~Un
Particolare In Più~
Capitolo
XLI
Una serata pericolosa {parte #2}
L’intera
Sala Comune di Corvonero era rimasta pietrificata dalla reazione
improvvisa di
Luis Cabrisk. Dovevano essere passati almeno cinque minuti, da quando
il nuovo studente
era esploso ed aveva abbandonato la stanza, con fare veramente
arrabbiato, e
nessuno aveva avuto ancora il coraggio di parlare. Stavano tutti
fissando la
porta che il Grifondoro si era violentemente sbattuto alle spalle,
senza
prestare alcuna attenzione alle proteste dei quadri che, per colpa
dello
scossone, erano scivolati in terra.
Blaise
Zabini aveva sul viso un’espressione di puro sconcerto:
entrambe le eleganti
sopracciglia erano oltremodo corrugate, lo sguardo blu era ridotto ad
una
fessura scintillante di dubbio e le labbra erano appena schiuse.
Perché
mai Luis Cabrisk
era esploso così all’improvviso?
Pansy
Parkinson aveva sollevato un sopracciglio e si era stretta le braccia
al petto,
oltremodo indispettita da quel comportamento violento: non solo la sua
preziosa
bottiglia era stata ridotta in frantumi – rischiando anche di
ferirla con i
suoi frammenti, che si erano dispersi nell’aria dopo
l’incantesimo di Cabrisk
-, ma non era nemmeno riuscita a carpire alcuna informazione su quella
maledetta
Black.
Che cosa
importava a
quel neo-Grifondoro della risposta di Alexandra Black?
Le
Untouchable Ravens erano state le
prime a rompere quel silenzio e, immediatamente, si erano radunate,
cominciando
a parlottare a bassa voce della situazione attuale.
Cosa nascondeva
veramente Luis Cabrisk?
Era qualcosa collegato
alla Black?
Diamond
Cherin osservava ancora la porta con espressione confusa; dopo aver
battuto
diverse volte le palpebre, disorientata, si era voltata verso Theodore
Nott,
con una muta domanda stampata in viso, ma quello era stato solo in
grado di
fare spallucce e scuotere il capo.
Draco
Malfoy teneva stretta Alexandra Black contro il suo petto, forse con
una presa
un po’ troppo violenta, perché il pugno chiuso,
che si poggiava contro un
fianco di lei, lasciando al braccio la possibilità di
circondarle lo stomaco,
tremava impercettibilmente.
Eppure,
lei non sembrava nemmeno sentire la sua pressione, perché
non protestò in alcun
modo né cercò di divincolarsi: aveva lo sguardo
verde enorme di apprensione,
mentre fissava la porta con la bocca spalancata; era improvvisamente
cerea in
viso e dava l’impressione di qualcuno che era sul punto di
svenire.
Chi si nascondeva
veramente dietro Alexandra Black?
Quella
domanda risuonò contemporaneamente nella testa di tutti i
presenti,
illuminandoli come un fulmine nella notte oscura; si voltarono,
spaventosamente
in contemporanea, a guardare la fonte di tutto quel subbuglio:
Alexandra Black.
Ma,
nel momento esatto in cui una decina d’occhi incontrarono
quel visino
angosciato, lei si alzò in piedi di scatto, sfuggendo
facilmente alla presa di
Malfoy che, ancora seduto in terra, la fissò dal basso con
espressione
indecifrabile.
C’era
qualcosa di
strano, in fondo ai suoi occhi; qualcosa che nemmeno Blaise Zabini gli
aveva
mai visto.
Alexandra
non degnò nessuno di uno sguardo, se non Malfoy, al quale
rivolse
un’espressione a metà tra lo sconvolto e il triste.
Aveva gli occhi
lucidi e
questo gli fece quasi mancare il respiro nel petto.
Poi,
senza dire una parola, Alexandra Black corse via, inseguendo
probabilmente Luis
Cabrisk.
Tutti
la fissarono confusi e sempre più sospettosi.
Alexandra Black e
Luis
Cabrisk avevano qualcosa da nascondere, ormai era chiaro a tutti.
Ma cosa?
I
presenti si voltarono a guardare Draco Malfoy che,
dall’espressione atterrita
del viso, doveva sapere qualcosa; ma nessuno fece in tempo nemmeno a
fiatare,
perché anche lui si defilò presto, abbandonando
la Sala.
Cosa che, non
appena
ebbe svoltato l’angolo, scoprì essere il pugno,
già martoriato, di Luis
Cabrisk.
Se
ne stava lì, da solo, nella penombra di una candela tremula,
che illuminava a
malapena il suo viso infuriato, nascosto da ciocche di lunghi capelli
neri, che
gli si appiccicavano sulla fronte madida di sudore. Era poggiato con
una mano
al muro e l’altra, chiusa in un pugno, tanto violento da far
risaltare i
tendini azzurrini sul dorso diafano, si stava scagliando ripetutamente
contro i
mattoni in pietra, con colpi precisi e rabbiosi: continuando di quel
passo,
avrebbe anche potuto scalfire il muro e creare un buco; peccato che,
prima di
distruggere i lucidi mattoni del castello, si sarebbe completamente
frantumato
le nocche che, già graffiata in più punti, erano
completamente rosse di sangue,
che sporcava il muro, colava lungo il suo palmo, macchiava il pigiama
blu e
cadeva in terra, con gocce che, nel silenzio della notte, risuonava con
tetri “plic”.
Alexis
rimase a fissarlo per quelli che, almeno a lei, sembrarono attimi
infiniti; non
sapeva cosa fare, cosa dire; quasi si era dimenticata anche come
muoversi e
come respirare.
Luis
– Sirius, le
tuonò sconvolta una
vocina nella sua testa – non sembrava neanche averla notata e
continuava a
sfogare la sua ira con colpi forti e ben assestati.
Forse
non sapeva cosa fare, ma di una sola cosa era completamente certa:
doveva
fermarlo, prima che la sua mano si fosse ridotta in frantumi.
Prese
un respiro lento e profondo, poi deglutì a fatica e, piano,
fece dei piccoli
passi in direzione del padrino.
-
Luis…? – lo chiamò, sottovoce, quasi
avesse paura ad emettere un suono di
qualche tono appena più alto.
Il
moro non sembrò neanche sentirla, perché,
imperterrito, continuò a scaraventare
i suoi pugni contro la parete.
Alexis
si avvicinò ancora di più, il cuore che, vuoi per
l’agitazione, vuoi per lo
spavento, vuoi per tutta quella situazione sempre più
incasinata, le martellava
violentemente nel petto.
Sembrava quasi
andare in
sincronia con i pugni di Sirius.
Tum.
Pugno.
Tum-Tum.
Cuore.
Tum. Tum. Tum.
Pugno. Cuore. Pugno.
Tum.
Cuore.
-
Luis? – lo richiamò, sempre in un sussurro, e
anche questa volta lui non la
degnò di nessuna considerazione.
Plick.
Gocce di sangue che
colavano dalla mano e cadevano sul pavimento.
Tum.
Pugno violento.
Tum-Tum.
Cuore.
Stomaco in subbuglio.
Vista sfocata.
Lacrime?
Reprimerle.
Respirare.
-Luis?-
fece l’ennesimo tentativo di richiamare la sua attenzione,
ma, ancora una
volta, il ragazzo sembrò non sentirla e la ignorò
prontamente, continuando a
sfogare la sua rabbia contro il muro.
Ormai
era così vicina che le sarebbe bastato allungare una mano
per riuscire a
sfiorarlo. Timidamente, prese coraggio e lo fece: sollevò il
braccio e gli
afferrò gentilmente il polso.
-Luis,
basta così…smettila.-
Sirius
sembrò riprendersi solo in quel momento: si voltò
di scatto ad osservarla,
quasi spaventato, come se davvero l’avesse notata solo in
quel momento. I suoi
occhi blu brillarono nel buio di un’espressione davvero
terrificante: erano un
misto di sorpresa, rabbia, frustrazione e confusione. La
fissò per qualche
istante, come se non riuscisse davvero a metterla a fuoco e a capire
chi fosse.
Alexis
sostenne la sua occhiata, con aria preoccupata, e strinse appena la
presa
attorno al polso del ragazzo, che tremava ancora violentemente sotto le
sue
dita.
Luis
fece per sottrarsi bruscamente dalla presa della figlioccia, per
tornare a
concentrare la sua attenzione contro il muro ma, inaspettatamente, lei
riuscì a
trattenerlo e l’unico risultato ottenuto fu quello di farla
appena barcollare.
-No,
non ci pensare neanche a ricominciare. Ti stai facendo del male: guarda
le tue
nocche…- lo
fermò, abbassando poi lo
sguardo sulla mano, ancora chiusa a pugno, sul cui dorso scivolavano
copiosi
rivoli di sangue.
Luis
non disse nulla e si limitò a continuare a fissarla, senza
prestare alcuna
attenzione alle nocche precedentemente menzionate. Alexis
rialzò lo sguardo per
incatenarlo a quello apparentemente cieco del padrino e
sospirò, muovendo
delicatamente le dita per accarezzargli l’avambraccio.
-Capisco
la tua rabbia, ma devi stare tranquillo…non è
successo nulla di irreparabile e
nessuno ha scoperto la verità: grazie al tuo incantesimo
siamo salvi. – cercò
di rassicurarlo, mentre gli mostrava un sorrisino evidentemente tirato
e ancora
nervoso –Certo, ora tutti avranno mille domande e sospetti su
questa tua strana
reazione, ma, in fondo, cosa importa? Lascia che parlino e facciano le
loro
congetture, questo non li porterà di certo a scoprire la
verità. Quindi, sta’
tranquillo e smettila di voler prendere a pugni il muro,
perché, comunque, non
aiuterà a risolvere le cose. – gli disse e, man
mano che parlava, il suo viso
sembrava prendere consapevolezza delle sue stesse parole e si rilassava
appena,
lasciando risplendere gli occhi verdissimi di tenerezza e il sorriso
scintillante di rassicurazione.
Luis
continuò a fissarla imperterrito, quasi perso in un vortice
di pensieri che gli
adombravano lo sguardo. Alexis, continuando a sorridergli e ad
accarezzargli il
braccio, piegò il viso su di un lato e gli si
avvicinò appena, come se cercasse
di catturare l’attenzione dei suoi occhi.
-Ehi,
mi stai ascoltando, almeno? – lo schernì, con tono
quasi divertito. –
Sirius…?- lo chiamò poi, con voce
flebile.
Ma,
non fece in tempo a dire altro.
Sembrava che,
solo quel
nome, appena sussurrato, fosse riuscito a risvegliarlo completamente.
La
cosa successe troppo in fretta perché Alexis avesse anche
solo il tempo di
capire come Merlino avesse fatto a ritrovarsi con le spalle contro il
muro, una
mano di Luis che le artigliava un braccio e l’altra che si
premeva duramente
contro la sua bocca.
Incredula
e scioccata, rimase a fissarlo impietrita, il cuore che le martellava
nel petto
per lo spavento.
Sirius,
adesso, la sovrastava con fare rabbioso; i suoi occhi blu che,
solitamente, le
rivolgevano sempre sguardi affettuosi e carichi di un amore
incommensurabile,
la fissavano ora con una nota cupa e minacciosa, che li rendeva quasi
ostili
e…terrificanti.
Alexis non aveva
mai
avuto paura di Sirius – e come avrebbe mai potuto, in fondo?
– ma, in quel
momento, la terrorizzò.
-
Non.Pronunciare.Più.Quel.Nome. – le
sibilò freddo, ad un centimetro dal suo
naso.
Il
suo fiato le accarezzò le guance, improvvisamente accaldate,
e la fece
rabbrividire. Mugugnò qualcosa, agitata, e cercò
di dimenarsi, ma la presa di
Sirius si fece appena più decisa.
Anche se sembrava
decisamente conoscere il limite di pressione da dover esercitare per
non farle
davvero male.
Non
la lasciò andare e si avvicinò ancora a lei,
tanto che i suoi capelli lunghi le
sfiorarono la fronte.
-
Hai capito?- le domandò, con tono duro.
Alexis
lo fissò dal basso, adesso decisamente preoccupata, e si
limitò ad annuire
appena.
Solo
allora lui lasciò scivolare via la mano dalle sue labbra, ma
non si allontanò.
Rimase lì, davanti a lei, a sovrastarla con
quell’occhiata minacciosa, l’altra
mano che ancora si stringeva quasi compulsivamente intorno al suo
braccio.
-
L-Luis…Mi stai facendo male…- si
lamentò infatti poco dopo.
Sirius
sembrò risvegliarsi davvero e completamente solo in quel
momento.
Ma
ci mise un attimo di troppo perché qualcuno, dal fondo del
corridoio, aveva
osservato la scena con occhi argentati che, adesso, rilucevano nel buio
come
stelle morenti.
-STUPEFICIUM!-
L’urlo
rabbioso di Draco Malfoy si disperse nel corridoio, mentre il fascio di
luce
rossa che scaturiva dalla sua bacchetta si dirigeva velocemente verso
Luis
Cabrisk.
Fortunatamente,
i sensi sviluppati di Sirius – dovuti alla sua controparte
canina – lo avevano
avvertito già da qualche secondo del pericolo imminente:
così, era stato svelto
ad estrarre la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e a formare un arco
nell’aria, davanti a sé e ad Alexis, che aveva
velocemente scostato dal muro
per stringersela al petto con fare protettivo.
-PROTEGO!-
Il
raggio rosso si infranse violentemente contro la barriera invisibile,
riducendosi in mille scintille innocue, che volarono
nell’aria e bruciarono
velocemente, scomparendo nelle tenebre.
Alexis,
adesso stretta contro il petto muscoloso di Luis Cabrisk, guardava
Draco Malfoy
con occhi enormi sul visino improvvisamente pallido: il ragazzo stava
avanzando
lentamente, con passi studiati e circospetti, la bacchetta
minacciosamente
puntata contro il Grifondoro, le dita che si stringevano attorno ad
essa
compulsivamente. Era teso e all’erta, con le spalle rigide e
gli occhi grigi
fiammeggianti di un’ira che,
difficilmente, sarebbe ancora riuscito a trattenere. Stava
guardando
Luis dritto in viso, come se non vedesse altro a parte quello.
Adesso
che era entrato nel cono di luce proiettato dalla torcia più
vicina, era chiaro
che avesse corso per raggiungerli: i capelli erano tutti scompigliati e
gli
ricadevano sul viso in ciocche disordinate; le guance erano appena
rosate e la
bocca socchiusa, ancora alla ricerca di quell’aria che faceva
alzare e
abbassare velocemente il petto asciutto.
Alla luce
aranciata
delle fiamme, la sua espressione era ancora più spaventosa.
-
Draco! – riuscì finalmente ad esclamare Alexis,
dopo un primo momento di stallo
e sorpresa.
Esattamente
come Sirius prima, neanche lui sembrò sentirla,
perché non le presto
assolutamente attenzione.
Mentalmente, la
ragazza
si chiese se non fosse diventata invisibile.
Fece
per allontanarsi dalla presa del padrino, ma quello non gliene diede la
possibilità: strinse appena il braccio sulle sue spalle e la
tenne stretta a
sé.
Sottilmente ben
consapevole
di quanto ciò desse fastidio al più giovane dei
Malfoy.
-
Oh, ma bene! – se ne uscì poco dopo Luis, con tono
stranamente gioioso – Il
ragazzino sa lanciare anche incantesimi di livello superiore a quello
del suo
anno, ma complimenti! – lo prese in giro, accompagnando le
sue parole con un
lieve battito di mani.
Non lo teneva
sotto tiro
con la bacchetta, come invece stava facendo Draco, e questo
simboleggiava
chiaramente quanto poco temesse quella brutta copia di Lucius Malfoy.
Draco
ignorò le sue parole, ma la sua mascella si contrasse appena.
-
Lasciala andare. – fu l’unica cosa che disse, con
tono imperioso, gli occhi che
bruciavano ancora di ira.
Luis
Cabrisk lo osservò, sollevando appena un elegante
sopracciglio, con aria
stupita. Poi, lentamente, il suo sguardo andò a posarsi su
Alexis Potter,
ancora stretta tra le sue braccia, che lasciava scorrere gli occhi
dall’uno
all’altro, con espressione decisamente angosciata.
La
fissò per qualche secondo, fino a catturare completamente la
sua attenzione: la
sua figlioccia lo guardò dal basso, a metà tra il
confuso e l’ansioso; piano,
Luis alzò una mano e le portò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio, con una
carezza.
Carezza gentile e
rassicurante, per lei.
Carezza maledetta e
odiosa, per Draco.
Il
biondo fece un altro passo avanti, con fare minaccioso, senza mai
smettere di
puntare la bacchetta contro il Grifondoro.
Lo odiava, almeno
quanto
odiava Harry Potter.
No, forse, lo odiava
anche di più.
Cabrisk
sogghignò appena, sottilmente divertito da quella
situazione: aveva proprio
bisogno di sfogarsi e Malfoy faceva decisamente al caso suo; era sicuro
che
prendere a pugni la sua faccia sarebbe stato molto più
divertente che fare a
cazzotti con il muro.
Doveva solo
provocarlo.
Lentamente,
si voltò di nuovo a fronteggiarlo, stringendo un
po’ di più Alexis e facendole
aderire una guancia contro il petto.
-
Lasciarla andare? – ripeté, con aria innocente
– E perché mai? Perché sei tu ad
ordinarmelo? – lo schernì, sogghignando beffardo.
Poi, facendosi improvvisamente
serio, aggiunse – A proposito, grande
eroe che cerca di salvare una donzella
che NON è in pericolo, ti rendi conto che se io
non avessi avuto questi
riflessi, il tuo incantesimo avrebbe colpito anche lei? – lo
accusò, stringendo
gli occhi.
Inaspettatamente,
Draco sorrise.
-
Un motivo in più per allontanarti da lei, non trovi?
– rimbeccò sicuro.
Finalmente,
dopo alcuni attimi di debole lotta, Alexis riuscì a
sottrarsi dalla presa di
Sirius, che la lasciò andare, mentre lei si poneva al centro
esatto tra i due.
Era da un
po’ di tempo a
quella parte che si ritrovava sempre in quelle situazioni: era proprio
stanca
di avere a che fare con dei ragazzini che, alla minima incomprensione,
scattavano sull’attenti e si dichiaravano guerra!
Li
guardò decisa, le sopracciglia corrugate.
-
Adesso basta così! Vi pare il caso di mettervi a litigare in
mezzo al corridoio
in piena notte? – li riprese, portando le mani, chiuse in due
pugni, sui
fianchi.
Entrambi
la fissarono per qualche istante, quasi indecisi sul da farsi.
-
Sì, a me pare proprio il caso, dato che il tuo ragazzo, qui,
sembra avere delle
rimostranze da fare. – se ne uscì Luis, avanzando
di un passo, le belle labbra
piegate in un sorrisino storto.
Alexis
si voltò a lanciargli un’occhiataccia, ma non fece
in tempo a replicare.
-
Se tu imparassi a tenere le tue mani lontane dalle mie
cose, non avrei assolutamente nessun problema. –
rispose Draco,
facendo anche lui un passo in avanti, la bacchetta ancora spianata.
Questa
volta, fu il suo turno di meritarsi un’occhiataccia
ammonitrice da parte della
Potter, ma cadde completamente nel vuoto, perché lui stava
fissando il
Grifondoro, come se non vedesse altro.
-
Dalle tue cose? – lo
rimbeccò Luis,
con una smorfia a metà tra il disgustato e lo stupito
– Non sapevo che lei…- e
qui sollevò una mano per sfiorarle un braccio, lentamente,
cosa che costrinse
Alexis a prestargli nuovamente tutta la sua attenzione, anche se solo
per
rifilargli un’altra occhiata storta -…fosse una cosa.-
Draco
strinse gli occhi e la mano intorno alla bacchetta tremò
appena, mentre la
punta scintillava pericolosamente.
-
E dimmi…- continuò Cabrisk, con un sorrisetto
malsano – Te la sei comprata o
l’hai conquistata con le tue…abilità?
– si informò, inarcando entrambe le
sopracciglia – Magari hai ereditato da tuo padre il suo
più grande talento:
strisciare e chiedere pietà, e non intendo come una fiera
Serpe, ma come uno schifoso verme.-
-
LUIS!- lo riprese Alexis, scioccata.
Si
voltò immediatamente a fronteggiarlo e, mentre i capelli le
ondeggiavano
intorno al viso, per poi riposarsi sulle spalle, gli occhi brillavano
di puro
disappunto.
-Adesso
stiamo esa…- ma non fece in tempo a concludere una frase.
Inaspettatamente,
un raggio di luce marroncina l’aveva sfiorata, senza tuttavia
colpirla né farle
del male: le aveva solo smosso appena i capelli, centrando poi il suo
obiettivo, Luis Cabrisk. L’incantesimo, fatto mentalmente,
era decisamente poco
potente, ma era riuscito a tagliare la guancia del Grifondoro, sulla
quale
adesso compariva una linea rossa che, immediatamente,
cominciò a gocciolare.
Alexis
osservò la scena, spalancando occhi e bocca, sconcertata e
spaventata.
Poi,
velocemente, si girò per guardare Draco: aveva la bacchetta
ancora sollevata
nel gesto di compiere quell’incantesimo non verbale(*) che,
evidentemente, gli
era costato uno sforzo enorme; aveva il fiatone, le guance arrossate e
la
fronte madida di sudore. Eppure, i suoi occhi scintillavano ancora di
una
rabbia incontrollabile, che aveva trovato il modo di uscire quando
anche
l’ultima goccia aveva fatto definitivamente fatto traboccare
il vaso
decisamente piccolo della sua pazienza.
-Draco…-
sussurrò, ancora scioccata; il suo avrebbe dovuto essere un
rimprovero, ma la
sua voce era così flebile e priva di vera intenzione
ammonente, che risultò più
un debole sussurro stanco.
Lentamente,
lo sguardo di Draco scese su di lei e, in quel solo istante, a lei
sembrò che
divenisse appena più caldo, come se il solo vederla,
così vicina a lui,
riuscisse a placarlo appena.
Sirius
Black, nel suo corpo giovane e perfetto, era rimasto impietrito da
quell’attacco improvviso. Senza più riuscire a
vedere niente di fronte a sé,
come se fosse stato improvvisamente inglobato in
un’oscurità tutta sua, sollevò
una mano e si sfiorò la piccola ferita: i suoi polpastrelli
si bagnarono di
sangue e, quando sollevò le dita per poterle osservare, il
liquido luccicò al
bagliore fievole della torcia. Le sue mani cominciarono a tremare,
subito
seguite dalle braccia e dalle spalle, alla ricerca di un controllo
contro la
rabbia che sarebbe molto presto svanito nel nulla.
Infatti,
con un ruggito spaventoso, si riscosse da quel breve periodo di torpore
e
agguantò nuovamente la bacchetta, puntandola contro Malfoy.
-
QUESTA ME LA PAGHI!! – urlò iracondo, pronto a
scagliare un incantesimo.
Alexis,
ancora una volta, fu lesta a girarsi. Facendo un passo in avanti, si
parò di
fronte al padrino e gli mise entrambe le mani sul petto, cercando di
fermarlo.
-
No! Luis, ti prego! Calmati! Lascia stare! –
gridò, disperata, facendo scorrere
una mano per afferrargli il polso e cercare di fargli abbassare la
bacchetta,
la cui punta già scintillava pericolosamente.
Gli
occhi blu del Grifondoro si ridussero a due fessure lucenti
d’ira, mentre si
fissavano in quelle disperati della figlioccia.
-
LASCIAR STARE?!? – abbaiò, il petto che tremava
sotto la sua mano piccola – NON
CI PENSO PROPRIO: QUESTO BASTARDO HA PESTATO LA CODA AL CANE SBAGLIATO!
ORA
REGOLIAMO I CONTI UNA VOLTA PER TUTTE! – sbraitò,
cercando di sottrarsi alla presa resistente della ragazza.
Draco,
appena dietro di loro, lo guardava con aria seria, la bacchetta
spianata
davanti a sé, pronto a scagliare incantesimi e a difendersi.
Se credeva di
spaventarlo solo perché era più grande, allora si
sbagliava di grosso.
A vincere non è mai il
più grande, ma il più forte.
Suo padre gli aveva
insegnato tante cose, con rigida severità, e tra quelle,
c’era sì, anche lo
strisciare, ma quello elegante dei serpenti che, subdoli, circondano le
proprie
vittime prima di stringerle in una morsa letale.
-
Luis, no! Ti prego, ascoltami! E’ irragionevole! Qui, in
mezzo al corridoio: è
già un miracolo che non sia arrivato nessun insegnante e non
ci abbia sbattuti
fuori da Hogwarts a suon di incantesimi dove non batte il sole! Per
favore,
calmati!- lo implorò Alexis, artigliandogli la camicia del
pigiama.
Cabrisk
la fissò di nuovo, poi sorrise beffardo, mentre dirigeva il
suo sguardo cattivo
su Malfoy.
-
Cos’è, non sai neanche difenderti da solo? Fai
proteggere il tuo prezioso culo
dalla tua fidanzatina? – lo schernì, arricciando
le labbra.
-
LUIS!! – lo riprese ancora Alexis, affannata dallo sforzo di
tenerlo fermo.
-
Adesso mi hai proprio stancato! – esclamò Draco,
accorciando la distanza tra di
loro.
Alexis,
adesso quasi schiacciata tra di loro, si voltò, in modo tale
da poterli
fronteggiare entrambi: premette le mani sui loro petti e
cercò di spingerli
via, per allontanarli.
-Basta
così! Siete ridicoli! Due ragazzini, ecco cosa siete!
– protestò disperata,
facendo pressione sui loro petti.
Stranamente,
entrambi si lasciarono spingere all’indietro dalla sua debole
pressione e si
allontanarono di nuovo, senza mai smettere di squadrarsi e studiarsi.
Alexis
si piegò appena sulle ginocchia, poggiando le mani sulle
cosce e cercando di
riprendere fiato: il cuore le batteva così velocemente nel
petto che aveva
bisogno di più ossigeno. Stava sudando, nonostante
indossasse solo il pigiama e
fosse pieno inverno: si tirò indietro i capelli con una
mano, lanciando
un’occhiata di sottecchi ad entrambi.
-
Grazie. – se ne uscì, con tono evidentemente
sarcastico.
Forse era finita.
O forse, ci aveva
sperato troppo presto.
-
Alexandra ha ragione. – cominciò Draco, voltandosi
lentamente a fissarla, nonostante
stesse evidentemente parlando con Luis. – Ci stiamo
comportando da ragazzini:
facciamo le cose da uomini quali siamo. O almeno, quale io
sono. – frecciò, guardando di sottecchi
l’avversario.
Alexis
lo fissò preoccupata.
-
Che…?- esalò, allarmata.
Non le piaceva il
tono
calmo che aveva assunto Draco, né tanto meno il fatto che
Sirius si fosse
placato così facilmente.
-
D’accordo, uomo.
– concordò Luis, con
tono evidentemente ironico sull’ultima parola, mentre lo
squadrava con
diffidenza. – Tra un’ora, alle due, nel giardino
interno. Porta la tua scopa da
corsa e…il tuo secondo.
–
Alexis
corrugò la fronte, guardando Sirius con espressione confusa;
ci mise qualche
secondo di troppo ad afferrare il senso di quelle parole.
Il tuo secondo.
La sfida era stata
lanciata.
-
Bene. – rispose secco Draco.
E accolta.
Alexis
spalancò gli occhi per l’ennesima volta, proprio
mentre la consapevolezza di
quello che era appena successo la colpiva come un Cruciatus sparato a
pochi
centimetri dal petto.
Scosse
la testa violentemente.
-
Ma siete impazziti?! – li rimproverò ancora una
volta, la voce più alta di
alcune ottave, decisamente isterica. – Non potete farlo!
–
Luis
sollevò un sopracciglio e inarcò le labbra in un
sorrisetto sarcastico.
-
Scommettiamo? – la sfidò, prima di lanciare
un’occhiataccia a Malfoy. – Ti
conviene stare fuori da questa faccenda, bambina,
o qualche incantesimo di questo idiota potrebbe colpirti per sbaglio:
non
confido molto nella sua mira. –
-
Eppure, prima ti ho colpito in pieno. – rimbeccò
Draco orgoglioso, indicando,
con un cenno brusco del capo, il taglio ancora sanguinante sulla
guancia di
Luis, che, per tutta risposta, sorrise appena.
-
Un colpo di fortuna. –
-
No. – si intromise ancora Alexis, scuotendo il capo
freneticamente – No! No! E no!
Questa è una pazzia! Vi farete espellere! E vi farete del
male! –
-
Oh sì: lui si farà molto male. –
concluse Sirius, con tono strano e cupo,
fissando Draco con un’occhiata penetrante e seria.
– Ti aspetto tra un’ora:
vediamo se hai coraggio solo dietro la tua fidanzata. – lo
schernì, poi si girò
e, senza prestare più alcuna attenzione a nessuno dei due,
sparì nelle tenebre,
le spalle che, ancora, impercettibilmente, tremavano per la rabbia.
Alexis
fissò il corridoio allibita, il cuore che le martellava fin
dentro le orecchie,
assordandola e stordendola.
- E tu, da che
parte
stai? –
Il
mormorio di Draco la fece quasi sobbalzare ma, quando si
voltò a fronteggiarlo,
lui le dava le spalle e si allontanava a sua volta, lasciandola
completamente
da sola.
Alexis
Potter quasi si sorprese di ritrovarsi sotto la grande arcata che dava
l’accesso al giardino.
Erano
già tutti lì.
In
quello spiazzo circolare, delineato dalle mura del castello e dagli
alti alberi
ancora spogli per via del duro inverno appena trascorso,
c’erano Luis Cabrisk e
Draco Malfoy, che si stavano studiando con occhiate dure; accanto a
loro,
Blaise Zabini, amico fidato ed ovvio secondo del Principe di
Serpeverde, e poi
– e nel constatarlo, Alexis spalancò gli occhi,
scioccata – Lui, Harry Potter.
Harry Potter era
il
secondo di Sirius Black.
Alexis
osservò la scena interdetta e, probabilmente, nessuno di
loro l’avrebbe notata,
se una folata di gelido vento non li avesse costretti a voltarsi. La
videro che
se ne stava lì, in cima alla piccola scalinata, con i
capelli sciolti mossi al
vento, che le frustavano lievemente le guance arrossate. La guardarono
in
silenzio, mentre lei, con espressione di indecifrabile delusione, li
fissava
uno ad uno, senza fiatare a sua volta e senza muoversi minimamente.
Solo la mano
chiusa a
pugno, che tremava accanto al suo fianco, ne denotava il vero stato
d’animo:
agitato, arrabbiato, sconfortato.
-
Oh, bene, Black: sei venuta a
goderti
lo spettacolo? –
Inaspettata,
la voce beffarda di Luis Cabrisk ruppe il silenzio.
Alexis,
che fino ad un secondo prima aveva osservato Draco Malfoy, che aveva
fieramente
sostenuto il suo sguardo, si voltò di scatto a lanciare
un’occhiata al
neo-Grifondoro.
Il
viso perfetto del suo giovane padrino le stava sorridendo quasi con
sprezzo e
questo le scatenò un dolore acuto all’interno del
petto, mentre un groppo alla
gola le impediva quasi di respirare.
Che cosa diavolo
gli era
successo?
Sirius non era mai stato
così.
Era questo il vero volto
del suo padrino?
Era così che era stato
da giovane, con i Malandrini?
Così…beffardo,
battagliero e…
Meschino?
O era solo Malfoy che,
come sempre, sapeva tirare fuori il peggio dalle persone?
No, questo non lo
giustificava affatto.
Alexis
strinse entrambe le mani in due pugni tanto violenti che
sentì le unghie
perforarle dolorosamente i palmi; senza dire nulla, scese i pochi
gradini a
precipizio e poi, con passo calcato, si diresse dritta dal padrino.
-
SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI SEI MESSO IN TESTA?!?- gli
gridò, non appena fu
abbastanza vicina da poterlo anche spingere per il petto, con violenza;
colto
di sorpresa, Luis barcollò all’indietro
– SEI UNO STUPIDO! UN DEFICIENTE! NON
SARESTI MAI DOVUTO VENIRE IN QUESTA SC…- inveì e
cercò di colpirlo nuovamente
al petto, con i pugni chiusi, ma qualcuno la afferrò per la
vita, costringendola ad indietreggiare.
Alexis
si dimenò, arrabbiata, cercando di sottrarsi alla presa.
-
Alex: calmati, per amor di Grindelwald! –
La
voce di Draco Malfoy, dietro le sue spalle, la fece trasalire e una
nuova
ondata di rabbia la colse in pieno. Con una forza di cui non si credeva
capace,
si sottrasse alle braccia del Serpeverde e si voltò di
scatto a fronteggiare
anche lui, che spinse indietro per allontanarlo.
-
Lasciami stare! Tu: non pensare di essere meglio di lui! –
gli sibilò, le
labbra arricciate in una smorfia, la fronte corrugata e gli occhi verdi
accesi
dalla rabbia. – Se faceste un duello di
imbecillità, non so chi fra di voi
riuscirebbe a spuntarla! –
-
Adesso stai esagerando, Alex: dovresti…- intervenne Blaise,
mettendole una mano
sulla spalla, per cercare di calmarla, ma lei nemmeno lo
lasciò finire.
-
No: tu dovresti imparare a farti gli affari tuoi, Zabini. –
gli si rivoltò
contro, scrollando la spalla e lanciandogli un’occhiataccia.
Poi
diede le spalle a tutti e fece qualche passo, allontanandosi da loro.
Si portò
le mani sulla fronte e poi nascose il viso tra le dita, cercando di
respirare e
di calmarsi.
Rimasero
tutti ad osservarla per qualche istante, un po’ interdetti.
Luis
Cabrisk aveva un’espressione strana sul viso, ma nessuno la
notò: sembrava
quasi addolorato, mentre si massaggiava il petto, nel punto in cui
Alexandra
Black lo aveva colpito.
Gli faceva male
vederla
così: lui non avrebbe mai fatto niente che potesse ferirla o
farla soffrire.
Ma non poteva fermarsi
proprio ora.
Ignorandola,
si rivolse nuovamente a Malfoy.
-
Allora, si va? O hai troppa paura e vuoi scappare dal tuo paparino?
– lo
provocò, agguantando la scopa da corsa – rubata
probabilmente dagli spogliatoi
di Grifondoro, dal momento che lui non ne possedeva.
Draco,
dopo aver lanciato un’ultima occhiata strana alle spalle di
Alexis, si girò ad
affrontare Luis, e con lui anche Blaise.
-
Conduci e smettila di chiacchierare, o mi verrà il dubbio
che sia tu ad avere
paura. – rimbeccò, con un sorrisino di scherno.
Luis
ridacchiò con sprezzo.
-
Non sia mai detto. – e si mise a cavalcioni della scopa.
Nel
frattempo, Harry Potter si era avvicinato all’unica ragazza
presente e,
delicatamente le aveva poggiato una mano sul braccio, catturando la sua
attenzione.
-
Ehi, Alex…?-
Alexis
lasciò scivolare via le mani dal suo viso e
lanciò un’occhiata di sottecchi al
fratello che, adesso accanto a lei, la osservava con sguardo carico
d’apprensione
dietro gli immancabili occhiali dalle lenti tonde. Prese un profondo
respiro e
chiuse di nuovo gli occhi; quando li riaprì e
tornò ad osservare il ragazzo,
aveva un’espressione un po’ più serena
sul viso.
-
Sto bene, Harry: tranquillo. – lo rassicurò con un
sussurro. – E’ solo
che…tutta questa faccenda è assurda! Insomma, un
duello? In piena notte? Ma
stiamo scherzando?! E’ pericoloso e…-
Harry
le mostrò un sorriso pacato, mentre le lasciava una carezza
sulla spalla.
-
Andrà tutto bene, nessuno di noi si farà male.
– cercò di rassicurarla.
-
Sì, come no. – rispose lei, lanciando
un’occhiata al gruppo poco distante da
loro; poi, il suo sguardo fu catturato dalla bacchetta che il fratello
stringeva tra le dita. – Sei il secondo di Cabrisk.
– non era una domanda, ma
un’affermazione.
Lo sapeva, eppure
aveva
bisogno di sentirselo dire da lui.
-
Sì. –
Alexis
annuì, con espressione mesta.
-
AVANTI, HARRY: NON ABBIAMO TUTTA LA NOTTE! – lo
chiamò Luis, già in sella alla
sua scopa.
Harry
si affacciò oltre Alexis e annuì, lanciando poi
un’ultima occhiata alla
ragazza.
-
E’ ora di andare. Tu vieni? –
Alexis
fece una smorfia, arricciando il naso.
-
Ho forse alternative? – si schernì, scuotendo la
testa amareggiata – Forse,
sono davvero l’unica garanzia che nessuno di voi si faccia
davvero male.-
Harry
sorrise appena e insieme si riavvicinarono agli altri tre, che erano
già pronti
a partire. Il Bambino-Sopravvissuto recuperò la sua
Nimbus2000 e ci si mise
cavalcioni. Alexis lo seguì a ruota, mettendoglisi dietro e
stringendolo forte
per la vita, non prima di aver però lanciato
un’occhiataccia al padrino e al
fidanzato.
Harry
era rimasto un po’ sorpreso dal fatto che la Black avesse
scelto di viaggiare
insieme a lui, ma la cosa gli fece un immenso piacere che, subito, gli
scaldò
il petto con una morsa insieme dolorosa e deliziosa.
Draco
Malfoy aveva osservato la scena e, il calore che aveva sentito lui nel
petto,
era stato solo di puro e acuto dolore.
-
Bene, si parte. – sentenziò Luis Cabrisk e
cominciò a librarsi in aria,
immediatamente seguito da Zabini.
Draco,
prima di raggiungerli e prendere quota, si avvicinò ai due
fratelli Potter e si
mise davanti alla loro scopa, impedendogli di partire.
Harry
strinse immediatamente la bacchetta tra le dita, temendo che Malfoy
avesse
deciso di giocargli qualche brutto tiro e metterlo fuori gioco. Anche
Alexis lo
fissò, comparendo da dietro le spalle di Potter, e i suoi
occhi verdi erano un
misto di rabbia e confusione.
-
Volevo solo dirti di andare piano: ha paura delle altezze. –
lo avvertì, con
tono neutro.
Poi,
senza aggiungere altro, si librò in volo a sua volta e prese
a seguire
velocemente gli altri due.
Harry
lo guardò un po’ interdetto, ma poi lo
seguì, stando attento ai movimenti che
faceva, per non creare fastidio alla ragazza che, adesso, si era
stretta come
meglio poteva contro la sua schiena ampia.
Per tutto il
viaggio,
Alexis se ne rimase con gli occhi chiusi e il cuore che le batteva
forte in
petto, mentre le parole e la voce di Draco Malfoy le risuonavano nelle
orecchie.
Atterrarono
in una specie di piazzale, nascosto tra i vari tetti alti di Hogwarts e
delimitato da un muricciolo basso. La luce della luna, soffusa ed
argentea,
illuminava debolmente il luogo, dandogli un’aria leggermente
mistica; c’erano
tante ombre in cui nascondersi, considerò Draco Malfoy
mentre, con algida
eleganza, scendeva dalla scopa e si scambiava un’occhiata di
intesa con Blaise
Zabini.
Harry
Potter, che aveva volato più lentamente rispetto agli altri,
per non agitare
Alexandra Black, atterrò in quel momento e, solo quando lei
fu in grado di
sentire il pavimento sotto i piedi, allora la presa intorno alla vita
del
fratello si allentò, e riaprì gli occhi. Mentre
entrambi smontavano dalla
Nimbus2000, Alexis si guardò intorno, considerando che,
almeno, nessuno li
avrebbe sentiti né visti, in quel luogo nascosto e
sconosciuto. Comunque, Luis
Cabrisk era adesso impegnato nel recitare una serie di incantesimi che
permettevano loro una buona copertura, cosa che le diede il segno che,
in
fondo, non era proprio completamente impazzito e il suo cervello,
almeno un
po’, funzionava ancora.
C’era
un vento freddo e tagliente, che le sferzava malamente le guance e le
lasciava
ondeggiare i capelli nell’aria, indifferente a tutti i suoi
innumerevoli
tentativi di rimetterli dietro le spalle.
Tutti
i ragazzi avevano abbandonato le loro scope da corsa contro il
muricciolo più
alto e adesso si erano messi in posizione, due da un lato, due
dall’altro,
sguardi seri, bacchette già alla mano e corpi tesi.
Erano
lì, pronti a quel
duello che, ogni minuto che passava, a lei sembrava sempre
più assurdo.
Li
osservò con attenzione, mentre faceva qualche passo indietro
e si stringeva le
braccia al petto, cercando riparo da quei brividi che le scuotevano le
spalle.
Brividi che, di
certo,
non erano proprio causati dal freddo.
Blaise
Zabini sembrava essere quello più rilassato di tutti: se ne
stava lì, al fianco
di Malfoy, con aria tediata, il capo abbandonato su di lato, alcune
ciocche di
capelli neri che scendevano a coprirgli lo sguardo, l’unica
cosa che denotava
davvero la sua attenzione.
Harry
Potter era evidentemente teso: aveva le spalle rigide e le dita della
mano
destra erano quasi convulsamente strette intorno alla bacchetta, tanto
che le
nocche pallide risaltavano sulla pelle bronzea; i suoi capelli ribelli
si
agitavano nel vento e i suoi occhi verdissimi scintillavano quasi di eccitazione dietro le lenti rotonde.
Draco
Malfoy era l’incarnazione di un’algida e
strafottente perfezione: il suo viso
pallido, illuminato appena dai raggi di luna, rifletteva ombre quasi
inquietanti, che circondavano lo sguardo serio e attento, scuro di
concentrazione e freddo come marmo; i capelli biondi, liberi dalla mano
di gel,
scendevano a sfiorargli le guance affilate, e c’era una
ciocca appena più lunga
che, sospinta dal vento, andava delicatamente a poggiarsi
sull’angolo delle sue
labbra, sollevato per formare un sogghigno tranquillo e sfrontato.
Luis
Cabrisk fu l’ultimo sul quale Alexis posò il suo
sguardo contrariato: se ne
stava lì, con le braccia incrociate al petto e la schiena
dritta, come fosse il
padrone del mondo; fiero, orgoglioso e combattivo, il suo sguardo blu
rifletteva la voglia di brandire la bacchetta e spedire i Serpeverde
direttamente nei viscidi sotterranei dai quali provenivano e nei quali,
secondo
la sua opinione, meritavano assolutamente di restare. I lunghi capelli
neri gli
ondeggiavano intorno alle spalle, sospinti da quel vento che, sempre
più
impetuoso ed incurante della Primavera ormai imminente, carezzava
malignamente
tutti loro, senza però riuscire a scalfire assolutamente la
lastra di ghiaccio
che sembrava circondarli, separarli e allo stesso tempo riunirli.
-
Direi di non indugiare oltre. –
Fu
proprio la voce sicura di Sirius Black ad interrompere il silenzio e,
contemporaneamente, tutti e quattro i maghi portarono le proprie
bacchette alle
mani, pronti al duello.
Alexis
prese un profondo respiro, mentre il suo sguardo fissava per
l’ultima volta il
viso del suo giovane padrino, chiedendosi mentalmente se, davvero,
quella
Pozione per l’Età che assumeva ogni giorno non
avesse effetti collaterali anche
sulla sua mente: poteva essere davvero
tanto sconsiderato, il suo padrino?
Forse,
considerò, avrebbe dovuto fare qualche ricerca in merito.
Ammesso che
fossero
riusciti ad uscire tutti vivi da quella situazione.
Uno
schiocco improvviso la fece sobbalzare, subito seguito da un lampo di
luce
grigia che aveva illuminato debolmente l’oscurità
della notte, dirigendosi, in
un fascio informe, verso Draco Malfoy.
-
INCARCERAMUS! –
Stranamente,
solo adesso la voce di Sirius Black le raggiungeva l’udito,
nonostante
l’incantesimo fosse stato lanciato, evidentemente, prima.
Il duello era
ufficialmente iniziato.
Alexis
si permise di chiudere gli occhi per un solo istante, mentre
congiungeva le
mani davanti alle labbra.
Mamma,
papà, se siete
lassù e state guardando, fate in modo che nessuno si faccia
male, ve ne prego!
Alexis
riaprì gli occhi di scatto, appena in tempo per vedere Draco
Malfoy compiere un
arco con la bacchetta davanti a sé.
-PROTEGO!-
urlò, e l’incantesimo di Luis si infranse contro
la sua barriera, riducendosi
in mille pezzi.
Senza
indugiare o dare segni di insicurezza, Draco mosse velocemente il polso.
-
FASTRUNOM! – urlò, ma dalla sua bacchetta,
apparentemente, non uscì nulla.
Luis
sghignazzò ed era pronto a fare una delle sue solite
battutine sulla poca
destrezza dei Malfoy, tanto purosangue quanto incapaci
nell’usare qualsiasi tipo di
bacchetta, quando
spalancò gli occhi, sorpreso, e poi li strinse forte,
portandosi entrambe le
mani a coprire le orecchie. L’insulto che avrebbe voluto
lasciare le sue labbra
fu trasformato in un incomprensibile urlo lamentoso.
Alexis
lo vide ripiegarsi su se stesso e scuotere freneticamente la testa.
Fece un
passo in avanti, preoccupata, e sarebbe voluta intervenire
immediatamente, ma
la voce di Blaise Zabini la fermò.
-
Non azzardarti ad intervenire: è una cosa che riguarda loro!
– urlò, puntandole
contro la bacchetta.
Alexis
spalancò gli occhi e si arrestò di botto,
guardandolo con chiara sorpresa;
Blaise aveva sul viso un’espressione che non gli aveva mai
visto: rabbia,
concentrazione e una qualche sorta di oscuro trionfo.
Quel volto di
Serpente
che mai aveva visto rivolgere a lei.
Nel
frattempo, Draco, senza perdere tempo, aveva continuato ad attaccare
Luis,
stordito dall’incantesimo precedente.
-EVERTE
STATIM!-
Un
raggio di luce verde scuro si era diretto verso il Grifondoro che,
però, grazie
all’esperienza maggiore, aveva mosso il braccio a formare un
arco.
-
PROTEGO! – urlò, con ancora gli occhi chiusi e una
mano che si tappava
l’orecchio. – LACARNUM INFLAMARE! –
aggiunse subito dopo, e, mentre ancora lo
scudo magico era alto, una fiammata accecante si diresse dritta contro
Malfoy
che, per evitare di rimanere colpito, fu costretto a scartare di lato:
il
ritorno di fiamma, però, riuscì a bruciargli i
pantaloni e a fargli una
scottatura lieve sulla gamba, alla quale il ragazzo ruggì di
dolore.
Intanto,
Harry si era avvicinato ad Alexis e poi le si era posto di fronte, a
modi
scudo, puntando la propria bacchetta contro Zabini.
-
Il tuo avversario sono io: lasciala fuori da questa storia e non
azzardarti a
minacciarla ancora. – lo avvertì, sicuro, gli
occhi verdi che scintillavano,
accesi dalla fiamma che, lentamente, bruciava nell’aria,
consumandosi
definitivamente.
-
VENTUS! – urlò Draco, e il fuoco lanciato da Luis
si ravvivò e poi si diresse
prontamente verso il suo creatore, che fu costretto a lanciarsi di lato
a sua
volta, per evitare di essere ferito, mentre, contemporaneamente urlava
– AQUA ERUCTO!
– e un potente getto d’acqua andava a spegnere
completamente la fiamma.
Quella
momentanea distrazione diede a Draco la possibilità di
attaccare ancora.
-
TARANTALLEGRA! –
-
PROTEGO! – rispose prontamente Sirius e il fascio di luce
marrone si infranse
contro la barriera magica. –Adesso mi ha stancato,
ragazzino…- mormorò poi tra
sé e sé, mentre si rimetteva in piedi e gli
puntava la bacchetta contro.
Draco
sogghignò, il peso del suo corpo trattenuto su una sola
gamba, dato che l’altra
gli doleva a causa della ferita provocata dal fuoco. La bacchetta era
puntata
contro Luis, pronto al prossimo incantesimo.
Ma
Luis fece qualcosa di inaspettato.
-
REDUCTO! – urlò all’improvviso, ma
sbagliò completamente mira: il raggio di
luce rossa non arrivò nemmeno a sfiorare Draco Malfoy, ma lo
sorpasso deliberatamente,
inserendosi semplicemente tra lui e Blaise e andando a colpire il muricciolo basso alle
loro spalle, che si disintegrò con un boato terribile,
facendo sobbalzare tutti i presenti.
Draco
guardò Luis con espressione beffarda, un sopracciglio
sollevato e un ghigno
sulle labbra.
-
Cosa c’è, Cabrisk: sei già
stan…- ma non fece in tempo a concludere la frase.
-
DISMUNDO! – urlò rabbioso Luis e un
raggio di luce nera come la morte si diresse contro Malfoy che,
distratto, non
fece in tempo a difendersi e venne colpito in pieno.
Il
raggio nero si infilò direttamente nella sua fronte e lo
trapassò, ma,
apparentemente, non ebbe alcun effetto.
Draco
lo fissò solo disorientato e arrabbiato con se stesso per
essersi fatto
cogliere di sorpresa. Blaise Zabini – che ancora si teneva
sotto tiro con Harry
– ridacchiò con sbeffeggiamento.
-
Wow: ti ci sei anche impegnato, Cabrisk? – lo derise.
Ma aveva parlato
decisamente troppo presto.
Alexis,
che seguiva il duello da dietro le spalle del fratello, fu la prima a
notare
che, effettivamente, qualcosa non andava: Draco era diventato
improvvisamente
cereo in viso e aveva assunto un’espressione preoccupata che,
secondo dopo
secondo, era diventata letteralmente terrorizzata.
Era come se
avesse visto
Voldemort in persona.
Draco
si girò di scatto verso un lato, poi verso
l’altro, guardando cose che loro non
potevano vedere.
-
No…- lo sentirono mormorare, con tono spaventato.
Alexis non lo
aveva mai
visto così e un colpo secco le fece dolere il petto.
All’improvviso,
Draco chiuse gli occhi e puntò la bacchetta contro un nemico
invisibile.
-
STUPEFICIUM! – urlò, con tono angosciato, mentre
il raggio di luce rossa
colpiva il nulla e si disperdeva nel cielo.
Luis
Cabrisk sogghignò divertito, godendosi lo spettacolo.
-
CHE DIAVOLO GLI HAI FATTO?! – urlò
all’improvviso Alexis, cercando di
raggiungere il padrino, gli occhi lucidi e sconvolti.
Harry
la afferrò per un polso, impedendole di allontanarsi e
mettersi nella mischia,
e Luis nemmeno la guardò.
-
FALLO SMETTERE! – gli ordinò, cercando di
liberarsi dalla presa di Harry, senza
alcun risultato.
-
FINITE INCANTATEM! – urlò invece Blaise e il
raggio di luce azzurrina si
diresse verso Draco che, in quel momento, si era appena appallottolato
su se
stesso e aveva cominciato a dondolarsi sulla punta dei piedi, il viso
nascosto
sulle ginocchia e le orecchie coperte dalle mani.
L’incantesimo lo colpì
nuovamente alla fronte, ma lui non sembrò accorgersene,
perché se ne rimase lì,
tutto rannicchiato.
Alexis,
con ancora il polso stretto lievemente dalle dita di Harry, si sporse
verso di
lui, preoccupata.
-
DRACO! – lo chiamò, il tono disperato.
Non
appena sentì la sua voce, Malfoy sollevò il capo
di scatto, quasi sorpreso.
La
guardò per qualche lungo istante: Alexis aveva i capelli
riversati sul viso e
gli occhi verdi scintillavano di preoccupazione ed ansia. Il solo
vederla, in
quello stato, gli fece desiderare di finirla là:
l’unica cosa che, in quel
momento, avrebbe voluto fare, era correre da lei e stringerla tra le
braccia,
sussurrandole che andava tutto bene.
Non voleva
vederla
piangere.
Ma,
purtroppo, Sirius Black, ancora troppo arrabbiato e carico di
adrenalina, non
era dello stesso avviso. Gli puntò la bacchetta contro ed
urlò:
-
IMMOBILUS! –
Il
raggio blu colpì Draco e lo immobilizzò
nell’atto di alzarsi in piedi; poi,
senza aspettare oltre, continuò.
-
STUPEFICIUM! – e il raggio di luce rossa lo colpì
in pieno petto, spedendolo
lontano, a scontrarsi duramente con il muricciolo.
-
NO! – urlò Alexis.
-
SECO! – pronunciò ancora Luis e una miriade di
piccole ferite si aprirono
velocemente su tutta la pelle perfetta di Draco Malfoy che, ancora
immobilizzato, non dava segni di vita.
Solo nei suoi
occhi
grigi, ancora puntati in quelli di Alexis, si leggeva la sofferenza
cupa.
-
STUPEFICIUM! –
L’urlo
inaspettato di Blaise Zabini sorprese tutti, Luis per primo che,
immediatamente, venne scaraventato dall’altra parte della
piazzetta.
Alexis
lo osservò stupida, mentre Cabrisk si massaggiava il petto,
dove adesso, dietro
la camicia completamente strappata, figurava una brutta bruciatura.
Il
resto, successe troppo in fretta, perché Alexis potesse
davvero capacitarsi di
tutte le azioni compiute dagli altri e da lei stessa in seguito.
Blaise,
approfittando del momento di stallo, lanciò un altro
“Finite Incantatem”
su Draco Malfoy, che poté riprendere a muoversi;
nessuna ferita si aprì più sulla sua pelle
perfetta, ma quelle già presenti
continuarono a sanguinare sotto i vestiti mal ridotti.
Poi, mentre l’amico cercava di riassumere il
controllo del proprio corpo, si girò deciso verso Cabrisk,
pronto a lanciargli
un altro incantesimo, ma fu fermato.
-
EXPELLIARMUS!- urlò inaspettatamente Harry Potter e il
raggio di luce rossiccia
andò a colpire direttamente la mano di Blaise Zabini, che fu
costretto a
lasciar andare la propria bacchetta, che rotolò qualche
metro più in là.
E, fu in quel
momento,
che Alexis comprese che doveva assolutamente porre
fine a tutto quello.
Luis
Cabrisk si era rialzato da terra, il respiro affannato e il petto
ustionato, ma
sembrava soddisfatto, mentre puntava nuovamente la bacchetta contro
Malfoy, che
faticava a sollevarsi in piedi.
Poi,
con un sorriso compiuto, lo disse:
- Gran bel colpo,
James! –
Alexis
quasi si strozzò con l’aria, mentre sollevava il
viso di scatto verso il
padrino e lo fissava allibita e terrorizzata allo stesso tempo.
Harry
corrugò la fronte, disorientato, e si girò a sua
volta ad osservare Luis
Cabrisk.
-
Cosa hai det…- fece per chiedere, ma Alexis non gliene diede
il tempo.
Ormai
da qualche minuto libera dalla presa di Harry, che l’aveva
lasciata per
lanciare l’incantesimo a Zabini, aveva afferrato la propria
bacchetta e l’aveva
puntata contro il padrino.
-
EXPELLIARMUS! – gridò improvvisamente e il raggio
di luce rossiccia centrò il
sorpreso obiettivo, costringendo Luis a lasciare andare la propria
bacchetta.
Il
viso del giovane Sirius era la concretizzazione dello stupore, mentre
si girava
a considerare, per la prima volta, la sua figlioccia: Alexis lo fissava
con
espressione che era a metà tra l’arrabbiato, il
frustrato e il deluso.
Un colpo al cuore
fu
l’unica cosa che, veramente, riuscì a riportarlo
alla realtà.
-
Adesso basta. – sibilò la ragazza, con tono
controllato, le spalle che le
tremavano visibilmente, gli occhi lucidi e le guance arrossate.
– Hai vinto, lo
scontro è finito: sei contento? – gli
sputò contro, prima di voltarsi di scatto
e raggiungere Draco, che era riuscito a sollevarsi e adesso se ne stava
poggiato al muro, tenendosi una ferita piuttosto profonda sul braccio
con la
mano.
Sirius Black
rimase a
fissarla, senza fiatare.
Che cosa aveva fatto?
Che cosa diavolo gli era
saltato in mente?
Perché si era comportato
in quel modo?
Solo adesso, mentre
osservava la sua figlioccia sostenere un Malfoy mal ridotto, si rendeva
conto
di quel che era appena successo.
Per colpa sua.
Come aveva potuto
perdere la testa in quel modo?
Lui, che aveva il dovere
di proteggerla dal dolore, ne era stato, per la seconda volta nella sua
vita,
la causa principale.
E poi: come diavolo gli
era saltato in mente di dire una cosa del genere?
Aveva appena chiamato
Harry…James.
Oh cielo.
Ancora
dolorante, fece un passo verso i due ragazzi, che adesso avevano preso
la scopa
e si apprestavano a scendere.
-
Alex…io…mi dis…- tentò di
dirle, mortificato, ma lei si limitò a rifilargli
un’occhiataccia carica di rabbia.
-
Non mi interessa. Non ora. – sibilò ferita, poi
aiutò Draco a montare sulla
scopa, gli si mise davanti e, senza degnare più nessuno di
uno sguardo, fece planare
dolcemente la scopa e poi volò via.
Pansy
Parkinson, che se ne stava seduta sul divano accanto alle ragazze che
facevano
parte del suo gruppetto, si girò immediatamente ad
osservarli e quel che vide
le fece spalancare gli occhioni scuri, circondati da un alone di trucco
scuro e
sbavato: Draco Malfoy camminava lentamente – e zoppicava
anche -, poggiato ad
Alexandra Black e Blaise Zabini, che lo sostenevano ai lati; aveva
tutti i
vestiti strappati e numerose ferite sanguinavano ancora.
Pansy
balzò in piedi, preoccupata, e li raggiunse in un solo
istante, come se si
fosse smaterializzata.
-
Che diavolo è successo?! – sbraitò,
dirigendo subito il suo sguardo su quello
stravolto della Black – Che cosa gli hai fatto?! –
la accusò, puntandole
l’indice contro.
Alexis
strinse gli occhi in due fessure e fece per rispondere, ma Draco la
precedette.
-
Pansy, spostati. Ho già avuto parecchie rogne stasera,
togliti dai piedi. – le
ordinò, con voce strascicata e annoiata, evidentemente
stanca e ancora
conservante tracce di rabbia.
La
Parkinson avrebbe voluto protestare, ma una sola occhiata glaciale di
Malfoy la
costrinse a desistere e a farsi da parte, mentre un brivido le
attraversava la
schiena.
Li
guardò dirigersi, in silenzio, verso il dormitorio maschile
e, mentre si
portava il pollice alle labbra e lo mordeva nervosamente, cercando di
trattenere
le lacrime, desiderò con tutta se stessa che Alexandra Black
avesse un futuro
terribile.
E, se Grindelwald
voleva, qualcosa che potesse portarla alla morte molto presto.
Pansy Parkinson non
aveva mai odiato qualcuno così ardentemente in tutta la sua
vita e quella mocciosetta
gliela avrebbe pagata.
Oh, di questo era
sicura.
Gliela
avrebbe
pagata.
Alexis
e Blaise condussero Draco all’interno del corridoio del
dormitorio maschile e,
poi, una volta arrivati davanti alla porta della camera del moro, si
fermarono.
-
Ce la fai da sola? – le domandò Blaise, senza
nemmeno guardarla, mentre provava
a lasciare andare l’amico.
Alexis
annuì e sostenne prontamente Draco che, comunque,
cercò di sorreggersi come
meglio poteva sulla gamba rimasta illesa.
-
Bene. Me ne vado a letto: ho bisogno di una doccia. Qualsiasi
cosa…- lasciò la
frase a metà ed entrò in camera sua.
Non
l’aveva mai guardata
in viso, nemmeno per una volta.
Era arrabbiato ed anche
con lei.
E non poteva dargli
tutti i torti.
Alexis
sospirò.
-
‘Notte, Blaise…- mormorò e, senza
aggiungere altro, si diresse con Draco in
camera di quest’ultimo.
Si
chiusero la porta alle spalle e poi, piano, lei lo aiutò ad
adagiarsi sul
letto.
Draco
fece una smorfia di dolore, mentre lei, piano, gli sfilava dalle
braccia i
brandelli della camicia ed esaminava attentamente le numerose ferite.
-
Dovresti andare in infermeria…- bisbigliò
preoccupata mentre si girava e andava
a recuperare un asciugamano dal bagno, che inumidì con un
po’ d’acqua.
Tornò
da lui e, delicatamente, cominciò a passargli il panno sulle
ferite, per
ripulirlo dal sangue che, adesso, incrostava la pelle bianca.
-
Non ce ne è bisogno, sto bene. – rispose lui
secco, fissando un punto
indecifrabile al di sopra della testa della ragazza.
Alexis
sospirò e tamponò un profondo taglio sul braccio.
Appena sotto di esso, ce ne
era un altro, più piccolo e ormai cicatrizzato da tempo.
Quella ferita che
si era
procurato a causa del Platano Picchiatore per salvare lei.
Mentre
continuava a ripulire il taglio nuovo, sfiorò con le dita
quella minuscola
traccia rigonfia.
-
Draco, ti ricordi del discorso sul fatto di essere un Supereroe
e di quello che ne penso…?- gli domandò
tranquilla,
accennando persino ad un sorrisino remissivo.
Sorriso
che, però, lui non vide, troppo concentrato ad incenerire la
parete oltre le
sue spalle.
-
Dovremmo davvero fare un salto in infermeria: Madama Chips ti curerebbe
queste
ferite in un ba…- cominciò, passando a ripulirgli
il viso.
Ma,
all’improvviso, Draco fece scattare il braccio e la
afferrò per il polso,
costringendola a fermarsi e a prestargli attenzione.
Alexis
abbassò il viso per poterlo guardare negli occhi e
corrugò la fronte confusa da
quella reazione inaspettata.
Draco
la stava adesso fissando per la prima volta da quando erano entrati in
camera:
aveva un’espressione seria e i suoi occhi grigi riflettevano
solo ciò che
avevano davanti e non ciò che celavano dietro.
-
Perché ci hai fermati? – domandò a
bruciapelo, con voce dura.
Alexis
spalancò gli occhi, sorpresa, e sbatté
ripetutamente le palpebre.
-
Co-come? –
-
Perché ci hai fermati? – ripeté lui,
con più enfasi questa volta, mentre
stringeva appena le dita intorno al suo polso esile. – Avrei
potuto
sconfiggerlo! Avrei potuto vincerti! –
-
Cosa?! – sibilò lei, punta sul viso, mentre faceva
uno scatto all’indietro e si
sottraeva violentemente alla presa di Draco, facendosi anche piuttosto
male. –
Ma…Ma ti stai sentendo?! – esplose, rifilandogli
un’occhiataccia ferita, mentre
si portava le mani la petto e si massaggiava il polso - Vincermi?! Cosa
sono,
solo uno stupido trofeo?! –
Draco
la fissò in silenzio, l’espressione vuota.
Alexis
si morse il labbro inferiore e poi lo raggiunse di nuovo,
inginocchiandosi
davanti a lui per poterlo guardare bene in viso.
-
Io sono già tua, Draco…- gli mormorò
afflitta, portando una mano a posarsi
sulla guancia di lui.
Malfoy
la fissò per qualche altro istante, poi distolse lo sguardo
e si sottrasse alla
sua carezza con un gesto brusco del capo.
-
Avrei potuto sconfiggerlo lo stesso…- borbottò
contrariato, stringendo entrambe
le mani in due pugni violenti e artigliando la coperta.
Alexis
sbuffò, stanca, e si alzò in piedi,
allontanandosi nuovamente, esasperata.
-
No, non è vero! – protestò lei e quella
mancanza di fiducia improvvisa lo colpì
come uno schiaffo in pieno viso, che lo costrinse a voltarsi nuovamente
a
guardarla. – Lui è più grande e ha
più esperienza di te! –
Draco
strinse gli occhi e arricciò il naso, in
un’espressione offesa e rabbiosa.
- Solo perché
è del settimo anno?! – ringhiò lui,
sporgendosi appena in avanti.
Alexis scosse
violentemente la testa.
- NO! – gridò
esasperata – Draco, tu non capisci! Lui è molto
più grande di te! –
Draco la
fissò, decisamente interdetto, e sollevò un
sopracciglio, affilando lo sguardo.
- Di che diavolo
stai parlando? – mormorò, improvvisamente
più calmo e guardingo.
Alexis scosse
di nuovo la testa e gli diede le spalle, nascondendo il viso tra le
dita.
Le sue spalle
tremavano appena.
- Hai
rovinato tutto…- singhiozzò piano –
Avete rovinato tutto. – si corresse,
deglutendo a fatica – Io vi odio, vi odio! –
ringhiò contro i palmi delle sue
mani.
Draco, a quel
punto, scattò in piedi, incurante del dolore, e la raggiunse
con un lungo
passo: la artigliò per le spalle e la costrinse a voltarsi.
- Potter, di che cazzo
stai parlando? –
Le prese i
polsi e le levò le mani da davanti al viso: stava piangendo
e lucide lacrime le
rigavano le guance rosse.
Il cuore di Draco
perse un doloroso
battito a quella visione.
-
Alexis…- la
richiamò, ma lei gli rivolse un’occhiata che era a
metà tra il disperato e il
rabbioso.
- Draco, Luis non
esiste! E’ Sirius!-
(*)
Draco, essendo solo al secondo anno, non dovrebbe
essere in grado di fare incantesimi non-verbali; però, ho
ritenuto che, in un
momento di rabbia, in cui le emozioni sono forti e
l’adrenalina sale alle
stelle, lui, che ha ottimi rapporti con l’Occlumanzia e la
Legilimanzia,
avrebbe potuto scagliare un incantesimo non-verbale, seppure molto
debole. Per
questo, ovviamente, gli è costato parecchio sforzo.
Incantesimi
poco conosciuti usati ed effetti:
-Fastrunom:
crea un suono molto potente che stordisce il mago avversario.
-Ventus:
genera una folata di vento.
-Dismundo:
fa apparire strane visioni di mondi spaventosi,serve a far perdere i
sensi o
comunque la concentrazione di chi ne viene colpito;
Salve
a tutte!
Ecco
a voi, finalmente, dopo un mese di attesa, il quarantunesimo
capitolo di Un Particolare In
Più!
Dopo
questa pausa estiva – arrivata in ritardo, visto che
l’Estate è ormai praticamente giunta al termine,
sebbene da questo caldo
insopportabile non si direbbe – la storia è
tornata per tenervi compagnia
ancora, durante questo riinizio della scuola!
Io sto aspettando Ottobre per cominciare ufficialmente
l’Università,
quindi mi conviene approfittare del tempo libero che ho ancora in
queste ultime
due settimane per portarmi avanti con i capitoli, altrimenti ci
ritroveremo
punto e a capo e questa FanFiction non finirà mai xD
Mancano
– ebbene sì, Signore e Signori – solamente
8 capitoli!
La fine, dopo tre anni, si avvicina sempre di più: a voi
non fa strano? A me, sinceramente, tantissimo! Ma, dopo tutto questo
tempo, è
decisamente anche ora di mettere la parola fine a questa FanFiction e
dedicarsi
ad altri progetti che, oramai, stanno prendendo troppa polvere nelle
cartelle
del mio piccì e che meritano di venir portate avanti! Ma,
ovviamente, la
precedenza va a questa storia e, finchè non avrò
concluso anche l’Epilogo, non
toccherò nessun’altra storia! Poi, quando
posterò anche l’ultimo capitolo,
allora riprenderò in mano altri racconti e, ovviamente, li
posterò qui: quindi
spero di ritrovarvi tutti, in un modo o nell’altro,
all’interno delle altre
storie che pubblicherò :D
In
ogni caso,
anche per
lanciarmi pomodori virtuali, fatemi
sapere tutto con una recensioncina, mi rendereste davvero felice e mi
fareste
capire che voi ci siete ancora e che mi accompagnerete per mano fino
alla fine
di questo lungo cammino!
Ada Wong su
Facebook
Ada Wong Portfolio
After All
di _M e l_
Mai Più Solo
di elita
Io e te così
simili, così uguali
di saramichy
L'importante è
che ti renda felice
di Jessy Lupin
Ricordi...
di Bibi_Potter
Bene,
credo di aver detto tutto, quindi ora passo ai
ringraziamenti finali :3
Grazie
mille per:
424
recensioni (di cui 23 per lo
scorso capitolo, vi adoro *_*)
128 preferiti
38 ricordati
173 seguiti
Fatemi
sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo, mi raccomando :D
Un
bacione immenso a tutti e alla prossima!
Giulia.
PS:
Un
grazie immenso e
particolare alle cinque ragazze che hanno lasciato un
commento anche nel
capitolo di AVVISO :D Quello l’ho cancellato, ma le vostre
dolcissime
recensioni le ho spostate nel capitolo precedente! Grazie, davvero ♥