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Autore: Lyra Snape    26/12/2011    6 recensioni
Cosa succederebbe se Draco Malfoy fosse costretto, suo malgrado, a conoscere usi e costumi del mondo Babbano? Ve lo posso dire io cosa: una catastrofe dalla quale nessuno uscirà vivo. O senza qualche cicatrice.
«Per evitare che spiacevoli manifestazioni di disprezzo nei confronti dei Babbani si ripetano, la corte ha deciso che il signor Draco Malfoy debba imparare le loro abitudini. La signorina Hermione Granger si prenderà la responsabilità di istruirlo».
Era difficile dire chi, tra i due, fosse stato il più scontento.
«Io ho aiutato Harry a salvare il mondo, perché il Ministero ha deciso di punirmi?» si era lamentata Hermione con Ginny, che aveva fatto spallucce.
«Possono anche cadere diciotto Signori Oscuri uno dietro l’altro, ma il Ministero continuerà a prendere decisioni del cavolo»

La raccolta è iniziata partecipando ad un contest, e ora ho deciso di continuarla utilizzado i promt della Big Damn Table.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Scritta per la Challenge 12 mesi di Fanfiction!, indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la nostra storia,
scegliendo il giorno in cui pubblicarla.
Ho scelto il 26 perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è Natale.
(092. Natale nella Big Damn Table)



NOME AUTORE: Lyra_weird (forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA: L'albero di Natale
PERSONAGGI: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ginny Weasley
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: e riprendiamo con le storie scritte di corsa...vabbe XD Ho deciso di riprendere il tema della storia precedente riguardo le politiche Ministeriali a favore dei Babbani (perché diciamocelo, sarebbe carino se questa raccolta di storie avesse almeno un filo conduttore), e mi sono chiesta: cosa succederebbe se Draco Malfoy fosse costretto a fare un albero di Natale senza magia? La schifezza che segue questa intro è la risposta (poi è raccapricciante, ma voi almeno fate finta che sia una cosa semidecente XD)
IMPORTANTE: NON è una Draco/Hermione!




Draco Malfoy entrò in casa Granger storcendo il naso, guardandosi intorno disgustato.
«Levati quell’espressione dalla faccia!» sbottò Hermione.
«Non è che io sia poi così felice di vederti qui!»
«Tranquilla, Granger, la cosa è perfettamente reciproca» borbottò Draco.
«Grandioso!» esclamò Hermione. «Allora vedi di ascoltarmi e fare esattamente quello che ti dico, così te ne andrai via in fretta e io potrò essere lasciata in pace».
Si guardarono in cagnesco per qualche istante, senza dire nulla. Da quando, mesi prima, il Wizengamot aveva emesso il verdetto del processo contro i Malfoy, a parere di entrambi la loro vita era decisamente peggiorata.
«Il Wizengamot riconosce l’essenziale aiuto che la Signora Narcissa Malfoy ha fornito a Harry Potter, mentendo al Signore Oscuro, perciò nessuno della sua famiglia subirà una condanna ad Azkaban» aveva detto il giudice. «Tuttavia, per evitare che spiacevoli manifestazioni di disprezzo nei confronti dei Babbani si ripetano, la corte ha deciso che il signor Draco Malfoy debba imparare le loro abitudini. La signorina Hermione Granger si prenderà la responsabilità di istruirlo».
Era difficile dire chi, tra i due, fosse stato il più scontento. Per settimane Draco non aveva fatto altro che ripetere che sarebbe stato molto più felice ad Azkaban, mentre Hermione, pur non dicendo quasi nulla, nel profondo sentiva che avrebbe preferito altre sei battaglie con Voldemort, piuttosto che quello.
«Io ho aiutato Harry a salvare il mondo, perché il Ministero ha deciso di punirmi?» si era lamentata una volta con Ginny, che aveva fatto spallucce.
«Possono anche cadere diciotto Signori Oscuri uno dietro l’altro, ma il Ministero continuerà a prendere decisioni del cavolo» aveva detto, e Hermione non aveva potuto essere più d’accordo.
Da quattro mesi ormai le lezioni di Babbanologia andavano avanti, e sebbene questo avesse portato a parecchie crisi isteriche, a una pentola a pressione esplosa e a un cellulare volato fuori dalla finestra, i due ragazzi non facevano di cenno ad andare leggermente più d’accordo, nonostante le minacce della signora Granger.
«Bada bene, Hermione» le aveva detto pochi minuti prima, guardandola minacciosa. «Vedi di comportarti in maniera civile con il tuo ospite, perché se mi ritrovo di nuovo minestra sparsa per tutta la cucina ti metterò in punizione per tutto il resto della tua vita».
La ragazza aveva cercato invano di spiegare che l’incidente della pentola pressione era stata tutta colpa di Draco che si era dimenticato di toglierla dal fuoco, e che al massimo quello che si comportava in maniera incivile era lui, non lei, e che comunque era ridicolo che una madre minacciasse di mettere in punizione la figlia quando questa aveva ormai diciannove anni, ma a nulla erano valse le sue proteste. Quella era una delle migliaia di ragioni per cui avrebbe preferito che Draco in quel momento si trovasse tra le fauci di un enorme Tranello del Diavolo estremamente affamato, piuttosto che nell’anticamera di casa sua.
«Cosa dobbiamo fare, oggi?» stava chiedendo questi con aria annoiata, ignaro delle segrete maledizioni che Hermione gli stava lanciando.
La ragazza sospirò. «La lezione di oggi riguarda il Natale» disse, sperando che quella tortura finisse il prima possibile. «Scoprirai presto che il Natale Babbano non è poi così diverso da quello magico: anche noi abbiamo Alberi, e ghirlande, e regali…»
«Ottimo, allora posso andarmene?» la interruppe Draco, girandosi verso la porta.
«Non ci provare!» lo fermò Hermione. «Oggi imparerai a fare un albero di Natale esattamente come fanno i Babbani, perciò dammi la tua bacchetta e vieni con me».
Il ragazzo la guardò malissimo per un attimo, poi, molto controvoglia, tirò fuori la bacchetta dalla tasca posteriore e gliela consegnò. Hermione annuì soddisfatta, poi precedette Draco nel salotto, dove li attendevano un abete, un grosso vaso, un sacchetto di terriccio e parecchie scatole aperte.
«Che cos’è quella roba?» chiese Draco, indicando il contenuto di una di esse.
«Sono palle di Natale» spiegò Hermione.
«E a che cavolo servono?» chiese Draco, guardandola come se improvvisamente le fosse spuntata una seconda testa.
«Si mettono sull’albero» disse Hermione, in tono ovvio. Notando che Draco continuava a lanciarle sguardi vacui, decise di tagliare corto. «Quello verrà dopo, comunque. La prima cosa che bisogna fare è travasare l’albero per metterlo in un vaso un po’ più carino».
«E non potevi farlo tu?» chiese Draco.
«No. Devi imparare esattamente cosa fanno i Babbani, non ci sono scorciatoie, e questo è il primo passo. Di solito gli alberi che vendono nei supermercati hanno le radici avvolte in sacchetti di plastica, quindi va da sé che li si deve mettere in un vaso».
Draco annuì, rimpiangendo i tempi felici in cui non sapeva cosa volessero dire le parole “supermercato” o “plastica”.
«Molto bene» continuò Hermione. «Ho già messo fogli di giornale sul pavimento, così non sporcheremo tutto, quindi ora leva l’albero dal sacchetto e mettilo in quel vaso».
Draco la guardò vagamente perplesso. «E come?»
«Con le mani!» esclamò Hermione, cominciando ad alterarsi. Notando che lo sguardo del ragazzo da perplesso si faceva allarmato aggiunse, non senza una nota sadica: «Sì, cara la mia principessa sul pisello, te le sporcherai».
Draco le lanciò un’occhiata malevola e cominciò a svolgere il sacchetto con la punta delle dita: una volta che fu aperto, prese il sottile tronco dell’abete e lo trasferì nel vaso, tenendo le braccia il più tese possibile, come se stesse trasportando qualcosa di estremamente puzzolente.
«Non è una bomba, Malfoy, non fare tutte queste scene» sbottò Hermione, per poi prendere il sacco di terriccio. «Ora prendi la terra e mettila nel vaso, così l’albero non cade. Sì, con le mani» aggiunse, prima che il ragazzo potesse aprir bocca. «Non è fertilizzante di drago, è terra, non ti farà niente».
Draco la guardò malissimo, prima di prendere il terriccio e buttarlo in malo modo nel vaso, sopprimendo il bisogno di farne ingoiare un paio di manciate all’odiosa figura che stava in piedi di fronte a lui, osservandolo soddisfatta.
«Ok, puoi andare a lavarti le mani, ora» concesse Hermione, quando Draco ebbe finito. «Poi potremo decorare l’albero».
«Cosa dobbiamo fare?» chiese Draco, scontroso, quando fu tornato in salotto.
«Be, hai presente le palle che hai guardato prima come se dovessero esplodere da un momento all’altro?» spiegò lei, prendendone una particolarmente bella, color rosso. «Dobbiamo appenderle ai rami dell’abete».
«E con cosa, visto che non ci è concesso di usare la magia?» chiese Draco.
«C’è il cordino apposta, genio del male» lo prese in giro Hermione, indicandoglielo. «Lo fai passare intorno al ramo e resterà appeso» aggiunse, appendendo la palla rossa a titolo di esempio.
«E non avete ghiaccioli o fatine da mettere sull’albero?» chiese Draco, col tono di chi sta seriamente pensando di far internare l’intera umanità non magica in una casa di cura.
«I ghiaccioli si sciolgono, re dei furboni» gli fece notare Hermione. «Non hanno incantesimi che li fanno diventare perenni, sono Babbani! A meno che, naturalmente, non vivano in Antartide, e in quel caso credo che siano troppo preoccupati a cercare di sopravvivere al freddo per occuparsi dell’albero di Natale».
«Cose da matti…» borbottò Draco, afferrando una pallina con la grazia di un rinoceronte affamato che si precipita sul cibo dopo giorni di digiuno. Due secondi dopo, frammenti di pallina erano sparsi ai suoi piedi, e lui stava guardando i piccolissimi graffi sulla sua mano come se fosse stato sicuro che avrebbero dovuto amputargliela.
«Devi stare attento» lo sgridò Hermione, estraendo la bacchetta. «Le palline sono di vetro, e sono anche particolarmente sottili» aggiunse, pronunciando un semplice incantesimo che fece sparire ogni lesione dalla mano del ragazzo. Puntò poi la bacchetta sul pavimento e la pallina ritornò intera. «Ecco qua» gli disse, porgendogliela. «Fai più attenzione».
«Potevi anche dirmelo prima, che si rompono così facilmente!» protestò Draco, prendendo la pallina con più delicatezza e appendendola all’albero.
«Non è colpa mia se hai la grazia di un canguro che ha appena imparato a saltare» rispose Hermione a tono, facendo spallucce.
Il ragazzo decise che il miglior modo per non finire ad Azkaban fosse tacere e continuò ad appendere palline all’albero, nonostante non chiedesse di meglio che poterle scaraventare fuori dalla finestra come aveva fatto con il cellulare mesi prima.
«E ora?» chiese, quando la scatola fu vuota.
«Ora si appendono i festoni!» disse Hermione, tirandone fuori uno dorato, particolarmente lungo, da una seconda scatola.
Draco lo guardò come se stesse per strangolarlo e scosse la testa. «Non appenderò quel coso» disse in tono categorico, incrociando le braccia.
«Tutti i Babbani li appendono, devi farlo» gli fece notare Hermione.
«No, intendevo che non lo appenderò di quel colore» puntualizzò Draco. «Trovane uno argentato o non se ne fa niente».
Hermione non riuscì a reprimere una risatina, poi ricominciò a frugare nella scatola e ne estrasse un festone color argento. «Va bene questo?» chiese, porgendoglielo.
Draco grugnì la sua approvazione e lo afferrò, per poi avvolgerlo intorno all’albero seguendo le istruzioni della ragazza.
«Molto bene» disse infine. «Ora che è finito direi che posso anche andarmen…»
«Nossignore!» lo interruppe Hermione. «Mancano le lucine!» esclamò, estraendone un lungo filo da una terza scatola.
«Non puoi semplicemente piazzare delle candeline?» chiese Draco, stremato.
«Sei matto?» disse Hermione, scandalizzata. «Le candele perdono cera e, soprattutto, darebbero fuoco all’albero!»
«Ci sono fuochi magici che non bruciano» le fece notare il ragazzo.
«I fuochi magici sono proprietà dei maghi, i Babbani non ce li hanno» rispose Hermione, chiedendosi se Draco fosse particolarmente idiota o se lo stesse facendo apposta per farla arrabbiare.
«E quindi che cosa fate?»
«Beh, le vedi queste lampadine?» chiese Hermione. «Sono tutte attaccate a un filo che fornisce loro elettricità e le fa accendere. Ti ricordi cos’è l’elettricità, vero?»
«Purtroppo sì» sospirò Draco, prendendo le lucine.
«Allora avvolgi questo filo intorno all’albero come hai fatto con i festoni» spiegò Hermione, «e poi grazie al cielo avremo finito».
Dieci minuti dopo, l’albero risplendeva soddisfatto sotto gli occhi dei due ragazzi, che si accasciarono, entrambi stravolti, sul divano.
«Non fare la scena di quella che è stanca, sono stato io a fare tutto il lavoro!» le disse Draco, profondamente irritato.
«Farti da baby-sitter è molto più stressante che fare duecento alberi di Natale tutti di seguito» rimbeccò Hermione. Gli porse la bacchetta, che il ragazzo afferrò per poi smaterializzarsi due secondi dopo senza dire una parola.
Due minuti dopo, sulla soglia del salotto apparve Ginny, che guardò l’amica con compassione. «Allora, com’è andata?» le chiese, sedendosi sul divano.
«Ha sbrogliato le luci con la grazia di un elefante e si sono appena spente tutte perché il filo si è spezzato, le palline sono in equilibrio precario perché non voleva pungersi e appendendo il festone ha rischiato di far cadere tutto sul pavimento» disse Hermione, indicando l’albero, che aveva smesso di risplendere e sembrava ricambiare il suo sguardo con aria depressa. «Ma fino a Capodanno direi che potrò starmene in pace».

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