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Autore: lames76    14/11/2011    2 recensioni
Questo racconto è nato quasi per caso, letteralmente fluito fuori dalle mie dita. Non saprei come classificarlo: il protagonista è un dio, con tutti i poteri del caso. Un dio alla greca o simile agli dei che si possono intepretare nei giochi per computer come Blacks & White. Questo dio, improvvisamente, scopre che non esiste solo il popolo che lo ha sempre adorato ma anche altre genti e decide di andare ad incontrarle. Spero vi piaccia. Ultima avvertenza, è arancione perchè, essendo un dio ha poche regole e, soprattutto una moralità tutta sua.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 – Geria

Una biblioteca.
Ecco il luogo che aveva scelto per il loro incontro.
Geria appariva ancora come un vecchio dalla lunga barba bianca che indossava una tunica chiara ed un paio di sandali. Teneva in mano un libro ma quando lui si presentò lo ripose su di uno scaffale.
«Buongiorno», salutò l’ospite cordiale con una voce un po’ esitante, «So che i vostri rappresentanti si sono presentati in pace ai miei»
«Mi piace avere degli amici», rispose AidiosKon circospetto, non sapeva assolutamente cosa aspettarsi.
«Ma anche dei nemici a quanto pare», continuò l’altro, un lampo astuto gli attraversò gli occhi.
Evidentemente la sua campagna contro il dio del nord non era passata inosservata.
«Mi piace tenermi impegnato e non sopporto un certo tipo di atteggiamento», era sincero, «Non mi fraintendere, non sono un dio troppo misericordioso con gli umani ma alcune cose non mi piacciono»
«Sai cosa mi ha colpito di te?», il vecchio si era voltato per un attimo indicando due sedie, poi si era accomodato. Vedendo che il suo interlocutore non rispondeva continuò, «Il fatto che non hai un appellativo»
AidiosKon sorrise accomodandosi a sua volta, «Perché limitarsi?»
«Ottima risposta! Io la penso esattamente come te», bofonchiò attorcigliandosi la punta della barba su un dito, «Ma a tua differenza io so essere molto misericordioso»
Nonostante la voce fosse sempre calma e tranquilla un brivido attraversò il dio dei Kon, «Ma scommetto che sai essere anche terribile se necessario»
Il vecchio annuì ridacchiando, «E’ capitato di rado, soprattutto molto tempo fa, ma se fosse nuovamente necessario... sai cosa dicono gli umani delle acque chete»
Una minaccia neppure troppo velata.
«Non lo sarà», ora AidiosKon era tranquillo, «Come ho detto non mi piace un certo tipo di atteggiamenti e non mi pare che tu sia il genere», fece una pausa, «Mi piace anche il confronto dialettico e devo dire che con te è piacevole discutere»
«Anche a me e condivido il piacere», sorrise cordialmente tornando al tono di voce da vecchietto, «Le riunioni del circolo saranno migliori da ora in poi», il sorriso divenne astuto, «Ed anche meno affollate credo»
«E’ un problema?», chiese incuriosito.
«Assolutamente no. Mi piace l’ordine e la pace ma non mi piacciono i pantheon troppo affollati», tornò ad alzarsi ed afferrò nuovamente il libro.
«Allora andremo d’accordo», con un inchino si congedò.

Interludio – Guerra

La guerra procedeva bene, anzi procedeva molto bene.
Però, nonostante le truppe del dio Wortok fossero state decimate dalla pestilenza erano ancora tremendamente pericolose.
Nelle tre uniche vere battaglie campali effettuate, erano uscite vittoriose grazie a tattiche molto astute ed ad una determinazione incredibile. Nonché grazie all’aiuto divino vero e proprio.
Wortok come dio non era affatto male: peccato però che fosse solo un dio della battaglia.
Man mano che la campagna continuava non si era curato di far guarire i feriti o di creare avamposti. Così ben presto il suo esercito si ritrovò circondato dalle truppe di AgathosKon.
Il suo avatar, dopo le tre sconfitte subite, aveva deciso di cambiare tattica ed usare la strategia della guerriglia. Colpiva e poi si ritirava, usando sempre pochi uomini causando qualche danno e rallentando l’avanzata dei nemici. Aveva colpito i vettovagliamenti, poi le macchine da assedio, poi i contingenti che avevano più feriti.
Alla fine, l’esercito nemico, stremato e sfiancato rimase composto solo da qualche migliaio di uomini e si ritrovò completamente circondato dalle truppe di AidiosKon.
Lui era in alto sopra il campo di battaglia e vide che l’altro dio, ora molto meno impressionante visto tutto il potere che aveva perso, stava sovrastando le sue truppe.
Incredibilmente non fece si che i suoi adepti chiedessero di essere risparmiati ma li incitò a combattere fino alla fine. Questi furono pervasi da una furia folle e terribile e si lanciarono contro i loro nemici mentre Wortok scagliava a sua volta una saetta.
Lui la deviò con facilità, ora era troppo più potente di lui per doversi preoccupare.
Poi decise che era giunto il momento di porre fine a tutto ciò.
Non che gli importasse più di tanto che alcuni dei suoi guerrieri potessero morire ma voleva dare una definitiva dimostrazione che il suo potere era superiore.
Con facilità, visto tutte le preghiere a lui rivolte nell’ultimo periodo, spalancò il terreno in una tremenda voragine ai piedi dei suoi nemici. Questi, inesorabilmente, vi precipitarono dentro e lui si affrettò a chiudere il varco stritolandoli tra le pareti di roccia.
La battaglia era finita.
Lui sollevò lo sguardo verso l’altro dio ma non lo vide.
Si corresse: la guerra era finita.
Sorrise tornando lentamente verso il suo luogo lasciando tutto nelle mani del suo avatar.
Un altro territorio conquistato ed un altro dio in meno nel pantheon.



Note: Quest'altro dio invece mi è piaciuto lasciarlo così misterioso. A rileggerlo mi pare quasi un padrino della mafia con quel suo modo di fare velato-ma-non-troppo. In realtà lo volevo rappresentare più come un "veramente buono ma che se si arrabbia sono guai"...
Ci avviciniamo al finale, ancora 1 capitolo e poi il breve epilogo.
   
 
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