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Autore: marwari_    08/01/2012    2 recensioni
[Altro personaggio; Cylone modello 3 (D'Anna); Cylone modello 6 (Caprica); Kara Thrace; Laura Roslin; William Adamo]
La Pegasus è appena ritornata nella flotta. C'è un Cylone a bordo!
Cosa succederebbe se un umano venisse cresciuto dai Cyloni?
Racconto nato durante una notte di incubi trasformati in sogni ad occhi aperti. Tensione, sentimento e legge morale in una storia pronta a levarvi il fiato.
[NB:chiedo perdono per gli errori di contenuto presenti nella fan fiction. seguo per il 50% i romanzi e per l'altro 50% la mia fantasia a totale ruota libera. QUESTA FF NON SEGUE FEDELMENTE GLI ORIGINALI BSG!!!!]
TEMPORANEAMENTE SOSPESA - FINO A: DATA DA DEFINIRE
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Laura Roslin, Numero Sei, Numero Tre, Nuovo Personaggio, Starbuck
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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---> NdR <---: personalissima interpretazione, se non apprezzate gli sconvolgimenti della trama e/o dei dettagli tecnici della storia degli autentici BSG non proseguite nella lettura, io ho avvisato!!!


Capitolo 10 - Burial
Erano come pietrificate in quella stanza bianca, le pareti che si confondevano con il pavimento davano un senso di infinita palpabilità, come se fossero state catapultate in un'altra dimensione, dove il soggetto indiscusso era il groppo alla gola per l'ignoto.
Cosa c'era oltre quella porta? Perché c'era un conto alla rovescia? ...Venti minuti a cosa?
Eve sentiva una sensazione orribile crescerle dentro, come se stesse per precipitare in un baratro. Aveva paura, era impaziente, doveva conoscere ma forse non voleva farlo.
Laura Roslin si decise a precederla. La guardò distrattamente, accennò un passo, e poi un altro. Giunse le mani per poi intraprendere una camminata decisa verso quella strana porta, un porta di prigione in un contesto bianco, come l'eden delle sacre scritture. Il paradiso e l'inferno che coesistevano, un paradosso quasi sardonico.
Il Presidente delle Dodici Colonie aveva deposto la fascia e stava avanzando verso una verità spaventosa, che doveva condividere con una ragazzina che si era intrufolata nella sua già incasinatissima vita. La osservava con la coda dell'occhio, e quando furono l'una vicino all'altra, la donna l'afferrò per la spalla costringendola a fermarsi.
Erano davanti alla porta di ferro. Era a grate, ma le immagini che si intravedevano erano confuse
- Devi promettermi una cosa.- mormorò Laura con gli occhi fissi davanti a sé, la guardò titubante per un momento, solo per essere sicura che fosse attenta
- Sì Laura.-
- Devi promettermi che qualunque cosa vedrai là dentro resterai sempre la stessa... la mia innocente Eve.- si lasciò sfuggire una lacrima che catturò subito con il dorso della mano - Mi dispiace di non averti avvertito. Eri così felice...-
- Laura, lo so che là dentro c'è Caprica e che molto probabilmente... i venti minuti sono quello che rimangono alla sua esistenza in quel corpo. E il tuo silenzio lo interpreto come un desiderio di proteggere dalle brutte notizie.- la guardò negli occhi con un sorriso disarmante - Purtroppo però fanno parte della vita.- appoggiò una mano sulla maniglia della porta - La nave Resurection è troppo lontana. Non la rivedrò mai più... tanto vale fare in fretta.- fece scattare la serratura e spinse leggermente la porta. Si aprì silenziosamente, senza nemmeno un cigolio.
Eve aveva paura, paura della Morte. Almeno ora aveva un nome.
Aveva coscienza di quella entità tanto impalpabile da non esistere nemmeno, ed ora la temeva. La Morte era una forza superiore, capace di decidere della felicità di un individuo, capace di decidere se alleviare o dare dolore, capace di essere al di sopra della Guerra, delle lotte, del Giusto o Sbagliato.
La Morte era, era e basta.
Si ritrovarono davanti ad un muro, era bianco anch'esso. Si sentivano quasi prese in giro mentre scrutavano davanti a loro quell'ostacolo posto lì, senza una particolare ragione, a sbarrare loro la strada. C'erano segni di pallottole, sul quel bianco, un nero fuligginoso che faceva a pugni con la monotonia di un silenzio intonso, come se quegli schizzi scuri fossero una sorta di schermo che riportava ad una sparatoria movimentata, un tentativo di fuga probabilmente, un qualcosa fuori dall'ordinario.
Erano costrette a procedere sulla destra, erano come incanalate in un tunnel a due uscite, pochi metri le separavano da una parete composta per metà da un muro di cemento e per l'altra da vetro, forse una sorta di plexiglass, e un'intricata maglia larga di resistente metallo.
L'entrata era un'altra porta di spesso acciaio, opaca, munita di una serratura con più lucchetti, prontamente sorvegliata da una guardia armata di fucile.
L'uomo, completamente ricoperto da un'armatura nera, fissava dritto davanti a sé, era alto quasi due metri, massiccio, ed imbracciava il fucile come se fosse pronto a sparare; i suoi occhi erano inespressivi, Laura Roslin affrettò il passo costringendo sé stessa a non guardare la stanza-prigione che si presentava sulla sua sinistra, dirigendosi a passo sicuro verso la guardia.
Eve era trascinata dal Presidente, la quale, tenendola ben stretta al suo fianco, voleva infonderle fiducia, o forse tenerla più tempo possibile lontana da una realtà infausta.
Non sapeva esattamente cosa fare, ma cercava di continuare a camminare, si sarebbe presentata l'occasione di reagire, magari ad un'azione sfrontata della guardia che le avrebbe fatto saltare il cuore in gola, magari Eve sapeva cosa fare. Laura Roslin era a pochi passi dall'uomo e incominciava temere che sarebbe rimasta lì senza fare niente mentre la ragazza avrebbe fatto di tutto per poter sbirciare, o magari l'aveva già fatto: Eve tremava sotto la sua mano.
La guardia si scompose e il Presidente si bloccò; lui strisciò un badge metallico ottagonale che fece scattare la serratura, poi riprese la sua posizione rigida e fredda. Laura ed Eve rimasero un secondo lì ad ascoltare il rumore metallico che si diffondeva nell'ambiente, la donna la sospinse verso la porta che si apriva lentamente, senza dire una parola: ogni suono le sembrava inutile.
Eve aveva il cuore che galoppava fastidiosamente nel suo petto, ormai era a conoscenza di tutto, il suo prossimo futuro si stava svolgendo esattamente come aveva immaginato e non era per nulla confortante. Forse doveva andare avanti, ma non trovava una motivazione valida, non aveva scopi, non aveva una ragione precisa per cui stare lì, per proseguire, per conoscere e nemmeno per dare una mano a Laura, né ai Cyloni.
La sua vita non aveva senso, in effetti nulla aveva senso, e non riusciva proprio a capire perché due razze talmente simili si fossero ridotte a far la Guerra, sopratutto se entrambe le fazioni lottavano all'ultimo sangue per la Pace. Decisamente non aveva senso.
Perché si erano fissate a combattere fino a quando il nemico non fosse stato annientato?
Perché sentiva che, forse, era l'unico individuo.. o persona.. o macchina.. l'unica in grado di vedere che quella era una guerra inutile?
Perché la sua esistenza era così fuori dal comune?
Perché sua madre stava morendo a causa sua?
Perché l'aveva protetta anche a costo di tradire i Cyloni?
Per quale assurdo motivo Caprica era rannicchiata su sé stessa, con la schiena appoggiata al muro, a piedi scalzi, con le caviglie ed i polsi incatenati, avvolta da uno stentato panno scucito, con gli occhi chiusi ad attendere chissà quale entità che la portasse via... perché quel vivace rosso, che tanto amava, aveva abbandonato le sue labbra?
Le lacrime le appannavano la vista, sentì un groppo alla gola e senza pensarci due volte le si gettò fra le braccia.
Un fremito la percorse tutta quando Caprica aprì le braccia per stringerla a sé, con tutta la forza che le rimaneva, la sentiva singhiozzare, la gola troppo asciutta per proferire parola e gli occhi troppo spaventati per vederla.
Eve cercava inutilmente di ricacciare indietro le lacrime, eppure solcavano le sue guance come un fiume in piena; non poteva sopportare l'idea di perderla, non così, non in quel luogo lontano dal mondo, così atrocemente disumano.
Forse era quello il punto, Caprica non era umana, lei era un Cylone e per quanto ci provasse non poteva cambiare i fatti, sua madre non poteva essere cambiata. Avrebbe voluto con tutta sé stessa riuscire a mutare i fatti ma, macchina o donna, quella cosa che la stringeva forte da farla quasi soffocare, era destinata all'oblio eterno.
La mano fredda di Caprica le asciugò le lacrime, Eve aprì gli occhi, sbattendo le lunga ciglia bagnate più volte, prima di metterla a fuoco, lei aveva un'espressione serena, come mai aveva visto prendere forma sul suo volto. I sui grandi occhi grigio-azzurri erano spenti, eppure emanava la stessa ineguagliabile bellezza che le era consona, quella bellezza inarrivabile che solo una macchina, forse, poteva veramente ostentare
- Non piangere, non ce n'è bisogno..- furono le sue prime parole, aveva una voce incredibilmente dolce, esattamente come se la ricordava, era quasi un sussurro
- Non voglio che tu muoia.- la risposta di Eve sgorgò a fatica dalle sue labbra e con essa altre lacrime
- Sono una macchina, non posso morire..- sospirò sollevandole il viso - Lo sai cosa mi hai promesso, ricordi?- la ragazza annuì debolmente.
Caprica ebbe un sussulto, si era guardata in giro e aveva scorto Laura Roslin, ella era in piedi davanti a loro, scostata di lato, con l'espressione di chi sa di essere di troppo. Aveva accennato un sorriso malinconico non appena la Cylone le aveva rivolto lo sguardo
- Ho bisogno di D'Anna, però... la nostra D'Anna.- mormorò - E non so proprio come rintracciarla.- Caprica la fece sistemare davanti a sé, in modo da poterla abbracciare come fosse ancora una bambina, poi si rivolse anche alla donna che aveva davanti
- Svelte, non abbiamo tempo.. e voi dovete conoscere ogni cosa.- Laura Roslin si maledisse per aver indossato quella gonna rossa lunga fino al ginocchio, e con fatica di sedette con le gambe piegate di lato - Si prenderà cura lei, di mia figlia?- il presidente aveva annuito senza riuscire a proferire un suono, le parole le morirono in gola.
La Cylone prese un profondo respiro, quella storia non doveva arrivare ad orecchie Cyloni, lo aveva giurato quando aveva iniziato e adesso stava addirittura per raccontare ad orecchie umane. Il suo gesto era considerato il più alto livello di tradimento, senza contare che sua figlia avrebbe visto la sua vita in una prospettiva che forse ma si era immaginata, prese un profondo respiro, poi prese a rivelare
- Eravamo implicati nel progetto "Zoi"..- Caprica osservò i volti attenti di Eve e del presidente Roslin, lesse nei loro occhi un'impaziente curiosità ma si sentì in dovere di chiarire quella parola che giungeva insolita alle loro orecchie - Significa "vita".. un programma in cui Cyloni umanoidi dei sette modelli conosciuti cercavano risposte alla procreazione. La nave Ressurrection è molto utile, ma scomoda da trasportare e proteggere durante gli attacchi. Questo progetto ben presto si trasformò in blasfemia e solo alcuni modelli perseguirono nel realizzarlo, segretamente, negli angoli bui delle navi base... questi modelli erano solo alcuni esemplari, che si misero contro le loro stesse copie, da allora abbiamo scoperto l'esistenza di una forma di personalità all'interno di ogni.. individuo..- cercò la parola giusta, ma fece una smorfia mentre la pronunciava, evidentemente non era quella giusta - I Cyloni in questione erano modelli tre, sei e quattro. D'Anna, Caprica e Simon. Quando venimmo scoperti, molti altri modelli identici a noi sono stati chiamati nello stesso modo, ma noi siamo gli originali. Sappiamo riconoscerci attraverso questo..- sollevò il braccio sinistro di Eve e lo girò in modo che il palmo della mano fosse indirizzato verso l'alto, indicò un piccolo segno chiaro sul polso della ragazza, più simile ad una cicatrice - È un simbolo che rappresenta una foglia, la vita per eccellenza.- fece una pausa in cui rimase incantata ad osservare il volto triste e consapevole della ragazza
- Perché ce l'ha anche Eve, se non è un Cylone?- la voce di Laura era un sussurro tremolante, che però non accettava il silenzio come risposta
- Eve?- il volto di Caprica si illuminò - Dunque ti hanno dato un nome.. bene.- si rivolse direttamente alla donna - Eve è il frutto del nostro lavoro.-
- Ma come è possibile?- Laura Roslin era diventata una fonte inesauribile di domande a cui la Cylone era in dovere di dare risposta, sorrideva ad ogni sua curiosa richiesta di conoscenza, chiedendosi anche perché volesse sapere tanto, per poi forse essere atterrita ed incurvata dal peso delle informazioni ricevute
- I Cyloni umanoidi sono Cyloni possedenti considerevoli percentuali di caratteristiche Umane, quasi il cinquanta per cento. In pratica l'obiettivo era quello di prendere le metà Cyloni e fonderli per creare un unico esemplare che fosse completamente Cylone.-
- Quindi Eve è... umana?- quella quasi certezza era scivolata via dalle sue mani, non era più sicura di niente ormai. Caprica non rispose direttamente, prese a spiegare di nuovo, non poteva permettersi di tralasciare nemmeno un particolare
- Vi abbiamo studiato a lungo, come voi avete fatto con noi: come fanno due umani ciechi a dare vita ad un individuo in pieno possesso delle facoltà visive? L'esperimento è riuscito, solo che abbiamo perso in considerazione la percentuale sbagliata.- la leggerezza con cui parlava del loro tentativo di giocare a fare gli Dei parve a Laura un'immensa assurdità, ma forse non così impossibile. Eve era uno sbaglio, un enorme errore, nata per quasi per caso, e sia il fatto che fosse del tutto umana e fosse il risultato di un progetto considerato illecito, poteva essere il motivo di una vita tanto strana e travagliata
- È a causa mia che stai morendo.- sussurrò la ragazza, affondando il viso nel suo protettivo abbraccio
- Non pensarlo nemmeno per un istante. Tu sei la testimonianza che Cyloni e umani possono essere considerati in egual modo, e la prova vivente che non c'è bisogno di condurre oltre una guerra inutile che dura da veramente troppo tempo. Non sto morendo per un ideale, tesoro, ma per salvare l'unica scintilla di speranza che ci resta: tu.- quindi sì, stava morendo a causa sua, anche se l'unica colpa che le attribuiva era quella di rappresentare l'unica via d'uscita in quella sorta di gioco bellicoso che chiamavano vita.
L'abbraccio di Caprica era sempre più debole, le sue mani tremavano nell'ostentato tentativo di rimanere aggrappata ad Eve ancora un po', il suo tocco si faceva sempre più gelato.
Laura Roslin si alzò quasi di scatto, gli occhi della Cylone stavano perdendo la loro sottile luce, la guardavano in una silenziosa preghiera. Afferrò Eve di peso, trascinandola per un braccio, non voleva che assistesse alla morte di sua madre, non voleva che Caprica fosse morta davanti a lei, mentre impotente piangeva al suo corpo inerte; non voleva abbandonarla a sé stessa, la sua missione era quella di proteggerla da qualsiasi pericolo e dal dolore, soprattutto, come sua madre avrebbe fatto per lei.
Quel lungo percorso bianco scivolò accanto a lei a velocità irregolare, tutti i suoni che percepiva arrivavano ovattati al suo orecchio, mentre la mano ferma di Laura Roslin la guidavano verso strade che si era dimenticata di aver già percorso.
Il suo mondo le era crollato addosso senza preavviso.
Aveva una missione da compiere di cui conosceva solo una piccolissima parte: trovare D'Anna e far cessare quella guerra inutile. Certo, come se fosse facile. Una ragazzina che fermava la Guerra. Ma forse era proprio l'assurdità di quel piano che poteva far andare le cose per il verso giusto. E così anche Caprica sarebbe non sarebbe morta invano.
Ma che volevano da lei? Cosa pretendevano che facesse?
Laura la issò sul Viper. Non aveva nemmeno il coraggio di guardala negli occhi. Avevano fatto quello che dovevano fare, ed ora ripartivano senza una parola, con la morte nel cuore, sentimento tanto pesante quanto assurdo, dal momento che si riferiva ad una macchina.
Guardò dritto davanti a sé: sapeva tutto, e non sapeva niente.
Perché quella ragazzina aveva vissuto una vita tanto travagliata? Per quale ragione gli Dei l'avevano creata, quale progetto speciale avevano in serbo per lei? E chi erano D'Anna, Simon, come avrebbe fatto a rintracciarli? Che ne sarebbe stato di Eve? Come avrebbe fatto una ragazzina a fermare la guerra? Beh, era talmente assurdo che poteva anche funzionare. E così nemmeno sua madre sarebbe morta invano. Come poteva provare pena per una macchina? Lo stesso tipo di macchina che, anni prima, gli aveva rovinato la vita, cos'era cambiato?
 
Da quando erano tornati a casa, Laura Roslin aveva insistito per portare Eve sul Coloniale Uno, ma malgrado il suo ostinato tentativo di riscuotere la ragazza dal suo stato di semi coscienza, fallì miseramente ad ogni sforzo.
Stavano da ore sedute l'una davanti all'altra, fissandosi negli occhi, mentre Eve rispondeva ostinatamente con il silenzio ad ogni stimolo della donna.
- Signor Presidente.- una donna dalla carnagione olivastra e dai lunghi capelli castani, entrò piano nella stanza, con voce titubante, alternando lo sguardo prima sulla Roslin, poi su Eve. Il presidente si alzò mantenendo gli occhi fisi sulla ragazza, poi si avvicinò alla donna.
La ragazza si mosse appena, giusto per vedere che stavano mormorando sottovoce e, dalle occhiate ambigue che si scambiavano, non doveva essere nulla di superficiale. Infondo, non c'era bisogno di angosciarsi troppo, quel che era fatto ormai non si poteva cambiare; forse, l'unico obiettivo era quello di andare avanti e proseguire il cammino, senza pensare al passato.
- Eve, io vado un attimo di là.- mormorò Laura rivolgendosi a lei con un sussurro, la ragazza la guardò e le fece un cenno con la testa. La donna sparì dietro ad una tenda blu, di pesante tessuto, seguita dalla bruna che l'aveva chiamata.
Eve si guardò attorno, era ancora lì, nel posto in cui la prima volta era stata tratta in salvo dalla Pegasus, lì dove per la prima volta era stata separata da sua madre e lo era ancora, ma quella volta per sempre.
Pochi metri la separavano da quella tenda, e in quella parte del Coloniale era rimasta sola; dall'altra parte udiva un vociare concitato e certe volte la voce di Laura veniva coperta dalle numerose proteste di altre persone. Eve si alzò. Camminò lentamente verso l'altra stanza, si appiattì di fianco alla parete, da cui uno spiraglio le permetteva di vedere la sala che accoglieva Laura Roslin, la donna bruna, un uomo in un elegante completo e una folla spropositata di persone che parlavano ad alta voce.
- I recenti avvenimenti potrebbero aver causato la perdita del sostegno rivolto al Presidente il diverse zone.- non aveva dubbi, quella voce l'aveva già sentita e aveva causato il silenzio totale, era una voce limpida e al contempo titubante, come se fosse certo di quello che stese facendo, o dicendo, ma non del tutto convinto della sua riuscita. Baltar, Gaius Baltar.
Eve scostò di poco la tenda per poter osservare meglio
- Vorrei chiedere alla gente di comprendere che se questa è una decisione estrema..- proseguì apparentemente risoluto lo scienziato - essa nasce in un periodo difficile; la decisione è stata presa in buona fede.- si rivolse verso la Presidente, ed Eve poté saggiare che l'intuizione era quella giusta: Gaius Baltar stava per compiere una svolta imprevista - Tuttavia non posso sostenerla.- disse poi, con tono deciso e un sorrisetto astuto rivolto a Laura Roslin. Tutti lo guardarono trepidanti, incuriositi e spaventati nel più totale silenzio. - Mi rincresce..- proseguì - Ma i Cyloni non comprenderanno mai il concetto di libertà.- Eve sentì una morsa al cuore, intimorita dall'avvenire - Loro sono macchine, sono dei programmi.. se limita a noi una o più di queste libertà, ci rende sempre più simili a loro.- puntò i suoi occhi in quelli del Presidente, ormai ammutolita, incapace di ribattere - In qualità di Vicepresidente, sono tenuto a rispettare le scelte del Governo..- Laura Roslin lo guardava con un'espressione arresa, consapevole, ormai, su dove l'uomo sarebbe andato a parare. Gaius Baltar si rivolse direttamente al pubblico - Ma come Presidente, io, non avrei di queste limitazioni. E nella situazione attuale, temo di non aver altra scelta se non quella di annunciare la mia prossima candidatura alla presidenza.- concluse con tono trionfante, malamente celato. Il pubblico riprese a parlare affannosamente, la Roslin si guardava attorno con sguardo abbattuto.
Eve sentì un rumore strano in lontananza, come se qualcuno stesse applaudendo, lentamente, vittorioso. Gaius stava guardando un punto non definito in fondo alla stanza, vuoto, completamente vuoto.
La ragazza si ritirò, la schiena contro la parete, scivolò fino a terra, si rannicchiò su sé stessa portando le gambe al petto. Poteva andare peggio di così?
 
 
 
 
   
 
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