Hermione si stropicciò gli
occhi, sbadigliò e si ficcò con la testa sotto le lenzuola. Ma cos’era tutta
quella luce?
Una ciabatta in bocca,
ecco cosa le sembrava di avere al posto della lingua.
Un cerchio alla testa
epocale.
Nausea.
Qualcosa non quadrava.
Cercò di raccogliere le
idee, e svariati flash della sera precedente le riaffiorarono alla mente.
Fiumi di vodka. Ron.
Nutella. Sesso…
“Cazzo!”
Si voltò di scatto e vide
la figura del ragazzo ancora addormentato a pancia in giù, spaparanzato con la
bocca rigorosamente aperta.
“Oh, merda!” esclamò
balzando a sedere. Lei e Ron si erano ubriacati e avevano fatto sesso. Alla
grande! Perché i flash erano un po’ annebbiati, ma quello era chiarissimo.
Lottando contro i postumi
della sbornia si infilò i primi vestiti che le capitarono sotto mano e si
trascinò verso il bagno a darsi una sistemata. Poi andò in cucina, prese una
bottiglia d’acqua e dopo aver constatato che il soggiorno era un casino totale
e indescrivibile, tornò in camera (come si fossero trasferiti dal soggiorno
alla camera da letto non le era ancora del tutto chiaro).
“Ron!” chiamò.
Il ragazzo continuava a
russare beato.
“Ron? RON, SVEGLIA!” gli
urlò nelle orecchie scrollandolo per le spalle.
“Uh?” con un grugnito
incomprensibile si voltò e cercò di mettere a fuoco la ragazza.
“Mmpf. Ma che…” poi la sua
espressione divenne di colpo consapevole. Consapevole e terrorizzata. “Oh porca
vacca!”
Con una smorfia si portò
le mani alla faccia e rigirandosi infossò di nuovo la testa nel cuscino.
“Esatto. Porca, porchissima
vacca!” Lo scrollò ancora e gli porse l’acqua. “Bevi.” Poi anche lei si ributtò
a peso morto sul materasso tappandosi gli occhi per la luce.
Ron si scolò in un attimo
mezza bottiglia, lanciando di tanto in tanto delle occhiate a Hermione che si
lamentava tra sé e sé,
“Io… io… credo di dovermi
sciacquare la faccia” disse un po’ rauco, poi scappò qualche minuto in bagno e
ne ritornò con un aspetto un po’ più decoroso.
“Ehm… ieri sera…”
riattaccò scompigliandosi i capelli e ributtandosi a letto.
“Abbiamo bevuto come due
spugne.”
“Già, e…”
“Lo sappiamo benissimo
entrambi cosa è successo dopo, Ron!”
“Ok, era così, tanto per
chiarire!”
“Ci siamo sversati e siamo
finiti a letto assieme, non c’è poi così tanto da chiarire!”
Questa frase suonava un
tantino scocciata. Dopo qualche momento di silenzio Ron esordì:
“Ho mal di testa.”
“Ma dai? Credevo fossi un
fiore” commentò la ragazza con un sorriso sarcastico a mezz’asta.
“Ma quella roba là, quella
vodka, è legale?! Altro che Firewhisky, sono uno straccio. E tu, da
quando tieni in casa bombe simili?!”
“Da quando ho conosciuto
Daniel” disse disgustata al solo pensiero di quel ragazzo. L’altro sgranò gli
occhi.
“Da-Daniel? Io non…
e lui sarebbe…” disse titubante.
“Il mio EX. Talmente
noioso che a volte lo facevo bere per risollevare la serata!”
Al che Ron parve
tranquillizzarsi, il suo volto si distese di nuovo; anzi, sembrò proprio
sollevato!
Allora aveva contato
qualcosa quello che era successo tra di loro? Non era stata solo una notte
selvaggia in seguito a una sbronza colossale, c’era qualcos’altro, perché la
sua reazione sembrava dire questo.
Lui non voleva che lei
fosse già impegnata. Era geloso! Ma forse si stava solo facendo dei gran film,
dei colossal da premio Oscar, e lui aveva solo temuto la vendetta di un
fidanzato campione di boxe.
Ron la guardò un po’ di
sbieco e si mise a ridere sotto i baffi.
“Adesso, non c’è proprio
niente da ridere! E non fare quella faccia, ti rendi conto di quello che è
successo?!” disse tutto d’un fiato Hermione, un’ottava sopra la norma. Aveva
perso il controllo, e lei non perdeva mai il controllo. Non con Ronald
Weasley,soprattutto, loro due erano un caso disperato.
“Ma dico, TI RENDI
CONTO?!” ribadì.
“Vagamente…” rispose lui
con sarcasmo, senza levarsi dalla faccia quel sorrisetto idiota (sì, idiota!).
“Non è il momento di fare
gli spiritosi, Ron! È… inammissibile!”
“Beh, scusa se ti ha fatto
così schifo, non mi sembrava ieri sera!” si alzò di scatto e le puntò il dito
contro. Chissà, magari il suo amor proprio maschile ne risentiva un po’, vista
la reazione scocciata della ragazza.
“Non fare il bambino,
adesso! Lo sai cosa intendo!”
“Che palle, Hermione,
rilassati un po’ una buona volta! Hai ventitre anni, non sessantatre. Take it easy!” disse esasperato.
La ragazza gli scoppiò a
ridere in faccia. “Take it easy?!”
“E beh?”
“Take it easy?! Ora da dove
sbuca questo linguaggio giovane tipo Vee-Jay di Mtv?”
Evitando di tergiversare
su spiegazioni circa le ultime tre parole, il ragazzo le mostrò il dito medio.
“Gesto giovane” commentò.
Poi si mise di nuovo a
ridere, seguito a ruota dalla ragazza. Le disegnò il profilo delle labbra
allargate in un sorriso con l’indice.
“Così mi piaci.
Sorridente.”
“Ron, noi…”
“Lo so che sei
scandalizzata per la perdita di controllo di ieri, ti conosco.”
“Il fatto è che è successo
così in fretta! E poi eravamo ubriachi, e anche se sul momento posso aver dato
l’impressione contraria, a posteriori ritengo che si sia trattato di un errore,
un comportamento avventato, perché non…”
“Allora hai gradito!”
commentò malizioso e ridacchiando, scatenando le ire e l’indignazione della
ragazza.
“INSOMMA! Io ti stavo
facendo un discorso serio e tu fai l’idiota!”
“Stavo solo cercando di
smorzare la tensione, dai! Tanto lo so dove vuoi andare a parare.”
Hermione non sapeva se
ridere, prenderlo a calci o baciarlo. Perché anche se da un punto di vista
obiettivo aveva un aspetto decisamente poco attraente, lei lo trovava splendido
così, tutto arruffato.
Oh Merlino, lo trovava
splendido nonostante i postumi di una sbornia.
Bene, la frittata era
fatta e tanti saluti.
“Cretino!” e gli tirò una
cuscinata, giusto per non strapazzarlo di baci. Lui spostò il cuscino di lato e
le afferrò un braccio.
“Ci arrivo anche io a
capire che con ieri sera ci siamo buttati in un bel casino, non servono tanti
monologhi. Noi due siamo un caso disperato, lo siamo sempre stati. Ma è
inutile, quando ti vedo non riesco a …”
“Non riesci a?”
“Non riesco a evitarti. A
starti lontano. È così da sempre.”
Hermione non disse nulla,
ma si limitò ad abbassare lo sguardo, che fino a quel momento era rimasto
incollato a quello del ragazzo.
“Non c’è molto da dire,
stiamo a vedere come va e basta!”
A questo punto la ragazza
sentì una mano che le risollevava il volto e due occhi che cercavano i suoi; e
un sorriso enorme proprio davanti a lei.
“Ron, il nostro passato è
un po’, come dire, burrascoso, e io ho pensato che magari tu eri solo ubriaco e
ad agire è stato il maiale che è in te, che poi è il maiale che è in tutti i
ragazzi, e l’ultima cosa che vuoi da sobrio è un nostro riavvicinamento, che
oltretutto anche a me sembra un po’ troppo precipitoso, e credi che invece io
mi aspetti chissà che cosa, e…” ma Ron le tappò la bocca.
“Ti prego, già ho mal di
testa!” esclamò implorante riaffondando a faccia in giù nel cuscino. Poi
riemerse. “Il Ron sobrio non è pentito, se è questo che ti preoccupa! Tu?”
“Io…” meditò qualche
istante, anche se non ce n’era un gran bisogno: lo trovava splendido la mattina
dopo una sbronza (e qui chiudo).
“Sono solo sconcertata.”
Lui inarcò un
sopracciglio, le carezzò la testa e la baciò in fronte.
“Dunque non c’è molto
altro da dire, per il momento. Stiamo a vedere. Stop.”
Lei si sentì piacevolmente
sollevata e gli appoggiò un bacio sulle labbra. Uno splendido bacio, consapevole,
non dettato dall’elevato tasso alcolico nel sangue.
“Anzi, qualcosa da dire ce
l’avrei!” riattaccò poi Ron.
“E sarebbe?”
La guardò, alzò un
sopracciglio e sfoderò un leggero ghigno divertito.
“CAFFE’!”
Hermione sorrise.