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Autore: Ystava    11/10/2011    12 recensioni
Questa è una breve e semplice fanfiction su Rose e Scorpius, sprazzi della loro vita a Hogwarts e del loro rapporto.
Sono graditi commenti, sia positivi che negativi.
Spero vi piaccia. Buona lettura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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EPILOGO
 
 
{ . Sette anni dopo . }
 
Rose sentì bussare alla porta di casa. Casa, forse, era una parola grossa. Non era altro che un minuscolo appartamento nella Londra babbana, che divideva con Michelle.
Inizialmente aveva vissuto sia con Mitchie che con Grace, ma poi la Serpeverde, esattamente due anni prima, si era sposata, e Rose e Michelle avevano preso in affitto quel buco, da cui speravano di scappare presto.
Michelle lavorava al Ministero della Magia, mentre Grace addestrava Ippogrifi. Rose Weasley, invece, era una giovane e promettente Medimago.
Quel giorno, quando sentì bussare alla porta, stava giusto uscendo per andare al San Mungo.
Pensò che si trattasse di Mitchie che aveva dimenticato qualcosa, oppure del fidanzato dell’amica, un babbano di nome Rick, che ancora non sapeva della vera natura della ragazza.
Rose, neppure a dirlo, da tempo non aveva una vita sentimentale degna di questo nome. In famiglia credevano che studiasse e lavorasse troppo, ma il vero motivo era un altro, e solo la ragazza lo conosceva. Senza sapere perché, non era riuscita a confessare la verità neppure alle sue migliori amiche. Ma loro lo avevano intuito di certo.
Sarà che il primo amore non si scorda mai, ma possibile che Rose non trovasse nessun altro alla sua altezza?
All’altezza del ragazzo che era stato il suo primo amore, e che nessun altro riusciva a farle dimenticare veramente?
Tornando a noi, e a quel fatidico giorno, Rose Weasley, incuriosita, allungò la mano sulla maniglia.
“Eccomi” disse. E aprì la porta.
Sulla soglia di casa sua, c’era Scorpius Malfoy.
 
Scorpius non ci aveva messo molto a rendersi conto di una cosa. O meglio, aveva impiegato sette anni, ma le domande concrete, aveva iniziato a porsele da poco tempo. E le risposte, anzi, la risposta, era arrivata in fretta.
Steve e Kevin giocavano nella squadra di Quidditch dei Cannoni di Chudley. Steve aveva una storia fissa con una graziosa strega ormai da anni. Kevin era sposato. E anche Albus, eccellente Auror, aveva messo su famiglia.
E lui?
Scorpius non aveva combinato niente.
Sul piano professionale, solo da un anno insegnava Pozioni a Hogwarts, ma prima di questo non era riuscito a concludere nulla di buono.
Trovare poi qualcuno con cui passare il resto dei suoi giorni… stendiamo un velo pietoso.
Perché?
Eccola la domanda.
Rose.
Ed eccola, la risposta.
Nessuna ragazza era come Rose. Nessuna lo faceva stare bene come Rose. Ridere, soffrire, amare, odiare.
Solo Rose lo faceva sentire vivo.
Essere uno dei migliori amici di Al, ed essere riuscito ad evitarla in tutti quegli anni, gli aveva sempre procurato una grossa soddisfazione. Ma adesso il ragazzo si chiedeva se non avesse sbagliato tutto.
Quel giorno, quando Rose gli aprì la porta, si accorse che niente era come prima, ma che allo stesso tempo nulla era cambiato.
La mia Rosie, pensò il ragazzo, è la stessa.
Fece un passo avanti e le prese una mano, stringendola piano tra le proprie.
“Ti amo, Rosie” disse Scorpius, prima che lei potesse aprire bocca. “Non so perché ti ho evitata in questi ultimi sette anni. Forse faceva troppo male. Non so perché ci lasciammo l’ultimo anno a Hogwarts. Non so nemmeno perché non ho smesso di amarti come avevo sperato di riuscire a fare. E non so perché sono venuto qui a dirtelo, ora. Ma ti amo”.
Scese il silenzio.
Scorpius aveva pronunciato quelle parole tutte d’un fiato, rischiando di ricevere un tremendo rifiuto. Ma si era stancato di aspettare che arrivasse un’altra Rose.
Rose era una sola. Non c’era nessun’altra.
“Mi dispiace, Scorpius” disse la ragazza, dopo quella che parve un’eternità. Sembrava che stesse per scoppiare in lacrime, ma si trattenne. Scorpius poteva leggere nei suoi occhi tutto il dolore che probabilmente tra poco si sarebbe potuto leggere anche in quelli di lui.
Le lasciò la mano. È finita, pensò il ragazzo. Stavolta sul serio.
“Mi dispiace se… non so, ti ho fatto soffrire, ma…” continuò Rose, la voce roca. Sembrava confusa, come se stesse lottando con se stessa. E sorpresa, sì. Era stata colta di sorpresa. Era difficile riuscirci. In pochi ne erano capaci, e Scorpius era sempre stato uno di quelli. “Sono passati tanti anni… è troppo… è troppo tardi…” mormorò ancora lei.
“Rosie” sussurrò il ragazzo, prendendole di nuovo la mano. La guardò con dolcezza infinita. Non poteva perderla di nuovo. Non poteva.
Rose gli si avvicinò. Lui poteva solo immaginare la paura che attanagliava la ragazza in quel momento. Ma poi, qualcosa, parve vincere. “Oh, al diavolo!” esclamò la ragazza. “Anche io ti amo, Scorpius”.
Quel qualcosa era l’amore.

 
 
 
{ . Due mesi dopo . }
 
Albus Potter si fece strada per raggiungere gli amici proseguendo a zigzag tra i tavoli accuratamente sistemati nel giardino della Tana. Ah, la Tana. Ne aveva visti di matrimoni, quella vecchia casa immortale ed incantata.
Era ormai il tramonto. Tutti gli invitati erano tornati a casa, tranne gli sposi, e ovviamente i quattro testimoni.
Quando raggiunse Scorpius e Steve, Al diede una pacca sulla spalla dello sposo.
“Allora, dove si è cacciata la signora Malfoy? È già scappata via?” scherzò. Era felice. Non poteva chiedere nulla di meglio per uno dei suoi migliori amici e per la cugina prediletta.
Scorpius e Steve risero.
“No, è in casa con le altre”. Si riferiva, naturalmente, a Grace e Michelle.
Rimasero in silenzio per un po’, a contemplare il sole che spariva dietro la collina, ognuno di loro perso in chissà quali pensieri.
Albus ripensò al proprio matrimonio, immaginando come dovesse sentirsi Scorpius. C’era qualcosa, negli occhi dell’amico, che non riusciva ad esprimere a parole. Una gioia tale, anche se silenziosa, che sarebbe stata in grado di smuovere una montagna, se ce ne fosse stato bisogno.
Aveva sempre saputo che quei due pazzi prima o poi si sarebbero resi conto che i sentimenti che provavano l’uno per l’altra non erano affatto svaniti come pensavano. O meglio, come si costringevano a pensare. L’amore era stupido, a volte.
“Perché proprio Rose?” gli chiese Albus. Gli venne spontanea, come domanda.
Scorpius non rispose subito.
In quel momento, dalla porta d’ingresso della Tana, uscirono le tre ragazze.
Grace, toccandosi il pancione, di ormai ben sette mesi, si voltò verso Albus e gli fece un sorriso, che il marito ricambiò con affetto.
Anche Rose fece l’occhiolino al suo fresco sposo, poi tutte e tre si diressero verso il tavolo dei regali.
“E tu, perché proprio Grace?” domandò Scorpius ad Al.
“Perché è quella giusta” rispose il Grifondoro, senza la minima esitazione.
“Esattamente”. Scorpius sorrise. “Rose è quella giusta”.
 
Ci sono voluti sette anni, amico” commentò Steve scherzosamente, a voce alta per farsi sentire anche dalle ragazze. “Buon per te che sia quella giusta”.
 
 
{ . Fine . }
 
 
E così questo è l’ultimo capitolo *___*
Grazie mille, di cuore, a tutti quelli che hanno seguito questa storia, e un grazie speciale a chi ha anche recensito (mi prendo la libertà di ringraziare in modo particolare Sailor Saturn, per i commenti e soprattutto per le minacce).
Spero davvero di non aver deluso nessuno, con questa conclusione, e che tutta la storia vi sia realmente piaciuta. Sono molto affezionata a tutti i personaggi, forse in modo particolari a quelli originali, di mia invenzione, come Grace, Steve, ecc ecc, ma anche a quelli della cara zia Row, e spero di essere riuscita a raccontarli degnamente.
Alla prossima :D
Ystava**

   
 
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