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Autore: Lily White Matricide    10/08/2011    17 recensioni
Tutto ha inizio durante un viaggio in Irlanda, verde come gli occhi di Lily. Un viaggio per allontanarsi da Spinner's End per Severus, per averla ancora più vicina ... Per capire, tra uno sprazzo di sole ed uno scroscio di pioggia, che cosa sia averla vicina ogni giorno. La pioggia purifica e salva, il sole asciuga il senso di colpa .... E in tutti quegli anni e mesi e giorni, la pioggia irlandese accompagnerà sempre Lily e Severus. Un lungo viaggio nella loro adolescenza, che andrà ad incupirsi per l'ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte, ma che li spingerà a prendere una posizione ben precisa in questa guerra all'orizzonte. Riusciranno i due ragazzi a sopravvivere alla guerra?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Irish Rain Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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7.

Winter

 

"'Cause things are gonna change so fast
All the white horses have gone ahead
I tell you that I'll always want you near
You say that things change
My dear"

Tori Amos, “Winter”

La pioggia si cristallizzò, divenne neve.

Mutò in ghiaccio, seppellendo così il calore dell’estate, il vigore di quel verde dei colli irlandesi. Metteva a dormire i fiori, che chiudevano timorosi le loro corolle, lasciandosi coprire da quel sottile strato di acqua, che, seppur solida, lasciava trasparire ancora qualche pallido colore. Non esisteva brillantezza, tutto era nascosto, in una fase di stasi: la natura aspettava, col fiato sospeso, il ritorno di un raggio di sole che spazzasse via quel freddo. Le foglie si sbriciolavano al tocco delle dita di quella dama algida, che non risparmiava nessuno.

 

L’Irlanda, dall’estate spumeggiante, un paese capriccioso come una donna florida, vivace, portentosa, aveva ceduto il passo all’austerità di una signora nobile, meno appariscente, più posata, come il paesaggio inglese che circondava il castello di Hogwarts. Il rumore non era richiesto, le parole erano superflue, il silenzio diventava sacro. Era giunto il momento per tutti di contemplare il mondo in totale assenza di suono.

 

Non c’era più lo sciabordio delle onde di quell’oceano mutevole, ora blu cupo, a volte azzurro, talvolta color acquamarina, quel colore che lasciava presagire un temporale, una tempesta passeggera. Il lago nei pressi di Hogwarts era immobilizzato, tra le grinfie dell’inverno. Di tanto in tanto, nel lento cadere silenzioso della neve, si poteva avvertire un cupo mugolio dell’acqua, un mesto sussurro. Una litania, proveniente dal cuore di quelle acque intrappolate, che pregava la bella stagione di tornare presto, di infondere ancora una volta, com’era sempre stato sin dal principio, il proprio afflato vitale.

 

Un rumore di passi ovattato ruppe il silenzio. Due figure ammantante di nero si trascinavano in mezzo al sentiero totalmente innevato ed ancora non esplorato. La neve cadeva fitta e lieve, dolce e morbida come un cuscino; era tentatrice. Ti invitava a sdraiartici, per stringerti poi in una morsa mortale. Quelle due ombre nere squarciavano la perfezione del bianco, le loro due sciarpe dai colori differenti, oro e amaranto per l’una ed argento e verde per l’altro, erano un’inaspettata fiammata di colore. La figura più alta camminava sinuosa ed elegante, perfettamente a suo agio, pareva fluttuare sulla neve. I capelli neri coprivano gran parte del viso pallido e niveo. L’altra figura, dai capelli fiammanti e dalla figura parecchio minuta e piccola, sembrava più impacciata, incespicando e trascinando i propri passi lungo il sentiero. Da lontano, non si avvertiva il suo borbottare e brontolare per la propria goffaggine sulla neve.

 

Lily e Severus camminavano soli in quel bosco, di ritorno da Hogsmeade. Erano oramai al quarto anno, non avevano bisogno di guardiani o permessi particolari per potersi recare nel piccolo villaggio magico. Il ragazzo aveva chiesto alla propria ragazza di accompagnarlo giù in paese. Aveva un pacchetto da ritirare all’ufficio postale dei gufi - cosa insolita, per Sev, dato che non aveva nessuna corrispondenza e non aveva nemmeno un gufo, ma lui non aveva voluto sbottonarsi più di tanto, nonostante l’insistenza della giovane. Sapeva essere molto curiosa nei suoi confronti, tuttavia il ragazzo era in grado diventare imperscrutabile e neanche sotto la severa tortura dell’amata - spesso consistente in solletico con spighe, piume o quant’altro le capitasse sotto mano - rivelava il proprio segreto. Avevano fatto un salto veloce da Mielandia, dove Lily si era riempita le tasche di Api Frizzole e di Piperille Nere, rassicurando il proprio ragazzo che non avrebbe usato quest’ultime per dargli fuoco mentre si baciavano, e qualche dolcetto natalizio, da consumare nei pomeriggi interminabili di Dicembre. La felicità era palpabile e c’era vischio dappertutto, in ogni negozio, e quando si trovavano accidentalmente sotto, si guardavano timidamente, sperando che l’altro facesse il primo passo. Madama Piediburro era accorsa da quella coppia felice e li aveva fatti accomodare, per poi sventolare sopra le loro teste un ramoscello di vischio. I due giovani non avevano osato accontentarla, per un’eccessiva timidezza a lasciarsi andare a quelle effusioni davanti a tutti. “Siete disinvolti come due sacchi di patate! Che cosa sarà mai un casto bacio!” li aveva apostrofati, con un sospiro che trasudava stucchevole dolcezza. Quella frase li aveva fatti sprofondare ancora di più nelle loro poltroncine, ed i loro sguardi paonazzi e profondamente imbarazzati si erano concentrati sui vapori delle loro tazze di tè e sui magnifici pizzi e merletti che decoravano i tavolini pregiati del locale. 

 

Camminarono ancora per il villaggio. La ragazza si distraeva molto facilmente di fronte alle vetrine, appoggiando le mani minute ai vetri e guardando tutto con gli occhi verdi sfavillanti, che sembravano di un verde ancora più chiaro, in mezzo al candore della neve. Il colore dei suoi occhi si ingentiliva con l’alternarsi delle stagioni. In inverno non erano così sbarazzini come in estate, diventavano di un verde delicato. Severus era paziente con la ragazza che voleva entrare in ogni negozio e voleva cercare qualche regalo per la sua famiglia e qualche sua amica intima. La guardava in silenzio, bonariamente, con un sorriso timido quando la giovane gli chiedeva questo o quel parere.

 

Severus aveva il suo regalo per Lily. E ci teneva da morire a tenerglielo nascosto fino al giorno di Natale.

 

L’aspetto più difficile di quella gita breve a Hogsmeade era proprio liberarsi di Lily per qualche attimo. La spedì dentro il negozio di piume e pergamene, con la scusa di comprargli qualche pergamena nuova. Poi, corse a perdifiato verso la posta, scansando la massa di gente lì presente. Sicuramente, Lily l’avrebbe voluto accompagnare in posta, tuttavia, se avesse visto il pacchetto, avrebbe voluto vederne anche il contenuto. Lily era così piena di entusiasmo e curiosità, verso qualsiasi cosa facesse lui. Si sentiva ... Amato, come nessuno l’aveva mai amato in vita sua. Sentiva di avere un debito enorme nei confronti della giovane, pertanto voleva farle un regalo davvero speciale. Ci aveva messo giorni e giorni per trovarne uno giusto, ma erano tutti troppo banali, un po’ scontati. Poi l’aveva trovato, nei meandri della sua memoria. Era un oggettino carino, appartenuto a sua madre, ma lei lo aveva regalato subito ad una delle sue sorelle, e la zia di Severus, peraltro una di quelle tra le più affettuose nei suoi confronti, l’aveva ceduto al caro nipote volentieri, congedandosi con una pergamena fitta di domande circa la “fortunata”. Chiaro che non poteva metterselo lui, un anello d’argento e giada e la zia aveva ben capito tutto. Non aveva ancora risposto alla parente premurosa e mentre ritirava il pacchetto, si ripromise di risponderle, chiedendole il massimo riserbo circa il suo legame con Lily.

 

“Ma proprio non mi vuoi dire che cosa c’è dentro quel pacchetto?” chiese Lily, incespicando ulteriormente nel cammino, aggrappandosi a Severus, che prontamente l’aiutò a recuperare l’equilibrio.

Sev fece finta di non aver capito.

“Quale pacchetto?” chiese con tono noncurante ed un’aria imperscrutabile.

Lily sbuffò e prese una manciata di neve e gliela lanciò addosso. Il bel manto lungo si sparse di macchie bianche e cristalline.

“Non fare lo stupido! Lo so che sei andato a ritirare qualcosa in posta”.

Sev rimase lì per lì turbato da quella palla di neve. Era stato colto di sorpresa, quindi prontamente prese tra i guanti una manciata di neve e la lanciò a Lily, che era corsa più avanti per preparare le sue munizioni. La mancò di striscio, ma il piccolo mucchio di neve passò sopra, disgregandosi nell’aria, e lasciando sulla chioma fulva un’impercettibile coltre argentea.

Lily cercò di correre più avanti, intanto che veniva raggiunta in poche falcate da Sev, che le lanciava neve su neve, senza pietà; incespicò e cadde a terra. Se camminare nella neve non era il suo forte, mettersi a correre era stata una pessima idea. Lily si mise a sedere sul manto un po’ ghiacciato, cercando di ricomporsi. Sev si accovacciò e raccolse pazientemente il contenuto del sacchetto, pulendolo accuratamente dalla neve, trattenendo a stento un risolino. 

“Che ti ridi, tesoro?” fece sarcastica Lily “Vuoi essere trasformato in un pupazzo di neve!?”. Era tornata un po’ a fare la spaccona, ma dentro di se non voleva essere così poco leggiadra e poco aggraziata nei movimenti, di fronte a Severus. Le guance erano in fiamme, perché si sentiva una perfetta imbranata. Però Sev amava quel modo di fare, così lontano dal suo. Era il suo sole, si avvicinò con gentilezza alla ragazza, si levò un guanto, e le diede una carezza sul viso gelido. La sua mano era calda, morbida rispetto a quel freddo gelido e tagliente. Si rimise il guanto e con entrambe le braccia, la sollevò e la tirò su, aiutandola a scuotersi di dosso la neve restante, dandole poi un bacetto a fior di labbra, rassicurante.

 

Voleva mostrarle una cosa, prima di tornare al castello. Era qualcosa a cui teneva moltissimo. Era un incantesimo molto potente, ci aveva messo qualche tempo prima di impararlo, ma non vedeva l’ora di insegnarlo a Lily. Non era ancora stato insegnato in classe, erano appena al quarto anno e serviva a difendersi contro i Dissennatori. Era l’Incanto Patronus. Non stava più nella pelle, voleva che la sua ragazza lo vedesse e potesse praticarlo anche lei. Era un’ottima maga, veramente promettente, imparava in fretta e si vedeva che aveva una marcia in più, rispetto a tanti altri. Severus era incredibilmente avanti rispetto a tutti gli altri, specie per il numero di incantesimi imparati e per la cura che metteva nel preparare le pozioni, ottimizzando e correggendo qualche passaggio nell’elaborazione. La ragazza a lezione lo guardava rapita, osservando i gesti delicati e rapidi del ragazzo, che si muoveva come se stesse compiendo un rito sacro. O meglio, sembrava un’artista, un pittore, che dipingeva la sua tela, ma prima, si apprestava a preparare i suoi colori sulla tavolozza. Era ... un’artista delle pozioni.

 

“Voglio mostrati una cosa, Lily” esordì Sev. Stava riprendendo a nevicare, dopo una breve tregua, il chiarore del cielo stava lasciando il posto al calare della sera. I fiocchi erano ancora fini, esili, impercettibili.

Lily si fermò incuriosita. 

“Fammi vedere!” disse speranzosa, sperando che alludesse al pacchetto.

Sev frugò nella tasca interna del mantello ed estrasse la sua bacchetta magica.

“Tira fuori anche la tua bacchetta, Lil’”.

Lily estrasse la sua bacchetta, perplessa. 

“E’ un incantesimo?” fece la ragazza, un po’ esitante.

Severus annuì e le disse: “Ho imparato l’Incanto Patronus”.

La giovane rimase a bocca aperta: era incredibile, era veramente complicato da imparare, ma come aveva fatto lui a farcela? Sentiva un irrefrenabile desiderio di vederlo eseguito e di impararlo a sua volta.

 

“Expecto Patronum!” esclamò Severus, agitando la propria bacchetta con gesti ampi e ben misurati. Una luce argentea uscì dalla punta della bacchetta, rischiarando l’ambiente circostante, dove stava calando rapida l’oscurità.

Quella massa argentea si plasmò e divenne una bellissima cerva. La cerva iniziò a correre nella neve, girando anche attorno alla coppia, un po’ a debita distanza, ancora un po’ diffidente. Sev rimase a guardarla, a studiarla concentrata. L’animale si avvicinò a Lily che, affascinata e stupefatta, allungò una mano verso la cerva, che scappò verso il bosco, saltando leggiadra, per poi dissolversi nella sera.

La giovane era ammutolita. Gli occhi scintillavano nel buio crescente, la bocca era lievemente dischiusa. Era senza parole.

“E ... L-la cerva ti protegge dal b-bacio dei Dissennatori, g-giusto?” chiese balbettando Lily.

“Certo, li manda via e si allontanano da te. E’ fondamentale per proteggersi da quelle creature orribili”.

Lily si girò, con un fuoco negli occhi che bruciava di curiosità e di passione.

“Insegnamelo, ti prego!” esclamò.

Sev si mise dietro a Lily e le prese la mano che reggeva la bacchetta. Le spiegò il movimento, guidandola prima, poi lasciandola fare in autonomia dopo. Volle accertarsi che imparasse alla perfezione il movimento, senza fretta. Era molto preciso su queste cose.

Lily era un’allieva molto rapida e attenta, non fu molto difficile apprendere le giuste movenze da fare. La parte più difficile doveva arrivare.

“Dunque, la formula è .... Expecto Patrono?” chiese Lily, con la bacchetta ben puntata verso il bosco.

“Expecto Patronum” la corresse con gentilezza Sev.

“Ma, aspetta un attimo. Il tuo Patronum ha la forma di una cerva: e il mio, sarà diverso, giusto?”.

“Certo. Dipende da persona a persona. Ora ascoltami bene: per evocarlo, non basta che tu reciti la formula magica. Devi pensare ad un ricordo bellissimo della tua vita e concentrarti su di esso. Solo quello evocherà il tuo animale protettore e scaccerà i Dissennatori, che sono senza sentimenti e senza cuore”.

Lily si appoggiò un attimo la bacchetta sulle labbra. Era un suo gesto tipico, quando pensava o si concentrava. Stava pensando ad un ricordo felice. Però ne aveva un po’ tanti e si sovrapponevano tutti l’uno sopra l’altro.

Pensò prima al giorno in cui aveva conosciuto Severus e le aveva detto di possedere poteri magici.

“Expecto Patronus!” esclamò in un lampo, ripetendo bene il movimento precedentemente appreso. Aveva sbagliato la formula, quindi la concentrazione sul ricordo svanì. Lily sbuffò.

“Scusa Sev, non ti voglio far congelare qui, perdonami, adesso lo faccio giusto” si scusò la ragazza, voltandosi verso il ragazzo, che le era rimasto dietro, poco distante.

“Stai tranquilla Lily, vedrai che il prossimo ti verrà bene”.

Lily respirò a fondo, pensò di nuovo a quel ricordo. Nel momento in cui si concentrò ed esclamò “Expecto Patronum!” quel ricordo venne offuscato dall’immagine della sorella che le dava della pazza. Uscì qualche scintilla argentea e poco più. Forse ne doveva scegliere un altro.

Ci riprovò un paio di volte. Nulla da fare.

“Mi dispiace Sev, non ci riesco, non so perché!” disse desolata la ragazza. Sev tornò dietro di lei e le prese ancora una volta la mano nella sua, per guidarla nel movimento.

“E’ ... Difficile le prime volte, ci ho messo parecchio tempo per impararlo. E’ dura coordinare la mente e i movimenti del corpo e rimanere concentrati sul proprio ricordo. Ti aiuto io”. E le diede un bacio sulla guancia, d’incoraggiamento. Lily si sciolse. 

 

Pensò alla sera fresca irlandese, alle candele, ai fuochi. Agli occhi di Sev che l’avevano profondamente turbata. Al momento in cui si erano avvicinati e baciati; il momento in cui aveva chiuso gli occhi e il mondo era scivolato via, distante e remoto, sentendo solo le labbra di Sev e tutto il suo essere. 

 

“Expecto Patronum!” 

Questa volta schizzò fuori dalla bacchetta una palla argentea, con una forza tale da far cadere a terra i due ragazzi, che sprofondarono nella neve soffice e fresca che cadeva con fiocchi sempre più spessi. Ma Lily non staccò gli occhi dalla sua creatura, ansiosa di vedere che forma avrebbe preso. Ce l’aveva fatta! Il cuore batteva forte, era in giubilo. Tremava per l’emozione.

Severus la guardò con un sorriso enorme sul volto. L’abbracciò forte, schioccandole un forte bacio sulla guancia, osservando anche lui impaziente il Patronus di Lily.

Lily lasciò un gridolino di stupore, Sev ammutolì, guardando con occhi sbarrati la creatura appena formatasi.

Era una cerva. Proprio come la sua cerva. Una bella, slanciata, elegantissima cerva, che zampettava dapprima timorosa, poi con più vigore. Si voltò verso i due. 

“Vieni, vieni ....” sussurrò Lily, come se stesse parlando ad un animale vero, a tutti gli effetti. La cerva avanzò, esitante. La sua padrona si allungò verso di lei, ipnotizzata da quel scintillio argenteo. Sembrò arrivare a toccarle il musetto, ad accarezzarglielo con affetto. Svanì, lasciando per l’aria sempre più fredda una nebbiolina argentea lievissima.

Lily si voltò e quasi strozzò in un abbraccio vigoroso il suo ragazzo. Lo riempì convulsamente di baci sul volto, estasiata per essere riuscita ad evocare un Patronus. D’altronde, lui era la fonte alla base del suo ricordo che le aveva permesso di compiere quella magia.

Severus ancora non parlava, con gli occhi sgranati continuava a fissare la piccola nube d’argento rimasta, e si lasciava sbaciucchiare da Lily, inebetito.

“Lo stesso Patronus” mormorò.

La ragazza sembrava felicissima di quell’avvenimento e continuava a tenere stretto a sé l’amato. Lentamente, si ricompose e tornò in sé, con una felicità indescrivibile nel cuore. Il legame di Lily e Severus era sempre più profondo e il fatto di avere lo stesso Patronus ... Insomma, Severus non credeva nel destino da accettare e da subire. Credeva nei sentimenti, in quell’alchimia perfetta che regge il mondo, l’anima del mondo. E Lily e Sev stavano lentamente raggiungendo la formula perfetta, o quasi. Tutto con le loro forze ed i loro cuori tumultuosi d’adolescenti.

Rimasero ancora un attimo seduti a guardare le ultime tracce argentee, tra i fiocchi che coprivano i loro mantelli sempre più insistentemente. 

“La mia cerva ti proteggerà, in qualsiasi momento di difficoltà. Ovunque tu sia, lei ti proteggerà ... ... Sempre.” disse lentamente Lily, al suo orecchio, sfiorando con le labbra gelide e congelate l’orecchio del ragazzo. Era la sua promessa.

 

Sev la guardò con un sorriso e le lacrime gli rigavano il volto.

   
 
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