Killers Family
Grigi! Ecco di che colore erano...
Freddi come non mai.
Era seduta su una sedia vicino al
bancone di un locale a cui erano entrati lui, Gon, Kurapika e Leorio,
accanto a lei un ragazzo con i capelli biondi come il grano sparati
in aria. Lo riconosceva benissimo: era Philo, l'unico dei tre
fratelli Hellenburg
che non era mai riuscito ad inquadrare, non solo perché non ci aveva
mai parlato veramente ma anche perché era un concentrato di facce. E
gli faceva venire i brividi. Passava da stadi in cui ti sputava la
sua rabbia addosso ed altri in cui sapeva essere dolce come il miele.
Suadente. Piacevole come una carezza.
Killua si concentrò sulla
figura di Lolika: ogni volta che stava in compagnia dei suoi fratelli
si calava perfettamente nel ruolo di “Lolika Hellenburg” e lo
interpretava alla perfezione, ma era solo una facciata. Una maschera
di cera che si scioglieva ogni volta che non era in compagnia dei
fratelli.
Lui sapeva benissimo qual'era la vera Lolika e non era
quella che ora gli stava davanti agli occhi.
Sentì
una gomitata ad un fianco e si girò in direzione del proprietario.
“Ehi!
Ti sei addormentato?” Gon aveva notato che era rimasto impalato a
guardare davanti a sé e cercò di seguire con gli occhi lo sguardo
dell'amico. Era rivolto verso una ragazza.
“Cosa stai guardando,
Killua?” intervenne Kurapika.
Gon sventolò una mano davanti gli
occhi olivastri, ma niente non rispondeva.
“Strano...”
pensò Leorio.
Killua si riscosse non appena vide due perle grigie
posarsi su di lui.
“Ma tu guarda chi abbiamo qui, Lolli...”
La
luce del sole che penetrava dalle pesanti tende le stuzzicò le
palpebre sottili. Aprì gli occhi a malavoglia e si trovò di fronte
a lei lo sfarzo circondare ogni centimetro del suo corpo: lenzuola di
seta pura bianca, letto matrimoniale a baldacchino, comodini e
specchi dallo stile vittoriano e particolareggiato, pavimento di
marmo freddo e grigio, pareti alte e candite ed una vetrina (perché
quella finestra era davvero enorme per una camera da letto che
serviva solo per dormire, e quindi c'era bisogno di oscurarla),
riempivano una stanza grandissima e solitaria nello stesso tempo.
Troppo per lei!
Sentiva uno strano peso addosso ed ormai ce lo
aveva da più di tre giorni, ovvero da quando si era trasferita a
casa Zaoldyeck.
Si mise a sedere sul letto, giusto in tempo per
farsi vedere sveglia da un domestico della famiglia del suo adorato
futuro marito.
“Buongiorno.”
la salutò cordiale questi andando a spostare un po' di più le tende
dalla finestra.
Lolika non rispose e scese dal letto per potersi
andare a lavare e vestire: Kikyo non sopportava troppo i ritardatari.
Arrivò
giusto prima che la donna entrasse nella stanza da pranzo con un
vestito tanto bello quanto ricamato con un'eleganza che dovette
riconoscere anche Lolika. La donna si sedette all'altro capo della
lunghissima tavola, di fronte al marito, mentre al centro erano
seduti lei e i figli degli Zaoldyeck.
La
ragazzina alzò lo sguardo e si trovò di fronte gli occhi di Killua
che sembravano felici, o almeno non erano infastiditi come i suoi.
Da
quando stava in quella casa, non avevano fatto altro che accoppiarla
a quel ragazzino per cui provava tutto, tranne che simpatia:
l'avevano di nuovo lasciata sola in una stanza ma questa volta lui
non le si era avvicinato ed aveva apprezzato questa prova di pietà
da parte sua; un'altra volta avevano provato a farlo studiare con lei
e Mr. Lichtbest, il suo insegnate privato, senza successo perché lei
lo aveva cacciato malamente; ed un'altra volta l'aveva aiutata a
portare un po' di roba dalla sua vecchia casa alla nuova, ma lei
aveva fatto di tutto per far sì che gli cadesse qualche scatolone
per trovare una scusa per non farlo intromettere, senza successo
ovviamente.
Accanto
a Killua c'era Milluki. Lui non aveva alcuna facciata: era uno
spocchioso, grassoccio buono a nulla, l'unica cosa che sapeva fare,
oltre a mangiare, era giocare al piccolo elettricista. Philo gli
aveva detto una volta che lui non esce quasi mai alle missioni che
vengonono affidate alla famiglia e che ormai era solo buono da fare
arrosto. Philo e la delicatezza non si sono mai conosciuti.
Notò
Illumi fissarla con uno sguardo gelido e si sorprese a deglutire,
solitamente provava timore per poche cose, e forse il suo futuro
cognato era una di queste. Sorrise appena per togliersi lo sguardo da
dosso e si girò alla sua destra, dove stava seduto Kalluto.
Quel
ragazzo la incuriosiva: suo fratello Christoph gli aveva spiegato a
brevi linee che erano tutti maschi i figli ma che Kalluto era un
qualcosa di particolare... Lolika dovette riconoscere che sembrava
molto più femminile di lei, ma non ci dette peso, dopotutto per lei
non c'era molta differenza tra maschi e femmine, era
cresciuta in una famiglia completamente maschile.
Si
affrettò a finire la sua colazione, ricca di frutta e latte, ed
attese impaziente che i “famigliari” fecero altrettanto, per lei
era un giorno particolare e non vedeva l'ora che arrivasse suo
fratello.
Ci volle un po' più del previsto nell'organizzare il
tutto, ma finalmente l'attesa era finalmente cessata nel migliore dei
modi: il suo cavallo, Brennnssel, stava viaggiando verso di lei per
poterla far sentire un po' di più a casa sua.
Rivolse uno sguardo
ansioso a Silva, che con un cenno del capo le concesse di abbandonare
la tavola. Cosa che non si fece ripetere due volte. Fortunatamente
Kikyo non replicò e nemmeno gli altri componenti della famiglia:
durante i pasti non c'era molta interazione, il che l'alleggerì non
poco dato che a casa sua si verificava la stessa identica cosa. Forse
era una peculiarità degli assassini...
Corse
verso il portone d'ingresso e si sedette a gambe incrociate sugli
scalini di marmo bianco con uno strano sorrisino in attesa di vedere
la macchina del fratello con il box del suo animale.
“Com'è
il tuo cavallo?” prorompette una voce alle sue spalle.
Riconobbe
la voce ma non si degnò di voltarsi “Ha il pelo, quattro zampe e
una coda.”
Killua
non ci fece caso e si sedette anche lui sullo scalino, mantenendosi a
debita distanza.
Lolika
sorrise tra sé: la lezione della volta scorsa deve aver dato i suoi
frutti, anche se ogni tanto qualche parola con lui ci scappava, ma
per lo più per circostanza.
Attesero
in silenzio per un po' finché non apparse dalla cancello del
vialetto una macchina. La ragazzina si drizzò in piedi e scese gli
restanti scalini per accogliere il fratello.
“Lolli! Come stai?”
Philo ed il suo entusiasmo di sempre.
“Potrebbe andare
meglio...” ammise a malincuore la ragazza “Brennnssel?”
“E'
dentro... Se vuoi, tiralo fuori tu!”
Lolika
sorrise e si avvicinò al box mentre Philo si accostò a Killua con
uno strano sorriso sulle labbra.
“Come stai?” gli chiese
inaspettatamente il biondo con i capelli sempre perfettamente in
aria.
“Bene... E voi?”
Philo
rise, una risata fredda e maligna “Addirittura del Lei mi dai... E
bravo piccolo!” gli scompigliò i capelli argentati con una mano e
si avvicinò all'orecchio con le labbra “Vedi di fare il bravo con
mia sorella... Sai, lei non è il tipo che uccide per piacere, ma io
sì! Se tu e la tua famiglia gli fate qualcosa contro, ve le dovrete
vedere con me, chiaro ragazzino? E non mi limiterò ad uccidervi...
Stanne certo: io vi spellerò vivi e vi farò diventare delle
marionette niente male.”.
Killua
deglutì a fatica e guardò negli occhi Philo: c'era malignità pura,
nulla a che vedere con lo sguardo forte del padre o quello freddo e
distaccato di Illumi. Quel ghiaccio nascondeva sete di sangue. Il
biondo diede le spalle al ragazzino e tornò a dare attenzioni alla
sorella.
“C'è tutto, Lolli?”
“Sì!” proruppe Lolika
con una strana euforia nella voce, non era sua di solito. Dal box
uscì un cavallo nero come la pece, tranne per una lunga striscia
banca tra gli occhi, il pelo lucido come una lama di un coltello e la
criniera e la coda sembravano setose e morbide. Gli occhi erano un
nero intenso e caldo.
La
ragazzina sembrava davvero felice di avere accanto a sé il suo
cavallo, lo si poteva notare dallo sguardo addolcito e lucido, Killua la
vide issare la sella e montarci su con una tale tranquillità da
renderlo quasi facile. Cominciò a farlo trottare intorno al giardino
della tenuta Zaoldyeck quando da casa uscì sua madre Kikyo
accompagnata da Silva.
“E' arrivato il suo destriero...”
annunciò plateale sua madre.
“Già!” asserì sorridente Philo
“A proposito, perché mia sorella mi ha detto che la sua convivenza
qui non è delle migliori...? Vorrei saperlo da voi...” il tono di
voce era calmo e cristallino, ma Killua sapeva che mal celava del
risentimento.
“I
bambini ancora non legano del tutto... Forse stiamo forzando le cose...”
osservò Kikyo.
Il biondo parve pensieroso.
“C'è qualcosa
che no va?” chiese Silva.
“No, anzi... Ho un'idea per farli
avvicinare gradualmente...” il ragazzo si avvicinò a Killua, che
era rimasto fermo ad osservare i muscoli del cavallo contrarsi per
permettergli di galoppare “Killua, ti piacerebbe saper
cavalcare?”
Il bambino sembrava interdetto da quella domanda
“Beh, sì... Perché no?”
“Perfetto.”
mormorò tra sé e chiamò a gran voce la sorella, che si avvicinò a
loro, ma non scese dal cavallo.
“Lolika, perché non insegni a
Killua ad andare a cavallo?”
“Perché dovrei?” chiese con la
voce ferma “Brennnssel non si fa cavalcare da nessuno al di fuori
di me!” esclamò come per trovare una scusa per non fare la
richiesta del fratello.
“Perché è tuo dovere di moglie
condividere quello che sai con tuo marito...” cercò di farla
ragionare Philo.
Ma
si era dato la zappa sui piedi, perché Lolika ghignò soddisfatta e
rispose con ovvietà “Ma noi non siamo ancora sposati.”
Il
biondo sbuffò e si avvicinò alla sorella, per poterle parlare senza
che gli Zaoldyeck potessero sentirli “Sai benissimo cosa ti
succederà se non adempi al tuo compito...”.
Il
gelo s'impadronì delle vene della piccola castana.
La
ragazzina strinse le briglie nei pugni ed annuì rassegnata
“D'accordo. Vieni.”
Killua
si avvicinò al cavallo e cercò di accarezzarlo lievemente, ma
questi ritirò il muso ma non sembrava essere infastidito dalla sua
presenza. Lanciò uno sguardo a Lolika, che si limitò a fare
spallucce.
“Non andarci con la paura. Loro la percepiscono.”
gli spiegò la ragazza.
Il ragazzino ci andò con più decisione e
questa volta Brennnssel sembrava più propenso a farsi toccare, anche
se per un istante, ed infatti sentì il suo pelo nero robusto e
morbido tra le sue dita pallide. Sorrise di quella sensazione.
Killua
si sentì preso di peso per le spalle e fu posizionato da Philo sul
cavallo dietro Lolika.
“Andate.” disse semplicemente il biondo
ai due ragazzini.
La
Hellenburg si girò dietro per vedere se c'era “Ti conviene
aggrapparti...”
Killua
si strinse alla schiena di Lolika, aspettandosi il castigo supremo,
ma non accadde nulla, ne urla ne corpi sbattuti a terra, si limitò a
dare dei colpetti coi piedi al torace del cavallo e ad andare via,
lontano dal fratello.
Il
ragazzino si voltò dietro di sé e poté notare gli occhi di Philo
gonfi di soddisfazione e orgoglio.
“Non saluti tuo fratello?”
“No
Killua. Meglio di no.” si limitò a dire Lolika senza girarsi, per
non far vedere i suoi occhi velati da una strana acquetta salata.
Eccomi di nuovo qui! ^_^ In questo capitolo ho voluto dare un po' più di spazio alla personalità di Philo, un personaggio contorto che a me piace devo dire... Poi ho inserito un cavallo perché è un animale che sto molto rivalutando a livello personale ma purtroppo ho ancora un po' di paura nei suoi confronti (io mi immagino sempre che possa scalciare e io mi ritrovo come una cretina dietro di lui... Ho una fifa blu di questo, anche se so che è stupido! ^-^").
Non so se avete notato, ma anche i nomi degli Hellenburg hanno lo stesso giochetto dei nomi degli Zaoldyeck, ovvero: ChristoPhiLolika. Mi è piacuto sempre questo particolare e l'ho voluto riprendere! I nomi che ho utilizzato sono tutti tedeschi e ho voluto mantenere quest'impronta anche nella famiglia e nella fisionomia degli Hellenburg... Non so se si è notato... °-°
Beh, comunque sia, grazie a chi ha letto e alle mie due recensitrici, Nessy_chan e Elhisoka, cui risponderò nell'apposito spazio (che tra l'altro è la prima volta che lo uso! XD)
Un bacione dalla Lu! =*
LuMiK ha il suo profilo Facebook!
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