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Autore: Klowl    15/07/2011    1 recensioni
[FuuxMugen] Raccolta di tutti i momenti FuuxMugen dell'Anime e del Manga.
La Storia non segue gli ordini degli episodi.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#Sorpresa#

 

“Ma perché non capisci?” urlò Fuu, in preda alla disperazione.

La catena al suo collo sembrava diventare sempre più pesante. 

Il colpo dell’ultima ragazza rapita giaceva sul tavolo di fronte a lei. Nessun rumore riusciva a svegliarla.

“Tutte le persone a cui togliete la vita” continuò ad urlare, fissando l’uomo con la lunga barba bianca, quasi volesse colpirlo fisicamente con le sue parole “sono persone che hanno una famiglia. Ai loro amici e parenti state infliggendo lo stesso vostro dolore!”

Scosse la testa :”Possibile che tu non lo capisca? E’ un ciclo che si ripete.”

 

L’uomo sembrava non aver sentito nulla.

“Procedi” tagliò corto, rivolto all’uomo con l’ascia. Quest’ultimo si avvicinò al corpo sul tavolo, ma prima che potesse giungere abbastanza vicino da tagliare il seno, Fuu si frappose tra lui e la ragazza.

“No!” urlò. “Non te lo lascerò fare!”

L’espressione calma di quel rude chirurgo non mutò.

“Allora dovrai morire.” Rispose.

 

“E’ fatta. E’ finita” pensò Fuu, mentre l’ascia si librava in alto.

“Sto per morire”  si disse, e non riuscì a trattenere una lacrima mentre la lama si avvicinava alla sua testa.

 CRACK!

Pezzi di legno volarono ovunque.

Come mai non c’era del sangue? Che stava succedendo?

Poi vide Mugen, quasi a mezz’aria.

“ … Mugen?”

Aveva sfondato la porta, e prima ancora che se ne accorgesse era davanti a lei, a farle da scudo.

“ E’ venuto. E’ venuto a salvarmi”

La katana nella mano destra e il sorriso da bastardo, aveva girato appena la testa per guardarla.

“Ti stanno facendo di nuovo piangere, eh?”

La ragazza sentì la certezza di avere salva la vita, di nuovo.

“Non sto piangendo” rispose, imbronciata.

 

#Incubo#

Il cuore le martellava nel petto, sembrava che stesse per esplodere.  Ma Fuu non poteva fermarsi.

Doveva continuare a correre.

Sentiva  le voci di quelle persone , o meglio, quelle cose dietro di lei.

Morti viventi.

Impossibile.

Eppure erano così reali. E pericolosi.

L’immagine di quelle mani che sbucavano con violenza fuori dalla terra sembrava incollata davanti ai suoi occhi.

La ragazza inciampò sul duro e grigio terreno.

“No!” urlò, rialzandosi subito.

 

Morti viventi, vivevano della vita altrui.

Volevano la sua vita, la loro vita.

“Non puoi scappare” urlò uno di loro.

 

Cosa poteva fare contro di loro?

Non sembravano nemmeno reali.

Tutto questo era assurdo.

Un Incubo.

Ma non poteva permettersi di morire.

Prima ancora che se ne accorgesse, il suo nome esplose nella sua gola.

“Muuugen!”

“Mugen!”

 

L’unico uomo che non avrebbe fallito. L’unico uomo che ai suoi occhi era invincibile.

L’unico uomo a cui aveva affidato la sua vita.

 

#Risate#

Jin era ancora su quella roccia, lo sguardo fisso sull’acqua e la canna da pesca in mano.

Era fermo in quella posizione da così tanto tempo che sembrava fosse diventato una statua.

Tra un boccone di pesce e l’altro Fuu si girava a controllare che fosse ancora vivo.

Mugen, invece, non se ne importava nulla.

“Dai Jin, vieni qui a mangiare!” urlò Fuu, che non sopportava che qualcuno stesse in disparte.

“Ti do’ un po’ del mio, se ne vuoi.”

“Lascia perdere” bofonchiò Mugen, continuando a ingozzarsi.

“Ma non voglio che lui …”

“Ma và, tutto questo è divertentissimo.”

L’uomo allontanò il pesce e si mise una mano sotto il mento.

“Oh, no” pensò Fuu.

“Lui era con noi, tutto serio e pensoso…” cominciò Mugen .

“Non farlo” disse la ragazza, controllando che Jin non stesse sentendo la loro conversazione.

Ma era troppo tardi.

“ La pesca non è altro che il rapporto dell’uomo con l’acqua” continuò Mugen, con il tono e l’espressione di Jin.

Fuu sentì la bocca curvarsi in un sorriso.

“Ti prego, Mugen” mormorò, tornando a guardare la schiena di Jin.

“Per pescare basta farsi guidare dai sensi” continuò lui, imitando il bushido  boy.

“Non ridere. Non ridere. Non ridere.”

“Dai, basta …”

“ …E poi non ne ha preso neanche uno!” disse Mugen, esplodendo in una risata.

E Fuu non potè non fare altrettanto. Perché l’imitazione di quell’idiota era perfetta, e perché era vero che Jin, che aveva “spiegato” loro come fare, non aveva preso nemmeno mezzo pesce.

La ragazza si portò la mano alla bocca, cercando di mantenere una compostezza, mentre l’uomo rideva forte, quasi a voler  farsi  sentire dall’altro.

Quando ebbe finito di ridere, notò che Jin non era più sulla roccia.

Il senso di colpa si impadronì di lei in meno di un istante.

“Non avremmo riso un po’ troppo?” chiese a Mugen, con una nota di tristezza nella voce.

“Ma và” rispose lui, tornando a mangiare il suo pesce.

Fuu lo osservò con la coda dell’occhio.  In quel momento avrebbe dovuto odiarlo. Era solo colpa sua se Jin si era offeso, no?

Lei gli aveva detto di fermarsi, ma lui niente.

Faceva mai quello che gli chiedeva? Ovviamente no.

Nonostante il senso di colpa, però, la ragazza si sentiva felice.

Come se quel teppista le avesse fatto un regalo.

Eppure Fuu non era una “musona” come Jin. Non era raro che ridesse o fosse allegra.

Ma che cosa aveva di diverso il ridere con Mugen?

Perché nella sua testa si stava facendo strada l’idea che quel momento fosse uno dei più belli della sua vita?

Poi, mentre lui si stendeva sull’erba e cercava di riposarsi, capì tutto.

Fuu lo odiava tanto, troppo.

Insomma, bastava guardarlo in quel momento.  A lui non importava nulla dei sentimenti degli altri.

E’ vero, probabilmente lei stava esagerando a preoccuparsi per Jin, ma sempre meglio del menefreghismo di quel teppista!

Ed era proprio per questo che le risate con Mugen erano rare … preziose.

Perché con lui ci litigava e basta.

Un sorriso increspò le sue labbra.

“ Guarda tu con chi ho a che fare.”

 

 

#Unisono#

Jin era lì, davanti a lei. Nel buio della notte, la pelle bianca dell’uomo sembrava quasi  fosforescente.

Lui le porse una delle sue scarpe.

La scarpa che aveva perso nel Fiume.

Un brivido le corse lungo la schiena.

La scarpa che aveva perso quando stava per morire.

Si sforzò di mandare via quella terribile sensazione.

Poi tornò a guardare Jin.

Le era mancato molto, non poteva nasconderlo. La separazione di quella mattina l’aveva fatta sentire molto triste e vuota.

“Che ci facevi con la mia scarpa? La tenevi come ricordo?” gli chiese, intenerita dal fatto che l’uomo ci tenesse a lei.

“Veramente, pensavo fosse giusto metterla insieme al tuo cadavere.” Rispose lui, atono.

“Ah” disse la ragazza.

Mai che le dicessero qualcosa di carino, quei due.

Due?

Non voleva pensare a lui. Assolutamente no.

L’avrebbe evitato con tutta se stessa.

“Comunque … alla fine ci siamo rincontrati” disse lei, cercando di evitare i lunghi silenzi dell’uomo.

“Mh” rispose lui, come del resto la ragazza avrebbe dovuto aspettarsi.

Fuu si guardò i piedi.

Chissà Mugen …

No.

Non ci voleva pensare.

Le cose che le aveva detto erano state veramente orribili. Si era proprio impegnato a fare lo stronzo.

Lui non era degno delle sue preoccupazioni.

Lui non era degno dei suoi pensieri.

Lui non era degno dei suoi sentimenti.

“E’ un teppista, un maschilista, un maniaco  pervertito. E di lui non ci si puo’ fidare.”

Senza rendersene conto, aveva cominciato a mordicchiarsi il labbro.

Era divisa in due.

Da una parte c’era la sua testa, e dall’altra c’era il suo cuore.

Era sempre così, quando si parlava di Mugen.

La confusione prendeva il sopravvento. E la piccola Fuu non capiva più nulla.

Tornò a guardare l’uomo che le stava di fronte. Anche Jin era perso nei suoi pensieri.

Sentendosi osservato, il bushido boy la guardò.

C’era qualcosa di strano nel suo sguardo.

Qualcosa che stavano condividendo, ma senza neppure saperlo.

“ E lui?” chiesero, all’unisono.

Fuu non era riuscita a trattenersi. Maledizione.

“ Io … non l’ho visto” rispose, a malincuore.

“Che tu sia maledetto, Mugen”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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