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Autore: voiceOFsoul    23/09/2011    0 recensioni
“Ridammi le ali” è liberamente ispirato ad una storia vera. La storia di una ragazza qualunque alle sue prime esperienze difficili. La mia storia.
Amore è il più puro esempio di sentimento. Se siete legati a qualcuno da un forte vincolo che vi spinge a volere solo il bene della persona che vi sta di fronte, allora state amando!
Scrivendo questo libro liberamente ispirato a ciò che è realmente successo nella mia vita quando frequentavo il quarto anno dei superiori, ho capito uno dei miei più grandi sbagli.
Affiancherete Giorgia nel suo percorso, seguendola emozionarsi sempre di più.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Esattamente dieci anni dopo.

“…Mi manca tantissimo! Solo ora mi accorgo di quanto erano importanti per me le piccole cose che facevamo insieme, i piccoli segni dell’inizio di una bella amicizia…che però è stata stroncata sul nascere. Purtroppo lui non è della mia stessa idea…non gliene frega niente di me! Perché sono così idiota da innamorarmi sempre delle persone sbagliate? Perché dono la mia fiducia a chiunque? Perché non riesco ad essere distaccata? Perché non riesco a non affezionarmi?...”

Le pagine ingiallite di un vecchio diario scorrevano veloci sotto gli occhi di una donna in preda a un attacco di nostalgia per la sua adolescenza. Giorgia era adesso una giovane donna di ventisei anni. Aveva raggiunto la laurea in informatica tanto sognata da ragazza. Seduta sul letto della nuova casa affittata insieme al proprio marito, leggeva e ricordava la sua vita, affidata ai suoi fidatissimi diari. Il suono squillante del citofono la fece trasalire. Si affacciò e vide una giovane donna in divisa. Velocemente scese le scale e corse ad abbracciare la vecchia amica.
Anche Michy era riuscita dopo tante peripezie a realizzare il suo sogno: entrare in polizia. Ora viveva a molti chilometri di distanza con il suo convivente. Erano rimaste amiche anche dopo il diploma, ma la distanza che le separava e gli impegni di lavoro non permettevano loro di incontrarsi spesso. Infatti, anche se Giorgia si spostava di poco per andare ad insegnare in diverse scuole superiori la propria materia, Michy era spesso fuori per le missioni di pace che tanto le piacevano, ma che tanto la spaventavano.
Comodamente sedute sul divano si raccontavano le loro vite. Ma furono presto interrotte da un ulteriore squillo di citofono. Stavolta era una donna distinta, ben vestita, con i capelli raccolti e un paio di occhiali raffinati sul naso. Nonostante i molti anni era rimasta la solita ritardataria e smemorata Sana! Dopo il diploma era andata a vivere lontano per laurearsi, ma adesso viveva di nuovo a Catania dove lavorava come psicologa. Da qualche anno era fidanzata con un loro compagno delle superiori: il Claudio che tanto le piaceva.
Non passò molto che il citofono squillò ancora. Una bella auto costosa era ferma di fronte al piccolo portone. Un giovane vestito di scuro era fermo di fronte al citofono e una giovane donna scendeva della grande auto. Monica, dopo la laurea in giurisprudenza e qualche avventura come avvocato, era diventata una famosissima ballerina piena di impegni e continuamente in viaggio. Subito dopo aver finito gli studi si era anche lei sposata, nonostante avesse giurato di non farlo mai. Suo marito era un bel ragazzo che aveva conosciuto ai tempi della scuola: Seby, il prefetto sosia di un allora giovane e affascinante cantante latino. Lei e Giorgia, verso la metà del quarto anno di superiore, dopo poco tempo dalla disavventura con Mattia, erano diventate pian piano sempre più intime. Si erano reciprocamente chieste scusa per i tanti scontri degli anni precendti e si erano reciprocamente perdonate. Erano pian piano diventate amiche e la loro amicizia era durata nel tempo.
Si ritrovavano così tutt’e quattro, di nuovo insieme dopo molto tempo, a ridere delle loro vecchie avventure da studentesse, quando durante la gita si erano ubriacate, di quanto erano tese il giorno degli esami di maturità, a raccontarsi le loro vite da giovani donne in carriera. Nonostante fossero tutte contente di aver raggiunto i propri obbiettivi, guardavano con nostalgia al passato, rimpiangendo i bei vecchi tempi da ragazze spensierate, senza le dure responsabilità di lavoro e famiglia.
- Come sta Mattia? - chiese Michy curiosa.
- Mattia è di là che dorme. -
- Quindi non possiamo vederlo? - chiese Sana.
- Prima che andiate via lo incontrerete di sicuro! È stanchissimo perché stanotte ha fatto pazzie…non mi ha fatto dormire neanche cinque minuti! -
- Che vuoi? Dopo tutto ha ancora pochi mesi! Non capisce ancora la differenza tra notte e giorno! - affermò Monica.
- Si, ma dopo nove mesi di gravidanza pacifica, si doveva scatenare proprio adesso? Non ha fatto dormire neanche Simone e quel poveretto ora è a lavoro, a guidare l’autobus senza neanche un’ora di sonno! -
- Le difficoltà di diventare genitori! - affermò ridendo Michy. - V’è piaciuto stare svegli per divertirvi voi? Ora state svegli per far divertire il bambino! -
- Stai attenta Michy, che certi “errori di percorso” possono capitare a tutti! -
- Ora che l’hai detto devo stare attenta davvero! -
Risero insieme, ma dopo poco le loro risate furono interrotte dagli sgrilletti del bimbo che, svegliatosi, richiedeva la presenza della madre. Giorgia andò velocemente alla culla e lo prese tra le braccia. Nelle braccia materne, il piccolo Mattia trovò subito conforto. Con questo piccolo fagottino tra le braccia, tornò dalle amiche. Il piccolo era molto simile alla madre, ma aveva preso gli occhioni del padre. Era davvero un bel bimbo con quelle sue guanciotte simpatiche! Le amiche lo tolsero delicatamente dalle braccia di Giorgia e lo iniziarono a vezzeggiare.
Sana restò poco col bimbo per poi poter parlare con Giorgia che era rimasta sorridente in disparte.
- Come stai? -
- Benissimo! -
- E Simone? -
- Lui è contentissimo di questa piccola peste! Gli brillano gli occhi ogni volta che Mattia gli fa le sue strane smorfie buffe. -
- A proposito di questo nome, Simone sa perché hai insistito a chiamarlo proprio così? -
- Ho dovuto dirglielo… -
- Come l’ha presa? -
- Meglio di quanto mi aspettassi! Quindi, nonostante la tua scarsa memoria, hai collegato subito questo nome alla motivazione? -
- Il nome l’ho collegato subito: come potrei dimenticarlo dopo tutto il tempo che hai passato quando eravamo ragazzine a parlarmi di lui? Ma la motivazione mi sfugge…perché hai chiamato tuo figlio come una persona che ti ha fatto soffrire così tanto? Che dopo averti usato non è stato neanche tanto uomo da rivolgerti il saluto? -
- Mi ha fatto tanto male, ma mi ha aiutato anche a maturare. E poi…non che non ami Simone…ma senza di lui non ho più riavuto le mie ali! -
- Cosa? -
- Lascia stare…è una storia complicata. -
Le amiche restarono ancora per poco. Pian piano andarono via. Giorgia restò sola, col suo Mattia, sul letto, a fissare quella scritta che giganteggiava sull’ultima pagina del diario:

Ridammi le ali!
   
 
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