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Autore: Nijinsky    25/08/2011    10 recensioni
Si tratta di una storia di schizofrenia, di paranoia, di pazzia.
Non ci sono momenti di lucidità, frangenti di calma in cui il cuore può riprendere a battere a un ritmo più tranquillo, ma solo crudo subconscio che si proietta nell'aria, saturandola, avvelenandola, rendendola irrespirabile. Capitoli brevi, rapidi, come una coltellata, come un colpo di pistola. Nella pazzia non valgono le parole, ma solo le immagini che come una reazione a catena esplodono nel cervello nell'udire un solo suono, nel respirare un solo odore.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 “Il giorno è rude, è come una palude 
Di giorno ne vedo di cotte, di crude, di tiepide 
E quando ne ho viste abbastanza rifugio nella stanza 
Sonno in abbondanza, stanco sotto il mio rettangolo di letto 
Cado morbidoso sul rettangolo di letto 
Ding ding dong dodici rintocchi, chiudo gli occhi 
Ed il paese dei balocchi è qui 
E le porte sono tutte aperte, quante scoperte 
Si fanno sotto le coperte 
Ed è dolce come panna l'eco della ninna quando vado a nanna 
Io dormo con le gambe rannicchiate 
Per rotolare senza sforzo nelle mie nottate di sogno 
Che suona come una carezza 
Dopo una giornata di assoluta pesantezza 
E la notte se ne va 
Io rimango fermo qua 
Ad aspettare, ad impazzire 
Se la notte vola via 
Non sarà per colpa mia 
Che le sto rubando 
Più di un secondo 
Il sogno cattura per ore ed ore ed ore 
A volte fa la guerra a volta fa l'amore 
E quando chiudi gli occhi non sai mai cosa succede 
Saluti la tua vita domani ci si vede al mattino 
Tranquillo come dentro il pigiamino 
Stringo come un bambino il mio cuscino 
Che forse mi diventa una fanciulla 
O forse mi ricorda il pianto soffocato al buio della culla 
Dormo e i raggi mi daranno il buongiorno ma non mi sveglieranno mai 
Come un bimbo che non sa soffrire 
Penso alle tenere carezze di mia mamma prima di dormire 
Nel mio letto zattera di lana 
Nel mare di emozioni che la luna chiama mentre mi allontana 
Dalla riva della sveglia 
Fate piano per favore sono in dormiveglia 
E la notte se ne va 
Io rimango fermo qua 
Ad aspettare, ad impazzire 
Se la notte vola via 
Non sarà per colpa mia 
Che le sto rubando 
Più di un secondo 
E la notte se ne va
Io rimango fermo qua 
Ad aspettare, ad impazzire 
Se la notte vola via 
Non sarà per colpa mia 
Che le sto rubando 
Più di un secondo 
E la notte se ne va 
Io rimango fermo qua 
Ad aspettare, ad impazzire 
Se la notte vola via 
Non sarà per colpa mia 
Che le sto rubando 
Più di un secondo 
E la notte se ne va”
E la notte se ne va – Caparezza

 
«Dear Mello»
«Cosa»
«Perché l’hai fatto?»
«Perché ti odiavo, Near, e ti odio ancora»
«Cosa ho fatto per meritarmi un sentimento del genere?»
«Esistevi, Near, esisti»
«Dear Mello»
«Che vuoi»
«Perché continuo ad apparirti in sogno?»
«Perché ti odiavo, Near, e ti odio ancora»
«Non mi sembra la migliore delle risposte»
«Da un numero due non ti puoi aspettare il meglio, ma solo il massimo meno un po’»
«Non ti ho mai creduto il numero due, lo sapevi, lo sai»
«Non mi propinare queste stronzate»
«Come vuoi, Mello, ma non mi hai ancora risposto»
«Che vuoi che ti dica?»
«Vorrei che mi dicessi che continui a vedermi nei tuoi sogni perché c’è qualcosa che devi dirmi, che c’è un cuore che batte sotto la dura pietra fredda che ti riveste sottopelle, che in fondo non volevi farlo»
«Tutto ciò che ho da dirti è che ti odiavo, Near, e ti odio ancora; c’è un cuore che batte sotto la dure pietra fredda che mi riveste sottopelle, ma non batte per te; in fondo sì, volevo farlo, e se tornassi indietro lo rifarei altre mille volte, perché ti odiavo, Near, e ti odio ancora»
«Incredibile quanto le tue parole feriscano più delle lame e delle pistole, ma sarei stato peggio se mi avessi detto che non c’è assolutamente niente di quello che ho elencato»
«Near, ti ho sradicato da me, ti ho strappato via come erbaccia, non c’è più niente di te»
«C’è il mio corpo, l’hai lasciato al quartier generale, nudo e sporco, freddo, rigido, a putrefarsi tra le mura che da vivo mi condannarono a marcire di solitudine»
«Un corpo senza vita non è niente, è solo chimica e fisica che lentamente diventa polvere e cibo per i vermi»
«C’è il mio ricordo, lo vedi nei sogni, ora ti parla, e non sono il Near che hai ucciso, ma il Nate che hai conosciuto tanti anni fa nell’orfanotrofio, non il bambino prodigio, ma un orfano spaventato e solo»
«Inevitabilmente solo, dall’inizio di tutto alla fine di ogni cosa, quale dolce ironia»
«Dear Mello»
«Non chiamarmi così»
«Perché?»
«Mi irriti»
«Non puoi fare nulla per impedirmelo»
«Posso ucciderti»
«Sono già morto, dovresti uccidere te»
«Devo portare a termine una missione, e poi di certo non butto la mia vita per te»
«Talvolta ho sperato vivamente che tu potessi fare qualcosa per me»
«Ti ho scopato, non ti basta?»
«Avrei preferito fare l’amore»
«Quanti vizi»
«Quanto astio»
«Non mi sembra sia una novità»
«No, infatti, quale rammarico»
«Non hai mai alzato un dito per impedirmi di farti male, per salvarti la vita, per tentare di fermare il mio omicidio»
«Lo so»
«Perché?»
«Perché ti amavo, dear Mello, e ti amo ancora»
«…»
«…»
«Near, sparisci»
«Non me ne andrei mai, lo sapevi, lo sai»
«Voglio che tu te ne vada, per sempre»
«Sono già via»
«Near, lo sai cosa sto per fare»
«Sì, lo so»
«E quindi?»
«Ti prego di non fare gesti avventati»
«Una volta di più, una volta di meno…»
«Questa volta è diverso, Mello, non voglio che tu muoia»
«E allora vattene»
«Solo se mi giuri che non ti ucciderai»
«Vattene»
«Ti amo, dear Mello»
«Ti odio, Near, il ricordo di ciò che eri in realtà è ancor più fastidioso, se possibile, di ciò che sei diventato»
«Se sono diventato quel che hai ucciso, è plausibile che sia dovuto al fatto che te ne andasti»
«Non dire stronzate»
«La colpa è tua, se sono diventato quel che hai ucciso. Il bambino che hai conosciuto e che adesso popola i tuoi sogni è morto dopo che tu abbandonasti l’istituto. Una foto non colma le distanze, lo sapevi, lo sai»
«Near, vuoi che ti dica che mi dispiace?»
«Non servirebbe a molto, ma mi sentirei sollevato»
«Scordatelo»
«…»
«Voglio che tu te ne vada, immediatamente»
«Dear Mello…»
«La tua parola non vale più»
«Accenditi, fuoco»
«Spegniti, tu»






 

  

 

Grazie, grazie infinite a tutti
a coloro che leggono
a coloro che seguono
a coloro che ne conservano il ricordo
a coloro che lo preferiscono ad altri ricordi
a coloro che recensiscono, perché mi hanno dato davvero tanto, tanto, tanto.
Yours sincerely.

  
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