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Autore: Blue_Bones    18/01/2012    3 recensioni
Chi sarà stata la prima interamente nata babbana? Quale sarà stata la sua storia. In quale casa era? Io ho provato a rispondere a queste domande. Datemi un parere
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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3. Passato, Presente e Foruncoli.



Novembre, freddo e nebbioso, era strisciato via lento e pigro.
Le lezioni si susseguivanoo, noiose per i più e il torpore invernale aveva modificato l'aspetto della scuola, ormai candida di neve morbida e gelida. Le pietre della scuola tenevano il freddo fuori dalle mura e pareva che la stanchezza aumentasse di ora in ora. Spesso, i ragazzi, uscivano a prendere una boccata d'aria. Gillister si trovava così a suo agio che non esitava a studiare sotto il sole pallido che spariva sempre prima dietro le colline della scuola. Anche quel giorno un libro poggiava sulle sue gambe sottili, la testa rossa era immersa tra le pagine che, a volte, le sfioravano il naso lentigginoso e, regolarmente, una mano spostava dei ciuffi che dietro l'orecchio parevano proprio non volerci stare. Il freddo era pungente, l'umidità penetrava nelle ossa. Usciti dalla cappa di caldo artificiale si aveva la netta sensazione che il sudore si condenssasse in un cubetto gelido che scendeva lungo la spina dorsale facendoti rabbrividire fino alla punta delle orecchie. Le lezioni erano finite da poco più di un'ora, ma la sera pareva già incombere, spietata, sulla natura già morente. Presa com'era dalla sua lettura, Gil sia accorse appena dei passi che si arrestavano vicino a lei. Non parlò, era sempre stata dell'idea che, se mai qualcuno l'avesse cercata per parlare, lei l'avrebbe lasciato loro la possibilità di arrivare al punto senza troppi, inutili, convenevoli. L'altra sospirò - Gil, sei sempre sola. Perché non tenti di farti degli amici? - Lei scrollò le spalle - Loro non lo vogliono, non mi vogliono. Non voglio imporre la mia presenza a nessuno, Rowena - La donna sorrise comprensiva mentre Gil cercava di trattenere Loony dall'avvicinarsi troppo al lago - Non sono d'accordo - disse poi - c'è sempre Felix, no? - Gillister non alzò nemmeno gli occhi - Dopo gli scherzi, la punizione e i punti in meno? No, grazie. - Rowena rise - Lo sai chi mi ha insegnato tutto quello che so? - La bambina scosse la testa in un cenno di diniego - Merlino. - Gillister alzò, di scatto, gli occhi dal libro - Magico! - L'altra le strizzò l'occhio  e continuò - Non è quello l'importante. Avevo un compagno molto scherzoso. Non riuscivo mai a capire perché ce l'avesse con me - la piccola parve pensarci - E tu cos'hai fatto? - Lei rise - L'ho sfidato a duello e ho vinto. - Gil sgranò gli occhi - Davvero? - chiese esterreffata - Solo nei miei sogni - ribatté Rowena, sul punto di scoppiare a ridere - Come andò a finire davvero? - Chiese l'alunna, sempre più incuriosita - Divenimmo migliori amici solo tempo dopo, quando la rivalità degli studi non ebbe più senso. Costruimmo una scuola dove i maghi avrebbero potuto vivere una sana competizione che li avrebbe spinti a migliorarsi. Una scuola per giovani menti e freschi talenti. - Gill si alzò scrollandosi di dosso la neve fredda e tentando di asciugarsi un po' la veste, mentre con noncuranza si congedava dicendo - Immagino che abbia folti e lunghi capelli rosso sangue, uno spiccato senso dell'umorimo e che si sta dirigendo qui. Ora me ne vado, comincio a desiderare un focolare caldo e qualche indumento asciutto. - Corse via come se fosse inseguita da un animale feroce. Non smise di correre nemmeno nei corridoi nonostante fosse vietato. Fu così che finì addosso a qualcuno - Scusa - disse raccogliendo frettolosamente i libri per paura di una ritorsione. Quando alzò lo sguardo fu colpita da un intenso sguardo blu e da un naso lentigginoso che le fecero alzare lo sguardo a incontrare capelli color carota. Rimase spiazzata e si ritrasse prima di accorgersi di essersi allarmata inutilmente.
- Dovresti parlargli, potreste diventare amici, sai? - Le sorrise Georgiana Prewett prima di andarsene con le lunghe trecce rosse che dondolavano, giocherellone, attorno alla divisa rosso scuro. Si sarebbe potuta definire una visione particolarmente pittoresca o un richiamo alle protagoniste delle storie dell'orrore che suo padre si divertiva a raccontarle. Governata da un istinto insensato, si mosse senza accorgersene, rincorse la ragazza e tirò il bordo della manica della veste - Dov'è? - chiese decisa, l'altra sorrise e risposte - Sala duelli. -

L'aula era nella penobra. Le candele illuminavano solo il minimo indispensabile, ossia il palco in legno. Gillister entrò lentamente, spaventata. Georgiana era ferma sulla porta, quasi invisibile. Conosceva il suo gemello e sapeva che se si trovava lì c'era un buon motivo. Gil azzardò un saluto a cui il bambino rispose con un grugnito e un un incantesimo contro il fantoccio che aveva davanti. La piccola non si mosse e Giorgiana si chiese se intendesse scappare, ma l'altra, dimostrandosi molto più coraggiosa del previsto, parlò - Ti sfido a duello - Giorgiana credette di aver udito male e aspettò che qualcun altro parlasse prima di intervenire - Davvero vuoi sfidarmi a duello? Perché? Vuoi vendicarti, forse? - Perplessa, Georgiana uscì dal buio - Perché vuoi sfidarlo, Beckyard? Lo sai che è il più capace del nostro anno in questo genere di cose e tu non hai nemmeno finito il primo anno. E' forse l'orgoglio che ti spinge a sfidarlo? O la vedetta? La furia ti acceca o sei vittima dell'irresponsabilità? - Gil si voltò solo parzialmente verso la gemella Prewett - Voglio solo smetterla con le sceneggiate in giro per la scuola, se devo avere il suo rispetto, per riprendermi un po' di tranquillità, sono pronta battermi contro di lui. In caso di mia vittoria lui avrebbe la prova che sono davvero una strega, in caso contrario non dovrò rimproverarmi di essermene stata con le mani in mano a guardare la vita e le cose scorrermi davanti. - Giorgiana rise apertamente - Non credevo che fosse così facile convincerti alle trattative. - Con quella frase Gillister comprese che, se non altro, una dei due gemelli ora non la odiava. Giorgiana salì sul palchetto e la invitò a seguirla. Senza farselo ripetere si ritrovò a fronteggiare il Grifondoro. Comprese subito che Georgiana si era nominata arbitro di quella diatriba ed ebbe appena il tempo di evitare un incantesimo, quando la ragazza diede via alla sfida. Di sicuro non era stata l'unica ad aver consultato manuali avanzati, sapeva che gli incantesimi di Felix andavano ben oltre il terzo anno. C'era però ancora qualcosa di diverso in quel ragazzo dal sorriso sarcastico e dagli occhi del colore dell'oceano. Un furore diverso dagli altri, più partecipe, più sconvolgete, quasi totalizzante, coinvolgente e paralizzante. Il busto era rigido, ma pronto, gli occhi la scrutavano, indagatori, la bacchetta era davanti ai suoi occhi, ma si mosse troppo velocemente perché lei riuscisse a vederla e fu colpita da un gambemolli. Non appena si riprese scaglò un incantesimo di pietrificazione total body che fu però parato facilmente, rispose tendando di disarmare l'avversario e questa volta ebbe più successo e decise di vendicarsi con una tarantallegra che infastidì parecchio Felix, quest'ultimo decise di confonderla, ma questo lo comprese solo dopo aver ripensato a come era riuscita a trovarsi stesa a terra con un livido sulla gamba e un ginocchio dolorante. Si vendicò lanciando un diffindo che ferì il ragazzo superficialmente strappandogli parte delle maniche della veste. A quel punto qualcosa scattò nella testa del ragazzo che eseguì un incantesimo di incedio subito ridimensionato da Gil con un semplice freddafiamma e poi spento da un aguamenti. Quello dovette essere troppo per il giovane Prewett che scagliò un potente schiantesimo, colpendola in pieno, le fece vedere più volte il pavimento e il soffito fino a scaraventarla fuori dal palco. Aveva perso. Miseramente, maldestramente. Miracolosamente non era morta. Uno strano sentimento simile a un profondissimo rispetto si impossessò di lei. Aveva intuito molto durante lo scontro e se ne accomiatò non del tutto insoddisfatta - Mi dispiace - sussurrò prima di sparire nel silenzioso corridoio. Una volta in sala comune si tolse la veste ormai riscaldata e infilò la vestaglia più pesante che aveva, mentre un freddo terrore la animava, impedendole di dormire. Lesse qualche libro che ricordava di aver preso in prestito un paio di sere prima, in biblioteca. Parlavano dei roghi delle streghe. Se la madre di Felix fosse stata una strega avrebbe saputo difendersi da un eventuale rogo, ma qualcosa, negli occhi del ragazzo, la paura che aveva visto, per un secondo, balenare negli occhi di Georgiana le fece intuire che, forse, non era la madre ad essere stata bruciata sul rogo. Si fermò ad una pagina promettente e cominciò a leggere velocemente, incuriosita e spaventata da ciò che piano, piano, stava scoprendo "Anche nelle famiglie purosangue è ormai nota una malattia grave che colpisce la componente magica di un individuo ancor prima che questi venga al mondo. Così può accadere che il figlio di un mago e di una strega risulti privo di poteri magici. Tali individui prendono il nome di Squibs*. In quanto tale, spesso, tali soggetti vengono tenuti nascosti come una vergogna per la famiglia magica da cui proviene." saltando una decina di righe che elencavano le possibili parziali capacità magiche di queste persone, Gil trovò "Non è raro, infatti che uno Squibs in grado di riconoscere piante e erbe particolari, decida di darsi all'erboristeria più avanzata, praticabile senza l'uso d'incantesimi, ma conosciuta solo al mondo magico. Scoperti, questi individui finiranno facilmente al rogo, vittima di fiamme dolorose e implacabili che mangieranno la sua mente prima del suo corpo che perirà, però, poco dopo." Se un amico o un parente dei Prewett fosse stato uno Squibs si sarebbe spiegato l'odio di Felix verso i babbani, per i mezzosangue e i nati babbani. La stanchezza si stava facendo largo fra le sue membra, spossate dallo scontro e dall'umidità che aveva raffreddato le ossa, e nella sua mente, provata dalla sconfitta e dalle scoperte. Tornò nel suo dormitorio e si infilò a letto, lieta che tutte le sue compagne stessero dormendo da almeno un ora. Decise che l'indomani mattina si sarebbe alzata presto e avrebbe aspettato i gemelli fuori dal dormitorio di Gryffindor

In un altra stanza le discussioni e le risposte non erano finite così velocemente - Perché non vuoi accettarla? Lei non è loro, non è colpa sua! - Il gemello sembrava non ascoltarla, non gli sarebbe servito, sapeva cosa gli stava rimproverando la sorella. Questa si alzò dal letto, sembrava alterata e ciò non accadeva spesso - Non è colpa sua, non l'ha messa lei al rogo, lo sai! - Georgiana aveva ragione, ma lui non riusciva a liberarsi del rancore per i babbani. Gli sembrava così ingiusto che una delle loro figlie avesse poteri magici con cui difendersi. Milena non aveva potuto. La sorella maggiore dei gemelli era una Squibs. La loro famiglia era, da tempo, sospettata di stregoneria, ma erano accuse senza prove, infondate. Milena si era sempre sentita in difetto. Era una persona molto forte, sapeva farsi valere, ma ciò nascondeva un'insicurezza dettata da una personalità fragile e dai contorni indefiniti. Non si sentiva babbana, ma nemmeno una strega. Era come essere sospesi, senza nome, senza caratteristiche, senza identità. Un anno prima che le accuse piombassero su di loro, aveva messo in campo le sue conoscenze per aiutare i contadini del villaggio contro i loro acciacchi. Il raccolto era raddoppiato grazie alla presenza massiccia di forza lavoro. Un giorno era arrivato un nuovo pastore, un tipo strano, dai capelli lunghi e gli occhi plumbei. Aveva dimostrato interesse per la ragazza, avveva affascinato tutti con le sue parole e poi l'aveva accusata e fatta bruciare viva sotto gli occhi, impotenti, dei fratellini. Le sue urla ribombavano spesso nella mente dei gemelli che si stringevano silenziosamente, morti dentro.
Nelle notti di tempesta come quelle, gli ululati del vento li riportavano indietro, a quella notte terribile.

Da mesi non si vedeva una goccia di pioggia. Il terreno era arido e, al passaggio frettoloso dei cavalli, spesso si alzava un polverone di terriccio sabbioso e polveroso, secco. Erano arrivati al mattino presto, silenzisi, per quanto pssibile. Avevano bussato alla porta, i cardini scricchiolanti, e con le croci al collo e la bibbia in mano, avevano preso Milena per i capelli dell'arancio infuocato del tramonto, mossi come le onde del mare, e l'avevano trascinata via. Lei aveva spalancato gli occhi, azzurri come il cielo invernale, più per la sorpresa che per vero dolore. Portata via, legata con pesanti e ruvide corde, dalle mani callose e grandi come badili dei contadini. Spintonata con malagrazia addosso a un grosso palo di legno alto quasi il doppio di lei. In piedi, scalza, sulla paglia secca e pungente, su piccoli rametti irti. Era inerme, mentre l'assicuravano,  zittita dal bavaro bianco, tremante e piangente mentre il pastore la dichiarava colpevole di stregoneria e la condannava alla pena massima: il rogo. Come se temesse che il suo destino non fosse stato chiaro. Le tolse il bavaro e la invitò a pregare, a pregare quel Dio che aveva tradito, ripudiato e ferito, ma lei tacque. Non una parola, nemmeno una supplica. Poi, silenzioso come la morte, il cielo s'incupì in sfumature aranciate e sinistre. Allora divampò il fuoco e fu come averlo addosso, come lo sguardo della ragazza che continuava, imperterrita e amorevole, a fissare i fratelli. Sapeva che non potevano aiutarla. Erano troppo piccoli e troppo spaventati. La loro magia era involontaria e fu quasi contenta che non riuscissiero a reagire. I loro genitori sarebbero tornati solo l'indomani, partiti per un viaggio che avrebbe assicurato alla famiglia un luogo sicuro. Preferiva sacrificare se stessa piuttosto che veder morire Giorgiana e Felix. Solo un giorno. Eppure il fuoco non si fermò ad asspettarlo. Troppo spaventati e troppo piccoli per capire. Quando sentirono le urla di dolore, quando anche le loro membra parvero prendere fuoco, quando il suono di quelle urla squarciò il cielo grigio di fumo e si disperse nella terra morta, la loro innocenza venne macchiata e lavata via. L'ultima fiamma stava bruciacchiando pigramente quando un violento temporale si riversò sulla terra brulla, dando ai contadini l'illusione di essersi riguadagnati il favore divino. Così nascono le superstizioni e per questo muoiono gli innocenti. Felix continuava a guardare avanti a se, con il fuoco negli occhi e la gemella nascosta tra le braccia. Quando tutti i contadini ebbero lasciato la piazza, senza curarsi di loro, si accasciò a terra e comincò a dondolare sulle gambe, tentando di trovare conforto, mentre la sorella gli imbrattava la veste di lacrime e moccio. Fu trovato la mattina presto, prima dell'alba, dai suoi genitori che non potevano credere ai loro occhi. Erano tornati, felici, di poter vantare un posto tranquillo come loro prossima casa e il loro sorriso si era spento quando il figlio più piccolo aveva raccontato loro l'accaduto. Avrebbe voluto colpevolizzarli, lo avrebbe fatto se solo quella notte non avesse portato via la sua infanzia, ma vedere la madre in lacrime e il padre silenziosamente addolorato gli fece comprendere che, forse, lo stavano facendo da soli. Senza una parola, raccolsero le loro cose e se ne andarono, con il vantaggio del buio. Gli ululati del vento tormentarono la loro nottata di viaggio e tutte le seguenti.

Il mattino dopo, nessuno avrebbe detto che i gemelli non avevano chiuso occhio, nessuno sapeva nulla, nessuno vedeva. Quando trovarono Gillister davanti alla Signora Grassa, addormentata e con quello che sembrava un pellicciotto sporco tra le braccia Georgiana la squadrò perplessa mentre il fratello la scrollava pesantemente - Hey, svegliati. Ti prenderai una broncopolmonite se non stai attenta. Nemmeno nel mondo dei maghi è una bella cosa da curare! - La piccola si svegliò di soprassalto, farfugliando in maniera sconnessa - Oh, voi, ho sognato fuoco e pioggia. E' stato orribile. - Disse rabbrividendo, poi tornò seria - E voi l'avete vissuto, non è vero? Oh - un rantolo basso e sussurrato, ma che fu ben udibile alle orecchie dei ragazzi. Come aveva fatto a sentirli? Di certo non poteva aver intuito tutto da sola, troppi dettagli, troppa angoscia. Chi le aveva raccontato tutto? Nessuno lo sapeva, nessuno poteva averlo fatto. Alzò lo sguardo e per un secondo pensò che forse poteva essere stata una visione, ma anche tra i maghi non era una dote comune. Si ripromise di chierlo a Gryffindor. Felix si voltò verso Gill - Sai per caso che giorno è? - Lei lo guardò, stralunata - Come fai a non ricordarti che oggi è l'ultimo giorno di lezione? Domani è la vigilia! - I gemelli si guardarono esterreffatti. Era il 23 Dicembre e loro se ne erano dimenticati, risero di gusto e poi si abbracciarono - Tanti auguri a noi! - Esclamò Giorgiana, sotto lo sguardo sorpreso di Gillister che face loro gli auguri. Felix si girò e le tese la mano - Ti sei guadagnata il mio rispetto, mocciosa. Hai talento, anche se non quanto me. -

Il giorno di Natale Gill rimase al castello. Lei e il padre avevano deciso di vedersi il giorno dopo e sarebbe tornata a scuola per il reiniziare delle lezioni. Il padre le aveva chiesto se volesse invitare Rowena, ma lei gli aveva detto che sicuramente non sarebbe potuta venire. In realtà Rovenclaw aveva intenzione di andare a prendere la ragazza di persona. Sapeva che il padre della piccola non poteva allontanarsi da casa e a lei non costava nulla spostarsi per un giorno. Il 24 gli elfi avevano dato il meglio, la cena li aveva riempiti come tacchini e Giorgiana giurava di essere ingrassata di almeno due chili. Gillister aveva mangiato a sazietà e Felix le aveva fatto notare che non riusciva a finire un pasto senza rovesciare il bicchiere. Avevano riso, avevano cantato e avvevano chiccherato. La Sala Grande era tutta addobbata. Dal cielo scendeva la neve e grandi alberi erano stati portati nella sala. Delle palle di vetro colorato pendevano dai rami innevati e la luce le colpiva, facendole brillare. Il clima era allegro e disteso e quasi nessuno aveva fatto battute su Gill. In realtà dal compleanno dei gemelli nessuno osava prenderla in giro o inveirle contro. Gillister non era proprio soddisfatta perché sapeva che era la compagnia dei Prewett a salvarla dalle molestie. Si sentiva in debito e sentiva di non aver fatto abbastanza. Finché erano tranquilli non poteva alzare polveroni, non poteva far valere le sue motivazioni e le sue idee, non poteva cambiare la sua posizione e non poteva mostrare di meritare quel posto. Eppure non avrebbe mai rinunciato all'amicizia dei gemelli per essere accettata. Chiuse gli occhi e sospirò. In fin dei conti aveva sette anni per cabiare la situazione e per trovare qualcuno di simile a lei. Sorrise ai due amici. Stonava un po', con quella tunica blu in mezzo ai Gryffindor. Ormai i ragazzi non ci facevano più caso, tranne quella sua compagna a Ravenclaw di cui non ricordava nemmeno il nome. Tentava sempre di batterla durante le interrogazioni o i compiti, ma era sempre un gradino sotto di lei. Troppo concentrata a vincere per notare che a Gillister non importava. Lei studiava per se stessa, non per gli altri, nemmeno per gli insegnanti, a dire il vero. Amava leggere per ore. Aveva divorato i tomi della biblioteca che riguardavano la letteratura e ora si stava dedicando a libri di incantesimi, pozioni e storia della magia. I suoi voti si erano alzati parecchio da inizio anno, ma aveva E solo in Trasfigurazione. Si era ripromessa di migliorare in tutte le materie. Era il proposito per l'anno nuovo. Non voleva deludere Rowena, suo padre e soprattutto se stessa. Stava sezionando una coscia di pollo, sotto lo sguardo schifato di Felix che si stava ingozzando. Le venne da ridere, ma si limitò a sghignazzare mentre l'interessato aggrottava la fronte. I fondatori si alzarono e di riflesso anche gli alunni. Li spedirono nei loro alloggi e si allontanarono. Felix, Georgiana e Gill furono gli ultimi a uscire. Georgiana vide Godric tenere la mano a Rowena e diede una gomitata a Gill che sorrise.

Fuori nevicava. Gillister guardava il paesaggio scuro dalla finestra. La neve turbinava e il vento fischiava. La grande vetrata avrebbe sicuramente fatto passare degli spifferi se non fosse stata opportunamente incantata. Salì al dormitorio e trovò le sue compagne di stanza sveglie. Avrebbe voluto passare inosservata, ma la invitarono ad aiutarle ad addobbare un alberello che erano riuscite a recuperare. Era felice di sentirti presa in causa, voleva essere partecipe. Prese qualche piccola pallina di vetro e cominciò ad appenderle qua e là. Tutto procedeva tranquillamente, ma ad un certo punto Isabel cacciò un urletto - Gill, la tua faccia! - Lei controllò il suo riflesso e lo ritrovò coperto di foruncoli enormi. Ostentando una calma che non possedeva uscì dal dormitorio e salì al dormitorio di Gryffindor, sperando che Georgiana non fosse ancora rientrata. Poco dopo, invece, Felix uscì dal ritratto e lei affondò il viso nelle mani per non mostrarsi in volto - Che succede, Gill? - Lei tremò e lui le si avvicinò, le tolse le mani dal volto e guardò il risultato di un incantesimo di pessimo gusto, l'abbracciò e disse - Vieni, andiamo da Madama Rosmary, devo anche prendere qualcosa per Georgiana è ammalata, ma non vuole passare le vacanze in infermeria. Io l'avevo avvisata che a starsene sempre con le caviglie nella neve si sarebbe presa qualcosa! - Sbottò, preoccupato. Gillister sorrise, Felix faceva tanto lo spiritoso, ma in fondo era una persona di gran cuore e teneva molto alla sorella. Aveva capito che Gill sapeva cos'era successo loro, anche se non capiva come e perché. Quando scesero in infermeria, Gill fu invitata a non coprire il colpevole, ma lei disse semplicemente che non sapeva chi fosse stato, visto che era voltata verso le compagne, prive di bacchetta. Non poteva dire che sospettava fosse stata una delle altre ragazze di Ravenclaw e non aveva intenzione di far perdere punti alla propria casa. L'infermiera sistemò l'inconveniente e pregò Felix di portarle la sorella in caso la febbre non fosse scesa entro la mattina. Il febbrone poteva essere pericoloso se non curato. Mentre Felix l'accompagnava al dormitorio si lasciò andare e le raccontò, con voce tremante e occhi bassi, la storia che li aveva coinvolti cinque anni prima. Gillister non fiatò, colpita dal comportamento di Felix. Le stava rivelando una parte molto importante della sua vita, una ferita ancora aperta. Bruciava ancora e probabilmente non sarebbe mai guarita. Parlarne doveva essere difficile. Gillister gli era molto grata. Aveva pensato che fosse uno stupido, antipatico, razzista, ma non si era soffermata a pensare al motivo del suo comportamento e se ne pentì. Si sentì in colpa, lei non era così, era allegra e solare, non se la prendeva per nulla. Certo i capelli tinti e il resto erano molto diversi da 'nulla'. Si fermarono a parlare fuori dalla sala comune dei Ravenclaw e si accorsero di aver esagerato quando videro il sole sorgere. Stanchi, si salutarono. Quando Gill rientrò, trovò l'albero pieno di regali, ma decise che li avrebbe scartati dopo aver riposato, Per evitare scherzi, però, prese i pacchettini con il suo nome e li chiuse nel suo baule. Non riuscì ad addormentarsi per un po', pensava ai gemelli e alla loro povera sorella, pensava a chi potesse averle fatto quello scherzo e la sua mente continuava a ripeterle che doveva essere stata quella ragazza, ma che, non avendo prove, non poteva accusarla di nulla.

Si svegliò dopo aver saltato la colazione, scese per il pranzo dopo aver scartato i regali. Il padre le aveva comprato un collarino per Loony. Al collare blu era appesa una medaglietta in bronzo con il nome del suo gattino. Rowena le aveva regalato un libro di Pozioni, che era una delle materie in cui riusciva di meno, e si ripromise di ringraziarla. Georgiana le aveva regalato una spilla per il mantello, aveva le sembianze di una luna nascente da cui pendeva una pietra blu, si domandò quanto le fosse costata. A sorpresa trovò anche un regalo di Felix, un mantello blu scuro, piuttosto pesante, doveva essere altrettanto costoso, era rifinito con intarsi bronzei e un sorriso comparve sul volto sorpreso di Gill. Lei non aveva regalato nulla al nuovo amico, ma si ripromise di rimediare quanto prima. Scese a mangiare e ringraziò i ragazzi, rivolgendo solo un sorriso fugace alla fondatrice della sua casa. Mangiò di fretta, sarebbe partita nel primo pomeriggio. Da quello che sapeva Felix e Georgiana andavano a passare le feste con i parenti in un villaggio poco conosciuto. La rincuorò sapere che non sarebbe stata sola in carrozza. Gli abitacoli erano scomodi e il legno delle panche pareva rigonfio di pioggia e umidità. Durante il viaggio si domandava con ansia per quanto avrebbe goduto della presenza degli amici, ma si addormentarono tutti prima di arrivare al primo villaggio. Era ormai sera tardi quando le carrozze si fermarono e loro si svegliarono. Gill guardò fuori e si sorprese - Ragazzi, io sono arrivata, ma voi dove dovete andare? - Loro sorrisero, stupiti - In realtà i nostri genitori ci hanno detto di aver affittato una casa qui poco prima dell'inizio della scuola. Siamo vicini e in città ci sappiamo confondere bene. Tu stai davvero qui? Bello, così potremo vederci anche durante le vacanze! - disse Georiana. Io annuii, contenta, e feci un inchino, prendendo commiato dai miei amici - Allora in settimana dovete venire da me, mio padre sarà sicuramente lieto di fare la vostra conoscenza. Portate i libri, così facciamo subito i temi per Pozioni, Storia della Magia e Trasfigurazione. Ora scappo, mio padre mi starà aspettando! - E corsi a casa. Quando arrivai al citolato, trovai la porta già aperta e mio padre sulla soglia. Corsi tra le sue braccia e lo strinsi forte - Bentornata a casa, piccola mia. -

* * *

Eccomi qua, a dispetto di quello che ho postato un secondo fa. Con il bruciore agli occhi, il mal di testa e alla pancia, il freddo boia e il raffreddore, ho deciso che mi sentivo troppo in colpa e mi sono messa a correggere il capitolo. Spero vi piaccia e se notate ancora errori non fatevi scrupoli :D
   
 
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