Raiting: Giallo.
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*'*'*
“A
little sunshine called Chanel”
[betato da Trappy]
È
notte fonda quando le tue palpebre pesanti come macigni e appiccicate
dal sonno si socchiudono appena, scorgendo nel buio i numeri digitali
di un verde luminoso che segnano le tre in punto. «Puntuale
come un orologio svizzero.» biascichi e ti sollevi stancamente dal
letto, passando una mano tra i tuoi capelli scuri, per sgusciare
lontano dall’abbraccio delle lenzuola e raggiungere chi reclama a
pieno diritto le tue attenzioni.
Ti
avvicini e avvolgi con un’occhiata innamorata quel miracolo
luminoso che si mostra ai tuoi occhi. Ti protendi, ammirando quei
ciuffi biondi spettinati e setosi, leggeri come un alito dorato e
sfiori in un bacio una guancia lattea dalla pelle vellutata.
Ami
il suo odore: quel sentore d’innocenza e di purezza racchiusa in una
nuvola che sa di crema alla rosa, borotalco e latte; e ami la sua
voce, o meglio i suoi gorgoglii indefiniti, quando con decisione
reclama l’attenzione del resto del mondo, come una piccola star
vanitosa che sa di essere amata e sa di poter far correre tutti al
suo cospetto.
Avvolgi
la minuscola e soffice vita con le tue mani che sembrano gigantesche
a confronto, e sollevi quel corpicino profumato per innalzarlo e
poggiarlo al tuo petto. «Qualcuno ha ancora fame, o una più
semplice crisi isterica per reclamare attenzione.» brontoli con dolcezza, per
quanto la tua voce roca e impastata dal sonno, possa sembrare dolce.
«Di questo passo diventerai una cicciona lardosa, piena di
cellulite.» sbadigli, ma tua figlia sembra sbattersene altamente del
fatto che non ti lascia dormire neanche un’ora in pace, da un paio
di mesi a questa parte; e soprattutto non sembra affatto preoccupata
della sua linea. Certo è che, se ha preso da qualcuno di tua
conoscenza, i problemi di peso non la sfioreranno mai neanche
lontanamente.
Scendi
le scale della zona notte e raggiungi la cucina. «Allora piccola
ingorda...» inizi, guardando negli occhi blu e liquidi per il pianto
appena terminato, la tua piccola interlocutrice. «...quale tetta
vuoi?» le chiedi, indicando i vari biberon diligentemente sistemati
sulla cucina, mentre con un movimento degno del migliore giocoliere
del mondo – alla faccia di Justin che diceva che non ne eri capace
– prendi il latte tenuto in caldo. «Optiamo per l'orrendo rosa
confetto con degli stupidi orsetti?» indichi il biberon col la
fascetta in plastica di quel colore e poi passi l’attenzione su
quello accanto. «Oppure un più chic, e meno zio Emmett, blu
cobalto?» la guardi come se ti aspettassi seriamente una risposta e
la baci con amore sulla testa, astenendoti dal notare che ti sta
sbavucchiando sulla piccola porzione di spalla che è impegnata a
succhiare amorevolmente.
Afferri
il biberon ornato di blu e versi accuratamente il latte, per poi
ritapparlo – sempre attingendo alle tue incomprese abilità di
giocoliere – e l’avvicini
alle piccole labbra morbide di tua
figlia. «Eh sì, farai dei pompini da paura...»
commenti, mentre la
guardi avventarsi famelica tentando di sorreggere con le proprie
manine paffute il biberon. Sorridi, gironzolando per il loft, e la
osservi come se non esistesse nient’altro che lei al mondo.
«...ma non diciamolo a papà, altrimenti poi diventa
geloso, rompipalle e
smette di farsi scopare da questo tuo splendido e bellissimo
papà.» le sussurri all’orecchio, come se fosse il vostro piccolo
segreto, mentre la porta scorrevole si apre lentamente e una voce
familiare conquista la tua attenzione.
«Con
quali immorali insegnamenti stai traviando nostra figlia?» lo senti
accusarti, e il tuo cuore pare riempirsi fino a scoppiare di gioia,
ora che anche l’altro luminoso sole della tua vita è tornato a
casa. Ti volti e gli sorridi, mentre si trascina dietro il trolley,
ciondolando per la stanchezza.
«Mi
stavo solo complimentando per come succhia questo finto capezzolo.»
ridi e ammicchi, sollevando una delle sopracciglia. «Tutta suo
padre.»
Justin
sorride e scuote la testa, togliendosi il cappotto. Si avvicina a te
e ti bacia. «Ciao.» sussurra suadente, per poi riservare un bacio
per la fronte della piccola di casa. «Ciao anche a te. Mi siete
mancati.»
«Com’è
andata a Parigi?» gli chiedi, con uno sguardo che in realtà
significa “ho odiato ogni singolo minuto che hai trascorso là,
perché mi sei mancato da morire”, che lui comprende
perfettamente.
«Al
solito. Sorrisi e miliardi di complimenti all’arrivo. Crisi
isteriche prima dell’apertura. Saluti, chiacchierate e altri
sorrisi durante tutta la mostra, e notti passate a ignorare il
telefono e desistere dalla voglia di chiamare per prenotare il primo
volo e scappare a Pittsburgh.» scrolla le spalle e aggiunge: «Ho
venduto tutto, ma non è bello senza di voi.» conclude, un po’
malinconico, e riprende a guardare la sua bambina con amore. Da
quando quel “mini raggio di sole” è entrato nelle vostre vite,
non l’hai più affiancato in una delle sue mostre, a meno che non
sia molto vicina a casa. Di lasciare la piccina per più di
qualche ora a qualcuno che se ne occupi non se ne parla – siete
entrambi troppo gelosi per permettere a chiunque di “rubare” per
sé troppi momenti con il più splendente dei gioielli – e di farla
stancare tra un volo e l’altro, è ancora più irrealizzabile nelle
vostre prospettive.
«Insomma,
un completo successo come al solito.» commenti senza neanche
impegnarti minimamente a nascondere l’immenso orgoglio che traspare
dal tono assunto dalla tua voce. «Hai sentito tesoro? Il tuo papà è
diventato ancora più schifosamente ricco. Sarai la bambina più
viziata di questo gaio, gaio mondo.»
«Con
te come padre di sicuro.» replica Justin, pizzicandoti un fianco.
«Non ha neanche tre mesi e, guarda qua...» indica la sua splendida
tutina da notte bianca candida e aggrotta la fronte nel vedere la
modaiola griffe. «Gucci? È nuova questa?»
Arricci
le labbra e menti spudoratamente: «No. Ti sarà sfuggita.»
«Brian,
quanto shopping avete fatto in mia assenza?»
«Lo
stretto necessario, giusto principessa?» confessi, ignorando le
occhiatacce del tuo compagno, rivolto alla bimba che ha
diligentemente ingurgitato tutto il suo latte. La sistemi con il
petto contro la tua clavicola e, dopo aver poggiato il biberon sul
tavolo, la inciti, dondolando, a sbuffare.
«Comunque,
mentre voi eravate a sperperare a destra e a manca per negozi, io ho
fatto questo nel tempo libero a Parigi...» torna sui suoi passi per
raggiungere il trolley e ne tira fuori con cura quella che ha tutta
l’aria di essere una tela.
Curioso
come il peggiore dei mocciosi ti avvicini, e tieni gli occhi puntati
su quel rigido rettangolo, finché le mani di Justin non lo liberano
dalla carta marrone e mostrano ai tuoi occhi stupefatti il più bel
quadro che tu abbia mai visto.
Il
tuo Justin è sempre stato un mago, ufficialmente il tuo artista
preferito, e non solo perché è lui, ma anche per le emozioni che
riesce a trasmetterti e quello che riesce a farti vedere nelle sue
pennellate astratte e in quegli schizzi confusi.
Stavolta,
però, non ha impresso il suo stile sulla superficie bianca; stavolta
ha semplicemente disegnato quella che sai essere l’immagine con cui
si raffigura nella sua testa la felicità. E sei certo di questo,
perché è la stessa che lampeggia nella tua.
È
un po’ come guardare una foto, per la minuziosa ricerca e cura dei
particolari; una bellissima foto in cui ci siete tu e lui, e le
vostre gioie più grandi: Gus, sorridente e in piedi davanti a te che
lo abbracci e la raggiante nuova arrivata che spicca tra le braccia
di Justin; con Britin come sfondo perfetto a quella che è la reale
favola più bella del mondo. «È bellissimo.» commenti con un filo
di voce, incantato da ciò che vedi. «Non è bellissimo?» chiedi
poi alla piccola, che stavolta riesce a risponderti, anche se a modo
suo, con uno sbuffetto che odora di latte, in faccia.
«Be’...»
ride Justin. «C’è chi dice che quando uno rutta è un complimento
per chi ha cucinato. Possiamo adottarlo anche in questo caso?»
«Direi
di sì.» borbotti, con un’espressione contrariata disegnata sulla
faccia. «Bene signorina, ora che hai elegantemente ruttato in
faccia a tuo padre, pensi di poter tornare a dormire e lasciare che i
tuoi due papà festeggino come si deve?» le chiedi e sfiori il tuo
naso con la punta del suo minuscolo e lucido, ammirando il modo in
scuote le piccole braccia e ride contenta. Una cosa in tutto questo è
certa: da te ha sicuramente già preso la propensione a viversi ogni
notte, anche se i geni che hanno creato quel piccolo esserino
appartengono all’uomo che ami.
La
baci ancora una volta e ti separi di malavoglia da lei per lasciarla
alle cure di Justin, e alla sua voce sorprendentemente intonata,
perché la culli e la faccia addormentare al più presto. Perché per
quanto tu sia letteralmente impazzito per quella bambina, è una
settimana che non tocchi Justin e hai un feroce e consumante bisogno
di farti la prima di una lunga serie della vostre sacrosante
scopate.
Ti
avvii verso il bagno per sciacquarti la faccia, tenendo le orecchie
ben tese per sentirlo cantare, e torni a distenderti sul letto per
ammirare quella che da qualche mese a questa parte – sempre
ovviamente dopo quella di Justin nudo ed eccitato nel tuo letto – è
diventata la tua immagine preferita: vedere l’uomo che ami che
culla la piccola e perfetta eredità che ha lasciato al mondo è
qualcosa che ti scalda dentro e ti lascia la sensazione di poter
brillare della stessa luce che appartiene a quei due.
Osservi
gli occhietti blu e vispi della piccola appesantirsi lentamente tra
le cure amorevoli di suo padre, finché quegli abissi profondi non
scompaiono sotto la pelle morbida delle piccole palpebre.
Già,
perché lei è davvero piccola, minuscola rispetto a quello che
ricordi essere stato il tuo Gus, ma è piena di vita e forte come un
uragano, esattamente come il suo biondo padre; e proprio come con
lui, nonostante quell’incontenibile senso di protezione che ti
assale ogni volta che pensi a tutto lo schifo che avete dovuto
prendere a calci, sai che anche lei saprà farsi valere. Sai che le
insegnerete a lottare e salire in alto, proprio come avete fatto voi,
per avere tutta la libertà di questo mondo, per essere felice e
diventare esattamente ciò che desidera essere, senza che nessuno
possa permettersi di scoraggiarla o impedirle di compiere il suo
cammino.
Sai
che sarà una “donna con le palle”, proprio come quella a cui si
rifà il nome che hai personalmente scelto per lei...
«Si
è addormentata?» domandi, quando lo vedi riporla nella sua culla
super chic.
«Sembra
di sì.» sussurra appena, allontanandosi lentamente, dopo aver
soffiato l’ennesimo bacio nell’aria per lei. Ti raggiunge sul
letto e si distende con te. «Ti ha fatto impazzire in questi
giorni?»
«Non
più di quanto l’hai fatto tu quando sei piombato qui.»
«Ehi,
non dovevi mica cambiarmi i pannolini.» protesta e un sorriso
sarcastico spunta sulle tue labbra.
«Be’...praticamente è solo quella la differenza.»
«Vaffanculo.»
borbotta e ti sale cavalcioni, per prendere possesso delle tue labbra
e mordicchiarle dispettosamente. «Sei proprio uno stronzo. Senza di
me saresti stato perduto. Una vecchia checca single, apatica e
pessimista.»
«Ehi,
moccioso...piano con i complimenti.» gli dai una pacca sul sedere,
ma dal modo sensuale in cui ti sorride capisci che non l’ha preso
certo come un rimprovero. «E comunque rettifica. Sarei
rimasto uno splendido single, incredibilmente brillante e
spaventosamente sexy.»
«E
paurosamente umile, aggiungerei anche.»
«L’umiltà
è per i perdenti, Taylor. Chi conosce il proprio valore non si
preoccupa certo di evitare di dirlo o mostrarlo.» ammicchi sicuro di
te e lo vedi ridere, prima di poter godere dei suoi baci.
«Mi
mancavano le sue perle, signor Kinney.» parla sulla tua bocca e
prosegue a scendere sul mento e lungo il collo, con una lentezza così
esasperante quanto eccitante.
«A
me mancava il tuo culo.» pronunci con la voce cambiata
dall’eccitazione e non resisti alla voglia di palpeggiarlo come
Dio comanda. Senti la sua risata compiaciuta solleticarti la pelle
e gli prendi il viso tra le mani per costringerlo a tornare su e
farsi baciare come si deve. Vuoi sentire il suo sapore sulla tua
lingua; vuoi entrare dentro di lui e godere della sensazione che ti
da l’idea di essere una cosa sola con lui; vuoi decisamente
recuperare il tempo perduto e niente e nessuno riuscirà a
distoglierti dai tuoi intenti...niente e nessuno a parte i teneri
gorgoglii di qualcuno che dovrebbe dormire, ma che è
ancora fin troppo energica per lasciarvi concludere la notte in
bellezza. «Chanel Taylor Kinney.» la chiami, pronunciando
per intero il suo nome con un tono autoritario, mentre Justin
nasconde la testa sul tuo petto esasperato. «Ti assicuro che me le
pagherai tutte.» la minacci ancora, ma sembra non avere la minima
intenzione di riaddormentarsi di colpo da sola. «Aspetta di essere
un’adolescente con l’ormone impazzito, e una cintura di castità
per dispetto non te la toglie nessuno!»
«Perché...hai intenzione di lasciarle fare sesso prima dei trent’anni?» ti
chiede il tuo biondo artista, con un’espressione allarmata, mentre
si alza e prende in braccio la bambina per scortarla fino al letto e
distenderla al centro, in mezzo a voi due.
«Ti
ricordo che la prima volta che mi hai schizzato sul copriletto, ti ho
leccato il culo e ti ho scopato per bene...»
«E
abbiamo fatto l'amore.»
Rotei
gli occhi al cielo, fingendo di essere scocciato e concludi:
«Comunque tu voglia chiamarlo, avevi diciassette anni.»
«E
allora?»
«Non
fare il padre palloso. Tanto se vuole scopare troverà comunque il
modo. Non mi pare che il caro Craig Taylor l’abbia avuta
vinta quando ha cercato di salvare il suo piccolo bambino innocente
dal mostro porco e cattivo che l’ha condotto nell’antro della
perdizione.» guardi la piccola che sgambetta allegramente e le fai
il solletico sotto il mento con l’indice. Adori vederla ridere. «E
poi perché dovremmo togliere a questo splendore le gioie e i
privilegi del giocare con un bel cazzo duro?»
«Sei
impossibile.»
«‘Impossibile’
cosa?» domandi con aria sorniona. «Impossibilmente bello, o
sexy? Audace o impossibilmente unico, irripetibile e
irresistibile?»
«Impossibile,
punto.»
replica acido lui e lo vedi aggrottare la fronte quando i suoi occhi
si abbassano su vostra figlia. «E lei è più impossibile di te.
Com’è che sul tuo letto di perdizione eterna e immoralismo si
addormenta subito come un sasso, e nella sua cazzo di culla
schifosamente costosa e firmata non ci vuol stare neanche a pagarla?»
Pieghi
le labbra all’interno della bocca e scosti uno dei piccoli ciuffi
di luce che le ricadono sulla fronte, per poi assumere un’espressione
incerta. «Credi che sia un segno?»
«Un
segno da interpretare come?» chiede Justin allarmato. «Che le
piacciono i posti decisamente poco etici o che posso vivere la mia
vita di padre tranquillo, senza che lei vada a scopare in giro,
perché certe cose non saranno mai la sua priorità e la faranno
addormentare?»
Inarchi
le sopracciglia con scetticismo e rispondi: «Mi auguro per lei che
non farà mai sesso soporifero!»
Lui
sembra pensarci su un attimo e solleva le sopracciglia. «Sinceramente
non so davvero cosa dovrei augurarmi...non ce la vedo proprio a
fare...»
«Perché?
Pensi che i tuoi ti ci vedessero a succhiare cazzi, a metterlo e
prenderlo nel culo?» domandi e lui resta in silenzio per un attimo,
per poi arricciare le labbra e negare, come se si sentisse un po’ a
disagio nell’immaginare i suoi che a sua volta lo pensavano in
certe situazioni. Probabilmente la cara Jennifer e quel mentecatto di
suo padre neanche riuscirebbero lontanamente a realizzare quello che
il loro bambino ha fatto e continuerà a fare. «Bene, allora
caro papà Taylor, mettiti l’anima in pace e quando sarà il
momento insegna a tua figlia a usare sempre il preservativo, e
a fare i tuoi pompini da urlo.»
«E
se diventa lesbica?»
«Scordatelo.»
rispondi schifato al solo pensiero. «Non permetterò mai che mia
figlia diventi una camionista leccaciuffe! La signorina qui presente
conoscerà Armani, Gucci, Prada, Fendi...e ovviamente la donna da
cui ha ereditato il nome. Avrà un occhio di riguardo per l’arte,
un’ovvia infarinatura sul business e, quant’è vero che noi siamo
froci, le piacerà il cazzo.» le lanci un’occhiata amorevole e
la senti biascicare qualcosa di inarticolato nel sonno, come se
l’avesse realmente compreso.
«Secondo
te capisce già quello che diciamo? O almeno ne avrà memoria?»
«Non
so.» rispondi e sorridi. «Ma se è così, è certo che la prima
cosa che imparerà a dire non sarà ‘papà’, ma qualcosa come
‘girati’, o ‘ancora’...seguiti da un delizioso ansimare.»
Justin
ridacchia e si protende con attenzione per baciarti. «Signor
Kinney, lei mi sconvolge!»
«Aspetta
solo che qualcuno impari a dormire nella sua culla, perché
giuro che riuscirò a farla dormire lì, e poi vedrai...»
«Qualcosa
mi dice che sarà come quando volevi farmi dormire sul divano.» ti
sorride, e non puoi fare a meno di ricambiare. Se la piccola Taylor
ha preso anche la tenacia dal padre, sai di aver già perso in
pazienza. Justin ha sempre saputo come ottenere ciò che voleva e, se
Chanel è come lui, dovrete dire addio per un po’ al tuo comodo
letto e spostarvi in qualsiasi altra superficie piana –
orizzontale, verticale o diagonale che sia – su cui poter dar sfogo
liberamente ai vostri istinti sessuali.
Sospiri
e le accarezzi una guancia morbida e incredibilmente paffuta, così
tonda da istigare la voglia di morderla, e sollevi lo sguardo
sottecchi per ammirare anche l’espressione assorta di Justin,
mentre veglia sul sonno di sua figlia.
Da
quando ha invaso la vostra vita avete dovuto adattare e plasmare le
vostre abitudini sui suoi desideri, eppure non c’è niente che
rimpiangi, se lo paragoni alla sensazione che riesce a darti un suo
minuscolo gesto, un sorriso, o la felicità che puoi scorgere sul
volto della persona che ami. Non c’è assolutamente niente che
rivorresti della tua vecchia vita, se questo significa rinunciare a
lei e a quello che sa darvi.
Pieghi
le labbra in un lieve sorriso e ti lasci ricadere con la testa sul
cuscino, fingendo rassegnazione. «Per stasera, niente sesso.»
borbotti contrariato. «Ma alla prima occasione ti assicuro che mi
pregherai di smettere.»
Justin
ti sorride e si distende a sua volta. «Lo so, lo so.» risponde
sincero, chiudendo gli occhi. «E non vedo l’ora.» la sua voce si
riduce a un sussurro e capisci che deve essere davvero distrutto.
Sposti
il gomito piegato sotto la testa, in modo da poterli guardare meglio
e vegliare su di loro mentre riposano; perché ami farlo...ami
osservare ogni più piccolo particolare di loro e t’incanti nel
movimento dei loro respiri.
Il
vecchio te direbbe sicuramente che non c’è cosa più patetica di
questa, ma la persona che sei diventato accanto a Justin non ha alcun
rimorso o rimpianto, e sa bene che niente e nessuno è fortunato
quanto te da avere due piccole stelle luminose che dormono nel suo
letto.
“...How wonderful life is, while you're in the world.”
Note dell’autrice:
Lo
so, penserete che sono matta e stressante a pubblicare una raccolta di
OS quando ho già una long avviata, ma non ho potuto farne a meno
perché, come ho spiegato nell’anteprima
- o quel che è - il mio cervellino continua a produrre
incessantemente momenti Britin e alcuni di questi non posso inserirli
nella long per motivi di trama...perciò, questa era l’unica soluzione. XD
Riguardo a questa OS particolarmente fluffleggiante...forse anche
troppo, è nata perché girovagando sul web mi sono
imbattuta in un’immagine -
forse era un disegno - in cui era raffigurato Brian che teneva in
braccio un neonato, affiancato da Justin.
Fermarmi a quel punto è stato impossibile e mi sarebbe piaciuto
mostrarvi la foto a cui mi riferisco - e che forse qualcuno avrà
già visto - ma non sono riuscita ancora a trovarla. Se mai la
dovessi ritrovare la posterò in seguito!
È un po’ campata in aria come OS, ma spero vi sia piaciuta comunque.
Un grazie a chiunque l’abbia letta e a chi avrà voglia di recensirla!
Veronica.