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Autore: Doll_    19/12/2011    13 recensioni
June è un'adolescente riservata e timida che al secondo anno di liceo viene inevitabilmente attratta nella tana del lupo cattivo. Jack è più grande e affascinante, ma anche col suo carattere intrattabile e scontroso, riesce a far innamorare di sé la ragazza e a portarla a letto, per poi lasciarla come suo solito. Peccato che l'anno dopo i due verranno messi a stretto contatto a causa dell'imprevedibile destino che, seppur detestandosi, li unirà sempre più...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'June e Jack'
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Silly Boy

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Io non capivo davvero cosa ci trovava la gente nelle macchinette. Vabè che io ero strana, però che mi significava andare a spendere soldi per delle merendine disgustose che poi non facevano altro che aumentare la tua fame? Era contro natura, praticamente.
Però a Jack piacevano, quindi se guardarlo trangugiare le peggiori schifezze mi permetteva di stargli accanto, allora avrei sofferto volentieri.
Dopo la discussione in infermeria della settimana prima –sì, era già passata una settimana-, non toccammo più quell’argomento ed in un tacito accordo, decidemmo di provare ad essere semplici amici.
Ma col cavolo che ci riuscivo, io! Soprattutto quando lo vedevo parlare con altre galline o quando queste –come in quel preciso istante- gli ronzavano attorno stile api col miele.
Già, erano un incrocio fra galline e api.
Quindi… Galliapi, no, Apilline… che!?
No, no.. ci serviva qualcosa di più originale…
“Ci sarai alla festa in maschera, Jack?” Gli chiese la bionda slavata alla sua destra, toccandogli inavvertitamente il braccio. In verità glielo aveva a malapena sfiorato, ma il mio radar lo aveva captato, catturato e fulminato letteralmente con lo sguardo.
“Faccio parte del comitato, come potrei mancare?” Rispose lui, con mezza merendina in bocca.
Il solito maleducato.
“Ohh, e hai già deciso da che vestirti?” Questa era la mora che lo stuprava praticamente con gli occhi da cerbiatta, mentre faceva ondeggiare le lunghissime ciglia su e giù, su e giù…
“Mmh.. non so, ancora devo decidere.” Scrollò le spalle, aprendo un pacchetto di patatine.
Il significato nascosto di tutte quelle risposte di Jack era, in realtà: “Andatevene a quel paese e lasciatemi mangiare in pace, razza di imbecilli”. Ma era ovvio che loro non volevano vederlo.
Però era palese, eh.
“E con chi ci andrai?”
Mmh.. stavolta la biondina aveva fatto la domanda giusta.
Io, che mi ero quasi nascosta dietro la schiena di Jack, mi sporsi leggermente per sentire meglio la sua risposta quando una pacca bella potente non mi slogò quasi una spalla, facendomi cadere letteralmente addosso a Jack.
“Ehi, June!”
Mi voltai. “John! Ma sei impazzito?!” Voce bassa ma acuta.
“Sai dov’è Holly?” Lui fece bellamente finta di non sentirmi.
“Holly? N-non so.. prova a cercarla nell’aula 11.”
“Grazie! Ci vediamo all’uscita.” Mi sorrise e si diresse verso la direzioni indicata mentre io, super curiosa di sapere cosa stava per rispondere Jack, mi voltai di scatto ritrovandomelo a due centimetri dal viso.
Accidenti, le ragazze si erano già dileguate –strano che mi dispiacesse, poi- e la conversazione era evidentemente già finita prima che potessi ascoltare.
“Jack!”
“June… Stavi origliando?”
“Eh? Macché! Se sei stato tu a chiedermi di accompagnarti alla macchinetta, poi! Se ti sei dimenticato di me non è un problema mio, sai?”
Le parole mi uscirono così di getto che solo dopo aver finito compresi il sorrisetto bastardo che aveva lui sul viso.
“Riprendi fiato, mocciosa. Io non mi sono dimenticato di te, ma sono convinto che ti avrebbero annoiata quelle due.”
Non risposi, non c’era bisogno. Feci una smorfia e scrollai le spalle quasi imitandolo.
Stare a stretto contatto con Jack faceva male alla salute.
Senza ancora dire niente ci dirigemmo sulle scalette anti-incendio e ci sedemmo sotto il sole che tentava di riscaldare un po’ l’ambiente umido.
“Allora? Con chi ci vai alla festa?” Decisi di buttarmi, ingoiando tutta la mia dignità.
“Nessuno.”
“Come nessuno?”
“Non è obbligatorio invitare qualcuno, sai?” Sorrise lui, facendomi il verso.
Il sole, che gli finiva un po’ sugli occhi, lo costringeva a tenere la testa bassa, ma questo, per il momento, non faceva che rendermi sollevata perché quelle poche volte che mi guardava, il chiaro delle sue iridi mi penetrava da parte a parte.
“Scommetto che hai l’imbarazzo della scelta, eh?” Gli chiesi, facendogli gomito gomito, mentre dentro di me urlavo a più non posso contro tutte le galliapi che gli andavano dietro.
“E tu con chi vai?”
Voce ferma e occhi addosso. Non stava sorridendo e aspettava con una calma da serial-killer, la mia risposta.
“Ehm.. i-io.. non mi ha ancora invitata nessuno.”
Invitami tu, invitami tu, invitami tu, invitami tu…
“Oh, bene.”
Doh!
“Bene? Non è un bene. Le mie amiche hanno tutti un accompagnatore.”
“Le tue amiche chi?”
Ovviamente Jack e la sua poca attenzione verso il mondo esterno non potevano mancare ogni tanto.
“Come chi!? Abby va con Freddie, Maggie va con Chase e penso che John vada con Holly.”
Il thè che aveva appena iniziato a bere finì a gocce, stile fontanella, sulle mie gambe e la maglietta di entrambi.
“Che schifo, Jack!”
“Sc-scusa, ma… John, con Holly??”
Se non fosse stata per la sua espressione esilarante, sarei stata ancora infuriata per avermi sputato mezzo contenuto della bottiglietta addosso.
“Sì, perché? Che c’è di strano?”
“Sei sicura che non gli spacchi il naso anche a lui?”
“Ohh, e questa cos’era, una battuta per caso? Allora sai essere anche simpatico, a volte.” Sorrisi, punzecchiandolo con un dito.
“Solo quando voglio io.” Sorrise anche lui, afferrandomi il dito e tirandomi a sé per poi fare una cosa stranissima… Una cosa non da Jack.
Per abbracciarmi.
“J-Jack?” Deglutii, col cuore a mille.
“Shh, non rovinare sempre tutto con la tua linguaccia.” Mi strinse di più, scaldandomi maggiormente.
Era.. bellissimo. Per questo non mi arrabbiai quando disse quella frase.
Da quanto era che non rimanevamo abbracciati così per un po’? A me sembrava essere passata una vita.
“Perché hai così tanta paura di essere amato, Jack?”
Sentivo che era il momento giusto per parlarne e che questa volta non mi sarei fatta scappare l’occasione.
“Quando qualcuno ama, di solito pretende sempre qualcosa. Io sono semplicemente sicuro che quel qualcosa non sarò mai in grado di darlo.” Spiegò, a bassa voce, come per non sciupare l’atmosfera serena.
“Ti sbagli, Jack. L’amore è fatto anche di questo, sai? Un abbraccio, una carezza… L’amore non è pretesa, anzi! E’ accettare con pregi, ma soprattutto con difetti, la persona che si vuole avere accanto per il resto della vita.”
Vuoto. Jack mi staccò da sé come se quell’abbraccio fosse significato davvero amore.
Beh, sì, forse per me era così. Ma sentivo che lui non era pronto, e lo comprendevo. Ecco il paradosso.
Ne accettavo il motivo e sarei stata disposta ad aspettarlo a qualunque costo.
“Il resto della vita? Ma ti senti? Parli come una delle protagoniste delle favole. Il per sempre felici e contenti, non esiste, June. L’amore può cambiare e le persone possono stufarsi. Dai retta a me, io ho un caratteraccio e proprio perché ne sono cosciente, risparmio agli altri di soffrirne insieme a me o, ancora peggio, al posto mio.” Non era alterato, solo scettico, con la classica nota sarcastica insita in ogni parola.
Io soffrirei con te. Io soffrirei anche al posto tuo.
“E quando sarai tu ad innamorarti, che farai? Scapperai come fai sempre o affronterai i tuoi sentimenti, cercando di cambiare per il bene di entrambi? Pensi davvero di poter vivere per sempre senza amore? Questo è assolutamente ridicolo, Jackie.”
Il tono della mia voce invece era calmo, pacato e dolce. Jack in certi discorsi si sentiva come una belva messa con le spalle al muro, senza via di fuga o un rifugio in cui nascondersi; per questo bisognava essere cauti e fargli capire che non c’era nulla da temere: che ero solo io.
“Io lo spero, veramente, di innamorarmi e soprattutto di rendere felice la persona a cui dedicherò questo amore. Ma ora ho paura e gli esempi che mi hanno cresciuto non sono stati dei migliori.”
“Parli dei tuoi?”
Attenta, June, campo minato.
“Dei miei nonni, dei miei zii… Solo mia cugina è riuscita a evadere e a trovare la persona con cui condividere il resto della vita.” Sorrise, come a prendermi in giro, “Io ci spero, ci spero davvero June. E non ho paura di non essere all’altezza, ma che sia quella persona, un giorno, a non essere all’altezza del mio amore.”
“Lo credo anche io, Jack. Perché lo vedo che dentro di te, in realtà, c’è tantissimo amore. Ma non devi farti frenare dalla tua famiglia. Tu sei tu, e loro sono loro. Se continui così li lascerai vincere.”
Silenzio. Jack aveva abbassato nuovamente la testa.
“Nessuno dei miei parenti si è sposato per amore. Mia madre dice che l’amore causa solo tanti problemi. Me lo ha sempre detto e come pensi possa nascere un bambino in un ambiente simile?”
L’ultima frase era quasi un ringhio e adesso l’azzurro delle sue iridi era incastrato con il verde delle mie.
“Questo è terribile, però l’amore non si ferma a questo, sai? L’amore fa tutto da solo, indipendentemente dall’ambiente in cui sei cresciuto.” Gli sorrisi, prendendogli la mano in un gesto istintivo.
La strinsi, la accarezzai. Sembrava così indifeso adesso.
“Parli come fossi già innamorata.”
“Se pure fosse?”
Quelle adesso erano saette. Era rabbia, mischiata a qualcos’altro… rancore?
Chi?” E la cosa peggiore era la voce: bassa e profonda. Sì, proprio da serial-killer.
“Ho detto se pure fosse, non che sia così.” Cercai di sorridergli, ma le bugie ormai stavano traboccando.
La sua mano si fece gelida, immobile.. senza vita. Come i suoi occhi.
“Mi stai mentendo. L’ho capito, sai? Non sono stupido. Ti sei innamorata di qualcuno, vero? Di qualcun altro.”
Di qualcun altro.
Qualcun altro… oltre lui?
Un sospiro smorzato: solo questo fui in grado di far uscire.
“T-tu.. tu non puoi.. essere.. essere arrabbiato per questo. N-non ha senso.” Balbettai, in preda al panico.
Incredibile come in pochi minuti riuscivamo ad essere rilassati e, poco dopo, furiosi.
“Dimmi chi è, June. Dimmelo…” E come se non bastasse: “Ti prego.
In quel ti prego c’era tutto. C’era la frustrazione di un ragazzo che temeva un nuovo sentimento e nell’incertezza si buttava nell’indifferenza. C’era un bambino al quale era stato insegnato a non amare e c’era un uomo. Un uomo che ora si bloccava e reprimeva il suo amore.
C’era tutto questo, ed io non riuscii a bloccare le parole.
“Sì, Jack. C’è qualcuno, e lo amo con tutta me stessa.” Deglutii, notando il cambiamento nei suoi occhi.
Lentamente, da arrabbiati passarono a stupiti, poi, piano piano… a delusi. E infine spenti, vuoti, come senza più speranze. Erano persi.
“Per questo venivi con me? Per cercare di dimenticare lui? Oppure, ancora peggio, per farlo ingelosire? E’ così, June? Mi hai usato solo per questo?”
Si alzò. La voce non aveva nessun tono e parlava come se dentro non avesse anima.
“No, Jack! Non capisci!” Mi alzai anche io per fronteggiarlo.
“E com’è? Com’è lui? Meglio di me? Riesce a darti quello che ti do io? Sa farti sentire come ti faccio sentire io? Sa farti ridere, piangere, godere e.. e…”
“Amare?” Lo interruppi, continuando la sua frase e avanzando verso di lui, facendolo però indietreggiare. “Sa farmi amare, come fai tu? Sì, riesce a fare questo e molto più, Jack. Perché tu non te ne rendi conto di ciò che scaturisci.. di come mi fai sentire.”
Capiscilo, diamine, capiscilo!
“Quindi è meglio di me.”
Abbattuto. La bestia era stata catturata. Sì, non uccisa, ma ancora peggio: catturata. Era stata messa definitivamente in gabbia, costretta a vedere scorrere fuori un mondo che non sarebbe più stato suo.
Che non avrebbe più potuto vivere appieno.
E ora lo rimpiangeva e si disperava, pensando che poteva fare di più: che poteva goderselo di più, quel mondo che ormai aveva perso.
Quello che però non riusciva a vedere era che nella gabbia c’era finita di sua spontanea volontà. No, questo ancora non riusciva ad accettarlo. E aveva anche la chiave, ma ormai era troppo impegnata a concentrarsi su ciò che c’era fuori per rendersi conto di quel che aveva sotto i suoi occhi.
E c’ero io. C’ero io, sotto i suoi occhi.
“Jack.. no… Io amo t-”
“Ragazzi, su entrate. L’intervallo è finito.”
Razza di brutta e cicciona bidella mangia crostatine e cioccolatini che non pulisce mai le stanze con la scusa che tanto le avremmo risporcate! Proprio adesso dovevi venire, quando in tutti questi anni non hai mai mosso il tuo culone per svolgere almeno un quarto del tuo lavoro!?
“Oh, ehm.. sì.”
Abbassai lo sguardo e tentai di rientrare quando la sua mano mi bloccò per un polso.
“Scoprirò chi è, June. E quando lo farò… Meglio se non ti dico quello che combino.”
Era una minaccia bella e buono ed io, temevo che avrebbe combinato davvero un casino anche se fosse venuto a sapere che il soggetto era effettivamente lui.
 

§§§

 
“Sei sicura, Alicia? Non pensi che sia… troppo?”
Mi giravo e rigiravo davanti allo specchio guardandomi da ogni angolazione per trovare un minimo difetto a quel vestito perfetto.. ma anche troppo sexy.
“Troppo, cosa, June? Ti sta benissimo!” Squittì lei, battendosi le mani da sola e facendo ridacchiare tutte.
Noi ragazze avevamo deciso di incontrarci, prima della festa, nella casa immensa di Alicia per sistemarci ed usufruire dei suoi consigli e, soprattutto, dei suoi trucchi super costosi.
“Alicia ha ragione, June.” Assentì Francine, piastrandosi i capelli.
Eh ti pareva che non le dava ragione!
Nel momento in cui Alicia si abbassava per prendere un paio di scarpe, lanciai un reggiseno qualunque in faccia a Francine, seguito poi da una smorfia derisoria ed un verso con i contro fiocchi: “Alicia ha ragione, June, gnì-gnì-gnì.”
“Perché ridete?” Alicia si era rialzata con un espressione confusa, date le nostre risa implacabili.
“N-niente.. n-non pr-preoccuparti, Al!” Disse Francine, portandosi una mano alla bocca.
“Che ne pensate? Ta-daan!
Holly era appena apparsa vestita da Pocahontas, in tutto il suo splendore.
Con tanto di collanina e capelli lunghi e neri dietro la schiena.
Avevamo deciso tutte di vestirci come le principesse Disney e, andando ad esclusione, a me era capitata Biancaneve.
Francine ovviamente non poteva non essere la Sirenetta mentre Alicia Jasmine di Aladdin, e Abby Belle di La bella e la bestia. Non a caso chiamava proprio Bestia il suo Freddie.
“Penso che moriremo di freddo appena usciremo.” Borbottai, guardandomi la gonna corta.
“Io no!” Sorrise compiaciuta, Abby, rimirandosi invece il vestito color oro, lungo fino alle scarpette dello stesso colore.
“Io invece creperò direttamente.” Commentò Francine, con solo il top verde acqua addosso, ed una finta pinna che si apriva per far uscire i piedi.
“Sei bellissima, Francine. Appena entrerai in sala ti dimenticherai subito del freddo.” Le sorrise la sua amica.
Inutile dire che gli occhi della rossa si addolcirono incredibilmente a quella frase.
“G-grazie Alicia.” Deglutì, cercando di sorriderle come meglio poteva.
“Bene! E’ ora di andare, siamo già in ritardo!” Gridò poi questa, voltando le spalle allo sguardo innamorato perso di Francine e dedicando l’attenzione a tutt’altro.
“Freddie mi ha chiamata tipo cinquanta volte.” Sbarrò gli occhi, Abby, guardando il cellulare.
“Di che cosa si è vestito? Non mi dire che gli hai fatto davvero mettere la maschera da bestia!” Chiese Holly, ridacchiando all’immagine.
“No, no… Si è rifiutato. Però il vestito blu elegante ce l’ha e penso gli stia benissimo.”
“Non l’hai visto?”
“No. Neanche lui ha visto me. E’ una sorpresa per entrambi.” Sorrise, con gli occhi pieni di luce.
Abby era bellissima e raggiante quella sera.
Solo io, forse, ero l’unica con l’espressione da morta e l’umore sotto terra.
“John era indeciso se vestirsi come il biondo del primo cartone, o il rosso del secondo. Alla fine ha detto che sceglieva la via di mezzo: il castano, perché non voleva fare il cornuto. Tanto per farvi capire quanto può essere scemo.” Rise, trascinando tutte noi, malgrado la mia pessima aurea.
“Ma state insieme?” Chiese poi Alicia, passandosi l’ultima volta il mascara sulle ciglia.
“N-no, no! Macché… lui è solo un amico. Un ottimo amico… ma è presto.”
E’ presto perché c’è ancora Chase nel mio cuore, avrebbe voluto dire la mia amica. Le si leggeva praticamente in fronte, ma decise di evitare accuratamente quel doloroso discorso.
Ma di una cosa ero convinta: John si stava pian piano facendo posto nel cuore di Holly e questo non poteva rendermi altro che felice.
Maggie si era vestita da Cenerentola e Chase dal suo principe, ma aveva constatato che fosse meglio sistemarsi a casa sua, invece che condividere la stessa camera con Holly.
“Ah beh, io non vi capisco proprio. Se uno vi piace, vi ci mettete insieme e basta!”
Il consiglio brutale di Alicia, ovviamente, non fece altro che far scappare risatine amare da chiunque.
“La fai facile tu.” Disse Holly, mettendosi il cappotto.
“Scusa eh, a te chi piace June? Puoi dirlo sai, io non ne farò parola con nessuno.”
Oh, merda.
“N-nessuno, Alicia…”
“Impossibile. Vabè, non me lo vuoi dire. Comunque se ti piace ‘sto tizio ti consiglierei apertamente di farti avanti. Magari proprio stasera che sei così sexy. Fallo impazzire!”

 
 
Angolo Autrice:
Il capitolo è corto, ma ho dovuto necessariamente tagliarlo perché nel prossimo dovrò raccontare della festa in maschera e probabilmente mi servirà un po’ di spazio. Poi volevo aggiornare in tempo, così… ta-daan! Spero vi piaccia anche se non è un granché.
Ricordo, inoltre, il mio indirizzo facebook dove potrete parlarmi o consigliarmi quanto volete -> Doll Efp
Un bacionissimo, e prego affinché ci siano più commenti dell’altro capitolo! ;)

   
 
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