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Autore: FairySweet    18/12/2011    2 recensioni
E se sono fragile come il cristallo la colpa è solo tua, tua e di quel maledetto sorriso che mi hai costretto ad amare ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Sarà così                                                                                                                         Sarà Così






“Greg puoi …” si passò una mano tra i capelli reggendo Kate, aveva la febbre, era nervosa e non aveva smesso di piangere un secondo da quando si era svegliata “ … puoi tenerla un minuto?” “Io non la tocco”  esclamò sarcastico giocherellando con il cucchiaino “Stai scherzando vero?” “Ho l’aria di uno che scherza?” “Ok” mormorò sfinita “Posso sapere quanto durerà ancora?” “Non sto facendo niente” “Appunto!” sorrise concentrandosi sul caffè davanti a sé “L’hai presa in braccio due volte nell’ultimo mese” “Mi sembra più che sufficiente non trovi?” ma Lisa scoppiò a ridere sollevando la bambina “Tenerla mentre prendo il pannolino non vuol dire creare un contatto” “A me pare di si” ironico, gelido, l’uomo che aveva avuto accanto tutto quel tempo sembrava sparito nel nulla , sostituito di colpo da un uomo meschino e stronzo che conosceva fin troppo bene  “È pronta Rachel? La porto a scuola mentre vado in ospedale” ma la bambina era apparsa tra loro ridendo “Sei pronta?” “Posso portare Dolly con me?” “Quella specie di ranocchia gialla e rosa?” Rachel socchiuse gli occhi studiando il suo viso “Perché sei arrabbiato?” “Ok” esclamò sbalordito spingendola velocemente verso la porta “Lo sai che inizi a spaventarmi?” ma per quanto provasse a seguire Rachel lungo il corridoio c’era qualcosa a bloccarlo, sospirò chiudendo gli occhi “Se non mi lasci andare arriveremo tardi e per una che ama la puntualità non so quanto possa essere bello” ma Lisa rafforzò la presa costringendolo a voltarsi “Mi hai promesso di prenderti cura di lei” rimase ad osservarla qualche secondo, stanca, pallida, stringeva con forza il corpicino ansimante di Kate come se lei fosse l’unica cosa a tenerla ancora inchiodata al suolo, i capelli sciolti sulle spalle e quell’azzurro intenso e pieno di calore velato da qualcosa di irriconoscibile “Mi hai promesso che quando io … che non sarebbe stata sola …” seguì il suo sguardo fino al viso di sua figlia, un viso così simile al suo da inorridirlo,  era una bella bambina, troppo bella per uscire da lui e immaginare un altro sé stesso di cinquant’anni più giovane era una cosa impensabile “Ti diverti a prendermi in giro?” “E tu? Ti diverti a punirmi?” “Ma cosa ..” “È vero, ti ho promesso che mi sarei preso cura di lei” sussurrò spingendola lentamente contro il muro “Ti ho promesso che le avrei dato un futuro ma è colpa sua se ora tu non hai un futuro quindi no, non ho finito di odiarla e non credo mi vada” “È tua figlia” “E tu eri l’unica ragione per cui valeva la pena vivere e mia figlia ti porta via da me”pochi centimetri dalle sue labbra, pochi stupidi centimetri e quel corpicino infastidito a trattenerlo dall’avvicinarsi di più “Dovrei prenderla in braccio e cantare? Far finta che tutto sia normale? Ti vedo scomparire giorno dopo giorno, ti spegni e smetti di lottare e la colpa di chi è?” “Mi sono sbagliata” una lacrima cristallina a scendere dal mare, un’unica lacrima ad accompagnare i sospiri “Credevo fossi davvero cambiato, credevo di aver fatto la scelta giusta … averti accanto, affidarti la vita di una bambina, la mia bambina e invece … sei solo egoista” ma quel sorriso ironico e cattivo non faceva altro che farle del male, lo sapeva, lo sapeva bene cosa riusciva a scatenare in lei e ora, provava uno strano piacere nel farlo “Ho trovato Dolly Greg!” distolse lo sguardo da lei ridacchiando quando le braccina di Rachel si chiusero attorno alle sue gambe “Possiamo andare sai?” “Oh meno male che ho un’assistente, sei perfino più brava di Foreman” la prese per mano e si chiuse violentemente la porta alle spalle senza voltarsi nemmeno un secondo.

In fondo, che altro poteva aspettarsi da quel genio infelice? Aveva scelto lei per tutti e due e ora non poteva costringerlo a comprendere e accettare le sue motivazioni.
La spiava ogni secondo della giornata, ogni volta che pensava dormisse, si alzava per controllare il suo respiro, per essere sicuro che Dio non la strappasse via dal mondo, aveva scelto lei, è vero era terrorizzata da morire, ma, ogni volta che guardava negli occhi Kate ogni dubbio, ogni incertezza scompariva, cancellato dalla consapevolezza di essere riuscita a dare la vita, a trasformare in carne e sangue un sogno fatto di dolcezza.
Ora lui doveva solo provare ad accettarlo, doveva farlo perché non aveva più molto tempo e Kate aveva bisogno del suo papà, aveva bisogno di qualcuno accanto che gli spiegasse come mai non aveva più la mamma, che la rassicurasse, con parole tenere e dolci cancellando il senso di colpa e la rabbia.
Ci sarebbe voluto del tempo per imparare a convivere con il dolore, tempo che Greg non voleva e di cui Kate aveva assoluto bisogno, lui era semplicemente arrabbiato con sé stesso, con la sua maledetta razionalità per non essere riuscito a salvarla, a convincerla a fare la cosa giusta e riversava tutto su Kate, sulla sua vita perché sfogarsi con lei voleva dire trovare una ragione ancora per odiare il mondo.
Chiuse gli occhi inspirando a fondo “Il tuo papà ti vuole bene tesoro” mormorò a pochi millimetri dalla piccola “Deve solo imparare a scoprirlo ma vedrai … sarà …” le lacrime iniziarono a solcarle il viso lasciando solo un umida scia a riempire il vuoto “ .. sarà un bravo papà”
  
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