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Autore: Beauty    11/01/2012    2 recensioni
La storia di Remus e Tonks sulla base del classico Disney.
E' la mia prima fic, vi prego, siate clementi...:)!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Fierobecco era inquieto, e questo Malocchio lo avvertiva benissimo.

- Bestiaccia paurosa!- disse, a metà tra l’irritato e il canzonatorio.

L’ippogrifo si limitò a scuotere il becco, continuando a camminare con passo furtivo, mentre i grandi occhi scuri dardeggiavano da destra a sinistra, scrutando gli alberi del bosco quasi si aspettasse di trovarsi di fronte un gruppo di Troll pronti a trasformarlo in un delizioso pollo allo spiedo.

Malocchio sbuffò, spronando Fierobecco ad accelerare il passo. Quell’ippogrifo era sempre stato un grandissimo fifone, e questo lo irritava parecchio.

Però…doveva ammettere che stava cominciando a preoccuparsi anche lui.

Fece roteare l’occhio magico intorno a sé. Alberi, nient’altro.

- Strano…- disse ad alta voce, rivolgendosi all’ippogrifo.- Avremmo dovuto essere lì già da un paio d’ore…

E invece, erano ancora nel bel mezzo della Foresta Proibita.

Malocchio tirò le briglie in modo da fermare la creatura magica. Tirò fuori una mappa dalla tasca.

- Mmm…- la scrutò.- Facciamo così, Becco, prenderemo una scorciatoia…

Fierobecco alzò lo sguardo di fronte a sé: si trovavano di fronte a un bivio.

Da una parte, c’era una bella stradina di campagna, luminosa e rassicurante.

Dall’altra, una strada sterrata che si addentrava ancora di più nella Foresta, costeggiata da alberi che impedivano alla luce del sole di filtrare attraverso le loro foglie, rendendo il percorso più scuro e più buio…insomma, quel genere di strada che avresti fatto di tutto pur di evitare!

E, ovviamente, non serviva essere né un legilimens né tantomeno un essere umano per capire che quello sciroccato del suo padrone aveva intenzione di andare proprio da quella parte!

Fierobecco scosse violentemente il muso, indietreggiando con forza.

- No!- lo bloccò Malocchio.- Andiamo di là!

E indicò la strada buia.

Andiamo di là?! Ma che, era matto, quello? Si sarebbe fatto spennare vivo, piuttosto!

Indietreggiò ancora.

- Fierobecco!- muggì Malocchio.

Con un poderoso strattone delle briglie, riuscì a riportare l’ippogrifo sulla via della “scorciatoia”.

Alla fine, l’animale si arrese, e cominciò ad incamminarsi per quella lugubre strada.

Malocchio, seduto a cassetta, teneva la bacchetta bene in alto di fronte a sé, con un incantesimo di Lumos.

 

***

 

- Fierobecco, dove siamo?- chiese Malocchio dopo una buona mezz’ora.

L’animale scosse la testa.

A me lo chiedi, vecchio sclerotico?

Malocchio riprese a guardarsi intorno, stavolta con la consapevolezza di essersi irrimediabilmente perso.

All’improvviso, si sentì avvolgere da un’ondata gelida

Non fece neanche in tempo a rendersene conto, che intorno a lui si materializzò come dal nulla un gruppo di Dissennatori.

Fierobecco s’impennò sulle zampe di cavallo, e prese a correre, trascinandosi dietro il carro e con esso il proprietario. Malocchio cercò di governare l’ippogrifo, ma si ritrovò subito a spronarlo, quando si accorse di avere alle calcagna almeno una ventina di Dissennatori.

Fierobecco continuò a correre alla cieca, intorno a loro non c’erano che alberi, e né l’ippogrifo né Malocchio avevano idea di dove stessero andando. L’unica cosa che importava era sfuggire a quei Dissennatori.

Alla fine, l’ippogrifo era riuscito a correre così velocemente da seminarli, ma – realizzò Malocchio con orrore – si stava avviando a tutta velocità in direzione di un burrone!

Il mago tirò le redini con quanta più forza fu in grado di impiegare, riuscendo a fermare la folle corsa di Fierobecco proprio a pochi centimetri dal precipizio.

L’ippogrifo, ancora terrorizzato, s’impennò nuovamente sugli zoccoli, disarcionando il padrone. Poi, senza essersi accorto di ciò che era successo, riprese la sua fuga nella direzione opposta, sparendo poco dopo nel folto della Foresta, abbandonando il suo padrone al suolo.

- Fierobecco…- soffiò Malocchio, cercando di rimettersi in piedi.

Era tutto dolorante, ma almeno aveva ancora la sua bacchetta.

Di nuovo, sentì quella vampata gelida, e il sangue ghiacciarsi nelle vene.

Ancora, i Dissennatori apparvero di fronte a lui dall’oscurità.

Malocchio cominciò a correre più veloce che poté, ma, sia a causa della caduta di poco prima sia per la sua gamba artificiale, quelle dannate creature lo raggiunsero. Il mago stava cominciando a pensare che fosse ormai giunta la sua ora, quando si ritrovò di fronte ad un altissimo cancello in ferro battuto.

Si voltò: i Dissennatori stavano arrivando!

- Aprite!- chiamò a squarciagola, picchiando il pugno contro il cancello.- Vi prego, aprite la porta!

I Dissennatori erano sempre più vicini!

Malocchio sfoderò la bacchetta.

- Alohomora!

Il cancello si aprì, ma non appena il mago ci si infilò dentro, un Dissennatore lo raggiunse, e tentò di succhiargli via l’anima.

Malocchio mugolò, puntando la bacchetta.

- Expecto Patronum!- urlò.

Il Dissennatore scattò all’indietro, ma, nel richiudere il cancello, a Malocchio sfuggì la bacchetta di mano, andando a finire nella zona nemica. Malocchio strisciò il più lontano possibile dai Dissennatori, imprecando contro la bacchetta perduta.

Stette per un momento a guardare quelle creature che, dopo qualche minuto, se ne andarono.

In quel preciso istante, incominciò a piovere a dirotto.

- Ma per le mutande di Merlino, io che ho fatto di male?!- imprecò Malocchio, dimenticandosi della bacchetta perduta.

Ormai era bloccato lì, almeno per quella notte. Fierobecco se l’era svignata, là fuori era pieno di Dissennatori, la sua Ninfadora era a chilometri di distanza e, dulcis in fundo, era bagnato fradicio.

Si voltò lentamente.

Quello che vide fu un castello, con delle torri altissime e delle mura con mattoni scuri, che rendevano l’intera costruzione inquietante.

Ma Malocchio non era il tipo da farsi intimorire per così poco, e poi aveva un disperato bisogno di riparo.

Salì la scalinata che portava al portone d’ingresso, e lo aprì. Si ritrovò in un ampio ingresso, con un lungo tappeto rosso al centro e una scalinata sul fondo; c’era poca mobilia, e l’unica fonte di luce proveniva da un candelabro posto su un tavolino poco più in là, accanto ad un orologio da tavolo di colore rossiccio.

- C’è nessuno?- fece Malocchio, ma gli rispose soltanto il suo eco.

Entrò, avanzando lentamente.

- C’è nessuno?- ripeté.

Nessuna risposta; ma, senza che il mago se ne accorgesse, sul quadrante del piccolo orologio da tavolo spuntarono un grosso naso, due occhietti scuri e una bocca dalle labbra carnose. Su una delle candele del candelabro, invece, spuntarono due occhi verdi, una bocca, un naso dritto e un ciuffo di capelli neri, con un piccola incisione appena sopra un sopracciglio, a forma di saetta.

- Non una parola, Harry, non una parola!- lo ammonì l’orologio.

- Mi dispiace disturbare a quest’ora della notte!- continuò Malocchio ad alta voce. - Ma…ho perso il mio ippogrifo…e…e mi sono smarrito nella Foresta Proibita…

- Oh, Ron, un po’ di cuore…- sussurrò Harry il candelabro.

Ron l’orologio gli mise una mano (?) sulla bocca per farlo tacere.

- E…e avrei bisogno di un riparo per la notte…

Harry mugolò, e alla fine scottò la mano di Ron con una infuocata delle sue.

- Ma certo, signore, lei è il benvenuto!- esclamò poi, mentre Ron lanciava un urlo di dolore.

- Eh? Cosa? Chi ha parlato?- urlò Malocchio, afferrando il candelabro.

- Sono qui…- disse Harry.

- Dove?

- Qui!

- Qui dove?

Harry gli batté un colpetto sulla spalla. Malocchio si girò di scatto.

- Ehilà!

Il mago lasciò cadere Harry dallo spavento, indietreggiando verso il tavolino. Toccò inavvertitamente l’orologio.

- Signore, insomma, tenga le mani a posto!- protestò questo.

- Oh, però…ma che magia è questa…?- mormorò il mago, sollevando l’orologio.

- Se sapesse…- sospirò Ron. - Ma che fa?- gridò poi, quando Malocchio cominciò ad esaminarlo con particolare cura.

- Ma che sta facendo? La smetta…no, mi fa il solletico…la smetta, le ho detto di smetterla…

- Ehm, signore…- s’intromise Harry.

Per la felicità di Ron, Malocchio la smise di tormentarlo e si voltò.

- Se vuole seguirmi…- disse il candelabro, dirigendosi verso una porta poco più in là.

- No…no che stai facendo, non…- provò a protestare Ron, cercando di raggiungerli.- Harry, no…se lo sapesse Remus…no, non…oh, no, non la sedia di Remus…- gemette, non appena vide Malocchio accomodarsi accanto al caminetto acceso su di una poltrona di velluto rosso cupo.

Malocchio si sfregò le mani, godendosi il bel calduccio, mentre uno sgabello foderato di rosso gli si poneva sotto i piedi.

- Bravo Gazza!- esclamò Harry compiaciuto.

- Va bene, va bene…- fece Ron dopo qualche minuto.- Va bene, si è riscaldato, e ora se ne può anche…

- PERMESSOOOOOOO!- fece una voce squillante.

All’improvviso un carrello per il thé entrò nella stanza a tutta velocità, rischiando di travolgere il povero orologio che si rifugiò sotto il tappeto.

- Ecco qui!- trillò una teiera molto alta e magra, con dei riccioli castani e degli occhi color nocciola, mentre versava del thé in una tazzina.- Un po’ di thé è quello che ci vuole. La scalderà, con questo freddo!

- Niente thé!- ringhiò Ron da sotto il tappeto.- Niente thé!

Ma nessuno gli dava ascolto, meno che tutti Malocchio, il quale si portò alla bocca la tazzina. Tazzina che prese a ridacchiare.

- La barba mi fa il solletico, Hermione!- esclamò la tazzina.

- Questa poi!- fece Malocchio, osservando curioso la tazzina.

- Neville, fa’ il bravo!- lo rimproverò Hermione la teiera.

- Neville, eh? Beh, ciao Neville!- rise Malocchio.

All’improvviso, il fuoco del caminetto si spense. Tutti ammutolirono.

- Oh, oh…- gemette Neville.

La porta alle spalle di Malocchio si spalancò.

- Che succede qui?- tuonò una voce.

- Remus, salve…- mormorò Ron.- Io…IO NON HO FATTO ASSOLUTAMENTE NIENTE, TE LO GIURO, E’ TUTTA COLPA DI HARRY, IO GLI AVEVO DETTO DI NON FARLO ENTRARE, E LUI MI HA ASCOLTATO? NO, NO!

- Silenzio!- ringhiò l’uomo nell’ombra.

Ron tornò a rintanarsi sotto il tappeto.

- Remus, ehm…- provò a dire Harry.- Remus, ti posso spiegare…vedi, quest’uomo si era perso nella Foresta Proibita, era tutto bagnato e…

- Ho detto silenzio!- urlò di nuovo.

Anche Harry ammutolì, mentre l’uomo si avvicinava a Malocchio.

- Chi sei? Che cosa ci fai tu qui?- urlò, prendendolo per il bavero del cappotto.

- Io…io mi sono perso nella Foresta e…

- Eri curioso di vedere un licantropo, per caso?

- No, signore, io non…- Malocchio indugiò per un attimo sul volto sfregiato dell’uomo.

- Cos’hai da guardare?- ruggì Lupin.

- Io? Niente! Io volevo solo un posto dove stare…

- Te lo darò io un posto dove stare!

Detto questo, Remus Lupin sfoderò la bacchetta.

- Wingardium Leviosa!- ringhiò.

Malocchio venne sollevato da terra.

- No, la prego…la prego…

Harry, Ron, Hermione e Neville li osservarono sparire dietro la porta.

 

***

 

Draco Malfoy si sistemò per l’ennesima volta i capelli con un colpo di pettine.

- Hai capito, Peter?- chiese poi.- Quando io e Tonks usciamo da quella porta, tu dai il via alla banda, intesi?

- Sì, certo, signor Malfoy…- rispose Peter, dando immediatamente il via ai suonatori.

- Non adesso, idiota!- Malfoy gli diede un tale spintone da mandarlo a faccia in giù in un trombone.

- Scusa…- pigolò Minus.

Intorno a loro, tutto era addobbato a festa, c’era un buffet, un altare, ed era presente un prete e almeno mezza Hogsmeade.

- Signori!- Draco si rivolse alla folla.- Vi vorrei ringraziare tutti per essere venuti al mio matrimonio…

Alla parola matrimonio, Ginny, Luna e Pansy attaccarono a singhiozzare disperate.

- …prima, però, sarà il caso che vada a chiedere la mano alla ragazza!- Draco, pieno di sé come una mongolfiera Babbana, strizzò l’occhiolino a tutti i suoi compari Mangiamorte, che presero a ridere sguaiatamente.

Detto questo, Draco, elegantissimo nel suo miglior completo di pelle di drago, si avviò dritto e tronfio pochi metri più in là, in direzione della casa di Tonks.

 

***

 

Ninfadora chiuse il libro sui Lupi Mannari, soddisfatta di sé stessa.

Suo padre era partito da tre giorni. Il lavoro al Ministero della Magia la stava massacrando, ma era comunque riuscita a finire in pochissimo tempo quel meraviglioso manuale sui Lupi Mannari. Ora, ne era certa, avrebbe saputo riconoscere un mannaro con una sola occhiata.

Qualcuno bussò alla porta; prima di aprire, Tonks guardò dallo spioncino.

Quando vide la faccia di Draco con quel sorriso ebete a trentadue denti, le passò per la mente la fugace idea di fingere di non essere in casa e aspettare che quel bellimbusto girasse i tacchi, ma poi si disse che niente – niente! – l’avrebbe convinto ad andarsene.

- Draco, ma che bella sorpresa!- esclamò aprendo la porta, mentre si sforzava di sorridere, sentendosi infinitamente ipocrita.

- Ciao, Tonks!- ammiccò Draco, entrando come se fosse stato lui il padrone di casa.

E, forse, Malfoy ormai si sentiva davvero come tale.

- A cosa devo questa visita?- chiese Tonks, richiudendo la porta.

- Ho una notizia da darti…

- Che notizia?

- Vedi, Tonks, questo sarà il giorno…- non terminò la frase, ma fu per poco, giusto il tempo di rimirarsi in uno specchio – Merlino, che beota!, pensò Tonks –.- Questo sarà il giorno in cui si avvereranno tutti i tuoi sogni…

- Tu cosa ne sai dei miei sogni, Draco?- chiese Ninfadora, cercando di mostrarsi affabile.

- Io so tutto. Immagina la scena…- detto questo, Malfoy si tolse gli stivali di pelle di drago e appoggiò i piedi sulla superficie del tavolo, dopo essersi accomodato a piacere.

Tonks represse a stento l’impulso di storcere il naso.

- Casa mia, Villa Malfoy…- proseguì Draco, imperterrito.- Una schiera di Elfi Domestici al mio servizio…la mia mogliettina che mi massaggia i piedi…mentre i piccoli giocano sul pavimento con i Vermicoli…

Malfoy scattò in piedi e le si avvicinò.

- …naturalmente…- ghignò, con aria maliziosa.- …ne avremo almeno sei o sette…

Tonks scivolò istintivamente dall’altra parte del tavolo, in modo da mettere più distanza possibile fra lei e quella specie di Troll tristemente privo di materia grigia.

- Sei o sette? Vermicoli?- fece, mentre lui, evidentemente non cogliendo il messaggio, l’aveva raggiunta.

- Ma no, Tonks!- rise Malfoy.- Ragazzi robusti e Purosangue, come me!

- Immagina la scena…- ripeté Tonks, già vagamente nauseata, continuando a non capire dove volesse andare a parare con quel discorso senza capo né coda.

- E sai chi sarà la madre dei miei figli?

- Lasciami pensare…

- Tu Tonks!

No! No, non…non poteva essere…quell’imbecille patentato non poteva davvero pensare che lei…

- Draco, io…- Tonks cominciò ad indietreggiare in direzione della porta, mentre Malfoy le veniva dietro.- Draco, io sono…sono…senza parole…

Mannaggia, aveva appena toccato la porta con la schiena! E quello le stava a trenta centimetri dal naso! Si maledisse per la sua dannata mania di lasciare sempre la bacchetta in giro per casa! Non c’era mai, quell’insulso pezzo di legno, quando c’era bisogno di lei!

- Sapevo che avresti detto di sì…

Ehi! Che stava facendo ora?! Non aveva mica intenzione di…baciarla?

- Mi dispiace tanto, Draco, ma…- tentò di dire, cercando disperatamente la maniglia della porta.

- …ma…

Morgana, era sempre più vicino! Dov’era quella maledetta maniglia?!

- …ma…

Trovata!

- …io proprio non ti merito!- esclamò, girando il pomello della porta.

La porta si aprì, Tonks si scansò di lato con agilità proprio come le avevano insegnato al corso per Auror. Malfoy perse l’equilibrio, volò fuori dalla stanza, ruzzolò per i gradini e piombò dritto in uno stagno poco più in là. Ciliegina sulla torta, in quel momento Peter diede avvio all’orchestra.

Tonks, nel frattempo, si premurò di chiudere la porta a chiave, non prima di aver fatto fare agli stivali di Draco la stessa fine del suo padrone.

Malfoy riemerse dall’acqua tossendo e sputando.

Peter si avvicinò ballonzolando, felice e contento come una Pasqua.

- Allora, com’è andata?- fece, entusiasta.

Per Draco, quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

- Ti ho detto che Tonks diventerà mia moglie!- abbaiò, prendendolo per la gola.- E io la sposerò! In un modo o nell’altro!- e concluse scaraventandolo nell’acqua, per poi allontanarsi, più arrabbiato di quanto non lo fosse mai stato in vita sua.

 

***

 

Tonks ci mise un’ora buona prima di azzardarsi a mettere il naso fuori dalla porta.

Si guardò intorno con circospezione. Sì, se n’era andato.

- Incredibile!- disse ad alta voce.- Mi ha chiesto di sposarlo! Io…moglie di quel…quel maleducato senza cervello!

Grrr…! Aveva bisogno d’aria.

Cominciò a camminare, arrivando fino alla fine del cortile di casa sua; si sedette sull’erba con un sospiro.

Sarebbe stato sempre così? Sarebbe sempre stata esclusa, senza nessuno che stesse con lei, che la capisse, che l’amasse veramente? Quello di Draco non era amore, lo sapeva…era solo smania di vincere, lei era l’unica ragazza di Hogsmeade che non gli sbavava dietro, e questo non gli andava giù…

Sarebbe rimasta per sempre da sola?

In quel momento, sentì un rumore di zoccoli avvicinarsi. Con sua grande sorpresa, si ritrovò di fronte Fierobecco, ancora sellato e che trasportava il carretto con il macchinario di suo padre.

Ma Malocchio non c’era.

- Fierobecco!- Tonks corse incontro all’ippogrifo, mentre sentiva il cuore batterle all’impazzata.

- Fierobecco, dov’è papà?

Liberò in fretta l’animale dal peso del carretto, saltandogli in groppa.

- Portami da lui, Becco!

 

***

 

Fierobecco era un ippogrifo intelligente; questo Tonks lo sapeva, perciò si lasciò guidare.

L’animale la portò di fronte ad un altissimo cancello in ferro battuto, che dava l’accesso ad un oscuro e inquietante castello.

Tonks smontò, raccogliendo da terra quello che aveva sin da subito attirato la sua attenzione. Nascosta tra le foglie, c’era la vecchia e malandata bacchetta magica di suo padre.

- Papà…- mormorò.

Suo padre era in quel castello, non c’era dubbio.

Tonks varcò la cancellata, legò per la cavezza Fierobecco ad un ramo di un albero, quindi si avvicinò rapida al portone d’ingresso.

- Aohomora!- scandì, e i battenti si aprirono.

Tonks prese un bel respiro, ed entrò.

 

Angolo Autrice: Se ce l’avete fatta ad arrivare fin qui…beh, siete grandi!

Avviso ai gentili lettori: ho appena modificato il primo capitolo con un HTML degno di tale nome, e finalmente è leggibile.

Allooora, andiamo per ordine.

Lo so che questo capitolo è un po’ sottotono, ma abbiate pazienza, dal prossimo ci sarà un po’ più di azione…Per quanto riguarda i personaggi, so che nel film Mrs. Brick è un po’ cicciottella, ma proprio non riuscivo ad immaginarmi Hermione grassa…e, nel caso non si fosse capito, Neville, alias Chicco, non è suo figlio, sempre per il fatto che non riuscivo a figurarmi Herm come sua madre…a questo proposito, il Neville della fic è come quello del primo film di HP, cioè molto piccolo…

Sottigliezze a parte, scusate se procedo un po’ lenta, ma fare capitoli troppo lunghi non mi sembra il caso, penso che potrebbe far passare la voglia di leggere…

Dunque, ci terrei a ringraziare le 65 persone che hanno letto la mia storia e in particolare Roxana e Maril88 per le loro recensioni.

Dunque, Tonks è entrata nel castello del licantropo…cosa mai succederà? (Mah, chi lo sa…Nd Voi con un sottile punta di ironia). Va bene, cosa succederà non è un mistero per chi ha visto il film…Comunque, ci terrei molto che continuaste a seguire, magari facendomi sapere che ne pensate.

Ciao a tutti!

  
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