Escaping August 7th
Capitolo Terzo: Weapons Of Hermione Destruction.
Il sette
Agosto Hermione si girò verso il comodino accanto al letto e notò che la
sveglia segnava appena le cinque del mattino. Inutile dire che
neppure le sette pastigliette di Valeriana che aveva preso la sera prima erano
riuscite a tramortirla, considerando che normalmente un dosaggio massimo è di
tre pillole.
Calì era
a tutti gli effetti una molestatrice professionista.
Nonostante l’ora Hermione si alzò dal letto per dirigersi in bagno, lì ad
aspettarla, in bella mostra sul ripiano accanto alla vasca, stavano più
confezioni di ceretta depilatoria.
Con il
suo solito fare analitico la ragazza per
prima cosa si mise a leggere le istruzioni “dopo
averle sfregate con forza una contro l’altra, applicare le strisce di cera
sulla zona desiderata, nel senso contrario a quello della zona pilifera”
“Facile”, pensò Hermione, inconsapevole
delle gioie della ceretta.
Esattamente
alle cinque e sette minuti, casa Granger venne scossa
da un urlo sovraumano proveniente dal bagno del secondo piano. Il signore e la
signora Granger balzarono giù dal letto per recarsi di corsa verso l’epicentro
di quel grido da Banshee che aveva scosso la loro dimora.
Aprirono
con foga la porta del bagno giusto in tempo per vedere la loro primogenita
stesa supina sul tappeto, con una striscia depilatoria in mano. A tal vista
Papà Granger lanciò un’occhiata significativa alla
moglie, come a dire “Sono affari tuoi”
e si allontanò immediatamente, tornando nel suo bel lettino a sognare che il
Liverpool vincesse lo scudetto, cosa che non accadeva dal lontano 1989, un po’
come fanno tutti i tifosi di quella squadra italiana chiamata Inter.
Intanto
Mamma Granger si era avvicinata alla figlia, che ancora giaceva immobile sul
tappeto.
“Tesoro, tutto bene?” chiese dubbiosa la donna.
“nghhhhhhhhh” fu tutto quello che Hermione si sentì di dire
in quel momento.
La madre
la prese per le spalle e la mise seduta. “Sapevo che questo giorno sarebbe
arrivato. Ti do una mano io, cara”
Così,
entrambe in pigiama, Hermione e sua madre approfondirono
il loro rapporto madre-figlia sul tappeto del bagno.
Due ore
dopo Hermione aveva risolto il problema dei peli superflui e ora stava
preparando la borsa da portarsi dietro. “Asciugamano,
crema solare protezione 50, un libro, regalo per Calì.”
Il
regalo, essendo Calì, era stato semplicissimo da trovare: Olii
essenziali e candele profumate per favorire la divinazione. La festeggiata era
una fan della Cooman, che altro bisognava regalarle?
Ben più
difficile era stata la scelta del costume per Hermione. Ieri con sua madre era
andata al centro commerciale per comprarne un paio nuovi,
visto che gli ultimi acquistati risalivano a quando la
grifondoro aveva cinque anni.
Molti
costumi erano carini, ma donavano poco al fisico mingherlino di Hermione.
Alla fine
prese due semplici costumi interi, uno blu e uno bianco e azzurro. Gli altri colori
non si armonizzavano gran che né con la personalità né con il colorito pallido
della ragazza.
Hermione
scelse di indossare quello bianco e azzurro, per usare quello blu a ritorno,
standosene bella asciutta. Si infilò
un paio di bermuda, una maglietta e le scarpe da ginnastica. Detestava di tutto
cuore qualsiasi tipo di ciabatta, sia quelle normali che le infradito, perché
con il loro materiale plastico procuravano ai suoi poveri piedi delle bolle
gigantesche.
Fu quando
Hermione salì sulla monovolume di suo padre che capì che ormai non c’era più
scampo e che il piano “sono una dei
vostri” andava azionato. Nel momento in cui suo
padre mise in moto, la ragazza si affrettò ad accendere la radio, mise su Radio
International e tese le orecchie.
“Su Radio International sono adesso le 8.00
a.m. di sabato 7 Agosto! Siete pronti per la Top20,
con le canzoni più in voga dell’estate?! Yeaaaah! A
seguire il programma di Nina, con tutti i pettegolezzi più hot sulle vostre
star preferite! Ma ora alla posizione numero 20 troviamo i Red
Hot Chili Peppers con ‘Dani California’…”
Papà
Granger guardò Hermione sorpreso, notando come fosse
attenta alla radio
“Da
quando ti interessano la Top 20 e i pettegolezzi,
Hermione?”
“Shhh…” rispose Hermione, voltandosi verso suo padre con
sguardo diabolico “sto studiando”
Vedendo
una luce strana brillare negli occhi della figlia il signor Granger non ebbe il
coraggio di risponderle e una volta uscito da Londra
imboccò l’autostrada che portava a est, verso Clacton-on-Sea,
dove viveva Calì con la sua famiglia.
“Calì e la sua famiglia… perché mi
sembra di essermi dimenticata qualcosa?” rifletté Hermione. “Oh
mio Dio. Padma! ho scordato Padma. Sono gemelle!”
Realizzato
di aver dimenticato una sorella, Hermione chiese a suo padre di fermarsi alla
prima stazione di servizio, per acquistare qualcosa per la sorella di Calì. Una volta arrivati all’autogrill, Hermione arraffò un
peluche a forma di gufo e andò alla cassa per pagare e farselo incartare.
Là trovò
un commesso piuttosto singolare: era circa sulla settantina e la targhetta lo
identificava come “Norman C.”, era grasso e pelato e benché i cartelli dicevano
che non si potesse fumare, aveva tra le mani una pipa malridotta, che emanava
un odore nauseabondo.
“Questo,
grazie” disse Hermione passandogli il peluche.
“Sono
19.98£, cocca” rispose Norman C., espettorando nel contempo una quantità
inumana di catarro senile.
“Ehm…
potrei avere un pacchetto regalo?” chiese la ragazza, facendo due passi
indietro, questa volta preparata alla scatarrata del commesso.
“Certo,
tesoro”.
Detto
questo Norman tirò fuori un’orrida carta marroncino,
che assomigliava alla moquette di un motel di serie Z. Dopo aver strangolato il peluche con quella pellicola-simil-moquette e versatovi sopra
un po’ del tabacco marcio della pipa, diede il colpo di grazia al pupazzo
privandolo dell’aria e applicando sulla busta un fiocco arancione.
“Ecco
qui, hai degli occhi adorabili, zucchero” disse Norman, con la dentiera che gli
ballava.
Hermione
lasciò venti sterline sul bancone e scappò prima di avere il resto.
Rientrò
in macchina e si aggrappò strenuamente al sedile, intimando a suo padre di
partire a tutto gas, terrorizzata dal fatto che Norman potesse seguirla per
darle i suoi due cents di resto.
Quando
si fu calmata, Hermione guardò bene i due pacchetti e dopo aver appurato che
Padma l’avrebbe odiata per tutta la vita per quel regalo raccapricciante, li
mise sul sedile posteriore.
Due ore
dopo varcarono la soglia di “Marine Parade East”, la
strada lungomare di Clacton, dove abitava Calì.
Trovare la casa non fu difficile: era l’unica con il giardino anteriore pieno
di palloncini rosa, ragazzine festanti e tavoli pieni di Aloo Gobi.
Quando
scese dalla macchina, Hermione, con un atteggiamento insolitamente sicuro,
pronunciò la fatidica frase “It’s show
time”.
Questo prima di vedere Pansy Parkinson e inciampare nello scalino del
vialetto, cadendo irrimediabilmente a faccia avanti.
Continua…
*
Allora, allora. Qualche nota e
parecchi ringraziamenti:
*1989: Quell’anno il Liverpool non ha
vinto lo scudetto, bensì nel 1990, ma ho preferito mantenere la somiglianza con
l’Inter ^^.
*Non so assolutamente dove e come vivano Calì e Padma con la loro famiglia, quindi da questo
capitolo in poi è tutto di pura invenzione, quindi non è colpa di J.K. Rowling!
*Leggendo
le recensione al capitolo precedente ho notato che
molti hanno scritto “Ma che razza di
famiglia ha Hermione?”. Arriva tutto da esperienza e pranzi di Natale della
mia famiglia, dove dopo due bicchierini di grappa i miei zii sembrano degli
irlandesi che fanno a botte XD.
*Un
enorme GRAZIE ad Dalastor, per avermi fatto
notare l’errore presente nel secondo capitolo, cioè che Hermione di secondo
nome non fa Anne, ma Jane.
*Per il
resto ringrazio davvero tutti voi, che commentate e non, perché solo il fatto che arriviate
a leggere fin qui è una gioia per me^^!
A presto,
con il nuovo capitolo, finalmente quello della festa^^!
Maho.