Tutti corsero nell'ufficio del commissario. - Che successe? Commissario bene sta? - La stessa domanda fu fatta da tutti al povero Montalbano, il quale decise di inventarsi una storia per dire la verità senza però rendersi ridicolo per quell'urlo.
- Si, tutto bene. Volevo chiamarvi nel mio ufficio e ho pinsato che questo fosse il metodo migliore. Volevo presentarvi mia figlia, Maria Montalbano. -
- Ma Salvo, non ci avevi detto di avere una figlia! - Maria, persa la timidezza iniziale, si mise a parlare. - Oh, ma neanche mia madre Livia glielo aveva detto se è per questo. - Il commissario sentì la sua faccia avvampare.
- Si bhè ma è un'altra storia. Comunque lei è Maria, e da adesso in poi vivrà con me, dato che non ha altri parenti. Ve la volevo presentare e vi volevo dire che per oggi io stacco e vado a casa con lei. Nei prossimi giorni avrò da fare, quindi per favore almeno che non ammazzino qualcuno non chiamatemi se non sono in commissariato.
Fazio, lascio tutto in mano a te! - Dopo il discorso di Salvo Catarella scoppiò in un fragoroso applauso. - Bravo dottori! Che bella picciotta è! - In quel momento fu Maria ad arrossire.
- Bhè, io vado di la a prendere la mia roba. L'aspetto fuori commissario.- Disse la ragazza.
Aspettò oltre dieci minuti ma poi il padre andò a prenderla. I due stettero zitti fino all'arrivo alla macchina. Maria era tornata timida come quando era appena arrivata.
- Allora, vedo che sei di poche parole quindi inizio io... - Propose Montalbano.
- Guardi, non c'è problema. Io sono una ragazzina calma, o almeno penso. Non mi piace uscire la sera, non mi piace bere. - Maria si era messa sulla difensiva.
- No, no, non parlavo di quello. O almeno non solo di quello. Per esempio, intendevo, potresti darmi del tu, o addirittura chiamarmi papà. Lo so che è difficile, ma almeno al tu ci possiamo arrivare. Dopo tutto se la memoria delle poche lezioni di scienze fatte a scuola non mi inganna metà del tuo patrimonio genetico è mio, o qualcosa del genere. - Maria rise.
- Si, posso darti del tu. E... bhè, forse tra un po' potrò chiamarti anche papà, ma adesso mi sa che è ancora meglio di no. Dopo tutto io non so nulla di te e tu nulla di me. E in più io non so neanche nulla di questo posto dove vivi e dove vivrò io d'ora in poi. - Salvo Montalbano deglutì. A quello non aveva ancora pensato, d'altra parte era solo poco più di un'ora che conviveva con l'idea di avere una figlia, ma sapeva che per una ragazzina cresciuta al nord, a Milano poi, una metropoli, l'arrivo in un posto come quello poteva essere quanto meno traumatico.
- Il tutto sta nell'avere una buona guida. Nel senso, se ti va posso aiutarti a capire come pensa la gente qua prima ancora di mandarti a scuola. - “Si” pensò Salvo. “Devo mandarla a scuola, ma dopo che si è ambientata”.
- Se per te non è un disturbo... - Rispose la figlia.
- Tranquilla devi stare, l'ho detto prima in commissariato, ricordi? - Maria annuì e poi dolcemente sorrise.
Era uguale a sua madre, e quello era un buon motivo per aiutarla.