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Autore: Hazel DM    02/08/2011    2 recensioni
Trovi rifugio nelle memorie del nostro passato e ti illudi di essere stato felice.
Questo è il tuo errore, Sirius.
I Malandrini non erano affatto come li ricordi.
Sirius e Remus si ritrovano dopo 12 anni, entrambi cambiati. Ora devono fare i conti con il proprio passato.
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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AL DI LA' DEL VETRO

***

Remus sorride, le labbra piegate in un ghigno sardonico per nulla rassicurante.
Io, dal mio canto, mi sforzo di non lasciar trasparire nulla.
Si stà facendo tardi, persino l'aria è cambiata. La canicola opprimente di poche ore fa è svanita del tutto, lasciando spazio alla lieve frescura della sera. Non riesco assolutamente a quantificare le ore che abbiamo trascorso dentro a questa catapecchia.
Non che la cosa mi riguardi, in fondo: non ho una famiglia che mi aspetta, né tanto meno un letto più comodo di questa sedia malmessa e mangiata dalle zecche.
Remus si stringe nel pastrano, senza abbandonare quell' insopportabile espressione di superiore freddezza che nonostante gli anni trascorsi è rimasta indelebile nella mia mente come un'incisione sulla calce viva.
Sembra pensieroso e un po' divertito.

"James era sempre pieno di segreti, non è così?” dice allargando il sorriso e guadagnandosi una porzione ancora più sostanziosa del mio disprezzo.
"E non era l'unico.” rispondo freddamente.
"In realtà eri solo accecato. Era così palese, così ovvio... James piano piano si stava dimenticando di noi. Di te.”
Sento un'improvvisa fitta alla bocca dello stomaco, come un soffocante magone che mi impedisce di respirare.
Provo dolore e non so cosa dire. Scelgo di camminare un po', più che altro per evitare lo sguardo di Remus che, ne sono sicuro, è traboccante di quella amarezza profonda e perversa così simile alla mia.
Senza dire una parola mi alzo di scatto e percorro la distanza che mi separa della parete scalcinata a passi prima rapidi e decisi, poi più lenti e calcolati, privi di meta. Giro intorno al perimetro della saletta circolare, calciando lievemente i lievi cumuli di polvere che incontro sulla strada, lo sguardo fisso per terra.

Mi sento anche io polvere che cammina.
Vetri. Schegge di vetro affilate come coltelli giacciono ai miei piedi, gli spigoli taglienti, triangoli di memorie e strati trasparenti di vergogna. Guardo su di essi il riflesso sbiadito di me.
Sono un uomo sfatto, divorato dal proprio passato.

La bellezza è morta.

C'è qualcosa in me che non riesce ad andar giù, resta immobile, sospeso in un limbo amaro nella mia gola. Non sento più la saliva in bocca e il sudore gelido provocato dal cambiamento di temperatura mi impregna la fronte e i capelli.

"Lui... Lui si era innamorato.” mormoro con le spalle ancora rivolte al mio interlocutore e la voce trema talmente tanto da sembrare ridicola.
"Già” dice Remus con una sottile nota divertita nel tono di voce “Ma non di te, vero?”
Rimango immobile lasciando ancora una volta che le sue parole mi cadano addosso come gelida pioggia.
Non so cosa rispondere.
"Ossessivo, sei sempre stato ossessivo…” continua sprezzante e provocatorio “Io ne so qualcosa.”
"Smettila.” Pronuncio questa unica parola, ma Remus ha sicuramente colto la ferocia del mio tono di voce e opta per il silenzio, dando sfoggio di un invidiabile spirito di conservazione e sopravvivenza.
Tremo di rabbia, un'altra sola parola e giuro che gli spacco quella faccia da schiaffi. Potrei ucciderlo, ponendo finalmente fine alla sua atroce tortura. Anzi, no. Non posso. La realtà è che io ho bisogno di lui.
"Perché mi fai questo?” La mia non è una domanda, ma un ringhio sommesso.
"Tu mi hai chiesto di aiutarti. Ed è quello che farò. Noi siamo amici.”
Remus mi fissa intensamente, ancora seduto sui resti malmessi della sedia.
E' quasi un tutt'uno con lo sporco posato sui vecchi braccioli di legno, nonostante la penombra notturna che ha invaso la stanza. Il suo pallore malato risalta su quest'universo di cenere e sporcizia.
"No” rispondo atono senza distogliere lo sguardo dalle sue iridi sbiadite.
Il suo sguardo leggermente accigliato mi spinge a continuare.
"Non lo siamo. Per sette lunghi anni abbiamo condiviso la stessa stanza di dormitorio. Tu conoscevi la mia voce, il suono dei miei passi e io sapevo del tuo segreto, è vero. Conoscevi il mio carattere, le mie abitudini, d’accordo. Ma non erano le tue confidenze, o il tuo carettere a renderci affettuosi nei tuoi confronti. Era la tua licantropia. Non ti abbiamo mai conosciuto veramente, più che la tua persona di te hanno raccontato le tue assenze ogni mese, i tuoi appunti sul comodino, le tue scarpe allineate sotto il letto. Tante volte ti osservavo e avevo la sensazione che tu fossi semplicemente una specie di estraneo cordiale, ma che fosse la nostra energia, mia, di James e di nessun altro a far esistere i Malandrini. Non ti sei mai sentito naturale, anzi, hai sprecato più tempo a cercare di far parte della nostra unione che a esserne parte effettivamente. C'eri e basta, ma non vivevi, non è così?! Prova a negarlo!”

Sì, prova a negarlo Remus.

Lo sguardo del mio interlocutore cerca di rimanere neutro e imparziale, ma non riesce a celare l’orribile guizzo di odio feroce che un tempo mi terrorizzava e che trasuda qualcosa di animale.
"Hai finito?” mi domanda con un sorriso gelido e feroce.
"Sì, grazie.” rispondo trionfante.


***

Dicembre 1976, Hogsmeade

Remus Lupin aspettava da quasi mezz'ora.
E probabilmente non avrebbe dovuto: faceva un freddo cane.
Rabbrividì, scuotendo gli scarponcini sul morbido strato di neve che ricopriva l'asfalto del marciapiede e sistemò meglio la calda sciarpa di lana intorno al collo in un gesto impaziente. I fiocchi di neve che cadevano candidi dal pallido cielo invernale gli coprivano i capelli e il naso arrossato, scendendo in gelide gocce sui pezzi di nuca scoperti.
Per un ragazzo con quella struttura fisica e quella salute precaria, starsene immobile ad aspettare per venti minuti protetto solo dalla sottilissima persiana di un negozio non può certo definirsi una delle migliori cure di benessere. Era un raffreddore assicurato.
Se c'era qualcosa che Remus odiava quanto la luna piena e gli appunti in disordine, quelli erano i ritardi.
La cosa lo infastidiva profondamente, dal momento che si era premurato di arrivare in perfetto orario combattendo fino all'ultimo contro la prepotente curiosità di Peter e come beffa ora si stava beccando una di quelle influenze storiche che lo avrebbero tenuto sotto il torchio di Madama Chips per almeno due settimane.
Eppure sapeva anche che quella ritardataria era intoccabile.
D'altro canto quei venti minuti non potevano trattarsi di una negligenza. Se ancora non si era presentata poteva voler dire solo una cosa: James Potter.
Si strinse nel mantello rabbrividendo furiosamente. Era gelato. Nemmeno la splendida visuale della vetrina ingombra dei dolciumi natalizi di Mielandia riusciva a distrarlo dalle fitte di freddo che lo attraversavano da parte a parte.
Si erano sempre ritrovati lì, sotto la vetrina di Madama Piediburro che dava sulla via principale di Hogsmeade, lo stesso negozio in cui tante di quelle volte Ramoso si era prodigato in acquisti di dolciumi e confetti decorati a mano sperando di far colpo su Lily Evans.
Lily.

Remus pensò a come avrebbe reagito James se avesse saputo quello che stava succedendo e il pensiero lo infastidì ancora di più: avrebbe sicuramente reagito male, molto male.
Forse lo avrebbe picchiato. O schiantato. Forse lo avrebbe emarginato dal gruppo riservandogli gli stessi trattamenti che riservava a Snivellus...
Scacciò il nefasto pensiero dalla sua mente, cercando di scaldarsi appiattendosi contro il muro e fregandosi le mani. Poco importava che James sapesse, alla fine. Se la Evans non lo poteva sopportare non era certo colpa sua.


"Remus!” gridò una voce cristallina alle sue spalle. Parecchi metri più in là, sulla candida montagnola di neve che ricopriva il marciapiede della via opposta, una ragazza magrolina avvolta in un pacchiano cappotto blu notte correva a perdifiato rischiando quasi di rovinare a terra.
Remus fece un cenno con la mano. Il freddo lo aveva pervaso in modo così profondo che gli riusciva difficile persino muovere il braccio, ma sorrise il più dolcemente possibile alla ragazza che si faceva sempre più grande e vicina.
“Ciao Lily”

"Remus, perdonami. Come stai?” disse la rossa in tono evidentemente dispiaciuto. “Potter mi ha trattenuta” aggiunse poi brusca. Il tono in cui aveva borbottato il nome di James era inequivocabile.
"Così così. Credo che renderò la settimana di Madama Chips molto impegnativa.”
"È da molto che aspetti?”
"Non troppo. Anche io ho fatto un po' di ritardo” mentì Remus.
Lily fece un ampio sorriso che illuminò i grossi occhi verdi e imporporò ancora di più le guance già arrossate per il freddo. Poi con una mano scompigliò i capelli di Remus facendo cadere a terra i chicchi di neve impigliati fra le ciocche. “Guarda che roba. Ma perché non mi hai aspettato dentro?”
Remus si strinse nelle spalle in modo vago, come se la Evans gli avesse chiesto perché le tazzine da the non potessero volare su Marte. La ragazza rimase a fissarlo intensamente per diversi secondi, come una bambina a cui è appena stata regalata la bambola dei suoi sogni. “Buscherai un raffreddore” disse premurosa “Ti ammali sempre così facilmente e... Ma cos'hai? Non mi abbracci neanche?”
Remus sorrise cercando di sembrare più tranquillo e rilassato che poteva, senza però circondare la vita della ragazza con le sue braccia. “Scusami... È che sto morendo di freddo. Entriamo?”disse battendo i piedi sul nevischio e rivolgendo un'occhiata nervosa alla vetrina del negozio. Lily storse il naso.
"Sei strano. E non vuoi essere visto con me. Tutta colpa del tuo stupidissimo amico, lo so.” disse Lily imbronciata passandosi la mano pallida tra le ciocche color fuoco. “Sono passati almeno due o tre mesi, Remus. Non puoi nasconderti in eterno.”
Remus si strinse nelle spalle. “Non voglio compromettere nulla, Lily. James è importante per me”.
"È vero, se questo vuole giustificare le tue dimenticanze imperdonabili.” assentì Lily con un sorrisetto. “In fondo una relazione clandestina dovrebbe essere eccitante per una ragazza…”
Remus si trattenne dal ridere e pensò che in fondo poteva capire perchè a James Lily piacesse tanto.
Iniziava a piacere persino a lui, e ciò poteva solo rendere tutto più semplice.

Il piano avrebbe funzionato.

***

Nella piazza, su una delle basse panchine verniciate di rosso che erano state da poco sistemate con eleganza intorno alla pineta principale di Hogsmeade, sedeva James Potter.
Solo come un cane senza padrone e altrettanto abbattuto.
Tra le sue mani spiccava una confezione ovale decorata con bacche e trifogli natalizi, semipiena (o forse dovremmo dire semivuota) di varie caramelle dai gusti più disparati e un mucchio di cartacce ai suoi piedi. L’edizione limitata di Cioccorane Natalizie.
Osservava senz'attenzione i fiocchi di neve che cadevano lievi e danzanti tutti intorno a lui. L'aria stessa emanava quel vago sentore di pino silvestre e muschio che sapeva di Natale. Era un'atmosfera magica e piacevole, ulteriormente abbellita dalle bellissime vetrine dei negozi festosamente decorate per l'occasione.
Sarebbe stato un panorama ideale per, considerando che dopo Lily Evans e il Quidditch non c'era cosa che James amasse più del Natale... ma visto e considerato che mai e poi mai la donna dei suoi sogni avrebbe acconsentito a degnarlo di un sentimento che non fosse puro disprezzo, si sentiva semplicemente pervaso dalla frustrazione e da quella rassegnata tristezza che nemmeno la giornata più bella riesce ad attenuare.
Era frastornato e sbigottito: non riusciva ancora a credere di aver preso un altro due di picche, ancora dalla stessa crudele donna.
Non era umanamente possibile, pensò James, che una sola ragazza (per di più nemmeno tanto alta) potesse contenere tanto brutale disgusto nei suoi confronti. Ma evidentemente a Lily riusciva perfettamente, dal momento che non avrebbe potuto esprimere il parere che aveva di lui in modo più cristallino.
"Potter, come te lo devo dire? Ti ho già detto che preferirei accoppiarmi col mio Molliccio piuttosto che sopportare la tua faccia da imbecille borioso. Non hai un Boccino con cui chiacchierare? Per una volta fai entrare un po' di sana umiltà in quel cervellino da microcefalo invece di continuare a strozzarti con il tuo stesso ego. E spa-ri-sci!”
Non avresti potuto essere più chiara, grazie Lily.
Era incredibile: più lui tentava di suscitare una qualche sensazione in lei, più quella sembrava considerarlo inferiore solo alla cacca di Goblin. E come tale lo trattava, senza farsi il minimo scrupolo.
Con un calcio stizzito allontanò la carta stropicciata del pacchetto che aveva avvolto fino a quel momento il suo regalo per lei. Al solo pensiero di quel rifiuto, il cuore gli si riempì di frustrazione. Almeno le caramelle erano buone... non sapeva cosa si era persa.
Lui invece lo sapeva bene: l'ennesima opportunità di strappare un appuntamento alla donna dei suoi sogni.
Com'era possibile che una componente di sesso femminile lo rifiutasse così a cuor leggero? Certo, la Evans era una ragazza un po' strana... ma era pur sempre una ragazza! Non sapeva forse quante si sarebbero fatte baciare dai Dissennatori solo per aver un appuntamento con lui? Cosa aveva in testa quella stupida per poter solo pensare di dargli dell' “imbecille, borioso e microcefalo” , davanti ai suoi amici per giunta?
Credeva forse di meritare di meglio? James non riusciva a capacitarsene. Era convinto che persino quel tonto di Peter avrebbe avuto più possibilità di lui.
E pensare che sembrava tanto dolce, gentile e disponibile con tutti. Peter, Remus (con cui ultimamente aveva creato un'intesa così bella che più volte si ritrovavano in Biblioteca per studiare insieme)... e persino con Snivellus! Ebbene sì, era gentile e disponibile anche con quell'untuoso, viscido affronto alla natura umana.
Da quando aveva scoperto di esserne attratto l'aveva osservata con attenzione: la sua voce, quei larghi sorrisi che raggiungevano i bellissimi occhi smeraldini, la forma aggraziata del collo e delle mani, i modi involontariamente vezzosi. E la sua disponibile garbatezza nei confronti di tutti. L'aveva conosciuta senza mai rivolgerle la parola, cogliendo tutti i suoi gesti e ricomponendo il quadro completo di quello che rappresentava per lui.
Poi si era dichiarato.
Un bel giorno, dal nulla. Si era fatto coraggio e l'aveva invitata ad Hogsmeade per una romantica passeggiata tra le vetrine del villaggio. Ricordava ogni singolo dettaglio di quella spiacevole conversazione come se fossero passati tre giorni, invece che tre mesi. Era così sicuro di piacerle...


La Sala Comune era tranquilla, quella sera: le candele accese, gli alunni impegnati a gustare tutte le delizie che alcuni Elfi Domestici particolarmente ispirati avevano preparato. Lei era seduta con un paio di amiche qualche metro più in là... Un posto vuoto accanto al suo... Segno del destino. I suoi amici non avevano aperto bocca: Sirius lo aveva guardato con accigliata curiosità, Remus aveva sorriso debolmente con il solito sguardo attento e Peter aveva sgranato occhi e bocca con ammirata sorpresa.
E poi... La fine di tutto.


I grandi occhi verdi fissi su di lui, imperscrutabili, e le labbra nervosamente serrate.

Ehm... Io... Mi dispiace, ma... Non sei proprio il mio tipo... Scusami.”

Fece scivolare in bocca l'ultimo dolcetto, assaporandone la dolcezza.
Si era fatto talmente tante illusioni su quella giornata che quasi non riusciva a credere di essere seduto completamente solo su una panchina a ingozzarsi di dolciumi. Programmava tutto da almeno due settimane: lui avrebbe comprato i dolci insieme a Peter e Sirius, avrebbe usato quest'ultimo come esca per allontanare le amiche di Lily e quando sarebbero stati soli l'avrebbe invitata a fare una passeggiata per darle il regalo e risollevare così l'opinione che la ragazza aveva di lui. Magari si sarebbe ricreduta. Il regalo le sarebbe piaciuto così tanto e i suoi modi sarebbero stati così accattivanti che la Evans lo avrebbe certamente baciato e finalmente la loro storia avrebbe preso quella svolta che da tanto aspettava. E invece niente. Tutto era andato a rotoli e i suoi castelli in aria gli erano crollati addosso con la pesantezza di un macigno.
Ed ora era solo. Solo e incazzato.
Per un attimo si chiese dove fossero finiti Sirius e Peter. Begli amici! Quando sapevano perfettamente che lui in quel momento non avrebbe avuto bisogno che di una spalla amica riuscivano solo ad ignorarlo bellamente e andarsene a zonzo per negozi come se nulla fosse. Carini, davvero.
Persino Peter!
Aveva bisogno di sentirsi dire che lui meritava molto meglio della Evans, che era stata una stupida a rifiutarlo, che prima o poi avrebbe dovuto per forza cadergli ai piedi perché lui era bello, intelligente, divertente e superiore a qualsiasi uomo lei avrebbe mai potuto incontrare.
E nessuno meglio di Peter sapeva dargli quelle meritate conferme.
Certo, lui aveva espressamente detto di voler rimanere solo, ma che cavolo! Avrebbero anche potuto far finta di nulla e stargli vicino comunque. Non facevano forse così gli amici? Lui lo avrebbe certamente fatto.
Era un classico, no? La frase “voglio rimanere solo” è praticamente sinonimo di “vorrei tanto che qualcuno mi consolasse”, lo sanno anche i sassi. Oltre che insensibili i suoi cosiddetti amici erano anche degli ignoranti.
Per non parlare di Sirius!
Quel cretino non gli aveva donato una sola parola di consolazione, né un po' di sana, dovuta fratellanza. Era il suo migliore amico, o almeno così si professava, ma l'unica cosa di cui era stato capace consisteva in un patetico e poco di classe accenno sulle cosce delle gemelle Barton che a suo parere erano molto più eccitanti di quelle della Evans. Il solito galantuomo.
Per non parlare del fatto che se si era sentito in dovere di commentare le cosce della Evans poteva voler dire solo che gliele aveva guardate.
Da quella sera in Sala Comune Sirius si era dimostrato il peggior migliore amico che si potesse immaginare. Era diventato sarcastico, suscettibile e freddo come un pezzo di ghiaccio. Invece di spronarlo, di dargli dei consigli o inventare piani diabolici per far magicamente piombare la Evans nel suo letto, lo aveva preso in giro e si era offeso perché non gliene aveva parlato prima comportandosi da insensibile ignorante ferito nell'orgoglio. E aveva sicuramente guardato le cosce della sua donna. Oh, beh, da lui avrebbe dovuto aspettarselo. Era solo un bambino con le tendenze sessuali di un deviato. Prendere o lasciare.
Sferrò un secondo calcio al contenitore delle caramelle e lo osservò rotolare sulla neve a pochi metri da lui, immaginando che al posto di quelle cartacce appiccicose ci fosse Sirius.

***

Sirius Black e Peter Minus si erano affaccendati moltissimo per le spese natalizie.
Codaliscia aveva proprio bisogno di un po' di svago, dopo la settimana infernale che James gli aveva appena fatto trascorrere. Era stato veramente felice di fargli da confidente e di aiutarlo ad ingegnare un piano diabolico atto a far innamorare di lui la Evans, ma esiste un limite. E Ramoso lo aveva decisamente sorpassato.
L'unica cosa positiva era che finalmente James ora avrebbe capito l'antifona una volta per tutte, cioè che la Evans piuttosto che uscire con lui avrebbe preferito farsi pungere da una Manticora Urticante.
E magari avrebbe ricominciato a considerare i suoi amici un po' di più. I Malandrini erano momentaneamente in sciopero, un po’ grazie a James, un po’ grazie a Sirius che dal suo canto si comportava ancora peggio, ogni giorno più torvo e insofferente nei confronti di chiunque.
Peter sinceramente ignorava il perché, ma sapeva bene che così la situazione non poteva continuare: Ramoso era perso nel Mondo Evans a tempo indeterminato, la sua spalla Felpato era intrattabile come una femmina pochi giorni prima del ciclo e Lunastorta stava rapidamente sparendo nel nulla... restava solo lui.
I Malandrini erano quattro. Non uno, quattro. E Peter avrebbe tanto voluto fare qualcosa per riportare la situazione all'assetto iniziale, in cui ognuno ricopriva gioiosamente un ruolo differente e ogni giorno era contornato da nuove bricconate.


"Non credi che dovremmo tornare da Ramoso?” chiese a Sirius che si era fermato per l'ennesima volta di fronte a una vetrina decorata e scrutava vago oltre il vetro come per trovare qualcosa di improvvisamente adatto come regalo. Senza scollare gli occhi dal vetro, Sirius mugugnò qualcosa che somigliava tanto a un NO, ma siccome Peter non ne era del tutto sicuro, nonostante sapesse bene che ultimamente quando Felpato era di quell' umore fosse molto più saggio lasciarlo stare, riformulò la domanda.
"Forse dovremmo cercare Ramoso e andarci a bere una Burrobirra tutti insieme. Per tirarlo un po' su... insomma... La Evans e la figuraccia e tutto il resto...” disse speranzoso.
"Io non mi muovo di qui. Se il tuo amico vuole raggiungerci sa dove trovarci.” rispose Sirius brusco, stavolta superando Peter e continuando a camminare per conto suo. Peter rimase basito per un secondo, poi lo raggiunse, incalzandolo. “Ma se ci spostiamo da qui non ci troverà! Dai, Felpato, facciamo come ho detto io!”.
Sirius lo guardò e fece roteare gli occhi al cielo innervosito. “Senti, Peter, io devo ancora finire di comprare i regali di Natale, e non posso perdere la mattinata facendo da balia a un idiota che di recente riesce solo a sbavare sulle sottane di una stupida qualunque. Se sei così preoccupato per il piccolo James perché non ci vai tu da solo? Io non sono sua madre, grazie al cielo.”
Peter si zittì al volo, visibilmente ferito. Sirius dal suo canto sapeva bene di essere stato troppo duro, ma insomma! A volte sembrava quasi che Peter avrebbe concesso a James di pulirsi le scarpe sul proprio mantello pur di guadagnare la sua attenzione... Così era troppo!
Mugugnò uno “scusami” poco convinto e continuò a trascinarsi pigramente lungo la strada. Dietro di lui, Codaliscia contorceva le dita grassocce nervosamente, gli occhietti acquosi proiettati in basso come se quella neve putrida fosse la cosa più interessante del mondo.
Dopo svariati minuti di silenzio Sirius sospirò levando gli occhi al cielo. “Scusami, Codaliscia, è che mi sono rotto di fare sempre i porci comodi di Ramoso. Lui ci ha trascurati. E' evidente che non vuole più esserci amico, o almeno questo è quello che lascia trasparire. Devi rassegnarti, stargli appiccicato come la colla è la stupidaggine più grande che tu possa fare.”
Peter rimase zitto per qualche secondo, come se stesse pensando molto attentamente a cosa rispondere.
"Io vado a cercarlo.”
"Oh, beh, allora fai come diavolo ti pare! Va' dove vuoi, cerca chi ti pare, basta che la pianti di stressarmi!” abbaiò Sirius.
Era inconcepibile quanto a volte Peter riuscisse a essere scemo. Se non voleva aprire quegli stupidi occhietti porcini erano cavoli suoi. Lui aveva di meglio da fare che seguire passo passo le buone azioni di un povero succube.
Peter, un tantino amareggiato ma risoluto nel voler risolvere le cose, corse via rapido, confondendosi tra la folla fino a diventare un puntino confuso nella nebbia. Sirius rimase a fissarlo fino all'ultimo istante, pensando a quanto era ridicolo, sempre appresso a James come un cagnolino scodinzolante.
Beh, problemi suoi.


L'unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era del buon Whiskey Incendiario da gustare in solitudine. Tanto per affogare la sua rabbia e meditare un po' sul da farsi. Perché indubbiamente avrebbe dovuto fare qualcosa per salvare la situazione che, inutile dirlo, stava andando a scatafascio.
Quell'anno i Malandrini erano sicuramente partiti col piede sbagliato. James gli mancava come l' aria, nonostante non lo desse a vedere e dentro di sé sentiva un vuoto incolmabile, un magone che non riusciva a cacciare.
Avvertiva il disperato bisogno di un diversivo, qualcosa che cacciasse James, Peter e la Evans dalla sua mente, almeno temporaneamente. Magari una donna con cui divertirsì un po'. Il sesso costituiva un buon distensivo. In quel momento sarebbe stato l'ideale. Al solo pensiero di un corpo caldo e affannato in cui sprofondare per un po’ gli venne l'acquolina in bocca.
Sì, aveva proprio bisogno di sfogare i suoi rabbiosi istinti animaleschi: il sesso non andava mai trascurato, lo sapeva bene.
Specialmente quando non hai assolutamente nient'altro da fare.

Aveva appena rinunciato ai buoni propositi di fare regalini natalizi sostituendoli con la ricerca di una graziosa libertina disposta a migliorare la sua pessima giornata, quando oltre la fredda vetrina appannata di Madama Piediburro vide qualcosa che lo dissuase.
Inizialmente il sottile strato di vapore che si formava sulla superficie del vetro non consentiva una visuale chiara della situazione.
Sirius pensò che forse si stava sbagliando, si sforzò meglio, strabuzzo gli occhi, con la punta delle dita spostò lo strato umido di condensa in brevi movimenti circolari.
E pregò.
Pregò con tutte le sue forze che quello non fosse Remus e quella non fosse la tipa che tanto piaceva al suo migliore amico.
Ma da troppo tempo le sue preghiere sembravano dissolversi nel nulla senza mai venire esaudite.



***

Note di fine capitolo

Salve a tutti i miei estimati lettori (tutti ed estimati è per tirarmela, nel caso vi fossero venuti dubbi!XD)
Come di consuetudine siamo qui alle barbose note di fine capitolo che sicuramente NESSUNO legge, ma visto che a me piace chiacchierare le scrivo lo stesso!^^
In realtà non ci sarebbe molto da aggiungere a un capitolo a mio parere chiarissimo di suo.
Remus è un po’ bastardo ma si era capito, Sirius è un bambino immaturo come tutti sappiamo e James si sente ferito dall'amore della sua vita come abbiamo già potuto constatare (e allora 'sta roba cosa l'hai scritta a fare? NdLettori XDD).
Beh, spero che comunque qualcosa di diverso rispetto al solito ci sia, altrimenti vorrà dire che non ho raggiunto il mio scopo come invece mi sarebbe piaciuto. E qualcosa “Al di là del vetro” è sempre stata in agguato, pronta a sconvolgere tutto quello che sembrava ovvio e cristallino, come l'amicizia, ad esempio.
Perché secondo me i Malandrini non erano DAVVERO felici (Ebbastaaaa, Hazel, abbiamo capito!).
Vedremo più avanti cos'é, sempre che abbiate la pazienza (e la voglia!XD) di continuare nella lettura.
Un grazie speciale a Jane, e a Joy, che mi capiscono meglio di quanto io stessa faccia e con incantevole sensibilità captano sempre il punto della situazione
.

Hazel dei Misteri

  
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