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Autore: rolly too    22/01/2012    3 recensioni
«Che succede, Ino?» le domandò quando finalmente gli fu accanto.
«Guarda!» ripeté lei, entusiasta, agitando ancora il pezzo di carta. «È appena arrivata da Suna. Da parte di Shikamaru!»
«Oh!» esclamò Choji, iniziando a comprendere l'eccitazione dell'amica. «Ci sono novità?»
«Sì!» annuì Ino decidendosi a mostrargli il foglio, che si rivelò essere una foto. Choji la scrutò a lungo. Ritraeva un neonato addormentato, con il volto rosso, il nasino rivolto all'insù e le labbra socchiuse. Aveva solo pochi capelli scuri e teneva le manine chiuse a pugno vicino alla testa.
«È nato!»
«È nata.» lo corresse Ino. «È una bambina, e l'hanno chiamata Shioko.»
«Shioko.» ripeté Choji annuendo un paio di volte. «Una bambina, sì. Shikamaru ha sempre detto che avrebbe preferito avere prima una femmina.»
«E indovina?» continuò Ino, che non sembrava essere in grado di trattenere l'emozione. «Hokage-sama ha detto che possiamo andare due giorni a Suna, a trovarlo. Gaara-sama ci ha dato un permesso di visita.»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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A Ino non ci volle molto per capire cosa stesse accadendo. In pratica, qualcuno stava tentanto – di nuovo – di uccidere Gaara. Lui l'aveva scoperto, di nuovo. Solo che questa volta, invece che aspettare che il nemico facesse la sua mossa, aveva preferito anticiparlo. Ed era andato dai congiurati senza dire nulla a nessuno. Che cosa avesse davvero in mente, era impossibile dirlo. La sua sfortuna era stata Matsuri, che l'aveva visto allontanarsi ed era corsa ad avvertire Kankuro.
«Quell'idiota!» ringhiò Kankuro osservando una delle sue marionette con aria crudele «Aspetta solo che torniamo a casa, Temari, aspetta che lo prendo e giuro che gli faccio passare la voglia di fare questi giochetti. Lo sa che deve fare attenzione a quelli che usano il veleno.»
«Calmati.» lo zittì Temari.
Si voltò di nuovo verso Shikamaru, che la fissava con espressione seria.
«Devi rimanere a casa.» ripeté lui.
Ino li guardava, in disparte, insieme a Choji. Per quanto la riguardava, in quel momento parlare con Temari e tentare di convincerla a rimanere a casa era pura follia. E Shikamaru era abbastanza intelligente – e conosceva Temari abbastanza bene – da saperlo.
«Intendo andare ad aiutare mio fratello.»
«Devi rimanere a casa, con Shioko.»
«Restaci tu.» tagliò corto Temari. «Puoi dire e fare quello che ti pare, io andrò ad aiutare Gaara.»
«Devi riposare.»
A quel punto Temari mandò un ringhio che fece rabbrividire Ino.
«Ho avuto una bambina, non sto morendo.» sibilò. «E se dico che andrò a cercare Gaara, fidati che lo farò.»
A quel punto Shikamaru tacque e, contro ogni previsione di Ino, annuì.
«Ma vengo anch'io.» s'impuntò.
Ino e Choji gli rivolsero un'occhiata stupefatta. Avevano visto poche volte quello sguardo negli occhi scuri dell'amico.
«E Shioko?» domandò Kankuro.
«Troveremo qualcuno.» replicò Temari al posto di Shikamaru.
«Non mi sembra...» tentò Kankuro, ma Shikamaru lo interruppe.
«Vengo anch'io.» ribadì. Si voltò verso Ino e Choji. «Se voi volete restare...»
«Veniamo con voi.» rispose Choji senza esitazioni. Ino annuì.
Erano stati un team per tanti anni, come poteva aspettarsi, Shikamaru, che l'avrebbero lasciato andare da solo? Perché aveva detto quella cosa?
Molto semplice, si rispose Ino, perché non aveva più bisogno di loro. Perché adesso aveva Temari, Kankuro e Gaara, e loro erano diventati la sua famiglia e i suoi amici. Lei e Choji erano passati in secondo piano. Tutto qui. Ne era convinta.
«Dannato Gaara.» sbuffò comunque il ragazzo. «Doveva proprio aspettare che veniste a trovarci per mettersi nei guai. E io che speravo di passare un po' di tempo con voi...»
«Gliela faremo pagare.» lo rassicurò Kankuro.
«Chiederemo a Matsuri di rimanere con Shioko.» decise Temari. «Kankuro, sai dov'è andato?»
«Fuori dal Villaggio, non so di preciso dove.»
«Lo scopriremo.»
Ino rivolse uno sguardo triste alla bambina che riposava nella propria culla, vicina a loro. Ricordava vagamente di una ragazza chiamata Matsuri. Era quella che erano venuti a salvare, qualche anno prima. L'allieva di Gaara. Non ricordava nemmeno il suo volto. Chissà se era in grado di stare dietro a una neonata.
«Bene.» disse Kankuro con un sospiro. «Allora vado a chiamarla. E poi, noi dobbiamo organizzare una spedizione.» Rivolse un'occhiata d'intesa a Shikamaru e aggiunse: «E quando poi lo riportiamo a casa, gli facciamo rimpiangere quello che sta combinando.»

* * *

Gaara si sforzò di ricordare il nome del ninja che lo accompagnava, prima di rivolgergli la parola. Doveva essere qualcosa come Masaharu, Masahiko. No, forse era Makoto.
Era certo d'aver letto il suo nome in qualche documento, ma non gli era sembrato importante e non ci aveva fatto caso. Non ricordava nemmeno qual era stata l'ultima missione che gli aveva affidato. Sapeva che era un jonin, che non doveva sottovalutarlo.
Ma come si chiamasse, al momento proprio gli sfuggiva.
«Ti ringrazio per aver scelto me come scorta, Kazekage-sama.» gli disse all'improvviso il ninja.
Si erano fermati in una delle grotte che si trovavano fuori dal villaggio, a est. Gaara aveva scelto quel posto perché vi si sentiva al sicuro. C'era sabbia tutto intorno. Ed erano abbastanza lontani dal villaggio da non poter fare danni.
«L'ho fatto perché sei molto forte.» replicò, monocorde, senza nemmeno voltarsi a guardarlo.
Murai! Si chiamava Murai. Ecco come. Non sapeva perché gli interessasse tanto. Forse perché, a differenza di un tempo, voleva ricordare quelli che uccideva. Non gli sembrava più giusto prendersi le loro vite senza nemmeno avere la decenza di ricordarli.
Perché l'avrebbe ucciso. Oh, sicuramente, nulla poteva salvarlo.
«Grazie, Kazekage-sama.»
Finalmente Gaara decise di voltarsi e di guardarlo. Murai gli aveva rivolto un piccolo inchino di ringraziamento, con un sorriso affabile sulle labbra.
Ma lui si era stancato di giocare, adesso. Doveva arrivare al punto, prima che i suoi fratelli lo raggiungessero. Perché era assolutamente certo che sarebbero venuti a cercarlo. Si era accorto che Matsuri l'aveva visto andarsene, sapeva che avrebbe avvertito Kankuro, come minimo.
Ma non voleva coinvolgerli. Non di nuovo. Temari doveva pensare a Shioko, e Kankuro doveva pensare a Temari. Non c'era spazio per pensare a lui. Lui poteva – doveva – cavarsela da solo. Non poteva metterli in pericolo.
In una situazione diversa li avrebbe voluti vicini. Ma in quel frangente, loro dovevano restarne fuori. Era una cosa che riguardava solo lui. Era il conto che doveva pagare ai parenti delle sue vittime. Il suo passato tornava a ricordargli che le cose non potevano essere semplici. Non poteva cancellare ciò che era successo. Ma non avrebbe permesso a nessuno di portargli via quello che si era guadagnato. Voleva vivere ancora, voleva farlo con la sua famiglia. Sapeva di aver sbagliato. Ma non aveva il coraggio di lasciare che quelli si prendessero la loro vendetta.
«Sfortunatamente» disse lentamente, guardando con attenzione Murai «non sei abbastanza forte per uccidermi.»
«Come, Kazekage-sama?»
«Ho detto che non sei abbastanza forte per uccidermi. Non lo sei da solo, e nemmeno con quelli che ti sei portato dietro e che ci seguono da quando abbiamo lasciato il villaggio.»
«Non capisco di cosa stai parlando, Kazekage-sama.»
«Lo capisci benissimo.» replicò Gaara, secco.
Veleno, Gaara, quelli usano il veleno. Fai attenzione. Non metterti contro di loro se sei da solo.
La voce di Kankuro gli rimbombò nella mente. La ignorò. Lo sapeva, dannazione, lo sapeva benissimo!
«Ebbene,» sospirò Murai «se mi hai scoperto tanto vale che la smetta di fingere.»
Ed ecco la maschera che cadeva, e mostrava il vero volto di Murai. Gaara lo guardò e per un istante ebbe paura. Capì d'aver fatto un passo falso, ma ora non poteva tornare indietro.
Era talmente stanco di tutto... Da quando aveva scoperto la congiura non riusciva più a dormire. Se chiudeva gli occhi sentiva le urla di quelli che aveva ucciso, vedeva i loro volti. Sentiva l'odore del sangue. Era da anni che non gli capitava più. Aveva iniziato ad andare a letto sempre più tardi la sera, alzarsi sempre prima la mattina. Non chiudeva occhio da almeno due giorni. Non voleva più saperne di quei ricordi che tornavano a galla.
La nausea lo attanagliava in ogni momento della giornata. Mangiare e bere era diventata una tortura. In ogni istante gli sembrava di dover vomitare. A volte aveva vomitato davvero, nei momenti in cui il nervosismo si faceva più acuto. L'ultima volta era stato il giorno prima, mentre allenava Matsuri. Aveva visto una donna che gli ricordava una delle sue vittime. Aveva rimesso la cena del giorno prima. Matsuri si era spaventata a morte.
Quando prendeva in braccio Shioko si sentiva mancare. Le dava il biberon, di notte, le cambiava il pannolino. Gli sembrava di avere le mani sporche di sangue, e quando le rimboccava le coperte, dopo averla rimessa a dormire, si domandava se non avrebbe fatto meglio a starle lontano.
«Non intendo ucciderti.» disse stancamente guardando Murai. «Non costringermi a combattere contro di te.»
«Oh, non voglio combattere.» replicò Murai. «E tu sei già caduto nella trappola.»
Gaara imprecò. Era vero, se ne rendeva conto. Erano in una grotta, da soli. Murai estrasse una piccola palla di metallo dalla tasca e Gaara non fece in tempo a fare nulla.
Il tempo di accorgersi che Murai l'aveva gettata a terra e che ne era uscito un fumo denso, chiaro, e aveva già perso i sensi.


Dopo tre mesi me ne torno con un capitolo breve, lo so...
Ma è necessario. E' un capitolo di passaggio, insomma. E' stato un po' faticoso riprendere a concentrarmi su questa storia, ma questo l'avevo pronto da un paio di giorni, l'ho ricontrollato ed eccolo qui. Adesso mi auguro solo di riuscire ad aggiornare in un tempo più decente.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, e soprattutto Dolly_Penny_26, che ha aspettato lo scorso aggiornamento per un mese e ha anche commentato. Grazie mille!

Baci,
rolly too
   
 
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