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Autore: callistas    10/02/2012    23 recensioni
Per chi aspettava, eccomi tornata come promesso.
Allora, non voglio anticiparvi niente, ma voglio dirvi che questa storia è la prima cosa seria che ho scritto.
Ci sarà una gran voglia di uccidere qualcuno e incoraggiare chi è sempre rimasto nell'ombra.
Ho cercato - davvero, ci ho provato - a mantenere l'identità del personaggio originale, ma dopo un pò sono riuscita a cadere ancora nella trappola infame dell'OOC.
E' una DracoxHermione, una coppia che adoro.
Vedremo il loro rapporto evolversi grazie a qualcosa che accade a Hermione. La tematica è trita e ritrita, ma ho voluto intasare il sito anche con una mia personale visione delle cose.
Spero possa piacere.
Se sì, commentate.
Se no, commentate.
Se forse, commentate.
In ogni caso, fatemi sapere che ne pensate.
W la democrazia!
Un bacio a tutti i passanti, callistas.
Genere: Commedia, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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37 - Trovata Bentornate mie adepte!
Eccoci qua al 37° capitolo di questa storia.
Non ho molto da dire, stavolta, se non il consueto grazie per le bellissime parole spese per il passato capitolo. Ora che finalmente i nodi cruciali sono stati sciolti, dobbiamo risolverne altri due: Hermione e Draco, ovvero trovare la ragazza e fare in modo che Draco strisci meno che dignitosamente ai suoi piedi chiedendole perdono.
Ma andiamo per ordine.
Questo è il capitolo in cui voi, mie adepte, capirete il significato del titolo del 34° capitolo, ovvero Born this Way.
Un bacione e buona lettura,
callistas.









VERITA’ NASCOSTE
TROVATA

Il mattino seguente accolse un Draco particolarmente entusiasta, scendere con allegria le scale.
Per la prima volta in diciassette anni, aveva dormito e riposato, onorando il significato di quei due verbi. Le membra si erano rinvigorite e quando si era visto allo specchio, aveva avuto l’impressione che i suoi muscoli si fossero gonfiati. Forse era solo un gioco di luce, visto che i suoi occhi erano ancora mezzi abbottonati, ma quando fece per indossare la camicia e chiuderla, dovette trattenere leggermente il respiro. Forse era il caso di comprare delle camice nuove.
Sentì che quella sarebbe stata la sua giornata fortunata o, nel peggiore dei casi non lo fosse stata, lo sarebbe stata comunque, perché finalmente il nodo cruciale della sua esistenza si era finalmente sciolto.

“Buon giorno.” – salutò il ragazzo, prendendo posto vicino alla madre.
Myra lo guardò sorridendo, notando qualcosa di diverso in lui.
“Buon giorno a te, Draco. Sei di buon umore stamattina.”
Il biondo le rivolse un sorriso. Un sorriso vero.
“Sì, abbastanza.”
“Allora approfittane.” – disse la donna, incupendosi per un attimo. – “Magari ti aiuterà a trovare la mia bambina.”
“Anche se non sarà oggi, Myra, lo sarà sicuramente domani.” – disse il biondo, propositivo.
Contagiata dal suo buon umore, Myra gli sorrise.
Quando anche gli altri presenti scesero per fare colazione – e poi ricominciare le ricerche – notarono il diverso atteggiamento del biondo. Elthon non ne fu sorpreso, perché credeva che fosse dovuto alla loro conversazione della sera prima, ma quando vide che anche Lucius aveva la stessa identica espressione, capì che qualcosa tra di loro doveva essersi aggiustato.

Le ricerche ripartirono mezz’ora più tardi. Nessuno voleva perdere tempo a rimpinzarsi e così, padri e figli, si smaterializzarono nelle varie zone di Londra alla ricerca di Hermione. Ma il tempo passava e di Hermione non c’era traccia.
Il tempo passò così velocemente che trascorse una settimana dalla sparizione di Hermione e la cosa iniziava a spaventare tutti.
Per non parlare del fatto che la scuola era iniziata ed era già la seconda volta che questa partiva senza la presenza di Hermione…









Lunedì 08 gennaio.
Undici e quarantasette del mattino.
Casa di Mark e Step.

Hermione era uscita dall’ospedale quello stesso giorno.
Quando il dottore le aveva dato la lieta novella il giorno prima, il tempo sembrava essersi cristallizzato. Era ancora inchiodata al letto a causa della caviglia. Aveva provato a chiedere di usare una carrozzina, ma le infermiere gliel’avevano tassativamente proibito. Aveva alzato la voce, dicendo che era stanca di stare a letto, che le si era piagato il sedere e il suo cervello stava andando in putrefazione. L’ospedale era fornito di una piccola biblioteca e all’occorrenza si faceva portare un libro, giusto per verificare di non essersi dimenticata come si faceva a leggere. Alla fine, aveva letto tutti i libri nel giro di cinque giorni e la noia stava ricominciando a sopraffarla.
Poi il dottor Carver arrivò con la lieta novella: il giorno successivo sarebbe stata dimessa, a patto che non si stancasse e non si sforzasse. Annuendo con la faccia che una persona intelligente avrebbe giudicato più falsa di Giuda Iscariota, il dottore le sorrise e firmò la sua libertà sulla parola.
A casa di Mark e Step era tutto pronto: la sua camera, il suo bagno e le sue medicine.




I ragazzi erano usciti a fare la spesa e lei si era ritrovata a girovagare per la stanza, seduta sulla sua carrozzella, studiando l’arredamento.
Saltava subito all’occhio che lì ci viveva un ragazzo. C’era un leggero disordine, ma non così eccessivo da farle storcere il naso. Era un’abitazione pulita e dignitosa e Hermione pensò che stare in quell’ambiente l’avrebbe aiutata a guarire maggiormente che non l’ospedale.
Sentì la porta aprirsi e sorrise quando vide Step caricato di borse e in procinto di cadere e Mark con solo un giornale in mano.
“Per Dio, aiutami!” – fece Step, ansante e con gli occhi sbarrati per l’eccessivo peso. Barcollò fino ad arrivare al tavolo e vi appoggiò sopra le borse.
E a fanculo la scatola delle uova!…
“Ragazzi, chi la mangia tutta quella roba?” – chiese costernata la ragazza.
“Lui!” – dissero in coro i ragazzi, indicandosi rispettivamente con i pollici.
Hermione rise, ma dovette smettere perché le costole non si erano ancora saldate del tutto.
“Comunque…” – fece Step, aprendo i vari sacchetti. – “… devi mangiare anche tu, perché altrimenti col piffero che ti alzi da quella rotella a sedie.” – si bloccò e guardò perplesso i presenti. Poi capì l’errore. – “No, sedia a rotelle, scusa…”
Hermione rise a piano.
“Posso aiutarvi?”
“Sì, infila questa in bocca.” – Mark le porse un pillolone grande quanto una supposta e un bicchiere d’acqua.
Hermione, anche se schifata, fece ciò che le era stato richiesto. Rifiutarsi sarebbe stato un insulto alla cortesia dei due ragazzi e non voleva assolutamente offenderli. Rischiando di soffocare, riuscì a buttare giù tutto.
“Mamma com’è amara…” – fece Hermione, portando il bicchiere al lavandino.
“Però ti fa guarire. Abbiamo deciso che mangerai una bella bistecca di pollo con dell’insalata. Il dottore ci ha consigliato di farti seguire una dieta leggera, per il momento.”
Avrebbe preferito un panino del fast food, ma si accontentò di ciò che passava il convento.
“Sì, grazie.”
Pranzarono verso le una. Tra il sistemare la spesa e preparare il pranzo, il tempo corse. Nel primo pomeriggio, Mark salutò i ragazzi perché doveva andare a lavorare.

“Che lavoro fai?”
“Sono un programmatore di software.” – disse, imbarazzandosi leggermente. Di solito quando rispondeva a quella domanda, partivano fischi che lo mettevano sempre a disagio.
“Davvero? Di che genere?”
“Oh, di tutto un po’…” – disse, rimanendo sul vago.
“Mark è così bravo che tra poco gli daranno la promozione, vero Mark?” – fece Step, tutto eccitato.
“Sì, beh… si spera. Ora devo scappare. Ci vediamo stasera alle otto.” – si avvicinò a Step.
E lo baciò.
Hermione divenne bianca come un cencio. Step non si accorse del suo pallore finchè il suo ragazzo non uscì dalla porta.
“Hermione che hai? Sei cadaverica! Stai bene?” – si preoccupò lui.
“Sie-siete fidanzati?” – alitò lei.
Step annuì.
“Perché?” – rise lui. – “Non l’avevi capito?”
Hermione scosse la testa, imbarazzata. Durante la settimana in cui era stata all’ospedale aveva avanzato battutine stupide sul fatto che due bei ragazzi come loro dovevano avere la ragazza.
Peccato che l’avessero già.
E che non fosse una ragazza…
“Dio scusa…” – piagnucolò lei. – “… ho fatto la figura della cretina!”
“C’è gente che dice di peggio, tranquilla.” – fece, decisamente più mogio.
Hermione s’incuriosì.
“Perché?”
“No, niente…”
“No, Step, dai… qualcuno vi ha offeso?” – iniziò a credere di essere capace di lanciare un Avada Kedavra. Ma chi era il coglione che si permetteva di insultare due bravi ragazzi come loro? E anche se erano gay cosa c’era di male?
“Beh… non è che l’omosessualità sia una pratica che tutti possono esercitare alla luce del sole…” – era palesemente imbarazzato.
“Perché? Che c’è di male?”
“Lo dici così per dire.”
“Affatto! Reputo voi omosessuali più intelligenti e sensibili di una persona etero.”
Step le sorrise, leggermente rincuorato.
“Sai…” – Step si abbracciò le gambe. – “… se al lavoro venissero a sapere della vera natura di Mark, verrebbe licenziato.”
“Perché?”
“Ci ritengono portatori di qualche strana malattia.”
“Step, mi dispiace…”
“Siamo costretti a uscire tardi la sera e se ci incontriamo ci comportiamo da amici. È tutto così… frustrante. Siamo costretti a nasconderci come ladri e nessuno capisce o vuole capire che siamo persone come tutti.” – alcune lacrime di frustrazione gli scivolarono dagli occhi.
La prima cosa a cui Hermione pensò, fu che aveva capito chi dei due dovesse essere la “ragazza”. Scacciò immediatamente quel pensiero, così fuori luogo quando aveva un caro amico a un passo da lei logorato da una situazione insostenibile. Hermione lo abbracciò, per quando la sua condizione glielo permettesse.
“Hermione, mi dici cos’ho di sbagliato?”
Gli occhi le diventarono lucidi e scosse la testa.
“Niente Stephen, tu e Mark non avete niente di sbagliato. Le persone sono cieche e stupide e non si rendono conto che sono loro a perderci.”
Step la guardò sorpreso.
“Lo… lo pensi davvero?”
“Sì! Voi non state facendo niente di male…”
“Ma tutti dicono che…”
“Oh!, al diavolo tutti!” – una smorfia di dolore le attraversò la faccia. Si era inalberata un po’ troppo e ora ne pagava le conseguenze.
“No, non agitarti!”
Si girò con una faccia sofferente, ma comunque con un sorriso sulle labbra. – “… siete due brave persone e… oneste. Non permettere a nessuno di dire il contrario. Me lo prometti?”
“Te lo prometto, Hermione.”
Soddisfatta, tornò a calmarsi. Passarono il pomeriggio a guardare un film, commentando la teatralità delle scene e ridendo davanti ai clichè. Arrivarono le otto e con esse anche Mark.




“Ehi, che mi sono perso?”
“Un bel pomeriggio!” – fece Hermione.
“Dai, dopo mi fate il riassunto. Step, hai curato l’in?…”
“Fatto.” – fece il ragazzo.
“E hai battuto la ca?…”
“Sì!”
“L’acqua per la pa?…”
“Sul fornello!”
Mark si bloccò e guardò Hermione che lo guardò a sua volta, perplessa.
“Devi proprio andare via quando starai meglio?” – Mark e la ragazza si misero a ridere, mentre Step mise su un broncio adorabile.
Cenarono allegramente e Hermione potè dire di stare quasi meglio.









Quello stesso pomeriggio, Lucius e Draco avevano battuto a tappeto sei ospedali. La cosa iniziava a farsi stancante perchè a meno che non fossero parenti stretti del paziente e presentassero un atto a dimostrare tale parentela, i dottori si cucivano le labbra e non si lasciavano scappare niente.
Nemmeno il Veritaserum avrebbe potuto fare effetto su di loro.
Lucius non era il tipo che pregava le persone, anzi… stando a ieri sera era stata Narcissa a pregarlo, comunque… non si era fatto scrupoli e aveva usato l’Imperio sulle infermiere di turno, ponendo poche ma semplici domande.
E’ stata ricoverata qui Hermione Preston?
Dove è andata? (questa, in caso di risposta affermativa alla prima domanda)
Mi fa dare un’occhiata ai registri?
Draco sudava freddo ogni volta. Sapeva perfettamente che tra un mese quella storia sarebbe uscita fuori e non aveva la minima idea di come avrebbe reagito Shaklebolt di fronte a una simile situazione. Certo, c’erano le attenuanti, ma si trattava pur sempre di Malfoy, l’ex braccio destro di Voldemort.
Quando uscirono dall’ultimo ospedale, Draco palesò le sue preoccupazioni.

“Non puoi andare in giro a usare l’Imperio come fosse un Lumos! Tra un mese hai i controlli!”
Ma Lucius non parve toccato e nemmeno gli rispose anzi: continuò a camminare come se nulla fosse.
“Papà? Hai sentito quello che ho detto?” – rincarò Draco.
Nessuna risposta.
“Papà? Vuoi farti arrestare di nuovo?”
Lucius, a quel punto si bloccò e si girò con un sorriso che Draco giudicò agghiacciante. Gli vennero i capelli bianchi, anche se poco gli mancava.
“Sei forse preoccupato per me, Draco?”
Il biondo arrossì di vergogna. Lo aveva fatto apposta? Ma che razza di genitore era?!?!
“No!” – disse troppo frettolosamente, anche se il suo volto urlava l’esatto contrario.
“Draco?”
Vederlo avvicinarsi svolazzante come un Dissennatore gli fece scivolare un brivido lungo la schiena.
“Do-dobbiamo continuare le ricerche…”
“Sei forse preoccupato per me?”
“Dovrei?” – optò per la miglior difesa: l’attacco.
Lucius forzò le labbra in un sorriso tirato. Il ragazzo voleva andare a sbattere la testa da qualche parte.
“Papà?”
“No, hai ragione. Non sei tu che ti devi preoccupare per me.”
“No, no aspetta… cazzo…” – sussurrò. Iniziò a corrergli dietro. Ma perché non poteva dire la verità, una buona volta? – “Sì, sì, ok? Sono preoccupato! Sei contento adesso?” – urlò il giovane.
Lucius si girò con un sorriso diabolico sulle labbra. Ok, era ufficiale: qualcuno lo aveva smaterializzato in un universo alternativo.
Ma il ghigno di Lucius sparì per lasciare il posto a un sorriso più umano. Gli circordò le spalle con un braccio, mentre Draco si chiedeva se avesse mai conosciuto veramente suo padre.
“Non ti preoccupare. Quelli del Ministero capiranno perché l’ho fatto. Vuoi ritrovare Hermione, vero?”
“Sì, ma…”
“Ma?”
“Vorrei ritrovarla senza doverti perdere… di… nuovo…” – impiegò appena tre ore solo per pronunciare quelle ultime tre parole scendendo di sei ottave ogni volta.
Sentire il cuore di suo padre battere a un ritmo tranquillo gli trasmise pace.
“Non accadrà, te lo prometto. Mi credi?”
“Sì, ti credo…”
Scuotendolo leggermente, Lucius lo invitò a dimenticarsi delle sue preoccupazioni e a riprendere la ricerca.
Che si rivelò infruttuosa.

Londra pullulava di ospedali. Che fossero enormi costruzioni, cliniche private o semplici ambulatori, Londra ne era sommersa. Persero tre giorni interi a cercare Hermione e sembravano sul punto di rinunciare, anche se non lo avrebbero mai fatto, quando udirono una conversazione interessante.




Erano seduti su una panchina a Kensinton Gardens per riprendere un po’ il fiato. Erano sfiniti, perché partivano presto alla mattina e rientravano tardi la sera, ma forse quello, poteva dirsi il loro giorno fortunato.
Ma qualche momento prima di venire baciati dalla Dea Bendata, Lucius sentì di dover fare partecipe il figlio di una parte della sua vita.
“Ti sei mai chiesto perché sono fuori di prigione?”
Draco, stanco per il tanto peregrinare, era chinato sulle ginocchia col capo chino. Lo alzò lentamente e guardò il genitore, decisamente perplesso e stranito.
“Come?”
Lucius, molto somigliante a un babbano in quel momento per la posa assunta, guardava davanti a sé.
“Ti ho chiesto, se ti sei mai fatto qualche domanda sulla mia scarcerazione. O pensi che mi abbiano liberato per bontà d’animo?”
Draco, ora più attento, si rimise composto. Perché suo padre voleva parlare di quell’argomento proprio in quel momento?
“Io… no…” – ammise, leggermente in imbarazzo. Effettivamente, e in tutta onestà, non gli era interessato più di tanto il motivo per il quale suo padre era uscito di prigione, ma più che altro gli premeva che fossero di nuovo insieme.
Lucius annuì.
“Conosci l’Incantesimo di Inversione del Dolore?
“L’ho già sentito, ma non ricordo in cosa consista.” – disse.
“E’ molto semplice: il dolore, il vero dolore che prova una determinata persona viene riversato all’interno di un’altra.”
Draco sollevò i sopraccigli.
“E’ legale?”
“No.”
Draco continuava a non capire.
“E cosa c’entra con te?”
“Una persona ha chiesto al Primo Ministro di applicare su di me quell’incantesimo.”
Draco lo guardò come se fosse stato un alieno.
“Cosa?”
“Volendo essere proprio onesti…” – continuò Lucius, per nulla toccato da quella cosa. – “… questo incantesimo è stata una specie di vendetta.”
“Ma!…”
“Ogni persona che aveva perso qualcuno… che non necessariamente avessi ucciso io… ma ogni persona che aveva sofferto per una perdita o qualsiasi altra forma di dolore, si era messa in fila per riversare in me quel dolore.”
Draco era rosso per l’indignazione e la rabbia. Perché gli avevano fatto una cosa del genere? E perché suo padre sembrava per nulla toccato dalla cosa?
“E… che è successo dopo? Cosa fa l’incantesimo?”
“Sta alla persona che lo subisce.” – disse, per poi riprendere per spiegarsi meglio. – “Una persona normale sarebbe morta, al posto mio.”
Draco spalancò gli occhi, incredulo.
“Serve una forte resistenza al dolore per poter sopravvivere a quell’incanto.”
Improvvisamente, il ricordo delle cicatrici viste sulla schiena di suo padre la sera in cui tutto era cambiato per loro due, gli tornò alla mente.
E sapeva anche chi gliele aveva inferte.
“Oppure puoi semplificare tutto e lasciarti morire.”
C’era una domanda che premeva per uscire da Draco.
“E tu… come… come hai fatto a… a resistere?”
Lucius lo guardò negli occhi con un’intensità tale che Draco si sentì nudo sotto quello sguardo.
“La scelta era tra Azkaban e quell’incantesimo.”
Una secchiellata di acqua gelida sarebbe stata meno fredda del gelo che aveva pervaso le membra di Draco. Lo aveva fatto solo per… scamparare alla prigione?
E lui, allora? Sua madre? Non contavano ancora nulla per lui? E il Pensatoio?…
“Avevo già perso troppo tempo con voi e sapevo che sarei riuscito a resistere per voi. Per poter stare insieme a voi, a tua madre. E a te.”
All’improvviso, una corrente d’aria calda lo investì, facendogli sudar fuori tutta la tensione appena provata. Al diavolo!, se suo padre lo voleva morto, era sulla strada buona!
Cadde un silenzio profondo, intenso. Draco stava pensando ancora alle parole di suo padre, alle sue intenzioni.
Aveva sopportato tutto quel dolore per stare con loro, perché ci teneva davvero, perché voleva costruire davvero un rapporto solido, fatto di certezze.
Perché stava cambiando davvero.
“Hai detto… prima hai detto…” – la voce gli tremava per l’emozione appena provata. – “… che una persona lo ha chiesto al Primo Ministro. Chi è stato?”
Lucius, di nuovo, lo guardò negli occhi.
“Hermione.” – disse semplicemente, lasciandolo definitivamente senza parole e senza pensieri.
E senza la speranza di poter riavere con sé quella ragazza che, nell’anonimato più totale, era stata l’artefice di quel miracolo, si affievolì come una candela giunta alla fine della sua vita.




“Macchè!” – fece un ragazzo.
Draco era sconvolto. Hermione… la sua Hermione aveva permesso che lui avesse una famiglia unita. A differenza di lei. Si passò una mano sugli occhi, avvertendo la spiacevole sensazione che riavere Hermione sarebbe stato molto, molto difficile.
“No!”
Un ragazzo stava camminando con due sacchetti per le mani e con la testa piegata, ma il biondo non vi prestò bado più di tanto.
Cosa diavolo aveva combinato? Si chinò sulle ginocchia e si prese il volto tra le mani, mentre Lucius lo guardava, cercando di lasciargli il tempo di digerire la notizia e le conseguenze che da essa erano appena derivate.
Non gliel’aveva detto per fargli un dispetto, ma solo per fargli capire quanto avesse sbagliato nell’aver lasciato andare quella ragazza che un tempo, lui per primo, aveva odiato con tutte le sue forze. Non poteva dire di conoscere suo figlio come le sue tasche, ma da quando aveva assistito a quel loro scambio di sguardi quel venerdì in cui si era venuta a scoprire la verità sulla Granger, aveva capito che c’era qualcosa. Non sapeva bene cosa e di che entità fosse, ma aveva avvertito nell’aria una certa tensione – positiva – tra i due.
Così gli aveva raccontato tutto per fargli capire che era stato uno sciocco a farsi manipolare da Elthon, benché lui avesse fatto tempo addietro la medesima cosa, e a permettergli di scegliere per lui. Ora, Lucius, non era più quel genere di persona e avrebbe lasciato il figlio libero di agire secondo quanto meglio fosse per se stesso.
E mai più per lui.
“Sì, ti ho detto!” – urlò di nuovo questo ragazzo, da solo.
Cercando un po’ d’aria fresca per riordinare le idee, lo sguardo di Draco si posò su quello strambo ragazzo, come se potesse trarre da lui la soluzione per la sua incasinata vita.
“Sì, ha preso le medicine!… sì… sì… no, guarda, mi sono dimenticato!”
Perché era così sbagliato? Perché non poteva essere felice? Perché si sentiva un’assoluta merda per com’erano andate le cose? E soprattutto… perché Hermione non gli aveva mai detto niente?
Il ragazzo si era fermato, spazientito. Aveva appoggiato le borse a terra e aveva preso un aggeggio tra le mani, che si trovava tra il suo orecchio e la spalla.
“Mark, stai diventando pressante, eh? E’ ancora viva! Ma non è moribonda! Io… sì, sì… ti ascolto…” – invece il ragazzo si era tolto il cellulare dall’orecchio e guardava con interesse un uccellino che beccava qualche briciola di pane. Alzò gli occhi e si rimise il cellulare all’orecchio. – “Oh, ma la smetti di sfinirmi? Hermione sta bene!”
Quel nome fece saltare per aria i due. Dimentico per un momento dei suoi problemi, Draco si alzò seguito dal padre e insieme si misero a seguire con discrezione il ragazzo che nel frattempo si era rimesso il qualcosa tra l’orecchio e la spalla e si era diretto verso casa sua, presunsero i due.
“Mark, mi stai facendo finire il credito! Sto andando adesso! La spesa l’ho già fatta, no? Altrimenti che mangiava quella poveretta? Sì, carne di pollo, patate… sì, Mark, per fare il purè non le patatine fritte…”
Lucius e Draco si guardarono straniti. Ma che razza di discorsi faceva?
“Mark, guarda che ti butto giù!” – disse il ragazzo, che era Step, alludendo alla conversazione.
Lucius e Draco, però, non avvezzi a quel modo di parlare, si guardarono intorno alla ricerca dell’interlocutore e di un ponte dal quale quello strambo ragazzo avrebbero potuto buttarlo giù, ma non trovarono niente.
Erano sempre più perplessi.
E sempre più convinti che i babbani andassero rinchiusi in Psichiatria…
“Sì, sto andando all’ospedale.”
Draco vide nero per un attimo. Ospedale? Potter ci aveva visto giusto? D’altronde come poteva aver sbagliato? Quando si trattava di portare sfiga alla gente, lui era letteralmente un mago!
“Sì, ho detto! Ciao! Oh, porca miseria!” – fece Step, guardando il cellulare. – “Come se non lo sapessi!…”
Draco e Lucius seguirono il ragazzo e lo videro entrare dentro una struttura ospedaliera. Era uno di quelli che dovevano ancora visitare.
Ora che sapevano dove Hermione era stata ricoverata, potevano pensare a un piano per entrare e chiedere informazioni.
“Senti, hai usato l’Imperio troppe volte. Adesso si fa a modo mio.” – Draco si avviò a passo spedito verso l’ingresso, stramaledicendosi nel frattempo per aver sempre snobbato Babbanologia.




L’ingresso era più o meno come quello degli ospedali che avevano visitato fino a quel momento: luminoso e lungo. percorrendo il corridoio, affollato di persone, Draco ebbe l’impressione che tutti lo stessero squadrando. Sfoderò il suo sguardo più glaciale, che fece arretrare parecchi presenti e si presentò alla reception.
Una ragazza della sua età più o meno gli sorrise gentile.
E forse troppo.
Così decise di sfruttare il suo charme anche tra i babbani.
“Sì? Posso aiutarla?” – chiese, professionalmente.
“Sì. Volevo sapere se Hermione Preston era stata ricoverata presso il vostro ospedale.”
“Lei è un parente stretto?” – dalle occhiate che la ragazza gli dava sperava ardentemente che lo fosse.
“No, sono solo un amico.” – sì, credici babbea, aggiunse mentalmente il ragazzo.
La ragazza sorrise affabile.
“Sono spiacente…”
Bugiarda, pensò Draco.
“Ma non mi è permesso dare informazioni a meno che lei non sia un parente.”
Ma tu guarda che mi tocca fare, pensò il biondo che si appoggiò con fare ammiccante al bancone.
“Sa…” – Draco allungò gli occhi sulla spilla che recava il suo nome e sorrise. – “… Kate…”
La ragazza sospirò di piacere.
Draco dalla frustrazione di doversi abbassare a tubare con una babbana per avere notizie di Hermione.
“Questa ragazza è scappata di casa. Ho girato mezza Londra per trovarla quando ho incontrato un amico che mi ha detto che è stata qui. Sarebbe veramente gentile da parte tua se potessi fare un’eccezione. Ti prego…” – disse, con voce languida.
“E-ecco…”
“Sì?” – fece il biondo, allungando il volto verso di lei come una giraffa.
“Fo-forse potrei… fare… un’eccezione, stavolta…”
Basta che ti muovi, pensò Draco.
“Ti hanno mai detto che oltre ad essere molto gentile sei anche molto bella, Kate?”
La ragazza arrossì indecentemente e il resto della conversazione procedette a suon di balbuzie.
“Co-come si chiama la… la ragazza che è scappata?”
“Hermione Preston.” – disse Draco, con un sorriso smagliante.
Kate prese la cartelletta relativa, mentre Draco fingeva un interesse prettamente amichevole, quando invece avrebbe voluto strappargliela dalle mani e leggere da solo cosa vi era scritto.
“Hermione Preston è stata ricoverata qui circa una settimana fa. È stata scortata qui da tre persone, era messa molto male.”
“Cosa vuol dire?” – chiese Draco, la cui preoccupazione divenne subito evidente.
Anche Lucius si preoccupò e si fece avanti.
“E’ stata picchiata brutalmente e ha riportato numerose ferite. Presentò varie tumefazioni sulle gambe. Erano tutte piene di lividi, escoriazioni e tagli, più o meno profondi. I suoi aggressori le hanno inferto dei tagli, due abbastanza profondi sul polpaccio. Aveva la caviglia destra slogata. I malviventi le hanno riempito di calci e pugni lo stomaco che, miracolosamente, non aveva subito danni ingenti. Purtroppo, ha tre costole rotte, una delle quali aveva rischiato di perforarle il polmone destro e una incrinata. Le hanno rotto un braccio e presa a pugni sul volto. Il risultato era un occhio nero, il labbro superiore spaccato, un dente rotto, che i dottori hanno miracolosamente salvato, e qualche ecchimosi sulle guance.”
Nient’altro?, pensò sgomento Draco.
“E in che stanza è adesso?”
“E’ stata dimessa questa mattina.”
“Cazzo!”
“Calmati.” – fece Lucius, dando un’occhiata in giro. – “Ha l’indirizzo?”
“Park Avenue numero 7.”
Lucius ringraziò e tirò via il figlio a forza mentre Kate sospirava perché aveva appena trovato il padre dei suoi figli.

Una volta fuori, Draco dovette appoggiarsi al muro per non cadere. Lucius lo sostenne.
“Sta bene.”
“Come fai a dirlo?” – sbottò il ragazzo. – “Hai sentito che ha detto quella? L’hanno massacrata di botte!”
“Sì, e che se l’hanno dimessa significa che sta bene, altrimenti non lo avrebbero fatto.”
Draco riflettè su quelle parole.
“Draco, abbiamo l’indirizzo. Andiamo là e la riportiamo indietro.”
Il ragazzo sembrò riacquistare tutto il suo sangue freddo.
“Andiamo. Voglio andarmene di qua il più in fretta possibile.”









“COSA?!?”
Mark era seduto sul divano e si teneva la testa tra le mani. Davanti a lui stavano Step e Hermione, entrambi con le bocche e occhi spalancati.
“Ma perché l’hanno fatto?”
Mark gettò sul tavolino una foto che ritraeva lui e Step intenti a baciarsi. Il ragazzo sgranò gli occhi.
“Cosa… come…”
“Non lo so… Correl l’ha portata da Smith e mi ha licenziato.”
Step non seppe cosa dire. Era così sconvolto che riuscì solo a correre in camera, sbattere la porta e iniziare a piangere.
Hermione guardò con sgomento quella fotografia.
“Mark, mi dispiace…”
Il ragazzo si rialzò. Era molto sconvolto.
“Sì, grazie.”
“Non puoi rivolgerti a qualche avvocato?”
“No, andrebbe troppo per le lunghe e non ho soldi da buttare via. Cosa ti preparo per cena?” – chiese, cambiando repentinamente argomento anche se si vedeva lontano un chilometro che aveva solo voglia di reagire come Step.
“Mark, non è evitando il problema che lo risolverai. Ti hanno licenziato, maledizione!” – disse Hermione, tampinandolo ovunque andasse.
“Troverò un altro posto.” – disse, aprendo qualche anta, solo per tenere la mente occupata.
“Stavi per ottenere una promozione!”
“Hermione, ti prego…” – le chiese, mentre prendeva la scatola della pasta.
“NO!” – la riccia ignorò il dolore al petto.
Mark si girò di scatto.
“Non… non hai fatto niente… di… male!”
“Hermione siediti, per l’amor di Dio!” – si preoccupò Mark, sorreggendola.
“Non puoi arrenderti così! Cosa farai? Continuerai a nasconderti dietro le tue paure? Farai vivere Step in queste condizioni per sempre? Non ne hai nessun diritto!” – urlò lei, pur sapendo che si stava sfogando con una persona che non era lui.

Arrivati proprio in quel momento, Draco e Lucius sentirono tutto. Lucius guardò il figlio e capì che stava ripensando alla sera in cui Hermione era sparita.

“Step è forte e…”
“E cosa? Credi… credi che sia fatto di cemento? Tu non stai lottando per lui, Mark!”

Draco alzò di scatto la testa, sentendosi fin troppo preso in causa.

“Cambio lavoro PER lui!” – urlò il ragazzo.
“NO! TU STAI SCAPPANDO!” – la rabbia, costatò, era un ottimo anestetico.
Mark si zittì.
“Tu… tu credi di sapere quello che è meglio per Step, ma non lo sai. E sei così egoista da non vedere quanto stia male nel doverti trattare da amico davanti agli altri. Ti hanno scoperto, e allora? La gente se ne farà una ragione.”
“Hermione, tu non sai in che ambiente vivo. Costretto ogni giorno a vedere calendari di donne nude, a sentirli parlare dei loro organi genitali come se fossero ortaggi o… o a vedere foto sul computer che ti fanno rivoltare le budella! Ma ho tenuto duro! L’ho fatto per Step, perché una volta ottenuta quella promozione nessuno avrebbe potuto più dire niente sulla mia sessualità! Ma quel bastardo di Correl mi ha messo il bastone tra le ruote, visto che il suo nome veniva dopo il mio per la promozione! È un mondo ostile questo, Hermione. Se non sei perfetto nessuno ti vuole, ma tu non puoi capire…”
“Oh, io capisco eccome…” – disse lei con le lacrime agli occhi e un sorriso amaro che la diceva lunga. – “So di cosa parli perché anche il mio ragazzo ha rinunciato a me senza lottare.”

Draco stava per andarsene, ma Lucius lo trattenne e lo obbligò ad ascoltare. Se lo portò davanti, proprio di fronte alla porta, e lo trattenne ponendogli le mani sulle spalle, pronte a serrarsi in caso di fuga.
Draco capì che per lui tutto era perduto, che Hermione non l’avrebbe mai perdonato.

“Il mio… il mio ex ragazzo…”

Draco si sentì morire.

“… anche lui era uno di quelli che guardava le apparenze, come i tuoi colleghi. Non ero molto…” – non poteva dire Purosangue, così impostò il discorso su ricchezza-e-povertà. – “… ricca e secondo lui non ero degna nemmeno di studiare alla sua stessa scuola. Ma poi abbiamo iniziato ad avvicinarci, abbiamo imparato a conoscerci e ci siamo… fidanzati… o così io credevo.” – preferì non dirgli del suo rapimento. Era un discorso troppo grande e lungo.

Lucius sentì Draco divenire di granito a ogni parola della ragazza. Temette che potesse scoppiare.

“Ci siamo conosciuti per quello che eravamo in realtà, ma è servito tempo e fatica e gli altri lo hanno accettato. Tu… tu devi questo a Step. Quando capiranno che hanno sbagliato a licenziarti si mangeranno le mani, perché tu sei bravo nel tuo lavoro, Mark, sei il migliore, per la passione che ci metti e per la tua voglia di cercare sempre la novità. Non rinun-ciare… a…”
“Hermione?”

Il tono con cui quel Mark chiamò Hermione riportò Draco con i piedi per terra. Spalancò la porta nel momento in cui la sua Hermione cadeva a terra come un sacco di patate.

Gli attimi che seguirono furono pazzeschi. Step uscì dalla sua stanza con il volto rosso ma con un Insomnia Lucius lo addormentò. Mark si ritrovò con uno stecchetto puntato alla gola e un biondo che lo fissava minaccioso.
“Chi-chi siete?” – pigolò spaventato, mentre teneva Hermione tra le braccia grazie a chissà quale forza.
“Chi siamo non ha importanza. Sono qui per Hermione.”
Mark sembrò perdere tutto il suo terrore.
“Non… non è che per caso tu sei Draco?”
Il biondo corrucciò un sopracciglio.
“E tu che ne sai?”




Venti minuti più tardi, si ritrovarono seduti al tavolo della cucina. Hermione era stata portata in camera a riposare, visto che si era affaticata troppo, Step era ancora sul divano che se la dormiva della grossa e Mark, Draco e Lucius erano fermi a guardarsi alternativamente.
“Volete del the?” – chiese Mark, più per educazione.
“No. Voglio sapere come sta Hermione.” – fece Draco, aggredendolo.
Mark se la prese non poco.
“Senti, a me non frega un beato cazzo se sei il suo ragazzo. O usi un po’ di educazione in casa mia o puoi anche tornartene da dove sei venuto!”
Draco scattò in piedi, ma Lucius lo trasse a sedere.
“Papà!” – sbottò verso di lui, indignato.
“Draco, calmati. Hai detto che ti chiami Mark?” – chiese l’uomo.
“Sì.”
“Bene. Grazie per aver aiutato Hermione.”
“Prego.” – Mark si dimostrò molto più socievole con Lucius.
“Puoi dirci che cos’è successo?”
La mente del ragazzo andò a una settimana prima, a quel giorno.
“Stavo passeggiando con il mio am…” – guardò Step. No, aveva ragione Hermione. Non era giusto per nessuno dei due. – “… con il mio ragazzo, quando…” – Mark non notò nessuna ombra di disgusto attraversare i loro volti e raccontò in breve ciò che era successo.
Trascorse il pomeriggio a rispondere alle domande di Draco e si chiese se magari Hermione non parlasse di un altro ragazzo: quello che aveva davanti era il ritratto di una madre in ansia!
Rispose comunque esaurientemente a tutte le loro domande, notando quanto il volto del ragazzo – Draco, ma che razza di madre dava un nome del genere a suo figlio?!? – fosse tirato e stanco.
Quindi era lui che aveva rinunciato a lei senza lottare? Ma se avesse potuto se la sarebbe portata via seduta stante?
Man mano che parlavano, alcuni particolari saltarono all’occhio di Mark. I vestiti, innanzi tutto. Chi è che portava ancora i mantelli? Solo le persone di altri tempi! E poi il comportamento… sembravano avere un manico di scopa tra le guance posteriori!
Ma chissà perché, l’istinto gli suggerì di non far notare quelle sottigliezze ai suoi ospiti, contando che loro erano in due e lui… beh, lui era da solo.
“… Malfoy…” – fece Mark, sovrapensiero. – “Non ho mai sentito il vostro cognome. Di dove siete?”
“Ma che t’imp…”
“Americani.” – disse Lucius, zittendo il figlio con un’occhiataccia.
Draco sbuffò e iniziò a guardarsi in giro, ma l’occhio cadeva puntualmente sulla direzione in cui quel Mark era sparito con Hermione. Mark notò quelle occhiate.
“La terza porta in fondo al corridoio sulla destra.” – fece il ragazzo.
Draco scosse la testa.
“Come?”
“La camera di Hermione… la terza sulla destra.”
Draco si schiarì la voce e si alzò.
“Senti…” – iniziò Mark, girandosi sulla sedia. – “… io non so cosa tu abbia fatto per farla parlare in quel modo, ma ti consiglio vivamente di strisciare come un verme e invocare l’infermità mentale.”
Quella volta, Draco non se la prese, anzi. Quel damerino aveva dannatamente ragione. Girò l’angolo e sparì, lasciando soli i due uomini.

Il corridoio era illuminato da una luce che stava appesa al muro. Draco la guardò incuriosito per un attimo, ma il suo interesse svanì quando si trovò davanti alla porta della camera di Hermione.
Alzò il braccio per bussare, ma ricordò che era caduta a terra svenuta e quindi non poteva rispondergli. Abbassò la maniglia e si preparò a una guerra epocale.
Vederla in quelle condizioni fu come ricevere un pugno dritto nello stomaco. L’occhio era guarito, ma conservava ancora un alone bluastro che la faceva sembrare minacciosa anche se stava dormendo. Appellò una sedia e si sedette vicino a lei con i pugni serrati appoggiati alla bocca.
Non se ne sarebbe andato fino a che non si sarebbe svegliata.




“La porterete via stasera?” – chiese Mark.
“Sì. I suoi genitori sono molto in pena per lei.” – rispose Lucius.
“Sì, certo. Beh, le preparo le sue medicine. Ho scritto…”
“Ti ringrazio, ma le abbiamo già.”
Mark parve deluso.
“Oh, certo… beh, allora raccolgo le sue cose.”




C’è qualcuno in camera mia.
Sento il suo respiro regolare e la sua presenza e che Merlino mi aiuti se la persona che è entrata qui non è Draco. Riconoscerei il suo respiro o la sua presenza tra mille.
Ha quel modo di respirare calmo e placido, che mette tranquillità se solo ci si prendesse la briga di ascoltarlo. L’ho sentito una volta sola, quando abbiamo fatto l’amore.
Merlino, mi sembra così lontana quella notte.
Sento il mio cuore accartocciarsi su se stesso al ricordo di ciò che mi disse durante il post-sfilata.

“Eri bellissima con quell’abito. Conto di vedertelo addosso, più avanti.”

Credevo di aver capito male, ma il suo sguardo era così serio… non avrei mai immaginato che sarebbe finita così.
O, semplicemente… che sarebbe solo finita.

Hermione aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il soffitto della sua camera.
Draco aveva puntato i suoi sulla sua figura e non l’aveva lasciata nemmeno per un attimo. La vide girare il volto e incrociare il suo sguardo.
Non sembrava sorpresa, anzi. Era come se si aspettasse di trovarlo lì.
Draco, con le mani chiuse a preghiera appoggiate alle labbra, stava cercando qualcosa di – possibilmente – intelligente da dire, ma lei lo precedette.
“Cosa vuoi?” – chiese, tornando a guardare il soffitto.
Il biondo chiuse gli occhi.
“Ti abbiamo cercata ovunque, Hermione.” – spalancò dolorosamente gli occhi, quando la vide girarsi su un fianco e dargli le spalle.
“Ora che mi avete trovata puoi anche andartene.” – aveva usato un tono di voce molto freddo. E il plurale.
“I… i tuoi genitori sentono molto la tua mancanza…”
Hermione, senza essere vista, sorrise amaramente. Certo, i suoi genitori… e lui?
“Dì loro che sto bene.”
“Devo riportarti a casa, Hermione.”
“Deciderò io quando tornare a casa.”
“Sei senza bacchetta!” – osservò lui.
“Troverò un modo.”
“Non fare la stupida!” – per la rabbia, la prese per una spalla e la obbligò a voltarsi. Una smorfia di dolore le incorniciò il volto e Draco capì di aver esagerato.
Di averle fatto del male ancora una volta.
“Cazzo… perdonami, non volevo…”
“Già… tu non vuoi mai…” – disse, coprendosi gli occhi con il braccio sano.
Draco s’irrigidì.
“Hermione, senti…”
“Draco?” – suo padre era entrato proprio in quel momento.
Fatalità…
Il ragazzo si girò, frustrato per essere stato interrotto proprio in quel momento.
“Cosa c’è?”
“Dobbiamo andare.”
“Se riesci a convincerla tu…” – disse, indicando la ragazza.
Lucius si avvicinò. Fu strano anche per lui vedere la sua salvatrice ridotta in quello stato. Si inginocchiò di fronte a lei.
“Hermione, è meglio se torniamo a casa.”
“Sì, certo.” – disse lei, facendo schizzare gli occhi di Draco fuori dalle orbite. La vide lasciarsi prendere in braccio senza alcuna rimostranza.
“Mark ha preparato le sue cose. Prendile e andiamocene.”
Draco uscì furente da quella stanza, prese le cose di Hermione e attese suo padre fare ritorno con la sua ragazza in braccio.
“Bene, Mark… grazie di tutto. Ora dobbiamo andare.”
“Vi chiamo un taxi?”
“Un cosa?” – chiese Lucius. Vero era che durante i suoi raid quando era un Mangiamorte aveva bazzicato le strade dei babbani, ma certe cose non le avrebbe mai imparate.
“No, grazie. Hanno la macchina parcheggiata poco distante da qui.” – intervenne Hermione.
“In tal caso… senti, non vuoi salutare Step?”
“Lucius, mi metteresti giù, per favore?”
Lucius obbedì. Hermione zampettò fino a Mark e lo abbracciò. Draco vide la costellazione di cui portava il nome.
“Quando mi rimetterò, verrò a trovarvi. È una promessa.”
Mark credette che lo avesse detto tanto per dire.
“D’accordo.” – rispose, invece.
“Mantengo sempre le mie promesse, Mark e ti prometto che ti aiuterò anche con il tuo lavoro.”
“Sei gentile, ma a meno che tu non sia un avvocato con le palle, dubito che…” – venne zittito dalla mano di Hermione che si era posata sulla sua bocca.
“No, non sono un avvocato, ma so di poterti aiutare.” – gli sorrise. – “Ora devo andare. Dì a Step che non si arrabbi se non l’ho salutato. Passerò più avanti.”
“D’accordo. Ma poi ti arrangi tu se ti terrà il muso a vita!”
Hermione rise, e si portò una mano sullo sterno.
“Correrò il rischio. Ciao Mark e grazie di tutto, davvero.”
“E’ stato un piacere conoscerti, Hermione.” – l’abbracciò un’ultima volta.
Lucius la riprese in braccio e insieme uscirono da quell’appartamento.
Solo in quel momento, Step si svegliò.




Una volta girato l’angolo, i due controllarono di non avere occhi indiscreti puntati addosso.
“Manda un Patronus a Elthon e digli che stiamo portando Hermione a casa.”
Come fatto. Il falco di Draco prese forma e corse a dare il messaggio. L’attimo successivo i tre si smaterializzarono a Preston Manor.









Note di me:

^_______________________________________________________________________^
Questo sorriso va a chi pensava che Mark o Step (o tutti e due ù_ù) avrebbero cercato di sedurre la nostra cara Hermione.
Come avrete ben intuito, nessun triangolo, quadrato, esagono o qualsiasi altra forma geometrica amoroso in vista. L’avevo detto solo per mettere pepe al culo.
HAHAHAHAHAHA!
*me squilibrata*
D’altronde, se avessi subito svelato di Mark e Step non ci sarebbe stato alcun gusto, no? Ma partiamo con il solito ordine.
No, anzi!
Una cosa prima di partire voglio dirla.
Un sincero BRAVA-BRAVA-BRAVA BRAVISSIMA!, a Athanasia per aver indovinato la natura di Mark. Se lo hai fatto perché hai tirato a indovinare o perché hai capito il significato del titolo del 34° capitolo non importa.
Bravissima lo stesso!

A proposito del capitolo nr. 34.
Quando “Born This Way” di Lady Gaga è uscito, era stato detto che inneggiava alla libertà tra gli omosessuali, tanto che anche Elthon John, gay dichiarato e sposato, ha fatto di Lady Gaga la sua pupilla proprio per questo motivo. Infatti, il titolo della canzone dovrebbe significare “Nato così”. Aperta a qualsiasi pomodorata in caso avessi sbagliato la traduzione. ù_ù
Dunque, ecco spiegato il motivo di Born This Way.

Punto namber uan: Draco.
Da dopo la chiacchierata con il babbo, ultimamente un po’ troppo spesso nei miei sogni erotici-barra-sadomaso-barra-masochismo, Draco ha sentito che tutta la stanchezza accumulata in diciassette anni di vita si è dissolta, riposando correttamente durante la notte.

Punto namber ciù: l’omosessualità di Mark e Step.
Ho voluto mettere un tema di attualità, anche perché onestamente concordo con quello che ha detto Hermione (che in soldoni è quello che penso io ù_ù). Onestamente, io reputo una persona gay (scusate, omosessuale è troppo lunga da scrivere…) più sensibile, perché ha una parte femminile più sviluppata e si sa che le donne sono la suprema espressione della sensibilità. ù_ù
*PORCA TROIA CHE CAZZO MI TIRI I POMODORI?!?*
Sì, dunque… dicevamo? ^_^’
Ah sì… avendo questa parte del cervello che racchiude la sensibilità molto più sviluppata, è ovvio che capiscano prima e al volo i problemi degli altri e che possano dare consigli utili, come solo le donne sanno fare. ù_ù

Punto namber tri: la confessione di Lucius.
Lucius confessa a Draco che è stata Hermione a permettere la sua scarcerazione e Draco sente che riaverla sarà doppiamente difficile, se non impossibile.
Nonostante lei avesse avuto una famiglia sfasciata sulle spalle, ha aiutato Draco nell’ombra, senza dirgli niente, mentre Draco alla prima difficoltà ha mollato la presa. Da qui si capisce la forza di Hermione e la debolezza di Draco…
Lucius, comunque, ci tengo a ribadirlo, non ha confessato questa cosa a Draco per farlo star peggio, ma per fargli capire che quando si tiene veramente a qualcuno, si deve lottare con le unghie e con i denti per tenerselo stretto. Infatti, Lucius pur di avere Narcissa tutta per sé ha gentilmente allontanato i suoi pretendenti e ha scassato la pura minchia al caro vecchio Cygnus Black. Lo ha detto anche a Draco quando si sono smaterializzati la prima volta tra i babbani subito dopo la scomparsa di Hermione.
Ho voluto riportare qui lo stesso concetto.

Punto namber for: Mark scappa come Draco.
Anche Mark si nasconde, scappa di fronte al suo “problema”. Hermione però non è d’accordo, perché scappare o cambiare continuamente lavoro per non rivelare la propria natura è solo controproducente e chi alla fine ci rimette non sono gli altri, ma se stessi.
Casualmente (ù_ù) Draco è lì che ascolta e onestamente gli avrei messo in mano il gatto a nove code, affinché si frustasse da solo la schiena.

Punto namber faiv: il confronto con Hermione. Il primo, almeno… ù_ù
Quando la vede aprire gli occhi, Draco è lì per lei. Ha sbagliato una volta e adesso deve rimediare.
Peccato che sbagli ancora una volta perché invece di dirle che lui l’ha cercata come un matto, che lui era in pena, che lui l’avrebbe sempre protetta, si mette a usare il plurale e Hermione se ne accorge subito perché è lì che sta solo aspettando che lui si metta finalmente in prima persona e che smetta di nascondersi dietro agli altri.
Non l’ha fatto.

Bene, i punti sono finiti, ma se per caso sentite che ho dimenticato qualcosa, sappiate che le recensioni servono a questo. ù___ù
Vi lascio con lo spoiler del prossimo capitolo.

“Hermione, io…”
“VATTENE!”

Oh-oh… chi è?
Coraggio, cacciate la pila perché devo comprare altre cose per la mia casetta. ù_ù

Bacioni, callistas.
  
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