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Autore: Giulia K Monroe    17/09/2011    30 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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cap41

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

Capitolo XLI
Una serata pericolosa {parte #2}

 

 

 

 

 

 

 

L’intera Sala Comune di Corvonero era rimasta pietrificata dalla reazione improvvisa di Luis Cabrisk. Dovevano essere passati almeno cinque minuti, da quando il nuovo studente era esploso ed aveva abbandonato la stanza, con fare veramente arrabbiato, e nessuno aveva avuto ancora il coraggio di parlare. Stavano tutti fissando la porta che il Grifondoro si era violentemente sbattuto alle spalle, senza prestare alcuna attenzione alle proteste dei quadri che, per colpa dello scossone, erano scivolati in terra.
Blaise Zabini aveva sul viso un’espressione di puro sconcerto: entrambe le eleganti sopracciglia erano oltremodo corrugate, lo sguardo blu era ridotto ad una fessura scintillante di dubbio e le labbra erano appena schiuse.
Perché mai Luis Cabrisk era esploso così all’improvviso?
Pansy Parkinson aveva sollevato un sopracciglio e si era stretta le braccia al petto, oltremodo indispettita da quel comportamento violento: non solo la sua preziosa bottiglia era stata ridotta in frantumi – rischiando anche di ferirla con i suoi frammenti, che si erano dispersi nell’aria dopo l’incantesimo di Cabrisk -, ma non era nemmeno riuscita a carpire alcuna informazione su quella maledetta Black.
Che cosa importava a quel neo-Grifondoro della risposta di Alexandra Black?
Le Untouchable Ravens erano state le prime a rompere quel silenzio e, immediatamente, si erano radunate, cominciando a parlottare a bassa voce della situazione attuale.
Cosa nascondeva veramente Luis Cabrisk?
Era qualcosa collegato alla Black?

Diamond Cherin osservava ancora la porta con espressione confusa; dopo aver battuto diverse volte le palpebre, disorientata, si era voltata verso Theodore Nott, con una muta domanda stampata in viso, ma quello era stato solo in grado di fare spallucce e scuotere il capo.
Draco Malfoy teneva stretta Alexandra Black contro il suo petto, forse con una presa un po’ troppo violenta, perché il pugno chiuso, che si poggiava contro un fianco di lei, lasciando al braccio la possibilità di circondarle lo stomaco, tremava impercettibilmente.
Eppure, lei non sembrava nemmeno sentire la sua pressione, perché non protestò in alcun modo né cercò di divincolarsi: aveva lo sguardo verde enorme di apprensione, mentre fissava la porta con la bocca spalancata; era improvvisamente cerea in viso e dava l’impressione di qualcuno che era sul punto di svenire.
Chi si nascondeva veramente dietro Alexandra Black?
Quella domanda risuonò contemporaneamente nella testa di tutti i presenti, illuminandoli come un fulmine nella notte oscura; si voltarono, spaventosamente in contemporanea, a guardare la fonte di tutto quel subbuglio: Alexandra Black.
Ma, nel momento esatto in cui una decina d’occhi incontrarono quel visino angosciato, lei si alzò in piedi di scatto, sfuggendo facilmente alla presa di Malfoy che, ancora seduto in terra, la fissò dal basso con espressione indecifrabile.
C’era qualcosa di strano, in fondo ai suoi occhi; qualcosa che nemmeno Blaise Zabini gli aveva mai visto.
Alexandra non degnò nessuno di uno sguardo, se non Malfoy, al quale rivolse un’espressione a metà tra lo sconvolto e il triste.
Aveva gli occhi lucidi e questo gli fece quasi mancare il respiro nel petto.
Poi, senza dire una parola, Alexandra Black corse via, inseguendo probabilmente  Luis Cabrisk.
Tutti la fissarono confusi e sempre più sospettosi.
Alexandra Black e Luis Cabrisk avevano qualcosa da nascondere, ormai era chiaro a tutti.
Ma cosa?

I presenti si voltarono a guardare Draco Malfoy che, dall’espressione atterrita del viso, doveva sapere qualcosa; ma nessuno fece in tempo nemmeno a fiatare, perché anche lui si defilò presto, abbandonando la Sala.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva corso per i corridoi bui di Hogwarts, non preoccupandosi di nient’altro che di trovarlo; fortunatamente, non ci mise molto: le bastò seguire il rumore insistente di qualcosa che si abbatteva con rabbia contro il muro.
Cosa che, non appena ebbe svoltato l’angolo, scoprì essere il pugno, già martoriato, di Luis Cabrisk.
Se ne stava lì, da solo, nella penombra di una candela tremula, che illuminava a malapena il suo viso infuriato, nascosto da ciocche di lunghi capelli neri, che gli si appiccicavano sulla fronte madida di sudore. Era poggiato con una mano al muro e l’altra, chiusa in un pugno, tanto violento da far risaltare i tendini azzurrini sul dorso diafano, si stava scagliando ripetutamente contro i mattoni in pietra, con colpi precisi e rabbiosi: continuando di quel passo, avrebbe anche potuto scalfire il muro e creare un buco; peccato che, prima di distruggere i lucidi mattoni del castello, si sarebbe completamente frantumato le nocche che, già graffiata in più punti, erano completamente rosse di sangue, che sporcava il muro, colava lungo il suo palmo, macchiava il pigiama blu e cadeva in terra, con gocce che, nel silenzio della notte, risuonava con tetri “plic”.
Alexis rimase a fissarlo per quelli che, almeno a lei, sembrarono attimi infiniti; non sapeva cosa fare, cosa dire; quasi si era dimenticata anche come muoversi e come respirare.
Luis – Sirius, le tuonò sconvolta una vocina nella sua testa – non sembrava neanche averla notata e continuava a sfogare la sua ira con colpi forti e ben assestati.
Forse non sapeva cosa fare, ma di una sola cosa era completamente certa: doveva fermarlo, prima che la sua mano si fosse ridotta in frantumi.
Prese un respiro lento e profondo, poi deglutì a fatica e, piano, fece dei piccoli passi in direzione del padrino.
- Luis…? – lo chiamò, sottovoce, quasi avesse paura ad emettere un suono di qualche tono appena più alto.
Il moro non sembrò neanche sentirla, perché, imperterrito, continuò a scaraventare i suoi pugni contro la parete.
Alexis si avvicinò ancora di più, il cuore che, vuoi per l’agitazione, vuoi per lo spavento, vuoi per tutta quella situazione sempre più incasinata, le martellava violentemente nel petto.
Sembrava quasi andare in sincronia con i pugni di Sirius.
Tum.
Pugno.
Tum-Tum.
Cuore.
Tum. Tum. Tum.
Pugno. Cuore. Pugno.
Tum.
Cuore.

- Luis? – lo richiamò, sempre in un sussurro, e anche questa volta lui non la degnò di nessuna considerazione.
Plick.
Gocce di sangue che colavano dalla mano e cadevano sul pavimento.
Tum.
Pugno violento.
Tum-Tum.
Cuore.
Stomaco in subbuglio.
Vista sfocata.
Lacrime?
Reprimerle.
Respirare.

-Luis?- fece l’ennesimo tentativo di richiamare la sua attenzione, ma, ancora una volta, il ragazzo sembrò non sentirla e la ignorò prontamente, continuando a sfogare la sua rabbia contro il muro.
Ormai era così vicina che le sarebbe bastato allungare una mano per riuscire a sfiorarlo. Timidamente, prese coraggio e lo fece: sollevò il braccio e gli afferrò gentilmente il polso.
-Luis, basta così…smettila.-
Sirius sembrò riprendersi solo in quel momento: si voltò di scatto ad osservarla, quasi spaventato, come se davvero l’avesse notata solo in quel momento. I suoi occhi blu brillarono nel buio di un’espressione davvero terrificante: erano un misto di sorpresa, rabbia, frustrazione e confusione. La fissò per qualche istante, come se non riuscisse davvero a metterla a fuoco e a capire chi fosse.
Alexis sostenne la sua occhiata, con aria preoccupata, e strinse appena la presa attorno al polso del ragazzo, che tremava ancora violentemente sotto le sue dita.
Luis fece per sottrarsi bruscamente dalla presa della figlioccia, per tornare a concentrare la sua attenzione contro il muro ma, inaspettatamente, lei riuscì a trattenerlo e l’unico risultato ottenuto fu quello di farla appena barcollare.
-No, non ci pensare neanche a ricominciare. Ti stai facendo del male: guarda le tue nocche…-  lo fermò, abbassando poi lo sguardo sulla mano, ancora chiusa a pugno, sul cui dorso scivolavano copiosi rivoli di sangue.
Luis non disse nulla e si limitò a continuare a fissarla, senza prestare alcuna attenzione alle nocche precedentemente menzionate. Alexis rialzò lo sguardo per incatenarlo a quello apparentemente cieco del padrino e sospirò, muovendo delicatamente le dita per accarezzargli l’avambraccio.
-Capisco la tua rabbia, ma devi stare tranquillo…non è successo nulla di irreparabile e nessuno ha scoperto la verità: grazie al tuo incantesimo siamo salvi. – cercò di rassicurarlo, mentre gli mostrava un sorrisino evidentemente tirato e ancora nervoso –Certo, ora tutti avranno mille domande e sospetti su questa tua strana reazione, ma, in fondo, cosa importa? Lascia che parlino e facciano le loro congetture, questo non li porterà di certo a scoprire la verità. Quindi, sta’ tranquillo e smettila di voler prendere a pugni il muro, perché, comunque, non aiuterà a risolvere le cose. – gli disse e, man mano che parlava, il suo viso sembrava prendere consapevolezza delle sue stesse parole e si rilassava appena, lasciando risplendere gli occhi verdissimi di tenerezza e il sorriso scintillante di rassicurazione.
Luis continuò a fissarla imperterrito, quasi perso in un vortice di pensieri che gli adombravano lo sguardo. Alexis, continuando a sorridergli e ad accarezzargli il braccio, piegò il viso su di un lato e gli si avvicinò appena, come se cercasse di catturare l’attenzione dei suoi occhi.
-Ehi, mi stai ascoltando, almeno? – lo schernì, con tono quasi divertito. – Sirius…?- lo chiamò poi, con voce flebile.
Ma, non fece in tempo a dire altro.
Sembrava che, solo quel nome, appena sussurrato, fosse riuscito a risvegliarlo completamente.
La cosa successe troppo in fretta perché Alexis avesse anche solo il tempo di capire come Merlino avesse fatto a ritrovarsi con le spalle contro il muro, una mano di Luis che le artigliava un braccio e l’altra che si premeva duramente contro la sua bocca.
Incredula e scioccata, rimase a fissarlo impietrita, il cuore che le martellava nel petto per lo spavento.
Sirius, adesso, la sovrastava con fare rabbioso; i suoi occhi blu che, solitamente, le rivolgevano sempre sguardi affettuosi e carichi di un amore incommensurabile, la fissavano ora con una nota cupa e minacciosa, che li rendeva quasi ostili e…terrificanti.
Alexis non aveva mai avuto paura di Sirius – e come avrebbe mai potuto, in fondo? – ma, in quel momento, la terrorizzò.
- Non.Pronunciare.Più.Quel.Nome. – le sibilò freddo, ad un centimetro dal suo naso.
Il suo fiato le accarezzò le guance, improvvisamente accaldate, e la fece rabbrividire. Mugugnò qualcosa, agitata, e cercò di dimenarsi, ma la presa di Sirius si fece appena più decisa.
Anche se sembrava decisamente conoscere il limite di pressione da dover esercitare per non farle davvero male.
Non la lasciò andare e si avvicinò ancora a lei, tanto che i suoi capelli lunghi le sfiorarono la fronte.
- Hai capito?- le domandò, con tono duro.
Alexis lo fissò dal basso, adesso decisamente preoccupata, e si limitò ad annuire appena.
Solo allora lui lasciò scivolare via la mano dalle sue labbra, ma non si allontanò. Rimase lì, davanti a lei, a sovrastarla con quell’occhiata minacciosa, l’altra mano che ancora si stringeva quasi compulsivamente intorno al suo braccio.
- L-Luis…Mi stai facendo male…- si lamentò infatti poco dopo.
Sirius sembrò risvegliarsi davvero e completamente solo in quel momento.
Ma ci mise un attimo di troppo perché qualcuno, dal fondo del corridoio, aveva osservato la scena con occhi argentati che, adesso, rilucevano nel buio come stelle morenti.
-STUPEFICIUM!-
L’urlo rabbioso di Draco Malfoy si disperse nel corridoio, mentre il fascio di luce rossa che scaturiva dalla sua bacchetta si dirigeva velocemente verso Luis Cabrisk.
Fortunatamente, i sensi sviluppati di Sirius – dovuti alla sua controparte canina – lo avevano avvertito già da qualche secondo del pericolo imminente: così, era stato svelto ad estrarre la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e a formare un arco nell’aria, davanti a sé e ad Alexis, che aveva velocemente scostato dal muro per stringersela al petto con fare protettivo.
-PROTEGO!-
Il raggio rosso si infranse violentemente contro la barriera invisibile, riducendosi in mille scintille innocue, che volarono nell’aria e bruciarono velocemente, scomparendo nelle tenebre.
Alexis, adesso stretta contro il petto muscoloso di Luis Cabrisk, guardava Draco Malfoy con occhi enormi sul visino improvvisamente pallido: il ragazzo stava avanzando lentamente, con passi studiati e circospetti, la bacchetta minacciosamente puntata contro il Grifondoro, le dita che si stringevano attorno ad essa compulsivamente. Era teso e all’erta, con le spalle rigide e gli occhi grigi fiammeggianti di un’ira che,  difficilmente, sarebbe ancora riuscito a trattenere. Stava guardando Luis dritto in viso, come se non vedesse altro a parte quello.
Adesso che era entrato nel cono di luce proiettato dalla torcia più vicina, era chiaro che avesse corso per raggiungerli: i capelli erano tutti scompigliati e gli ricadevano sul viso in ciocche disordinate; le guance erano appena rosate e la bocca socchiusa, ancora alla ricerca di quell’aria che faceva alzare e abbassare velocemente il petto asciutto.
Alla luce aranciata delle fiamme, la sua espressione era ancora più spaventosa.
- Draco! – riuscì finalmente ad esclamare Alexis, dopo un primo momento di stallo e sorpresa.
Esattamente come Sirius prima, neanche lui sembrò sentirla, perché non le presto assolutamente attenzione.
Mentalmente, la ragazza si chiese se non fosse diventata invisibile.
Fece per allontanarsi dalla presa del padrino, ma quello non gliene diede la possibilità: strinse appena il braccio sulle sue spalle e la tenne stretta a sé.
Sottilmente ben consapevole di quanto ciò desse fastidio al più giovane dei Malfoy.
- Oh, ma bene! – se ne uscì poco dopo Luis, con tono stranamente gioioso – Il ragazzino sa lanciare anche incantesimi di livello superiore a quello del suo anno, ma complimenti! – lo prese in giro, accompagnando le sue parole con un lieve battito di mani.
Non lo teneva sotto tiro con la bacchetta, come invece stava facendo Draco, e questo simboleggiava chiaramente quanto poco temesse quella brutta copia di Lucius Malfoy.
Draco ignorò le sue parole, ma la sua mascella si contrasse appena.
- Lasciala andare. – fu l’unica cosa che disse, con tono imperioso, gli occhi che bruciavano ancora di ira.
Luis Cabrisk lo osservò, sollevando appena un elegante sopracciglio, con aria stupita. Poi, lentamente, il suo sguardo andò a posarsi su Alexis Potter, ancora stretta tra le sue braccia, che lasciava scorrere gli occhi dall’uno all’altro, con espressione decisamente angosciata.
La fissò per qualche secondo, fino a catturare completamente la sua attenzione: la sua figlioccia lo guardò dal basso, a metà tra il confuso e l’ansioso; piano, Luis alzò una mano e le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, con una carezza.
Carezza gentile e rassicurante, per lei.
Carezza maledetta e odiosa, per Draco.

Il biondo fece un altro passo avanti, con fare minaccioso, senza mai smettere di puntare la bacchetta contro il Grifondoro.
Lo odiava, almeno quanto odiava Harry Potter.
No, forse, lo odiava anche di più.

Cabrisk sogghignò appena, sottilmente divertito da quella situazione: aveva proprio bisogno di sfogarsi e Malfoy faceva decisamente al caso suo; era sicuro che prendere a pugni la sua faccia sarebbe stato molto più divertente che fare a cazzotti con il muro.
Doveva solo provocarlo.
Lentamente, si voltò di nuovo a fronteggiarlo, stringendo un po’ di più Alexis e facendole aderire una guancia contro il petto.
- Lasciarla andare? – ripeté, con aria innocente – E perché mai? Perché sei tu ad ordinarmelo? – lo schernì, sogghignando beffardo. Poi, facendosi improvvisamente serio, aggiunse – A proposito, grande eroe che cerca di salvare una donzella che NON è in pericolo, ti rendi conto che se io non avessi avuto questi riflessi, il tuo incantesimo avrebbe colpito anche lei? – lo accusò, stringendo gli occhi.
Inaspettatamente, Draco sorrise.
- Un motivo in più per allontanarti da lei, non trovi? – rimbeccò sicuro.
Finalmente, dopo alcuni attimi di debole lotta, Alexis riuscì a sottrarsi dalla presa di Sirius, che la lasciò andare, mentre lei si poneva al centro esatto tra i due.
Era da un po’ di tempo a quella parte che si ritrovava sempre in quelle situazioni: era proprio stanca di avere a che fare con dei ragazzini che, alla minima incomprensione, scattavano sull’attenti e si dichiaravano guerra!
Li guardò decisa, le sopracciglia corrugate.
- Adesso basta così! Vi pare il caso di mettervi a litigare in mezzo al corridoio in piena notte? – li riprese, portando le mani, chiuse in due pugni, sui fianchi.
Entrambi la fissarono per qualche istante, quasi indecisi sul da farsi.
- Sì, a me pare proprio il caso, dato che il tuo ragazzo, qui, sembra avere delle rimostranze da fare. – se ne uscì Luis, avanzando di un passo, le belle labbra piegate in un sorrisino storto.
Alexis si voltò a lanciargli un’occhiataccia, ma non fece in tempo a replicare.
- Se tu imparassi a tenere le tue mani lontane dalle mie cose, non avrei assolutamente nessun problema. – rispose Draco, facendo anche lui un passo in avanti, la bacchetta ancora spianata.
Questa volta, fu il suo turno di meritarsi un’occhiataccia ammonitrice da parte della Potter, ma cadde completamente nel vuoto, perché lui stava fissando il Grifondoro, come se non vedesse altro.
- Dalle tue cose? – lo rimbeccò Luis, con una smorfia a metà tra il disgustato e lo stupito – Non sapevo che lei…- e qui sollevò una mano per sfiorarle un braccio, lentamente, cosa che costrinse Alexis a prestargli nuovamente tutta la sua attenzione, anche se solo per rifilargli un’altra occhiata storta -…fosse una cosa.-
Draco strinse gli occhi e la mano intorno alla bacchetta tremò appena, mentre la punta scintillava pericolosamente.
- E dimmi…- continuò Cabrisk, con un sorrisetto malsano – Te la sei comprata o l’hai conquistata con le tue…abilità? – si informò, inarcando entrambe le sopracciglia – Magari hai ereditato da tuo padre il suo più grande talento: strisciare e chiedere pietà, e non intendo come una fiera Serpe, ma come uno schifoso verme.-
- LUIS!- lo riprese Alexis, scioccata.
Si voltò immediatamente a fronteggiarlo e, mentre i capelli le ondeggiavano intorno al viso, per poi riposarsi sulle spalle, gli occhi brillavano di puro disappunto.
-Adesso stiamo esa…- ma non fece in tempo a concludere una frase.
Inaspettatamente, un raggio di luce marroncina l’aveva sfiorata, senza tuttavia colpirla né farle del male: le aveva solo smosso appena i capelli, centrando poi il suo obiettivo, Luis Cabrisk. L’incantesimo, fatto mentalmente, era decisamente poco potente, ma era riuscito a tagliare la guancia del Grifondoro, sulla quale adesso compariva una linea rossa che, immediatamente, cominciò a gocciolare.
Alexis osservò la scena, spalancando occhi e bocca, sconcertata e spaventata.
Poi, velocemente, si girò per guardare Draco: aveva la bacchetta ancora sollevata nel gesto di compiere quell’incantesimo non verbale(*) che, evidentemente, gli era costato uno sforzo enorme; aveva il fiatone, le guance arrossate e la fronte madida di sudore. Eppure, i suoi occhi scintillavano ancora di una rabbia incontrollabile, che aveva trovato il modo di uscire quando anche l’ultima goccia aveva fatto definitivamente fatto traboccare il vaso decisamente piccolo della sua pazienza.
-Draco…- sussurrò, ancora scioccata; il suo avrebbe dovuto essere un rimprovero, ma la sua voce era così flebile e priva di vera intenzione ammonente, che risultò più un debole sussurro stanco.
Lentamente, lo sguardo di Draco scese su di lei e, in quel solo istante, a lei sembrò che divenisse appena più caldo, come se il solo vederla, così vicina a lui, riuscisse a placarlo appena.
Sirius Black, nel suo corpo giovane e perfetto, era rimasto impietrito da quell’attacco improvviso. Senza più riuscire a vedere niente di fronte a sé, come se fosse stato improvvisamente inglobato in un’oscurità tutta sua, sollevò una mano e si sfiorò la piccola ferita: i suoi polpastrelli si bagnarono di sangue e, quando sollevò le dita per poterle osservare, il liquido luccicò al bagliore fievole della torcia. Le sue mani cominciarono a tremare, subito seguite dalle braccia e dalle spalle, alla ricerca di un controllo contro la rabbia che sarebbe molto presto svanito nel nulla.
Infatti, con un ruggito spaventoso, si riscosse da quel breve periodo di torpore e agguantò nuovamente la bacchetta, puntandola contro Malfoy.
- QUESTA ME LA PAGHI!! – urlò iracondo, pronto a scagliare un incantesimo.
Alexis, ancora una volta, fu lesta a girarsi. Facendo un passo in avanti, si parò di fronte al padrino e gli mise entrambe le mani sul petto, cercando di fermarlo.
- No! Luis, ti prego! Calmati! Lascia stare! – gridò, disperata, facendo scorrere una mano per afferrargli il polso e cercare di fargli abbassare la bacchetta, la cui punta già scintillava pericolosamente.
Gli occhi blu del Grifondoro si ridussero a due fessure lucenti d’ira, mentre si fissavano in quelle disperati della figlioccia.
- LASCIAR STARE?!? – abbaiò, il petto che tremava sotto la sua mano piccola – NON CI PENSO PROPRIO: QUESTO BASTARDO HA PESTATO LA CODA AL CANE SBAGLIATO! ORA REGOLIAMO I CONTI UNA VOLTA PER TUTTE! – sbraitò, cercando di sottrarsi alla presa resistente della ragazza.
Draco, appena dietro di loro, lo guardava con aria seria, la bacchetta spianata davanti a sé, pronto a scagliare incantesimi e a difendersi.
Se credeva di spaventarlo solo perché era più grande, allora si sbagliava di grosso.
A vincere non è mai il più grande, ma il più forte.
Suo padre gli aveva insegnato tante cose, con rigida severità, e tra quelle, c’era sì, anche lo strisciare, ma quello elegante dei serpenti che, subdoli, circondano le proprie vittime prima di stringerle in una morsa letale.

- Luis, no! Ti prego, ascoltami! E’ irragionevole! Qui, in mezzo al corridoio: è già un miracolo che non sia arrivato nessun insegnante e non ci abbia sbattuti fuori da Hogwarts a suon di incantesimi dove non batte il sole! Per favore, calmati!- lo implorò Alexis, artigliandogli la camicia del pigiama.
Cabrisk la fissò di nuovo, poi sorrise beffardo, mentre dirigeva il suo sguardo cattivo su Malfoy.
- Cos’è, non sai neanche difenderti da solo? Fai proteggere il tuo prezioso culo dalla tua fidanzatina? – lo schernì, arricciando le labbra.
- LUIS!! – lo riprese ancora Alexis, affannata dallo sforzo di tenerlo fermo.
- Adesso mi hai proprio stancato! – esclamò Draco, accorciando la distanza tra di loro.
Alexis, adesso quasi schiacciata tra di loro, si voltò, in modo tale da poterli fronteggiare entrambi: premette le mani sui loro petti e cercò di spingerli via, per allontanarli.
-Basta così! Siete ridicoli! Due ragazzini, ecco cosa siete! – protestò disperata, facendo pressione sui loro petti.
Stranamente, entrambi si lasciarono spingere all’indietro dalla sua debole pressione e si allontanarono di nuovo, senza mai smettere di squadrarsi e studiarsi.
Alexis si piegò appena sulle ginocchia, poggiando le mani sulle cosce e cercando di riprendere fiato: il cuore le batteva così velocemente nel petto che aveva bisogno di più ossigeno. Stava sudando, nonostante indossasse solo il pigiama e fosse pieno inverno: si tirò indietro i capelli con una mano, lanciando un’occhiata di sottecchi ad entrambi.
- Grazie. – se ne uscì, con tono evidentemente sarcastico.
Forse era finita.
O forse, ci aveva sperato troppo presto.

- Alexandra ha ragione. – cominciò Draco, voltandosi lentamente a fissarla, nonostante stesse evidentemente parlando con Luis. – Ci stiamo comportando da ragazzini: facciamo le cose da uomini quali siamo. O almeno, quale io sono. – frecciò, guardando di sottecchi l’avversario.
Alexis lo fissò preoccupata.
- Che…?- esalò, allarmata.
Non le piaceva il tono calmo che aveva assunto Draco, né tanto meno il fatto che Sirius si fosse placato così facilmente.
- D’accordo, uomo. – concordò Luis, con tono evidentemente ironico sull’ultima parola, mentre lo squadrava con diffidenza. – Tra un’ora, alle due, nel giardino interno. Porta la tua scopa da corsa e…il tuo secondo.
Alexis corrugò la fronte, guardando Sirius con espressione confusa; ci mise qualche secondo di troppo ad afferrare il senso di quelle parole.
Il tuo secondo.
La sfida era stata lanciata.

- Bene. – rispose secco Draco.
E accolta.
Alexis spalancò gli occhi per l’ennesima volta, proprio mentre la consapevolezza di quello che era appena successo la colpiva come un Cruciatus sparato a pochi centimetri dal petto.
Scosse la testa violentemente.
- Ma siete impazziti?! – li rimproverò ancora una volta, la voce più alta di alcune ottave, decisamente isterica. – Non potete farlo! –
Luis sollevò un sopracciglio e inarcò le labbra in un sorrisetto sarcastico.
- Scommettiamo? – la sfidò, prima di lanciare un’occhiataccia a Malfoy. – Ti conviene stare fuori da questa faccenda, bambina, o qualche incantesimo di questo idiota potrebbe colpirti per sbaglio: non confido molto nella sua mira. –
- Eppure, prima ti ho colpito in pieno. – rimbeccò Draco orgoglioso, indicando, con un cenno brusco del capo, il taglio ancora sanguinante sulla guancia di Luis, che, per tutta risposta, sorrise appena.
- Un colpo di fortuna. –
- No. – si intromise ancora Alexis, scuotendo il capo freneticamente – No! No! E no! Questa è una pazzia! Vi farete espellere! E vi farete del male! –
- Oh sì: lui si farà molto male. – concluse Sirius, con tono strano e cupo, fissando Draco con un’occhiata penetrante e seria. – Ti aspetto tra un’ora: vediamo se hai coraggio solo dietro la tua fidanzata. – lo schernì, poi si girò e, senza prestare più alcuna attenzione a nessuno dei due, sparì nelle tenebre, le spalle che, ancora, impercettibilmente, tremavano per la rabbia.
Alexis fissò il corridoio allibita, il cuore che le martellava fin dentro le orecchie, assordandola e stordendola.
- E tu, da che parte stai? –
Il mormorio di Draco la fece quasi sobbalzare ma, quando si voltò a fronteggiarlo, lui le dava le spalle e si allontanava a sua volta, lasciandola completamente da sola.

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva preso la ragionevolissima decisione di non andare a quello stupido duello tra quei due stupidi ragazzini – altro che uomini! Tutto quello che avevano combinato e stabilito pochi minuti prima non aveva fatto altro che rafforzare la sua idea che quei due non fossero altro che due bambini capricciosi! – ma, alla fine, mentre passeggiava distrattamente per i corridoi bui di Hogwarts, le sue gambe, quasi inconsapevolmente, invece di portarla dritta ai sotterranei, nella rassicurante Sala Comune di Serpeverde, l’avevano ingannevolmente trascinata nel giardino interno della scuola, in quel posto dove Sirius Black, travestito dallo strafottente Luis Cabrisk, aveva invitato Draco Malfoy a raggiungerlo, con tanto di manico di scopa – si chiedeva poi a che diavolo servisse quest’ultimo – per un duello all’ultimo colpo di bacchetta.
Alexis Potter quasi si sorprese di ritrovarsi sotto la grande arcata che dava l’accesso al giardino.
Erano già tutti lì.
In quello spiazzo circolare, delineato dalle mura del castello e dagli alti alberi ancora spogli per via del duro inverno appena trascorso, c’erano Luis Cabrisk e Draco Malfoy, che si stavano studiando con occhiate dure; accanto a loro, Blaise Zabini, amico fidato ed ovvio secondo del Principe di Serpeverde, e poi – e nel constatarlo, Alexis spalancò gli occhi, scioccata – Lui, Harry Potter.
Harry Potter era il secondo di Sirius Black.
Alexis osservò la scena interdetta e, probabilmente, nessuno di loro l’avrebbe notata, se una folata di gelido vento non li avesse costretti a voltarsi. La videro che se ne stava lì, in cima alla piccola scalinata, con i capelli sciolti mossi al vento, che le frustavano lievemente le guance arrossate. La guardarono in silenzio, mentre lei, con espressione di indecifrabile delusione, li fissava uno ad uno, senza fiatare a sua volta e senza muoversi minimamente.
Solo la mano chiusa a pugno, che tremava accanto al suo fianco, ne denotava il vero stato d’animo: agitato, arrabbiato, sconfortato.
- Oh, bene, Black: sei venuta a goderti lo spettacolo? –
Inaspettata, la voce beffarda di Luis Cabrisk ruppe il silenzio.
Alexis, che fino ad un secondo prima aveva osservato Draco Malfoy, che aveva fieramente sostenuto il suo sguardo, si voltò di scatto a lanciare un’occhiata al neo-Grifondoro.
Il viso perfetto del suo giovane padrino le stava sorridendo quasi con sprezzo e questo le scatenò un dolore acuto all’interno del petto, mentre un groppo alla gola le impediva quasi di respirare.
Che cosa diavolo gli era successo?
Sirius non era mai stato così.
Era questo il vero volto del suo padrino?
Era così che era stato da giovane, con i Malandrini?
Così…beffardo, battagliero e…
Meschino?
O era solo Malfoy che, come sempre, sapeva tirare fuori il peggio dalle persone?
No, questo non lo giustificava affatto.

Alexis strinse entrambe le mani in due pugni tanto violenti che sentì le unghie perforarle dolorosamente i palmi; senza dire nulla, scese i pochi gradini a precipizio e poi, con passo calcato, si diresse dritta dal padrino.
- SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI SEI MESSO IN TESTA?!?- gli gridò, non appena fu abbastanza vicina da poterlo anche spingere per il petto, con violenza; colto di sorpresa, Luis barcollò all’indietro – SEI UNO STUPIDO! UN DEFICIENTE! NON SARESTI MAI DOVUTO VENIRE IN QUESTA SC…- inveì e cercò di colpirlo nuovamente al petto, con i pugni chiusi, ma qualcuno la afferrò per la vita, costringendola ad indietreggiare.
Alexis si dimenò, arrabbiata, cercando di sottrarsi alla presa.
- Alex: calmati, per amor di Grindelwald! –
La voce di Draco Malfoy, dietro le sue spalle, la fece trasalire e una nuova ondata di rabbia la colse in pieno. Con una forza di cui non si credeva capace, si sottrasse alle braccia del Serpeverde e si voltò di scatto a fronteggiare anche lui, che spinse indietro per allontanarlo.
- Lasciami stare! Tu: non pensare di essere meglio di lui! – gli sibilò, le labbra arricciate in una smorfia, la fronte corrugata e gli occhi verdi accesi dalla rabbia. – Se faceste un duello di imbecillità, non so chi fra di voi riuscirebbe a spuntarla! –
- Adesso stai esagerando, Alex: dovresti…- intervenne Blaise, mettendole una mano sulla spalla, per cercare di calmarla, ma lei nemmeno lo lasciò finire.
- No: tu dovresti imparare a farti gli affari tuoi, Zabini. – gli si rivoltò contro, scrollando la spalla e lanciandogli un’occhiataccia.
Poi diede le spalle a tutti e fece qualche passo, allontanandosi da loro. Si portò le mani sulla fronte e poi nascose il viso tra le dita, cercando di respirare e di calmarsi.
Rimasero tutti ad osservarla per qualche istante, un po’ interdetti.
Luis Cabrisk aveva un’espressione strana sul viso, ma nessuno la notò: sembrava quasi addolorato, mentre si massaggiava il petto, nel punto in cui Alexandra Black lo aveva colpito.
Gli faceva male vederla così: lui non avrebbe mai fatto niente che potesse ferirla o farla soffrire.
Ma non poteva fermarsi proprio ora.

Ignorandola, si rivolse nuovamente a Malfoy.
- Allora, si va? O hai troppa paura e vuoi scappare dal tuo paparino? – lo provocò, agguantando la scopa da corsa – rubata probabilmente dagli spogliatoi di Grifondoro, dal momento che lui non ne possedeva.
Draco, dopo aver lanciato un’ultima occhiata strana alle spalle di Alexis, si girò ad affrontare Luis, e con lui anche Blaise.
- Conduci e smettila di chiacchierare, o mi verrà il dubbio che sia tu ad avere paura. – rimbeccò, con un sorrisino di scherno.
Luis ridacchiò con sprezzo.
- Non sia mai detto. – e si mise a cavalcioni della scopa.
Nel frattempo, Harry Potter si era avvicinato all’unica ragazza presente e, delicatamente le aveva poggiato una mano sul braccio, catturando la sua attenzione.
- Ehi, Alex…?-
Alexis lasciò scivolare via le mani dal suo viso e lanciò un’occhiata di sottecchi al fratello che, adesso accanto a lei, la osservava con sguardo carico d’apprensione dietro gli immancabili occhiali dalle lenti tonde. Prese un profondo respiro e chiuse di nuovo gli occhi; quando li riaprì e tornò ad osservare il ragazzo, aveva un’espressione un po’ più serena sul viso.
- Sto bene, Harry: tranquillo. – lo rassicurò con un sussurro. – E’ solo che…tutta questa faccenda è assurda! Insomma, un duello? In piena notte? Ma stiamo scherzando?! E’ pericoloso e…-
Harry le mostrò un sorriso pacato, mentre le lasciava una carezza sulla spalla.
- Andrà tutto bene, nessuno di noi si farà male. – cercò di rassicurarla.
- Sì, come no. – rispose lei, lanciando un’occhiata al gruppo poco distante da loro; poi, il suo sguardo fu catturato dalla bacchetta che il fratello stringeva tra le dita. – Sei il secondo di Cabrisk. – non era una domanda, ma un’affermazione.
Lo sapeva, eppure aveva bisogno di sentirselo dire da lui.
- Sì. –
Alexis annuì, con espressione mesta.
- AVANTI, HARRY: NON ABBIAMO TUTTA LA NOTTE! – lo chiamò Luis, già in sella alla sua scopa.
Harry si affacciò oltre Alexis e annuì, lanciando poi un’ultima occhiata alla ragazza.
- E’ ora di andare. Tu vieni? –
Alexis fece una smorfia, arricciando il naso.
- Ho forse alternative? – si schernì, scuotendo la testa amareggiata – Forse, sono davvero l’unica garanzia che nessuno di voi si faccia davvero male.-
Harry sorrise appena e insieme si riavvicinarono agli altri tre, che erano già pronti a partire. Il Bambino-Sopravvissuto recuperò la sua Nimbus2000 e ci si mise cavalcioni. Alexis lo seguì a ruota, mettendoglisi dietro e stringendolo forte per la vita, non prima di aver però lanciato un’occhiataccia al padrino e al fidanzato.
Harry era rimasto un po’ sorpreso dal fatto che la Black avesse scelto di viaggiare insieme a lui, ma la cosa gli fece un immenso piacere che, subito, gli scaldò il petto con una morsa insieme dolorosa e deliziosa.
Draco Malfoy aveva osservato la scena e, il calore che aveva sentito lui nel petto, era stato solo di puro e acuto dolore.
- Bene, si parte. – sentenziò Luis Cabrisk e cominciò a librarsi in aria, immediatamente seguito da Zabini.
Draco, prima di raggiungerli e prendere quota, si avvicinò ai due fratelli Potter e si mise davanti alla loro scopa, impedendogli di partire.
Harry strinse immediatamente la bacchetta tra le dita, temendo che Malfoy avesse deciso di giocargli qualche brutto tiro e metterlo fuori gioco. Anche Alexis lo fissò, comparendo da dietro le spalle di Potter, e i suoi occhi verdi erano un misto di rabbia e confusione.
- Volevo solo dirti di andare piano: ha paura delle altezze. – lo avvertì, con tono neutro.
Poi, senza aggiungere altro, si librò in volo a sua volta e prese a seguire velocemente gli altri due.
Harry lo guardò un po’ interdetto, ma poi lo seguì, stando attento ai movimenti che faceva, per non creare fastidio alla ragazza che, adesso, si era stretta come meglio poteva contro la sua schiena ampia.
Per tutto il viaggio, Alexis se ne rimase con gli occhi chiusi e il cuore che le batteva forte in petto, mentre le parole e la voce di Draco Malfoy le risuonavano nelle orecchie.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il posto dove Luis Cabrisk li aveva condotti era un luogo che solo un Malandrino come lui avrebbe potuto conoscere.
Atterrarono in una specie di piazzale, nascosto tra i vari tetti alti di Hogwarts e delimitato da un muricciolo basso. La luce della luna, soffusa ed argentea, illuminava debolmente il luogo, dandogli un’aria leggermente mistica; c’erano tante ombre in cui nascondersi, considerò Draco Malfoy mentre, con algida eleganza, scendeva dalla scopa e si scambiava un’occhiata di intesa con Blaise Zabini.
Harry Potter, che aveva volato più lentamente rispetto agli altri, per non agitare Alexandra Black, atterrò in quel momento e, solo quando lei fu in grado di sentire il pavimento sotto i piedi, allora la presa intorno alla vita del fratello si allentò, e riaprì gli occhi. Mentre entrambi smontavano dalla Nimbus2000, Alexis si guardò intorno, considerando che, almeno, nessuno li avrebbe sentiti né visti, in quel luogo nascosto e sconosciuto. Comunque, Luis Cabrisk era adesso impegnato nel recitare una serie di incantesimi che permettevano loro una buona copertura, cosa che le diede il segno che, in fondo, non era proprio completamente impazzito e il suo cervello, almeno un po’, funzionava ancora.
C’era un vento freddo e tagliente, che le sferzava malamente le guance e le lasciava ondeggiare i capelli nell’aria, indifferente a tutti i suoi innumerevoli tentativi di rimetterli dietro le spalle.
Tutti i ragazzi avevano abbandonato le loro scope da corsa contro il muricciolo più alto e adesso si erano messi in posizione, due da un lato, due dall’altro, sguardi seri, bacchette già alla mano e corpi tesi.
Erano lì, pronti a quel duello che, ogni minuto che passava, a lei sembrava sempre più assurdo.
Li osservò con attenzione, mentre faceva qualche passo indietro e si stringeva le braccia al petto, cercando riparo da quei brividi che le scuotevano le spalle.
Brividi che, di certo, non erano proprio causati dal freddo.
Blaise Zabini sembrava essere quello più rilassato di tutti: se ne stava lì, al fianco di Malfoy, con aria tediata, il capo abbandonato su di lato, alcune ciocche di capelli neri che scendevano a coprirgli lo sguardo, l’unica cosa che denotava davvero la sua attenzione.
Harry Potter era evidentemente teso: aveva le spalle rigide e le dita della mano destra erano quasi convulsamente strette intorno alla bacchetta, tanto che le nocche pallide risaltavano sulla pelle bronzea; i suoi capelli ribelli si agitavano nel vento e i suoi occhi verdissimi scintillavano quasi di eccitazione dietro le lenti rotonde.
Draco Malfoy era l’incarnazione di un’algida e strafottente perfezione: il suo viso pallido, illuminato appena dai raggi di luna, rifletteva ombre quasi inquietanti, che circondavano lo sguardo serio e attento, scuro di concentrazione e freddo come marmo; i capelli biondi, liberi dalla mano di gel, scendevano a sfiorargli le guance affilate, e c’era una ciocca appena più lunga che, sospinta dal vento, andava delicatamente a poggiarsi sull’angolo delle sue labbra, sollevato per formare un sogghigno tranquillo e sfrontato.
Luis Cabrisk fu l’ultimo sul quale Alexis posò il suo sguardo contrariato: se ne stava lì, con le braccia incrociate al petto e la schiena dritta, come fosse il padrone del mondo; fiero, orgoglioso e combattivo, il suo sguardo blu rifletteva la voglia di brandire la bacchetta e spedire i Serpeverde direttamente nei viscidi sotterranei dai quali provenivano e nei quali, secondo la sua opinione, meritavano assolutamente di restare. I lunghi capelli neri gli ondeggiavano intorno alle spalle, sospinti da quel vento che, sempre più impetuoso ed incurante della Primavera ormai imminente, carezzava malignamente tutti loro, senza però riuscire a scalfire assolutamente la lastra di ghiaccio che sembrava circondarli, separarli e allo stesso tempo riunirli.
- Direi di non indugiare oltre. –
Fu proprio la voce sicura di Sirius Black ad interrompere il silenzio e, contemporaneamente, tutti e quattro i maghi portarono le proprie bacchette alle mani, pronti al duello.
Alexis prese un profondo respiro, mentre il suo sguardo fissava per l’ultima volta il viso del suo giovane padrino, chiedendosi mentalmente se, davvero, quella Pozione per l’Età che assumeva ogni giorno non avesse effetti collaterali anche sulla sua mente: poteva essere davvero tanto sconsiderato, il suo padrino?
Forse, considerò, avrebbe dovuto fare qualche ricerca in merito.
Ammesso che fossero riusciti ad uscire tutti vivi da quella situazione.
Uno schiocco improvviso la fece sobbalzare, subito seguito da un lampo di luce grigia che aveva illuminato debolmente l’oscurità della notte, dirigendosi, in un fascio informe, verso Draco Malfoy.
- INCARCERAMUS! –
Stranamente, solo adesso la voce di Sirius Black le raggiungeva l’udito, nonostante l’incantesimo fosse stato lanciato, evidentemente, prima.
Il duello era ufficialmente iniziato.
Alexis si permise di chiudere gli occhi per un solo istante, mentre congiungeva le mani davanti alle labbra.
Mamma, papà, se siete lassù e state guardando, fate in modo che nessuno si faccia male, ve ne prego!
Alexis riaprì gli occhi di scatto, appena in tempo per vedere Draco Malfoy compiere un arco con la bacchetta davanti a sé.
-PROTEGO!- urlò, e l’incantesimo di Luis si infranse contro la sua barriera, riducendosi in mille pezzi.
Senza indugiare o dare segni di insicurezza, Draco mosse velocemente il polso.
- FASTRUNOM! – urlò, ma dalla sua bacchetta, apparentemente, non uscì nulla.
Luis sghignazzò ed era pronto a fare una delle sue solite battutine sulla poca destrezza dei Malfoy, tanto purosangue quanto incapaci nell’usare qualsiasi tipo di bacchetta, quando spalancò gli occhi, sorpreso, e poi li strinse forte, portandosi entrambe le mani a coprire le orecchie. L’insulto che avrebbe voluto lasciare le sue labbra fu trasformato in un incomprensibile urlo lamentoso.
Alexis lo vide ripiegarsi su se stesso e scuotere freneticamente la testa. Fece un passo in avanti, preoccupata, e sarebbe voluta intervenire immediatamente, ma la voce di Blaise Zabini la fermò.
- Non azzardarti ad intervenire: è una cosa che riguarda loro! – urlò, puntandole contro la bacchetta.
Alexis spalancò gli occhi e si arrestò di botto, guardandolo con chiara sorpresa; Blaise aveva sul viso un’espressione che non gli aveva mai visto: rabbia, concentrazione e una qualche sorta di oscuro trionfo.
Quel volto di Serpente che mai aveva visto rivolgere a lei.
Nel frattempo, Draco, senza perdere tempo, aveva continuato ad attaccare Luis, stordito dall’incantesimo precedente.
-EVERTE STATIM!-
Un raggio di luce verde scuro si era diretto verso il Grifondoro che, però, grazie all’esperienza maggiore, aveva mosso il braccio a formare un arco.
- PROTEGO! – urlò, con ancora gli occhi chiusi e una mano che si tappava l’orecchio. – LACARNUM INFLAMARE! – aggiunse subito dopo, e, mentre ancora lo scudo magico era alto, una fiammata accecante si diresse dritta contro Malfoy che, per evitare di rimanere colpito, fu costretto a scartare di lato: il ritorno di fiamma, però, riuscì a bruciargli i pantaloni e a fargli una scottatura lieve sulla gamba, alla quale il ragazzo ruggì di dolore.
Intanto, Harry si era avvicinato ad Alexis e poi le si era posto di fronte, a modi scudo, puntando la propria bacchetta contro Zabini.
- Il tuo avversario sono io: lasciala fuori da questa storia e non azzardarti a minacciarla ancora. – lo avvertì, sicuro, gli occhi verdi che scintillavano, accesi dalla fiamma che, lentamente, bruciava nell’aria, consumandosi definitivamente.
- VENTUS! – urlò Draco, e il fuoco lanciato da Luis si ravvivò e poi si diresse prontamente verso il suo creatore, che fu costretto a lanciarsi di lato a sua volta, per evitare di essere ferito, mentre, contemporaneamente urlava – AQUA ERUCTO! – e un potente getto d’acqua andava a spegnere completamente la fiamma.
Quella momentanea distrazione diede a Draco la possibilità di attaccare ancora.
- TARANTALLEGRA! –
- PROTEGO! – rispose prontamente Sirius e il fascio di luce marrone si infranse contro la barriera magica. –Adesso mi ha stancato, ragazzino…- mormorò poi tra sé e sé, mentre si rimetteva in piedi e gli puntava la bacchetta contro.
Draco sogghignò, il peso del suo corpo trattenuto su una sola gamba, dato che l’altra gli doleva a causa della ferita provocata dal fuoco. La bacchetta era puntata contro Luis, pronto al prossimo incantesimo.
Ma Luis fece qualcosa di inaspettato.
- REDUCTO! – urlò all’improvviso, ma sbagliò completamente mira: il raggio di luce rossa non arrivò nemmeno a sfiorare Draco Malfoy, ma lo sorpasso deliberatamente, inserendosi semplicemente tra lui e Blaise e andando a colpire  il muricciolo basso alle loro spalle, che si disintegrò con un boato terribile, facendo sobbalzare tutti i presenti.
Draco guardò Luis con espressione beffarda, un sopracciglio sollevato e un ghigno sulle labbra.
- Cosa c’è, Cabrisk: sei già stan…- ma non fece in tempo a concludere la frase.
- DISMUNDO! – urlò rabbioso Luis e un raggio di luce nera come la morte si diresse contro Malfoy che, distratto, non fece in tempo a difendersi e venne colpito in pieno.
Il raggio nero si infilò direttamente nella sua fronte e lo trapassò, ma, apparentemente, non ebbe alcun effetto.
Draco lo fissò solo disorientato e arrabbiato con se stesso per essersi fatto cogliere di sorpresa. Blaise Zabini – che ancora si teneva sotto tiro con Harry – ridacchiò con sbeffeggiamento.
- Wow: ti ci sei anche impegnato, Cabrisk? – lo derise.
Ma aveva parlato decisamente troppo presto.
Alexis, che seguiva il duello da dietro le spalle del fratello, fu la prima a notare che, effettivamente, qualcosa non andava: Draco era diventato improvvisamente cereo in viso e aveva assunto un’espressione preoccupata che, secondo dopo secondo, era diventata letteralmente terrorizzata.
Era come se avesse visto Voldemort in persona.
Draco si girò di scatto verso un lato, poi verso l’altro, guardando cose che loro non potevano vedere.
- No…- lo sentirono mormorare, con tono spaventato.
Alexis non lo aveva mai visto così e un colpo secco le fece dolere il petto.
All’improvviso, Draco chiuse gli occhi e puntò la bacchetta contro un nemico invisibile.
- STUPEFICIUM! – urlò, con tono angosciato, mentre il raggio di luce rossa colpiva il nulla e si disperdeva nel cielo.
Luis Cabrisk sogghignò divertito, godendosi lo spettacolo.
- CHE DIAVOLO GLI HAI FATTO?! – urlò all’improvviso Alexis, cercando di raggiungere il padrino, gli occhi lucidi e sconvolti.
Harry la afferrò per un polso, impedendole di allontanarsi e mettersi nella mischia, e Luis nemmeno la guardò.
- FALLO SMETTERE! – gli ordinò, cercando di liberarsi dalla presa di Harry, senza alcun risultato.
- FINITE INCANTATEM! – urlò invece Blaise e il raggio di luce azzurrina si diresse verso Draco che, in quel momento, si era appena appallottolato su se stesso e aveva cominciato a dondolarsi sulla punta dei piedi, il viso nascosto sulle ginocchia e le orecchie coperte dalle mani. L’incantesimo lo colpì nuovamente alla fronte, ma lui non sembrò accorgersene, perché se ne rimase lì, tutto rannicchiato.
Alexis, con ancora il polso stretto lievemente dalle dita di Harry, si sporse verso di lui, preoccupata.
- DRACO! – lo chiamò, il tono disperato.
Non appena sentì la sua voce, Malfoy sollevò il capo di scatto, quasi sorpreso.
La guardò per qualche lungo istante: Alexis aveva i capelli riversati sul viso e gli occhi verdi scintillavano di preoccupazione ed ansia. Il solo vederla, in quello stato, gli fece desiderare di finirla là: l’unica cosa che, in quel momento, avrebbe voluto fare, era correre da lei e stringerla tra le braccia, sussurrandole che andava tutto  bene.
Non voleva vederla piangere.
Ma, purtroppo, Sirius Black, ancora troppo arrabbiato e carico di adrenalina, non era dello stesso avviso. Gli puntò la bacchetta contro ed urlò:
- IMMOBILUS! –
Il raggio blu colpì Draco e lo immobilizzò nell’atto di alzarsi in piedi; poi, senza aspettare oltre, continuò.
- STUPEFICIUM! – e il raggio di luce rossa lo colpì in pieno petto, spedendolo lontano, a scontrarsi duramente con il muricciolo.
- NO! – urlò Alexis.
- SECO! – pronunciò ancora Luis e una miriade di piccole ferite si aprirono velocemente su tutta la pelle perfetta di Draco Malfoy che, ancora immobilizzato, non dava segni di vita.
Solo nei suoi occhi grigi, ancora puntati in quelli di Alexis, si leggeva la sofferenza cupa.
- STUPEFICIUM! –
L’urlo inaspettato di Blaise Zabini sorprese tutti, Luis per primo che, immediatamente, venne scaraventato dall’altra parte della piazzetta.
Alexis lo osservò stupida, mentre Cabrisk si massaggiava il petto, dove adesso, dietro la camicia completamente strappata, figurava una brutta bruciatura.
Il resto, successe troppo in fretta, perché Alexis potesse davvero capacitarsi di tutte le azioni compiute dagli altri e da lei stessa in seguito.
Blaise, approfittando del momento di stallo, lanciò un altro “Finite Incantatem” su Draco Malfoy, che poté riprendere a muoversi; nessuna ferita si aprì più sulla sua pelle perfetta, ma quelle già presenti continuarono a sanguinare sotto i vestiti mal ridotti.  Poi, mentre l’amico cercava di riassumere il controllo del proprio corpo, si girò deciso verso Cabrisk, pronto a lanciargli un altro incantesimo, ma fu fermato.
- EXPELLIARMUS!- urlò inaspettatamente Harry Potter e il raggio di luce rossiccia andò a colpire direttamente la mano di Blaise Zabini, che fu costretto a lasciar andare la propria bacchetta, che rotolò qualche metro più in là.
E, fu in quel momento, che Alexis comprese che doveva assolutamente porre fine a tutto quello.
Luis Cabrisk si era rialzato da terra, il respiro affannato e il petto ustionato, ma sembrava soddisfatto, mentre puntava nuovamente la bacchetta contro Malfoy, che faticava a sollevarsi in piedi.
Poi, con un sorriso compiuto, lo disse:
- Gran bel colpo, James! –
Alexis quasi si strozzò con l’aria, mentre sollevava il viso di scatto verso il padrino e lo fissava allibita e terrorizzata allo stesso tempo.
Harry corrugò la fronte, disorientato, e si girò a sua volta ad osservare Luis Cabrisk.
- Cosa hai det…- fece per chiedere, ma Alexis non gliene diede il tempo.
Ormai da qualche minuto libera dalla presa di Harry, che l’aveva lasciata per lanciare l’incantesimo a Zabini, aveva afferrato la propria bacchetta e l’aveva puntata contro il padrino.
- EXPELLIARMUS! – gridò improvvisamente e il raggio di luce rossiccia centrò il sorpreso obiettivo, costringendo Luis a lasciare andare la propria bacchetta.
Il viso del giovane Sirius era la concretizzazione dello stupore, mentre si girava a considerare, per la prima volta, la sua figlioccia: Alexis lo fissava con espressione che era a metà tra l’arrabbiato, il frustrato e il deluso.
Un colpo al cuore fu l’unica cosa che, veramente, riuscì a riportarlo alla realtà.
- Adesso basta. – sibilò la ragazza, con tono controllato, le spalle che le tremavano visibilmente, gli occhi lucidi e le guance arrossate. – Hai vinto, lo scontro è finito: sei contento? – gli sputò contro, prima di voltarsi di scatto e raggiungere Draco, che era riuscito a sollevarsi e adesso se ne stava poggiato al muro, tenendosi una ferita piuttosto profonda sul braccio con la mano.
Sirius Black rimase a fissarla, senza fiatare.
Che cosa aveva fatto?
Che cosa diavolo gli era saltato in mente?
Perché si era comportato in quel modo?
Solo adesso, mentre osservava la sua figlioccia sostenere un Malfoy mal ridotto, si rendeva conto di quel che era appena successo.
Per colpa sua.
Come aveva potuto perdere la testa in quel modo?
Lui, che aveva il dovere di proteggerla dal dolore, ne era stato, per la seconda volta nella sua vita, la causa principale.
E poi: come diavolo gli era saltato in mente di dire una cosa del genere?
Aveva appena chiamato Harry…James.
Oh cielo.

Ancora dolorante, fece un passo verso i due ragazzi, che adesso avevano preso la scopa e si apprestavano a scendere.
- Alex…io…mi dis…- tentò di dirle, mortificato, ma lei si limitò a rifilargli un’occhiataccia carica di rabbia.
- Non mi interessa. Non ora. – sibilò ferita, poi aiutò Draco a montare sulla scopa, gli si mise davanti e, senza degnare più nessuno di uno sguardo, fece planare dolcemente la scopa e poi volò via.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando rientrarono nella Sala Comune di Serpeverde c’era ancora qualche studente in piedi, probabilmente tornato da poco dal pigiama party delle Untouchable Ravens.
Pansy Parkinson, che se ne stava seduta sul divano accanto alle ragazze che facevano parte del suo gruppetto, si girò immediatamente ad osservarli e quel che vide le fece spalancare gli occhioni scuri, circondati da un alone di trucco scuro e sbavato: Draco Malfoy camminava lentamente – e zoppicava anche -, poggiato ad Alexandra Black e Blaise Zabini, che lo sostenevano ai lati; aveva tutti i vestiti strappati e numerose ferite sanguinavano ancora.
Pansy balzò in piedi, preoccupata, e li raggiunse in un solo istante, come se si fosse smaterializzata.
- Che diavolo è successo?! – sbraitò, dirigendo subito il suo sguardo su quello stravolto della Black – Che cosa gli hai fatto?! – la accusò, puntandole l’indice contro.
Alexis strinse gli occhi in due fessure e fece per rispondere, ma Draco la precedette.
- Pansy, spostati. Ho già avuto parecchie rogne stasera, togliti dai piedi. – le ordinò, con voce strascicata e annoiata, evidentemente stanca e ancora conservante tracce di rabbia.
La Parkinson avrebbe voluto protestare, ma una sola occhiata glaciale di Malfoy la costrinse a desistere e a farsi da parte, mentre un brivido le attraversava la schiena.
Li guardò dirigersi, in silenzio, verso il dormitorio maschile e, mentre si portava il pollice alle labbra e lo mordeva nervosamente, cercando di trattenere le lacrime, desiderò con tutta se stessa che Alexandra Black avesse un futuro terribile.
E, se Grindelwald voleva, qualcosa che potesse portarla alla morte molto presto.
Pansy Parkinson non aveva mai odiato qualcuno così ardentemente in tutta la sua vita e quella mocciosetta gliela avrebbe pagata.
Oh, di questo era sicura.
Gliela avrebbe pagata.
 

Alexis e Blaise condussero Draco all’interno del corridoio del dormitorio maschile e, poi, una volta arrivati davanti alla porta della camera del moro, si fermarono.
- Ce la fai da sola? – le domandò Blaise, senza nemmeno guardarla, mentre provava a lasciare andare l’amico.
Alexis annuì e sostenne prontamente Draco che, comunque, cercò di sorreggersi come meglio poteva sulla gamba rimasta illesa.
- Bene. Me ne vado a letto: ho bisogno di una doccia. Qualsiasi cosa…- lasciò la frase a metà ed entrò in camera sua.

Non l’aveva mai guardata in viso, nemmeno per una volta.
Era arrabbiato ed anche con lei.
E non poteva dargli tutti i torti.

Alexis sospirò.
- ‘Notte, Blaise…- mormorò e, senza aggiungere altro, si diresse con Draco in camera di quest’ultimo.
Si chiusero la porta alle spalle e poi, piano, lei lo aiutò ad adagiarsi sul letto.
Draco fece una smorfia di dolore, mentre lei, piano, gli sfilava dalle braccia i brandelli della camicia ed esaminava attentamente le numerose ferite.
- Dovresti andare in infermeria…- bisbigliò preoccupata mentre si girava e andava a recuperare un asciugamano dal bagno, che inumidì con un po’ d’acqua.
Tornò da lui e, delicatamente, cominciò a passargli il panno sulle ferite, per ripulirlo dal sangue che, adesso, incrostava la pelle bianca.
- Non ce ne è bisogno, sto bene. – rispose lui secco, fissando un punto indecifrabile al di sopra della testa della ragazza.
Alexis sospirò e tamponò un profondo taglio sul braccio. Appena sotto di esso, ce ne era un altro, più piccolo e ormai cicatrizzato da tempo.

Quella ferita che si era procurato a causa del Platano Picchiatore per salvare lei.
Mentre continuava a ripulire il taglio nuovo, sfiorò con le dita quella minuscola traccia rigonfia.
- Draco, ti ricordi del discorso sul fatto di essere un Supereroe e di quello che ne penso…?- gli domandò tranquilla, accennando persino ad un sorrisino remissivo.
Sorriso che, però, lui non vide, troppo concentrato ad incenerire la parete oltre le sue spalle.
- Dovremmo davvero fare un salto in infermeria: Madama Chips ti curerebbe queste ferite in un ba…- cominciò, passando a ripulirgli il viso.
Ma, all’improvviso, Draco fece scattare il braccio e la afferrò per il polso, costringendola a fermarsi e a prestargli attenzione.
Alexis abbassò il viso per poterlo guardare negli occhi e corrugò la fronte confusa da quella reazione inaspettata.
Draco la stava adesso fissando per la prima volta da quando erano entrati in camera: aveva un’espressione seria e i suoi occhi grigi riflettevano solo ciò che avevano davanti e non ciò che celavano dietro.
- Perché ci hai fermati? – domandò a bruciapelo, con voce dura.
Alexis spalancò gli occhi, sorpresa, e sbatté ripetutamente le palpebre.
- Co-come? –
- Perché ci hai fermati? – ripeté lui, con più enfasi questa volta, mentre stringeva appena le dita intorno al suo polso esile. – Avrei potuto sconfiggerlo! Avrei potuto vincerti! –
- Cosa?! – sibilò lei, punta sul viso, mentre faceva uno scatto all’indietro e si sottraeva violentemente alla presa di Draco, facendosi anche piuttosto male. – Ma…Ma ti stai sentendo?! – esplose, rifilandogli un’occhiataccia ferita, mentre si portava le mani la petto e si massaggiava il polso - Vincermi?! Cosa sono, solo uno stupido trofeo?! –
Draco la fissò in silenzio, l’espressione vuota.
Alexis si morse il labbro inferiore e poi lo raggiunse di nuovo, inginocchiandosi davanti a lui per poterlo guardare bene in viso.
- Io sono già tua, Draco…- gli mormorò afflitta, portando una mano a posarsi sulla guancia di lui.
Malfoy la fissò per qualche altro istante, poi distolse lo sguardo e si sottrasse alla sua carezza con un gesto brusco del capo.
- Avrei potuto sconfiggerlo lo stesso…- borbottò contrariato, stringendo entrambe le mani in due pugni violenti e artigliando la coperta.
Alexis sbuffò, stanca, e si alzò in piedi, allontanandosi nuovamente, esasperata.
- No, non è vero! – protestò lei e quella mancanza di fiducia improvvisa lo colpì come uno schiaffo in pieno viso, che lo costrinse a voltarsi nuovamente a guardarla. – Lui è più grande e ha più esperienza di te! –
Draco strinse gli occhi e arricciò il naso, in un’espressione offesa e rabbiosa.
- Solo perché è del settimo anno?! – ringhiò lui, sporgendosi appena in avanti.
Alexis scosse violentemente la testa.
- NO! – gridò esasperata – Draco, tu non capisci! Lui è molto più grande di te! –
Draco la fissò, decisamente interdetto, e sollevò un sopracciglio, affilando lo sguardo.
- Di che diavolo stai parlando? – mormorò, improvvisamente più calmo e guardingo.
Alexis scosse di nuovo la testa e gli diede le spalle, nascondendo il viso tra le dita.
Le sue spalle tremavano appena.
- Hai rovinato tutto…- singhiozzò piano – Avete rovinato tutto. – si corresse, deglutendo a fatica – Io vi odio, vi odio! – ringhiò contro i palmi delle sue mani.
Draco, a quel punto, scattò in piedi, incurante del dolore, e la raggiunse con un lungo passo: la artigliò per le spalle e la costrinse a voltarsi.

- Potter, di che cazzo stai parlando? –
Le prese i polsi e le levò le mani da davanti al viso: stava piangendo e lucide lacrime le rigavano le guance rosse.

Il cuore di Draco perse un doloroso battito a quella visione.
- Alexis…- la richiamò, ma lei gli rivolse un’occhiata che era a metà tra il disperato e il rabbioso.
- Draco, Luis non esiste! E’ Sirius!-

 

 

 

 

 

 




 

 

 

 

 

(*) Draco, essendo solo al secondo anno, non dovrebbe essere in grado di fare incantesimi non-verbali; però, ho ritenuto che, in un momento di rabbia, in cui le emozioni sono forti e l’adrenalina sale alle stelle, lui, che ha ottimi rapporti con l’Occlumanzia e la Legilimanzia, avrebbe potuto scagliare un incantesimo non-verbale, seppure molto debole. Per questo, ovviamente, gli è costato parecchio sforzo.

 

Incantesimi poco conosciuti usati ed effetti:
-Fastrunom: crea un suono molto potente che stordisce il mago avversario.
-Ventus: genera una folata di vento.
-Dismundo: fa apparire strane visioni di mondi spaventosi,serve a far perdere i sensi o comunque la concentrazione di chi ne viene colpito;

 

 

 


 

Salve a tutte!
Ecco a voi, finalmente, dopo un mese di attesa, il quarantunesimo capitolo di Un Particolare In Più!

Dopo questa pausa estiva – arrivata in ritardo, visto che l’Estate è ormai praticamente giunta al termine, sebbene da questo caldo insopportabile non si direbbe – la storia è tornata per tenervi compagnia ancora, durante questo riinizio della scuola!
Io sto aspettando Ottobre per cominciare ufficialmente l’Università, quindi mi conviene approfittare del tempo libero che ho ancora in queste ultime due settimane per portarmi avanti con i capitoli, altrimenti ci ritroveremo punto e a capo e questa FanFiction non finirà mai xD

Mancano – ebbene sì, Signore e Signori – solamente 8 capitoli!
La fine, dopo tre anni, si avvicina sempre di più: a voi non fa strano? A me, sinceramente, tantissimo! Ma, dopo tutto questo tempo, è decisamente anche ora di mettere la parola fine a questa FanFiction e dedicarsi ad altri progetti che, oramai, stanno prendendo troppa polvere nelle cartelle del mio piccì e che meritano di venir portate avanti! Ma, ovviamente, la precedenza va a questa storia e, finchè non avrò concluso anche l’Epilogo, non toccherò nessun’altra storia! Poi, quando posterò anche l’ultimo capitolo, allora riprenderò in mano altri racconti e, ovviamente, li posterò qui: quindi spero di ritrovarvi tutti, in un modo o nell’altro, all’interno delle altre storie che pubblicherò :D

Bene, questa piccola digressione a parte, spero davvero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto! Ammetto di aver faticato molto per scriverlo e non è decisamente uscito fuori al meglio delle sue possibilità, ma spero di non aver deluso nessuno!
In ogni caso, anche per lanciarmi pomodori virtuali, fatemi sapere tutto con una recensioncina, mi rendereste davvero felice e mi fareste capire che voi ci siete ancora e che mi accompagnerete per mano fino alla fine di questo lungo cammino!

Vi ringrazio davvero, come sempre, per tutte le vostre meravigliose parole: ogni commento che mi lasciate, ogni messaggio privato che mi inviate, ogni “mi piace” che mettete su fb, ogni cenno della vostra presenta che mi lasciate sul mio profilo o sul mio forum personale mi rendono sempre felice e, soprattutto, onorata di scrivere per un gruppo di lettori meravigliosi come voi: siete tutto ciò che uno scrittore possa mai desiderare e, per questo, non smetterò mai di ringraziarvi e non smetterò mai di scrivere anche per voi, oltre che per me stessa. Grazie, semplicemente.

 

 

Ora, come al solito, prima di lasciarvi, un po’ di pubblicità:

 

1. Ultimamente mi sono molto dedicata al disegno, quindi, se qualcuno ne avesse voglia, vi lascio la mia pagina di DeviantArt :D

 

DeviantArt

 

 

 

 

2. Vi rinnovo sempre il mio personale invito a seguirmi sulla mia pagina Facebook e sul mio Forum, dove potrete trovare tante novità, spoiler, disegni, lavori grafici e molto altro su questa storia e sulle altre che mi diverto a scrivere!

 

 

Ada Wong su Facebook
Ada Wong Portfolio

 

 

 

 

3. Pubblicità doverosa alle FanFictions che hanno partecipato al Concorso su Un Particolare In Più; leggetele perché meritano tutte quante, dalla prima all’ultima, allo stesso modo! E un grazie ancora speciale a tutte le ragazze che hanno partecipato, regalandomi una serie di forti emozioni con le loro one-shot

 

 

 

After All di _M e l_
Mai Più Solo di elita
Io e te così simili, così uguali di saramichy
L'importante è che ti renda felice di Jessy Lupin
Ricordi... di Bibi_Potter

 

 

 

 

4. Come sempre, pubblicità anche allo spin-off della bravissima EleanorMair:

 

...Odi et Amo...

 

 

 

 

Bene, credo di aver detto tutto, quindi ora passo ai ringraziamenti finali :3

 

 

Grazie mille per:

 

 

424 recensioni (di cui 23 per lo scorso capitolo, vi adoro *_*)
128 preferiti
38 ricordati
173 seguiti

 

 

 

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo, mi raccomando :D

 

Un bacione immenso a tutti e alla prossima!

 

Giulia.

 

 

 

PS: Un grazie immenso e  particolare alle cinque ragazze che hanno lasciato un commento anche nel capitolo di AVVISO :D Quello l’ho cancellato, ma le vostre dolcissime recensioni le ho spostate nel capitolo precedente! Grazie, davvero

 

 

   
 
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