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Autore: marig28_libra    22/01/2012    3 recensioni
Lutti, incertezze, paure, lotte. La vita dell'apprendista cavaliere si rivela assai burrascosa per Mu che ,sotto la guida del Maestro Sion, deve imparare a comprendere e ad affrontare il proprio destino. Un destino che lo condurrà alla sofferenza e alla maturazione. Un destino che lo porterà ad incontrare il passato degli altri cavalieri d’oro per condividere con essi un durissimo percorso in salita.
Tra la notte e il giorno, tra l’amore e l’odio, Mu camminerà sempre in bilico. La gioia è breve. La rinuncia lacera l’anima. Il pericolo è in agguato. L’occhio dell'Ariete continuerà però a fiammeggiare poiché è il custode della volontà di Atena ed è la chiave per giungere al cielo infinito.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Aries Shion, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'De servis astrorum' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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nota:questo capitolo verrà diviso in tre parti poichè è un pò lungo...lo aggiornerò perciò in tre giorni...

 Kiki giocava col micino  di legno che gli aveva costruito il fratello. Davanti al focolare, seduto su un soffice tappeto di pelliccia, il piccolo si divertiva spensierato con lo sguardo limpido e curioso di chi è ancora immune dagli aghi dell’esistenza. Mu lo fissava con dolcezza, assiso su un basso sgabello di legno: le paroline che stava imparando a pronunciare, gli strani versi che faceva, le risate allegre e pure erano per lui una musica che  accarezzava l’animo. 
Kiki era l’unico parente che aveva, l’unico affetto della famiglia rimastogli. Guardarlo davanti al camino di mattoni di pietra era come rivivere il profumo, i colori e  la tenera tranquillità della dimora che abitò coi genitori. Desiderava con tutto sé stesso trascorrere più tempo con lui, ma durante quell’ inverno dalle vesti di gelido pallore, non gli sarebbe stato consentito spesso. Sion lo doveva iniziare a delle durissime prove fisiche per poi fargli apprendere gli incantesimi mortali. In tutto quest’arco di tempo il fratellino sarebbe rimasto con la balia ma, non appena  raggiunti i tre anni, sarebbe andato sotto la completa custodia di lui e del Maestro. Nonostante la tenera età, Mu doveva cominciare lentamente ad addestrare Kiki per condurlo sulla strada di cavaliere: gli avrebbe insegnato a padroneggiare la telecinesi, potere che a sua volta  aveva imparato a perfezionare con esiti strabilianti.
 Sì… Gli sarebbe stato vicino e lo avrebbe sostenuto trasmettendogli anche l’affetto dei genitori che portava inossidabile nel cuore. Sì…gli avrebbe parlato di loro anche con la mestizia che lo trapassava da parte a parte…purtroppo erano rimasti soli ma bisognava proseguire. Proseguire affrontando il passato e continuando  ad assaporare i fiori donati da esso.
Kiki corse verso Mu, destandolo dai suoi pensieri. Tentò di aggrapparsi alle sue ginocchia per salirgli in grembo. Il ragazzo, ridendo, lo sollevò prendendolo in braccio e scompigliandogli la folta chioma color fiamma. Il bimbo, divertito, fece altrettanto e il suo fratellone si ritrovò tutti i capelli davanti agli occhi.

         -  Buffo! Buffo! Hai  tende su occi e io no!!

         -  Se non me le togli non ti darò questo gufetto…- gli rispose mostrando  il gufo di legno che aveva terminato  l’ora precedente.

         -  Sarà amico di micio?

         -  Certo.

        -  Ecco!ecco! ti toglio tutto!- esclamò il piccolo aggiustandogli con le manine la capigliatura e strappandogli di mano il nuovo giocattolo. Entusiasta lo ammirava con gli occhi lilla che  brillavano.

        -  Ah!ah!ah! vedo che già gli vuoi bene!

        - Sì! Lui sarà te e gatto io…

In quel momento arrivò Sion con espressione grave e solenne.

        - Mu…è giunto il momento.

Il ragazzo posò delicatamente Kiki sul tappeto e si alzò dallo sgabello.
Mentre stava indossando uno scialle color porpora sentì qualcosa tirargli i pantaloni. Si voltò e vide il piccino fissarlo con aria preoccupata.

       - Mu…più tardi… giochi co me?

       - Sì…quando torno verrò subito da te. - rispose chinandosi e baciandolo sulla guancia. Gli si strinse il cuore nel doverlo lasciare con quel visetto afflitto e con quegli occhioni che contavano ciecamente sulla sua parola. Guardando le due macchie che aveva sulla fronte, Mu si augurò che il destino serbasse almeno per lui un orizzonte cesellato di cristalli lucenti.

     
      Sotto i lividi cieli invernali, Mu non conobbe tregua. Sion sottopose il suo fisico a prove durissime che oltrepassavano ogni limite. Un apprendista cavaliere, seppur molto giovane, doveva essere iniziato alla cruda e scabra dimensione della lotta per la sopravvivenza e per la conquista dell’equilibrio. Il cosmo si nutre dell' energia cerebrale ma anche del supporto di un corpo sano e vigoroso.
 Mu  disse addio alle sue esili fattezze di ragazzino immaturo. Ogni residuo dell’infanzia morì travolto dalla fatica e dalla sofferenza  degli esercizi.
Furono mesi di annientamento e i nervi minacciarono di sgretolarsi in qualunque attimo e minuto. Il giovane sopportò con tenacia quasi disumana tutte le spade dello sfiancamento che lo tagliavano.
Il maestro lo fece correre su  sentieri che si inerpicavano in salite assurde per poi  vertiginosamente precipitare in gole buie. L’ obbligò a nuotare controcorrente, col freddo dell'alba, nelle acque turbinose dei ruscelli selvaggi. Gli temprò ancora di più le mani, ordinando di rompere le rocce più dure anche a costo di grondare sangue e vedersi le ossa rotte.
Gli unici momenti di pace che Mu aveva il privilegio di godersi, gli erano donati dalla meditazione: grazie ad essa affinava le stelle dei suoi sensi e i propri poteri telecinetici. La mente era la chiave della potenza emotiva e fisica. Solo grazie ad essa riusciva a sfidare le forze esterne e sé stesso. Solo grazie ad essa tornava da Kiki e Leira.
Sion lo proiettò ,successivamente ,a dei livelli di combattimento più elevati e ardui rispetto a quelli appresi durante l’infanzia e la pre-adolescenza. Le mosse che gli insegnò erano un connubio perfetto  d’attacco e difesa: conciliavano i principi di arti marziali come il kung fu,il takewondo, il karate, l’aikido e il judo.   Mu affrontò  il  Maestro, che gli infliggeva colpi veloci, ben assestati e spietati. Una moltitudine di volte si trovò al tappeto, ma seppe sempre rimettersi in piedi e perfezionarsi. Il ragazzo era dotato di grande intelligenza e animo. Dai suoi errori si risollevava per seguitare a lottare con viso calmo e imperturbabile. Notevoli e ammirevoli si rivelarono i suoi risultati. Poteva dirsi fiero della propria persona ma non riuscì mai  ad affermare ciò: ogni volta che verso notte tornava a casa, Kiki già dormiva. La balia gli raccontava che all’apparenza giocava tranquillamente, ma si accorgeva che  in realtà era triste.
Sì…lui stava fuori da quella dimora dall’alba al buio inoltrato. Stava fuori davvero molto, troppo tempo.
Non era stato in grado di mantenere una semplice promessa fatta al fratellino: giocare con lui prima della buonanotte.
Tutte le volte che i suoi occhi si posavano affianco al lettino del bimbo, dove c’era una cassetta di legno sulla quale erano posati il gatto e il gufo, provava un’amarezza intensa. Quei due animaletti stavano vicini sempre; lui e Kiki no.

 - Perdonami, piccolo - mormorava accarezzandogli  i capelli e sdraiandosi poi sul proprio giaciglio per annegare in un sonno di tenebra e silenzio.

 
Seduta davanti ad un piccolo specchio di bronzo, Leira si scioglieva i lunghi capelli. Esausta per la lunga giornata di lavoro e intensamente afflitta per Mu, disfaceva con mesta lentezza le sue trecce. Da quanto tempo l’ amico aveva abbonda nato il villaggio? Da un’ eternità…diciotto mesi  erano caduti dagli alberi della gioia divenuti secchi e rugosi.
 Il passato era veramente così distante e inafferrabile…
La ragazza vedeva ricamarsi nella memoria l’immagine di un bambino dai magnifici occhi verdi e dai capelli lilla…l’immagine di un bambino timido, riservato e unico il cui destino era inciso nelle stelle dell'ariete…era il ricordo di Mu.
 Quello strano ragazzino dal viso serafico l’aveva colpita subito. Le misero curiosità le sue due piccole macchie magenta sulla fronte. I genitori le raccontavano che lui era uno dei rari prescelti dell’Ariete e che era destinato ad apprendere la strada di guerriero difensore della pace e della saggezza. Il grande maestro Sion l’aveva preso come discepolo per renderlo servitore della dea Atena…Leira era rimasta colpita da questo  ma non aveva mai avvertito la minima soggezione o disagio quando lo vedeva . Mu si era sempre comportato in modo semplice e pacato parlando piano e mai  forte. Non dispensava confidenze a nessuno, lavorava col padre in bottega mostrandosi sveglio e diligente , odiava scherzare con le mani e la lotta.  Gli altri bambini lo escludevano per tale ragione senza capirlo a fondo. Non comprendevano che in lui vi era una sorta di maturità innata, una particolare consapevolezza che lo portava a rifiutare l’aggressività come arma di affermazione. Leira invece aveva intuito ciò e ammirava il suo amico. Poteva giocare tranquillamente con lui, poteva fidarsi di lui  perché era delicato e gentile. Ogni volta che partiva con Sion per addestrarsi nelle terre selvagge fuori dal villaggio o nei pressi dei templi ateniesi, s’intristiva molto. Certo, no n le erano mai mancati i compagni e le compagne di gioco: era sempre stata estroversa, disinvolta e allegra… Tuttavia Mu era diverso da tutti. Le donava la profondità dei cieli intoccabili, le trasmetteva qualcosa di inspiegabilmente straordinario. Non c’era nulla di cui stupirsi se  doveva divenire un giorno cavaliere d’oro.
 Luminosa  era la gioia con cui Leira lo accoglieva quando tornava a casa.  
Più nera e soffocante era ora la tristezza che feriva i suoi bellissimi occhi dorati.
La ragazza non sapeva più nulla di lui. Nel loro ultimo saluto, il dolore e la cupezza di un giorno colmo di cenere  avevano  avvolto tutto: l’aveva stretta a sè mestamente  prendendo poi il fratellino in braccio e raggiungendo Sion col viso ingrigito dalla sofferenza per la morte dei genitori.
 Leira si occupava di recare le offerte sulle tombe del padre e della madre di Mu adesso che egli  era assente. Pensava, in ogni ora che scorreva al pari di tanti granelli di sabbia, quando le avrebbe comunicato qualche cosa.  Non poteva scrivergli nulla: sapeva solo che si trovava in una qualche sperduta e sconosciuta zona del Jamir.
Lui non doveva scriverle nulla. Rientrava nei suoi obblighi di guerriero. Un cavaliere, nel periodo dell’addestramento, non poteva permettersi distrazioni sentimentali.
Tale è la vita di un guardiano di Atena. Leira ,consapevole, ne soffriva. Alla luce delle lanterne della stanza,  i suoi lisci capelli neri risplendevano di sprazzi purpurei. Purpurei come il sangue che sentiva pulsare nel cuore.
Si sedette sul letto abbracciandosi le ginocchia. Era ancora più minuta così, con le gambe sottili piegate  e le braccia dolci e un po’ puerili con cui tentava di scaldarsi dal gelo dell'angoscia.
La notte taceva dimenticata.
L’amore cantava afflitto con la sua arpa dalle seriche corde .   
 

         - Siete pronti?

          - Sì, Maestro.  - Rispose Mu tenendo per mano Kiki e uscendo dal rifugio con una grande sacca di cuoio.

Erano gli inizi di agosto. Il gelo si era ormai dissipato tra le miti e calde mani dell'estate.
Il giovane  aveva compiuto quindici anni verso la fine di marzo, mentre il fratellino ne aveva fatti tre alle porte di aprile.
Era giunto il momento di partire verso la Valle dei Quattro Venti, una delle poche zone pianeggianti del montuoso Jamir. Lì era stato allestito temporaneamente una sorta di accampamento dove si allenavano e fronteggiavano gli altri apprendisti cavalieri che combattevano per il futuro possesso dell'armatura dell'ariete. Mu, come ultima fase dell'addestramento fisico, avrebbe dovuto sconfiggere tutti quegli avversari.

         - Non sono rimasti molti apprendisti guerrieri.- disse Sion  mentre scendevano lentamente giù, verso le terre della pianura.

          - Vorreste dire che…

          - Sì, hai compreso bene. Diversi giovani sono deceduti nella fase degli esercizi fisici.

          - La strada per diventare cavalieri è davvero fatta di veleno e rovi.Occorrono sacrifici, Mu. Bisogna  prendere per mano il dolore,danzare sempre con il pericolo,guardare a testa alta la morte accettando l’imprevedibilità del destino. Trovare la certezza in ogni cosa è un’utopia. La realtà non ti donerà mai stabili garanzie. Devi contare  su te stesso. Sei tu il centro delle tue azioni. Sei tu a dover erigere le tue fondamenta.

          - Già…nel mio cosmo è riposto il potere…

          - Proprio così. Purtroppo diventare forti è la più ardua delle imprese…si rischia perennemente di precipitare…di lasciarsi offuscare dalla sofferenza. Non tutti gli apprendisti, sfortunatamente, riescono a maturare.

          - La morte di un discepolo però può essere la conseguenza degli errori… di un Maestro?

          - Sì … Non tutti gli esseri umani si comportano come tali. Molti maestri si sono rivelati delle bestie trattando i propri allievi come carne da macello. L’uomo è un essere razionale, ma sa essere un animale folle. La violenza è una malattia che l’umanità, fin dalla notte dei tempi, non è mai riuscita a guarire…

         - Certo che è paradossale spargere sangue per ottenere la pace. È mai possibile che da dei massacri possano germogliare piante di felicità? Perché proprio noi guerrieri di Atena, la dea della saggezza, dobbiamo usare la  forza bruta?

         - Perché siamo umani e la perfezione non appartiene al nostro mondo. In noi c’è l’anima che vuole costruire, amare e cooperare ma c’è sempre un’altra colma di aggressività, rabbia e ombre. Siamo doppi, non abbiamo un solo volto. Questo è il nostro dramma più grande…tuttavia… se vogliamo distinguerci dalle belve, occorre che impariamo ad adoperare la violenza come uno strumento consapevole e non come un’arma che dia  piacere sadico.

        - Non tutti capiscono che la lotta può essere una disciplina in grado di equilibrare corpo e mente. Molti la vedono al pari di un coltello con il quale uccidere per forza l’avversario…

        - Lo sai bene, Mu. La perfezione non appartiene agli uomini.  Pensa comunque a raggiungere  le vette più alte anche se non sei dotato di ali.

 Giunsero a destinazione . Mu constatò ciò che aveva detto il suo maestro: sui trentacinque apprendisti che erano partiti dalle varie località dell'Asia ne erano rimasti soltanto quindici. Lo spettacolo era davvero deprimente. Uno squallore incolore e smorto tesseva la propria cappa su quell’accampamento dalle tende color foglie morte d’autunno.
I ragazzi che stavano lì coi loro rispettivi maestri parevano più dei profughi  reduci da una guerra che dei guerrieri fortificati nel corpo e nella mente.
Mu provava una gran pena per loro.
Quando entrò dentro quel quadro scialbo e polveroso, gli apprendisti lo fissarono torvamente come famelici corvi svolazzanti su un campo di grano. Alla  mestizia ora si affiancavano gli spigolosi e terrei occhi della tensione e dell'ostilità.

    - La sofferenza…che strana donna: ti può rendere più nobile,  incrollabile e acuto di un falco oppure ti può trasformare in un miserabile lupo desideroso di sbranare ogni preda che passa .

Mai immagine si rivelò così efficace come quella mormorata da Sion. Mu non sentì la necessità di aggiungere altro. Insieme a lui  iniziò a montare la  tenda immerso in un silenzio inquietante e funereo.
Tutto era arido lì.  L’erba era secca e sbiadita. Le montagne che circondavano la valle sembravano fatte di carta stropicciata e vecchia.
Dopo aver completato il lavoro, il ragazzo si accorse che, tra gl’ apprendisti superstiti, vi era un volto che conosceva dall’infanzia. Era un giovane strano e cupo che si era sempre dichiarato apertamente suo rivale. Il suo nome era Ohen. Sarebbe potuto essere un adolescente di notevole bellezza ma l’ombra di qualche misterioso dolore e la fiele dell’odio lo rendevano sfiorito e sciupato. I folti capelli castano scuro, mossi ,disordinati e lunghi fino alle spalle, lasciavano scoperta un’ampia fronte sulla quale spiccavano due macchie violacee. Lo sguardo, dalle tetre tonalità grigio-azzurre, era feroce e gelido come una scure. L’ovale forma del viso era inasprita da una bocca serrata e livida. L’alta statura e la muscolatura ben delineata rendevano ancor più  minaccioso quel guerriero dal cosmo macchiato e lugubre .
Ohen si voltò verso Mu:

         - Oh, ma guarda…Mu l’allievo di Sion…non mi aspettavo di vederti vivo…mi domandavo se ti fossi rotto la testa in qualche burrone o fossi crepato pestato a sangue da qualcuno.

         - Come vedi sono riuscito ad arrivare fin qui.

         - Devo dire che mi pareva strano che tu morissi negli esercizi fisici…sei maledettamente forte, lo ammetto…lo sei sempre stato purtroppo…

         - Metti da parte questo tuo dannato odio, una volta per tutte. Io non ho mai nutrito astio nei tuoi confronti, neppure quando mi battevi nella lotta.

        - Piantala di fare il santerellino, Mu! Non me li bevo i tuoi discorsi da bravo ragazzo!

        - Io so essere semplicemente ragionevole…tu no. I combattimenti per me rappresentano una sfida verso gli altri, non una battaglia per spargere sangue…

        - Ma per favore! Non vedi quanto sei patetico? Scommetto che sei uno di quegli imbecilli che crede negli alti ideali! Non ti accorgi come la realtà sia più schifosa dei tuoi sogni? Guarda questo accampamento! Guarda quei poveri bastardi che ci circondano! Ecco i nobili cavalieri!

        - Sì…è vero…c’è fango nel mondo, c’è fango sul nostro cammino. Non devi mai perdere però di vista il cielo. Non esiste solo  sozzura nella vita.

        - Per che cosa combatti, eh? Per che cosa? Non dirmi per la pace!

        - Mi dispiace deluderti, ma devo risponderti affermativamente. Bisogna pur tentare di migliorare le cose  piuttosto che lasciare che vengano distrutte, no?

        - Sei un idiota! Non capisci che la pace ,finché ci sarà l’uomo, non esisterà mai? Devi combattere per sopravvivere in questo covo di belve! Il potere serve a questo dopotutto…per dominare e salvarti…

        - Sei tu l’idiota, Ohen…perché sei ottuso e orbo…perché ti vuoi distruggere.

        - Ti farò passare la voglia di sputare sentenze quando riuscirò a farti a pezzi!

        - Prova a crescere un po’, invece di minacciarmi da stupido.

        - Razza di…

        - Risparmia le tue energie. Abbiamo tutto il tempo per lottare…in questo covo di belve.

 
Prima di addormentarsi Mu ripensò al suo incontro con Ohen. Sdraiato  su una stuoia che divideva con Kiki , non riusciva a togliersi dalla testa  gli occhi carichi di burrasca e tuoni di quel ragazzo. Che cosa gli era  successo? Che cosa aveva mai subito per percepire il mondo come un nido di vespe repellenti? Qualche oscuro e drammatico evento gli aveva reso ancora più tetro il carattere già triste e introverso . Mu sapeva che Ohen aveva vissuto da solo con il padre poiché non aveva mai nominato sua  madre…per lui quella figura era sempre stata irraggiungibile e irreale.
L’adolescente avvertiva uno strano miscuglio di mestizia, angoscia e amarezza quando rifletteva su quel giovane truce e sofferente. Una volta Sion gli rivelò che suo padre beveva e il maestro a cui era stato affidato era un uomo che  aveva dimenticato da tempo la pietà e la ragionevolezza.
Mu non osò immaginare quali torture erano state inflitte a Ohen. Non l’aveva mai odiato, in quanto fin da piccolo aveva compreso il dolore che lo colpiva. Possedeva due macchie sulla fronte eppure il suo cosmo non era affatto luminoso e dorato al pari  dello spirito dell'Ariete.
Ohen era tragicamente inquinato dal buio.
Poteva essere un ragazzo molto bello, ma il suo splendore era ricoperto di fuliggine.
Poteva saper sorridere con quella  bocca ben disegnata e sottile, ma l’allegria non l’aveva mai abbracciato.
Poteva prendere il sentiero di nobile cavaliere, ma non era in grado di farlo. Non credeva. Non vedeva. Non sperava.  
Una presenza che stava uscendo dall’accampamento distolse Mu dalle meditazioni.
Si alzò e scostò un po’ il panno dell’entrata della tenda per gettare un’ occhiata fuori.
Nessun cosmo ostile o maligno.
Una figura fragile e frettolosa si allontanava però all’orizzonte. Era una fanciulla.
Mu rimase sbalordito e perplesso…com’era possibile che una ragazza fosse riuscita a penetrare lì? Forse veniva da uno dei villaggi rurali della zona ma non poteva certo entrare e sapere di quell’accampamento di guerrieri. Leira infatti non conosceva le zone in cui Sion lo conduceva. La faccenda era alquanto strana…

   - Mu…Mu…ho freddo…- si lamentò con voce flebile Kiki che si era svegliato.

Mu ritornò subito a sdraiarsi sulla stuoia e l’avvolse  in un’altra coperta.
Stringendolo tra le braccia si addormentò lentamente respirando il profumo del suo affetto.
 
Uno dopo l’altro gli avversari vennero sconfitti. I sette giovani che dovevano affrontarlo in quei giorni  non erano stati capaci di resistere: Mu aveva davvero fatto dei progressi incredibili. La sua tecnica di lotta era precisa, potente e temibile. Riusciva ad evitare i colpi più difficili e insidiosi, muovendosi fulmineo e sferrando attacchi alla velocità della luce. Mentre gli altri ragazzi si lasciavano sopraffare da un furore morboso nei momenti più ardui, lui preservava intatta la propria lucidità e pacatezza. I suoi occhi verdi non trasudavano lampi di violenza o terrore. Nessuna emozione scivolava  inquieta e infiammata dal suo viso. Mu irritava gli sfidanti per quel temperamento posato, quieto e imperturbabile.
Feroce, gelido e tremendo era invece Ohen: batté brutalmente gli altri otto apprendisti. Gli sventurati, al termine dei duelli, si erano ritrovati orribili fratture, contusioni nerastre e ferite sanguinanti. Per poco uno di loro non aveva rischiato addirittura di morire… quell’adolescente combatteva al pari di una belva bramosa di lacerare le sue prede. I pugni erano  asce da guerra, i calci sciabole letali. Nessun guerriero destava più terrore  di lui. L’unico che ,però, non avvertiva ciò e lo fissava con vaga tristezza era Mu.
Egli sapeva benissimo che in realtà Ohen non era felice. Quando aveva battuto i suoi rivali si era limitato a sorridere in modo pallido e inquietante raggiungendo il proprio maestro. Sion non aveva mai stimato quell’uomo, un individuo  macabro che portava una strana maschera di legno per coprire il  volto sfigurato da  ustioni orripilanti… Mu  non percepiva nulla di rassicurante e positivo nel cosmo di costui.
 
Nei giorni che precedettero l’incontro finale con Ohen, Mu approfittò del tempo che aveva a disposizione  durante le mattine   per addestrare Kiki. Il piccolo, come lui, era dotato di notevoli capacità telecinetiche ma era necessario ,ovviamente, insegnargliele a gestire e dominare. Iniziò così a mostrargli come teletrasportarsi a brevi distanze, in che modo spostare e sollevare gli oggetti piccoli e grandi da un posto all’altro grazie alla psicocinesi… Le fasi dell'apprendimento si sarebbero svolte, insomma, in maniera  graduale e consona alla crescita del fisico e della mente del bambino.
Mu era davvero contento di dedicarsi al fratellino. Occupato a spiegare e mostrare esercizi, evitava di pensare  alla lontananza  di Leira, alla morte dei genitori, alla tensione del combattimento contro Ohen. Kiki gli trasmetteva un’intensa energia positiva che lo incitava a proseguire nel suo faticoso cammino con determinazione. Inconsapevolmente quel bimbo lo aiutava. Lo aiutava nella sua semplice grandezza.

   - Ehi, Mu!

Il ragazzo si voltò  interrompendo l’addestramento con il fratello.
Ohen gli sferrò un micidiale pugno allo stomaco.
Mu sputò sangue dalla bocca e finì con le ginocchia a terra piegato in due da un dolore allucinante.
Kiki spaventato gli si avvicinò febbrilmente.

    - Questo è un avvertimento per domani, nobile cavaliere. Posso infilzarti da parte a parte quando divento veramente cattivo…perciò stai attento.

Nel momento in cui Ohen diede le spalle , Kiki gli lanciò ,con la mente, un sasso in testa.
Il ragazzo si girò di scatto guardandolo di sbieco: ricevette una linguaccia.
 

         - Mi domando se Ohen vuole divenire cavaliere o demone- fece Sion osservando l’enorme ecchimosi che il suo discepolo aveva sull’addome.

        - È stato terribile…mi sono sentito trafitto da una spada infuocata…

        - Tieni gli occhi ben aperti…purtroppo a quel ragazzo non gli sono stati trasmessi il rispetto, la lealtà e … l’umanità. Hai visto il suo maestro che genere di uomo è.

        - Ahimè sì…sicuramente insegnerà il modo per fare a pezzi gli avversari nel minor tempo possibile…

        - Speravo di non arrivare mai a dirti questo ma è assolutamente necessario: Mur …domani fai uso di  tutto il fuoco dell'Ariete…adopera a pieno la sua potenza devastatrice.

        - Dovrei…combattere con le luci della distruzione?!

        - Sì. Non lotterai soltanto col corpo ma anche coi poteri che fino ad ora ti ho trasmesso. Non conosci gli attacchi mortali ma quelli di cui sei già dotato possono essere altrettanto letali.

        - Io…io…

        - Mi dispiace…detesto dal più profondo di me stesso raccomandare tali atroci soluzioni…sfortunatamente non hai scelta.

        - Allora è proprio vero che in fondo siamo tutti degli animali.

Con sguardo afflitto Sion, grazie ad un incantesimo, fece scomparire il livido che l’allievo aveva sul ventre.
Mu taceva contemplando il vuoto con gli occhi carichi di bufera.
Kiki , nonostante non capisse pienamente la vicenda, osservava la scena immerso nell’angoscia.
 

 Di nuovo quella presenza. Mu si levò dalla stuoia e si avvicinò all’entrata della tenda. La fanciulla di alcune notti fa era giunta ancora una volta all’accampamento…nell’oscurità si distingueva la sua figura sottile e…quella di un'altra persona… di un giovane!  Ohen!
Mu, allibito, si accorse che i due si stavano allontanando tenendosi per mano. Spinto da una bruciante curiosità, fece divenire impercettibile ed invisibile il proprio cosmo e si teletrasportò da loro.
La scena a cui assistette lo lasciò ancor più esterrefatto.Ohen stava dinanzi alla giovane accarezzandole il viso come per dissipare in lei qualche procellosa preoccupazione.
Alla luce argentea e cristallizzata della luna, Mu riuscì a distinguere i tratti di quella ragazza: era alquanto strana…non si poteva definire bella e forse neppure carina… Non era particolarmente alta ma la sua figura era slanciata e molto magra. Una   veste un po’ logora, dalle maniche lunghe , le  lasciava scoperte le piccole e pallide spalle un po’ spigolose. La pelle pareva così terribilmente sottile  che le ossa delle clavicole minacciavano di lacerarla come un sottile lenzuolo di seta. Altrettanto candida era la carnagione del viso emaciato su cui spiccavano due enormi occhi neri dalle ciglia lunghissime. Una folta e scarmigliata chioma di capelli castano scuro  rendeva più minuto  quel volto opalescente e cinereo .
Mu trovò  l’aspetto di quell’adolescente inquietante, sciatto e inspiegabilmente tenero.
Sconvolgente  era però l’espressione di dolcezza dipinta negli occhi di Ohen. Lui sorrideva protettivo e appariva finalmente raggiante in tutta la sua bellezza. Adesso non vi era nulla di tetro, trucido…ogni goccia d’inchiostro era svanita per proiettare nella luce una recondita e celata nobiltà. Nel suo cosmo si potevano cogliere delle piccole scaglie di diamanti.
 

          - Ohen, non riesco a stare tranquilla…

          - Abbi fiducia in me, Nemi! Se domani batterò Mu, potrò accedere all’ultimo livello dell’addestramento: quello che mi manca per conquistare l’armatura dell'Ariete!

          - Diventerai…cavaliere di Atena…

          - Sì…certo…combatterò…ma non per la pace.

          - Continui a non crederci, vero?

         - Ah!ah!ah! Suvvia, secondo te  è mai possibile che dei guerrieri possano portare la pace? Bisogna sopravvivere, lottare e far andare avanti questo maledetto mondo che non sa reggersi in piedi. La pace? Ci sarà sempre qualcuno che la demolirà…è un circolo vizioso: guerra, calma, guerra, calma. Si è sempre su un’altalena. Niente è eterno. Tutto oscillerà per sempre.

         - Già…gli uomini non sanno vivere senza combattere gli’uni contro gli altri…anche tu non fai eccezione.

         - Nemi, ti prego, ne abbiamo parlato un sacco di volte…

         - Hai presente cosa mi fai passare ogni volta che sei lontano da me?! Ho quasi sempre gli incubi! Io vivo continuamente nell’angoscia!

         - Lo sai…io devo diventare cavaliere…purtroppo è stato questo il mio destino…

         - È vero…ma perché non puoi cambiarlo? Perché ti ostini a rischiare la vita? Perché…non possiamo vivere noi due da soli….tranquillamente?

         - Nemi! Te l’ho promesso!  Ti porterò via da quell’orrendo villaggio! Anche se diventerò cavaliere sarai al mio fianco…vedrai, finalmente ci riprenderemo quello che ci hanno tolto…

         - Sarà rischioso andarcene via di nascosto.

         - Ce ne dobbiamo infischiare degli altri! È la nostra felicità la sola cosa che importa!

Ohen e Nemi si baciarono abbracciandosi con intensa e trasparente passione.
Mu si dileguò lasciandoli soli.
Tornato dentro la sua tenda, si mise a piangere silenziosamente. Non voleva vedere l’alba del giorno dopo.  Non voleva combattere più.
Prese  però in mano  l’amuleto bronzeo dell'ariete: l’occhio dell'animale rifletteva fiamme sanguigne.
Con il pungente dolore delle lacrime che gli sigillava la gola, comprese che doveva trasformarsi in belva.
Nessuna pietà. Nessun sentimentalismo. Solo la sopravvivenza contava.
Solo uno sarebbe andato avanti.
 Il sole dell'aurora celava il volto esangue dietro stracci di nubi vecchie e sfilacciate. La terra dell’arena era granellosa: sassolini e pietre aguzze ricoprivano quel lembo di deserto secco e freddo.
Attorno al luogo del duello stavano  gli apprendisti sconfitti che  osservavano  scuri e colmi d’invidia i due avversari che si accingevano a lottare.
Sion contemplava la scena con espressione grave e ansiosa.
Vicino a lui il piccolo Kiki riusciva a stento a tollerare l’ aura di tensione che opprimeva quel luogo.
Mu era inquietante: gli occhi erano divenuti pietre dure e taglienti… Soltanto aliti di gelo sprigionava il viso, una maschera perlacea e indecifrabile.
Ohen era di cenere: voci di lampi fiammeggiavano nel suo sguardo sinistro e velenoso… Le labbra erano minacciosamente serrate.
I  due giovani, l’uno di fronte all’altro, si misero in posizione di combattimento.
Un timido filo di vento ondeggiò fragilmente tra loro.
Pochissime gocce di silenzio…
L’attacco.
Urlando come una fiera, Ohen si scagliò selvaggiamente su Mu dando inizio ad un violento corpo a corpo. I suoi pugni sibilavano velocissimi e letali nell’aria ma il rivale riusciva a pararglieli  con altrettanta rapidità: la sua tecnica era dannatamente efficace. La sua difesa solida al pari di una muraglia…
Mu, a sua volta,  tentò di annientarlo con una raffica di colpi potenti e ben assestati ma anch’egli si trovò dinanzi alla difficoltà di abbattere una fortezza indistruttibile…
Nella prima fase del duello  lo scopo rimase, per lunghi istanti, quello di distruggere le difese del nemico…  il sangue  prese a macchiare la terra.
Ohen riuscì a colpire in pieno viso Mu  nello stesso attimo in  cui ricevette proprio da lui una tremendo calcio nell’addome: la vera battaglia cominciava ora.
I due adolescenti lottavano facendo uso soltanto del corpo… le loro braccia e le loro gambe erano però come spade di ferro. Ben presto si trovarono ricoperti di graffi, tagli e lividi…
Lo scontro era brutale ma nessun vincitore riusciva ad emergere. La bilancia sembrava pendere a volte a favore di Mu, a volte a vantaggio di Ohen. Tutto altalenava pericolosamente.
Sanguinanti, sporchi di polvere, sudore e coi capelli scarmigliati  , i due si fermarono ansimando.
Ritornò il silenzio.
Solo i respiri affannosi dell'angoscia si arrampicavano con fatica nell’aria.
Mu si accorse che, nonostante fosse affaticato, Ohen stava iniziando ad espandere il proprio cosmo: “ La sua energia sta aumentando sempre di più…userà i suoi poteri! Devo stare molto attento…Ohen è già in possesso di tutti gli attacchi mortali! Il Maestro mi aveva messo in guardia prima del duello…  “
Il  giovane fece bruciare con ancor più intensità la sua aurea:

    - Lamina ignis!!

    - Crystal wall!!


Mu fece comparire una gigantesca barriera di cristallo che infranse la lama di fuoco lanciata dall'avversario.
Ohen provò ad accanirsi invano e tutte le sue lamina ignis finirono ridotte in fumo.

   - E va bene, dannato Mu! Prova a difenderti da questo: Disco rubeo!!-

Contro l’enorme potenza del disco scarlatto il crystal wall resistette poco e si frantumò. “ Maledizione! Questo attacco è stato micidiale! Non era mai successo che il muro di cristallo si rompesse!” pensò allarmato Mu mentre Ohen gli scagliò un altro disco rubeo che evitò col teletrasporto.
Il ragazzo cercò di colpirlo un’altra moltitudine di volte ma senza risultati.

    - Non ho voglia di farmi pigliare per il naso dalle tue stupide magie! Vieni fuori!!

Mu non compariva. Era divenuto invisibile come il vento.

    - Cos’è caro Mu? La vigliaccheria ha preso il sopravvento sul tuo fiero animo?

    - Come puoi dire questo, Ohen?- il giovane si voltò e se lo vide apparire improvvisamente davanti. 
     
    - Starlight execution!!

L’assalto di luce stellare fu così fulmineo che Ohen si trovò scaraventato violentemente in alto  senza avere il tempo di ribattere. Lo schianto per terra fu devastante.
Mu rimase immobile  a osservare.
L’altro cavaliere riuscì dopo alcuni minuti a muovere le membra indolenzite.
Lentamente si rialzò, levando il capo.
I suoi occhi grigio-azzurri brillavano di una strana e folle luce. La sua bocca si schiuse in un sorriso per nulla rassicurante.

   - I miei complimenti per il tuo colpo…divertente…davvero divertente… quello che però  ti farò provare lo sarà di più... non potrai fuggire…

Mu  sudò freddo.

   - Giochiamo un po’,amico mio! Flagellum tònitri!!

Ohen folgorò il suo nemico con una letale frusta di tuono.
Urlando Mu piombò a terra. L’altro gli si avvicinò.  
 
   - Respiri ancora, stupido cane! Hai pure la forza di muoverti! Stai tranquillo, ora che ti ritroverai le ossa a pezzi, non l’avrai più!

Legandogli l’estremità  del flagello alla caviglia, Ohen lo sbatté da una roccia all’altra  al pari di una pezza logora.
Quell’atroce spettacolo fece gridare di terrore Kiki che scoppiò a piangere.
Sebbene Sion fosse sconvolto e seriamente preoccupato, si avvicinò con dolcezza al piccolo tentando di calmarlo.

   - Maestro Sion! Ho-ho p-paura! Ho paura! Non voglio che Mu muoia!! Non voglio!!

   - Kiki, coraggio! Tuo fratello ce la farà! Abbi fiducia in lui!

Il bambino continuava a singhiozzare avvolto nel panico.
L’arena era ormai coperta di pozze di sangue.
Mu aveva il viso completamente rosso e giaceva a terra moribondo.
Non udiva più nulla. Non vedeva più nulla… Forse era finita…Forse non era destinato a diventare cavaliere dell'Ariete…era stato uno sbaglio…sì…un tragico errore.
La marea dell'eternità si sollevò dai suoi sensi bruciati…
Nero. Gelo. Vuoto.

   - Mu…Mu…

 Delle voci nebbiose illuminarono fiocamente quelle tenebre.

   - Alzati…forza…

Gli echi si fecero più forti e  dipanarono il buio.
Mu si svegliò lentamente . Dinanzi a lui due persone chinate: un uomo dai ribelli capelli  fiamma e dagli occhi verde acqua e una donna con una lunga chioma lilla come il  limpido sguardo .

   - Papà…mamma…

La coppia gli sorrise teneramente ma con una certa serietà.

   - I-io sono…morto?

   - No …Potresti però diventarlo se non ti rialzi immediatamente- gli rispose il padre asciutto e
severo.

  - Ma…m-mi sento a brandelli…senza più alcuna forza…

  - Non è il momento di abbattersi, Mu. Devi superare anche questo ostacolo…devi crescere-
Disse la madre.

 - Desidero tanto stare con voi…riavervi di nuovo…- Mu sentì le lacrime annebbiargli la vista.

 - Non si può tornare indietro e non puoi piangere ora! Svegliati!

 - Papà, io…

 - Tuo padre ha ragione…apri gli occhi e continua a combattere…il tuo destino è quello di cavaliere…non sei un giovane come tutti gli altri…inoltre c’è chi ti aspetta, ti stima, ti ama…

Mu avvertì il cosmo disperato di Sion e il terrore del fratellino che gli trafissero l’animo.

 - Mu…ricorda ciò che dimora dentro di te…

 - Sì…diventa grande…

 - L’occhio dell’Ariete è nel tuo sangue.

Il ragazzo vide l’immagine soave e commossa dei genitori svanire in un lampo di luce per lasciare fiammeggiare la sagoma di un imponente animale…un dorato ariete dagli occhi scarlatti.

 - Fratello!!! Non morire!! Non lasciarmi solo!!!!

L’urlo di Kiki lo scaraventò sulla terra.

   - Allora, Mu? Ti finisco per sempre?- Fece malignamente ironico, Ohen calcandogli il piede in mezzo alle scapole.

   - Beh…sembra che ti abbia ridotto proprio male…non mi resta che dirti addio e…gemma aurorae!!!!

Era l’attacco mortale più potente. Un accecante e dolente bagliore bianco inghiottì tutta l’arena.
Chiudendo gli occhi, Kiki si strinse al Maestro Sion.
L’ondata diminuì però bruscamente fino ad estinguersi.

  - No! Non ci credo! È impossibile!!- Gridò inorridito Ohen sgranando gli occhi all’incredibile scena che gli si presentava davanti: Mu aveva fermato con una sola mano la gemma dell'aurora riducendola ad un’inoffensiva sferetta di luce.

  - Ohen…l’aldilà per me è ancora lontano.

  - Brutto bastardo!!!

Ohen tentò di ferirlo ma venne nuovamente ingannato dal  teletrasporto.

  - Mu! Giuro che ti squarto da capo a piedi!! Esci, per la miseria!!

Nessuna risposta.

  - Quando finalmente creperai, non giocherai più!!!- sbraitava accecato dall’ira  correndo avanti e indietro senza alcun risultato.

  - Dannato verme, sei bravo a nascondere il tuo cosmo… ma ti romperò una ad una le vertebre…se ce le hai...- ansimando si fermò un istante in mezzo a due monoliti di granito.

  - Crystal net!!!

Ohen si trovò intrappolato come una mosca su un’enorme ragnatela di cristallo. Era completamente paralizzato.

  - Allora, Ohen? Ti finisco per sempre?- fece Mu, comparendo dinanzi al suo rivale, con espressione fredda e incalcolabile.

  - Cosa vuoi fare, idiota? Riutilizzare di nuovo lo star light execution? Non puoi eliminarmi con quello!!

  - Hai ragione…questo non è un colpo potente come i tuoi…però…posso apportare qualche modifica…

  - C-come?!

Mu espanse spaventosamente il suo cosmo: ardeva lacerante e in modo illimitato. L’ estreme fiamme delle stelle dell'Ariete si erano concentrate immense e potenti nelle sue braccia.

  - Starlight execution!!!

Mai quell’attacco si era mostrato così grande e luminoso.
La valanga di luce stellare travolse violentemente Ohen, al pari di uno tsunami e di un brutale getto di lava.
Mu vide l’avversario piombare inerme per terra.
Sion era sbalordito. Kiki, impietrito.
Ohen pareva non muoversi più.

   - Mu!!!- Il bambino corse verso il fratello saltandogli  addosso e abbracciandolo forte. Riprese a piangere rumorosamente.

   - Su,Kiki…sono vivo…smettila di frignare…- diceva Mu accarezzandolo teneramente.

   - Mi hai fatto venire tanta paura, scemo!- gli rispose dandogli una botta sulla spalla offeso.

   - Kiki, non strapazzare il povero Mu! È  molto stanco ed è pieno di ferite…- Sion si avvicinò al suo allievo.



     - P…per…perché…non m-mi haiOhen tentava fiaccamente di muoversi ma era privo di forze: avvertiva le proprie membra pesan
      ti  come pietra inanimata e gelata. Non era più in grado di combattere. Aveva perso. Era un  vinto.
   
   - P…potev-vi r-ridurmi in c-cenere…p-perché n…non l’hai fatto?- continuava a balbettare con l'acre sapore di sangue della sconfitta in bocca. Mu avanzò verso di lui. Anch’egli aveva  l’abito  ridotto a brandelli ed era sudicio. Sul suo viso sporco si dipinse un sorriso colmo di rispetto e gentilezza.

   - Ohen, io…

   - Razza di imbecille.- Mu venne interrotto dal Maestro di Ohen, che avanzò lugubre e quasi surreale con l’asettica maschera di legno che gli celava il viso.

   - Non vali nulla. Tutto ciò che ti ho insegnato è andato in fumo. Sei diventato uno zero assoluto.- iniziò a prendere a calci nelle costole il suo allievo, sfiancato e già parecchio malconcio.
L’orrenda esecuzione venne immediatamente fermata da Sion che sferrò un terribile pugno in pieno petto a quell’ uomo.

   - Mi domando in che modo delle carogne  come te possano  diventare Maestri! Ti sei visto? Sei ripugnante!

Mu e Kiki erano annichiliti: non l’avevano mai visto così furibondo.

  - Non potevo tollerare quello spettacolo! Pensi che un tuo discepolo debba essere calpestato al pari di un insetto?!

Sion afferrò l’uomo per la gola iniziandolo a stritolare:

  - Sei un miserabile…il vero fallito non è Ohen, ma tu soltanto. Fai schifo!

Mu vide i bei lineamenti del Maestro stravolti: i suoi occhi luccicavano biechi e agghiaccianti, le labbra mostravano i denti digrignati in un’orribile smorfia di collera.
Kiki impaurito si rifugiò tra le braccia del fratello.

  - Basta, Maestro! Vi prego! Volete abbassarvi a questi livelli?!

L’urlo del suo apprendista lo fece ridestare da un incubo di rossa violenza. Sion abbandonò bruscamente la stretta e lasciò cadere l’uomo per terra. Si guardò inorridito le mani e ,voltandosi verso Mu e Kiki, mormorò con uno  sguardo scioccato e imbarazzato:

  - Perdonatemi…io…mi sono lasciato accecare da degli infimi istinti…non avrei dovuto farlo…sono deluso da me stesso, ma soprattutto ho…deluso voi. Mi dispiace moltissimo.

Sion si ricompose tristemente  e si accinse ad allontanarsi:

  - Come hai potuto constatare Mu, non sono perfetto…è da più di cent’anni che vivo…eppure il senno m’ aveva abbandonato e mi stavo comportando davvero da bestia…l’indole umana è un fragile stelo che può sempre piegarsi ad ogni soffio d’inferno… Soltanto una cosa posso affermare: quella di essere fiero di te.

  - Maestro…

  - Il gruppo di medici sta per giungere qui. Pensa a rimetterti per le prossime lotte.

Arrivarono i soccorritori che adagiarono per primo Ohen su una barella.

  - Mu…dimmi…come mai…non mi…hai fatto fuori…

 - È  vero ciò che dici…il mondo è un covo di belve…tuttavia io non voglio diventare un animale.

 - Che…che intendi dire?

 - Se vuoi sopravvivere non devi solo lottare ma devi imparare a vedere fuori e dentro te. Anche tu hai due macchie sulla fronte come me. Anche tu desideri le stelle nonostante  una notte vuota e crudele ti abbia torturato a lungo.

 - Mu…

 - Tu sei in grado di amare Ohen…lo so.

Ohen spalancò gli occhi con intenso stupore: Mu allora… sapeva.
Delle ustionanti lacrime, misto incomprensibile di rabbia, gratitudine e tristezza, gli rigarono il volto. Cominciò a singhiozzare come un bambino delirante e confuso.

 - Maledetto…maledetto…maledetto…- blaterava scuotendo il capo con sguardo allucinato,mentre i medici lo riportavano all'accampamento.

Ecco l’aspro viso della lotta. Ecco i moti dell’animo umano: un assurdo cielo fatto da costellazioni di furore,  dolore,  follia e  grandezza.
   
 
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