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Autore: Sonnyx94    14/08/2011    2 recensioni
Demi Lovato è appena tornata a New York. E' stata lontana per un anno, ricoverata in ospedale per una malattia che l'aveva colpita. Qui tornerà a riprendere la sua vecchia vita al liceo e tra amici ritrovati, nuove conoscenze e il calore di essere tornata a casa, scoprirà che qualcosa nella sua vita cambierà. Quel cambiamento lo provocherà Joe Jonas, trasferitosi nella Grande Mela poco dopo la partenza della ragazza. Demi imparerà che la vita può essere malvagia ma che se si è in due le cose possono risultare più facili e mai avrebbe potuto immaginare di venire salvata dal Paese delle Meraviglie, come New York, da un Pirata, come Joe.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Demi Lovato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte! Ho ricevuto poche recensioni negli ultimi capitoli, spero che con il tempo aumenteranno :D Questo capitolo parla di Joe e introduce un po' il suo personaggio. Nel prossimo scoprirete qualcosa in più sul passato di Demi e poi...bè dovrete aspettare ma non vi preoccupate l'incontro tra i nostri due piccioncini arriverà moolto presto!
Un bacio, Mara.


Cap.3: Finzione



Seduto sul pullman che mi portava dall’aereo porto di New York nell’Upper East Side, guardavo fuori dal finestrino e ripensavo alla mia estate. 
Prima di prendere l’aereo per tornare a casa avevo spezzato il cuore a una delle tante ragazze con qui ero uscito, durante la mia vacanza a Las Vegas.
Senza dire niente ai miei genitori, una mattina di Luglio avevo preso le mie cose e mi ero imbarcato sul primo aereo, per raggiungere i miei amici. I miei genitori non avevano chiamato nemmeno una volta. Mio padre mi detestava da sempre, non era una novità, mia madre era troppo presa dai suoi problemi per pensarmi. Solo Nick e Kevin, da buoni fratelli, mi avevano cercato insistentemente tutti i giorni. Ma io ormai nella bontà non credevo più da un pezzo.
Come descrivere la mia estate?
Fumo, sesso e alcool. Gli unici nomi che mi venivano in mente.
Risi nel pensare che, prendendo un pullman di linea, stavo rovinando il nome della mia famiglia.
“Il figlio dei Jonas ha preso un pullman?!” sentivo già nella testa la voce di quella pettegola di un amica di mia madre.
Abituato a limousine e macchine di lusso, quel pullman mi faceva sentire a disagio, ma andava bene, tutto per poter andare contro le regole.
“Le regole sono fatte per essere trasgredite”.
Questo era il mio motto.
Guardandomi intorno mi accorsi che su quel pullman ero l’unico a essere vestito da riccone e che, probabilmente, tutti mi avevano riconosciuto come tale.
Jeans di Armani, felpa D&G e All Star versione limitata, in mano l’ultimo modello di cellulare e i-pod.
Mi guardavano tutti come se fossi un alieno atterrato sulla terra, in effetti non avevano tutti i torti, figlio del proprietario di una delle più gradi e famose aziende di New York, era strano per loro vedermi su un mezzo pubblico.
Una ragazzina del primo anno che avevo già notato l’anno precedente, mi fissava adorante, sorrisi. Sapevo di essere bello e che tutte le ragazze della scuola mi desideravano, ma io iniziavo a stancarmi.
Perché sapevo che in fondo, non era quello che volevo, questo non era ciò che ero.
Questo è il prezzo da pagare se vuoi sopravvivere a Manhattan, o vieni mangiato. Non puoi essere te stesso fino in fondo, ti devi comportare come dice la legge degli adolescenti newyorkesi, nessuno l’ha scritta, ma la si conosce da sempre.
Ma il mio carattere non mi permetteva di sottomettermi al volere degli altri, anche se fino a quel momento ero riuscito a tenerlo a bada, dubitavo che ci sarei riuscito ancora per molto.
Presi il mio zaino e scesi alla mia fermata.
Attraversai la strada, pronto per farmi tre isolati a piedi, non avevo voglia di prendere il taxi, sarei arrivato a casa troppo presto.
Al secondo isolato, dopo la fermata del pullman, vidi il bellissimo grattacielo con gli scalini di marmo, stranamente non conoscevo nessuno di quelli che ci abitavano.
“Tutti vecchi ricconi” pensai, mentre mi avvicinavo sul marciapiede.
Mi si affiancò una limousine nera, che si fermò davanti agli scalini dell’entrata. Scese una ragazza, credo della mia età, capelli neri corvini che le ricadevano mossi sulle spalle, una giacca di pelle nera, jeans scuri, stivali vecchi e dal colore un po’ sbiadito.
-Grazie Edward- disse, probabilmente all’autista. Schizzò verso gli scalini ed entrò dalla porta girevole.
Non mi aveva degnato di uno sguardo, penso che nemmeno mi avesse visto.
“È la prima volta che una ragazza non mi nota” pensai, una sensazione strana, il non essere calcolato.
Continuai per la mia strada, finché non arrivai a casa.
Un altro grattacielo, simile a quello dove poco fa era entrata la ragazza, ci eravamo trasferiti lì esattamente un anno fa. Chissà in che scuola andava quella ragazza, non l’avevo mai vista.
“Joe sei sempre il solito!” mi dissi da solo.
Entrai, presi l’ascensore e entrai in casa.
Kevin e Nick erano seduti sul divano.
Kevin guardava la tv e Nick aveva in mano la chitarra. Quanto tempo che non la suonavo più, questa era una delle molte cose che avevo smesso di fare, dopo essere venuto qui.
Entrambi i miei fratelli, quando mi videro, saltarono sul divano di pelle bianca del salotto.
-Joe!- esclamò Nick, mettendo via la chitarra.
-Dove cavolo sei stato per tutti questi mesi?!- mi chiese arrabbiato Kevin, tipico da fratello maggiore.
-Non sono affari tuoi- risposi secco io, mentre mi dirigevo verso la mia stanza, al piano di sopra.
-Invece credo che lo siano!- disse Kevin sbarrandomi la strada.
-Kevin levati-
-Ma sei impazzito?- incominciò lui -hai idea di cosa ci hai fatto passare? Joe noi siamo una fami..-
-Non dire quella parola!- esclamai -non la dire...è solo una bugia...è ciò che facciamo finta di essere, ma da tempo non lo siamo più, quindi almeno tra di noi è inutile fingere- dissi, iniziando a salire le scale.
-Joe...- mi chiamò Nick.
-Nick questa è la verità! Guarda mamma e papà, non si comportano da marito e moglie, figuriamoci se sono in grado di fare i genitori!- dissi.
-Ma noi siamo comunque fratelli, dobbiamo rimanere uniti- disse Nick.
“Sempre questa filosofia da cantante!” pensai.
Scossi la testa e me ne andai in camera.

  
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