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Autore: puntoeacapo    20/01/2012    2 recensioni
Merleen è una storia di Luminosa.
Io ho solo preso i personaggi e modificato la trama dopo l'ultimo capitolo della prima stagione (La morte di Artù- parte 3).
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Merleen sta morendo. Artù si è risvegliato dal limbo dopo che la Bestia Errante aveva segnato il suo destino.
Riuscirà un legame come il loro a salvare la Maga? A salvare il Principe dalla sua perdita?
Il Destino, un nemico invisibile, sarà affrontato.
Quale sarà l'esito?
[-]
Dedicato a Luminosa, che mi ha permesso di usare i suoi personaggi per dar sfogo ad una mia fantasia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Drago, Gaius, Merlino | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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3.

Gaius era un uomo davvero saggio.
Aveva presto capito che non avrebbe potuto fare nulla con i suoi metodi e, conscio di non avere altre alternative, si era diretto dal Drago con i suoi quesiti.
Se quella era l’unica possibilità che aveva, l’avrebbe sfruttata al meglio.
“Merleen sta morendo” Aveva esordito appena arrivato, non voleva perdere tempo con stupidi enigmi. “Dimmi come posso salvarla!”

La bestia magica aveva atteso qualche istante, mentre lo indagava con attenzione, prima di rispondere “Non vi è alcun modo per salvare la vita della ragazza. Un patto con la Religione Antica va sempre rispettato.”
Era rimasto indispettito dalla mancanza di rispetto, ma non gli avrebbe certo dato una risposta se la questione non lo incuriosiva.
Aveva scrutato il vecchio con sufficienza,mentre cercava di avvertire la presenza magica che cercava, poi chiese  “La giovane maga è ancora viva?”

“Sì” Rispose immediatamente il medico di corte
“Dopo aver fatto bere il rimedio ad Artù è stata bene per un po’ di tempo, poi ha perso conoscenza.
Questa mattina è peggiorata: sono arrivati deliri che prima non c’erano, si agita in preda a spasmi e sembra che stia soffrendo parecchio.”
Il Drago nascose la lieve sorpresa con maestria.
Non aveva avvertito l’aura della maga, e il tempo per effettuare l’incantesimo era passato.
Niente gli aveva imposto quesiti su un qualunque dubbio sull’esito dell’incontro avvenuto sull’Isola dei Beati.
“Alle luci dell’Alba la strega sarebbe dovuta essere morta, poiché il giovane Pendragon si è ristabilito.”
“E’ ancora viva.”
Gaius era davvero determinato. Era debole certo, ma il battito del suo cuore si poteva ancora sentire.
Fin quando sarebbe stato così, non avrebbe abbandonato la speranza.
“Si può fare ancora qualcosa!”

“Stupidi umani!” Aveva tuonato il Drago “Noi creature magiche, siamo di quanto più potente esista su questo Mondo! Eludere le Antiche Vie della stregoneria, è impossibile!”
“E allora perché la ragazza è ancora viva!?”
Il vecchio medico cominciava a temere che la creatura non l’avrebbe aiutato, neanche se avesse potuto.
Vide quel volto squamoso avvicinarsi per osservarlo, quasi incuriosito, divertito dalla situazione venutasi a creare.
“La giovane maga è più potente di quanto ci immaginassimo. Temo dovrai aspettare il tempo in cui smetterà di combattere, vecchio saggio, poiché la stanchezza colpirà anche la tua pupilla.Quando avverrà, l’incantatrice che hai accudito per queste quattro stagioni lascerà questo mondo.”

Gaius era uscito in fretta da quella grotta,niente pareva andare per il verso giusto, sembrava davvero non ci fosse più alcuna speranza.
Quando era tornato al laboratorio aveva trovato Gwen nelle sue stanze, di conseguenza sapeva già che non troppo tardi il Principe sarebbe arrivato da lui.
Dentro il vecchio cerusico si stava combattendo una vera guerra interiore.
Doveva parlarne al giovane Pendragon o coprire le azioni della ragazza?
Lui doveva sapere della magia, così da accettarla vedendo del buono nelle azioni della serva, o doveva continuare ad essere protetto nel buio piuttosto che scoprire e di conseguenza odiare?
Ma non erano solo quelli i dubbi di Gaius. Cosa avrebbe voluto lei?
Il medico doveva indurla alla battaglia, per farla resistere, o avrebbe dovuto lasciarla andare?
Con un sospiro aveva lasciato indietro questi pensieri e aveva semplicemente guardato Merleen.
La risposta non aveva tardato ad arrivare: non poteva farle questo. Soffrire in quel modo era tremendamente ingiusto.
La sola vista di quel volto sofferente aveva chiarito i dubbi del medico di corte, lasciando nel suo animo un leggerissimo senso di sollievo e di rassegnazione.
Sarebbe stata bene e magari, un giorno, si sarebbero incontrati nuovamente.

Quando Artù venne, lui ne stava parlando con Leon.
“Dobbiamo lasciarla andare..” Aveva mormorato.
“Cosa!? Perché!? Potete ancora fare qualcosa, non vi arrendete!”
Il Cavaliere non aveva compreso le parole del cerusico. Non aveva voluto.
Non poteva credere che Gaius stesse abbandonando la sua amica, ma soprattutto non poteva accettare il fatto di essere lui stesso ad abbandonarla.
“Guardala Leon. Sta soffrendo, combatte solo perché ci siamo noi qui a ordinarglielo e non è..corretto.” Aveva sospirato, accarezzando la fronte sudata della ragazza “Si merita un po’ di riposo, non credi?”
Il ragazzo aveva guardato la sua amica con tristezza, poi aveva sorriso mestamente.
Quella ragazza.. era sempre stata forte e coraggiosa, sempre con quel cipiglio battagliero e fiero. Persone come lei non si trovavano facilmente, era davvero unica e speciale. Con il suo caratteraccio testardo e orgoglioso ma allo stesso tempo generoso e puro. Non avrebbe mai voluto vederla in quello stato,non per alleviare le colpe o sentirsi a proprio agio, semplicemente perché così non era..Merleen.
Non era la sua amica.
“Credete davvero non ci sia più niente da fare, Gaius?”
“Temo proprio di sì.”
“Allora avete ragione.. si merita un po’ di riposo.”
Sebbene fosse uno dei guerrieri più prodi di Camelot, il giovane Leon non poté evitare di sentire i propri occhi bruciare.

All’improvviso i pensieri si erano stroncati brutalmente, aveva percepito una terza presenza e si era voltato.
“Sire!” Aveva esclamato sconvolto, facendo sobbalzare il cerusico.
Gaius aveva prima guardato il futuro sovrano e poi l’amico di Merleen dicendogli “Ti avvertirò quando sarà il momento, lasciaci soli adesso.”
Leon, seppur un po’ titubante nel lasciare la sua più cara amica, aveva annuito.
Aveva stretto una mano della ragazza prima di alzarsi,aveva salutato il Principe con un inchino accennato, e se n’era andato.
Sarebbe rimasto nei dintorni, ma un po’ d’aria fresca gli avrebbe fatto bene.

Il medico di corte si era seduto al posto del Cavaliere, e senza smettere di guardare Merleen, aveva detto “Artù, non dovreste essere qui.”
Aveva parlato come in un rimprovero, sebbene sapesse che non c’erano altri posti in cui il Principe sarebbe dovuto stare.
Infondo quella ragazza stava morendo per lui.

Il biondo era come pietrificato.
Aveva ascoltato le poche battute che si erano scambiati il medico e il suo Cavaliere ma non riusciva a crederci,non riusciva più a respirare,a pensare.
Si era sforzato di guardarla e aveva sentito il mondo crollare sotto i suoi piedi.
Tutte le sicurezze, tutte le certezze – compreso quell’odio radicato dalla delusione, che lo aveva travolto quel mattino-  stavano semplicemente scomparendo.
Una ad una, senza che lui potesse trovare un appiglio per reggersi dallo sconforto.
Era tornato ai tempi in cui lei aveva bevuto quel maledetto calice avvelenato al suo posto, ma adesso – sebbene non l’avesse mai ammesso- era molto più spaventato.
Aveva paura perché Gaius aveva perso la speranza, lasciarla andare aveva detto
E poi lei era così bianca …
Mai come in quel momento gli era mancata la sua voce, il suo sorriso. Il semplice fatto di vedere quegli occhi, sempre ricolmi di emozioni palpitanti, sarebbe stato un sollievo enorme.
Ma lui era Artù Pendragon: il principe ereditario di Camelot, futuro re e sovrano, nobile cavaliere e abile condottiero senza paura e non poteva lasciarsi trasportare dalle emozioni.
Mai. In nessun caso.
Un popolo si guida con la mente, fredda e razionale, alleata nelle strategie e nei combattimenti; ma può essere distrutto, se influenzato dal cuore: simbolo d’inconscio e debolezza.
Questo gli era stato insegnato dalla nascita, questo aveva imparato a fare durante la sua vita.
Doveva cercare di pensare coerentemente, per poter capire quella situazione così assurda, per poter fare qualcosa.
Qualsiasi cosa.

Il rimprovero del medico gli arrivò ovattato, non gli diede neppure peso.
L’unica cosa che riuscì a mormorare fu “Che diamine è successo?”
“E’ una storia lunga, Artù.. lunga e misteriosa perfino a me.”
Il cerusico non sapeva se avrebbe fatto bene, ma voleva dire al Principe cosa stava accadendo sotto il loro occhi.
Merleen se lo meritava,no?
Almeno quell’ultimo atto di coraggio e forza doveva essere svelato o lei sarebbe morta invano e la magia non sarebbe mai stata vista come un mezzo per il bene e la purezza.
Si girò verso il ragazzo, che lo guardava ancora sconcertato e confuso al tempo stesso, con gli occhi sgranati e probabilmente con il respiro mozzo, e gli parlò con un’ormai ritrovata determinazione “Vi racconterò ciò che conosco, poi tutte le decisioni spettano a voi Sire.”
A passo svelto si erano diretti nella stanza di Gaius, lasciando riposare Merleen ora che si era calmata dopo un ultimo attacco della febbre delirante, e adesso si guardavano a vicenda.
Attenti all’altro, cercando di mettere in ordine i pensieri. 






   
 
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