Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Doll_    15/01/2012    15 recensioni
June è un'adolescente riservata e timida che al secondo anno di liceo viene inevitabilmente attratta nella tana del lupo cattivo. Jack è più grande e affascinante, ma anche col suo carattere intrattabile e scontroso, riesce a far innamorare di sé la ragazza e a portarla a letto, per poi lasciarla come suo solito. Peccato che l'anno dopo i due verranno messi a stretto contatto a causa dell'imprevedibile destino che, seppur detestandosi, li unirà sempre più...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'June e Jack'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The Costume Party – part II
 



    Image and video hosting by TinyPic
    

 



“Perché sei stata tu a lasciarmi…”
 
“Ma che diavolo stai dicendo?” Stavo per chiedere, con tanto di nervosismo a mille.
La mia salute mentale ovviamente non era delle migliori, e tanto meno la sua. Insomma, eravamo una fattona ed un ubriaco, cos’altro potevo aspettarmi da lui? Ma il vino era la voce della verità, no? Quindi lui pensava davvero che fossi stata io a mollarlo. Però aveva bevuto.. parecchio.
O forse avevo recepito male io.. forse l’erba mi aveva annebbiato la mente a tal punto da distorcere anche delle frasi… e allora c’era da preoccuparsi parecchio!
Poi Jack non era di certo d’aiuto, dato che continuava a ridere come uno psicopatico.
Non riuscii a fermarmi e gli diedi una botta dietro la schiena, facendolo quasi strozzare fra le sue stesse risa.
“Ahi!” Riuscì solo a protestare, piegato e con una mano sulla pancia.
Ma proprio quando decisi di porgli la domanda fondamentale, una voce tanto squillante quanto irritante, si sovrappose alla mia, mandandomi letteralmente i nervi in pappa.
“Jackie! Ecco dov’eri finito! Ti ho cercato per tutta la serata!” Fece Charlotte, ancorandosi nuovamente a lui come una cozza sullo scoglio, spostandomi con una fiancata come se nemmeno ci fossi.
La lasciai fare. Stranamente ero più tranquilla del solito… E di certo dovevo ringraziare Dan e la roba che aveva comprato, per questo.
A proposito.. Dov’era finito Dan? Mi era dispiaciuto immensamente quando Jack gli aveva dato quel pugno senza che se lo meritasse.
Ero combattuta su cosa fare.. rimanere lì ed aspettare che Jack mi desse delle spiegazioni esaurienti e magari facendogli confessare, infine, i suoi sentimenti nei miei confronti; oppure andare a cercare Dan per scusarmi e aspettare che sia io che Jack fossimo stati in grado di formulare pensieri concreti, per ritornare su quel discorso e affrontarlo, appunto, a mente lucida?
Charlotte mi facilitò la scelta.
“Su, su, petit, andiamo a ballare! Adoro questa musica.” Trillò, trascinandoselo dietro mentre il biondo continuava a ridacchiare senza curarsi di chi aveva attorno.
Allora io mi accinsi a cercare Dan che poi non si trovava tanto distante da lì.
“Ehi, che ci fai qui?” Tentai di sorridergli, trovandolo seduto di fronte ad un alberello, da solo, di fuori al freddo.
Sbuffò. “Questa festa fa schifo.”
“No, non è vero.”
“Tu hai ottenuto ciò che volevi alla fine, no? Tutti ci sono riusciti stasera.. tranne io.” Confessò, fissando sempre davanti a sé senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
“Veramente non è che io abbia ottenuto più di quel che mi aspettavo, eh.” Spiegai con ironia, sedendomi accanto a lui.
“Hai parlato con Jack?”
Sì.. parlato. Come no.
“Uhm.. Più o meno.”
“E che gli hai detto?” Chiese, voltandosi finalmente a guardarmi.
“Che lo amo.” Sospirai, come se mi fossi tolta un enorme macigno dal cuore. “Che lo amo…” Ripetei, sussurrando.
Adesso ero io quella che aveva preso a fissare l’alberello.
Lui non sembrava sorpreso dalla cosa. “E lui che ti ha risposto?”
Feci una smorfia per mascherare il dolore che la risposta mi causava. “Si è messo a ridere.” Deglutii.
Certo che detto ad alta voce faceva ancora più pena, pensai.
Ora Dan era visibilmente sorpreso. “Stai scherzando, spero!”
“Ha detto che non è possibile perché sono stata io quella che lo ha lasciato. Uno più contorto di Jack davvero non potevo trovarlo. Chiamami masochista…” Sospirai ancora, sentendomi lo sguardo pensieroso di Dan addosso.
“Ma.. non è vero! Io me lo ricordo il giorno in cui ti ha lasciata… Me lo ricordo eccome! Eri distrutta. Però non piangevi. Me lo ricordo proprio per questo… Rimanevi immobile come se stessi metabolizzando ancora la cosa fra te e te. Non parlavi; era come se ti trovassi in un altro universo parallelo. Magari in quello dove lui non ti aveva lasciata.” Scrollò le spalle borbottando la sua ultima riflessione come se si fosse reso conto troppo tardi di averla esternata senza esser riuscito a trattenerla.
Risi amaramente. “E magari anche in quello dove mi amava.”
Stavo per piangere, me lo sentivo… E faceva un male boia perché le parole che mi disse Jack quel giorno stavano riaffiorando nella mia mente riaprendo una ferita che avevo cercato per mesi e mesi di tenere nascosta.. neanche di curare: di tenere nascosta.
Perché curarla avrebbe significato dimenticarla, sostituirla, cancellarla. Ed io non ero ancora pronta per fare quel passo.
“E chi l’ha detto che non ti amava?”
Ora ridevo io, e pure di gusto; con gli occhi lucidi però. “Se mi amava non mi avrebbe lasciata, no?”
“Magari aveva paura.”
“Senti Dan, apprezzo il tuo sforzo, ma qui non siamo in una soap opera e Jack è solo un’egoista, narcisista, che pensa solo ed unicamente al suo fottutissimo mondo preconfezionato, tralasciando alla grande i sentimenti altrui. E’ un menefreghista come pochi, credimi. Se ha fatto quello che ha fatto, è stato solo perché non ci teneva abbastanza.” Spiegai, infervorandomi.
“E tu queste cose gliele hai mai dette?”
La calma di Dan metteva quasi paura.
“Uhm.. n-no.” Ammisi, balbettando stupidamente. “Perché avrei dovuto?”
Lui mi guardò negli occhi e spiegò semplicemente. “Perché sono questi i motivi per cui lo ami.”
 

§§§

 
“Jack! Smettila di bere!” Gli dissi, tentando di levargli l’ennesimo bicchierino che voleva scolarsi tutto d’un fiato.
“Uuuh, Francine! Sei la solita rompiscatole!” Biascicò lui, reggendosi a malapena in piedi.
Se all’inizio della serata camminava normalmente, adesso aveva bisogno di un sostegno per tenersi senza rischiare di cadere a muso a terra.
“Dove l’hai mollata Charlotte?” Gli chiesi senza badare al suo insulto.
“Mmmh.. boh! Era lì a ballare poco fa.. ma io avevo sete!” Si giustificò, strascicando tutte le parole.
Adesso stava guardando seriamente concentrato la torta al cioccolato e dopo neanche cinque secondi si era infilato un enorme pezzo di questa in bocca.
“Mi fai schifo.” Dissi, deglutendo il conato di vomito che stava risalendomi.
“June.. June mi ha detto di amarmi.” Sospirò a bassa voce, come un sussurro sconfitto, dopo aver mandato giù la torta.
I suoi occhi non sembravano vedere cosa c’era realmente di fronte a loro.
Dal canto mio, mi stava quasi prendendo un infarto.
“C-cosa!?? Dimmi che ho capito male!” Lo supplicai, afferrandolo per un braccio e trascinandolo di fuori, dall’altra parte del edificio.
“Oggi non fate altro che sballottarmi di là e di qua…” Borbottò, massaggiandosi il braccio.
“Rispondi, bastardo!”
Lui sembrò pensarci su, poi con tono serio ripeté. “June mi ama. Almeno così ha detto.”
“Merda.” Avrei dovuto dirlo anche io ad Alicia, questo era il patto… Ma io non ero ancora pronta. Non potevo proprio… Mi avrebbe ripudiata, non mi avrebbe più guardata in faccia… ed io avevo bisogno di lei. Disperatamente bisogno di lei.
“E’ una cosa così brutta?” Chiese lui, interrompendo i miei viaggi mentali.
“Sì.. cioè, no! Non che lei lo abbia detto a te, intendo.” Spiegai, non riuscendo però a formulare una frase di senso compiuto.
“Dovresti dirlo anche tu ad Alicia.” Jack diede voce ai miei pensieri.
Anche da ubriaco quel bastardo era infinitamente astuto.
Lui, oltre a June, era l’unico ad essere conoscenza del mio amore per la mia amica.
“Che? E perché!?”
“Per non rischiare che dopo sia troppo tardi. Credimi… meglio che glielo dici adesso.” Borbottò lui, con aria annoiata. Sembrava afflitto.
“Non mi sembri un esperto in certi cose, Jack. Dovresti essere l’ultimo a darmi certi consigli.” Dissi sorridendo, ma nervosamente.
“Ma perché io sono un coglione! Un coglione vero e proprio dico, eh! Dammi retta adesso che non riesco a tenere a freno la lingua e tutto ciò che penso.. Vai da lei, e dille tutto quello che senti. Io dico sempre a tutti che l’amore fa schifo, che è una fregatura, che ti fa solo soffrire… Ma non è vero nulla, Francine, nulla!! L’amore è bellissimo, è il sentimento più bello che ci sia… Soprattutto se sei innamorato di una moretta con gli occhi verdi che riesce a strapparti l’anima con una sola parola… a capirti con un solo sguardo…”
Lui stava blaterando senza più accorgersi di star parlando con me. Parlava a se stesso e stava rivelando ciò che c’era di più prezioso.
“Ma.. Jack, allora tu sei innamorato di June!”
Lui si bloccò, mi guardò per qualche secondo, seriamente. Poi disse: “E non si era capito!?”
 
Era arrivato il momento.
Jack prima di andarsene mi aveva ripetuto per l’ultima volta che dovevo dirle tutto. Che non meritavamo questo; né io né lei.
Io perché soffrivo in silenzio, lei perché veniva illusa che fosse tutto come prima.
Cosa avrei dovuto dirle? Ehi Alicia, posso parlarti? Ecco, vedi, volevo dirti che ti amo. Ti amo da quasi otto mesi… ti amo tantissimo e anche se so che siamo due femmine, non me ne importa nulla. Sei la mia migliore amica e sarebbe bellissimo se potessi ricambiare questo sentimento. Sarebbe tutto completo…
Bah! La testa mi stava scoppiando come se mille tamburi ci stessero suonando sopra.
Non potevo dirle questo… Era banale, poi cosa poteva farmi pensare che lei avrebbe ricambiato?
Mi aveva sempre trattata come un’amica.. Niente di più, niente di meno. Ero stata io a farmi i castelli per aria. Lei non c’entrava nulla ed il problema era solo il mio, per questo meritavo di soffrirne.
Però l’avrei persa… E così avrebbe sofferto anche lei, ed io non volevo che lei soffrisse.
“Francine! Entra dentro, che prenderai freddo qui fuori.”
Ed eccola lì. La più bella Jasmine che avessi mai visto in vita mia, che si preoccupava sempre per me neanche fossi sua figlia.
Però era bella, bella, bella la mia Alicia.
“Ali…” Sussurrai, già affranta dall’imminente futuro.
“Cos’hai, la febbre?”
Si era avvicinata e adesso la sua mano calda mi toccava la fronte.
Tutti la prima volta che vedevano e parlavano con Alicia, pensavano sempre che lei fosse una ragazza facile, superficiale, senza niente in testa e con nessun principio. Quanto si sbagliavano.
Alicia era la ragazza più intelligente e premurosa e gentile che io avessi mai conosciuto.
Dagli altri si faceva vedere a quel modo perché le era comodo, perché pensava che così non avrebbe sofferto troppo quando qualcuno l’avrebbe poi mollata in quattro e quattr’otto. Erano in pochi, quindi, quelli da cui si faceva conoscere e fra questi c’eravamo solo io e Jack.
“N-no. Sto bene, tranquilla.” Tentai di sorriderle per rassicurarla.
“Hai una faccia strana. Qualcosa non va? Ma hai visto quella Charlotte, che razza di sgualdrina!? Non gli bastava Jackie, adesso c’è accollata anche a quel bonazzo dell’ultimo anno, quello che ti avevo detto che era carino… Eh, anche a quello, ma ti rendi conto?!”
“Ali-.”
“No, no, fammi dire. Ma sono io o stasera si sono tutti impazziti!? Mi giro e, vabbè, Abby e Freddie ballano tutti felici e contenti in pista; fino a qui ci sto, perché so che stanno insieme. Ma vogliamo parlarne di John che fa gli occhioni dolci ad Holly e se la bacia così, davanti a tutti!? E Maggie e Chase, Dan e June…”
“Un momento, un momento.. Dan e June?” Inarcai un sopracciglio.
“Beh, sì. Per venire qua li ho visti tutti intenti a parlare davanti a quel schifoso alberello che il preside non si decide a tagliare. Non so se mi spiego, ma fa davvero schifo.” Borbottò disgustata.
“Oh.. e tu perché sei venuta qua?”
“Ma che domanda, è? Per vedere dove stavi, ovvio!”
“Non devi sempre sapere dove mi trovo, Alicia. Sono grande ormai.”
Lo so che potevo sembrare scorbutica, ma quello era l’unico modo per torcere delle informazioni in più da Alicia.
“Ma.. che dici, Francine!”
Ora non ci stava capendo più niente. Quell’espressione corrucciata la conoscevo bene.
“Tu mi controlli sempre. La mattina mi chiedi se ho fatto colazione, a ricreazione guardi nel mio zaino per vedere se mi sono portata il panino da casa; vuoi sempre sapere dove mi trovo e mi invii centinaia di messaggi al giorno, per di più inutili perché quasi tutti parlano di Jack o di qualcun altro che ti piace. Poi, quando ti dico che c’è qualcuno che interessa a me, ti arrabbi perché hai paura che poi la nostra amicizia venga messa in secondo piano appena una delle sue trovi il ‘principe azzurro ’… Devi essere un po’ più coerente con te stessa, Alicia. Perché il giorno in cui ci separeremo ci sarà… ci sarà eccome.” Spiegai fermamente, cercando di non far trapelare il dolore che quella consapevolezza aveva instaurato in me.
Alicia era rimasta paralizzata. A bocca aperta. Senza fiato…
“Sta-stai dicendo che.. che non vuoi più essere mia amica?”
“No. Ti sto chiedendo cosa provi realmente per me.”
“Ma sei impazzita!? Cosa vuoi che provi!? Io ti voglio bene, ovvio!”
“Bene. Io no.”
Sarebbe stato un battibecco, stile domanda e risposta, perfetto se la mia voce non avesse tremato alle ultime lettere per l’agitazione.
Sì, perché stava succedendo. Glielo stavo finalmente dicendo.
“C-cosa?” Sussurrò, spaventata.
“Io non ti voglio bene, Alicia. No. Io ti voglio più che bene. E non so se è un tipo di bene che accetteresti.”
“Ti prego, Francine, sii chiara perché non ci sto capendo nulla.”
Vai, Francine, diglielo. E’ arrivato il momento giusto.. avanti, diglielo!
“Ti amo, Alicia. E non come possono amarsi due amiche. Io ti amo come si amano due amanti. Ti è più chiaro così?” Deglutii, accorgendomi solo in quel momento che una piccola lacrima era scivolata silenziosamente giù sulla mia guancia.
Ancora in silenzio. Stava metabolizzando la notizia. Poi sarebbe scoppiata come avevo sempre immaginato.
Chissà se mi avrebbe picchiata.. beh, potevo aspettarmelo.
“Sei.. sei lesbica, Francine?” Chiese invece, apparentemente calma.
“No. Io amo solo te. Voglio solo te.. E’ diverso.”
“Ma io sono una ragazza.” Mi disse, come per convincere anche se stessa però.
Tremavo. “Lo so. Anche io, ma questo non significa il mio amore sia meno vero di quello che ci può essere fra un ragazzo e una ragazza.”
Si era fatto talmente buio che riuscivo a malapena a vedere il suo viso, ma il suo sospiro lo sentii, come se mi stesse a due centimetri dal viso.
“Non m’importa. Io ti voglio bene lo stesso e ti accetto così come sei.”
Boom.
“E questo che significa?”
“Che non sono come te, ma che.. proverò ugualmente a conviverci.”
“Io so che tu sei come me, invece.”
“Ti sbagli. A me piacciono i ragazzi, Francine.”
“Ma ti piaccio anche io. Lo vedo, Alicia. Lo sento.” Dissi, avvicinandomi a lei e prendendole le mani.
Tremavano, ma non di paura. Sembrava quasi.. eccitazione.
“N-no. Non è vero.” Deglutì, indietreggiando ma scontrandosi con il muro.
“E allora perché eri gelosa quando stavo con Thomas, eh?”
“Anche le amiche… sono gelose.”
“No, quella non era una gelosia da amiche, e lo sai pure tu.”
Ora la sentivo davvero. Sentivo davvero quella speranza che credevo di non poter mai avere.
Lei non rispose più. Rimase in silenzio e anche io, di fronte a lei. Immobili a cercare di capire l’una i pensieri dell’altra.
Poi ci fu uno spostamento d’aria, un leggero rumore che nessuno avrebbe notato, ma dato che era stata Alicia a procurarlo, io lo sentii eccome, almeno fino a quando quel buio non diventò finalmente chiaro.
Le labbra di Alicia, sulle mie. Il suo respiro, nel mio; la sua lingua timida che cercava la mia.
Ed il mio cuore che non batteva più, ma era semplicemente sospeso nel tempo. Un tempo corto, quanto durò quel bacio, ma che mai dimenticherò.
Un bacio semplice e dolce che fu mille volte più appagante di quelli dati prima o anche solo quelli immaginati. Bellissimo.
Alicia poggiò infine la sua fronte sulla mia.
“Perché l’hai fatto?” Chiesi con tanto di voce incrinata.
“Volevo provare a sentire com’era..”
Silenzio. Poi mi decisi a chiederle: “E com’è stato?”
“Più bello di quello dei miei sogni.”
 

§§§

 
“Come mai tutta sola soletta?”
Deja-vù.
Ma questa non era la voce di John, bensì quella che avevo sperato fosse quella sera di tanti mesi prima, alla festa della cugina di Alicia.
Non mi voltai neppure, quella sera aveva fatto tante di quelle stronzate che non meritava neanche un mio sguardo. O la mia considerazione.
Non capendo il segnale, lui si sedette ugualmente affianco a me, dove prima c’era Dan, che mi aveva lasciata disgraziatamente sola dopo aver deciso di voler andare a ballare.
“Che fai, ora non mi parli più?”
Voleva fare il simpatico?
“Non eri ubriaco?” Gli chiesi solo, con voce acida, constatando il suo tono regolare e tranquillo.
“Mi sono riempito di caffè.” Ammise, con un’espressione disgustata.
“Ti ci sta bene. Da ubriaco sei anche più insopportabile di quando sei normale. Il ché è un tutto dire.”
Lui ridacchiò ancora ed io fui tentata di strozzarlo seduta stante. “Mentre facevamo l’amore però non sembravi tanto contrariata.”
Dovevo aspettarmela una battuta simile. “Beh, neanche io sono molto in me questa sera, da come hai potuto notare.” Commentai, scrollando le spalle e strappando qualche filo d’erba per tenermi occupata.
Lui intanto si stava accendendo una sigaretta.
“Così il tuo alito farà davvero schifo, lo sai? Fra alcol, caffè e sigaretta non voglio nemmeno immaginarmelo..” Gli dissi poco dopo, guardandolo mentre buttava con nonchalance il fumo dalla bocca.
“Beh, allora dovremo evitare di baciarci per stasera.” Fece spallucce, con ovvietà.
“Non sarà di certo un mio problema.”
“Strano.. Non parli come una che mi ama alla follia. Così mi offendi.” Disse con sarcasmo, mettendo su un finto broncio come quelli dei bambini.
“Sei tu quello che mi ha offesa mettendosi a ridere dopo la mia confessione.”
“Ohh, adesso fai la permalosa?”
“Smettila di scherzare, Jack!” Mi voltai a fronteggiarlo. “Io sono sempre stata sincera con te, ma se tu non riesci a fidarti di me, la soluzione è solo una.” Deglutii, cercando di mandare giù l’enorme nodo che sentivo in gola e che se solo si fosse sciolto, non so quante lacrime mi sarebbero scappate.
“E sarebbe?” Inarcò un sopracciglio com’era solito fare quando era diffidente di qualcosa.
“Ritornare degli sconosciuti. Ognuno alle proprie vite… Perché entrambi vogliamo cose differenti ed io mi sono stufata di questa situazione del cavolo.”
“Non è possibile.” Disse solo, gelandomi il sangue dalla serietà che ci mise nel dirlo.
“Lo so che tu ti diverti così, ma io ho dei principi e non voglio continuare ad essere usata da te.”
“Perché invece di farfugliare sempre mille parole inutili, non mi fai le domande che vuoi!?”
Oh, adesso era lui che si stava alterando!?
Rimasi interdetta da quella ostilità, ma mi ripresi con orgoglio e mi decisi di fargli l’interrogatorio, partendo dall’inizio.
“L’anno scorso ti sei messo con me per dimenticare la tua ex?”
“Sì.”
Sincero, certo, ma deleterio. Così voleva uccidermi.
E già avevo gli occhi lucidi. “Sei riuscito nel tuo intento?”
“Sì.”
Beh, almeno una buona notizia.
“E perché mi hai lasciata?”
Eccola, la domanda da un milione di dollari.
Jack sospirò, voltò lo sguardo, si passò una mano fra i capelli come se fosse combattuto sul da farsi, ed infine parlò: “Eri strana, davvero, June. Eri la ragazza più strana che avessi conosciuto, ma mi affezionai a te. Volevo solo il tuo bene e stavo iniziando a pensare in grande, tanto che nemmeno mi riconoscevo più. Ero.. felice, ecco. Dopo tanto tempo lo ero. E quel giorno ti stavo cercando, perché volevo parlarne con te, volevo renderti partecipe di ogni mio pensiero, perché ci tenevo. Ma io ti ho vista.. Stavi parlando con Dan e quando mi avvicinai –non l’avessi mai fatto-, quando mi avvicinai e sentii quel che gli stavi dicendo, mi crollò tutto il mondo addosso.” Spiegò, a bassa voce, come se non volesse sciupare quei ricordi dolorosi.
“C-cosa.. cosa avevi sentito?”
Lui non parlò subito stavolta. Aspettò qualche secondo, come si fa nei film. Poi alzò la testa a guardare il cielo, la luna, le stelle… E ripeté come una cantilena, come se se lo fosse ripetuto così tante volte nella testa da esserselo imparato a memoria: “Tu di me potrai avere tutto ciò che vuoi. Potrai avere il mio corpo, sì… Ma qui sta il punto: non potrai mai avere il mio cuore.”
Lo aveva sentito.
Aveva sentito quel mio maledettissimo e schifosissimo discorso da puttana.
Lui aveva sentito tutto.
Ma mi stavo consolando, pensando che avesse sentito quindi anche il resto, ma lui si era bloccato.
Non continuò più.
“..Hai.. Hai sentito solo questo?” La mia voce era bassa, roca, spezzata. Non era la mia voce.
“Sono rimasto così disgustato che me ne sono andato prima di sentire qualsiasi altra schifezza. Capisci adesso perché dico che è come se fossi stata tu a lasciarmi? Io non volevo mollarti, assolutamente, ma tu non eri quella che credevo. Tu avresti.. tu saresti andata con chiunque… insomma, ho pensato: ‘ma con chi sono stato tutto questo tempo!?’ Ero sconvolto e dopo ho provato a rimettermi con la mia ex per dimenticare te, pensando che se ci ero riuscito una volta, potevo riprovarci la seconda. E sai la cosa più divertente quale è stata? Che non ci sono riuscito a dimenticare te. Non ce l’ho fatta. E mi odiavo.. Mi facevo schifo perché pensavo che non potevo davvero essermi innamorato di una come te. Te, che odiavo e amavo allo stesso tempo. Capisci il paradosso? Mi odiavo perché ti odiavo.. ma ti amavo anche. Ho passato uno dei periodi più brutti della mia vita a causa tua. Quindi non puoi biasimarmi se ti dico che non so se riuscirò a fidarmi più di te.” Terminò, sospirando e buttando la cicca a terra.
Dal canto mio, io ero letteralmente paralizzata.
Come se avessi perso ogni parte del corpo.
Era stata quindi colpa mia? Mi ero logorata il fegato non avendo mai capito che il casino, tutto quel dolore e quelle lacrime, le avevo create io stessa!?
Ma che razza di mostro ero?
“Jack io… Tu non hai sentito quello che ho detto dopo.”
“Non importa.”
“Ma.. io ti amo, ti amo ancora e non è cambiato assolutamente nulla per me!”
Si era alzato. “Ma per me sì!”
“N-non.. non mi ami Jack?” Stavo piangendo senza nemmeno rendermene conto e toccavo la sua gamba neanche fosse la mia àncora di salvezza.
“Non puoi chiedermi questo.” La sua voce ora era instabile. Tremava anche lui.
“Ti prego, ti prego.. Non lasciarmi anche adesso. Rimani con me, te lo sto chiedendo io stavolta. Non lasciarmi sola stanotte. Da domani ricominceremo a pensare razionalmente, ma adesso non abbandonarmi, ti prego. Non ti chiederò più nulla, starò zitta… ma non andartene.”
“Mi dispiace June, ma lo hai detto anche tu… Ognuno alle proprie vite.”
E se ne andò.
Se ne andò così, lasciandomi sola, a piangere, come una cretina.
Quella sera tutti avevano ottenuto il loro piccolo premio per gli anni sprecati a soffrire per amori impossibili… mentre io ero stata realmente lasciata sola, per la seconda volta, a piangere come non mai, ad abbracciarmi da sola per il tremolio che aveva posseduto il mio corpo, e ad arrabbiarmi e disperarmi con me stessa, per me stessa, contro me stessa. Ed il tempo.
Sì, perché ormai era troppo tardi… Troppo tardi.
 







Angolo Autrice:
Capitolo scritto in fretta e decisamente ad alto carico depressivo. Mi dispiace infinitamente per il ritardo ed eventuali orrori grammaticali.
La storia sta raggiungendo il culmine, ma grazie a questo capitolo ormai sono stati scoperti tutti gli scheletri del passato.
Altri pochi cap e dovremmo dire addio a Piacevolmente Ingiusto mie care :(
Intanto godetevi questi strampalati capitoli e magari fatemi sapere che ne pensate!
Un bacionissimo: Doll!

   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Doll_