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Autore: Shade Owl    13/12/2011    3 recensioni
Sei mesi dopo gli eventi della Fornace, Timothy Anderson è stato messo a capo di una squadra di apprendisti, gli stessi quattro ragazzi che ha protetto in precedenza. Ma la temibile Alleanza delle Ombre, servendosi di Julien Wings, ha dei piani da portare a termine, piani che lui deve contrastare. A complicare le cose, la sua collega Raven scompare all'improvviso. Cos'altro potrà andargli storto?
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Il mattino dopo, cinque alle otto, Xander raggiunse casa di Timmi quasi in contemporanea con Alis. Lui era seduto sulla panca di fianco alla porta, in paziente attesa. Era in piedi già da due ore, si era fatto la doccia, aveva buttato giù una quantità industriale di uova e si era preparato per partire. Certo, non aveva proprio tanti bagagli, ad eccezione di Nova, la Fiaccola.
- Ciao.- li salutò, senza alzarsi - Fatta colazione?-
Xander ed Alis annuirono.
- Finito adesso.- disse il ragazzo.
- Bene.- ridacchiò lui - Perché ve l’ho già detto… mangiare la mattina è la prima cosa da fare…-
- … perché quelli come noi non possono mai sapere quando e se mangeranno di nuovo.- sbuffò Alis, roteando gli occhi - Sai, inizi a diventare un po’ morboso.-
Lui le lanciò un’occhiataccia, ma non rispose.
Pochi minuti dopo arrivò Nadine, un po’ assonnata e con una ciocca ancora ribelle.
- ‘Giorno…- grugnì stropicciandosi un occhio.
- Ah, qui qualcuno ha molto sonno…- sogghignò il mezzodemone, aggrottando la fronte - Una tazza di caffè?-
- Piantala di sfottere…- mugolò la ragazza, buttandosi sulla panchina accanto a lui - Ho dormito malissimo…-
- Troppa ansia?- chiese Alis.
- No, troppo caldo.- rispose lei, sistemandosi i capelli - Si è rotto il condizionatore.-
- Potevi usare la magia.- osservò Xander.
- Ci ho provato!- protestò Nadine - Ma ancora non riesco a riparare nemmeno una lampadina!-
- Col tempo imparerai.- la rassicurò Timmi - Già i progressi che avete fatto fino ad ora sono notevoli, specie se consideri che non siete nati coi poteri.-
Lei sorrise e si abbandonò contro lo schienale di assi, chiudendo gli occhi compiaciuta.
- Complimenti per il cottage.- borbottò.
Adesso mancava solo Jo.
 
- Dieci minuti di ritardo…- ringhiò il mezzodemone, che si era alzato ed andava avanti e indietro, come un leone in gabbia - Io stavolta lo strozzo, giuro che lo strozzo…-
- Io gliel’avevo detto…- sospirò Nadine, ancora seduta sulla panca, tra Alis e Xander.
- Bhè, magari ha un buon motivo, no?- chiese Xander.
- Un buon motivo… tutte le ossa rotte sono un buon motivo…- grugnì Timmi.
Jo si fece vivo solo dopo altri cinque minuti, quando ormai Timmi aveva quasi iniziato a emettere fumo dalle narici. Sulle spalle aveva uno zaino dall’aria piuttosto gonfia e pesante, come se si stesse portando dietro mezza casa. Da uno spiraglio spuntava persino la cima di una canna da pesca.
- Finalmente!- sbottò Timmi, furioso - Dov’eri finito, accidenti?-
- Scusa.- disse Jo - Ma non riuscivo a trovare il binocolo.-
- Il… binocolo?- ripeté Alis - Che te ne fai di un binocolo?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Tutto può essere utile. È la seconda regola, no?- chiese, guardando Timmi.
Lui rimase in silenzio per un attimo, masticandosi la lingua.
- Quindi hai fatto tardi perché cercavi qualsiasi cosa potesse farci comodo?- chiese Nadine.
- Sì.- rispose il ragazzo - Pensavo di finire ieri sera, ma ho ancora difficoltà con l’incantesimo di creazione.- guardò Timmi con leggera apprensione - Sei arrabbiato, vero?-
Lui strinse gli occhi.
- Se sono arrabbiato?- ringhiò - Se sono… ti avevo detto OTTO!- sbottò, tanto forte che Jo fece un salto - Otto! È un numero facile, anche per te!-
- Timmi, calmati!- esclamò Alis - Non è così grave…-
- Ah, certo, adesso non lo è!- esclamò lui, rivolto al cielo - E se avessimo dovuto correre per… che so… proteggere qualcuno? O per rispettare una dannata scadenza?-
- Bhè… mi dispiace.- disse Jo, imbarazzato - Scusa. La prossima volta…-
- La prossima volta farai bene ad essere pronto in tempo, chiaro?- sbottò Timmi, agguantandogli la maglietta.
- Ehi!- esclamò Xander, saltando in piedi - Timmi, non ti sembra di esagerare?-
Lui lo guardò, ancora arrabbiato.
- Cosa?-
- Ha ragione.- concordò Nadine, alzandosi a sua volta - Lascialo. Ti ha chiesto scusa, cos’altro vuoi?-
Il mezzodemone esitò un attimo, mentre un silenzio teso si espandeva tra loro. Alla fine, allontanò la mano da Jo, che deglutì.
- S… scusate.- borbottò, passandosi una mano sul collo - Scusa anche tu, Jo.- aggiunse, rivolgendosi a lui - Io… ho esagerato. Non so cosa mi è preso.-
- Sarai nervoso.- disse Alis, in tono conciliante - In fondo è la prima volta che veniamo con te.-
Lui annuì lentamente.
- Sì…- disse - Sì… credo dì sì.- guardò Jo - Ma tu non farlo di nuovo, d’accordo? Perché dicevo sul serio… la prossima missione potrebbe essere anche più urgente di questa.-
Il ragazzo annuì, lisciandosi la maglietta.
- D’accordo.- disse - Scusa se ho fatto tardi.-
Timmi scosse la testa
- Forza adesso, mettiamoci al lavoro.- sospirò - Dobbiamo cercare gli Emissari delle Ombre e scoprire che cosa stanno combinando.-
- E da dove pensi di cominciare?- chiese Nadine - Non credo che basterà chiedere in giro dove si trovano.-
- No, è vero.- ammise il mezzodemone - Però sappiamo che, negli ultimi tempi, si stanno facendo molto attivi soprattutto in Europa e in Asia meridionale. Per la precisione, Spagna, Francia e Micronesia. Me l’ha detto Gabriele, ieri sera, quando sono andato a chiedere di qualche altro dettaglio. Ci basterà restringere un poco il campo e saremo a posto.-
- Francia, Spagna e Micronesia?- esclamò Alis, mentre gli altri trasalivano inorriditi - E tu vorresti setacciare due stati di oltre cinquecentomila chilometri quadrati e qualche centinaio di isole?-
- Certo che no!- esclamò Timmi - Sarebbe un inutile spreco di tempo ed energie. Non otterremmo niente di utile, e sarebbe anche controproducente. Cerca di rimanere coi piedi per terra, per favore.-
Xander tirò un sospiro di sollievo: già si vedeva, a scarpinare per i Pirenei alla ricerca di un dannatissimo segnale di vita dei loro nemici.
- Ci limiteremo alla Francia.- continuò il mezzodemone.
A tutti caddero le braccia.
 
***
 
Raven aveva iniziato a lavorare per il Sommo Concilio più per impiegare le sue doti che per imparare qualcosa di nuovo. Il tutto nel pieno rispetto di colleghi e superiori, ovviamente. Aveva soltanto bisogno di ricevere un incarico, e al resto pensava da sola.
Suo padre, il giorno in cui gli aveva dichiarato cosa intendesse fare per vivere, non aveva detto niente. Si era limitato ad annuire, augurandole buona fortuna. Una risposta un po’ fredda, ma sufficiente.
Dopotutto, lei era una Valchiria, una donna combattente addestrata alle arti del combattimento e della guerra. Tutta la sua vita era incentrata quasi unicamente su questo aspetto, e le manifestazioni di gioia o di un qualunque altro sentimento era totalmente inutile.
Chi non la conosceva bene avrebbe potuto dire che era una persona fredda e distaccata, visto il modo in cui si rivolgeva a tutti, il tono formale con cui parlava e la serietà con la quale pareva prendere ogni cosa.
In realtà era semplicemente stata educata in quel modo: se non si manifestavano sentimenti di sorta per qualcuno, nessun nemico li avrebbe mai potuti usare a proprio vantaggio. Reprimerli e nasconderli era la cosa più importante, e chi la conosceva bene lo sapeva.
Purtroppo, nessuna di quelle persone poteva aiutarla in quel momento. Anzi, probabilmente avrebbero soltanto potuto rendere la sua situazione ancora più complicata.
 
Sedeva ad un tavolo di un rifugio di montagna in Francia, animato solo da pochissime persone e dal proprietario. Un fuoco scoppiettava nel camino in fondo alla sala lunga, e sul ripiano di legno davanti a lei fumavano due tazze di cioccolata calda. Una era per lei, ancora intatta, e l’altra invece era per un bambino di dieci anni che le sedeva di fronte.
Era leggermente alto per la sua età, ed aveva la pelle scura, decisamente in contrasto con la sua. Indossava un berretto di lana, e a differenza di lei vestiva in un modo molto più consono alla temperatura polare delle montagne della Vallée des Merveilles.
I suoi occhi neri osservavano attentamente la Valchiria, che non poté certamente biasimarlo: doveva avere un aspetto tremendo, visto quanto stava cercando di fare e tutto il lavoro che l’aveva impegnata fino a quel momento.
- Sei proprio certa di stare bene?- le chiese il bambino.
- Certamente.- rispose lei - Non sento freddo. Ho familiarità con le temperature basse.-
- Non è a quello che mi riferivo.- spiegò lui - Volevo sapere se eri sicura di farcela.-
- Sì.- annuì - Non è necessario che ti preoccupi per la mia salute, Flynn. Sono perfettamente in grado di andare avanti.-
- In queste condizioni?-
Raven gettò un’occhiata all’ampio specchio appeso dietro il bancone, e vide che, effettivamente, sembrava che l’avessero passata al frullatore: era piena di tagli, lividi e graffi vecchi di giorni ma ancora ben visibili, e molto più pallida del solito. Aveva anche due ombre scure sotto gli occhi, le quali accentuavano il suo scarso colorito. Quella notte aveva dormito poco, e appena era sorto il sole si erano messi in marcia a piedi, zaini in spalla.
Oltretutto, nei giorni precedenti si era trovata in molte situazioni stremanti, e per uscirne aveva dovuto dar fondo a tutta la sua preparazione e alle sue non indifferenti doti di combattente.
- Sto bene.- disse con serietà - Per favore, adesso, concentrati: sei certo che questa sia la direzione giusta? Non possiamo sbagliare ancora, e dobbiamo arrivare il prima possibile.-
- Ne sono convintissimo.- annuì Flynn, sicuro - Se continuiamo così, arriveremo entro domani. Questa volta non ho dubbi.-
- Lo hai detto anche due giorni fa.- gli fece notare la Valchiria.
- Bhè, non è proprio facile…- disse lui, a disagio - Insomma, i ricordi risalgono a molto tempo fa… la conformazione ambientale è un po’ cambiata, capisci… è naturale avere delle incertezze… ma stavolta ne sono più che certo!- aggiunse con enfasi - Lo troveremo, prometto!-
Raven annuì lentamente, guardando altri due escursionisti entrare nella stanza e sedere al tavolo accanto al loro. Riprese a parlare, abbassando la voce di una mezza ottava per non farsi sentire.
- In tal caso, non dubiterò più di te.- disse - Dimmi, invece: dopo questo cos’altro ci rimane?-
- Soltanto altre due destinazioni.- rispose Flynn, bevendo la sua cioccolata con evidente gusto - E poi, naturalmente, dobbiamo trovare il cristallo. E quello non sarà una passeggiata.-
La Valchiria annuì ancora e si alzò in piedi, riprendendo lo zaino da viaggio. La sua cioccolata era ancora dove l’aveva lasciata il cameriere.
- Andiamo.- disse - Se partiamo immediatamente, saremo sul posto prima di domani sera.-
- E la tua cioccolata?- chiese Flynn, finendo la sua.
- Non mi va.- rispose Raven.
Si stavano dirigendo verso la porta, quando colse un movimento con la coda dell’occhio, riflesso in un angolo dello specchio dietro il bancone, e reagì d’istinto.
Afferrò Flynn per un braccio e lo spinse oltre la soglia, mentre lei si girava e si abbassava contemporaneamente; un angolo della cornice della porta esplose, lanciando schegge in giro, proprio nel punto in cui, fino ad un istante prima, c’era la sua testa.
Immediatamente, la sua mano scattò verso uno degli stivali di cuoio, da cui trasse un lungo e sottile stiletto che lanciò contro uno dei due uomini che si erano seduti accanto a loro e che adesso si erano alzati e li stavano attaccando, colpendolo dritto alla gola.
Quello gorgogliò un attimo e poi cadde a terra, morto. L’altro lanciò un globo di fiamme e lei balzò di lato, atterrando dietro l’angolo del bancone, mentre tutti gli altri ospiti urlavano e si davano alla fuga verso la cucina o i piani superiori.
Raven sfilò dalle cinghie che li trattenevano allo zaino due involti sottili, mentre si levava il bagaglio dalle spalle. Dentro la stoffa, arrotolati con cura per passare inosservati, c’erano i machete d’argento con cui aveva ucciso i licantropi qualche giorno prima.
Uscì dal suo nascondiglio mentre l’unico aggressore ancora vivo si avvicinava e lo colpì dritto alla testa con l’impugnatura di una delle lame, dandogli poi un pugno sotto lo sterno ed un calcio nell’inguine. Lui gemette e cadde a terra, e la Valchiria gli puntò un machete alla gola.
- Chi sei?- gli chiese freddamente.
Quello sbatté le palpebre un paio di volte per riprendersi e guardò confusamente Raven, che incombeva minacciosa sopra di lui.
- Chi sei?- ripeté lei, premendo la lama sulla sua pelle.
- Oh, d’a… d’accordo, d’accordo!- esclamò - Sono un… un Emissario delle Ombre, sei… sei contenta?-
- Mi stavi seguendo?-
- No. Ti abbiamo trovata per caso… stavamo cercando delle rovine…-
- Anche io.- disse lei - Ma per tua sfortuna non le raggiungerai. Chi altri c’è, tra queste montagne?-
- Solo un altro… il capo della missione.- rispose lui - E quello ti sta cercando, a differenza di me. Vuole che gli consegni…-
- Lo so che cosa vuole.- lo interruppe Raven, con la stessa calma e lo stesso tono formale che aveva sempre, benché fosse presente una punta di gelo - Questo però non significa che l’avrà.-
- Oh… io non credo…- ridacchiò l’altro - Vedi… lui non può essere ucciso.-
- Non può?- ripeté la valchiria - Lo pensavano anche i Custodi dell'Eden, molti anni fa. Tuttavia, l’Evocatore li sconfisse.-
- Per lui è diverso. Non potrai sconfiggerlo. Non sai di cosa è capace.-
Forse. Forse non lo sapeva.
Ma aveva già perso troppo tempo. Non poteva restare ancora: più a lungo si fermava e più rischiava di essere trovata.
- Adesso devo andare.- disse. Strinse il manico del machete con due mani - La tua anima è libera. Compi il tuo ultimo viaggio con spirito quieto.-
Con un solo affondo trafisse il cuore dell’avversario.
 
Uscì dal rifugio rimettendosi lo zaino sulle spalle. Flynn era rannicchiato dietro lo stipite della porta, ed alzò lo sguardo quando la vide uscire.
- Stai bene, Raven?- le chiese, preoccupato.
- Sto benissimo.- rispose lei - Ma adesso dobbiamo andare via: abbiamo un Emissario delle Ombre che ci insegue. Quei due erano qui soltanto per un caso e ci hanno riconosciuti mentre entravano. O forse hanno riconosciuto me.- aggiunse, prendendolo per una mano e tirandolo in piedi - Purtroppo sono alquanto famosa. Saresti stato meno visibile, con qualcuno come Skin. Lui è più adatto a cercare, ed è anche meno conosciuto, fisicamente parlando.-
 - Ma non è bravo come te.- osservò il bambino, mentre riprendevano a camminare, diretti verso il sentiero che li avrebbe condotti alla vetta.
- No.- ammise lei - Lui è migliore.-
 
***
 
Il volo era stato tremendamente lungo, ed era ancora peggio se si considerava il fatto che nessuno di loro aveva mai preso un aereo tranne Nadine: quando era piccola viveva in una città sulla costa, almeno finché suo padre, ex Capitano di Corvetta, non aveva preso l’aereo per spostarsi a nord dopo il congedo.
Timmi fu il solo a non fare storie, anche perché si mise comodo sul suo sedile e cominciò a russare nel giro di pochi minuti. Ora erano atterrati all’aeroporto di Parigi, tutti scombussolati e, come nel caso di Xander (che aveva scoperto di soffrire il mal d’aria) verdolini.
- E adesso?- chiese Jo, scocciato, mentre tutti e cinque uscivano in strada.
- Adesso cerchiamo gli Emissari delle Ombre.- rispose Timmi.
- E come, chiediamo in giro?- sbuffò Xander, asciugandosi la fronte sudaticcia.
- Non è necessario fare gli scorbutici.- osservò il mezzodemone.
- Non è necessario?- sbottò Nadine la quale, più che scocciata, era proprio furiosa - Ti rendi conto di averci fatto fare un volo intercontinentale? Siamo esausti, dannazione!-
- Bhè, abituatevici!- sbuffò lui - Le cose vanno così per quelli come noi, e con me si fanno spesso cose di questo genere. Non è mai una scampagnata, e talvolta potrebbe essere necessario anche combattere dopo aver fatto sforzi tali da farci desiderare solo di dormire.- mise le mani sui fianchi e li guardò uno ad uno - I nostri avversari non vi daranno tregua solo perché gliela chiederete, o perché siete esausti. Dovrete imparare a superare la stanchezza, se volete essere al livello di preparazione necessaria. Io stesso ho subito cose che preferirei non ripetervi, mentre mi addestravo per diventare quello che sono ora, e non parlo di viaggi in aereo. Mi dispiace che siate stanchi, ma purtroppo è così che si lavora.-
I quattro rimasero in silenzio, ascoltando il suo rimprovero, senza dire niente: pur volendo, non trovavano niente con cui ribattere.
- Ora, possiamo tornare alla nostra missione?- chiese.
Siccome nessuno di loro rispose ancora, si rivolse a Nadine.
- Ci servono informazioni.- disse, frugandosi in tasca - Com’è il tuo francese?-
Lei aggrottò la fronte.
- Buono.- rispose - Perché?-
- Perché dovresti andare a prendere qualche giornale all’edicola.-
- Qualche giornale?- ripeté sorpresa.
- Sì, so cosa ho detto.- disse Timmi - Ora vai, su.-
Mentre lei partiva alla volta dell’edicola dell’aeroporto, gli altri si scambiarono occhiate sorprese, sedendosi su una panchina della fermata dell’autobus più vicina.
- Scusa, perché vuoi i giornali?- chiese Alis.
- Mi serve sapere cosa c’è scritto.- spiegò Timmi - Ho qualche idea di dove cominciare a cercare, ma forse potremmo trovare delle notizie interessanti anche dalla stampa. Secondo Gabriele ci sono state alcune effrazioni negli archivi di musei e università. Forse potremmo trovare qualche indizio sui giornali.-
Nadine tornò poco dopo, con tre giornali diversi tra le braccia, e li tese al mezzodemone, che diede un’occhiata alle prime pagine, poi li aprì uno alla volta e lesse alcuni articoli, senza parlare. Gli altri aspettarono che lui desse segnali di vita, cercando di capire quali fossero le sue vere intenzioni.
- Ecco… questo è interessante.- disse dopo qualche minuto - Guardate. Non è un’effrazione, ma…-
Mise davanti ai loro occhi un articolo di cronaca nera che occupava l’intera pagina, corredato da un paio di foto che ritraevano quella che sembrava una baita o un rifugio di montagna, ma non riuscirono a capire niente, essendo tutto scritto in francese.
Tuttavia, un’immagine ritraeva quelli che sembravano agenti di polizia intenti a trasportare un sacco nero, quindi doveva trattarsi di qualcosa di abbastanza grave.
- Mi sembra di capire che qualcuno è morto…- disse lentamente Jo, strizzando gli occhi per la concentrazione - Ma perché ci interessa?-
- Perché dice che due uomini sono stati uccisi ieri pomeriggio in un rifugio montano, nel sud della Francia.- rispose Nadine - E che lanciavano… fuoco dalle mani.- aggrottò la fronte, prendendo la pagina e guardandola bene - Secondo la polizia i testimoni erano un po’ alticci, però.-
- Non significa che non sia vero.- osservò Timmi, tranquillo.
- Quindi erano maghi?- chiese Jo.
- O questo o hanno ucciso i nipoti di Mangiafuoco.- disse Alis, stringendosi nelle spalle.
- Ma questo non mi sembra molto utile.- osservò Xander - Scusa Timmi, ma per quanto brutta questa cosa non può interessare noialtri, giusto?-
- In teoria no.- ammise il mezzodemone, riprendendo a leggere l’articolo - Ma secondo i testimoni non si è trattato di una classica rissa da bar: due escursionisti sono improvvisamente impazziti ed hanno lanciato qualcosa che i testimoni hanno descritto come “bombe fiammeggianti che hanno fatto esplodere il muro” contro altri due clienti, una donna ed un bambino. La donna ha ucciso uno dei due aggressori piantandogli un coltello nel collo ed ha trafitto l’altro con una lunga lama d’argento. Sotto i trenta, statura media, piuttosto distaccata.-
Nadine inarcò un sopracciglio.
- Questa è Raven.- disse - Insomma, corrisponde alla descrizione, no?-
- Certo che corrisponde.- annuì Timmi, accigliato - Ma cosa accidenti ci fa qui?-
- E perché ha ucciso quei due?- chiese Jo - Che le prende?-
- Dovevano essere dell’alleanza.- disse lentamente Alis - Insomma, non c’è altra spiegazione, no?-
- No, non c’è.- rispose Timmi, senza staccare gli occhi dalla pagina - Ma se voleva ammazzare quei simpaticoni, perché non tornare? Siamo pieni di lavoro fino agli occhi, dopotutto.- si lasciò scappare un sospiro e scosse la testa - Bhè, non importa. A lei pensa Cannella, dopotutto.-
- Però ci hanno detto di passarle le informazioni, no?- osservò Xander.
- Sì, ma questa volta eseguirò gli ordini nel mio modo preferito.- disse Timmi.
Rialzandosi, mise il giornale in un cestino dopo aver strappato, ripiegato ed intascato l’articolo e prese Jo e Xander sotto il braccio, poi si diresse verso un taxi poco lontano, trascinandoli con sé.
- Cosa conti di fare, allora?- chiese Alis, mentre con Nadine si affrettava a seguirlo.
- Andremo anche noi laggiù, a fare qualche domanda.- rispose - Mi rifiuto di credere che lei fosse lì e che per caso degli Emissari delle Ombre si siano imbattuti in lei. Comunicheremo tutto a Cannella appena ne sapremo di più.-
- Ed il bambino che era con lei?- chiese Jo - Hai idea di chi possa essere?-
- No.- disse lui, cupo - Raven è nubile e non ha figli. Non so chi sia.-
Jo aggrottò la fronte.
- A me sembra parecchio sospetto.- disse - Insomma, salta fuori dal niente proprio quando siamo così in crisi… non è strano?-
- Non so cosa dirti, se devo essere sincero.- rispose il mezzodemone - Ma Raven è una persona molto riservata, per certi versi anche più di quanto non lo fossi io una volta. Abbiamo avuto modo di conoscerci abbastanza bene, nel corso degli anni, e non credo che stia facendo qualcosa come tradire il Sommo Concilio… ma ho comunque paura che si trovi nei guai. Non è questo il suo solito modo di agire.-
- Allora muoviamoci.- disse Nadine, mentre un taxi si accostava a loro - Chissà, magari ci facciamo anche una bella figura…-
- Non sperarci troppo…- sogghignò Timmi - Voi siete apprendisti. La bella figura posso farla solo io.

 Ancora non abbiamo recensioni diverse da quelle di Ely79, anche se so già di potermene aspettare da almeno un'altra persona, che nominerò appena riuscirà a rimettersi in pari (dannate scuole...). Per adesso, preparatevi al prossimo capitolo. A domani!

   
 
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