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Autore: SwallBeth    08/11/2011    1 recensioni
In questa fanfiction non ci sarà un Harry Potter pronto a salvarci dal male e dal Signore Oscuro. Non ci saranno i suoi fedeli amici Ron e Hermione ad aiutarlo. Questa è la volta della gente normale, della gente comune. Siete sicuri di essere solo babbani? Sicuri che non sia tutto vero? Dopotutto, ricordatevi che c'è un po' di magia dentro ognuno di noi e questa volta non sarà solo un semplice sogno.
Bacchette alle mani, streghe e maghi!
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Quando la gente giudica, perché non può capire..



Tra cinque minuti scendi sotto casa, devo parlati.
                                                                                            Luke
 
Chiudo il messaggio, guardando il telefono perplessa. Parlarmi? Spero non sia niente di grave.
Aspetta, cinque minuti? Ma io sono ancora in pigiama!
Entro subito in camera mia spogliandomi in fretta e infilandomi  un jeans e la prima maglia pulita a disposizione. Allaccio le scarpe da tennis, pettino i capelli e infilo il giubbotto.
-Mamma scendo un attimo sotto casa.- Le dico, entrando nel soggiorno. -Oh, ciao papà.- Aggrotto le sopracciglia perplessa. -La mamma dov’è?-
Abbassa il pezzo di compensato giallo che sta cercando di incollare al muro.
-E’ uscita con tua sorella, le loro solite passeggiate.- Rotea gli occhi, scuotendo la testa.
Ridacchio. Ormai è diventata un’abitudine.
-Va bene.- Rispondo, guardando l’orologio sulla parete. -Io vado, a tra poco!-
-Va bene piccola.- Riprende il compensato, continuando a scrutarlo con aria perplessa.
Mi dirigo alla porta e varcatala, scendo le scale. Eccolo, seduto alla solita fontana.
-Ehi, scusa il ritardo. Aspetti da tanto?- Gli chiedo appena arrivata accanto a lui.
-Nono, tranquilla.- Risponde, sorridendomi appena.
Ha l’aria tesa e giocherella con le mani. Inclino la testa. -E’ tutto okay? È successo qualcosa?-
Sbarra gli occhi. -No, assolutamente!-
-Dal tuo messaggio sembrava il contrario.- Dico, sorpresa.
Scuote la testa. -No, scusami. L’ho scritto di fretta, non volevo farti preoccupare.- Si massaggia la fronte.
Mi siedo accanto a lui. -Va bene allora. Cosa devi dirmi?-
Sospira, per poi alzarsi in piedi. -Hai già qualcuno con cui andare alla festa di Halloween?-
Lo guardo. Lui è in ansia, ma a me viene solo da sorridere.
-No.- Rispondo. -Nessuno, assolutamente.- Inizio a oscillare la gambe.
-Bene.- Dice, strofinando le mani più volte. -Ti piacerebbe venirci con me?-
Sorrido. -Certo che mi piacerebbe.-
Sospira. -Ok sì, bene. Perfetto.-
Rido. -Pensavi ti dicessi di no?- Chiedo con tranquillità.
-No.- Risponde. -Ma insomma, non si sa mai.-
È normale trovare dolce il fatto che sia così timido nei miei confronti?
-Da cosa ti maschererai?- Gli domando.
-Zombie.- Dice entusiasta. -E tu?-
-Bambola assassina.- E devo ancora organizzare tutto, ora che ci penso.
Sgrana gli occhi. -Insomma, come tutti i giorni.-  Risponde scrollando le spalle, con una serietà assurda.
Rido. -Per un attimo ho creduto dicessi davvero sai?-
Ricambia il sorriso. -Non potrei mai pensarlo Sam, lo sai.-
 
***
 
-Ascolta, fidati di me.-
-No Samantha, tu sei pericolosa!- Siamo dentro un negozio alla ricerca di qualche articolo da usare per la festa. E fin qui niente di strano, no? Certo, se non contiamo il fatto che Sam abbia con se pile e pile di vestiti, grucce attaccate alle dita e  accessori che escono da tutte le parti.
Adoro fare compere, ma con lei diventa più una questione di vita o di morte.
-Ecco. Un paio di calze bianche, questa camicia, la gonna e il cerchietto. Perché io ho già trovato tutto e tu ancora niente?- Domanda indaffarata.
-Perché non ne ho voglia! Licantropo.. ma come vuoi che possa essere un costume così? Non so neanche da dove iniziare a cercare! - Passo da un reparto all’altro, ma di un vestito decente neanche l’ombra.
-Cosa ne pensi di questo?-  Dico dopo quasi cinque minuti. Tiro fuori un completo nero tenuto da una gruccetta. Sam lo osserva un po’, per poi avvicinarsi con sguardo critico.
-E’ da stringere alla vita tesoro, e il pantalone va accorciato.- Sentenzia con un dito sul mento.
Ho paura.
-Per il resto è perfetto. Vedi che quando ti metti d’impegno ce la fai anche senza il mio aiuto?- E scappa via, diretta verso i suoi acquisti.
La commessa rossa di fronte a me mi guarda sorridendo. Forse le faccio pena.
Mi avvicino alla cassa, poggiando il completo e prendendo mano al portafoglio.
-No! Non ti permettere neanche lontanamente!- Sam si avvicina, bloccandomi all’improvviso.
Le rivolgo uno sguardo scioccato. -Cosa diavolo stai dicendo?-
-Le scarpe, gli accessori, e tu stai già pagando?-
Porto una mano alla faccia, sperando mentalmente che Dio mi scagli un lampo sulla testa e la faccia finita adesso.  -Ti do tempo mezzora Samantha.-
 
 
-Grazie mille per l’acquisto, tornate pure a trovarci.- La signorina ci rivolge un sorriso mentre varchiamo la porta del negozio.
Nelle mani tre grandi buste azzurre, lo stesso Sam.
-Finito? Abbiamo comprato tutto?- Chiedo speranzosa.
-No stella, manca il sangue finto per me e le lenti colorate per te.-
-Len.. Cosa?!- La guardo a bocca aperta.
-Oh, hai capito perfettamente. Un bel paio di lenti rosse saranno perfette.-
Sospiro. -Facciamo in fretta.-
Entriamo in un negozio alla ricerca di un piccolo flaconcino di sangue finto dolce, commestibile.
Dopo aver pagato ci dirigiamo dall’ottico, che in questo periodo ha una continua disponibilità di lenti colorate, viste le richieste in continuo aumento per Halloween.
-Buon pomerig..-
-Nonono! Oh per l’amor del cielo, ma siete capaci di trovarne un paio del colore giusto?! Bianche maledizione, bianche! Non grigie!-
-Signorina.. mi disp..-
-Non m’interessano le vostre scuse, se domani non saranno disponibili..- La ragazza mora si rigira, lasciando quella velata minaccia in sospeso. Claire Sambrook esce a grandi passi dal negozio.
Roteo gli occhi. Deve farsi notare ovunque e ad ogni costo. Mi avvicino al bancone, da cui dietro un ometto basso e intimorito è ancora un po’ scosso dalla precedente cliente.
-Buon pomeriggio. Vorrei acquistare un paio di lenti rosse, avete la disponibilità di questo colore?-
Il signore mi guarda un po’ tremante. -S-sì, vado a controllare.-
Ritorna dopo qualche secondo, con in mano una scatolina bianca.
-E-ecco. Mi raccomando, u-usa il collirio, e prima di metterle assicurati che le mani siano p-pulite.- Mi porge la custodia che afferro subito, per poi pagare l’acconto.
-Arrivederci.- Dico gentilmente, ricevendo come risposta un cenno della testa.
-Era terrorizzato!- Interviene Sam, appena uscite dal negozio.
-Sì!- Rispondo. -Tremava e balbettava. Quella ragazza è una strega.- Dico, annuendo convinta.
-Chissà che non si vesti proprio così ad Halloween!- Dice Sam sorridendo.
-Perché comprare le lenti se ha il costume già pronto e naturale?-
 
***
 
 
 
La stanza è illuminata dalla luce leggera del focolare. L’aria è calda e la sensazione è piacevole rispetto al vento gelido e alla neve che cade là fuori.
Sfoglio il giornale. Dalla Gazzetta niente di significante. Non mi sorprendo di certo. Quando mai hanno spifferato ai quattro venti quello che succede realmente nel Mondo Magico? Figurarsi informare la comunità su ciò che sta accadendo anche nell’Altro Mondo, di cui ignorano persino l’esistenza. Roteo gli occhi.
Ripiego il giornale sul tavolino afferrando la tazza di thé caldo.
Fino a quando un Patronus non si staglia dalla finestra entrando dentro la stanza.
 
Vieni alla Villa, ho bisogno di parlarti.
 
L’enorme pavone, elegante e con la sua ampia coda argentata aperta, esce dallo stesso punto da cui era entrato.
Mi alzo dalla sedia in velluto rosso e indosso il pesante cappotto scuro. Mi Smaterializzo all’istante.
Mi ritrovo davanti a un lussuoso edificio; oltrepasso il grande cancello in ferro battuto, iniziando a camminare per il viale circondato in entrambi i lati da un prato curato e rigoglioso. Oltrepasso il portone d’ingresso, aperto, dirigendomi alla solita stanza principale, il soggiorno della Villa.
-Hai fatto in fretta.- Una voce mi accoglie appena varcata la soglia.
-Non avevo altri impegni.- Rispondo brevemente.
-Sono lieta che tu sia venuto subito dopo la mia chiamata. Ho la necessità di parlarti.- E’ seduta su una poltrona in pelle nera, accanto al caminetto acceso in marmo scuro. -Prego, accomodati.-
Mi siedo di fronte a lei, una mano nell’altra.
-Cosa devo questa chiamata?-
-Sono andata. Li ho visti. Sono in quattro, qui in Gran Bretagna.-
Annuisco. -Non avresti dovuto, lo sai anche tu.-
-Non ho intenzione di schierarmi dalla parte sbagliata questa volta. E dovresti fare lo stesso.  Appoggiarci, senza doppi giochi, senza secondi fini.-
-Perché dovrei, Narcissa? Non ho motivo per comportarmi così. E lo sai perfettamente.-
-Hai ragione, io ce l’ho invece. Ho un figlio a cui badare, un figlio a cui descrivere la strada giusta dopo anni. A cui permettere le scelte che meglio crede, sbagliate o giuste che siano. È un Malfoy, e non mi aspetto niente di buono da lui. Dopotutto è figlio di suo padre. Ma mi aspetto cose grandi, soddisfazioni. Al di fuori dei Mangiamorte, al di fuori di un’altra Guerra Magica.-
Le mani sono strette lungo i braccioli della poltrona, le dita come artigli si aggrappano alla pelle lucida.
-Perché? Perché dopo tutto quello che è successo, nonostante ti abbia ucciso lui stesso, ti ostini a stare dalla sua parte? Spiegamelo Severus, perché ancora non riesco a capirti.-
La guardo impassibile, mentre mi rivolge un’occhiata carica di aspettativa.
-Non sono dalla sua parte. Non lo sono mai stato, e non lo diventerò di certo adesso.-
Non dopo quello che ha fatto a me, al Potter e soprattutto, a sua madre. Lily.
-Semplicemente non mi schiero, Narcissa. Non ne vedo alcun motivo. Della sorte di quei giovani babbani non può che non importarmene, tanto meno degli Auror che ho ingannato per tutto questo tempo. Ti direi che al massimo potrebbe dispiacermi per te e per tuo figlio, ma neanche più di tanto.-
Sospira. -Loro possono aiutarci. Possono sconfiggerlo, per sempre.-
-Se è riuscito a risorgere una volta grazie ad un lingua di  fata potrà tranquillamente risuccedere, in futuro.- Rispondo, senza mascherare una certa irritazione.
-Certo, figurati. Semplicemente non ti schieri perché non te ne verrebbe nulla. Vero Piton? Ammettilo! Perché ti faceva comodo stare alle dipendenze prima di uno e poi dell’altro. Essere comandato dal bene e dal male. E per quale scopo, eh? Per ritrovarti ucciso, sbranato da un lurido serpente. Complimenti, doppiogiochista nel sangue.- E’ in piedi, e mi guarda con disprezzo e odio.
Ma non m’importa. Non m’importa se anche lei come gli altri vede quello che tutti credono sia la verità, su di me. Non sa, e mai dovrà sapere. Che se l’ho fatto, l’ho fatto per lei. E basta.
Ogni cosa, ogni decisione, ogni mia azione. Il proteggere suo figlio, l’uccidere l’unica persona che mi abbia dato un briciolo di fiducia, appoggiare colui che aveva dato fine alla vita dell’unica mia ragione di esistere, e venire uccido da lui, a mia volta. Ma cosa può capirne lei? Cosa? Che rimanesse nella sua convinzione, che continuasse pure ad odiarmi e a disprezzarmi.
Mi alzo, pronto per andarmene.
-Mi spiace, ma non posso esserti d’aiuto.- Le volto le spalle, diretto verso l’uscita.
-Capirai.- Aggiunge, angosciata. -Un giorno, presto. Capirai, Severus.-
Mi Smaterializzo all’istante, non posso aspettare un secondo di più.
 






Spazio autrice.
Ta taaan. Ri-eccomi! :3 
Un capitolo ricco insomma.. Luke e Sam, Beth e Sam, mettiamoci in mezzo pure Claire e un ottico spaventato e concludiamo (per la felicità, sicuramente, di qualcuno (;) con il nostro amato\odiato Severus. Spero vi sia piaciuto! :D 
  
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