Per citare/riprendere/tradurre questa storia in parte o in toto dovete avere il mio esplicito permesso.
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2. Valaquenta
Novero dei Valar e dei Maiar
secondo le tradizioni e le fonti degli Eldar
(di cui io personalmente non mi fido, considerando
che stiamo parlando di gente come Fëanor…).
Riassunto
delle puntate precedenti:
In principio, Eru, l’Unico, che nella
lingua elfica è chiamato Ilúvatar,
creò gli Ainur dal proprio pensiero; ed essi fecero un Gran
Casino al suo cospetto. Allora Ilúvatar conferì
Essere al loro Casino e lo collocò in mezzo al Vuoto, e il
Fuoco Segreto fu inviato ad ardere nel cuore del Mondo; e questo fu
chiamato Eä. A lungo gli Ainur s’impegnarono nelle
regioni di Eä, fino a quando nel tempo stabilito fu fatta
Arda, il Regno della Terra. Poi gli Ainur vestirono gli indumenti della
Terra e discesero in essa, e vi dimorarono.
Dei Valar
Manwë
e Melkor erano fratelli nella mente di Ilúvatar…
e già questo è sufficiente a farsi
un’idea del sadismo e della follia dominanti nella mente di
Ilúvatar.
Un
bel dì, giusto per rinnovare la fama della sua sottile
malvagità, Ilúvatar decise di eleggere, fra tutti
i Valar, il Re di Arda. La notizia fu accolta controvoglia dai Valar:
si stava tanto bene in anarchia totale…! Legnate,
contrabbando, mafia, scommesse clandestine, spaccio di stupefacenti
senza che nessuno si prendesse la briga di andarli a contestare... Eh
no, certo! Ecco che il Signore dei Piani Alti si svegliava e si metteva
a distribuire corone.
Ma
che gliene fregava? Ma i fatti suoi?
Tutti
i Valar, comunque, nel tentativo di farsi belli agli occhi di
Ilúvatar, presero a dedicarsi a grandi opere: tutti tranne
Manwë e Melkor che, scartata l'ipotesi della regolare campagna
elettorale senza nemmeno pensarci un attimo, si gettarono
sull’arma della corruzione.
Il
più potente dei Valar era, all’inizio, Melkor; ma
Manwë era il più ruffiano: fu la sua arte nel
leccare spudoratamente - assieme a innumerevoli atti di cortigianeria
ai limiti della decenza - a fare capitolare Ilúvatar, che alla fine, travolto da un
vero e proprio uragano di adulazion, cedette e assegnò a
Manwë il potere su Arda.
I
Valar tirarono un sospiro di sollievo: Manwë era il
più drogato e corrotto fra di loro… erano salvi!
Potevano riprendere le loro liete attività senza timore
alcuno!
Melkor,
invece, non la prese affatto bene. Ma proprio per niente. Lui non era
mai stato bravo a corteggiare il prossimo, per cui aveva dovuto mettere
a frutto le abilità acquisite durante le lunghe ore di
solitudine nel Vuoto Atemporale. Aveva tentato di prendere
Ilúvatar per la gola (alla fine tutti quei manuali di cucina
per corrispondenza gli avevano insegnato qualcosa!), ma senza successo.
Umiliato e incazzatissimo se ne andò a meditare vendetta.
Manwë
era raggiante: era il Re di Arda! Ilúvatar gli aveva
raccomandato di non montarsi la testa, ma come avrebbe potuto evitarlo?
Essere Re, per Manwë, significava innanzitutto avere attorno
schiere di adulatori, sia Valar che Maiar - quella nuova, adorabile
specie di celestiali lecchini che Ilúvatar aveva approntato
e spedito in Arda per l’occasione. Per un ruffiano
dell’entità di Manwë non esisteva al
mondo soddisfazione maggiore che l’essere a propria volta
circondato da ruffiani, e in questo i Maiar erano l’ideale:
sorridenti, buoni, belli e reverenti.
Il
novello Re era già in brodo di giuggiole al pensiero del
radioso (ed eterno) futuro che lo aspettava: lusso sfrenato, vizi,
rave-parties una sera sì e l’altra pure, per non
parlare di tutte le ingiurie che avrebbe potuto finalmente infliggere a
Melkor in piena podestà!
Il
Signore dei Venti meditava soddisfatto su queste cose mentre camminava
verso il suo Palazzo sulla cima del Taniquetil, il monte più
elevato di Arda (prego figurarsi la faccia di
Aulë appena gli viene detto che deve costruire, da solo, un
Palazzo Reale sul monte più elevato di Arda. Ah, i vantaggi
di essere l’unico artigiano al mondo…- N.d.A.).
La mia è una vita perfetta, considerò Manwë entrando a
Palazzo, non potrei desiderare niente di
meglio. C’è solo un piccolo, fastidioso
problema…
‹‹Manwë,
mio Re e mio sposo! Bentornato! Non
vieni a darmi un bacio?››.
Con
Manwë dimora Varda Elentári, Regina delle Stelle, e
tutt’ora Manwë fra sé e sé si
chiede quale sia stata la cattiva azione che ha fatto per meritarsi
questo. Lui odia le donne in generale, odia le regine, odia i matrimoni
e soprattutto odia le stelle; quindi il fatto che Ilúvatar
gli abbia fatto sposare Varda gli fa pensare che
l’Onnipotente ce l’abbia con lui!
Grande
è la bellezza di Varda ed enorme la sua
stupidità: ormai da millenni, con la vecchia scusa del "Tesoro, scendo un attimo a comprare le sigarette",
Manwë sfugge alle grinfie smaltate delle moglie e si dedica
tranquillamente alle sue attività preferite - giocare
d’azzardo e ubriacarsi con Aulë nei sobborghi di
Valinor.
Il
sospetto non sfiora neanche da lontano l’ingenua testolina di
Varda, che comunque a quanto pare è felice così:
è convinta che gli Elfi la venerino e ne invochino il nome
nelle difficoltà, ignorando che "Ah,
Varda Elentári!", "Ah,
Elbereth Giltoniel!" siano in realtà presso gli
Elfi imprecazioni pesantissime, seconde solo a "Porco
Melkor! ".
Ulmo
è il Signore delle Acque. Egli non dimora a lungo nello
stesso posto, fa quello che gli pare e vive da solo, per questo
è un po’ l’idolo segreto di
Manwë. E’ un bohemien fallito e vive
all’insegna della libertà e del fancazzismo
più assoluti: non si reca nemmeno ai Consigli dei Valar,
provocando la delusione di Manwë e il sollievo di Varda, che
poco ne tollera la vocazione al celibato e l’influenza sul
marito.
La
vita di Ulmo, però, priva di regole e doveri, finisce col
causargli dei fastidi; il più evidente è la
circonferenza del suo giro vita che, incoraggiata da ore e ore di
permanenza in poltrona, già da tempo raggiunge i tre metri e
continua ad espandersi.
Non
ama camminare sulla terra e solo eccezionalmente si fa vedere in giro:
se Elfi o Uomini lo vedono vengono colti da grande sgomento,
poiché il levarsi del Re del Mare è terribile e
orribili a vedersi sono i rotoli di lardo che fuoriescono un
po’ dappertutto. Nonostante i soprannomi poco lusinghieri con
cui gli Elfi e gli Uomini sono soliti chiamarlo - il Grassone, il
Panzone, l’Orca Assassina, l’Elefante Marino e via
dicendo - Ulmo ama molto queste creature si diverte a spettegolare con
loro delle ultime novità da Valinor.
Aulë
ha potenza di poco inferiore a Ulmo. Grande amico e compagno di birra
di Manwë, a lui si deve il (pessimo) modellamento di tutte le
terre. E’ un fabbro ed è perennemente in
competizione con Melkor, che non riesce mai a fregargli le idee. I
Valar, i Maiar, i Vanyar, i Teleri, i Sindar, gli Uomini, i Nani, gli
Ent, gli Hobbit, gli animali e un po’ tutte le razze viventi
su Arda lo maledicono pesantemente, sostenendo se non si fosse preso la
briga di insegnare ai Noldor quei quattro trucchetti con i metalli e le
gemme
Di
Aulë inoltre c’è da dire che nemmeno lui
è riuscito a scampare alla congiura matrimoniale di Varda,
che dopo essersi accasata col Sire dei Venti è riuscita a
sistemare tutte le sue amiche.
Ad
Aulë, per la precisione, è toccata Yavanna
Kementári,
I
Fëanturi, Signori di Spiriti, sono fratelli, e vengono
chiamati Mandos e Lorien. In realtà si chiamerebbero
Námo e Irmo, ma Mandos e Lórien suonano meglio e
fanno più epic
tale. Nienna è loro sorella, e i tre vengono
chiamati dagli Elfi "i Fratelli Morte, Miraggio & Malinconia".
Mandos,
il maggiore, è il custode delle Case dei Morti,
perfettamente in linea con i gusti gothic che lo
caratterizzavano fin da piccino. Egli conosce tutte le cose che
saranno, eccetto le malsane idee che stanno ancora nella mente
d’Ilúvatar; ciononostante Manwë ebbe
qualche perplessità nel concedergli la carica.
‹‹Mandos››,
gli diceva ‹‹…tu per me puoi essere
tranquillamente il custode delle Case dei Morti, non ci sono problemi,
del resto basta poco a farti felice. Ma spiegami una cosa,
no?›› aggiunse, contando sulle dita.
‹‹I Valar e i Maia sono immortali, gli Elfi non
muoiono di cause naturali e le anime degli Uomini scompaiono dopo la
morte. Che spiriti pensi di accogliere?››.
‹‹Tranquillo,
Manwë. Io conosco tutte le cose che saranno, ricordi? Aaaah,
mi pare già di sentire l’odore del sangue ad
Alqualondë…!››
sospirò Mandos con gli occhi che quasi gli brillavano.
Vairë
Lórien,
il minore, non condivide i gusti del fratello maggiore e della cognata.
Lui e sua moglie Estë sono i fondatori di un circolo
ricreativo per tossicomani, in
cui giungono tutti coloro che hanno fatto un uso eccessivo delle
magiche piantine di Yavanna.
Nienna
vive da sola: inizialmente Varda aveva tramato di farla sposare con
Ulmo, ma poi ha provato pietà per il misogino Signore delle
Acque. Nienna infatti è
Supremo
in forza e in atti di prodezza è Tulkas, soprannominato
l’Idiota. Egli infatti ride sempre, in pace e in guerra, e
rise perfino di fronte a Melkor nelle battaglie che precedettero la
nascita degli Elfi: momenti, insomma, in cui tutti tacevano o al
massimo ringhiavano, e in cui ridere sembrava per l’appunto
un’idiozia. Cintura nera di karate
e grande lottatore di sumo, Tulkas si diverte a spaccare
tutto quello che gli capita sottomano. Anche per questo motivo Nessa,
la sua sposa, è bravissima a correre.
Anche
Oromë è un nevrotico e trae diletto dal distruggere
ogni cosa al suo passaggio a cavallo, però almeno non ride
come Tulkas. Al contrario, la sua espressione corrucciata è
seconda solo a quella di Melkor. Il suo arrivo è sempre
accompagnato dal suono del suo corno bianco e argentato, che in tempi
antichi utilizzava per fare gli scherzi agli Elfi nel cuore della
notte. La sua sposa è Vána
Dei Maiar
Con
i Valar giunsero altri spiriti, del loro stesso ordine ma di grado
inferiore: lecchini, insomma, come Manwë li ha subito
etichettati. Il loro numero è ignoto agli Elfi e pochi hanno
un nome in una delle lingue dei Figli d’Ilúvatar,
perché nessuno si è mai preso la briga di
chiamarli per nome: "Tu, con i capelli" o "Tu, schiavo" andavano
benissimo come appellativi.
I
principali fra i Maia di Valinor sono Ilmarë, la ruffiana di
Varda, Eonwë, il tirapiedi di Manwë e Ossë e
Uinen, i lecchini di Ulmo. Poi c’erano Melian, una
doppiogiochista che serviva sia Vána che Estë, ed
Olórin, il più saggio e il più
potente, ma che un giorno commise l’errore di vestirsi di
grigio, farsi chiamare "Gandalf" e fare amicizia con gli Uomini: tutti
cominciarono a considerarlo un simpatico vecchietto un po’
misterioso alla stregua di Albus Silente e la sua dignità
finì in miseria.
Dei Nemici
Ultimo
di cui viene fatto il nome è Melkor, Colui che si leva in
Possanza. Ma quel nome egli l’ha usurpato; e Fëanor,
che fra le altre cose era anche un abile affibbia-soprannomi,
cominciò a chiamarlo "Morgoth", che significa Nero Nemico
del Mondo; oppure, quando proprio voleva umiliarlo, lo chiamava
"Calimero". Non so voi, ma io adoro Fëanor…
Melkor
schifava tutto tranne sé stesso, era uno stronzo, un ladro,
un ingannatore, un malvagio; aveva votato Berlusconi alle elezioni e
soprattutto, cosa che nessuno in Arda gli perdonava, era un metallaro.
Eppure fu capace di scatenare tanto casino che alla fine
Ilúvatar perse la pazienza e lo tenne chiuso in Camera Sua
fino alla fine del Tempo.
Ma
non fu solo. Molti Maiar, infatti, stanchi di servire alla corte di
Manwë, passarono al Lato Oscuro e cominciarono ad ascoltare
metal e a servire Melkor. Il più spudorato fra i Maiar che
leccarono ai piedi di Melkor fu Sauron, stronzo quasi quanto il suo
padrone; non imparò mai la lezione che diceva "Non
ti mettere mai in mezzo fra i Valar, gli Elfi e i gioielli":
fece forgiare lo Sfigatissimo Anello e il resto lo conosciamo
tutti…
Qui termina il Valaquenta.
(Era ora…)