si voltò dandole le spalle.
“No ti prego non te né andare. Non mi
lasciare…” esclamò Reika
“Che vuoi? Che sei venuta a fare qui? Sparisci!”
“Non mi lasciare amore mio…ti prego perdonami ..io…io
non posso vivere senza di te!”
L’aveva detto finalmente. Aveva tolto il velo che
involontariamente aveva posto tra lei e il suo cuore. Ma perché non se
n’era accorta? Il suo corpo era stato chiaro, solo con lui si accendeva
di desiderio, solo per lui bruciava di passione, sempre e solo lui amava e
avrebbe amato…
Tu oggetto dei
miei voti, dei miei desideri!...
Nel tuo
abbraccio, mio amore,
è la
felicità eterna,
e da te lontana
l’esilio è fuoco che consuma.
“Sparisci Reika o ti distruggo con le mie mani. Questa volta non
avrò rimpianti a spaccarti quella faccia che ora odio” disse pieno
di rabbia e di disgusto.
“Ascoltami un’ultima volta, poi se vorrai, sparirò
per sempre. Io ti amo…”
“Bugiarda…smettila di mentire, ho sentito benissimo cosa
hai detto a Benji!”
Fu l’ennesima frustata, ma se lo meritava, eccome se se lo
meritava!
“Si é vero, ho detto a Benji che non ti amo e che ho fatto
tutto per il campionato, ed ero convinta fosse cosi
finché…finché non mi sono trovata alla stazione, a correre
come una pazza per paura di non fare in tempo …Ti prego Mark, credimi non
lasciare la squadra per me…non ne vale la pena…”
“Cos’è, hai fatto qualche altra scommessa, per veder
se riesci a farmi ritornare nella squadra?” ribatté lui con un
sorriso cinico, non disposto a credere a neanche una parola, ormai tristemente
consapevole di quanta crudeltà fosse capace quell’essere fatto a
immagine e somiglianza di un angelo.
“No…io sono qui perché…ho sbagliato
autobus”
“Ma che scusa é? Allora mi credi proprio stupido!Attenta
bambina che la corda l’hai già spezzata” ringhiò
oramai fuori di sé ponendosi a pochi centimetri dal volto di lei. Reika
sentì l’alito caldo del suo amore accarezzarle la fronte ed il suo
cuore cominciò a traboccare di felicità e speranza. Ma dovette
subito ritornare alla cruda realtà, nell’espressione del ragazzo
non vi era traccia né di amore né di affetto e non fu sorpresa,
di conseguenza, dalla violenta spinta con cui lui la allontanò.
“Smettila di prendermi in giro e vattene al diavolo… a cui
appartieni, demonio!”
“Ma non capisci? Non ti sto prendendo in giro!”
Reika era sconvolta. E non fece nulla per nasconderlo. Non avrebbe più
nascosto i suoi sentimenti né a lui, né a se stessa.
“Io non avevo capito di amarti sino a che non mi sono trovata
qui. Il mio cervello non aveva realizzato, ma il mio cuore si! È stato
lui a portarmi da te. Io l’ho capito solo quando mi sono ritrovata alla
stazione, in preda al panico perché avevo paura di non fare in tempo. E
non me ne importa niente se per venirti a dire che ti amo ho rinunciato al mio
unico sogno…unico prima di conoscere te…”
Reika non voleva cedere alle lacrime che ora bruciavano come spilli nei
suoi grandi occhi. Doveva essere forte e combattere quella battaglia sino alla
fine, quella battaglia di cui lei sola era l’artefice…
“Cosa vuoi dire?”
“Ecco cosa voglio dire” disse la ragazza alzando il viso
con fiero cipiglio, nonostante avesse la morte nel cuore, e facendo alcuni
passi verso il cestino dell’immondizia. Dopo un’ultima occhiata
alla cartellina ormai irreparabilmente strapazzata, la lasciò cadere
all’interno del contenitore.
“Questi erano i moduli per l’iscrizione. Io ho rinunciato
al mio sogno più grande per te. E se anche l’odio che leggo nei
tuoi occhi, mi dice che è stato tutto inutile, non mi pento della mia scelta.
Ho giocato col fuoco e mi sono scottata, prima o poi doveva accadere…non
sono onnipotente come credevo e l’amore mi ha colpito nel modo più
spietato… Ma questi sono problemi miei…ho sbagliato io sola, tu non
devi pagare per i miei errori, quindi ti prego torna dai tuoi compagni, non
lasciare la nazionale per causa mia…non mi merito niente. Me ne vado io
e…un giorno se puoi perdonami”
Fece alcuni passi all’indietro verso la ripida rampa di scale,
poi incapace di trattenere oltre lo strazio che le stava lacerando
l’anima, fuggì via. Lei, la fiera e altera Reika Price, fuggiva in
lacrime, piegata e annientata da quel terribile tormento che si era rivelato
essere l’amore.
Accasciata su una panca alla fermata del bus, Reika si asciugò inutilmente
le lacrime che irruente le rigavano le guance pallide, gocciolando sino a
bagnarle i pantaloni di lino beige. Maledì la sua ottusità e la
testardaggine con cui aveva ignorato tutti i chiari ed inequivocabili messaggi
che il suo corpo innamorato le aveva inviato incessantemente sin dal suo primo
incontro con Mark.
L’amore l’aveva avvolta con tutto il suo inebriante potere,
e lei non se né era resa conto, l’aveva scacciato, gettando al
vento il dono che gli uomini cercano a volte per tutta una vita. L’amore.
L’unica vera essenza che potesse dare senso e forma a quel vuoto
involucro che chiamano vita…
La voce, il calore, la forza, l’odore, tutto in Mark, aveva
risvegliato in lei sensazioni sconosciute e
uniche…l’amore…aveva chiuso gli occhi davanti alla sua magia…tutto
per il karate….
“Ah come lo odio! Non combatterò mai
più! Mai più!” pensò, straziata dai singhiozzi,
colpendo con un violento pugno il freddo acciaio della panca.
In fondo, però, era stato sempre il karate a farle conoscere
Mark. Ma anche glielo aveva fatto
perdere… Forse sarebbe stato meglio non conoscerlo mai. Come
poteva ora vivere senza di lui?
Le mie lacrime
hanno mostrato
Il mio pentimento
con eloquenza
I miei singhiozzi
a sufficienza
Palesano il
dolore dell’anima mia.
“Come faccio a fidarmi ancora di te?”
Reika, incredula, alzò la testa che, sino a quel momento, aveva
tenuto bassa, piegata sotto il peso della vergogna e del dolore. Per un attimo
si perse in quegli occhi profondi, che aveva temuto di non rivedere più.
Lui era lì, di fronte a lei, bello ed invincibile, come sempre. Lo
sguardo che poggiava dubbioso su di lei, era ancora duro e velato di rabbia, ma
era tornato indietro, da lei, e forse una speranza c’era ancora! Ma che
poteva rispondergli?
“Io… non lo so…credo tu debba rischiare” disse
incerta asciugandosi le lacrime con i dorsi delle mani.
“Come risposta non mi rassicura” disse lui sbuffando
scocciato, dando un calcio ad un bianco sassolino, facendolo volare lontano.
“E che altro ti posso dire? Ti ho già detto che ti amo e
che non posso vivere senza di te. Ti ho supplicato di non lasciarmi e ti ho
chiesto perdono, che altro posso fare, o dire, per convincerti?”
Mark era ad un bivio. Crederle? Dimenticare l’umiliazione subita?
No mai!
Rischiare? Per cosa poi? Per amore di quella ragazza che gli aveva
sempre mentito?
Per amore si fanno molte cose…
Ch’io possa
riscattarti con la vita, te che perdutamente
amo! Sii per me
clemente o crudele,
devota o
infedele…
già sicuro
è per te il mio perdono!
“Vieni qua” disse lui allargando rassegnato le forti
braccia.
Reika si gettò, aggrappandosi con tutta la sua forza, a quel
corpo che amava più di se stessa. L’aveva perdonata. Era disposto
a rischiare ancora. La ragazza, per un attimo, temette di morire di
felicità, mentre singhiozzante aspirava in estasi il maschio profumo di
lui avvolta dal suo calore, l’unico ormai in grado di scaldarle il cuore.
Non lo avrebbe deluso…mai più…non avrebbe mai dovuto
pentirsi di quell’atto di fiducia con cui l’aveva graziata, dando
un’altra importante possibilità al loro acerbo amore…
“Ed insomma ma che fai? Ti sei fatto segnare anche da
Bruce!” disse Holly avanzando perplesso verso il portiere numero due
della nazionale.
“Scusa Holly, ma io interrompo l’allenamento. Non ci sono
con la testa” rispose afflitto il ragazzo, slacciandosi i guanti con
gesti impacciati e distratti.
“Ed ascolta, io non dirò e non ti chiederò niente, ma
é giusto che la squadra sappia come stanno le cose” disse Holly
appoggiando amichevolmente una mano sulla spalla del portiere, e osservandolo
attento e comprensivo.
Ovviamente, Holly si stava riferendo all’assenza di Mark. Nessuna
aveva osato indagare o fare alcuna domanda, neanche Bruce era ansioso di sapere
quali erano le conseguenze della bravata di Reika, ma ormai tutti sospettavano
il peggio.
Ed scrutò incerto i volti dei suoi compagni che avevano fermato
il gioco e ora lo guardavano imbarazzati e tesi. Nessuno di loro voleva sentire
le cose che lui stava per dire, ma rimandare ancora non era più
possibile.
“Holly…” si decise infine.
“Come non detto Ed” lo interruppe Holly dandogli un rassicurante
colpetto sulla spalla e sorridendo alla figura che fieramente avanzava verso di
loro. Il portiere riconobbe solo in quell’istante il suo inseparabile
compagno “Mark…”
“Scusate il ritardo ragazzi. Ehi Ed, non mi è piaciuta per
niente la tua performance di poco
fa…vediamo di fare meglio ok?” disse giunto a pochi passi
dall’amico.
“Non succederà più” rispose il portiere incredulo
e felice.
“Ed ce l’hai ancora la lettera che ti ho dato
stamattina?” gli sussurrò in un orecchio Mark, un attimo prima che
Holly decretasse la ripresa del gioco.
“Si Mark”
“Beh..buttala”
“Con vero piacere!” esultò il portiere. Il suo
migliore amico era di nuovo in squadra e sembrava aver ritrovato tutta la sua
antica grinta!!
Mark stoppò di petto la palla passatagli con la consueta
precisione millimetrica da Danny. Scartò con un doppio dribbling gli
ultimi due difensori e tirò una cannonata in porta. La palla si
insaccò con violenza alle spalle di un allibito Benji che non aveva
neppure tentato il tuffo, tanto il tiro era stato potente e carico
d’effetto.
“Uao splendido goal! Non ti crucciare fratellone, era imparabile!”
strepitò rumorosamente Reika, saltellando entusiasta a bordo campo.
“Sempre la solita” borbottò Mark scuotendo la testa con
rassegnazione e avviandosi deciso verso la ragazza.
I giocatori seguirono ansiosi la veloce marcia dell’attaccante
verso la sorella del loro portiere, che inspiegabilmente sembrava non aver
compreso la gravità del suo comportamento.
Benji si affrettò a lasciare la sua porta, intenzionato a
difendere quella stupida ragazzina alla quale, comunque, più tardi, in
privato, non avrebbe risparmiato due sonori sculaccioni. Ma possibile che non
avesse capito di averla fatta grossa, e che Lenders era pericoloso?
“Ehi signorina, lo vuoi capire che non devi interrompere gli
allenamenti?” disse l’attaccante con un tono talmente inconsueto
che fece bloccare all’istante tutti i giocatori che stavano
sopraggiungendo per difendere la
ragazza.
“Scusa, scusa tigrotto, ma non ho saputo resistere” disse
lei piano, in modo che solo lui potesse udirla.
“E non chiamarmi così” esclamò Mark cercando
di non ridere e dandole un tenero pugnetto in testa per punizione.
“Uffa non sai fare altro che tirarmi pugni?” lo
provocò lei maliziosa passandogli le braccia attorno al robusto collo
abbronzato e sollevandosi sulle punte “Hai fatto un goal stupendo”
proseguì sfiorandogli, lieve come una carezza, le labbra carnose con le
sue.
“Ehi Reika, ma che stai facendo?” ruggì Benji
impietrito dallo stupore a pochi passi dalla sorella.
“Sto baciando il mio ragazzo, non posso Benji?” rispose lei
piccata, staccandosi a malincuore da Mark e fronteggiando il fratello con il
tipico scintillio di sfida negli occhi.
“RAGAZZO? Reika…che altro stai combinando…”
sbraitò furioso Benji per nulla intimorito dal tono della sorella, al quale tra
l’altro, era più che abituato.
“Nulla Benji, solo che mi sono accorta di essermi innamorata di
Mark”
“Innamorata di Lenders? Ma non se ne parla proprio per niente!
“
“Cosa vuoi fare Benji, decidere ancora tu per me?” lo
apostrofò sarcastica.
“Reika per favore, ancora mi devo far andar giù la storia
del karate…”
“Ah beh, se e per questo, ti puoi mettere il cuore in pace. Non
parteciperò alle nazionali!”
“No??!!?”
“No, non ho fatto in tempo a consegnare i
moduli…vedi…avevo una cosa più importante da fare..”
disse rivolgendo a Mark uno sguardo colmo d’amore, al quale
l’attaccante rispose con una rassegnata alzata di sopracciglia.
“Beh! Lenders almeno stavolta qualcosa di buono lo hai
fatto” borbottò Benji, calcandosi il cappello sugli occhi, troppo
sorpreso da quella valanga di novità per poter agire, e preferendo
quindi una momentanea ritirata.
Quella sera i ragazzi mangiarono tutti assieme nel ricercato ristorante
dell’albergo. Bruce moriva letteralmente dalla voglia di punzecchiare la
nuova coppietta formatasi tra lo stupore generale, ma non si fidava delle
reazioni di Lenders. Sebbene fosse innamorato, il prudente difensore
giapponese, non si fidava egualmente della Tigre e ai suoi occhi rimaneva
sempre un pericoloso individuo. Inoltre vi era anche la rabbia di Benji, pronta
ad esplodere al primo accenno a quell’assurda situazione. I due uomini,
caratterialmente più incompatibili sulla faccia della terra, stavano, a
causa di una donna, per dare inizio ad un’assidua frequentazione.
Benji in cuor suo, continuava disperatamente a sperare che si trattasse
di un altro capriccio della sorella, anche se sapeva benissimo che Reika era
molte cose, ma non certo capricciosa. E se diceva di essere innamorata di
Lenders, non c’erano dubbi che lo fosse. Ma che disdetta!
Reika terminò in silenzio la sua cena evitando di dare avvio ad
inutili e imbarazzanti spiegazioni che avrebbero irritato ancor più
Benji. Era consapevole dell’ira e della delusione del fratello, ma non
era disposta a rinunciare a Mark per una naturale ma inspiegabile avversione
tra i suoi due uomini. Li amava entrambi e loro, per amore suo, avrebbero
dovuto imparare a convivere.
Taciturna e indisturbata, si appartò nella terrazza dell’albergo,
avvolta nel buio della notte. Non aveva mangiato molto. Troppe cose le erano
successe quel giorno, il suo stomaco era ancora sottosopra. Si era innamorata.
Per la prima volta in vita sua aveva scoperto l’amore, il dolore di
perderlo e la gioia di ritrovarlo. Davvero troppo per un solo giorno…
“Oh amore… e io che ti credevo un’invenzione dei
poeti, e invece esisti davvero” bisbigliò alla luna che brillava
argentea in cielo.
“Cosa esiste davvero?”
Il suono caldo e melodioso di quella voce profonda, le fece correre un
brivido lungo la colonna vertebrale e il suo corpo reagì con la sua
solita intensità, non appena il braccio forte e virile di Mark le cinse
la vita afferrandola da dietro, appena sotto il seno.
“Mark mi hai spaventata! Non ti avevo sentito arrivare”
disse appoggiandosi fiduciosa al corpo massiccio di lui.
“Scusami tesoro. A cosa stavi pensando ad alta voce?”
La ragazza si voltò sempre avvolta dall’abbraccio di lui e
gli passò le dita tra i capelli tirandoglieli dolcemente.
“All’amore…a te…” disse offrendogli le
labbra.
Lui non se lo fece certo ripetere, e la baciò con trasporto,
solleticandole la schiena con lente e audaci carezze..
“Che ne diresti di continuare in un posto più
appartato?” chiese lui dopo qualche minuto, con voce impastata di
desiderio.
“Tipo?”
“In camera tua”
I due ragazzi, eccitati ed ansanti, giacevano strettamente avvinghiati
sull’imponente letto della camera d’albergo di Reika. Persa
nell’ennesimo lunghissimo bacio di Mark, la ragazza artigliò,
sconvolta dal piacere, la trapunta di morbida lana color crema, e quando
percepì la mano bollente di Mark insinuarsi esigente e possessiva sotto
la sua leggera maglietta di cotone, un gemito involontario le sfuggì
dalle labbra gonfie per gli audaci baci che i due amanti si stavano
vicendevolmente scambiando. Rabbrividì sino alle ossa quando lui le
slacciò il gancetto del reggiseno e strinse le sue dita affusolate attorno
alla morbida carne del suo seno destro. Ma Reika si costrinse ad uno sforzo
sovrumano, di cui non si sarebbe mai ritenuta capace: afferrò la mano di
Mark e la scostò dolcemente. Il ragazzo sorpreso e deluso da quel gesto
di rifiuto, smise di baciarla e la guardò interrogativo in attesa di una
spiegazione.
“Mark non la prendere come un’incertezza da parte mia. Io
ti amo e di questo sono sicura. Però per me é ancora troppo
presto per…si insomma, per fare l’amore. Io voglio vivere questa
nostra storia appieno, con calma. È troppo importante per me, non voglio
affrettare niente. E poi non avrei più il coraggio di guardare mio
fratello negli occhi…”
Mark, sino a quel momento disteso sopra di lei, si lasciò cadere
di fianco puntellandosi su un gomito. Rimase in silenzio alcuni istanti
evitando di guardare il seno di lei parzialmente scoperto, mosso dal respiro
irregolare della ragazza, conscio che, se per errore, avesse appoggiato gli
occhi su quella carne lattea e invitante, non si sarebbe più controllato
e la avrebbe fatta inevitabilmente sua .
“Ascolta Reika” disse infine alzandosi dal letto e
passandosi nervosamente una mano tra gli arruffati capelli corvini. “Non
ti devi giustificare. Prenditi tutto il tempo che vuoi. Sappi però che
ti amo e ti desidero da mor…”
“Reika apri immediatamente questa porta” urlò una
voce imperiosa oltre la pesante porta di noce della stanza che tremò
sotto i possenti pugni che Benji vi assestò con rabbia.
“Ma che fa?” esclamò Mark incredulo mentre Reika,
allibita, si risistemava i vestiti scarmigliati.
Benji urtò l’uscio con una potente spallata facendolo
scricchiolare paurosamente.
“Ma questo é fuori di testa! Butta giù la
porta!” disse Mark affrettandosi ad aprire.
“Ehi Price, ma sei scemo?” Mark si trovò davanti un
portiere furibondo pronto a caricare la seconda spallata, che avrebbe
senz’altro sfondato la porta.
“Lenders che ci fai qui? VAI SUBITO FUORI DA QUESTA
CAMERAAAAA” urlò Benji afferrando Mark per il colletto della
camicia e scaraventandolo oltre la porta nel corridoio.
L’attaccante giapponese non era certo disposto a sopportare un
affronto simile e si preparò a tirare un pugno all’odiato portiere,
ma si bloccò con il braccio a mezz’aria, oltre la spalla di Benji,
infatti, scorse gli incredibili occhi di Reika che lo imploravano di non
reagire. Stringendo rabbiosamente la mascella e diventando livido per lo sforzo
di controllarsi, la Tigre riuscì a quietarsi, completamente soggiogato
dalla volontà di quella donna, che ormai comandava ogni cellula del suo
corpo.
“Price sei ridicolo!”disse sbuffando rumorosamente nell’istante
in cui la porta gli veniva sbattuta in faccia con un sonoro tonfo.
“Benji ma che fai?” percepì Mark attraverso la porta.
“Mi metto a dormire e faresti bene a fare lo stesso”
“Ma nel mio letto?”
“Certo non ti lascio più sola”
“Benji ma non stai esagerando?”
“Zitta e dormi”
Mark non poté trattenere un sorriso divertito “Ma proprio
della sorella di quello scemo mi dovevo innamorare?”
Rientrò nella sua camera silenziosamente per non svegliare Ed
che dormiva nel letto accanto al suo, ma la precauzione fu inutile
perché il ragazzo era ancora sveglio.
“Ehi capitano” disse infatti “pensavo avresti passato
la notte in letti più…confortevoli”
“Bah si stava troppo stretti in tre”
“In tre?” chiese Ed perplesso.
“Si, non mi andava proprio di dormire con Benji”
Ed e Mark scoppiarono a ridere sino alle lacrime, calmandosi solo molto
tempo dopo.
2 mesi dopo…
“Ehi amore perché quella faccia?” chiese Reika contemplando
il volto imbronciato di Mark e sfiorandogli la guancia ruvida con la punta
delle dita.
L’altoparlante della stazione annunciò proprio in quel
momento l’imminente arrivo del treno diretto per Tokyo coprendo il
borbottio scontroso del ragazzo.
I mondiali Juniores erano terminati da due giorni, e il Giappone si era
fatto onore sconfiggendo alle finali la temibile Corea, diventando
l’indiscusso campione del mondo! I giocatori si apprestavano ora a
tornare alle rispettive città e agli impegni sportivi che dopo
l’estate li avrebbe visti di nuovo impegnati in campo, gli uni contro gli
altri, nel campionato nazionale. Le risate e gli ultimi scherzi dilagavano tra
i soddisfatti neo-campioni mondiali, solo il bomber giapponese sembrava non partecipare
all’ilarità generale, apparendo cupo e teso.
“Reika non capisco perché tu non voglia tornare a
Tokyo” ripeté nuovamente non appena l’altoparlante tacque.
“Ma Mark ne abbiamo parlato all’infinito. Io non posso fare
anche questo a Benji, non me lo perdonerebbe mai. Lo sai che non ha ancora
accettato che noi due stiamo insieme. E poi verrò a trovarti spesso, e
tu puoi venire da noi tutte le volte che vuoi. In fondo Tokyo-Fujiawa sono solo
tre ore di macchina”
“Ti amo” capitolò infine, rassegnato di fronte alla
determinazione della sua ragazza.
“Ti amo tanto anch’io” rispose lei abbracciandolo forte, pochi minuti prima che lui scomparisse all’interno del vagone.
CAPITOLO 13. EPILOGO
Prima di lasciarvi alla conclusione della mia ff, mi sembra doveroso
avvertirvi che vi é descritta la prima notte d’amore tra Mark e
Reika. Mi sono un po’ dilungata nei particolari…si lo so potevo risparmiarmelo...ma
questa ff mi è nata così. Si é sviluppata piuttosto
autonomamente, e io non me la sono sentita di autocensurarmi. Non credo sia
giusto vietarla ai minori per un’unica scena di sesso, e perciò
non lo farò. Se qualcuno di voi e disturbato da certe scene, vi prego di
saltare tutta la prima parte ed andare direttamente alla conclusione. I versi
che ho introdotto nella ff sono tutti tratti, alcuni integralmente altri
leggermente modificati per adattarli al contesto, da “Le mille e una
Notte”. Grazie per aver letto sino a qui. Spero di regalarvi un finale
all’altezza! Buona lettura. Akiko-chan.
Un anno e quattro mesi
dopo (circa)…
“Benji allora come sto?” chiese Reika
facendo un’elegante piroetta su se stessa, per consentire al fratello una
completa visuale del suo vestito per la festa.
Si era innamorata di quell’abito non appena la
commessa glielo aveva posto tra le mani. E una volta indossato, non ebbe
proprio più alcun dubbio. Il tessuto, di delicata seta bianca, era
adornato da sottilissimi fili argentati che si intrecciavano sinuosi attorno
all’audace scollatura e alla vita sottile. La gonna scendeva leggera e
vaporosa sino alle caviglie formando, dal ginocchio in giù, delle
elegantissime pieghe. Era semplice nel complesso, ma molto raffinato e sobrio,
l’unica nota provocante era costituita dalla scollatura profonda, e le
spalline sottili che lasciavano abbondantemente scoperte le spalle. Era proprio
l’ideale per festeggiare il suo diciottesimo compleanno. Aveva sistemato
i lunghissimi capelli in un’acconciatura alta, tenuta da una coroncina
bianca, due lunghe ciocche le scendevano davanti e le punte, leggermente
arricciate, le accarezzavano i fianchi.
“Veramente…non é troppo
scollato?” disse il fratello fissando perplesso la figura sensuale della
sorella, evidenziata da quell’impalpabile stoffa. Ma era proprio la sua
piccola mocciosa, quella creatura incantevole? E come poteva un angelo simile essersi
innamorato perdutamente di un burino come Lenders? Era ormai un anno e mezzo
che quella storia andava avanti, e Benji ancora non se ne era fatto una
ragione. Aveva assistito impotente allo sbocciare e fiorire di quel sentimento
forte e puro che indubbiamente univa sua sorella a Mark.
“Ma non si
poteva innamorare di Tom? Di Holly? Di qualsiasi altro individuo?”
pensò sospirando rassegnato.
Reika sbirciò il fratello di sottecchi e non le
ci volle molto per indovinarne i pensieri “Ah no Benji! Stasera niente
frecciatine velenose e niente scherzi. È il mio compleanno e Mark
é il mio ragazzo. Stasera ti comporterai bene? Me lo prometti? Lo farai
per me?” disse prendendo dolcemente il volto del fratello tra le mani e alzandosi
sulle punte per dargli un tenero bacino sulla punta del naso.
“Si te lo prometto. Ma sapessi quanto mi
costa…” disse lui stringendo i denti, completamente soggiogato
dalla dolcezza della sorella. Accidenti! Sapeva sempre come farlo capitolare!
“Mi dispiace Benji chiederti tanto, ma io lo
amo. E se provaste a parlarvi una volta, invece di prendervi a pugni, magari
potreste…diventare amici” insistette la ragazza, sistemando la
cravatta a righe che completava l’elegante abito grigio antracite del fratello.
“Ma é sempre lui a provocarmi”
“Sì sì, e lui dice lo stesso.
Basta non mi intrometto più, con voi è peggio di una battaglia
contro i mulini a vento! Fate come
volete, ma stasera niente pugni intesi? Andiamo, ho sentito un’auto.
Stanno cominciando ad arrivare i miei invitati” esultò prendendo
il fratello per mano e andando a ricevere i primi arrivati. In breve,
arrivarono tutti gli altri componenti della nazionale con rispettive compagne,
e molti altri amici di Reika.
Ma la ragazza attendeva impaziente l’arrivo di
una persona in particolare, che era in leggero ritardo. Guardò
nervosamente l’orologio di oro bianco, regalo di compleanno di Benji.
“Ehi tesoro aspetti qualcuno? E chi é
quel bruto che fa aspettare una donna così bella?” chiese Mark materializzandosi
alle spalle della ragazza e poggiandole un lievissimo bacio su una tempia.
“Sei qui!” disse lei girandosi e
abbandonandosi languida tra le sue braccia.
“Oh Reika sei bellissima. Togli il fiato”
cinguettò Marie, comparendo alle spalle del fratello insieme ad Ed e
Danny.
“Si” borbottò Mark “Ma non
é troppo scollato quel vestito?” disse scostandola un po’ da
sé per osservarla meglio
Reika gli rivolse uno sguardo truce“Ehi sempre
d’accordo con mio fratello tu!”
Forse era meglio che quei due non si potessero vedere,
erano cosi simili, che se si fossero coalizzati, le avrebbero reso la vita
impossibile! Uno più geloso dell’altro!
“Non capisco cosa c’entri Benji…comunque
dov’é, che gli vado a dare un salutino?”
“Attento Mark! Stasera niente scherzi” lo
ammonì la ragazza prima di allontanarsi, richiamata da un gruppo di
invitati.
La festa proseguì nel migliore dei modi, Benji
e Mark si evitavano il più possibile, mentre i numerosi ospiti
familiarizzavano attorno al fornitissimo buffet e le coppiette si dilettavano
nelle danze.
Reika era molto impegnata a soddisfare le richieste
dei suoi invitati, tutti desiderosi di ballare con la bellissima
neo-diciottenne. In quel momento, la ragazza si stava lasciando trasportare
beatamente dalle note languide di un lento, teneramente cinta da Tom. Il
giovane centrocampista giapponese era uno dei suoi più cari amici, lei
lo apprezzava per la sua bontà d’animo e per la sua saggezza. Il
ragazzo era, infatti, sempre foriero di buoni consigli e, in quel momento, aveva
proprio bisogno dell’ aiuto dell’ amico.
“Tom senti devo chiederti un consiglio un po’…imbarazzante…”
cominciò, facendosi coraggio
“Dimmi Reika”
“Ecco io vorrei …si insomma…tu sai
com’é Benji…é iperprotettivo, asfissiante,
soprattutto quando si tratta di Mark. Io questa notte….si
insomma…vorrei che Benji non si intromettesse…e dai non guardarmi
così…e… Tom… non ridere…hai capito no?”
“Sì certo” disse il ragazzo
incapace di trattenere le risa.
Per Reika non era facile la vita con Benji da quando
si era fidanzata con l’attaccante giapponese. Ogni volta che Mark la
andava a trovare, Benji non li lasciava un attimo, e non le aveva mai permesso
di andare a Tokyo da sola. O accompagnata da lui, o da qualche domestico, che
aveva le precise istruzioni di non lasciarla mai sola.
“Dai Tom smettila di ridere” lo riprese
nuovamente la ragazza, stringendosi di più contro l’amico per
farlo smettere di ridere“È una situazione così
imbarazzante, tu non ne hai idea! Come posso fare?”
Tom la guardò con i suoi immensi occhi color
nocciola e si fece improvvisamente serio. Quella creatura che gli stava
momentaneamente tra le braccia, non era più la bambina rompiscatole che
pedinava il fratello agli allenamenti, ormai era una giovane donna innamorata
ed era giusto che vivesse la sua vita sino in fondo, come credeva fosse meglio.
“Allora ti svelo un segreto che solo io so.
Fatti aiutare da Patty…” le bisbigliò lui all’orecchio.
“Patty? E che c’entra Patty?”
“Indovina? Su, sei una ragazza
sveglia…”
“Patty? Benji? Ma io credevo che Patty non
vedesse altri che Holly…”
“Eh ma che vuoi…i tempi cambiano…le
persone cambiano…”
La ragazza rimase allibita nell’apprendere la
notizia della relazione clandestina tra il fratello e Patty. Ma non era certo intenzionata
a sindacare sulla vita privata di Benji, semmai era lui che avrebbe dovuto
imparare ad intromettersi di meno nella sua, ed inoltre era un altro il
pensiero che la tormentava…
“Oh Tom ti adoro” disse Reika con impeto
stringendo forte il ragazzo, e baciandolo calorosamente su una guancia
perfettamente sbarbata.
Il fuoco della gelosia stava divorando il ragazzo
rigidamente appoggiato allo stipite marmoreo della porta che dalla sala da
ballo portava alla veranda. Mark contrasse nervosamente i muscoli della
mascella e strinse tra le dita, sino a farlo scricchiolare, il panciuto calice
colmo a metà di liquido ambrato. Stava meditando di fare poltiglia del
dolce attaccante, quando la figura angelica di Reika gli si materializzò
accanto. Avvolta da quell’impalpabile abito bianco, dai riflessi
argentati, assomigliava ad un cherubino appena sceso dal cielo. Mark trattenne
il respiro quando la ragazza gli prese la mano abbronzata stringendola tra le
sue, minute e candide come la luna.
Lo trascinò fuori nel parco della villa,
abbondantemente illuminato in occasione della festa di compleanno. Saggiamente,
Reika non chiese spiegazioni per quel volto teso e l’aria minacciosa,
conosceva bene il suo uomo, sapeva che stava meditando l’omicidio di Tom,
ma sapeva bene come evitare una spiacevole ed inutile discussione.
“Baciami amore” disse languida aderendo
totalmente al corpo di lui in un sensualissimo abbraccio, offrendogli le labbra
già dischiuse, pronte ad accoglierlo.
Mark emise un suono gutturale indistinguibile, forse
una debole protesta, soffocata sul nascere dal desiderio impellente che aveva
di lei, quindi ubbidì compiacente al comando della sua donna.
“Ti amo tanto lo sai?” bisbigliò
lei alla fine di quel lungo e passionale bacio, tirandolo verso di sé in
modo da poter appoggiare la sua fronte candida su quella lievemente corrucciata
di lui.
“Uh” mugugnò il ragazzo mentre le
stilettate della gelosia riprendevano a tormentarlo “Non mi pareva
proprio mentre ti strusciavi contro quella donnicciola di Tom!”
“Non essere geloso. Tom é solo un amico
che mi ha dato un consiglio prezioso. Lo dovresti ringraziare anche tu”
rise divertita cingendogli i fianchi stretti e attirandolo contro di sé.
“Ma che stai dicendo? Che consiglio?”
chiese dubbioso.
“Lo scoprirai presto” tagliò corto,
tappandogli la bocca con un altro dolcissimo bacio che fece dimenticare alla
Tigre qualsiasi infondato sospetto.
“Mark é l’ora del taglio della
torta. Mi spiace ma dobbiamo rientrare” disse la ragazza staccandosi a
malincuore dopo alcuni lunghissimi minuti.
“Si però prima chiudi gli occhi”
“Cosa?!?!?”
“Chiudi gli occhi”
“Va bene, ma che fai?” chiese Reika
curiosa. Lo sentì appostarsi alle sue spalle, far scattare una serratura
metallica e, pochi istanti, dopo passarle qualcosa di freddo attorno al collo.
Le mani bollenti di Mark armeggiarono alla base della sua nuca e quell’innocente
contatto fu sufficiente a farle tremare le gambe.
“Buon compleanno amore” disse lui
baciandole teneramente una spalla nuda. Reika sussultò pervasa da un
piacere primordiale che le fece desiderare di saltargli addosso e appartenergli
lì, sull’umida erba del giardino.
Aprì gli occhi lentamente, costringendosi a
scacciare quegli istinti poco signorili, tastò con mano leggermente
tremante la splendida collana d’oro bianco che le ricadeva morbida sul
petto terminando, proprio sopra l’attaccatura del seno, con uno splendido
rubino contornato da minuscoli diamanti.
“Mark é bellissima…”
riuscì a dire con voce spezzata dall’emozione.
“Tu sei bellissima, ma ora entriamo, lo sai che
non sono fatto per queste cose” borbottò lui trascinandola verso
la sala da ballo. Per quanto lo riguardava, la sua parte d’innamorato
sdolcinato l’aveva fatta e per un bel po’ si sarebbe dovuta
accontentare!
“Dai Reika esprimi un desiderio prima di
spegnere le candeline” le urlò Julian tentando di sovrastare il
chiacchierio assordante degli ospiti, resi più disinvolti dalle coppe di
ottimo vino che Benji aveva personalmente scelto tra le bottiglie della cantina
di famiglia.
Magicamente nella sala vi fu silenzio, tutta
l’attenzione venne convogliata sulla giovane donna che si accingeva spegnere le diciotto candeline di cera
rosa poste su una splendida torta colma di frutta e deliziosa panna.
Un desiderio? E che poteva volere di più dalla
vita? Ma sì…certo!
Spense le sue diciotto candeline con un unico soffio,
e l’applauso scoppiò scrosciante nella grande sala da ballo di
villa Price.
“Discorso, discorso…” la incitarono
gli amici
“Sì sono pronta, me lo sono preparato!
Che credevate, di prendermi impreparata? Mai! Allora…intanto voglio
ringraziare tutti i presenti per essere qui, e fare un grosso in bocca al lupo
alla nostra nazionale di calcio, che tra un mese inizierà i campionati
asiatici. Anche se non ne avete bisogno. Con Benji in porta, e Mark in attacco,
e tutti voi, non c’è speranza per nessuno! E inoltre…”
si interruppe un attimo per lanciare un’occhiata indecifrabile prima a
Benji e poi a Mark “tra un mese aprono le iscrizioni per il nuovo campionato
di karate…e questa volta nessuno, ma proprio nessuno, mi fermerà…”
“E te pareva. Ci risiamo con questa
storia…” brontolò Benji accasciandosi comicamente su una
sedia e accendendo l’ilarità generale, i compagni di squadra,
infatti, non riuscirono a trattenersi di fronte all’espressione
sconsolata del loro impassibile portiere.
La festa si dilungò per buona parte della notte
e le prime luci dell’alba stavano già tingendo l’orizzonte
di rosa, quando Reika si accomiatò dagli ultimi ospiti. Molti di questi
avrebbero trascorso il resto della nottata a villa Price e quindi a poco a poco
tutti si ritirarono nelle stanze degli ospiti assegnate ai ragazzi giunti da
fuori città.
Reika chiuse la porta della camera di Julian ed Amy, dopo
aver augurato ai due amici la buona notte, e vide in fondo al corridoio, Patty
che sgattaiolava furtivamente nella camera di Benji.
Poco dopo il taglio della torta Reika si era appartata
con l’amica e le due ragazze avevano avuto una lunga ed interessante
discussione…
Si avviò trepidante ed incerta verso la stanza
che Mark occupava abitualmente quando soggiornava a Fujiawa.
Desiderava stare con lui più di qualsiasi altra
cosa al mondo, ma la paura per quello che stava per accadere le faceva sudare
le mani e piccoli tremiti le percorrevano il corpo.
Bussò piano ma non ricevette alcuna risposta.
Aprì la porta ed entrò nella stanza appena illuminata dalla fioca
luce del giorno che a fatica si infiltrava tra le pesanti tende leggermente
scostate. Girò la chiave e fece scattare la serratura metallica dietro
di sé.
La portafinestra che dava sul terrazzo, era aperta, e
nell’aria si percepiva il tenue profumo delle foglie autunnali. Si
avvicinò alla veranda e scostò silenziosamente
l’ingombrante tendaggio.
Mark era completamente scalzo, si era tolto la giacca
e la cravatta e aveva arrotolato le maniche della camicia sino ai gomiti,
scoprendo così i fasci muscolari tesi e potenti degli avambracci. Reika
sorrise impercettibilmente alle spalle del ragazzo. Quella sera si era dovuto
vestire elegantemente e questa era una costrizione che lui non amava per
niente. Era un po’ selvaggio il suo amore. Beh…era una tigre no? Indomita,
imprevedibile e pericolosa…
La ragazza si spostò leggermente di lato per
poter scorgere il fiero profilo della sua Tigre. Era bellissimo così assorto,
con lo sguardo intento ad osservare un qualcosa d’indefinito, che solo
lui poteva vedere, e i capelli ribelli scompigliati dal leggero vento
autunnale.
Mark sussultò accorgendosi solo in quel momento
della presenza della ragazza a pochi passi da lui “Reika?!?!Che ci fai qui?”
le chiese stupito.
“Ehm…ho bussato ma non mi hai
sentito…a cosa stavi pensando così intensamente?” gli chiese,
annullando anche quel poco spazio che li separava e appoggiando il capo, ancora
elegantemente acconciato, al petto di lui.
“Meglio che non te lo dica” mormorò
il ragazzo aspirando il fresco profumo che emanavano i suoi capelli dorati.
“E perché no? Stavi pensando ad
un’altra?” chiese lei mettendo il broncio, ma senza accennare minimamente
a staccarsi da quella dolcissima posizione.
“Ma non dire scemenze. Come faccio a pensare ad
un’altra quando ho te? Vuoi proprio che ti dica a cosa stavo pensando?”
disse impulsivamente cingendole la vita “A te… a stasera… a
quanto sei bella con questo vestito… e …a quanta voglia avrei di
togliertelo…”
Mark era convinto che dopo una dichiarazione tanto
diretta, la ragazza si sarebbe data ad una prudente ritirata o che almeno
avrebbe tentato di porre una qualche distanza tra i loro corpi, invece la
sentì stringersi ancora più a lui e sospirare deliziata.
Rimase ancor più stupito quando incrociando gli
incredibili occhi color del mare di lei, vi scorse una trepidante attesa e sentì
le sue braccia flessuose cingergli il collo mentre si sollevava sulle punte per
deporgli un tenero bacio a fior di labbra. Credette di morire di piacere,
quando lei gli affondò le dita tra i capelli scuri e ribelli e, con la
punta della lingua, disegnò il contorno delle sue labbra accaldate.
Sconvolto da quell’erotica tortura,
lasciò che il suo corpo reagisse prepotente, stanco di soffocare il
desiderio che gli infiammava il sangue. Afferrò Reika per i fianchi e la
fece aderire al suo bacino, facendole sentire quale era stata la conseguenza
del suo conturbante atteggiamento.
Imprigionò la lingua di lei tra le labbra e
gliela mordicchiò teneramente, poi, incapace di rimandare ancora, invase
quella dolce bocca, che ogni volta gli faceva provare sensazioni uniche.
“Reika amore…” sussurrò lui
con la voce impastata di desiderio mentre le sue mani scendevano esigenti sulle
natiche di lei.
“Vieni andiamo dentro” gli disse
conducendolo, per mano, sino ai piedi del letto.
Seducente e provocante, slacciò i primi bottoni
della camicia di Mark scoprendo così i pettorali scultorei. Rapita dalla
perfezione della pelle di lui, dalla potenza maschia che quell’uomo
emanava, assaporò estasiata il petto virile della sua Tigre, soffermandosi
a lungo a stuzzicarne i capezzoli piccoli e contornati da una soffice peluria.
Mark, travolto dal vortice di passione che le mani e la
bocca di lei alimentavano, si riscosse solo quando sentì la camicia
scivolargli dalle spalle e cadere a terra silenziosamente. Non ce la faceva
più a controllarsi, questa volta Reika aveva innescato un gioco troppo
pericoloso e non era disposto a rinunciare alle delizie che gli stava facendo pregustare,
però…
“Reika…Benji…” mormorò
con la mente ormai parzialmente annebbiata dal desiderio.
Lei lo guardò con una strana luce birichina
negli occhi “Tranquillo amore, non ci disturberà questa volta. Gli
ho messo una guardia speciale su consiglio di Tom….”
“Tom? Guardia…Aspetta non voglio sapere,
mi racconterai poi…ora non capirei niente comunque…” concluse
il ragazzo bramoso di ricambiare la dolce tortura a cui era stato sottoposto.
Fece scorrere la mano sul vestito di lei, sino ad incontrare la lampo che si affrettò ad
abbassare. L’abito scivolò via da
quel corpo perfetto con incredibile facilità, depositandosi a terra con
un sommesso fruscio. La prorompente bellezza di lei era lì, davanti ai
suoi occhi, quel meraviglioso corpo era celato solo da un sottilissimo strato
di pizzo bianco che ne ricopriva l’intimità.
Corpo
perfetto è il tuo!
Se
la paragono al ramoscello tenero del ciliegio,
ti
calunnio e mi macchio la coscienza
di
una colpa imperdonabile.
Perché
il ciliegio non ha bellezza
se
non rivestito di fiori,
mentre
tu sei ancor più bella
nella
completa nudità!
Mark trattenne il respiro di fronte a tanta grazia,
toccò quella pelle serica con delicatezza come se avesse paura di
rovinare in qualche modo quella dea perfetta.
Ma lei non era disposta ad accontentarsi di timide
carezze appena accennate, voleva sentire le mani di lui affondare
prepotentemente sul suo corpo, voleva essere straziata dai suoi baci, voleva
bruciare tra le fiamme della passione della sua Tigre.
Avida e bramosa premette i seni nudi ed eccitati sul
petto di lui facendolo gemere di piacere mentre le loro bocche si fondevano,
calde e languide, in un altro lungo bacio.
Le mani di Mark percorsero le spalle, la schiena, i
fianchi, i glutei di Reika, facendosi via via meno delicate, man mano che la
passione si impadroniva di lui. L’esigenza di unirsi a lei imperava ormai
nel focoso ragazzo e a Reika questo non dispiaceva per niente.
Con mani ferme, nonostante il tumulto delle sue
emozioni, slacciò i pantaloni di Mark, insinuando la mano per sentire la
virilità di lui spingere prepotentemente sotto le sue dita.
“Oh Reika…che fai….che mi fai amore
mio” ansimò sollevandola da terra e deponendola sul letto. In
breve, lui si liberò dei calzoni già slacciati e si distese sopra
quel corpo morbido in trepidante attesa sul grande letto. La sovrastò, violento e avido,
esplorando con le mani e con la bocca ogni angolo della sua pelle,
catapultandola in un abisso di voluttà senza fine.
Gemiti di piacere le sfuggirono incontrollati quando,
la mano bronzea di lui scivolò sul suo ventre piatto, soffermandosi a
cincischiare col suo ombelico, per poi scendere giù ad abbassarle le
mutandine.
La sentì fremere sotto il suo tocco, e
affondargli le mani nei capelli, tirandoglieli con forza, contratta dal
desiderio, nell’attesa che lui proseguisse quella sua ardita
esplorazione.
La penetrò delicatamente con un dito,
affondando lentamente in lei, impazzendo al contatto con la sua intima parete
che, calda e bagnata, gli avvolgeva la mano.
“Oh Mark non ti fermare…se smetti
muoio” implorò tremando da capo a piedi.
“Non ho nessuna intenzione di
fermarmi…angelo mio” le sussurrò malizioso con una luce
compiaciuta negli occhi.
Mi
hai mostrato la dolcezza del tuo giogo
e
ora più nessuno mi convincerà a scostarmi da te
La
tua bellezza, feconda di benefici,
è
d’ora in avanti padrona del mio cuore!
Il
tuo schiavo sono ora signora,
e
tremo qui dinnanzi a te.
Desiderosa di ricambiare, almeno in parte, il
divorante piacere che Mark le stava donando, Reika esplorò curiosa e
tentatrice, il corpo caldo ed eccitato del suo uomo. Fece lentamente scivolare
la mano sul torace ansante di lui, piano sino al ventre piatto, per poi
stringere con cautela quella virilità maschia, di cui ormai aveva un vitale
bisogno.
Oh
questo desiderio di te, che in me
non
fa che crescere giorno dopo giorno!
Vedi
come imperi a tuo piacere
nel
mio cuore, simile ad un tiranno!
Mark fermò la mano di Reika che ritmicamente si
muoveva su di lui, allontanandola da sé con gesto dolce ma deciso. Lei
lo osservò turbata chiedendosi che cosa avesse fatto di sbagliato, ma il
ragazzo la rassicurò, annullando ogni sua perplessità, con tanti
teneri baci sul viso e sulle palpebre.
Non voleva e non poteva perdere del tutto il controllo.
Doveva stare attento, la sua passionalità non doveva assolutamente
prendere il sopravvento, Reika era forte, questo lo sapeva bene, ma era anche
delicata, come tutte le donne, la prima volta che si aprono all’amore.
La baciò teneramente un’altra volta tentando
di rilassarla. Si posizionò meglio sopra di lei facendole divaricare
lentamente le gambe. La ragazza si irrigidì involontariamente quando il
suo uomo la sovrastò con il suo imponente fisico.
“Su amore non ti farò male, sta
tranquilla” le sussurrò cercando di tranquillizzarla, baciandole
il viso e il collo.
Diede una leggera spinta ed incontrò subito
resistenza. La ragazza era tesa e sudata, e lui si fermò un attimo,
indeciso. Ma l’istinto fu più forte, e diede una seconda spinta,
lei soffocò un urlo contro il suo petto, e Mark sgranò gli occhi
spaventato. Tanta fu la sorpresa, mista a piacere, che lo travolse quando
Reika, afferrandolo per i glutei lo spinse dentro di sé, con forza,
facendolo affondare in lei, sino in fondo.
Mark perse abbandonò definitivamente ogni
controllo e iniziò a muoversi dentro quel corpo che adorava, con tutta
la passione che aveva sino a quel momento represso…
Hitachi-ota
Un mese
dopo…
Reika uscì dall’ambulatorio del medico
sportivo avviandosi a capo chino lungo il corridoio pesantemente impregnato
dell’odore tipico degli ospedali, un misto di medicinali e disinfettante.
Una lacrima solitaria rigò la guancia esangue
della ragazza, scendendo indisturbata lungo il profilo del mento e formando una
minuscola macchia sul maglione di spessa lana. La asciugò distrattamente
col dorso della mano, prima di sollevare il bavero del cappotto per proteggersi
dal tagliente vento di inizio inverno.
“Ehi Benji” esclamò Bruce rivolto
al compagno seduto poco lontano da lui tra Philip e Tom “Tua sorella oggi
aveva la visita sportiva per partecipare alle selezioni di karate”
“Già” rispose il ragazzo di umore
più nero del solito.
“E dai Benji smettila di essere così
apprensivo. Tra te e Mark le avete fatto una testa come una mongolfiera a quella
poveretta” disse Tom scrutando preoccupato i due compagni di squadra.
“Già…” ripeté atono Benji.
“Con lei non c’é niente da fare. Ci
siamo dovuti arrendere” commentò Mark sollevando le braccia in un
segno di totale rassegnazione.
“Sì perché tu non sei neanche in
grado di tener testa alla tua ragazza, Lenders” lo aggredì Benji
duro.
“Ehi Price non rompere le palle. Manco tu le
tieni testa, mi sembra di capire”
“Beh potevi inventarti qualcosa!” insistette
il portiere sempre sullo stesso tono provocatorio.
“E cosa? La legavo e segregavo in cantina per
mesi?”
“Qualsiasi cosa…possibile
che…”
“Ehi Benji dacci un taglio! Se non sbaglio due
anni fa te l’ho salvato io il culo, dal momento che tu non sei riuscito a
far altro che fare ridicole scommesse, sulla pelle altrui, che tra
l’altro hai anche clamorosamente perso!”
“Lenders questa me la paghi…”
“Ehi state buoni sta arrivando” disse
Patty mettendoli a tacere e indicando con un cenno del capo la ragazza bionda che
avanzava disinvolta con un enorme frappè alla fragola in mano.
“Ciao a tutti” salutò Reika
allegramente “Che facce, di che si discute?” chiese accomodandosi
vicino a Mark.
“Ah di…schemi di gioco” mentì
prontamente Ed
“Uh” mugugnò Reika sorseggiando deliziata
il suo frappè.
“Allora siete pronti a vincere il
campionato?” chiese la ragazza.
“Certo che domande!” le risposero
più voci allegre e agguerrite.
“E tu Reika sei pronta a vincere il tuo di
campionato? Perché vincerai vero?” le chiese Bruce ritenendo che
quei due zucconi dovessero una volta per tutte accettare la decisione della
ragazza, e cominciare a rispettare ed incoraggiare le sue scelte.
“Beh veramente…”esitò lei.
“Ma certo che vincerà” la interruppe
Ed “ L’ho allenata personalmente e vi assicuro che non ci sono
molti uomini in grado di tenerle testa”
“Sì anche io so che vincerai” le
sorrise dolcemente Tom rivolgendole uno sguardo pieno di fiducia ed affetto.
“Calma, calma ragazzi! Io vi ringrazio per tutta
questa fiducia ma…credo dovrete tenervi la curiosità..”
“Che vuoi dire?” chiese allarmato Benji.
“Che non parteciperò ai campionati di
karate, contento Benji?” lo apostrofò Reika impassibile, fissando
il fratello.
“E perché?…Un attimo…oggi avevi
la visita sportiva…Reika…c’é qualcosa che non va?”
chiese improvvisamente ansioso Mark, afferrandola per le spalle e costringendola
a guardarlo in faccia.
Il cuore del ragazzo iniziò a martellare
dolorosamente quando notò le lacrime a forza trattenute che riempivano
gli occhi della ragazza. Ma perché quella donna, come il fratello, era
in grado di mascherare in quel modo le emozioni? Stava piangendo, eppure
né la voce, né l’espressione del volto, lasciavano intuire
alcunché!
La ragazza si sciolse dalla salda presa di lui e dopo
aver bevuto un altro lungo sorso di frappè, disse impassibile“Non
ti allarmare, non è niente di grave… Sono solo incinta”
Cosa? Aveva capito bene? Era incinta? E lo diceva
così, fredda e distaccata come se dicesse “Ho il raffreddore”? No, sicuramente non aveva capito.
“Reika non ho capito” disse allibito il
giovane attaccante.
“Siamo lentini eh? Sono incinta Mark. Aspettiamo
un bambino” ripeté la ragazza tralasciando definitivamente la sua
bibita e guardando dritto negli occhi il suo fidanzato, incurante delle lacrime
che ora scendevano indisturbate dai profondi occhi blu.
Il silenzio avvolse la rivelazione della ragazza,
Benji boccheggiava a capotavola come un pesce fuor d’acqua aprendo e
richiudendo la bocca senza che alcun suono ne uscisse.
“Reika ..mi dispiace…”
balbettò Mark confuso e incapace di dare un senso logico alle parole e
al comportamento della ragazza. Un bambino? E lei piangeva disperata?Un bambino
suo? Loro?
“Ti dispiace!?!?” chiese lei incredula
sgranando i bellissimi occhi, resi ancor più intensi dalle lacrime e
dalla forte emozione.
“Sì ..cioè…tu piangi…”
“Sì piango amore mio, ma…io
piango…di
felicitààààààààà”
urlò la ragazza saltandogli al collo e affondandogli il volto bagnato
nell’ampio petto, ritrovando all’istante tutta la sicurezza e la
protezione che solo la sua Tigre sapeva infondergli.
“Amore…ti amo…un
bambino…” Mark mormorò confuso delle frasi sconnesse mentre
aspirava il profumo dolce e intenso dei capelli di lei.
Il momento di estasi dei due prossimi genitori venne
interrotto da una voce colma d’ira repressa e rimprovero “Lenders
che hai fatto a mia sorella?” tuonò Benji alzandosi ed ergendosi
in tutta la sua imponente stazza.
“Price…prova ad indovinare. Magari ci
arrivi da solo” lo provocò l’attaccante, infastidito dal
tono poco consono alla notizia del suo “tanto amato cognato”.
“Lenders…”ruggì Benji
avvicinandosi minacciosamente.
“Oh basta voi due! Non vi sopporto più”
lo bloccò Reika dura ma ancora con quell’immensa felicità
che le trasfigurava il volto, rendendola simile ad un cherubino alato.
“E il karate? Ti dispiace tanto?” le chiese
Mark ignorando l’odioso portiere che era ritornato al suo posto e si
stava calcando rabbiosamente il cappellino in testa.
“Oh non ti preoccupare tra due anni
ritenterò. E poi ora ho un piccolo karateca da allenare…”
“Eh no cara, non se ne parla. Sarà un calciatore..”
“Ok, allora sarà un portiere karateca
come Ed”
“Ma neanche per sogno! Portieri in famiglia, uno
basta e avanza” concluse Mark facendo ridere l’intera squadra e
sciogliendo definitivamente la tensione che si era creata.
“Lenders…” tuonò il solito
Benji.
“Quanto é noioso questo qui! Reika
aspetti un attimo? Vado a risolvere una questione di… famiglia”
disse il bomber giapponese alzandosi, imitato all’istante dall’irascibile
portiere.
I due ragazzi si avviarono in silenzio verso
l’uscita seguiti dallo sguardo perplesso dei compagni.
“E…Reika non credi sia il caso di
fermarli?”chiese incerto Julian Ross dando voce al pensiero che
serpeggiava comune tra i componenti della nazionale.
“No, lasciali fare. Due duri come loro non
possono smentirsi di fronte ad un innocente bebè e…
soprattutto…non possono far vedere che anche loro sanno…piangere!”
concluse la ragazza accogliendo felice le calorose congratulazioni degli amici,
con il cuore traboccante di amore per il suo uomo e quella nuova vita che si stava
lentamente formando dentro di lei.
Una volta che due cuori sono divenuti
uno dell’altro, e l’amore li ha l’un
l’altro asserviti,
non hanno che da arrendersi compiacenti,
perché hanno conquistato quella fuggevole
chimera
che chiamano felicità
THE END