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Autore: war    24/11/2011    1 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Lettera di san Giuda:
«…gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la loro dimora, il Signore li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno».


Quando mi ripresi quanto bastava per tornare a sentirmi un essere umano era già trascorso troppo tempo.
Allen era rimasto in silenzio al mio fianco, con le ginocchia tirate al petto e la schiena curva, raggomitolato come una pallina.
- Ti sei messo nei guai, eh? – esordii, perché da qualche parte bisognava pure iniziare. Anche se quello non era certo il migliore dei modi.
Tralasciai con nonchalance che anche io mi ero messa in un mare di guai. E i flussi biliosi di Padre Leone, questa volta avevano ben ragione d’essere.
Tuttavia non mi ero cacciata in questo pasticcio, scappando da Roma quando invece dovevo fare celere ritorno alla Santa Sede per ricevere un nuovo incarico, per trovare Allen e lagnarmi con lui delle conseguenze che una mia precisa e deliberata scelta avrebbe di sicuro scatenato.
Ero corsa da lui perché sapevo che, come Kanda prima, il suo cuore ferito aveva bisogno di me, o meglio del messaggio di cui mi ero fatta latrice.
Lui mi fissò per un momento, come se stesse valutando quanto mi poteva dire e quanto poteva fidarsi di me.
-Un po’. – ammise minimizzando.
- Un po’ tanto, direi… - sospirai.
- Sei qui per… Riportarmi indietro? – chiese a quel punto.
- Riportarti indietro? Intendi all’Ordine Oscuro o a Roma? – risposi fissando le danzanti fiamme del fuoco acceso nel caminetto.
La legna scoppiettò.
- Non lo so. Le cose si sono molto complicate… Roma è… Un posto migliore? – chiese lui levando su di me occhi in un certo senso speranzosi.
Quello con cui stavo parlando era Allen.
Solo Allen.
- Mi duole ammetterlo, ma Roma non è affatto un posto migliore. Vorrebbe farlo credere, ma tra un desiderio e la realtà… Bhè, le cose non vanno sempre di pari passo. – ammisi
- Cosa sai del Cuore? – mi chiese Allen, inchiodandomi con uno sguardo così serio che per un momento pensai di avere a che fare con un uomo e non con un ragazzo.
- Non molto. Ma se mi fai questa domanda è molto probabile che tu abbia incontrato un Apocryphos… - dovetti riconoscere.
Lui piegò le labbra a quello che doveva essere un piccolo e per nulla sereno sorriso.
- Secondo me tu non dici niente di quello che in realtà sai. Sei davvero, come ha detto il Maestro, un Cane del Vaticano? – volle sapere.
- Usciamo di qui, Allen. Facciamoci due passi. Non voglio che qualcuno in questa casa senta un po’ troppo e che per tale ragione finisca sulla lista nera di Roma. La nonnina è una persona semplice. – ammisi alzandomi in piedi.



Il bosco profumava di aghi di pino e di funghi.
Non faceva così freddo come le mie ossa ancora sentivano.
Allen camminava al mio fianco, chiuso in un sospettoso mutismo.
Io riflettevo su quello che potevo dire e su quello che era meglio evitare. Ma dato il punto in cui eravamo, nutrivo forti dubbi che non potessi ammettere tutto quello che sapevo e anche in tal caso, ormai la fiducia del ragazzo in me era talmente minata che forse non sarebbe servito a nulla.
Ma tentare e sperare era la mia ragione d’essere. Non potevo farci nulla.
- Gli Apocyphos sono… Qualcosa di simile a me, ma completamente diverso. Essi non sono umani. Ne assumono le sembianze, ma in realtà sono pura Innocence. Una Innocence particolare che la maggior parte delle volte agisce di propria iniziativa per proteggere il Cuore. In linea di massima non dovrebbero compiere il male. Anche quando i loro gesti sono del tutto… Insensati. –
- Sono simili a te, perché anche tu sei fatta di Innocence? – chiese lui.
- Si. Ad un livello generale, senza entrare nello specifico, potresti considerarmi un Apocryphos. In realtà buona parte del mio corpo è composto da cellule che una volta erano umane e lo sono tuttora. Forse è per questo che a me è rimasta una coscienza umana, quella di Angel. Azael invece è il nome celeste dell’angelo che è disceso sulla terra, abbandonando il Cielo per proteggere gli uomini. –
Vidi un riflesso aureo nel suo sguardo, ma a quanto pareva il Quattordicesimo preferiva restare latente.
Essere latente non voleva dire comunque non ascoltare quella conversazione.
- E’… complesso. Anche tu hai qualcun altro che vive nel tuo corpo? Come… Il Quattordicesimo fa nel mio? –
- Si e no. Si, Azael è parte di me. E’ quella parte di me che mi ha permesso di restare in vita per più di quattro secoli. Non ho tutti i ricordi di Azael, ma lei ha quelli di Angel e poiché i nostri sentimenti sono in sintonia possiamo agire in simbiosi e io posso… Diventare Innocence. E’ come se avessi raggiunto uno stadio di sincronizzazione totale con l’Innocence, tanto che alla fine fra lei e ciò di cui sono fatta io non v’è differenza. No, perché Azael non oscura mai la mia coscienza e Angel resta Angel anche quando usa la forza angelica. A proposito, sai che il Quattordicesimo si chiama Neah? –
- Si. L’ho incontrato qualche volta. Riflesso negli specchi come ombra… E una volta, ne ho persino veduto il volto. Assomiglia a Tiki Mykk, solo più giovane. – ammise Allen.
- E sai che vuole uccidere il Conte per prenderne il posto? –
- Lo immaginavo… - sospirò Allen.
Mi sentii sconfitta.
Cosa potevo mai dire a quel ragazzo che rischiava di sparire per via di un Noha che dimorava dentro di lui?
Quali le parole per dare sollievo alla sua pena?
- Io credo… No, io sono certa che se sarai in grado di aprire il tuo cuore a Neah e di comprenderlo, anche lui farà lo stesso e Allen non sparirà. –
- Ne sei certa o è solo quello che vorresti credere? – chiese lui calciando un sassolino.
- Non conosco il disegno di Dio. Da quando ho scelto di essere il suo soldato su questa terra, io ho smesso di sentirne la voce. Ma so che le mie preghiere, quando fatte con cuore sincero, vengono accolte dai miei fratelli angeli, lassù. E so che se quanto chiedo non è in disarmonia con il volere del Padre, essi faranno quanto è in loro potere per aiutarmi a realizzare quello che ho chiesto. Per il resto… E’ una questione di fede. – ammisi con un lieve sorriso.
All’inizio, quando i frati e i chierici mi dicevano che dovevo credere per fede mi arrabbiavo, perché invece volevo delle spiegazioni. Spiegazioni comprensibili per il mio essere umana. Ma la parte di Azael che era in me capiva molto bene quel concetto.
Alla fine l’ho compreso anch’io. Avere fede non significa avere la strada spianata.
Significa solo avere un motivo in più per cercare di fare del proprio meglio. Avere fede significa avere coraggio di compiere gesti che vanno contro la natura umana, significa non tremare davanti all’estremo sacrificio, ma abbracciarlo con cuore sereno.
Il Figlio di Dio ci ha mostrato la strada, tentare di ripercorrerla è una nostra libera scelta. Fallire agli uomini è concesso. Ma è anche concesso rimediare e riparare ai fallimenti. Se un angelo fallisce… Può solo cadere.
Sarei caduta io?
Sarebbe caduta Azael?
Sarebbe caduto Allen?
- Sembra… Non sembra essere una gran bella cosa. – mi disse Allen fermandosi al mio fianco.
- Non è una brutta cosa. E’ solo che non è facile da capire. –
- Da che parte starai? E soprattutto, sarà quella giusta? – chiese Allen fissandomi negli occhi.
Ci misi un attimo a rispondere, e non perché non volessi farlo, ma perché volevo dare la migliore risposta possibile, quella più fedele alla realtà.
- Come Angelo dovrei dirti che starò sempre dalla parte di Dio. Come essere umano dovrei dirti che vorrei stare dalla parte giusta. Ma per ciò che sono posso solo dirti che starò sempre dalla parte del mio cuore che proteggerà comunque gli esseri umani. –



Le braccia di Allen mi circondarono il collo e mi strinsero in un abbraccio caldo e gentile.
Poi quel calore divenne quasi fastidioso.
Intossicante.
Cercai di tirarmi indietro e mi trovai a fissare due occhi aurei.
- Allora, fra tutti quegli angeli e quei demoni, saremo io e te… che proteggeremo gli uomini.- il sorriso del Quattordicesimo era così diverso da quello di Allen, ma nello stesso tempo mi era così famigliare…
- Lord Lucifero… - le mie labbra composero da sole le parole.
- No. Non sono Lord Lucifero. Ma potresti considerarmi come suo figlio. – sussurrò.
- Se le tue parole sono state la verità, allora è molto probabile che anch’io cadrò. E finirò in catene nell’inferno, in attesa del Giudizio Finale. – e la mia voce pareva l’eco di quella di un profeta.
- Anche se così fosse, non importa. Perché alla fine di tutto forse potremmo tornare uniti sotto un cielo che non è divino e non è demoniaco, ma solo umano. – Neah mi baciò l’angolo della bocca.
Fu come essere attraversata da una scarica elettrica.
Mi ci volle un po’ per riafferrare la realtà e gli occhi di Allen che mi fissavano preoccupati.
- Devo tornare a Roma. – gli dissi.
- Lo immaginavo. – riconobbe lui.
- Posso solo dirti di non stare troppo a lungo nello stesso posto. Gli Apocryphos hanno la capacità di sentire e trovare tutte le Innocence, ma gli occorre tempo per individuarle e raggiungerle. Resta chi sei , Allen, e sono certa che ci rincontreremo per combattere lo scontro finale. –
- Si. A questo voglio credere anch’io. – mi sorrise lui facendomi sanguinare il cuore per la pena che sentivo per noi.
Per Allen, per Kanda, per Lenalee, per Lavi e per me stessa.
- Un giorno ci troveremo di nuovo e combatteremo dalla stessa parte, anche se abbiamo percorso strade diverse. Cerca solo di restare vivo e di prenderti cura di te stesso. –
- Anche tu, Angel. Non permettere che a farti cadere siano catene imposte da altri. – mi consigliò lui.
Un abbraccio, questa volta più lungo, fu tutto quello che condividemmo.



Roma era chiassosa come lo era sempre stata, solo a me pareva del tutto nuova, perché era con altri occhi che la stavo osservando. E all’improvviso mi accorsi che qualcuno, osservava me.
Cercai di non cambiare nulla nella mia postura e nel mio atteggiamento, curioso e spensierato. Non volevo destare sospetti, ma tesi fino allo spasimo tutti i sensi. Se era un nemico non lo percepivo come tale, ma se era amico non aveva senso si tenesse nascosto.
Passai lungo le bancarelle del mercato di porta Portese, assaporando gli odori del pollo arrosto e delle patatine fritte, quello dei dolciumi e quello più pungente del pesce.
Mi riempii gli occhi dei colori della frutta e della verdura, mentre i venditori strillavano gli sconti offerti su questo o quello.
Le massaie avevano le sporte piene di patate e carote, sedano e porri.
Sorrisi ai tre ragazzini che si rincorrevano lungo la via, il primo della fila che teneva alto sopra la testa del cioccolato avvolto dalla carta stagnola dorata e gli altri due che allungavano le manine per acciuffarlo.
Osservai la donna avvolta in eleganti e pregiate stoffe che rimirava ad una bancarella pettinini di tartaruga e di madreperla, affiancati a nastri di raso e seta dai molteplici colori e altri accessori per capelli dalle fattezze orientali.
Cercavo di mescolarmi il più possibile tra la folla ma sentivo sempre quello sguardo su di me, come se il nemico invisibile stesse attendendo solo l’occasione propria per tendermi l’agguato e far scattare la sua trappola.
Distratta da un movimento alla mia sinistra, urtai una ragazzina che vendeva fiori.
Le rivolsi un sorriso di scusa mentre con la mano tenevo ben salda quella di un ragazzino di nemmeno dieci anni che si era infilata nella tasca della mia giacca alla ricerca del borsello di cui mi avrebbe volentieri alleggerita.
- Puoi trovarci solo guai lì dentro – gli dissi.
Lui mi fissò ad occhi spalancati.
Aveva una spruzzata di lentiggini su un naso dritto e impertinente, due occhi nocciola fin troppo svegli e il faccino sporco di moccio e altro che preferii non identificare.
- Se non mi lasci andare grido al rapitore! – mi minacciò.
- Saresti poco credibile dato che vesto i panni di un Esorcista. – gli feci notare permettendogli di vedere la croce d’argento simbolo del mio status.
Lui aprì e richiuse la bocca, nella buffa imitazione di un pesce.
Lo lascia andare di colpo perché avevo sentito l’aura maligna della ragazzina dei fiori che pochi secondi dopo divenne un Akuma seminando il terrore nella gente che visitava il mercato.
Ci misi poco a ridurre in cenere il nemico ma capii che una minaccia assai più grande mi aveva ormai messa nella rete.
Non potendo far altro, decisi almeno di scegliermi il campo di battaglia.
Poco dopo, fondandomi a rotta di collo lungo l’argine del Tevere, mi resi conto che almeno cinque Apocryphos mi stavano inseguendo, cercando di circondarmi.
Quindi Roma mi aveva lanciato contro il suo Anatema?
Domanda piuttosto retorica dal momento che quei cinque parevano intenzionati più che mai a farmi fuori.
Per un momento tutte le paure di Azael mi si riversarono nel cuore.
Contrattaccare chi faceva la volontà di Dio equivaleva a tradire.
Tradire per un angelo significava essere espulso dal Cielo e divenire un demone.
Sollevai le braccia per parare il colpo che mi venne sferrato in pieno petto.
- Muori, muori, muori…. – sussurravano quelle creature da incubo stringendosi intorno a me.
Come Angel desiderai liberare tutto il mio potenziale e spazzarlo via.
Distruggere ciò che minacciava la mia stessa sopravvivenza.
L’orecchino di Leonardo finì in frantumi.
Fu quello a farmi tornare in me.
Il ricordo di ciò che io stessa avevo compiuto quella volta; quella volta che inconsapevolmente e incosciamente avevo dato sfogo a tutta la forza che possedevo.
Gli Apocryphos forgiarono le loro braccia a guisa di spade.
Mi vidi trafitta da quelle lame acuminate, mi vidi ridotta a puntaspilli.
La salvezza venne dall’inaspettato.
Due mani scure, collegate a due polsi abbracciati da stoffa bianca e nera in cui brillavano due gemelli di oro e ambra emersero dalla terra sotto di me, mi cinsero i fianchi e mi tirarono sotto.
Compenetrazione della materia.
Un solo essere al mondo poteva fare una cosa del genere.
Il Noha del Piacere.
Tiki Mykk.
  
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