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Autore: SwallBeth    05/10/2011    1 recensioni
In questa fanfiction non ci sarà un Harry Potter pronto a salvarci dal male e dal Signore Oscuro. Non ci saranno i suoi fedeli amici Ron e Hermione ad aiutarlo. Questa è la volta della gente normale, della gente comune. Siete sicuri di essere solo babbani? Sicuri che non sia tutto vero? Dopotutto, ricordatevi che c'è un po' di magia dentro ognuno di noi e questa volta non sarà solo un semplice sogno.
Bacchette alle mani, streghe e maghi!
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Fratelli.



-Ciao.-
-Sei in anticipo.-
-Già, a casa mi annoiavo, sono uscito prima. Ma vedo che sei già qui.-
Perspicace.
-Anch’io mi annoiavo, ho pensato di fare una passeggiata.- Scrollo le spalle, fingendo indifferenza.
-Non pensavo che avresti voluto incontrarmi. Credevo che..-
-Cosa? Che avrei accettato il tuo ritorno così, senza chiedere niente?-
Luke abbassa la testa, le mani in tasca. -No, ed è giusto così.-
-Certo che è giusto così!- Urlo, ma non mi interessa. -Da quanto sei ritornato?-
-Quattro mesi. Dall’inizio dell’estate.- Risponde, guardandomi timoroso.
-Quattro.. oh, diamine Lucas!- Alzo le mani al cielo. -Dimmi che stai scherzando!-
-Io..-
-Tu cosa?! Sei qui, a due passi da me, per ben quattro mesi, e non ti degni nemmeno di informarmi?! Dovevo scoprirlo vedendoti ad un corso, ti sembra possibile?-
Era andata proprio così. Arrivato davanti la scuola, un ragazzo nuovo aveva attirato la mia attenzione. E non ci misi tanto a capire che sì, era proprio lui.
-Ascoltami.- Il suo sguardo è deciso. -Mi dispiace. Mi dispiace per tutto. Per ogni cosa che ho sbagliato dal primo momento in cui ho rimesso piede in Inghilterra. Mi dispiace così tanto che sono anche stufo di dire che mi dispiace. Ma devo, è il minimo. Quindi scusami Marc. Te lo dico sinceramente, non volevo. Sapevamo entrambi che sarei ritornato, ma non che ci sarebbero voluti tre anni. Tre anni di silenzio, nessuna chiamata, nessuna mail, niente. Non è stato facile senza di te, ci tengo a dirtelo.- Si avvicina. -Io.. Non è stato facile.- Porta una mano alla testa, buttando indietro i capelli. -E credimi, avrei voluto con tutto me stesso risentirti un’altra volta. Per il tuo compleanno.. o per Natale. Ma mio padre ..-
Suo padre.
-Lui NON..- Scuoto la testa, sto per esplodere. Come può ..
-Marc, è come se lo fosse!- Dice, con un tono angosciato.
No, non è così, non lo sarà mai. Suo padre è mio padre, come può dire diversamente? Come?!
-Sapevo che c’entrasse qualcosa, LUI e tua madre sono la causa di tutto, di te che te ne vai via per l’Europa, di me che resto solo come una cane.- Dico, indicandomi. La mia voce cede.. no, non adesso, non è il momento.
Eppure Luke sembra accorgersene;  mi poggia una mano sulla spalla, gli occhi lucidi.
-Marc, mi sei mancato più di quanto tu possa immaginare. Vivere lontano da un fratello è come vivere senza una parte di se stessi.-
Una lacrima scende sulla sua guancia sinistra.
Non reggo la scena, mi scaravento su di lui, abbracciandolo con tutta la forza che ho, con tutta la forza che posso metterci, per compensare tre anni di mancanza.
-Vale lo stesso per me Luke.-
E rimaniamo così, perché è questo quello che basta, è questo quello di cui avevamo bisogno. L’uno dell’altro.
Gli do una pacca sulla spalla, per poi distaccarmi lentamente. Mi asciugo un occhio con il palmo della mano e lo stesso fa Luke.
Sembra di essere ritornati bambini, quando piangevamo insieme dopo essere caduti dalla bicicletta. Un abbraccio, un cerotto, ed era tutto passato.
-Papà ha chiesto di te. Molto spesso, nell’ultimo anno.- La butto là, senza troppi rigiri di parole.
-Lo so.- Dice, riabbassando la testa. -Ha provato a contattare mio .. padre, più di una volta. Alla fine ha lasciato perdere. Le chiamate venivano deviate;  quando l’ho scoperto mi sono incavolato molto con loro.-
Scuoto la testa. Carogne. Adesso, come sempre.
-Dovevi restare con noi, Luke. Dopo la morte di mia madre, dovevi rimanere con noi. Avevamo bisogno di te, in quel momento.-
-Anche mia madre.- Continua, indicandosi il petto. -Anche lei aveva bisogno di me, dopotutto.-
-Ma tu no!- E’ ricca sfondata diamine, che si comprasse un cane invece di segregare mio fratello!
-Già, per niente.- Continua, ridacchiando appena. -Infatti sono qui. Ha fatto tanto per me? Sì, non posso negarlo. Ma è arrivato il momento di andare avanti e infatti l’ho convinta a farmi ritornare. Alloggio al Sambrook e ho intenzione di starci finché non sarà necessario. No- M’interrompe alzando una mano, prevedendo la mia prossima frase. -Non mi sembra il caso venire a stare da te, non .. ancora credo. Poi si vedrà. Per adesso va bene così, tanto non pago io!- Conclude, ridacchiando.
-Va bene.- Dico, accennando un sorriso, ricambiato, e riportando la mano sulla sua spalla.
E lo è davvero, basta che lui sia qui. E’ questo quello che conta adesso.
 
***

-Professoressa Mason?- Incrocio le dita.
-Oh! Buongiorno signorina Hall, cosa posso fare per lei?-
-Ecco.. Mi chiedevo se avesse parlato con il preside Serkinton.- Incrocio altre due dita.
-Sì ecco, per l’appunto.- Si rizza sulla schiena, mento all’insù, libri stretti tre le braccia. -Ne ho.. discusso, con il signor Serkinton, sì. -
'Discusso' non era proprio il termine più adatto; la sera prima, infatti, più che una discussione c’era stata una battaglia all’ultimo sangue tra i due insegnanti.
-E ha definito il nostro un ‘tentativo di truffa ai soldi dei contribuenti dell’istituto’.- Afferma, scaldandosi di tutto punto e diventando rossa come un peperone.
-Ma diciamo che..-
Viene interrotta dal suono della campana.
-Caspita, ho lezione di inglese nell’aula .. uhm- Apre l’agendina viola sotto il braccio destro. -14C. Cosa ti tocca questa mattina Elizabeth?-
-Un’interessantissima ora di economia domestica.- Affermo con un sorriso fintissimo.
La Mason rotea gli occhi. -Chiedi al signor Finson se può fare a meno di te, quest’oggi. Dì pure che sono io a chiedertelo. Adesso scappo, l’aula è al piano di sopra, terza porta a destra. A presto!- Detto questo si allontana in fretta in furia, rischiando di inciampare tra le frange della sua lunga sciarpa nera.
Sospiro, girandomi nella direzione opposta, diretta verso l’aula 5B.
 
 
-Professor Finson, la Mason ha bisogno di me questa mattina e mi chiedevo se potessi ..-
-Sese vai pure.- Il basso ometto seduto alla cattedra sta compilando dei fitti fogli e non mi degna neanche di uno sguardo. Non quanto Sam almeno, che cerca in tutti i modi di farsi notare da me e saperne di più.
-La ringrazio signore, arrivederci!- Saluto Sam e Luke con la mano, facendole segno che le avrei spiegato tutto al mio ritorno.
Mi precipito fuori dall’aula, faccio le due rampe di scale; svolto verso il corridoio e mi dirigo alla terza porta sul lato destro. Eccola: 14B. Busso due volte.
-Avanti!- Sento dall’interno. Apro la porta, un po’ titubante.
-Oh, Elizabeth prego entra!-
Varco la soglia e mi richiudo la porta alle spalle. Davanti a me, la professoressa è seduta sulla sua sedia girata verso il ragazzo che, con il pennarello nero, scrive una frase di grammatica.
Marc.
Si volta verso di me rivolgendomi un sorriso e uno dei suoi soliti occhiolini, per poi riconcentrarsi sul suo compito.
La Mason mi riporta sulla Terra. -Prendi quella sedia, avvicinati alla cattedra .. Ecco, perfetto, qui dietro. Signor White si faccia più in là, è in mezzo ai piedi!-
Dietro di me Marc è spiaccicato contro il muro, la testa che poggia alla lavagna.
-Certo, se la signorina Hall si spostasse, magari.- Risponde, con tono divertito.
Ridendo, tiro la sedia in avanti, permettendogli di passare. La sua mano mi scompiglia appena i capelli e lo vedo dirigersi verso il suo banco, nei posti davanti.
-Elizabeth, dove eravamo arrivate?-
-Ah, sì!- Dico, ricollegando il cervello. -La discussione con il preside.-
-Ecco, certamente.. Voi nel frattempo- Dice, rivolta alla classe. -Pagina 42, primi tre esercizi.- Si rigira verso di me. -Come ti dicevo, ne ho parlato con il vostro dirigente, che non mi è sembrato molto entusiasta dell’idea. Ma sì insomma.. Io non potrò fare più di tanto, ora come ora.. ma a questo punto, detto in confidenza..- Dice, sporgendosi con il busto più vicina a me. -Uno sciopero potrebbe.. aggiustare le cose, ecco.- Mi fa un sorrisetto compiaciuto.
-Mi sta forse dicendo che dovremmo protestare contro il signor Serkinton?- Domando divertita.
-Da signora che sa il fatto suo.. sì, fatelo ragazzi.- Aggiunge entusiasta.
-Ma professoressa- Continuo incerta. -Cosa vuole che importi al nostro preside se un gruppo di dieci studenti di un corso di potenziamento iniziasse a scioperare?- Non ha molto senso, a dirla tutta.
-Signorina, non ha la minima idea di cosa abbia in mente il signor Serkinton per tutti voi!- Un brivido mi percorre tutta la schiena. Il ricordo di quella frase detta da una voce glaciale, nella mia testa, non è niente di piacevole.
-Cosa intende dire?- Chiedo, cercando di essere il più naturale possibile. Mi guardo intorno; Marc sembra non perdersi una parola della conversazione e continua a fissarmi imperterrito. Sembra accorgersi di essere stato beccato in flagrante, eppure continua, ridacchiando un po’. 
-Intendo dire che..- Continua la Mason. -La vostra bravura e i crediti extra che ottenete non passano mica inosservati agli occhi della scuola! Voi siete utili.- Dice, dando enfasi all’ultima parola. -Fate decisamente comodo. Questo.. Be’ no, non avrei dovuto dirtelo, ma è diventata una questione piuttosto personale.-
Guardo la professoressa negli occhi; sono quasi tentata di confessarle tutto l’intero motivo che mi ha spinta a programmare la gita, di dirle che lo faccio per un qualcosa di molto più grande di me, di noi tutti, ma non posso, lo so. Quindi il massimo che mi è concesso è sorriderle, e ringraziarla di tutto quanto.
-Ce la faremo professoressa. Noi, tutta la classe. Ci faremo valere in un modo o nell’altro.-
-Ne sono certa!- Conclude la Mason; sbatte le mani per poi strofinarle e guardare infine l’orologio. -Le lezioni stanno per terminare, ti ho fatto perdere un’ora di economia molto interessante, mi spiace.-
Rido. -Già, proprio un vero peccato!- Mi alzo, afferro la sedia e la riporto dietro il banco vuoto da dove l’avevo presa. Marc continua a fissare ogni mio movimento, il libro chiuso sul banco, gli esercizi assegnati neanche iniziati.
La campanella suona. Mi dirigo verso la porta. -Buona giornata!- Faccio per uscire quando una mano afferra il mio braccio. -Ehi aspetta!-
Mi giro verso Marc, fermo davanti a me, intorno a noi un via vai di studenti che se ne vanno. Lo guardo e mi sento arrossire. Il mio comportamento non è normale, per niente.
-Dimmi.- Dico un po’ imbarazzata.
-Sì ecco..- Continua, fermo davanti a me. -..torniamo a casa insieme?-
Non mi aspettavo questa domanda, ma soprattutto non mi aspettavo di rimanerne così felice.
-Okay, sì.- Rispondo sorridendogli. -Il tempo di prendere la borsa, ci vediamo fuori dalla scuola?-
-Va bene.- Occhiolino. Cos’è, un vizio forse? O un tic nervoso? Ohh, smettila Beth!
Scendo in fretta le scale, dirigendomi nella mia classe. Varco la porta spalancata quando trovo davanti a me Sam e Luke, seduti sul banco a fare quello che sembra .. girarsi i pollici.
Mi blocco stupita, soprattutto dall’espressione arrabbiata di Sam. -Cosa ci fate ancora qui? La campanella è suonata da cinque minuti.-
-Appunto!- Risponde lei, piuttosto irritata. -Ti stavamo aspettando, ecco cosa facevamo! Anche perché vogliamo.. voglio- Si corregge, dopo l’occhiata eloquente di Luke. -..sapere perché hai saltato l’ora. Non che ti sia persa qualcosa, insomma, penso di aver dormito negli ultimi venti minuti.- Si strofina l’occhio sinistro.
Mi avvicino sorridendole e recuperando la borsa da sopra la sedia. -Sì ecco, facciamo che.. appena torno a casa ti chiamo, va bene?- Rispondo, piuttosto sbrigativa.
-Non faresti prima a dirmelo adesso?-
-Ecco.. Veramente.. Senti, devo tornare da Marc, ci sentiamo più tardi.- La sua espressione è palese: mento basso, sopracciglio alzato, sorrisetto malizioso. Roteo gli occhi. -Non guardarmi in quel modo, smettila!- Luke, accanto a lei, ridacchia sommessamente. Ah, sì?
-Hai poco da ridere tu!- Dico, rossa d’imbarazzo. -Dopotutto è stato tuo fratello a chiedermelo, non io.-
Sam si gira verso Luke, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. Lui è a disagio. Se potesse probabilmente mi ucciderebbe seduta stante.
-Ohh, non ne sapevi niente Sam?- Continuo con un tono fintamente innocente. -Ecco, adesso avete qualcosa di cui parlare, nella strada del ritorno.- Sulla mia faccia un sorriso luminoso. -Ciao, ciao!-
Mi precipito fuori dalla porta, uscendo in fretta dall’edificio e raggiungendo Marc davanti l’ultima scala, mani in tasca e borsa in spalla.
 
-Mi devi raccontare un po’ di cose.- Dice Sam, indicando Luke e uscendo dall’aula, diretta verso l’uscita.
Sospira, alzando le mani al cielo. -Fantastico.-








Spazio autrice.
'Sera a tutti! :) Ecco il nuovo capitolo! Non ho granché da aggiungere, le cose procedono lentamente, ma procedono, questo è l'importante! xD Spero vi sia piaciuto, e ne approfitto per ringraziare chi legge, chi recensiona e chi ha aggiunto la storia tra le preferite e\o da seguire. Grazie, grazie, grazie!
A presto! :*
  
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