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Autore: Koori_chan    31/08/2011    0 recensioni
Vaticano e San Marino.
Due piccole Nazioni Autonome all'interno dell'Italia.
Due piccole realtà la cui storia è sempre stata intrecciata.
Breve raccolta sul rapporto fra il religioso Leone Gregorio Borgia e l'allegra Chiara DeAngelis: completamente diversi, sì, ma uniti dallo stesso destino.
[Presenza OC: Vaticano, San Marino]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era cambiato, Leone.
Era cambiato molto.
Più alcuna traccia del sorriso dolce e gentile sul suo volto, la pietà ormai un ricordo lontano. I suoi bei lineamenti non erano mai sfiorati da un’espressione di grazia o misericordia.
Il potere era tutto ciò che bramava, e stava corrodendo la sua anima sempre di più.
Tutte le terre d’Italia e poi, chissà, magari anche del mondo intero, si sarebbero piegate davanti alla divina potenza della Chiesa.
Eccolo, il Santo della Rovina, l’Angelo della Morte, nero nel suo lungo mantello, lucente nella sua spessa armatura. La spada stretta in pugno, sangue sui gambali. E sotto ai piedi le anime che lui stesso aveva privato della luce. Un viaggio per il luogo di raccolta di folli, infedeli, violenti e turpi, dove le azioni turpi erano giudicate con un metro ben diverso da quello della giustizia.
Lui, che doveva trasmettere speranza e fiducia, non si fidava più di nessuno, assassinando chiunque rappresentasse una potenziale minaccia per la sua egemonia.
Rinnegava se stesso e i principi su cui si era fondato, ma nessuno ormai aveva più il coraggio di opporsi alla macchina di morte che quella nazione era diventata.
Le radici del Titano erano ormai alle sue spalle, intrise dal sangue dei sammarinesi, mentre il passo ferrato dell’ecclesiastico incombeva grave per i corridoi del castello.
Chiara pregava, non riusciva a fare altro. Sperava che quel Dio nel nome del quale Leone adesso stava massacrando la sua gente gli avrebbe toccato l’anima, aprendogli gli occhi sullo scempio di cui si era fatto promotore.
Ma nulla poteva salvare il suo popolo, nemmeno la fede più sincera.
Sarebbe scesa in battaglia se i soldati glielo avessero permesso, ma lei era il loro gioiello più prezioso, da difendere innanzi a qualunque altra cosa.
E così era rimasta al castello, nella più devota preghiera, sperando che le difese reggessero.
Dall’esterno giungevano i lamenti e le grida, erano arrivati alle porte del castello. Ormai nemmeno pregare serviva a qualcosa.
Percorse a grandi passi i corridoi dela sua dimora, che un tempo aveva considerato inespugnabile, sentendo la morte aggirarsi nell’aria.
I suoi passi veloci, mossi dall’urgenza, piedini piccoli e leggeri sulla pietra.
L’incombere cadenzato della rovina, rumore di metallo in una marcia vittoriosa.
Se lo ritrovò davanti appena entrò nel salone d’ingresso, pareva che i soldati di guardia non avessero opposto alcuna resistenza. Forse anche loro erano già morti da un pezzo…
- Chiara… - una voce diversa da quella dolce e premurosa di molti anni prima.
La ragazza ebbe paura, una paura tremenda. Era sola, di fronte a un uomo che era cambiato così tanto da non essere nemmeno certa di averlo riconosciuto.
- Leone? – un sussurro che fece sorridere il nemico in maniera agghiacciante.
Era bello, bello come il sole, ma in quel momento sembrava uno di quegli orridi diavoli dipinti nelle sue amate chiese. Il volto deformato in un ghigno di pura crudeltà, un’espresisone cattiva, sadica, che trasudava violenza.
Vaticano mosse un passo in avanti, San Marino indietreggiò automaticamente.
Non riusciva a parlare, la paura era troppa. Non riusciva a fare niente, poteva solo tenere i suoi occhi sbarrati piantati in quelli ambrati dell’uomo davanti a lei.
Si avvicinò ancora, ma questa volta la ragazza reagì, afferrando d’istinto una fiaccola che, appesa al muro, illuminava il grande ambiente.
Leone scoppiò a ridere, divertito.
- Così avresti intenzione di combattere? – la schernì a voce alta.
- Solo di proteggere ciò che amo! – replicò lei. Non più la sottile voce dell’usignolo, ma un tono deciso, nonostante il tremore delle sue labbra.
Il ghigno sul volto dell’uomo si ampliò ancora di più, mentre con un gesto rapido e preciso afferrava il tizzone ardente, strappandolo dalle mani della ragazza. Lo fece roteare un paio di volte, come a voler  dimostrare la sua abilità, poi lo spense, lasciando che le fiamme venissero soffocate dall’acqua di un vaso.
- Pensi di poterti opporre a me? Le tue mani sono più adatte al ricamo, Chiara, fidati… -
San Marino strinse i pugni, furibonda.
- Si può sapere cosa diavolo vuoi?! – fece esasperata.
La risposta dell’uomo fu peggio di una doccia di pece bollente.
Una singola sillaba, disarmante, maledetta.
Gli occhi del religioso si illuminarono di una luce diversa, spaventosa.
- Te. –
Lei.
E non se ne sarebbe andato finchè non l’avesse ottenuta.
Era fatto così, Vaticano.
Il verbo “accontentarsi” non sapeva proprio cosa significasse…
Leone si avvicinò ancora, fino a che la ragazza non si trovò con le spalle al muro. Le afferrò il mento con la mano guantata in un gesto forte, completamente dimentico della dolcezza con cui era solito rivolgersi alla sammarinese.
Le sue labba si curvarono in un ghigno orrendo, mentre Chiara sperava di poter diventare un tuttuno con il muro.
Sapeva cosa le avrebbe fatto.
- Ti prego, vattene… - sussurrò.
- Suvvia, Chiara… dovresti sentirti onorata di servire Dio… - continuò l’altro, subdolo nella vergognosa scusante con cui ammantava i suoi reati.
Perché chi si sarebbe mai opposto alle richieste di Dio? Chi avrebbe mai osato dire che il volere del Signore era sbagliato?
Ma per la prima volta nella sua vita Leone vide crollare la sua meschina difesa sotto quello sguardo azzurro in cui galleggiavano terrore e coraggio.
- Tu non sei Dio. –
Scandì bene le parole, sputando veleno con quella sentenza.
Attese immobile la punizione per la sua sfrontatezza, senza distogliere lo sguardo da volto del religioso.
Ma Vaticano non fece nulla se non guardarla con astio.
Liberò il suo viso dalla sua morsa guantata con violenza, dandole le spalle e allontanandosi in un nero fruscio di stoffa.
- D’ora in avanti risponderai dicendomi “Sì, mio Signore”. Altrimenti oggi sarà stato solamente un assaggio della tua rovina. –
Uscì dalla sala a passo veloce, quasi di corsa, lasciando Chiara da sola con la sua disperazione, il viso sporco di sangue.
Non era stata la frase della ragazza a fermarlo. Erano stati i suoi occhi.
Qualcosa nei suoi occhi si era spezzato e Leone se n’era accorto.
Quel giorno aveva visto per l’ultima volta la dolce San Marino che aveva sempre conosciuto.
Da quel momento in poi, Chiara De Angelis non sarebbe stata più la stessa, e un giorno, molti anni dopo, Leone Gregorio Borgia si sarebbe pentito di essere stato la causa di quel cambiamento.

  
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