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Autore: Lyra Snape    26/01/2012    5 recensioni
Cosa succederebbe se Draco Malfoy fosse costretto, suo malgrado, a conoscere usi e costumi del mondo Babbano? Ve lo posso dire io cosa: una catastrofe dalla quale nessuno uscirà vivo. O senza qualche cicatrice.
«Per evitare che spiacevoli manifestazioni di disprezzo nei confronti dei Babbani si ripetano, la corte ha deciso che il signor Draco Malfoy debba imparare le loro abitudini. La signorina Hermione Granger si prenderà la responsabilità di istruirlo».
Era difficile dire chi, tra i due, fosse stato il più scontento.
«Io ho aiutato Harry a salvare il mondo, perché il Ministero ha deciso di punirmi?» si era lamentata Hermione con Ginny, che aveva fatto spallucce.
«Possono anche cadere diciotto Signori Oscuri uno dietro l’altro, ma il Ministero continuerà a prendere decisioni del cavolo»

La raccolta è iniziata partecipando ad un contest, e ora ho deciso di continuarla utilizzado i promt della Big Damn Table.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Scritta per la Challenge 12 mesi di Fanfiction!, indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la nostra storia,
scegliendo il giorno in cui pubblicarla.
Ho scelto il 26 perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è "Ho visto tante persone che se ne andavano!"
"E mai nessuno è tornato indietro?".
(088. Scuola nella Big Damn Table)


NOME AUTORE: Lyra_weird (forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA: L'asilo
PERSONAGGI: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ginny Weasley
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: ormai sono ben avviata su questa lunghezza d'onda, perciò no, Draco, non sei salvo! Continueremo con queste fantomatiche politiche ministeriali pro-Babbani che tu tanto apprezzi XD
Stavo giusto pensando, visto che, contrariamente a quanto mi aspettassi, ormai questa raccolta avrà sicuramente un filo conduttore, forse dovrei cambiare titolo, no? Avete suggerimenti? (io sono una totale schiappa del dare titoli, perciò se avete un'idea, anche se pensate che sia stupida, suggerite pure!)


L’asilo


Hermione Granger e Draco Malfoy non erano famosi per la pace e l’armonia che regnavano tra loro ogni volta che si incontravano. Per dirla senza eufemismi, non si potevano vedere, e non chiedevano di meglio che mettere l’altro sul cammino di un Basilisco molto arrabbiato.
Per questo motivo, entrambi si erano molto risentiti con il Ministero, che li aveva costretti a passare tanto tempo insieme. Per lo stesso motivo, i migliori amici di Hermione non si stupirono quando la sentirono sibilare: «Se non trovo una scappatoia a quella stupida sentenza, giuro che lo uccido con le mie mani».
Per una cosa, invece, Hermione era molto famosa: quando si prefiggeva un obbiettivo, non c’erano tempeste, uragani o Signori Oscuri che la potessero fermare. Rimase per giorni e giorni rinchiusa nell’archivio dove il Ministero teneva i documenti relativi ai processi contro Mangiamorte, senza mai uscirne se non quando doveva usare il bagno, costringendo Harry, Ron e Ginny a portarle da mangiare a turno, e rilesse il verbale relativo al processo dei Malfoy così tante volte che lo imparò a memoria.
Infine, dopo tre giorni di ricerche ininterrotte, l’intero Ministero della Magia sentì un urlo trionfante provenire dalle proprie segrete, ed Hermione, stringendo a sé il verbale come se fosse la sua più preziosa ragione di vita, corse a casa con la velocità di una Firebolt e radunò i suoi migliori amici.
«Ce l’ho fatta!» annunciò, con lo stesso tono di chi è appena stato eletto Ministero della Magia.
«Sei riuscita a leggere tutti i libri della biblioteca di Hogwarts?» arrischiò Ron, guardandola scettico.
«No» rispose Hermione, guardandolo sdegnosa. «Ho trovato la scappatoia!»
«La scappatoia a che?» borbottò Harry, visto che la ragazza non aveva ancora spiegato per quale motivo tutti si trovassero lì.
Hermione, invece di rispondere, spiegò il foglio che aveva in mano e lesse: «Il signor Draco Malfoy si impegna nell’imparare tutte le usanze e i costumi Babbani, istruito dalla Signorina Hermione Granger, o chiunque lei nominerà in sua vece».
«E questo vuol dire che…» iniziò Ginny, lentamente.
«Vuol dire che posso scegliere qualcuno che gli faccia lezioni di Babbanologia quando io non ne ho voglia!» esclamò Hermione. «E questo qualcuno siete voi!» aggiunse, indicandoli.
«Noi?» sbottò Ron, incredulo. «Ma io non so un cavolo sui Babbani!»
«Beh, non ti farebbe male imparare qualcosa» disse Hermione, minacciosa. «Altrimenti andrò dal Wizengamot e chiederò loro di obbligarti a imparare le usanze Babbane insieme a Malfoy, ci siamo capiti?»
In realtà, per le prime settimane Hermione continuò a preoccuparsi di istruire Malfoy senza l’aiuto dei suoi amici, perché in fondo al suo cuore regnava un piccolissimo senso di colpa: il Ministero le aveva dato un dovere da compiere, chi era lei per sottrarsi?
Tuttavia, quando vide il suo libro preferito cosparso dal caffè che era schizzato fuori dalla caffettiera con l’entusiasmo di un kamikaze, perché Malfoy era stato troppo lento o troppo incapace per capire che si doveva togliere dal fuoco, capì che la sua pazienza aveva un limite che sarebbe stato prudente non superare: soppresse quindi il senso di colpa con una colata di bile e scrisse una lunga lettera a Ginny, con le istruzioni per la lezione seguente.

«Ciao, Malfoy».
«Weasley?» disse Draco, incredulo. «Che ci fai qui?»
«Supplenza» spiegò Ginny. «Hermione non ti sopporta più, quindi oggi sarò io a farti da maestra».
«Tu conosci le usanze Babbane quanto le conosco io» cercò di farle notare Draco, scettico.
«Errore! Sono amica di Hermione e sto insieme ad Harry, qualcosina ho imparato. E in ogni caso Hermione mi ha detto che su questa lettera ci sono delle istruzioni a prova di idiota» disse, indicando la busta che aveva in mano. «Quindi suppongo che riuscirai a capirle persino tu» aggiunse, ghignando.
Draco ritenne più saggio non rispondere, e rimase a osservare Ginny che spiegava la lettera e leggeva le prime righe.
«La lezione di oggi riguarda i bambini!» annunciò la ragazza.
Malfoy inarcò il sopracciglio. «I bambini?» chiese, perplesso. «In che cosa sono diversi dai maghi? Hanno le zanne?»
«Dovrai andare all’asilo dietro la casa di Hermione, e tenere i bambini per qualche ora» spiegò Ginny, leggendo. «Così potrai imparare come giocano e si divertono i bambini Babbani, e inoltre questo non potrà che fare bene al tuo brutto carattere» aggiunse, senza staccare gli occhi dal foglio.
«Che cosa?» strillò Draco. «Non ho la minima intenzione di fare una cosa simile! Io odio i bambini! A nessuno piacciono i bambini! Che diavolo è un asilo?»
«È un posto dove tengono i bambini molto piccoli che non vanno ancora a scuola, quelli sotto i sei anni» spiegò Ginny, scorrendo la lettera.
«Quindi pure quelli dell’età più infelice! Scordatelo, piuttosto che fare una cosa del genere vado a rinchiudermi ad Azkaban e mi mangio la chiave».
Draco era sicuro di essere stato alquanto definitivo nel suo rifiuto, perciò non riuscì a spiegarsi perché, dieci minuti dopo, si ritrovò circondato da una folla di bambini urlanti che gli tiravano i pantaloni facendogli assurde richieste che non si preoccupò nemmeno di ascoltare.
«Mi hai lanciato una Maledizione Imperius!» sibilò sdegnato all’indirizzo di Ginny, che lo osservava con aria soddisfatta.
«Mi ci hai costretto» rispose lei, facendo spallucce. «Hermione mi ha autorizzato a farlo, nel caso fossi diventato troppo noioso. Malfoy, quel bambino che ti sta attaccato ai pantaloni piangendo da mezz’ora si è sbucciato un ginocchio, vai a prendere il disinfettante e un cerotto e medicalo subito».
Draco aprì la bocca per ribattere qualcosa di tagliente, o di cattivo, o comunque lanciarle qualsiasi insulto gli passasse per la testa, ma non trovando niente che si potesse dire davanti a venti bambini si limitò a masticare qualche maledizione fra i denti e si diresse verso la cassetta del pronto soccorso.
«D’accordo» disse, in tono seccato, quando ebbe in mano il disinfettante. «Dimmi dove ti fa male».
Il bambino lo guardò vagamente perplesso, non riuscendo a credere di trovarsi di fronte a un adulto tanto stupido, e senza dire nulla indicò il ginocchio sinistro, dove si vedeva, ben evidente, una sbucciatura. Draco la pulì a la disinfettò con la faccia di chi è costretto a pulire la Sala Grande quando si riempie di Puzzalinfa, mise il cerotto e con un gesto imperioso disse al bambino che poteva anche tornare a giocare.
«Non posso!» ribatté il bambino, incredulo. «Devi cantarmi la canzoncina della bua, altrimenti non guarisce!»
«La canzoncina della bua…» ripeté Draco, senza capire, guardando Ginny alla ricerca di aiuto.
La ragazza gli passò un foglio, pescandolo dalla lettera di Hermione. «È questa!» sussurrò, indicandogliela.
«Ehm, ok» borbottò Draco, pregando intimamente che la terra lo inghiottisse in quel preciso istante. Poiché non avvenne nulla di tutto questo, iniziò a cantare a voce bassissima: «Soft Kitty, warm kitty, little ball of fur! Happy Kitty, spleepy kitty, purr purr purr».
Il bambino sorrise, radioso. «Grazie, maestro!» esclamò, prima di correre verso i suoi compagni.
Ginny fu scossa dalle risate, e per parecchi secondi non riuscì a proferire verbo. «Però, sei bravo con i bambini!» esclamò, quando le fu passata la ridarella.
«Non è vero!» si difese Draco. «Non li sopporto! La canzoncina della bua, ma si può? Non esiste! Weasley, esigo che tu mi porti immediatamente fuori di qui!»
«Dai, Malfoy, qual è il problema? Intanto la senti questa? È la campanella, è l’ora del riposino! Praticamente non dovrai fare niente di niente per mezz’ora, a parte guardarli mentre dormono».
Draco rifletté qualche minuto, poi decise che in effetti i bambini addormentati non potevano rivelarsi questa gran fatica e acconsentì a restare.
Poco dopo, i bimbi erano tutti sdraiati sui loro materassini, e lo guardavano con aria di aspettativa.
«Ma che vogliono?» sussurrò a Ginny, seccato.
«Devi leggere loro una storia!» ribatté questa, pescando un libro a caso dallo scaffale dietro di loro.
«Cose da matti…» borbottò Draco, prima di aprire e iniziare a leggere la storia, che scoprì chiamarsi Cappuccetto Rosso. Non lesse molto, comunque: Cappuccetto Rosso non era ancora riuscita a entrare nel bosco che tutti i bambini si erano addormentati.
«Non ho mai faticato così tanto in vita mia» sbottò, sedendosi di schianto sulla sedia più vicina.
«Hai medicato una sbucciatura a un bambino, praticamente non hai fatto niente» ribatté Ginny.
«Gli ho anche cantato la canzoncina della bua» le fece notare Draco.
«Ah, beh, chissà che fatica» lo prese in giro Ginny, piena di sarcasmo.
Il ragazzo aprì la bocca per ribattere, ma si interruppe perché Brian, lo stesso bambino della sbucciatura, si alzò a sedere di scatto, con gli occhi pieni di lacrime.
«Che cosa è successo?» chiese Draco, dopo che Ginny gli ebbe lanciato un’occhiata minacciosa che voleva sicuramente dire “Consolalo o ti affatturo!”
«Ho fatto un brutto sogno, bruttissimo!» ansimò Brian, senza fiato.
«Che cosa hai sognato?» chiese Draco, sentendo la bacchetta di Ginny puntata sulla schiena.
«Ho visto… Ho visto tante persone che se ne andavano! La mamma, e il papà, e mia sorella, e tutti i miei amici…»
«E mai nessuno è tornato indietro?» chiese Draco, con voce solidale.
«No, nessuno!» rispose il bambino, mettendosi a piangere. «Io non voglio rimanere da solo!»
«Figurati!» lo rimproverò Draco, aspro. «Nessuno rimane solo».
«Ma io a volte mi comporto male!» protestò il bimbo, spaventato. «A volte rubo le caramelle, e non voglio andare a dormire quando me lo dice la mamma, e tiro i capelli a Jenny quando nasconde i cioccolatini perché dice che ne ho mangiati troppi, e se poi si stufano e se ne vanno?»
«Ok» sospirò Draco, prendendo il suo fazzoletto e asciugandogli la faccia. «Adesso ascoltami bene: nessuno se ne va per sempre, anche se ti comporti da schifo. Si possono arrabbiare, ma tutti prima o poi tornano indietro. Anche quelli che non sopporti».
«Tutti tutti?» chiese Brian, guardandolo sospettoso.
Draco rifletté per qualche minuto. Pensò a Potter, che durante la sua udienza era piombato in aula con la discrezione di un tornado urlando che non potevano arrestarli, che Narcissa Malfoy gli aveva salvato la vita. Pensò alla Granger, che chiamata a testimoniare giurò che lui si era rifiutato di riconoscerli, quando erano stati portati al Malfoy Manor. Pensò a Weasley, che aveva confermato la versione di Hermione annuendo con così tanta veemenza che aveva sbattuto la testa contro il banco dei testimoni. Pensò anche alla Weasley dietro di lui, che con una faccia tosta di dimensioni epocali aveva mentito davanti all’intero Wizengamot, dicendo che più volte lui l’aveva difesa e aveva impedito che venisse punita dai Carrow.
«Sì» confermò, con aria convinta. «Tornano tutti indietro».
«Tornerai anche tu?» chiese Brian, guardandolo speranzoso.
«Beh…» cominciò Draco, imbarazzato. «Io… Non credo che…»
«Ma certo che tornerà!» disse Ginny, alle sue spalle. «Non ti devi preoccupare, Brian».
Il bambino sorrise, poi si sdraiò nuovamente e si addormentò quasi all’istante. Draco si girò verso Ginny, sdegnato. «Sai, lo so che non sono proprio la persona giusta per farti la morale, ma non ti sembra che mentire a un bambino sia una cosa piuttosto schifosa da fare?»
«Ma non ho mentito!» disse Ginny, esultante. «Mentre leggevi la storia ho mandato un Patronus al Ministero, e sia Hermione che il Wizengamot sono d’accordo con la mia idea!»
«Quale idea?» chiese Draco, sospettoso.
«In aggiunta alle lezioni di Babbanologia, diventerai maestro in questo asilo! Tutti concordano nel dire che questo riabiliterà il tuo nome! Ah, e Hermione ha anche detto che questo farà molto bene al tuo brutto carattere» spiegò Ginny,entusiasta.
Draco la guardò interdetto, senza riuscire a dire una parola. «Io… Maestro…» bisbigliò infine, fissando il vuoto in stato catatonico. Riflettendoci, sarebbe stato quasi meglio se non fosse tornato indietro nessuno.
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