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Autore: SimplyMe514    27/08/2011    10 recensioni
Sappiamo tutti quanto sia difficile ricordarsi di dare ai propri personaggi anche qualche difetto. E sappiamo tutti quant'è irritante leggere di personaggi che non ne hanno. E se le ragazze di Hogwarts si ribellassero all'arrivo a scuola dell'ennesima Mary Sue e complottassero tutte insieme, in barba alle Case, per riprendersi i loro ometti folgorati dall'angelica visione?
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Trilogy: perché scrivere fanfiction è bello, ma riderci sopra ancora di più.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Buona parte della Fase Uno, come si scoprì, consisteva in un'accurata opera di pedinamento. La Signorina Perfettina preferiva di gran lunga la compagnia dei ragazzi, ma le divenne estremamente difficile ritrovarsi da sola con un qualsiasi essere senziente di sesso maschile. Qualche ragazza che camminava in punta di piedi sullo sfondo dell'idilliaca scenetta c'era sempre, e ogni volta che accadeva, Avalon sembrava perdere di colpo il favore della dea bendata, e con esso tutta la sua vomitevolmente perfetta compostezza. Come quella volta che, proprio mentre Neville rileggeva con grande ammirazione il suo dettagliatissimo tema su come distinguere il Frullobulbo dal Tranello del Diavolo a prima vista, una piuma svolazzò tranquilla e discreta verso il di lui preziosissimo cactus Mimbulus mimbletonia, sfiorandolo in un punto particolarmente sensibile e ricoprendoli entrambi di una generosa e stomachevole dose di Puzzalinfa. Testimoni oculari giurarono in seguito di aver visto Hannah Abbott riporre la bacchetta mormorando con aria profondamente dispiaciuta: «Scusa, Neville, non volevo coinvolgerti, ma se ti aiuta a svegliarti ben venga...»

O come quell'altra volta che, colpevole di aver fatto un occhiolino con parecchi sottintesi a Draco Malfoy alla fine di una particolarmente massacrante lezione di Pozioni da cui tutti – tutti tranne lei, che quel giorno sfoggiava nei capelli ancora in gran parte biondi un improbabile arcobaleno di mèches che probabilmente doveva stare a significare quant'era felice di avere tutti gli uomini di Hogwarts ai suoi piedi – erano usciti bruciacchiati, col fiato grosso e disgustosi pezzetti d'ingredienti nei punti più impensabili, inciampò senza ragione apparente, tuffandosi di testa nel proprio calderone pieno fino all'orlo del miglior Distillato della Morte Vivente che il professor Lumacorno avesse mai visto, bevendone inavvertitamente un po' e cadendo addormentata. Draco si sarebbe volentieri offerto di trascinarla di peso in infermeria per un antidoto solo per poter toccare quel corpo scolpito in posticini che finora gli erano stati inaccessibili, ma Pansy, smettendo di borbottare qualcosa su quanto fosse utile l'Incantesimo d'Inciampo, s'inserì di prepotenza tra i due annunciando: «Faccio io, professore... Granger, ti dispiace... ? Mi sa che dobbiamo trasportarla in due...» Parecchi occhi uscirono dalle rispettive orbite al vedere Pansy che, in modo molto poco caratteristico, chiedeva aiuto proprio a lei; forse fu per lo shock che nessuno fece molto caso al fatto che nessuna delle due infermiere improvvisate fu particolarmente gentile con la paziente, o che si fossero date segretamente il cinque prima di afferrarla.

«Questo è lo spirito giusto!» si complimentò il Generale. «E suggerire di portarla in due... forse qualcuno comincerà a pensare che pesi qualche chiletto in più di quel che sembra... Pansy, sei un vero genio del male!»

«Così pare. Lo sai che per me è un complimento, vero, Hermione?»

«Lo immaginavo. Ehi, aspetta, frena, ci siamo appena chiamate per nome?» A giudicare dalle identiche espressioni schifate, entrambe avevano intenzione di scaricare la Bella Addormentata in uno sgabuzzino delle scope e correre al bagno più vicino a lavarsi la bocca col sapone, ma ora che avevano promesso a Lumacorno di portarla in infermeria, sarebbe stato un disastro se Madama Chips non le avesse viste arrivare.

«Siamo in guerra. Sono cose che capitano».

«Parole sante. Con questa diventi almeno Tenente Parkinson, comunque. Se solo avessimo un modo di far vedere a più gente questi “incidenti”...»

«E farle delle foto compromettenti no, eh? Sei troppo nobile per questo, cuor di leone?»

«Se io sono un cuor di leone, tu sei una serpe. Una serpe molto furba. So dove prendere una macchina fotografica».

«Musica per le mie orecchie».

«Se questo ti piace, aspetta solo di scoprire cos'ho in mente per gli allenamenti di Quidditch...»

«Farai tornare in squadra la tua amichetta Weasley?»

«Lo spero».

«Ecco, questo non lo volevo sentire. Pel di carota è un osso duro, anche se odio ammetterlo».

«Oh, andiamo... siamo in piena battaglia e tu pensi alla Coppa del Quidditch? Potrei degradarti, lo sai?»

«Non fare la voce grossa con me, Generale dei miei stivali. 'Sta cosa dei gradi te la sei inventata di sana pianta perché suona bene».

Depositarono – o forse sarebbe meglio dire “gettarono come un sacco di patate” – Avalon su un letto libero dell'infermeria; Madama Chips stava per disapprovare la loro scarsa delicatezza, ma ciò che invece le uscì di bocca fece subire a entrambe un discreto shock. Non fu: “Fate piano!”, e nemmeno “Su, ditemi che le è successo”, e neppure “È molto grave?”

No, fu esattamente: «Quella lì in infermeria? Oh, ma guarda un po', avrei giurato che fosse in grado di curarsi da sola anche nel bel mezzo del deserto del Sahara...»

«Lei... lei pensa veramente quello che ha appena detto?»

«Perché non dovrei? Solo qualche ora fa è entrata di corsa trascinandosi dietro un tizio che aveva quasi spappolato con un incantesimo, mentre si esercitavano in Difesa, credo, e ha preteso di insegnare a me come rimetterlo a posto... E allora perché diamine non l'ha fatto e basta, dico io?»

«È un affronto!» convenne Hermione, un po' perché ne era sinceramente convinta, un po' perché sapeva che mettersi contro Poppy Chips era come affrontare a mani nude una mamma orsa a cui fossero stati portati via i cuccioli.

«Qui le strade si dividono, Tenente Parkinson. Ci si vede stasera tu sai dove. Io intanto indagherò un po': se l'infermiera è dalla nostra parte, forse ci conquisteremo anche il favore di qualche professoressa».

«A chi lo dici... vorrei essere lì quando lei pretenderà di saperne più della McGranitt di Trasfigurazione, quella è un drago... giura che me lo racconterai...»

«Parola di Generale. A dopo».

Hermione si avviò a passo di marcia verso la Sala Comune, dove Ginny era pressoché sepolta dai libri. Mancava ancora moltissimo, ma gli studenti del quinto cominciavano a sentire la pressione dei G.U.F.O.

E a proposito di quinto anno... «Ginny, tu sei amica di Colin Canon, giusto?»

«Mmm, be', ci sediamo vicini in parecchie classi, cosa vuoi da lui? Ti avverto, è completamente andato. A quanto pare non è ancora riuscito a decidere quale sia il profilo migliore di Miss Perfetta, perché sono tutti e due divini».

«Prendigli la macchina fotografica. Chiedigliela in prestito, strappagliela di mano, rubagliela con un Incantesimo d'Appello, non m'importa. Devo averla».

«Che ci vuoi fare?»

«Quello che ci fa lui, foto di Avalon. Solo meno lusinghiere delle sue. Si comincia domani, all'allenamento. E assicurati che Luna venga all'incontro di stasera, qualche dritta dalla figlia del direttore di una rivista ci fa proprio comodo».

«Mi piace come suona questo piano».

«Ti piacerebbe ugualmente se ti dicessi che l'idea è della Parkinson?»

«Me lo farò piacere» grugnì Ginny, con l'esatta espressione di chi cercava di deglutire una Gelatina Tuttigusti+1 al sapore di caccole. «Non mi dire che vuoi metter su un giornalino anti-Avalon, perché non ci credo».

«Non un giornalino... per ora. Ma se si renderà necessario, faremo anche quello. E un'ultima cosa, Colonnello Weasley».

«Dimmi tutto».

«Hai qualcosa, qualsiasi cosa, del negozio di Fred e George? Ci vogliono dei diversivi belli potenti».

«Signorsì, signora!» esclamò la rossa, corredando la frase con un accenno di saluto militare. «Tutta la collezione, sai come sono fatti quei due pazzi. Fuochi d'artificio, Merendine Marinare, tutto. Me ne mandano appena possono, come se volessero incoraggiarmi a combinare guai». Fu più forte di lei: Hermione le scoccò uno sguardo di gelida disapprovazione. «Ma ho avuto troppo da studiare per pensarci, il quinto anno è un incubo, quindi è ancora tutto lì a fare la muffa».

«Bene. Non avrei mai creduto di doverli ringraziare, ma tu al campo di Quidditch ci vieni armata, meglio se con la macchina di Colin».

«Sarà fatto. E a proposito di Quidditch, sai cosa sono riuscita a combinare mentre tu facevi comunella con Faccia da Carlino Parkinson?»

«Cosa?» la pungolò Hermione, dimenticando il tono da Generale Granger e assumendo più l'aria di una bambina in un negozio di giocattoli.

«Ho arruolato Demelza Robins e Katie Bell, le altre due Cacciatrici. La odiano da morire, e credimi se ti dico che Katie è un portento. Dolce gattina quando ha i piedi per terra... tigre dai denti a sciabola appena decolla. Spero che ci metta la stessa furia di quando gioca».

«Questa sì che è una notizia! Dovremmo chiedere anche alle altre di cercare reclute».

«Magari qualche ragazza del Lumaclub, scommetto quello che vuoi che Miss Guardate-Quanto-Sono-Fantastica ne fa già parte...»

«Mi hai appena dato un'idea geniale! Oh, credevo di dover sprecare un mese... Ginny Weasley, ti adoro. È ufficiale».

«Un mese? Che cosa... ?» Poi un'espressione di orripilata comprensione le balenò sul viso. «Oh, no».

«Oh, sì. Per adesso non preoccuparti, non ho ancora pensato nemmeno io ai dettagli. Tu assicurati di avere quella maledetta macchina».

Quella sera, nella Stanza delle Necessità, Hermione annunciò in tutta serietà: «Siamo ancora poche».

«Io posso dirlo a Susan» si offrì Hannah. «È pur sempre la nipote di Amelia Bones: potrebbe scoprire che essere così perfetta è illegale».

«Ci sarebbe anche Cho» propose Luna. Ginny emise un grugnito inintelligibile al pensiero di lavorare gomito a gomito con una vecchia fiamma di Harry, ma la bionda la blandì: «Un cervello in più. “Un ingegno smisurato per il mago è dono grato”».

«Molto bene, complimenti a tutte e due. Potreste unire le forze e farmi un favore? Sono quasi certa che domani lei finirà in infermeria, e ho bisogno che le arrivi un biglietto anonimo di “pronta guarigione” pieno di pus di Bubotubero puro. Ce la fate?»

«Signorsì, signora!» scattarono entrambe.

«Perfida» disse Pansy, facendolo suonare come un complimento.

«Se un giorno mi avessero detto che ti avrei ringraziata per l'idea, non ci avrei creduto» rispose Hermione in un tono amabile molto, molto finto, facendo arrivare una freccetta proprio sulla boccuccia di rosa della gigantografia della signorina La Croix per sfogarsi.

 

Il giorno fatidico era arrivato. Molto sportivamente, Avalon Eccetera aveva i capelli per metà biondi e per metà scarlatti, divisi da una scriminatura apparentemente tracciata col righello.

«Oh, che carina, sei venuta a vedere come me la cavo...» cinguettò, notando Ginny che si avviava verso gli spalti. «Sì, capisco benissimo, sarai preoccupata per le sorti della squadra... scoprirai che sono una degna sostituta, davvero, altrimenti il capitano non mi avrebbe scelta!» Ginny sembrava avere una gran voglia di lasciare su quella pelle d'alabastro l'impronta di cinque dita, ma si trattenne e girò sui tacchi, raggiungendo il Generale Granger.

«Era ora! Ce l'hai?»

«Scusa, c'è voluto un po' prima che Colin si voltasse... non potevo mica Appellargliela da sotto il naso!»

«Diversivi?»

Ginny aprì il mantello, dando l'impressione di avere due grosse ali di stoffa che penzolavano sotto le braccia tese. L'interno della sua divisa sembrava una versione portatile dei Tiri Vispi Weasley, Diagon Alley numero 93: da una quantità spaventosa di tasche che Hermione non aveva idea che fossero mai state lì (forse Ginny se le era cucite da sola per l'occasione) spuntavano piccoli razzi, scatolette di dolciumi, Detonatori Abbindolanti e una discreta riserva di Polvere Buiopesto, che probabilmente non avrebbe dato il meglio di sé all'aperto, ma era sempre carino avere con sé in circostanze del genere.

«Fantastico. Adesso aspettiamo che comincino, poi tu mi passi la macchina – sii ragionevole, Ginny, io sono figlia di Babbani, tu invece sei proprio sicura di saperla usare? – e ti liberi di Madama Bumb in qualsiasi modo ti salti in testa. È una bella cosa che sorvegli gli allenamenti, ma in questo momento la supervisione di un adulto è l'ultima cosa che vogliamo». Con Ginny che quasi fumava dalle orecchie come se avesse preso una generosa dose di Decotto Tiramisù, lasciarono provare a Miss Perfezione prima qualche semplice passaggio, poi una Manovra di Porskoff da manuale, al che la rossa ringhiò: «Ora basta. Quello era compito mio». Le ficcò in mano di malagrazia la macchina fotografica di Colin e al grido di: «Cosa non si fa per il Quidditch!» spezzò una Merendina Marinara, intascò l'antidoto e ingoiò l'estremità che l'avrebbe fatta star male. L'effetto fu immediato: cominciò a vomitare anche l'anima sulle gradinate. Hermione si concesse una frazione di secondo per pensare che in realtà la sua coraggiosa amica avrebbe voluto dire “Cosa non si fa per amore”, dato che la sua impresa eroica, guarda caso, aveva coinciso esattamente con lo sguardo un po' ammirato e un po' ebete che Harry aveva scoccato ad Avalon facendole un gesto di approvazione; poi spense l'interruttore del romanticismo e strillò in modo molto convincente: «Madama Bumb! Presto! Si sente male!»

L'insegnante, che stava controllando a vista un pericoloso tentativo di Peakes di farsi passare un Bolide dietro la spalla senza colpirsi da solo, accorse immediatamente e, borbottando tra sé: «Oh, per Morgana, cos'ha mangiato questa qui?», si fece aiutare a issarla direttamente dagli spalti alla scopa, schizzando via in direzione del castello. Libertà, finalmente!

L'occasione era imperdibile: Demelza aveva appena diretto ad Avalon un passaggio impossibile che la costrinse a deviare proprio verso il punto dov'era seduta Hermione per afferrare la palla. Il Generale Granger le puntò contro la bacchetta con tutta la discrezione che le riuscì e, osando appena muovere le labbra, sussurrò: «Confundus». Con una virata alquanto ridicola, la nuova stella del Quidditch ignorò beatamente la Pluffa e si gettò volontariamente contro il Bolide di Coote che le stava venendo addosso, perdendo la presa sulla scopa e colando a picco... e naturalmente l'indomita macchina (presa in prestito... più o meno) della nostra reporter preferita era lì a documentare l'accaduto.

Hermione terminò la spettacolare serie di scatti, finse un'aria preoccupata e si precipitò di sotto.

«Oh... oh... oh, no, credo di essermi rotta qualcosa, devo essere caduta con tutto il peso sul braccio...»

«Oh, andiamo, per una come te risistemarsi un osso rotto sarà una sciocchezza!» trillò, pregustando la dolce vendetta.

«C-certo...» rispose Miss Perfezione, il bellissimo viso deturpato da una smorfia di dolore, estraendo la bacchetta... e non notando che Hermione faceva lo stesso. Cominciò a mormorare formule complicate degne di una Guaritrice del San Mungo, ma non aveva fatto i conti con l'intervento del Generale Granger, che non per niente era l'unica del suo anno – l'unica prima del suo arrivo, s'intende – ad aver padroneggiato in modo decente gli incantesimi non verbali. Sugli occhi d'ametista dell'odiata Mary Sue calò una patina di confusione.

«Oh, no, non è possibile... io... io... non mi ricordo più come si fa!» Ed esattamente com'era successo anni prima a colui che ora era il suo capitano, il suo braccio si ridusse a un'appendice gommosa e inutile. Neppure una Mary Sue era più così perfetta con trentatré ossa in meno.

Jemima (dato che aveva tutti quei nomi, tanto valeva sceglierne uno a caso) si dimostrò anche una grande attrice drammatica, oltre a un'ottima Cacciatrice, e Hermione si assunse l'ingrato compito di farsi passare il braccio sano sulle spalle e sorreggerla fino al castello, anche se, indolenzimento generale a parte, non ne avrebbe avuto bisogno.

«Due volte in due giorni?» commentò l'infermiera quando la affidò alle sue abili mani. «Credevo che Potter fosse sfortunato, ma questa qui batte tutti i record!»

«Non penso che sia sfortuna, Madama Chips» mentì spudoratamente Hermione. «Più un'incredibile mancanza di senso dell'equilibrio, che combinata all'ignoranza delle più elementari regole del Quidditch e, al contrario di quanto affermava, delle basi della Guarigione, ha portato a questo disastro».

«Ma come ti permetti? Sapevo perfettamente quel che facevo!» Tombola! Il bello degli incantesimi che interferivano con le capacità cognitive del malcapitato era che costui (o nel nostro caso, costei) non si rendeva minimamente conto che qualcosa nella sua testa non andava.

«Mi permetto eccome. Ti ricordo che sei caduta dalla scopa e hai ammesso tu stessa di non ricordarti più come risistemarti. E la prossima volta, cerca di prendere la Pluffa, non di buttarti sulla prima cosa semovente che ti viene incontro. Quella grande e rossa, hai presente?» Avalon boccheggiò, ma di fronte ai fatti non riuscì a farsi venire in mente La Risposta Perfetta. Hermione girò sui tacchi. Non appena fu al sicuro fuori dalla loro vista, il suo passo spedito divenne una corsa in piena regola: per una volta, doveva andare al bagno di Mirtilla a ridere, non a piangere.

  
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