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Autore: June_    22/01/2012    4 recensioni
Lexi e Megan. Americane, Baby-sitter improvvisate e sul set di un film che non scorderanno mai. Sopratutto per i protagonisti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sognando l'America.





Ho sempre sognato di tornare alla mia città di origine, Los Angeles, ma tra scuola e lavoro non ci sono mai riuscita e avevo quasi abbondanato le speranze di rivedere quella splendida città; fino al Gennaio del duemilatre dove in una splendida mattina di neve il mio capo ha deciso di licenziarmi per motivi a me sconosciuti.
«Signorina Anderson, dalla prossima settimana non avremo piu bisogno di lei.» Cosa? Ma sono la tua segretaria! Come fai a non avere piu bisogno di me?!
Eeh io lo so come, lui ha un altro tipo di rapporto con le segretarie...cosa che tu non gli consenti giustamente.

Si infatti, giustamente! Ma oggi è sabato, questo vuol dire che...
«Ma Signor Smitt, tecnicamente sarebbe oggi il mio ultimo giorno di lavoro!»
«Oh allora sa contare Signorina Anderson, si questo è il suo ultimo giorno e adesso, se ha finito di farmi perdere tempo, la accomodo fuori.»
Sa contare Signorina Anderson bla bla bla, la accomodo fuori bla bla blah.
Si ho sentito grazie!
Tornai nel mio buco: una scrivania piccolissima messa in un angolo del muro, e continuai a programmare ogni singolo istante della vita di quel topo/ratto del Signor Smitt. Non ho capito perchè con tutti i dentisti che ci sono la gente vada proprio da lui; brutto com'è con i suoi capelli rossicci e unti, la faccia scavata e talmente piena di nei che potrebbe partecipare al Guinnes World Records,
il corpo che sembra un fiammifero spento - con la stessa aromatica fragranza- e la sua statura di un metro e una Vigorsol
io personalmente farei fatica a non vomitargli addosso appena mette le sue mani sudaticce nella mia bocca.
Per non parlare della sua vocina irritante, acuta e nasale!
Seh, tu parli di vocine...faresti meglio a tacere visti i consigli che mi dai.
Quando mai ti ho dato consigli sbagliati?! Comunque la vocina - che poi avrei un nome non so se te lo ricordi- vuole caffe, su su.
Si: Goffarda per la tua goffaggine, diamo anche ordini adesso?
Mi avviai comunque verso la macchinetta del caffe, ma per me, mica per Goffarda.
«Mmm...vediamo, Espresso? Normale o lungo? Oppure Cappuccino?!» Ho il vizio di parlare agli oggetti.
«Signorina Anderson!» Balzai facendo cadere metà Cappuccino sulla gonna e sulle scarpe.
«Mi dica Signor Smitt...torno subito a lavoro ho fatto solo una pausa di cinque minuti per un caffe»
Mi guardò dall'alto in basso, o meglio, dal basso all'alto facendo una smorfia di disgusto mentre ammirava la mia gonna.
urno «Santo cielo, non le ho detto che questo è il suo ultimo giorno di lavoro Signorina Anderson?»
Ma che fa piglia per il culo? Guarda che basso come sei ciccio, ti potrei calpestare!
«Si, certo che me l'ha detto, non meno di un'ora fa.»
«E allora, con tutta la grazia divina, che diavolo ci fa ancora qui?! Le ho per caso detto "Torni a lavoro"? No! Le ho detto che la accomodavo fuori, beh, intendevo del tutto fuori SE NE VADA, ha capito adesso?»
Restai a fissarlo qualche secondo con gli occhi sgranati.
Tu parla e sarà fatto, lo so che lo vuoi anche tu, dai! Buttagli quel Cappuccino in faccia che aspetti?
«Si ho capito, grazie per la "pazienza" e la "calma" con cui mi ha spiegato il concetto!» Tzé e adesso mi sente.
«Faccia poco la spiritosa Signorina Anderson, sono sicuro che le passerà la voglia di scherzare quando non riceverà lo stipendio dell' ultima settimana!»
Risi di gusto tra me e me, o meglio, tra me e Goffarda. Cos'era una battuta?!
Alzai il sopracciglio e incrociai le braccia sul petto, come per dire "Scusami? Non ho capito bene!"
Non mi diede il tempo per pronunciare veramente quelle parole perchè se ne andò; a quel punto scoprii che non stava scherzando.
Delusa e incazzata presi le mie cose e sgattaiolai fuori dall'edificio, per mia enorme fortuna non c'era una bufera di neve nei paraggi.
Mentre camminavo talmente pesantemente - per i nervi- sulla neve non mi accorsi che stavo per scendere da un marciapiede e sprofondai in una pozzanghera
«Ooh merda! Non bastava il caffe ora sono anche tutta inzuppata d'acqua, e per di piu gelata!»
Ma non era Cappuccino?
Taci tu! O ti ci affogo là dentro.
Eeeh, sempre così cordiali voi americani...
Continuai a camminare senza meta, non avevo voglia di tornare a casa ma non potevo nemmeno restare là fuori a gelare,
decisi di entrare nella nuova caffetteria - tanto il primo tentativo era tutto sulla mia gonna- a prendere qualcosa che emanasse caffeina.
Mentre aspettavo il mio ordine sentii una voce familiare litigare con il commesso di turno
«La mia cioccolata calda, non è calda!» Sbottò.
«Mi dispiace signorina ma non so come aiutarla, sfortunatamente abbiamo finito il latte e non posso rifargliela...se gliela riscaldassi al microonde scoppierebbe» Rispose subito il commesso con tono colpevole.
«Ma siete degli incompetenti! Non è questione di riscaldarla visto che non sarebbe dovuta essere fredda!»
«Mi dispiace, non so come sia potuto accadere... se vuole la casa le offre un caffe!»
«Io non lo bevo il caffe, se no avrei ordinato un caffe non le pare?»
La voce familiare apparteneva a Megan Doherty: una ragazza bionda, alta e magrolina.
Non ci conoscevamo molto allora, ma avevamo lo stesso un buon rapporto; caratterialmente era simpatica, aveva sempre la battuta pronta, gentile e generosa ma aveva un'inclinazione verso il comando infatti veniva spesso soprannominata "Hitler" in modo ironico ovviamente, tutti le volevano bene e gliene vogliono tutt'ora, me compresa. Anche lei è americana come me, e come il mio ex capo che mi fa veramente vergognare del mio stato. Megan è sempre stata eccentrica credo, ma da quando la conosco mi coinvolge molto facilmente nelle sue pazze idee: anche quel giorno, per esempio, mi ha coinvolto in una delle sue pazzie che però mi ha cambiato letteralmente la vita, e anche a lei. Se quel giorno avessi saputo a cosa andavamo incontro penso che sarei svenuta più volte, ma non lo sapevo quindi decisi di avvicinarmi a lei per salvare il povero cameriere in difficoltà, penso che mi stia tutt'ora ringraziando.
« Meg?» Quasi sussurrai il suo nome se no, non sapendo ancora chi la chiamasse da dietro, mi si sarebbe rivoltata contro.
« Eh? Oh Lexi, ciao tesoro» Il tono era amabile, ma quando dice "oh Lexi" mi sento molto un cane.
« Ciao biondina, che stai combinando?» Alzai un sopracciglio indicando con la testa il cameriere, lui si che sembrava un cane, bastonato.
« Mah nulla, lascia stare, andiamo a sederci che è meglio!» Tirò un' occhiataccia al ragazzo e mi prese a braccetto fino al tavolo dove ci sedemmo, poi iniziò a scrutarmi.
« Santo cielo Lex, ma che ti è successo?» Disse appena si accorse che dalla vita in giù ero praticamente fradicia.
« Oh niente, camminavo tranquillamente per i fatti miei quando una pozzanghera ha deciso di aggredirmi!»
« Cattiva pozzanghera, domani le facciamo causa darling!»
« Già...»
« Qualcosa però mi dice che non sei giù solo perchè ti sei tuffata allegramente in una pozzanghera.»
« Non mi sono tuffata è lei che mi ha assalito!» Ok mi stavo decisamente irritando troppo...
Megan, di tutta risposta al mio attegiamento incomprensibile, incrociò le braccia guardandomi storto.
« Okay, okay, quel cretino di Smitt mi ha licenziata. Per di più senza preavviso.»
« Quel brutto bastardo!» Disse battendo una mano sul tavolino facendosi sentire da tutti e creando un silenzio generale: nel frattempo io stavo sprofondando nella sedia mentre mi schiarivo la voce - un po' troppo timida eh?-
Tornando in posizione eretta e spostandomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio mi lasciai sfuggire un'imprecazione poco ortodossa.
Continuammo a parlare del più e del meno per circa un'ora quando a Meg saltò in testa una delle sue idee.
« Beh, adesso che sei senza lavoro hai un sacco di tempo libero...»
« Dove vuoi arrivare?»
« Potresti finalmente tornare a Los Angeles! Per un po'...»
Non era una cattiva idea, ma avrei dovuto cercarmi un'altro lavoro invece di andarmene tranquillamente in vacanza.
« Non credo ch-»
« Oh avanti Lex, lo sogni da sempre!»
« Si lo so ma... partire così all'improvviso, fammici pensare ok?» Inutile girarci intorno, sarei partita anche la sera stessa ma cercavo di fare la persona seria e responsabile... che non ero.
« Tu che ci pensi su? Ma fammi il piacere!» Ecco, alla faccia della persona che conoscevo da poco.
« In effetti...»
« Ma immaginaci: noi, Los Angeles, shopping...» Aveva un'aria sognante come un bambino, ma frenate un attimo: noi?
« Vuoi venire anche tu?» Non che la cosa mi dispiacesse anzi, però lei non era senza lavoro come me.
« Perchè, vuoi per caso spassartela da sola?» Aggrottò la fronte.
« No no, anzi se vieni mi farai compagnia! Ma tu devi lavorare come farai?»
« No problem, posso sempre prendermi un po' di tempo fingendomi malata
»
Sembrava tutto perfetto, quell' idea mi piaceva troppo.
« Beh, allora partiamo!» Ero visibilmente troppo eccitata, e anche lei alla mia dichiarazione s'illuminò d'immenso.
Avevamo un sorriso stampato in faccia che sembrava non andare più via, non andò via nemmeno quando scoprimmo il prezzo allucinante del biglietto. 
Ormai ci eravamo messe in testa di partire e niente e nessuno poteva impedircelo.
O meglio, qualcosa c'era...
« Ehm, Lexi... io ho paura di volare! Cioè dell'aereo!»
« E tu me lo stai dicendo adesso?!»
Eravamo praticamente dentro l'aereo e lei si guardava intorno come se stesse cercando una qualsiasi via d'uscita, poi fece per alzarsi
« Eh no! Tu adesso stai ferma qui e non ti muovi neanche di un millimetro, chiaro?!»
« M-ma-»
« NO!»
L'afferrai velocemente per un braccio tirandola in basso per farla sedere, la cosa sembra facile ma in realtà non lo era perchè non eravamo esattamente vicine, infatti, tra noi due c'era un tizio con dei capelli da urlo, il fisico ancora meglio e gli occhi... beh non si vedevano gli occhi in realtà, portava degli occhiali da sole - ma che te ne fai degli occhiali da sole in aereo? Boh-.

Va bene, gli occhi non si vedevano ma la bocca sì, e posso assicurarvi che l'avreste desiderata ovunque, una bocca come quella.
« Meg, respira. Non succede niente. L'aereo sale, cammina un po' e poi scende. Amen. Finito. Capito?»
« Sì, spiegalo a quelli dell'attentato alle torri gemelle! L'aereo sale, cammina un po' e poi si schianta su una torre e muoiono tutti!»
A quel punto non seppi cosa rispondere. In compenso scoprii che l'Adone accanto a noi aveva gli occhi azzurri. Sì, si tolse gli occhiali e guardò Megan dritta negli occhi.
« Megan, giusto? Beh la tua amica ha ragione non c'è nulla di cui preoccuparsi, questo è uno degli aerei più sicuri che esistano al mondo. Se comunque non riesci a stare calma ti posso tenere la mano, non fraintendermi ti vorrei solo aiutare.»
Rimanemmo tutte e due a bocca aperta a fissarlo.
Megan si incendiò direttamente, era tanto rossa che non esiste niente a cui paragonarla, restò a fissarlo boccheggiando per non so quanto tempo e non la biasimo perchè si dà il caso che il Dio che avevamo immezzo a noi avesse non solo una voce sexy e profonda
ma anche un sorriso talmente bello che fece sciogliere sia me che la mia amica ormai in coma.
Sembrò un secolo ma in realtà era passato poco più di un attimo; la povera Meg non abbe neanche il tempo di rispondere.
« Ehm... sei molto gent-OMMIODDIO STA PARTENDO!»
In una frazione di secondo la vidi gettarsi addosso al meraviglioso sconosciuto, altro che tenere la mano...
con gli occhi quasi fuori dalle orbite tanto erano sgranati.
« Comunque, io sono Jake piacere di conoscervi» Ed ecco un altro sorriso mozzafiato!
« Lexi, piacere mio!» Gli strinsi la mano cordialmente mentre Goffarda mi istigava a gettarmi tra le sue braccia... e non per fare compagnia a Megan.
Quest'ultima gli rimase attaccata per tutto il resto del viaggio, non si mosse di un centimetro,
mollò la presa in stile polipo solo quando constatò che eravamo atterrati da almeno dieci minuti e lo constatò solo perchè venne una Hostes a ripeterglielo per la terza volta.
Salutammo a malinquore Jake-il-bono per dirigerci in albergo stremate come non mai ma con una gran voglia di esplorare la nostra magnifica città, che ci era mancata tanto.
Dopo un lungo giro turistico ci ritrovammo davanti a un edificio enorme praticamente circondato da cancelli verdi.
Vicino a una delle tante entrate sbarrate c'era un muretto di mattoncini rossi con la scritta: "The Walt Disney Studios".
Inutile dirvi che andammo in catalessi all'istante.
« O. Mio. Dio.» E' tutto quello che Megan riuscì a dire prima di prendere un foglietto e iniziare a sventolarlo per farsi aria.
Io rimasi semplicemente a bocca aperta: inebetita.
Non riuscivamo a crederci, certo sapevamo dell'esistenza di quello studio a LA ma trovarcelo davanti, era una cosa che ti faceva perdere letteralmente il fiato.
« Dobbiamo entrarci! Meg devo assolutamente vedere com'è fatto dentro!»
« Ma sei matta? Oppure ignori completamente la scritta "Prohibited to unauthorized persons"?»
Non mi interessava cosa diceva la scritta in rosso messa sul cancello, ormai nella mia mente si era installata un'idea precisa:
Dovevo assolutamente entrare là dentro. Non m'importavano le conseguenze, al diavolo tutto avevamo solo tre settimane e non potevo partire senza essere entrata là dentro.
« L'ho vista, l'ho vista...» Dovevo archittettare qualcosa per poter entrare senza essere viste.
« E allora che vuoi fare, scavalcare il cancello? Dai Lex, torniamo in Hotel.»
« Ma sei un genio!» Senza saperlo, la povera Meg mi aveva dato una fantastica soluzione.
Alla fine scavalcammo davvero il cancello.
Eravamo dentro, mio dio eravamo dentro! Non potevamo crederci, era stato facilissimo e nessuno ci aveva viste.
Ci rifugiammo dietro un muro dell'edificio vicino a un'uscita di sicurezza, l'idea era che se non c'era pericolo nessuno sarebbe uscito da li eravamo anche coperte da un albero quindi, nessuno ci avrebbe viste.
« Ma è possibile che questi qui risparmino proprio sulle misure di sicurezza?»
« Beh ringrazia che risparmiano, o non saremo qui adesso!»
Ma a che pensa la tua amica? Si rende conto di dove si trova?
Goffarda! Pensavo di averti abban- ehm lasciato in Italia.
No cara, sono sempre con te!
Che meraviglia.
« E voi chi siete?! Che ci fate qui?!»
Una voce che mi ricordava molto il mio capo però al femminile ci fece sussultare di colpo.
Ecco lo sapevo ci hanno beccate, era troppo bello per essere vero.
« Ehm noi...» Speravo che a Megan venisse in mente qualcos'altro invece che "Ehm noi" ma non fu così.
« Questa è una zona vietata! Non dovreste trovarvi qui, mi farete licenziare sciagurate!»
La donna col chignon e occhialetti da intellettuale continuava a lanciarci imprecazioni e noi continuavamo a tacere, per un momento mi cadde l'occhio sulla targhetta che aveva attaccata alla camicia bianca: Brigitte Harris. Adetta alla sicurezza.
Avvampai.
« Brigitte! Chi sono queste due?»
Un uomo alto e muscoloso apparì dal nulla e lessi un velo di terrore e imbarazzo negli occhi di Brigitte, che ci tirò un'occhiataccia.
« M-ma come non lo sai? Sono le nuove baby-sitter!»
Cosa?
Già, cosa?
Brigitte ci aveva lasciato a bocca aperta, non eravamo le nuove baby-sitter e lei lo sapeva bene.
Allora perchè dirlo?
Nel frattempo l'uomo che assomigliava a Mister Muscolo ci stava scrutando fino alla punta dei capelli e non sapevamo ne cosa fare ne cosa dire.
« Ma non doveva essere solo una?» Disse infine.
« Sapevo così anche io, ma penso che due siano meglio: accudiscono i bambini con più cura. Sai quanto ci tiene no?»
A quel punto persi il filo del discorso e penso che per Megan sia stato lo stesso perchè mi guardava con un enorme punto di domanda stampato in fronte, in stile cartone animato insomma.
Mentre Mr. Muscolo annuiva compiaciuto nella mia mente si davano allegramente spazio due domande:
Chi ci tiene? E quali bambini?
Brigitte avrebbe risposto alle mie domande qualche istante dopo, o almeno così credevo.
Quest' ultima ci trascino dall'altra parte della porta che noi credevamo inutilizzata, invece era solo l'uscita posteriore.
Guardavamo tutto con le stelline negli occhi, sembrava proprio che si stesse girando un film perchè le persone correvano da una parte all' altra nonostante non ci fosse ne il cast ne tanto meno il regista.
Brigitte interrupe i nostri sogni con quella sua fastidiosa voce.
« Allora ragazze, vi ho coperto solo per non farmi licenziare! Dovreste essermi riconoscenti vi sto dando un' opportunità che non vi ricapiterà mai più nella vita, quindi fareste bene a seguire queste regole:
1. Non statemi immezzo ai piedi. Non state immezzo ai piedi a nessuno.
2. Trattate i bambini come se fossero cristalli, o me la pagherete.
3. Non fate stronzate.»
Da quel momento iniziammo ad odiarla altro che esserle riconoscenti, per cosa poi? Qual' era questa grande opportunità?
« Ah, ora vi porto in uno dei camerini dove vedrete i bimbi sono un maschietto e una femminuccia, mi raccomando!»
Era quasi dolce la sua voce finchè non disse l'ultima parola, lì era proprio acida.
Ci portò in un camerino come aveva detto e dopo se ne andò a chiamare la vera baby-sitter per avvisarla che non avevano più bisogno di lei.
Povera.
« Mbeh? Ci molla qui da sole?» Esclamò Megan buttandosi di peso su una poltroncina
« Ah non ne ho idea... magari adesso arrivano i famosi bimbi!»
Neanche finita la frase che due testoline entrarono dalla porta. Per noi fu uno shock totale: i famosi bimbi erano davvero famosi.
Megan si alzò di scatto e io mi portai una mano alla bocca, non poteva essere vero.
Non potevamo aver veramente davanti quelle creature, e sottolineo quelle creature.
La bambina sembrava un po' spaesata ma si presentò ugualmente.
« Ciao, io mi chiamo Lily... lui è mio fratello Jack.» Aggiunse indicandolo.
« Molto piacere, noi siamo Megan e Lexi!» Megan si inchinò per stringergli la mano poi si rivolse a me sussurrando
« Credi davvero che siano loro? Si insomma sono uguali e hanno anche gli stessi nomi...»
« Sono loro, sono loro! Oddio e adesso che facciamo? Ma ti sembra il caso di stringere la mano a dei bambini di due e cinque anni?!»
« Ma che vuoi, non ci so fare coi bambini io! Infatti farai tutto tu.»
« Per quanto possano essere adorabili, scordatelo.»
Insomma, stavamo confabulando sotto gli occhi vispi di Lily Rose Melody e Jack John Cristopher Depp.
Per noi sarebbero stati solo Lily e Jack, ma il cognome che avevano ci premeva più di quanto pensiate.
Non sapevamo proprio come comportarci con loro e si era creato un silenzio molto più che imbarazzante, ma Lily lo spezzò
« Lo sapete che mio padre è un pirata?»
Non potemmo fare a meno di ridere, ne era davvero convinta.
« A si? E ora dov'è?»
Ma si Lex và subito al sodo.
« Sta saccheggiando altri pirati, proprio qui fuori.»
Ovviamente mi venne subito in mente di mollare i bambini con Megan e andare dritta nelle braccia di Johnny ma non lo feci, sia per il bene dei bimbi che per il mio.
Sorrisi a Lily e mi girai verso Meg in cerca di qualche appoggio morale, ma la trovai inchinata davanti a Jack
« Ma chi è questo bel bambino? E brrr e brr, sei proprio bello, tutto il tuo papà! Eeh gni gni gni... ce lo presenti vero?!»
Che scena imbarazzante...
«
Meg! Non è un neonato cavolo, non dirgli certe cose magari va a riferire...»
Si bloccò subito fortunatamente ma tirò un'occhiata a Lily come per indicarmi che Jack non era l'unico che poteva riferire qualcosa, anche se a quanto pare la bimba era ignara di tutto e stava giocherellando con i trucchi conciandosi peggio di Joker.
« HEY... tesoro, poggia subito i trucchi o ci farai cacciare via ok?»
« Hey Lexi, un po' di tatto ok?»
« Non hai detto di non saperci fare con i bambini, che vuoi? Occupati di Jack piuttosto, ti sta pasticciando la borsa!»
Scoppiai a ridere solo a guardare la faccia di Megan mentre toglieva di mano a quel povero bambino il pennarello che lanciò contro la porta.
« Non si fa Jack! Cattivo bimbo. Cattivo!»
« Suvvia un po' di tatto!» Mi stavo piegando dal ridere e più Meg mi guardava come se mi volesse uccidere più io ridevo, coinvolgendo alla fine anche Lily.
Il povero Jack ci guardava allibito per la velocità con cui era successo il tutto e anche perchè parlavamo due lingue nello stesso tempo. La sua faccia ci fece ridere ancora di più.
E così tra una risata e l'altra Megan lanciò un altro pennarello che fu subito preso al volo da una figura non del tutto estranea, anzi per niente.
Ci si piombò davanti un Orlando Bloom con un sorriso così amaliante da farti sciogliere all'istante o meglio da far sciogliere Megan all'istante.
« Salve ragazze» disse passandosi una mano nei capelli, Megan ormai era in coma.
« C-ciao... i-i-io sono Megan.»
« Lexi! Molto piacere...»
« Non c'è bisogno di dirvi chi sono, dalle vostre espressioni so che lo sapete già...»
« Appunto...»
« Mi hanno mandato a qui a dirvi di fare un po' più piano, nell'ultima ripresa si sentono le vostre risate e per quanto possano essere adorabili non sono ben gradite durante un duello tra pirati.»
« Concetto capito, faremo silenzio mio amato Will.»
A quanto pare Megan si era ripresa dal coma, aveva un colorito nella norma e un sorriso più grande di lei e Orlando messi assieme.
« Benissimo, ora scusatemi donzelle ma dovrei andare a rifarmi il trucco, che non è nobile detto da un uomo ma è la dura realtà!»
Ci scappò una risatina da rincoglionite e lo salutammo...
« Leeex! Hai visto quanto è bono?! Anzi no, non guardarlo è mio!»
« Mia cara tienitelo, io aspetto il mio Sparrow!»
« E ora che facciamo?»
Lily interrupe le nostre fantasie con una domanda abbastanza giusta... Non ne avevamo la minima idea.
« Ehm... voi di solito cosa fate?»
Lo so, domanda poco professionale, ma che avrei dovuto fare?
Appendili al muro e corri dal loro papino!
Zitta un po' Goffà.
« Di solito con le altre baby-sitter stiamo qua a disegnare... ma con papà andiamo nel giardino qui dietro, possiamo andare li?»
Ma come si fa a dire di no a questa bambolina? Ci sta praticamente implorando!
Guardai Meg in cerca di approvazione e lei annuì subito facendo il labbrino.
« Benissimo, andiamo in giardino! Ah ehm... da dove si passa?»
Lily mi prese la mano e mi trascinò fuori, mentre Megan prese Jack in braccio.
Quello che non sapevamo e che Lily non si era degnata di dirci era che per arrivare al giardino dovevamo passare proprio davanti all'area dove si stava girando, mentre passavamo da un operatore all'altro buttammo l'occhio su una scena del film: " Pirati dei caraibi: la maledizione della prima luna" per l'esattezza.
Tutto quello che riuscivamo a vedere era una sala enorme, dei riflettori, un tizio che dava indicazioni e... Johnny!
Se ne stava li, a provare delle posizioni assurde o a duellare da solo e senza spada ma la cosa che ci mandò letteralmente, emotivamente e praticamente in delirio fu quello che indossava: una tutina blu e nera estremamente aderente quasi una seconda pelle, e una buffa fascetta.
Guardai subito Megan e notai che avevamo tutte e due le lacrime agli occhi a forza di trattenere le risate, premevo la mano contro la bocca ma qualche gemito usciva lo stesso quindi afferrai Lily e andammo di corsa in giardino dove finalmente io e Megan scoppiammo a ridere lasciando ancora una volta i bimbi allibiti.
« Mio Dio Lex, al ritorno non credo ce la farò a non ridergli in faccia!»
« A chi lo dici, ma hai visto il Principe Albert?!»
« E come non notarlo era li in bella vista!»
« Si ma non guardalo troppo, è zona vietata ai non addetti!»
« Quindi non puoi guardarlo neanche tu, scema!»
« Touchè! Ma prima o poi ce la farò.»
See sogna mia cara, non ti degnerà neanche di uno sguardo!
« Hey Lex non parlare in francese!»
« Cavolo è vero, per fortuna giocano e non hanno sentito nulla...»
Decisi di chiudere li la discussione, non era un argomento di cui mi piaceva parlare, quindi andammo verso i bambini a giocare un po' con loro...
Presi Jack in braccio e lo alzai in aria per fare il gioco dell'aereo e sembrava piacergli molto
« Cosa vedi ometto?» Gli chiesi con la voce più soave che riuscivo a fare
« Alberi!»
Lo feci girare ancora un po'
« E adesso cosa vedi?»
« Papà!!»
« OSSANTOCIELO!»
Misi subito giù Jack come se avessi fatto qualcosa di sbagliato, per non parlare del mio cuore a mille.
« Piccoli miei! Eravate qui? Vi stavo cercando per tutto lo studio...» Disse tirandoci un'occhiataccia.
Mentre i bimbi correvano dal loro affascinante padre io mi torturavo cercando di pensare a delle buone scuse.
« E così voi siete le baby-sitter?»
« Ehm si... ci dispiace molto averli portati qui senza avvisare deve essergli preso un colpo quando non li ha trovati...»
Johnny ignorò del tutto quello che avevo detto come se non avessi mai aperto bocca
« Come vi chiamate?» Disse girando la faccia verso Meg
« Io sono Megan! Lei Lexi, comunque si ci dispiace tantissimo la prossima volta avviseremo...»
« Megan e Lexi, Lexi e Megan...»
Oddio, dì ancora il mio nome in quel modo e mi sciolgo anche se è pieno inverno!
« Ma non doveva essercene solo una?» Questa volta guardò me, ma non riuscivo a capire se era ironico o incazzato tanto era profondo il suo sguardo
« Si...beh, noi... in realtà si»
« Rilassati ragazza, scherzavo! So tutto, voi siete le infiltrate»
« Se la vogliamo mettere così...» Esordì Megan
« Povera Brigitte.» Aggiunse Johnny con una voce seria ma con il sorriso che gli illuminava gli occhi.
Gli sorrisi anche io ma mi evitò di nuovo.
Che ti avevo detto? Non ti degnerà neanche di uno sguardo.
Maledizione.
« Ragazze vorrei passare un po' di tempo con i miei figli quando sono in pausa, vi dispiace? Poi quando riprendo tornate voi.»
« Ma certo!»
« Perfetto, a dopo bambini»

Eravamo sedute su delle scalinate dietro l'edificio per non infastidire nessuno, Megan mangiucchiava e io mi provocavo il cancro fumando, quando non riuscii più a tenere i miei pensieri per me scoppiai...
« Ma secondo te gli sto sulle palle?! No perchè non so se hai notato ma mi ha praticamente ignorata.»
« Beh non è che a me ha parlato molto eh, lui parlava in generale...»
« Ma guardava te!»
« Che poi non è vero che ti ha ignorata, ti ha detto di rilassarti!» Disse ridendo
« Già... io sono ancora del parere che gli sto antipatica.»
« Pessimista.»
La pausa finì e noi tornammo dai bambini per il resto della giornata, senza vedere più nessuno.
Quando era ora di tornare in Hotel ci dissero che eravamo ingaggiate per il resto delle riprese quindi dovevamo essere li tutti i giorni per tutto il giorno, per me fù come uno schiaffo in faccia visto che così non avremo potuto goderci ne la città ne la vacanza, però in compenso sarei stata con i figli del mio idolo.
Già, perchè l'Adone decidendo di passare le sue pause solo con i figli e dandoceli alla fine non avrebbe passato neanche un secondo con noi, neanche un attimo con me.
Tornate in Hotel ci buttammo subito nel letto, eravamo stremate ma da buona testarda cercai di riaffrontare il discorso
« Meeg... perchè mi odia?» Mugugnai in preda alla depressione
« Ah che strazio, non ti odia... Però avevi ragione ti guarda in modo strano, ma sarà perchè vuole vedere cosa fai con i suoi due pargoletti»
« Certo come no... e perchè a te non ti scruta? Te lo dico io, mi odia.»
« Megan?»
« Mmm...»
« Mi stai ascoltando?!»
« Mmmhcerto...» Bisbigliò mentre sbadigliava
« Certo, certo...» Presi il mio cuscino e glielo tirai in faccia ma niente, era gia nel mondo dei sogni.
Dopo un po' di pensieri deprimenti riuscii ad addormentarmi anche io, dopo tutto domani si comincia da capo e magari va meglio.





Bene bene, ecco il primo e fatidico capitolo :) Non so mai cosa dire quando commento un mio lavoro quindi lascio fare a voi.
Ringrazio Sara/ BlackPearl per avermi seguita e consigliata e Sharon/ Sh_NT per avermi trovato in tempo zero la foto della tutina <3
Spero vi piaccia, un bacione June.



  
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