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CAPITOLO XIV (E)
-Tu sei la mia musa-
Dopo questa affermazione altre parole potevano risultare solamente banali e superflue, cosa potevo rispondere? Era la cosa più bella che mi avessero mai detto, la più sincera e la più sentita. Poggiai la mia testa sul suo petto e mi lasciai avvolgere dalla fragranza che tanto amavo, mi sentivo perfettamente a mio agio con lui.
Due parole scivolavano dal cuore e giungevano fino alla punta della lingua, dove venivano bruscamente fermate dalla mia razionalità: ti amo. Ero una contrapposizione vivente: sapevo di non dovergliele dire, mi ero autoimposta di non farlo, ma a volte lo stimolo veniva automatico. Ho sempre avuto un’idea tutta mia dell’amore, un’idea contorta e assurda, nata grazie ai libri che leggevo, quelli che ti mostrano una realtà dura e spesso avversa, la quale però alla fine si piega al sentimento dei protagonisti, terminando così con un consueto “e vissero per sempre felici e contenti”. Ecco, ciò a Bill e me non poteva succedere, quindi confessare quelle cinque lettere sarebbe potuto sembrare una bugia, una presa in giro; mi chiedevo come fosse possibile provare ciò, ci conoscevamo da così poco, però già credevo d’essere in qualche modo assurdo e masochista destinata a lui. Nonostante ciò imprigionavo quelle due parole in un angolo remoto della mia mente, soffocandole perché non uscissero involontariamente. Sospirai, perché doveva essere tutto così complicato?
-Vado a cambiarmi okay? Ci vediamo fra
mezz’ora- disse discostandosi da me e alzandosi.
-Va bene- mugugnai io, cercando di trattenere l’effetto che
aveva su di me lui.
-A dopo Mel- sorrise, uscendo.
Mi passai le mani sul viso, per riprendere il contatto con il mio
corpo, ancora sotto effetto della presenza di Bill.
-Mel, riprenditi. Respira lentamente e calmati- dissi a me stessa,
dando un’altra occhiata allo specchio e passandoci davanti
soddisfatta. Non trovando nulla da fare, scesi giù e mi
sedetti sulla panchina di fronte all’entrata.
-Guarda chi si vede, non mi sei mancata per niente ragazza!- presi
paura sentendo questa voce venire da dietro di me, la riconobbi subito
come quella di Tom.
-Neanche tu Kaulitz- risposi a tono, mentre il chitarrista si
accomodava tranquillamente al mio fianco.
Mi girai verso di lui e dovetti trattenere una risata, era strano
vederlo con addosso vestiti della sua taglia!
-Lo so che vuoi ridere, non provarci! Bill mi ha obbligato a vestirmi
così!- sbuffò scocciato.
Lo squadrai meglio, aveva un semplice paio di jeans che facevano capire
quanto magro fosse anche lui, indossava poi una camicia bianca
leggermente aperta sul davanti, stretta. Aveva abbandonato fascia e
cappello e copriva gli occhi con un semplice paio di occhiali da sole
neri.
-Guarda che stai bene così, dovresti adottare questo look!
Sembri quasi.. bello- sorrisi, tutti e due i Kaulitz erano bellissimi,
di una bellezza a dir poco impressionante.
-Io sono bello sempre, tu sei troppo impegnata a guardare
l’altro gemello per accorgertene- rispose con sufficienza.
-Sei troppo modesto Tom, ma davvero guarda!- ridacchiai prendendolo in
giro.
-Lo so! Allora, Bill non mi ha detto nulla, mi ha solamente cacciato
dalla stanza per prepararsi! Dimmi un po’, scommetto che
sentirlo parlare ti ha fatto venir voglia di..- lo interruppi.
-Non dire quello che stai per dire, sei un pervertito! E Bill
è stupendo- sorrisi innamorata.
-Risparmia gli occhi a cuore, per favore! Mi bastano quelli del mio
gemellino, l’hai fatto andare su un altro pianeta!
Complimenti, non ci era mai riuscito nessuno- esclamò,
facendomi arrossire.
-Aspetta un secondo Kaulitz, la mia amica mi sta chiamando- dissi
sentendo il cellulare vibrare nella borsa, stavolta avevo guardato chi
chiamava.
-Mel! Ho finito con il gruppo, per fortuna! Fra quanto scendo? Oddio
sono emozionatissima, non vedo l’ora di vedere i gemelli dal
vivo! Cioè, li ho visti da lontano ma non bene! Scommetto
potrei rimanerci secca, soprattutto Tom è un gran figo! Con
quel piercing.. oddio scusa sto parlando troppo!- concluse dopo un
minuto filato, aveva respirato?
Vidi il ragazzo sogghignare, avendo origliato la
conversazione, lo fulminai.
-Ehm, io sono già scesa, mi raggiungi fra cinque minuti?
Cerca di non morire prima però-
-Simpatica! Mi sistemo e arrivo- mise giù il telefono e mi
girai verso il rasta, con un sorriso sornione stampato in viso.
-Così.. la tua amica va pazza per il qui presente sostituto
del sole- scoppiai a ridere sentendo il soprannome, qualcosa mi diceva
se l’era dato da solo.
-Lei va pazza per tutti e quattro, non farti illusioni!- feci crollare
tutti i castelli con questa semplice frase, la sua espressione si fece
ridicolamente mogia. Non avevo detto proprio la verità,
infatti Julia adorava quel ragazzo, chissà per quale strano
motivo poi!
-E Bill invece, quando scende?- mormorai, avevo troppa voglia di stare
con lui.
Tirò fuori il cellulare e mi mostrò il messaggio
che gli aveva appena spedito, stava scendendo.
-Eccomi!- esclamò qualcuno uscendo dalla clinica e
raggiungendoci, il mio ragazzo.
Lo squadrai per bene: indossava una semplice t-shirt azzurra
– adoravo quando si vestiva di quel colore!- e un paio di
jeans né stretti né larghi. Anche lui portava
occhiali da sole e aveva legato i capelli in una coda bassa.
-Ciao Bill- mi alzai e andai ad abbracciarlo.
-Mel, Tom- ricambiò. –Julia?-
-Eccola- risposi, vedendola arrivare, con passo incerto e imbarazzato.
I ragazzi la scrutarono e il chitarrista, dopo averla
sottoposta a radiografia completa, ghignò maliziosamente.
-Beh, penso tu conosca già ‘sti due-
ridacchiai di fronte alla sua espressione basita.
-Piacere, io sono Tom Kaulitz- annunciò porgendole la mano
con fare da seduttore.
-J-Julia Hosen- balbettò stringendola, terribilmente in
soggezione.
-E io sono Bill- si presentò il mio ragazzo, con quel
sorriso capace di sciogliere anche la pietra più dura.
Spalancò la bocca, non si aspettava di sentirlo parlare.
-Già, posso parlare- si spiegò.
-Aspettate un secondo, torno subito- dissi ai gemelli prendendo la mia
amica da parte.
-Julia, respira!- esclamai vedendola quasi in apnea.
-Sono così.. cazzo!- borbottò.
-Ti capisco, fanno un bell’effetto insieme eh? Tolgono il
fiato, vedrai ti ci abituerai- la rassicurai.
-Lo spero! Ma.. quando aspettavi di dirmi che gli era tornata la voce?
Non ero psicologicamente pronta..-
-L’ho saputo poco fa.. è arrivato in camera e beh,
non hai idea di come ci sia rimasta io!- dissi.
-Posso capire! Beh andiamo, altrimenti pensano ci abbiano rapite!-
esclamò prendendomi a braccetto e trascinandomi verso la
vettura del rasta, la sua amata Cadillac. I gemelli si erano
già posizionati nei sedili anteriori.
Salimmo silenziose in macchina.
-Allora, dove si va?- domandai.
-Cinema, vi va bene? Avevamo pensato di vedere una commedia,non
c’era altro- scosse le spalle il resta.
-Benissimo!- esordimmo in coro. Era da anni che non andavo al cinema!
Il viaggio in macchina fu breve, di sottofondo i battibecchi fra i ragazzi, uno voleva mettere Samy Deluxe, l’altro Nena.
-Ecco, siamo arrivati!- annunciò il
rasta fermandosi davanti all’entrata di un grande cinema.
-Come mai non c’è nessun’altra
macchina?- domandai stranita.
-Diciamo che, per precauzione, abbiamo prenotato tutto il cinema-
rispose il minore sorridendo.
-Ma vi sarà costato moltissimo, siete fuori di testa?-
esclamai io, anche Julia annuì.
-Nessun problema, almeno così siamo sicuri di non aver
problemi con le fan e possiamo stare tranquilli- spiegarono.
Entrammo silenziosamente e fummo accolti direttamente dal padrone del
cinema, che ci portò in sala.
Io mi sedetti fra Bill e Julia, Tom di fianco alla mia amica.
Iniziò il film, seguì la prima ora poi però mi persi osservando il profilo del mio ragazzo, il quale aveva gli occhi attenti alle immagini, mentre la sua mano stringeva dolcemente la mia. Lui era mille volte più interessante di qualsiasi altro schermo, avrei passato tempo indeterminato a guardare la sua figura, scoprendo sempre qualche dettaglio nuovo.
Qualche sedia più in alto gli altri due
ridacchiavano per qualche sconosciuto motivo.
-Mel, ci sei? È finito- disse Bill, sventolando una mano
davanti al mio viso, ridacchiando per la mia immobilità.
-Si si, ci sono- mormorai scuotendo la testa, -Ora che si fa?-
-Sono quasi le sette, direi di andare a cena, no? Chiamate
l’ospedale e avvertite- suggerì Tom.
-Perfetto!- annuì Julia allegra, tutta l’ansia di
prima si era già sciolta!
Così chiamammo, informando saremmo tornati più tardi.
-Dove si va?- chiesi. I gemelli si guardarono e si
lanciarono uno sguardo di intesa.
-PIZZA!- esclamò la mora. La guardai stranita.
-Cioè, insomma.. ho visto un’intervista in cui
avete detto di adorare la pizza quindi..- balbettò
imbarazzata gesticolando velocemente, facendo scoppiare a ridere i due.
-Amiamo la pizza!- esordirono in coro, telepatia gemellare!
-Pizza sia- confermai io, così mezz’ora dopo
arrivammo in un ristorante fuori città, con pochissima gente.
-Avevate già programmato tutto vero? È
impossibile la sala sia completamente vuota!- commentai.
Si scambiarono un'altra occhiata complice, -In effetti.. sì!-
-Come mai non abbiamo incontrato nessuna vostra fan in giro?
È strano!- interruppe Julia.
-Vedi..- iniziò Tom.
-Abbiamo elaborato un piano perfetto affinché ci fossero
meno fan possibili in giro- assentì l’altro.
-Già! Oggi hanno mandato la registrazione di un nostro
concerto e varie interviste sul canale musicale-
-Quindi, in questo modo, ci siamo assicurati che le ragazze stessero a
casa e non in giro per Colonia- finì Bill sorridendo fiero
del piano.
-Voi due siete diabolici!- rise Julia.
-Non volevamo impacci, volevamo passare una giornata piacevole!-
esclamò il mio ragazzo.
-Ed è stata una bellissima giornata- intervenni io allegra.
-Eh, non capita tutti i giorni di passare un pomeriggio con questi due
pezzi di fighi!- convenne Tom, beccandosi una gomitata dalla mia amica,
intraprendente la ragazza! Però fui felice di vedere come
s’era integrata, aveva un’espressione talmente
entusiasta che contagiava anche me, si meritava di passare del tempo
con i suoi idoli.
-Ma sei violenta, non vorrai fare del male al tuo chitarrista
preferito?- domandò ironico, alzando un sopracciglio.
-Cosa? Hai visto Saul
Hudson in giro?- fece ironica, riferendosi a un
chitarrista che non era il Kaulitz.
-Credi di essere simpatica? Non lo sei- esclamò Tom
infastidito, facendoci ridere.
-Oh dai, un po’ di ironia non fa male- sorrise Bill.
-Scusate, volete ordinare?- ci interruppe un cameriere per prendere le
ordinazioni.
-Io vorrei una pizza con le patatine- incominciai io, notando lo
sguardo compassionevole dell’uomo, fermatosi troppo sulla mia
figura.
-Anche io- dissero gli altri tre in coro, scoppiando a ridere subito
dopo.
-Va bene, se volete altro chiamate- si congedò.
-Allora, Julia..- iniziò il mio ragazzo, -Qual è
la tua canzone preferita?- domandò curioso.
-Le adoro tutte sinceramente- balbettò imbarazzata, perdendo
tutta la spavalderia di prima, -però, se proprio devo
scegliere, direi Ich
bin da- affermò.
-Perché?- chiese Tom.
-Non so spiegarlo, è quella che mi ha
colpito di più, tanto dolce e bella! Stai aprendo i tuoi occhi, tutto
è come prima. Non voglio disturbare e non voglio rimanere a
lungo, sono qua solo per dirti: io sono qua, se tu vuoi, guardati
intorno e potrai vedermi. Capite? Questa canzone riusciva
e riesce a non farmi sentire sola- sorrise.
-E’ quello lo scopo, ricordare che non si è mai
soli, c’è sempre qualcuno al tuo fianco, basta
volerlo capire- annuì Bill.
Un po’ mi sentivo estranea al loro
discorso, non conoscevo quella canzone, non ne conoscevo nessuna.
-Oh, cambiamo argomento, non voglio svelarti tutte le nostre canzoni
prima che le ascolti- intervenne il cantante, dolce.
-Allora, di che parliamo?- chiese Tom.
-Allora, avete qualche hobby particolare o nascosto ragazzi?-
esordì Julia, curiosa.
-Il mio unico hobby è..- il chitarrista lasciò la
frase in sospeso, ammiccando.
-Fai schifo! Tu Bill, vero che sei diverso?- disse speranzosa.
-Beh, non ho hobby particolari- scosse le spalle, -Non ho molto tempo
libero di solito, e quando ce l’ho lo passo dormendo oppure
scrivendo. Insomma, sono una persona piena di interessi-
ridacchiò. –Tu invece Julia?-
-Mi piace la moda, quindi mi tengo sempre aggiornata sulle nuove
tendenze e cose del genere, quando uscirò da qua so
già che lavora fare, vero Mel?- si girò verso di
me e io annuì allegra, -Sicuramente lei diventerà
un’autrice di successo, mentre io sarò la sua
stilista personale- sorrise.
-Io non mi farei mai vestire da lei- affermò Tom,
prendendola in giro.
-Smettila di fare lo spiritoso tu stavolta, non lo sei credimi!-
ribatté piccata.
-Mel, tu invece che hobby hai?- sviò il rasta.
-Mh, scrivo anche io. Oltre a questo.. mi piacciono i fiori- rivelai in
imbarazzo, era una passione nata recentemente e abbandonata per un
periodo, l’avevo accennata solo una volta al moro, uno dei
tanti pomeriggi insieme.
-Me l’avevi accennato- ricordò infatti lui.
-In che senso i fiori?- domandò il biondo inarcando un
sopracciglio.
-I fiori, il loro linguaggio, è interessante. Per esempio,
Bill hai presente i fiori che ho in camera?- annuì.
-Sono Convallaria majalis
e Cyclamen,
rispettivamente mughetto e ciclamino. Nei linguaggio dei fiori
significano “ritorno della felicità” e
“timida speranza”. Lo trovo molto affascinante, si
possono dire tante cose attraverso i fiori- spiegai.
-Figo!- commentò Julia. –Un giorno mi insegnerai
qualcosa.. però adesso mangiamo!- disse guardando con occhi
famelici la pizza che le stavano porgendo davanti. Ridemmo.
-Buon appetito!-
Visti dall’esterno potevano sembrare quattro semplici amici che si ritrovano una sera per mangiare qualcosa insieme, non due personaggi famosi e due normali ragazze con qualche problema di salute in più.
L’atmosfera era rilassata, allegra. Da
quando non passavo una serata così? Da prima che entrassi in
clinica ovviamente, da quando ero solamente una normale adolescente che
usciva coi compagni di classe.
-Oh, Mel? Ti sei incantata? È da un minuto che ti chiamo!-
esclamò la mora sventolandomi una mano davanti, scossi la
testa e annuì imbarazzata, ancora una volta mi ero persa nei
miei pensieri.
-Beh, si è fatto tardi, andiamo?- rispondemmo positivamente
alla domanda del rasta, salendo in macchina.
-Grazie per la bellissima giornata. Ora ho un sogno in meno da
realizzare- mormorò Julia, una volta tornati alla clinica.
-Se vuoi realizzare un altro sogno, basta che mi chiami- convenne Tom,
prendendole il cellulare di mano e salvando velocemente il suo numero,
con fare malizioso.
-Va bene Kaulitz- l’altro annuì convinto, -Appena
avrò voglia di picchiare qualcuno so chi chiamare-
ghignò, mentre l’espressione del chitarrista si
trasformò dal malizioso al seccato.
-Sh, non cominciate di nuovo!- li bloccò Bill, prima che
cominciassero a prendersi a parole.
-Buonanotte Tom- salutai io, sorridendo.
-Notte a tutti, io mi ritiro- affermò, tornando verso
l’auto per dirigersi all’albergo.
-Anche io, ci vediamo domani Mel- si congedò anche
l’altra ragazza.
-E così rimaniamo solo noi due, saliamo?- domandò
il cantante, annuì.
Entrammo in camera sua e mi sedetti sopra al suo letto.
-Allora, divertita?-
-Si, tanto.. è stata una bellissima giornata, grazie a te-
arrossì.
-Vieni qui- disse, indicandomi il posto affianco a lui, lo raggiunsi e
lo abbraccia dolcemente.
Tirò il cassetto e ne estrasse un
piccolo pacco regalo, porgendomelo.
-Ma che..?- mormorai.
-E’ un regalo per te- mi sorrise. Cominciai a scartarlo
lentamente, una volta tolta la carta si rivelò il contenuto:
un ipod.
-Ci sono tutte le nostre canzoni, tranne Heilig.. quella
voglio cantartela io, il prima possibile- spiegò
accarezzandomi un braccio.
-Io.. non so che dire. Grazie, le ascolterò tutte!- promisi.
-Spero ti piacciano- disse leggermente in imbarazzo.
-Sono sicura siano bellissime!- lo guardai negli occhi, così
vicini ai miei. Sentivo le sue lunghe ciglia accarezzarmi il viso, il
suo fiato sulla fronte.
Annullò la distanza appoggiando le sue
labbra sulle mie, senza fretta. Dischiusi le labbra e mi abbandonai
completamente al suo tocco, al suo sapore. Era così bello,
sarei potuta morire fra le sue braccia senza sentire dolore.
-Buonanotte principessa- sussurrò dopo essersi staccato,
sorridendomi.
-Notte superstar- ricambiai io, dandogli un piccolo bacio in fronte.
-A domani..-
Uscì con aria trasognata, raggiungendo
velocemente la mia camera. Nel giro di pochi minuti mi ero struccata,
messa il pigiama, posizionata sotto le coperte e infilate le cuffie
nelle orecchie.
Guardai l’elenco della canzoni, selezionando
l’album “Zimmer
483”
E poi, furono solo brividi e emozioni.
Le canzoni che più mi colpirono furono Wir sterben niemals aus, Vergessene Kinder, Spring nicht e Ich bin da.
Presi la mia agenda e annotai le prime cose che mi vennero in mente.
“Wir sterben niemals aus:
restiamo sempre, ci
urliamo nell'infinito. Io grido quasi sempre
quando da qualche parte
resta qualcosa. Noi sentiamo, non siamo pronti per la fine.
non moriremo mai, ci
portiamo fino a tutti tempi
E mi chiedo se Bill legga nel pensiero, come faccia a scrivere
canzoni che mi capiscano meglio di me. Così.. su misura.
Almeno, io ero pronta per la morte, è da tre anni che
l’aspetto.
Poi Lui entra nella mia vita e cambia tutto, è diventata un
appiglio
che non voglio abbandonare. Io, se vado avanti, lo farò solo
per lui”
“Vergessene Kinder:
Nessuno è da
incolpare, il tempo non guarisce.
Fu la prima volta che piansi per una canzone.
Questa, è dannatamente perfetta. La voce di Bill,
è perfetta.
Sembra accarezzarti ad ogni parola, ti si conficca nel cuore e diventa
un
tutt’uno con esso. Colpisce, rapisce, ammalia, incanta.
Tutto dovrebbe andare in
un altro modo.”
“Spring nicht:
Non saltare, e se tutto
questo non ti porterà indietro, allora salterò io
per te.
Questa è la canzone che ha salvato Julia, e ora che
l’ho sentita,
penso abbia salvato tante altre ragazze.
Ora che l’ho sentita, un po’ ha salvato anche me.
Ora capisco perché sono così amati dalle fan,
basta una canzone
per riportare la speranza e far brillare quella scintilla vitale che,
piano piano, questo mondo opaco fa spegnere.
.. I Tokio Hotel hanno la capacità di ridare vita.
“Ich bin da:
Nessuno sa cosa provi,
nessuno qua che ti capisce. I giorni erano scuri e soli,
stai scrivendo aiuto
‘Aiuto’ con il tuo sangue, benché ti
ferisca più e più volte.
Stai aprendo i tuoi
occhi. Tutto è come prima.
Questa canzone è dolcezza, speranza, amore, fiducia,
tenerezza.
Questa canzone è meraviglia, splendore.
Ho ascoltato questa traccia con gli occhi chiusi e la bocca socchiusa.
Ho ascoltato questa traccia lasciando che le parole mi cullassero.
Ho ascoltato questa traccia e non mi sono sentita sola.
Al tuo fianco, per un
momento. Non sei sola”
Rimasi sveglia quasi tutta la notte, non riuscivo a fermare la musica, non volevo fermarla. Ogni pezzo era una scoperta, con ogni melodia scoprivo qualcosa in più sulla vita dei ragazzi, con ogni pezzo scoprivo qualcosa su me stessa, sul mondo. La voce di Bill era magia, dolce ma energetica allo stesso tempo, sincera e dura.
Cominciavo a capire tutto l’affetto per
questa band.
Una volta che ti colpiscono, non ti lasciano più. Ti
scelgono e si fanno amare. Ti capiscono e ti salvano.
“troppo amore per la
musica,troppi confini..
così
tanti pensieri, e non dovrebbe finire.
Non penso che
finirà presto
Quel ragazzo è una sorpresa, sa farsi adorare ogni giorno di
più.
Bill, anche se non te lo dirò mai, io ti amo più
di ieri ma meno di domani.
E continuo a sospirare, innamorata.
Domani gli dirò grazie, magari non capirà
perché,
l’importante è che lo sappia io.
Grazie, se ho
forza di affrontare la vita lo devo a te”
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* * * * *
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NdA:
Allora, sì sono sparita di nuovo! Ho avuto problemi con la
linea internet e altri vari casini, ma ora eccomi :) niente scuola per
me oggi, sono stata poco bene così ho trovato il tempo per
postare. Ci tengo a spendere quattro parole per questo capitolo,
c'è tanto di
me, penso si capisca, soprattutto nell'ultima parte!
Chissà, magari vi rispecchiate un po' nelle mie parole. Che
altro? Questa
storia ha sempre meno recensioni c.c lo so, è
soprattutto colpa mia e dei miei immensi ritardi D: però ci
terrei a ricevere qualche commento, per sapere se vale la pena
continuare, anche perchè tengo molto a questa fanfiction!
Detto questo, a presto!
unleashedliebe