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Autore: Doll_    30/12/2011    20 recensioni
June è un'adolescente riservata e timida che al secondo anno di liceo viene inevitabilmente attratta nella tana del lupo cattivo. Jack è più grande e affascinante, ma anche col suo carattere intrattabile e scontroso, riesce a far innamorare di sé la ragazza e a portarla a letto, per poi lasciarla come suo solito. Peccato che l'anno dopo i due verranno messi a stretto contatto a causa dell'imprevedibile destino che, seppur detestandosi, li unirà sempre più...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'June e Jack'
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The Costume Party – part I

 

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Fallo impazzire, sì, come no.
Giusto una come Alicia poteva darmi un consiglio simile. Lei non sapeva neanche cosa fossero i problemi di cuore… Ed io ci sguazzavo dentro letteralmente.
Stavamo scendendo tutte le scale della villa di Alicia, appunto, per dirigerci fuori e andare con le macchine dei nostri –cioè loro- accompagnatori –io mi sarei aggregata ad Abby e Freddie- quando questa aprì il portone ed una visuale agghiacciante mi bloccò sull’uscio.
“Jack? Che ci fai qui?” Francine diede voce ai miei pensieri.
Lui scrollò le spalle ed aprì lo sportello dell’auto… e se l’infarto non mi era venuto vedendolo davanti casa di Alicia in un completo più che sexy; la visione che mi apparì dopo, avrebbe dovuto proprio uccidermi.
“Ciao ragazzi!” squittì Charlotte –sì, proprio lei- in un vestitino striminzito da ballerina di danza classica, mentre con una mano accarezzava il braccio del mio Jack, “Scusate se mi sono presentata qui senza avvertire ma Jack mi ha invitata all’ultimo momento. Pensate che mi faranno entrare lo stesso, anche se non sono della vostra scuola?” Chiese, col solito accento francese che mi causò un non trascurabile tic all’occhio.
Con quel vestitino da battona, pensai, ti faranno entrare ovunque.
“Oh, beh.. penso di sì.” Balbettò Holly, voltandosi verso di me e prendendomi la mano per stringerla forte, come se volesse condividere con me la propria forza.
Io la staccai velocemente e senza farmi notare mi diressi verso la macchina di Freddie che guardava la scena sconvolto affianco a John.
“Andiamo?” Borbottai, una volta di fronte a lui, seguita da Abby.
“Sì, andiamo.” Disse lei, rafforzando il mio ordine.
“Già andate via?”
Questo era Jack, che fino a quel momento non aveva aperto bocca e che con aria disinvolta ed un espressione da schiaffi si era voltato verso di noi.
In quell’istante capii perché non aveva parlato, associandolo al suo traballare e ai suoi capelli più in disordine del solito.
Aveva bevuto… insieme alla sgualdrina, magari. E poi avevano anche scopato, ma sì.
Il mio umore calò ancor più del possibile.
Deglutii “La festa sta per iniziare, Jack.”
“E neanche mi saluti?” Farfugliò, parandomisi di fronte.
“Do-dobbiamo andare…” Balbettai in preda ad un attacco d’ira e imbarazzo.
“Ti sto chiedendo solo un bacino, Junery..” Strascicò ancora, alitandomi addosso l’odore di alcol e tabacco.
Addosso avevo un enorme giubbotto che mi copriva il vestito e mi teneva al caldo, ma Jack mi aveva afferrato le braccia tanto forte che avrei scommesso mi sarebbero venuti i lividi.
“Jack, lasciala stare, ora dobbiamo andare.” John aveva preso suo cugino per un braccio e, rubando un po’ della sua attenzione, lo aveva convinto a lasciarmi andare non prima di aver biascicato:
“Ci sarà stasera il tuo fottuto amichetto, June?” risata amara, classica degli antagonisti della Disney pronti a dire qualche cattiveria malvagia, “Voglio proprio vedere la faccia che farà quando gli dirò che quando cerchi di non pensare a lui” e adesso si era avvicinato; un centimetro dal mio viso per far sentire solo a me ciò che disse dopo, “ti fai scopare a sangue da me.”

Non ricordo cosa mi tenne bloccata poco dopo; seppi solo che ero così sconvolta e ferita e arrabbiata e delusa, che la mano si mosse da sola, e lo schiaffo uscì più potente di quanto mi aspettavo.
Tanto potente da fargli voltare la faccia di lato.
“Sei un cretino.” Sibilai, puntando i miei occhi nei suoi, che ora sembravano quasi pentiti e guardavano a terra come se la mia vista li ferisse.
Qualche minuto dopo mi avevano praticamente chiusa in macchina e spedita alla festa come un pacco postale… La festa, giusto.
E chi cavolo ci voleva andare dopo quella brutta botta!?
“Riportatemi a casa.” Ordinai ad Abby e Freddie.
“Cosa!? Non se ne parla nemmeno, June! Tu verrai con noi e ti divertirai fino a far sentire Jack, ancora più merda di quanta già non sia.” Sbroccò la mia amica, venendo placata solo dal suo ragazzo.
“Ehi, Jack è pur sempre un mio amico.”
“E chi se ne frega! Hai visto come si è comportato poco fa!? Quello è un pazzo.”
“Non l’ho mai visto comportarsi così. Non è proprio da lui.” Borbottò il ragazzo, più a se stesso che a noi.
Ma io ormai non seguivo la conversazione da un pezzo.
Capivo che Jack fosse stato furioso per ciò che aveva capito, ma portare Charlotte al ballo? Bere come un ubriacone? Fare quella scenata davanti ai suoi più cari amici?
No, doveva esserci qualcosa di più. Non era per quello che ci eravamo detti pochi giorni prima sulle scale antincendio.
Magari riguardava i genitori. Sì, era probabile.
Jack era sempre stato talmente superficiale che per lui comportarsi in certi modi non avrebbe avuto alcun senso. Ed io non ero così importante per lui, lo avevo sempre saputo, e ci avevo fatto anche il callo. Sinceramente, neanche m’importava più di tanto. Lui non doveva per forza mettermi al centro del suo mondo, ed io non lo volevo, perché altrimenti non sarebbe stato il mio Jack. Quello di cui mi ero perdutamente innamorata. Bastava che lo mettessi io al centro del mio mondo, per entrambi, o che fossi semplicemente io quella che girava attorno a lui come un satellite. Del resto non m’interessava.
Consapevole di ciò, mi autoconvinsi che anche se Jack era stato un perfetto bastardo alla bad boys, io avrei comunque provato a comprenderlo, e magari ad aiutarlo, per salvarlo dal suo stesso baratro e riportarlo alla luce. Avrei rifatto da zerbino, ma se questo sarebbe servito a renderlo almeno sereno per un po’, sarei stata disposta ad annullarmi per lui. Lui che in quel momento stava peggio di tutti noi, che si era ridotto a tanto a causa di qualcosa che gli logorava il fegato. E quel qualcosa io l’avrei scoperto a tutti i costi. Perché poi non era tanto il fatto che aveva bevuto –avrei bevuto tanto anche io quella sera-, ma tanto perché si era ridicolizzato, quasi, di fronte ai suoi compagni che lo avevano sempre visto forte e potente come un gran leone, che non si faceva abbattere da niente e nessuno… Lui quella sera aveva spazzato via quegli ideali e doveva ritrovare la sua àncora di salvezza che lo avrebbe riportato in cima.
E quell’àncora volevo essere io.

§§§


“Questo cosa significa?!”
E riecco che ripartiva il cazziatone.
“Una B, papà. Cosa c’è che non va?” Chiesi stizzito, accendendomi una sigaretta davanti a quella faccia di culo.
Il vecchio aprì la bocca poi la rischiuse, mentre gli occhi si riempivano di venette e il fumo gli usciva dalle orecchie. Se lo meritava, quel bastardo.
“Jackson David O’Connell, non ti permetto assolutamente di rivolgerti a me in questo modo.” Sibilò, come una serpe pronta all’attacco.
E fortuna che non c’era l’altra vecchiaccia con lui a mettere benzina sul fuoco.
Stavolta volevo proprio divertirmi a farlo incazzare come una bestia, così magari mi avrebbe picchiato e avrei potuto ricambiare con tutta la frustrazione che avevo in corpo, a causa loro e degli insegnamenti di merda con i quali mi avevano riempito la testa da ragazzino.
“No, Jack, non puoi giocare con gli altri bambini.”
“Devi stare con noi adulti e parlare del tuo futuro”
Questo a otto anni.
“Nessun motorino: non vorrai andare in giro come un vandalo!”
“L’amore è una cosa da ragazzino e da deboli: tu sei forse una femminuccia?”
Questo a dodici.
“Devi sempre portare ottimi voti, figliolo, altrimenti saremmo costretti a portarti dai nonni a Londra.”
“E questa la chiami musica!? Razza di degenerato! Vieni immediatamente in sala a parlare con i colleghi di tuo padre!”
E questo a quindici.
Poi basta, perché da lì fino a quel momento, non feci altro che disobbedire ai loro fottuti ordini e a farmi entrare come uscire da un orecchio all’altro tutte le cazzate che sparavano per cercare di rendermi… come dicevano? Ah sì: perfetto.
“Altrimenti che fai? Mi porti dalla nonnina a Londra? Ma sì, fallo! Sai che me ne frega! Appena mi accompagnerai all’aeroporto mi rivenderò il biglietto e farò della mia vita tutto quello che non hai potuto della tua.” Gli rivomitai praticamente in faccia metà dei miei propositi per scappare da quella galera che chiamavano casa.
“Come… Come ti permetti!”
“Oh-Oh, il grande O’Connell ha balbettato!? E che è successo? Forse il suo figlioletto è riuscito a farlo scaldare?” Lo derisi, parlandogli ad un centimetro dal viso come odiava tanto.
Strano che non avesse ancora reagito, e strano che io gli parlassi così.
Certo, avevo sempre fatto il ribelle della situazione, ma aggredirlo? Di solito me ne restavo zitto e lo guardavo con sufficienza fino a portarlo allo stremo delle forze. Era come vedere una bestia che gira e rigira intorno alla preda senza mai attaccare, per poi stancarsi e accasciarsi a terra senza energie. Era divertente, ma forse non mi bastava, perché ero stufo di incassare, e volevo dar loro almeno un pizzico del dolore che mi portavo sulle spalle da quando avevo solo otto anni.

“…Ma non devi farti frenare dalla tua famiglia. Tu sei tu, e loro sono loro. Se continui così li lascerai vincere.”

Quella mocciosa in tutto il casino della mia vita, ci aveva capito più di me.
Ma anche lei mi aveva mentito, raggirato… Alla fine era stata lei a usare me! Ed io come un coglione l’avevo lasciata fare, illudendomi che forse… Ma no, tutte cazzate.
Solo su una cosa aveva ragione mio padre: l’amore rende deboli. E ciechi.
Ma se non mi avessero mai riempito di quegli ideali, forse l’avrei resa più felice prima, quando ancora ero in tempo, e stavamo ancora assieme. Prima di comportarmi da coglione e mollarla…. Prima di lasciare che se ne andasse.
Ma era stata sempre lei a tenermi in pugno, e a farmi soffrire come un pazzo. Lei non aveva mai provato nulla per me, se non attrazione fisica, e se n’era servita per rendermi il suo schiavo e dimenticare l’altro. Che non ero io.
“Un’altra parola e ti diserederò, ti renderò la vita un inferno fino alla tua morte: non potrai più trovare alcun lavoro, più nessun affetto; nulla. Non provare nemmeno a pensare lontanamente di poterti mettere contro di me, mocciosetto. Te lo sconsiglio altamente.” Mi minacciò, puntandomi l’indice al petto e perforandomi con quello sguardo di ghiaccio che tanto odiavo rivedere nei miei occhi quando mi guardavo allo specchio.
“Vorrei correggerti su un punto: tu mi hai già reso la vita un inferno.” Lo fissai per altri secondi, constatando che non sapeva come rispondermi, poi lo sorpassai con una spallata e prima di uscire mi ricordai di dirgli –fra i suoi mille urli: “E.. Ah, sono sicuro che morirai prima della mia morte, quindi divertiti adesso, perché ti rimane poco tempo.” Afferrai la giacca e le chiavi della Mustang.
“Sei in punizione, e la delusione più grande della mia vita. Non puoi prendere la macchina e tantomeno la moto!”
Incredibile come riuscisse ad inserire in una frase normale, un’altra frase talmente malvagia come quella -“e la delusione più grande della mia vita”- proprio come se niente fosse.
Avrei dovuto impararmi anche io. Eppure sin da bambino non ne avevo mai capito il motivo.
Ma mai fui tanto soddisfatto quando gli risposi: “E ‘sti cazzi??”
Boom. Chiusa la porta, presi il cellulare.
“Charlotte? Ciao… Volevo- ah sì, lo sapevi? Bene. Allora ti passo a prendere adesso. Ciao.”
Quella sera l’avrei dimenticata: avrei fatto sesso con quella portoghese o francese che fosse, e l’avrei dimenticata. Mi sarei divertito e liberato di quel peso opprimente che sentivo in petto.
Ma prima sarei andato da lei e l’avrei stuzzicata un po’… Dopo magari avrei scoperto lo stronzo che me l’aveva rubata, e l’avrei ammazzato di botte. Sì, proprio ucciso.. a sangue.
Infine, magari, avrei fatto l’amore con June, e non con quella Charlotte.
Solo in macchina, poi, mi resi conto di un fatto spaventoso: parlando di Charlotte, avevo pensato “avrei fatto sesso” mentre rivolgendomi a June, avevo pensato… “avrei fatto l’amore”.

§§§


“Ancora preoccupata per June, amore?”
Mi piaceva quando Freddie mi chiamava amore, mi ricordava ancora una volta quanto ero stata fortunata a trovarlo… e ad averlo.
“Mmmh… vorrei tanto stritolare le palle di Jack, però no, non sono preoccupata.” Risposi, rifilandogli un sorriso più finto di Pamela Henderson.
Lui mi guardò, scettico: “Perché non andiamo a ballare, invece? La festa è bellissima e tu sei.. Beh, non ho parole.” Mi sorrise poi, avvicinando i nostri visi donandomi un dolcissimo bacio a stampo.
Solo.
Erano settimane che ormai stavamo assieme, non contando poi i tanti anni di amicizia, quindi… Perché ancora non mi toccava? Ancora non… mi chiedeva nulla. Insomma, non volevo essere precipitosa ma il massimo raggiunto era stato un bacio alla francese! Ed io impazzivo, perché ricordavo quando mi raccontava delle sue esperienze con altre ragazze e sapevo che i tempi non si estendevamo mai a così tanto.
Mi dovevo preoccupare? June mi aveva detto di no, che forse proprio perché ero io, e magari per lui ero più speciale delle altre, voleva aspettare il momento migliore.
E allora di cosa mi agitavo? Perché ero sempre irrequieta quando mi stava attorno? Quando eravamo soli in macchina o a casa di uno dei due e ci limitavamo a vedere delle stupidissime soap opere?
Del resto proprio non potevo lamentarmi: Freddie era perfetto. Ma… ma. Già.
Avevo bisogno di sentirlo… di più. E avevo paura che lui non volesse andare oltre perché forse non gli piacevo già più e per pena mi faceva credere ancora di stare assieme.
Oddio! Holly mi aveva contagiata a forza di paranoie!
“Grazie bestia, anche tu non sei niente male.” Ricambiai il sorriso, volgendo il viso verso la sala per continuare a tenere d’occhio June che non la smetteva di bere e provarci con i peggiori ceffi.
Oh-oh, ora le si era avvicinato Dan.
“Freddie, vedi June? Pensi che dovrei intervenire?”
Lui si voltò e dopo qualche minuto mi riguardò con degli occhioni stupendi: “Vedi che ti preoccupi, allora? Mentre ti facevo le coccole tu guardavi lei per tenerla d’occhio!” Rise, pizzicandomi un fianco.
“Oh, ma dai! No, mi fai il solletico! Freddie! Rispondi, diamine.. dovrei intervenire?”
“E chi sei, sua madre forse? June vuole solo divertirsi, per una sera, e dimenticare, per una sera, quel coglione di O’Connell. Lasciala stare, e pensa a me che mi sento trascurato…”
Mentre mi dirigevo verso la pista, fra la calca di gente, per ballare con il mio migliore amico, il mio eroe, la mia bestia, ed il mio più grande amore… Ripensai solo un’ultima volta a June, sperando che anche lei, un giorno, trovasse ciò che stava cercando e per il quale si stava annullando.

§§§


“Li vedi? Ci sono? Stanno guardando qui?”
“Oh, andiamo Holly, smettila di nasconderti!” Mi aggredì John, togliendomi il tovagliolo rosso che stavo usando per coprirmi il viso.
“Ehi, ridammelo! Oh, no… ci hanno visti! Ridammelo!”
Gli urlai praticamente nell’orecchio mentre mi sporgevo per riprendere il pezzo di carta e lui mi allontanava con un braccio fra i nostri corpi.
“Stai tranquilla, Holly! Non ti faranno niente!” Mi rimproverò, buttando il povero tovagliolo nel cestino e poggiandomi le mani sulle spalle nude –potevo sentire quanto le sue mani erano fredde.. o quanto il mio corpo era caldo a contatto con esse- e tranquillizzandomi come era in grado solo lui.
Sì, solo lui riusciva a rimettere la calma in quelle tempeste che ogni tanto aleggiavano nella mia mente.
“Respira.” Mi ordinò, puntando i suoi occhi nei miei.
Inspira-espira-inspira-espira-inspira-espira-inspira…
“Brava, così… Ora come ti senti?” Mi sorrise.
E qualcosa dentro di me si ruppe nuovamente.
“M-meglio… grazie Jonny!” Ripresi il sorrisone mentadent e lo abbracciai più forte che potei.
“Ehi, e questo per cos’è?”
Stavo per rispondergli; stavo per dirgli: “Per avermi ricordato come si sorride, ma di un sorriso vero. Per sopportarmi ogni giorno e starmi accanto ad ogni mia crisi di nervi. Per aiutarmi senza giudicarmi e per essere sempre dalla mia parte. Per quegli occhi che mi riportano la speranza e mi sciolgono come ghiaccio al sole. Per continuare a farmi credere in persone migliori e per avermi riportato la felicità. Per tutto ciò che sei e per tutto ciò che sono io, quando sono con te.” Ma non ci riuscii, perché una voce estranea, ci ridestò dall’abbraccio.
“Holly… possiamo parlare?”
Mi staccai dall’abbraccio e i miei occhi increduli si posarono sulla figura di Chase, di fronte a me… Bello più che mai.
“I-io.. e te?” Deglutii, arrossendo improvvisamente.
E John mi vide; vide tutto. E restava zitto, a testa bassa.
“Sì. Seguimi…” Mi guardava, ma non sorrideva. Però mi prese per mano… ed io mi sentii in paradiso.

§§§


“Ho un po’ di roba buona per stasera, cucciola.. che ne dici?”
A Dan puzzava l’alito di birra. Io odiavo la birra.
Almeno Jack aveva bevuto qualche shortino di troppo… Niente birra nel suo alito, quando mi aveva parlato a pochi centimetri dal viso. Lui riusciva a profumare anche in mezzo al fango.
Dan no, Dan puzzava.
“R-roba? Che tipo di roba?” Deglutii, cercando di reggermi la testa come se potesse cadermi da un momento all’altro.
No, a me la birra proprio non piaceva; ma il vino rosso era praticamente la mia malattia.
E fortuna che non c’erano nemmeno i professori a controllarci: aveva organizzato tutto il figlioccio del preside di cui si fidavano tanto… Che imbecilli.
Il caro figlioccio però, era utile: aveva tanti di quei soldi che per quella sera l’alcool si sarebbe sprecato.
Se non ci fossi stata io.
“Erba, bellezza… Mai provata? Questa è ottima.”
“So cos’è.” Lo zittii, poi ripensai… e mentre ripensavo, Jack entrò mano nella mano con Charlotte… e si sistemava la cinta dei pantaloni mentre lei si asciugava le labbra con un fazzolettino… e il mio cuore andò letteralmente in mille pezzi: “Fammi provare ‘sta roba, va…”

“Wow, stasera sei proprio una bomba, piccola. Mai vista tanto sexy! E’ per O’Connell, vero?”
Eravamo solo io e Dan, e avevamo raggiunto il retro della scuola dove c’era a malapena qualche lucetta.
“N-no.. Su prepara lo spinello e non fare domande. Non sono in vena.” Borbottai, poggiandomi al muretto.
“No, ascolta tu me, adesso. Mi sono comportato da stronzo l’ultima volta, okay? E se proprio lo vuoi sapere il tuo ex è davvero manesco! Mi ha dato un pugno in faccia che ricorderò finché campo; ma non è questo il punto. Io sono stato stronzo solo perché mi bruciava ancora la questione della nostra relazione, e ti chiedo scusa. Sono stato immaturo. Ma tu smettila, per favore.. Smettila di farti rovinare da un tipo che non si regge nemmeno in piedi da solo. Devi capire che non puoi più essere egoista; smetti di pensare a cosa vorresti tu, e inizia a pensare a cosa vuole ormai lui… nulla.”
Ora non sentivo praticamente niente. Il vuoto… Il mio petto si era improvvisamente svuotato.
“N-non ti ho mai sentito fare un discorso così intelligente.” Sorrisi, trattenendo le lacrime.
Dan poi accese la canna e dopo tre tiri, me la mise sotto il naso.
“Sai com’è, le esperienze fanno crescere.” Ridacchiò, alzando la testa al cielo e socchiudendo gli occhi come se stesse godendo.
“Oh, certo…” Primo tiro. Nulla di male…
Andammo avanti così, fino a finircela, e lì la mente si era lievemente offuscata.
“Lo amo, Dan.. Lo amo così tanto che vorrei aiutarlo a tutti i costi. Se lui non vuole nulla da me, che me lo dica! Non avrò niente da ridire, giuro.. a me basterebbe sapere solo che sta bene.”
“E’ questo il problema. Proprio perché O’Connell è un tipo perennemente insoddisfatto della vita, tu devi iniziare a capire che andando avanti così sarà sempre lui a trascinare te nel suo baratro.”
“E se a me andasse bene? Se io mi accontentassi anche di cadere nel baratro?”
“Ma perché!? Perché tutto questo!?”
“Non capisci, Dan. Non capisci che a me andrebbe bene tutto… Tutto. Basta che ci sia lui, con me… Non importa quanto sarà profondo e buio quel baratro.. se servirà ad averlo vicino, lo accetterò.”
“Mi ricorda la conversazione che abbiamo fatto quel giorno…” Bisbigliò ad un punto, lui, sorridendo nel buio.
Quel giorno. Quando Dan era ritornato da me ed io stavo con Jack, il giorno prima che mi lasciasse.
“Volevi che ritornassimo insieme.” Ricordai, facendolo annuire.
“Ma tu mi dissi esattamente queste parole: tu di me potrai avere tutto ciò che vuoi. Potrai avere il mio corpo, sì… Ma qui sta il punto: non potrai mai avere il mio cuore. Dio, che discorso da puttana che avevi fatto!” Disse, per poi far scoppiare a ridere entrambi, fino alle lacrime.
“Sì, perché poi continuai dicendo: perché il mio cuore…
E’ già di qualcun altro.” Continuò al posto mio.
E gli apparterrà per sempre…” Proseguii.
“E allora io, furioso, ti chiesi di chi…” Sorrise.
“Ed io ti risposi: Jack.”

§§§


“Dopo quel brutto scontro non ci siamo più visti.” Constatò, senza riuscire a guardarmi dritto negli occhi.
No, la verità era che io lo vedevo sempre, ovunque, ma mi preoccupavo bene di non farmi vedere da lui.
“Ehm.. già.” Annuii, più fra me e me, che a lui.
Chase si passò una mano fra i capelli e portò il suo blu nel mio castano.
“Volevo dirti che io non ce l’ho con te per quello che è successo. Mi dispiace solo per come sono andate a finire le cose fra te e Maggie. Lei è ancora un po’ arrabbiata, ma capirà come capisco io. Tu inizialmente mi interessavi, Holly, non lo nego… Ma poi è arrivata Maggie ed è entrata nella mia vita come un vulcano. Mi ha rivoluzionato l’esistenza ed è riuscita a renderla migliore. Non so come ha fatto, ma io sono felice davvero di stare con lei. E mi dispiace dirti che mi sono innamorato e che apprezzo il tuo amore per me, ma che purtroppo non potrà essere ricambiato. Sei una ragazza fantastica e meriti molto di più, che un sempliciotto come me.” Sorrise e, fra le lacrime, fece ridacchiare anche me.
“G-grazie, Chase.” Deglutii quel masso enorme e, improvvisamente, sparì per sempre dal mio corpo.
Scivolò giù ed il mio primo pensiero fu: “ho assoluto bisogno di.. John”.
John. Volevo lui… volevo un suo abbraccio. Volevo che mi proteggesse da tutte quelle lacrime che stavano inondando il mio viso.. E volevo che sentisse e e condividesse con me questo momento importante della mia vita, nel quale chiudevo una vecchia porta, e ne aprivo una molto più grande e bella.. che mi avrebbe portata direttamente in paradiso.
“Abbracciami, su.” Disse poi, stringendomi a sé.
“Chase…”
“Dimmi.”
“Però una cosa me la fai fare?”
Non rispose. Lo presi come un sì.
Posai le mie mani sulle sue spalle per allontanarlo di poco da me e lo guardai negli occhi.
Poi Pocahontas baciò lievemente sulle labbra il bel principe di Cenerentola.
“Questo era mio. Almeno uno me lo dovevi.” Gli sorrisi, godendomi il suo stupore negli occhi.
Niente male come addio ad un vecchio e logorante amore…
Peccato però che John vide tutto di quel casto bacio.

§§§


Male, male, male..
Non mi aveva mai bruciato così tanto il petto, proprio all’altezza del cuore, prima di quel momento.
Corsi immediatamente indietro, lontano da quella visione, da quel tradimento
“John! Aspetta!”
La sua voce.
“JOHN!” Riuscì ad afferrami il braccio e a farmi voltare per guardarla negli occhi.
Quegli occhi che sembravano… diversi? Era quasi puliti.
La sporcizia che veniva trascritta dalle sue sofferenze amorose, era completamente scomparsa.
Eh, certo.. Chase l’aveva ottenuto. Cosa le importava se il mio cuore ora era praticamente distrutto?!
“Cosa c’è!?” Quasi urlai, guardandomi poi attorno. Fortunatamente, stando fuori al cortile, intorno a noi c’era solo tanto prato…
“Hai.. hai visto tutto vero?” Deglutì, col fiatone per avermi corso dietro.
“Sì, e allora? Cosa vuoi sentirti dire? Brava? Evviva?? Non contare su di me per i festeggiamenti, Holly.” Ringhiai, cercando di divincolarmi dalla sua presa, fino a quando non sentii.. la sua risata?
“Ma che hai capito, Jonny? Io e Chase non stiamo assieme.” Mi sorrise, con quel sorriso bellissimo.
Era bellissima… La Pocahontas più bella che avessi mai visto.. anche più dell’originale.
“E.. allora perché vi siete baciati?” Balbettai, sentendomi un perfetto coglione.
John O’Connell non faceva scenate di gelosia come le ragazzine isteriche. E non si riduceva tanto di merda per una ragazza… Ma che pensavo? Non si riduceva tanto una merda per una ragazza come lei?! Accidenti, sì che lo faceva! E ci godeva pure! Perché Holly valeva molto di più… valeva tutte le piccole sofferenze, tutte le pene, valeva ogni cosa, perché ciò che fece dopo ripagò di gran lunga tutte le ferite che mi aveva inflitto.
Non rispose ma con passo felino si avvicinò, si alzo sulle punte, congiunse le sue mani dietro il mio collo dopo avermi accarezzato i capelli, e… mi baciò. Così delicatamente ma così passionalmente che rimasi quasi stordito dalle sensazioni che mi pervasero.
Era… da favola. Se un bacio della Disney era così, allora capivo perché nei cartoni si facevano bastare questo invece di pretendere una bella scopata.
Finalmente mi ridestai e, stringendola a me per i fianchi, la sollevai da terra facendola sorridere.
“Quel bacio l’avevo desiderato così a lungo John, che ho dovuto prendermelo, almeno per provare.. per dirgli addio. E lo sai che ho provato? Sollievo. Come se finalmente mi fossi liberata di una faccenda spinosa… E lo sai, invece, cosa provo adesso?”
“C-cosa provi?”
“Solo tanta, tanta, tanta voglia di ammazzarti di baci!”
E mantenne la parola, eh. Su questo non ci sono dubbi.

§§§


“Come ti senti, meglio?”
Dan era viola… No, era verde… Oh, boh, forse erano le luci della festa.
Ma noi stavamo fuori…
“M-meglio, sì.” Dissi, buttando giù l’ennesimo tiro di S.S. – Sigarette Speciali.
“Ma che cazzo è O’Connell? Un vampiro? Non capisco che vestito è!” Disse Dan, spiandolo dalla finestrella che aveva alle sue spalle.
“E’ un diavolo… azzeccato, non credi?”
“Uh, sicuro.” Sorrise, buttando la cicca. “Ancora triste, Junery?”
“Mmh.. anche tu che mi chiami Junery! E su!”
“Beh, è il tuo nome..”
“Zitto… zitto…” Lo presi per il colletto e attaccai a ridere, seguita subito dopo da lui. “Mi baceresti, ora, Dan?”
“Cosa?” Ridiventò serio e sbarrò gli occhi rossi.
“Hai capito bene: baciami.”
“June, lo fai solo per Jack. Non va bene…”
“E che te ne frega a te, scusa?”
“Non posso… No. Mi dispiace.”
“Dan…” Gli occhi erano praticamente lucidi, disperati. “Ti prego…” Sussurrai ad un centimetro dal suo viso. Ti prego, fammi provare a metterlo da parte, almeno per una serata…
Lui sospirò, poi si avvicinò.
Non sentii nulla quando le nostre bocche si legarono. Solo che erano allappate entrambe a causa del fumo.
Durò poco e fu tremendo. Mi sentivo peggio di prima…
E come se non bastasse: “Oh-oh guarda guarda chi c’è qui!”
Jack-tempismo-perfetto-O’Connell ci applaudì neanche stessimo a teatro.
“Chi non muore si rivede.” Disse invece Dan, completamente calmo.
“Dove hai lasciato la tua cagna, Jack?” Gli chiesi, completamente fatta e inconsapevole di chi stavo provocando.
Il diavolo.
“Parli di te?” Sibilò, maligno, con tanto di sorrisetto diabolico.
“Brutto pezzo di mer-” Ma purtroppo il pugno di Dan –che per altro era anche fatto- venne immediatamente bloccato da quello di Jack che lo colpì direttamente nello stomaco, facendolo piegare a terra dal dolore.
E ridere contemporaneamente.
“E’ lui!? E’ sempre stato lui, vero June!? Sempre! Anche quando stavi con me.. pensavi sempre a lui!”
“No, Jack.. No!” Piangevo, e nemmeno me ne rendevo conto. Sapevo solo che somigliavo ad una fontanella per quanto piangevo…
“Perché non me l’hai mai detto!? Perché mi hai fatto questo!?” La sua voce invece tremava e gli occhi erano lucidi.
Dan provò a rialzarsi, ma Jack gli intimò di andarsene immediatamente via. E lui obbedì.
Ora soli, io e il mio demone.
“Non è come pensi, affatto. Hai fatto tutto da solo, Jack.” Deglutii, guardandolo avvicinarsi pericolosamente fino a bloccarmi fra sé e il muro.
“Mmmh.. Biancaneve non avrà mica paura….” Bisbigliò al mio orecchio, leccandomi poi il collo.
“No, smettila…” Sussurrai debolmente, solo per far valere almeno di un poco la mia dignità.
Ma a chi cavolo volevo darla a bere, eh? Io volevo Jack. Io lo desideravo.
Con le mani artigliò la gonnellina del vestito fino a tirarla su, per poi passare a toccarmi le gambe e le giarrettiere.
“Shh… Va tutto bene.. tutto bene. Ho solo.. voglia di te.” Disse poi, lasciando piccole strisce di baci sul mio collo.
“P-perché?” Deglutii ancora, trattenendo le lacrime.
“Perché sei la cosa più bella… più bella della mia vita. La cosa più bella.” Ripeté, lasciando via libera alle mie lacrime. “E sei maledettamente sexy vestita così.”
“Oh, Jack… Non è Dan che amo.”
“Non m’importa.. Non lo voglio sapere adesso. Ora ti voglio solo per me.. solo mia. Lasciami illudere che sarà così.. per molto altro tempo ancora.”
“Ma anche per il resto della vita…” Ridacchiai, vicino al suo orecchio, una volta che mi alzò da terra per far legare le mie gambe al suo bacino.
“Sì.. Anche per il resto della vita…”
“Solo tua.”
“Solo mia…” E con un movimento brusco mi abbassò le mutandine rosse, di pizzo.
Le ricordavo bene perché non erano mie: ma di Alicia.
“Uh, a-ah..attento alla… biancheria… non è mia!” Lo avvertii, infatti, facendogli alzare lo sguardo lucido.
“Beh, bisogna rimediare allora, macciosetta: dovresti comprartene un po’ per te.” Mi sorrise, calorosamente… Così bello da non crederci.
Risi, ma dentro di me piangevo… Piangevo di una gioia così seria e così intensa da perdere il fiato.
“Provvederò appena il mio ragazzo si farà vivo…”
“Tu non hai bisogno di ragazzi: hai già me.”
E dopo di questo si impossessò delle mie labbra così passionalmente e quasi violentemente che mi levò gran parte di rossetto.
“Non.. non pensi davvero tutte le cose cattive che mi hai detto stasera…” Sospirai, non appena infilò una mano nella mia intimità…
“Devo risponderti?” Sussurrò, prendendo a dedicarsi al mio seno.
E le parole non servirono più.
Jack prese a riempirmi ancora e ancora di baci fino a quando non sentì che era il momento per penetrarmi e donare ad entrambi un infinito piacere.. Di nuovo uniti, di nuovo insieme.
Di nuovo noi.

“Jack.. prima di rientrare… devi dirmi una cosa.” Gli chiesi, dopo che avevamo finito di risistemarci.
“Tutto ciò che vuoi.” Sorrise, afferrandomi per i fianchi e unendo nuovamente le nostre labbra già gonfie della nostra passione.
“Tu e Charlotte stasera avete…?”
“No.”
“Ma lei ti ha fatto un…?”
“Sì.”
“Oh… E.. com’è stato?”
“Vuoi proprio saperlo?” Inarcò un sopracciglio, posando poi le sue labbra sul mio orecchio.
No, no, no, NO!
“S-sì..”
Poi sussurrò: “Non ho fatto altro che pensare a te.”
Ed io compresi tutto.
Compresi che non volevo l’amore di Jack, perché in verità già ce lo avevo.
Jack mi dimostrava di amarmi ogni giorno, da mille piccole cose, ed ero io che non sapevo accontentarmi.
“E tu e quel Dan? Che mi significava quel bacio?”
Ora ero io a sussurrargli nell’orecchio: “Era per dimenticare te.”
E lui mi prese il viso fra le mani e mi riempì di così tanti altri baci che ne persi il conto…
“Quindi chi è che ami?”
“Ancora non lo hai capito, davvero?”
“Dimmelo…”
“Amo…” Sospirai. Lo guardai negli occhi. Mi decisi: “Amo te, Jack.”
Davvero, mi sarei aspettata ogni reazione, qualsiasi! Che scappasse, che urlasse, che mi picchiasse ma… non che ridesse! E così di gusto!
“Jack! Io ti ho detto che ti amo e tu ti metti a ridere?!”
“N-non è po-possibile, June!” Rise, ancora.
“E perché, scusa?”
Mi sentivo delusa, ma dovevo riprendermi.
“Beh perché…” Ritornò serio e si asciugò le lacrime della risata. “Sei stata tu a lasciarmi.”


   
 
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