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Autore: _Mooney_    12/09/2011    3 recensioni
Brian Littrell è quello nuovo.
Si, sapete quei ragazzi che si vengono a trovare sotto i riflettori il primo giorno di scuola perchè sono nuova carne decisamente fresca?
Se poi sei il cugino del più giovane e famoso modello di tutti gli Usa, e i suoi due migliori amici - nonchè i tuoi migliori amici- sono un famoso duo di cantanti... Beh, decisamente l'attenzione di tutti non la puoi evitare nemmeno quando passano i mesi e ti sei ambientato..
E se, per ultimo, ami incondizionamente quello che è diventato il tuo migliore amico e che è un rubacuori..
No, non puoi considerare la tua vita perfettamente normale.
Ma amare qualcuno, forse, ti porta a casa.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C1
Capitolo 1
Perchè esiste un super Bri per proteggere tutti noi.





'' Brian, no...''
Qualcuno lo stava scuotendo con forza, sperando di svegliarlo; era una voce angelica, una voce...
Una voce che non avrebbe voluto dimenticare.
'' Brian svegliati... Per favore Brian!''
Avrebbe voluto aprire gli occhi e rassicurare chi lo stava chiamando così insistentemente ma non ce la faceva: il suo corpo non rispondeva più ai suoi comandi.
'' Brian...''

Aprì gli occhi di scatto.
Si trovava in una stanza d'ospedale, circondato da macchinari dall'aria assolutamente minacciosa: si girò appena, scorgendo sua madre leggere la Bibbia accanto al letto.
Gli faceva male il petto.
'' Mamma?'' chiese piano piano, con voce flebile.
Jackie alzò di scatto la testa, stupita dal sentire quella voce che aveva creduto di non poter udire mai più: gli occhi le si inumidirono di lacrime e resistendo all'impulso di abbracciare il suo bambino si chinò per dargli una lieve carezza sulla guancia.
'' Mamma? Perchè sono in ospedale?'' chiese ancora.
In risposta sua madre scosse la testa.
'' Non ora figlio mio, non ora. Più tardi, quando i medici mi avranno dato il permesso, ti racconterò tutto.'' mormorò baciandogli la mano con affetto.
Brian annuì appena, senza insistere con le domande: c'era qualcosa nella voce di sua madre che gli faceva capire che insistere con le domande avrebbe solo intristito più sua madre.
Sospirò, abbandonandosi ai cuscini.
Riprese sonno immediatamente mentre sua madre usciva di corsa per chiamare i medici.
Voleva ancora sognare quella voce.

Quando Kevin Richiardson seppe del risveglio del cugino da quel coma che era durato tre mesi pensò che qualcuno, da lassù - probabilmente il suo defunto padre- aveva davvero a cuore suo cugino.
Brian Littrell, in effetti, aveva avuto davvero fortuna: rimasto coinvolto in una sparatoria era stato ferito al petto mentre proteggeva una bambina col suo corpo. Per fortuna il proiettile aveva sfiorato appena il cuore e con un'operazione durata circa cinque ore i medici erano riusciti a salvarlo.
E poi...
Poi Brian aveva dormito - come zia Jackie si era ostinata a definire il coma in cui era caduto il suo bambino- per tre lunghissime settimane: i medici stavano disperando di vederlo sveglio ma il ragazzo aveva sorpreso tutti.
E si era svegliato.
Kevin Richardson aveva mollato tutto il lavoro che aveva da fare e si era precipitato a Lexington appena aveva saputo del risveglio del cugino: e in quel momento stava percorrendo a grandi passi il corridoio di quell'ospedale dove Brian era stato ricoverato d'urgenza.
Zia Jackie e zio Harold erano lì, seduti nella piccola sala d'attesa accanto alla camera del figlio: probabilmente Harry era andato a rassicurare la fidanzata sulle sorti del fratello e a riposare.
Quelle tre settimane erano state un inferno per tutti.
'' Kevin!'' sua zia si era alzata e si era battutata praticamente addosso al nipote, stringendolo in un abbraccio soffocante che il ragazzo ricevette con gratitudine: le baciò la testa, cullandola mentre piangeva contro la sua camicia. '' Oh Kevin, ho avuto così tanta paura che non ce la facesse...''
Lasciandola sfogare tutto il dolore, la rabbia e la paura in quelle lacrime, quelle parole sconnesse, Kevin alzò lo sguardo su suo zio: sembrava invecchiato di almeno dieci anni, ma manteneva lo stesso sguardo forte che aveva sempre caratterizzato Brian.
Harold si alzò e diede una pacca sulla spalla del nipote, senza aggiungere una parola: per quanto fosse di carattere un uomo gentile e disponibile non era molto chiaccherone e preferiva il silenzio a parole vuote e spesso prive di un reale significato.
In silenzio reggeva il peso di una famiglia che con la morte di Brian sarebbe stata destinata allo sfracelo, se non fisico, morale.
In silenzio consolava la moglie e in silenzio pazientava, confidando in un miracolo: miracolo che era accaduto, quella mattina, nel momento in cui Brian aveva aperto gli occhi e aveva guardato sua madre.
Il ragazzo si sedette ancora abbracciando la zia, ora un pò più tranquilla e prese un profondo respiro.
Non sapeva perchè ma quella gli sembrava la decisione migliore da prendere: ora che la luce rossa del tramonto inondava quella sala d'attesa che aveva accolto le angosce e le paure di tutta la famiglia, Kevin sapeva che in fondo gli zii avrebbero accettato.
'' Voglio portare Brian a New York, quando starà meglio''
Se zio Harold si mostrò vagamente sorpreso a quelle parole, sua zia ebbe solo la forza di annuire.
'' Penso sia meglio''
'' Ma... Jackie!''
La donna voltò gli occhi lucidi di pianto sul marito, l'espressione decisa scolpita su ogni suo lineamento.
'' No Harold. Nostro figlio non starà a lungo nello stesso posto in cui ha visto morire un suo caro amico d'infanzia e la sua ragazza, dove gli hanno sparato una pallottola che quasi lo ha ucciso e dove potrebbe torturarsi nei sensi di colpa. Non voglio guardare mio figlio morire ancora. Perciò si, lui andrà a New York con Kevin e che tu lo voglia o no, si costuirà una vita migliore lì''
L'espressione sorpresa sul volto di zio Harry si addolcì, fino a diventare comprensiva: Jackie sciolse l'abbraccio del nipote e si sedette sulle gambe del marito che la baciò teneramente sulle labbra.
'' Naturalmente'' disse Kevin, un pò imbarazzato nell'assistere a una scena così intima del rapporto dei suoi zii. Oh, ma il problema stava proprio nel considerarli un pò dei genitori: e ogni adolescente preferirebbe pagare oro piuttosto che cogliere i propri genitori in atteggiamenti intimi.
E non è che fosse un adolescente ma il concetto era lo stesso.
Era imbarazzante. Punto.
Anche se nel profondo sapeva che ciò che lo turbava era quell'intenso desiderio di trovare una persona che lo guardasse con quella stessa dolcezza, quel sentimento che illuminava lo sguardo di sua zia ogni volta che si posava sul marito.
'' Naturalmente'' riprese a dire. '' Non sappiamo, però, cosa sia successo quella sera: nè Brian, stando a ciò che mi hai detto, - e accennò allo zio- ricorda qualcosa. Il mio parere è che, dato che i medici hanno parlato di ricordi rimossi... Suppongo che fargli respirare un pò d'aria buona sia il minimo. Lo scriverò a scuola, riprenderà la sua vita di sempre, si farà degli amici e mi assicurerò che mangi. AJ e Howie avrebbero voluto venire, ma a quanto pare dovevano discutere per un concerto che si dovrebbe tenere tra un paio di settimane''
Suo zio annuì, tenendo stretta a sè la moglie.
'' Non li rimproveriamo, puoi dirlo loro'' affermò pacatamente.
Kevin annuì, alzandosi.
Ora doveva solo parlare con Brian.

Suo cugino era steso sul letto e sembrava dormicchiare: tuttavia, appena mise piede nella stanza, aprì gli occhi e lo fissò con un pallido sorriso sul volto.
Sembrava che anche quell'operazione gli riuscisse a fatica.
'' Ehi'' disse.
Kevin si sedette sulla sedia accanto al letto, sorridendogli.
'' Ehi.'' rispose. '' Come ti senti?''
'' Come uno che è stato investito da un camion pieno di piombo ed esplosivi.'' Brian fece una smorfia. '' Accidenti, non sarebbe stato un bello spettacolo... Mamma avrebbe dovuto raccogliermi con un aspirapolvere!''
Suo malgrado il cugino si trovò a ridacchiare a quell'immagine.
'' Comunque..'' il tono di Brian tornò serio e Kevin sentì che c'era qualcosa che non andava, lo vide da quegli occhi ora tristi, quasi velati di lacrime: lacrime che forse aveva versato premendo il viso contro il cuscino. '' So che Leighanne e Drew sono morti.''
Il più grande emise un sospiro: '' Bri, ascolta... Lo sappiamo entrambi che non è stata colpa..''
'' Lo so che non è stata colpa mia. Non me lo ricordo, è vero... Ma lo so.'' disse il biondino: ora stava guardando il soffitto, pensieroso. '' Non so cosa mi spinga a dirlo.. Ma sono sicuro che quella notte non ero io a tenere in mano la pistola...''
'' Hai salvato una bambina da quel proiettile''
'' Si, mamma mi ha detto. Per la serie: super Bri alla riscossa!'' Brian rise un poco, seguito dal cugino. '' Io esisto per prendermi cura di tutti voi! Beh, se non mi si punta una pistola addosso, naturalmente.''
'' E come alimenti i tuoi superpoteri?''
'' A furia di caffeina e cioccolato, ma è ovvio!''
Kevin sorrise, guardando fuori dalla finestra.
'' Sono contento che tu sia vivo... E volevo farti una proposta?''
'' Oddio, niente di illegale o pericoloso, per favore! Credo di averne abbastanza''
'' Ma che vai a pensare?'' fece il cugino, fintamente offeso. '' Io sono quello responsabile! Non ti caccierei mai nei guai''
'' Beh questo è vero. Ma generalmente i guai vengono spesso a trovarmi..'' rispose Brian, con una piccola smorfia di dolore quando tentò di muoversi su quel letto. '' E portano anche i regalini.''
'' Sono guai molto ben educati, allora'' mormorò Kevin, divertito.
'' Puoi dirlo forte, cugino. Allora, questa proposta?''
'' Ah ecco. Ne ho parlato con i tuoi genitori e si trovano d'accordo con me: verresti a stare con me a New York?''
Brian rimase qualche minuto perplesso.
'' Come scusa?''
'' Hai sentito. Verresti a vivere a New York con me? Ti iscriverei a scuola, ti faresti nuovi amici...''
'' Io..'' l'espressione sul volto di Brian sembrava quasi terrorizzata. '' Non so se..''
Kevin gli posò una mano sul braccio, un gesto rassicurante.
'' No. Hai bisogno di cambiare aria: per quanto puoi tentare di fingere che sia tutto normale...'' ammise, il tono serio di chi sa perfettamente di cosa sta parlando.'' Non lo è. Stai soffrendo per la morte di Leighanne e Andrew, te lo si legge in faccia: hai bisogno di cambiare aria, hai bisogno di ricostruire la tua vita. Pensaci un pò su, ti va?''
Quando il cugino si alzò, però, il diciassettenne lo trattenne.
Il dolore aveva preso il suo posto nel viso di Brian, il dolore misto a un'amara consapevolezza, la certezza che due persone importanti nella tua vita non potranno tornare indietro.
'' No...'' mormorò.
Sospirò, distogliendo lo sguardo dagli occhi di Kevin che sembravano stare facendo un'analisi a raggi X.
'' No, hai ragione. Io ho... Bisogno di andarmene. Perchè credo che i loro fantasmi, la consapevolezza della loro morte... Staranno qui - e s'indicò la fronte- e qui - s'indicò il petto- per tutta la vita: e rischio di trasmettere il mio dolore agli altri...'' prese un profondo respiro.
Era davanti a una decisione difficile.
'' Vengo.'' disse alla fine.
Kevin si lasciò cadere di nuovo sulla sedia e, fingendo di guardare fuori dalla finestra mentre stringeva forte la mano di Brian con la sua, ascoltò i singhiozzi di suo cugino.
Tutti i super eroi hanno bisogno di essere salvati, una volta tanto.


Allura belle ragazzuole, come butta?:D
Si, lo so che sono tragica ( vedi la morte di Leighanne e Andrew, LOL) e che probabilmente sono sadica con un povero innocente ( togliamo il probabilmente, và!) ma troppi polizieschi danno alla testa. The Mentalist per primo.
Allora si, ringrazio per le tre splendide recensioni del capitolo precedente e mi scuso per probabili schif...ahem, per le probabili sviste^^
Chiusa questa parentesi vi dirò, dall'alto dei miei sedici anni, che personalmente mi sono appassionata ai Backstreet da poco - circa da cinque anni quando cantavo I Want It Way sotto la doccia- e che amo scirvere: e che si, sono una yaoista convinta che lo yaoi sia la vita o roba del genere.
Unendo queste due cose capirete perchè mi sono lanciata in quest'avventura.
Sperando che vi piaccia... Alla prossima!^O^






  
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