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Autore: Gillywater    20/09/2006    3 recensioni
Sono passati sette anni dalla misteriosa scomparsa di Lord Voldemort; Harry e Hermione sono felicemente fidanzati e in procinto di sposarsi. La vita di tutti sembra andare a gonfie vele, fino a quando persone tutt'altro che desiderate iniziano a fare la loro comparsa. E se qualcuno che si finge amico fosse in realtà un traditore? I sogni di tutti verrebbero per forza di cosa infranti, a chi l'arduo compito di ricomporli?
Ff dedicata sinceramente a Eva_elamela, FraFra e LadyLiberty
Storia sospesa a tempo indeterminato.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Seven Years'
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Un mega grazie alla nostra fantastica webmistress

Un mega grazie alla nostra fantastica webmistress, Erika, che ha risolto a tempo di record un piccolo inconveniente con il mio precedente chap (non si riusciva a visualizzare) Un bacione e buona lettura!

 

I Sentieri dei Sogni Spezzati


Capitolo 7: True Colors

But I remember yesterday
Life before you went away
And we were laughing
We had hope and now it's broken

And I could see it clearly once
When you were here with me
And now somehow all that's left are
Pieces of a dream
                          Pieces of a dream - Anastacia


Un paio di jeans e una camicia bianca.
Hermione Granger aveva appena indossato i suoi vestiti e si stava dando una veloce occhiata allo specchio.
Agosto, ancora l'estate nelle ossa, un matrimonio fallito nella testa e l'amore nel cuore.
Non aveva rifatto il letto quella mattina, non ne aveva voglia, si sentiva nauseata, come se ogni cosa che facesse fosse solo un'autentica perdita di tempo.
Allacciò le sue scarpe con foga, stringendo i suoi piedi in una dolorosa morsa che quasi la fece gridare dal dolore.
Aveva dormito poco e male Hermione, si era rigirata tutta la notte nel letto, cercando inutilmente di frenare il suo pianto continuo e i singhiozzi che la scuotevano prepotentemente; aveva stretto le coperte tra le mani, sperando di riuscire a scaricare tutto quel dolore che sentiva dentro, ma non ci era riuscita.
Aveva ascoltato il dolce rumore della pioggia che si infrangeva contro i vetri sporchi della sua stanza e si era anche alzata per andare ad osservarla più da vicino.
Per andare a sentire la sensazione che quell'acqua gelida le dava sulla pelle e sui capelli.
Era uscita sul balconcino Hermione e si era bagnata completamente.
Solo quando aveva pensato che si sarebbe potuta ammalare era rientrata in casa, lei fradicia e la camicia da notte grondante d'acqua.
Si era buttata nel letto e aveva sentito le sue palpebre farsi pesanti, talmente tanto da impedirle di tenere gli occhi aperti.
E si era addormentata.
Incubi continui l'avevano tormentata tutta la notte, facendola inconsapevolmente piangere e rigirare nel letto.
E ora Hermione era li, davanti a quel pezzo di vetro che le restituiva la sua immagine stanca e malandata, gli occhi circondati da profonde e scure occhiaie e le guance arrossate: forse aveva la febbre, poco le importava.
Un profondo respiro, lacrime ricacciate a forza indietro e di nuovo una veloce controllatina allo specchio; uscì dalla stanza silenziosamente Hermione, non voleva che nessuno al di fuori di lei sapesse che aveva abbandonato il suo piccolo rifugio e che ora fosse di nuovo alla portata di genuine crudeltà.
Le gambe tremarono mentre scendeva le scale e tremarono anche mentre si avvicinava alla cucina di Grimmauld Place, da cui provenivano voci divertite.
C'erano Fred e George in casa, probabilmente stavano pubblicizzando qualche nuovo prodotto.
Trovò ragione nell'entrare in cucina, dove una Tonks abbastanza assonnata faceva sfoggio dei suoi capelli rosa confetto.
Confetti, come quelli contenuti nei velati sacchettini delle sue bomboniere.

-Ciao Hermione!- squillò la voce della ragazza, mentre faceva trasbordare il the dalla sua tazzina.
-Ciao Hermione!- fecero eco le voci dei gemelli, che subito le furono accanto: diedero una veloce sbirciata alla sua espressione e decisero che non era il caso di provocarla; incredibile il tatto di quei due allegri e spigliati ragazzi.
-Buongiorno-
Anche Tonks sembrò notare, ora, il suo tono lugubre e le sue occhiaie, ma rimase zitta.
-Ciao a tutti ragazzi, sono appena tornata dalla Tana e ho preso qualcosa da mangiare...E' incredibile la velocità con cui questa credenza si svuota!-
La signora Weasley era appena arrivata, portando con sè la solita ventata di euforia e buon umore.
Hermione immerse un biscotto nel latte e lo osservò inzupparsi, fino a che divenne troppo pesante e si spezzò, sprofondando nella tazza; ripetè l'operazione con altri cinque malcapitati biscottini al miele, fino a quando si accorse che quattro paia d'occhi erano puntati su di lei.
-Hermione, cara, va tutto bene?- domandò Molly, apprensiva, mentre si accomodava in una sedia di fronte a lei -Harry e Ron dove sono?-
Hermione trasalì, improvvisamente paralizzata da uno strano dolore al petto.
-Non lo so...-
Dolore, come se una mano crudele le avesse afferrato il cuore e avesse iniziato a tringere, nella speranza (tutt'altro che vana) di vederlo scoppiare da un momento all'altro.
Gli altri non risposero niente, si limitarono a continuare a fare ciò che stavano facendo, cioè guardarla.
Hermione ripescò con il cucchiaino i resti dei suoi biscotti, li ingoiò, senza sentirne il sapore, e poi si portò la tazza alle labbra e bevve lentamente il latte; teneva gli occhi chiusi, sapeva che se li avesse aperti avrebbe letto comprensione negli occhi di Tonks, dispiacere il quelli dei gemelli e dolore in quelli di Molly.
Tonks sicuramente era presente a Grimmauld Place la sera prima, aveva sicuramente sentito le urla sue e di Harry e sempre sicuramente aveva capito.
I gemelli sapevano; sapevano di Ron, sapevano della scelta abbastanza scontata di Harry e sapevano anche del dolore che lei in quel momento stava provando, abbastanza per riuscire a trattenerli dalle loro battutine idiote.
La signora Weasley... semplicemente, dopo la bellezza di sette figli, non aveva bisogno che certe cose le venissero spiegate, le comprendeva al volo, come solo una madre esperta può fare.
Come leggere la menzogna sulle guance arrossate e nello sguardo basso di un bambino che mormora"Non sono stato io".
Hermione si alzò di scatto dalla sedia, che a causa dello sfregamento contro il pavimento, provocò un fastidioso e acuto rumore.
Nessuno, però, parve farci caso.
Appoggiò con foga la sua tazzina nel lavandino e a grandi passi raggiunse la porta.
Prima di uscire, quella rabbia repressa e quel dolore lacerante dentro di lei, s'impossessarono delle sue labbra.
-Non so dove sia Ron- disse Hermione con voce spenta -Ma posso dirvi con certezza che se cercate Harry perchè avete bisogno di lui, non c'è-
Dolore ancora più forte, la stessa mano dispettosa aveva appena squartato il suo cuore.
-Come non c'è mai stato-
Vomitò quell'ultima frase con rabbia, la forza delle lacrime che ormai aveva vinto, superando la barriera dei suoi occhi e lasciandole scivolare lungo le sue guance.
La sua voce, però, era rimasta sempre fredda e incolore.
"Forse ha ragione lui" pensò la ragazza, uscendo dalla cucina e mandando mentalmente al diavolo la signora Black che, non appena l'aveva vista, aveva iniziato ad urlare epiteti poco carini contro i nati Babbani "Forse stare lontani è l'unica soluzione..."
-FECCIA UMANA!-
"...per non soffrire più"
***

I'm looking for protection

give me shelter from the storm
                         Just For You - Lionel Richie

La base degli Auror, ad un tranquillo ed innoquo Babbano, appariva come una vecchia farmacia in disuso da anni, le cui macerie - lasciate appositamente in bilico -sarebbero state un grave rischio per chiunque, se gli fossero arrivate sulla testa.
Pertanto, era stato piantato un cartello dalle dimensioni mastodontiche che recitava a caratteri cubitali "Non Entrare"; ma i Maghi, prevedendo che il buon senso di un Babbano rasenta lo Zero Assoluto, avevano fatto in modo che, appena chiunque si avvicinasse anche solo di un passo alla costruzione, da essa iniziassero a cadere vecchie travi arrugginite ed enormi blocchi di calcinaccio.
Genialità di persone all'altezza di Albus Silente.
Nel concepire però tale protezione, i suddetti Maghi non avevano calcolato il fatto che per un Babbano, vedere un individuo che si avvicinava a quelle rovine e poi scomparire misteriosamente, poteva risultare strano, se non addirittura bizzarro.
Per tale ragione,  i sopracitati Maghi avevano escogitato un metodo alquanto particolare: la divisa degli Auror poteva facilmente essere scambiata per una tuta da lavoro di un qualunque operaio Babbano; di conseguenza ogni Auror, da quando esisteva quella base, fingeva di essere un operaio che si accingeva alla ricostruzione della farmacia.
Avendo quindi una scusa più che valida per avvicinarsi all'edificio, ogni Auror si allontanava diretto al retro della costruzione, dove, grazie ad un codice di riconoscimento, poteva facilmente accedere alla base.
Il fatto era che la base degli Auror, a Londra, esisteva dalla bellezza di cinque secoli; pertanto, per ogni Babbano con un briciolo di occhio e buonsenso, era improbabile che ci impiegassero così tanto tempo per riscostruire un semplice locale.
Ma i Maghi erano giunti alla conclusione, peraltro fondata, che nessun Babbano sarebbe mai vissuto abbastanza a lungo per poter dire ai propri posteri "Quella farmacia la stanno ricostrundo da circa duecento anni" perchè, alla luce di veritiere ricerche, la vita media di un Babbano in buona salute si aggirava tra i settantacinque e gli ottant'anni, troppo pochi per essere testimoni della ricostruzione del secolo.
Ma in ogni caso, a scanso di equivoci, i Maghi avevano trovato una validissima scusa: se un ignaro passante si fosse fermato dicendo "Spero proprio che la Farmacia riapra presto" o così via, avrebbero tirato fuori il repertorio riguardante il suolo sismico (da notare, era sismico solo nell'esatto punto dove sorgeva l'edificio) che impossibilitava effettivamente il proseguimento dei lavori: ricostruivano le fondamenta, e un terremoto le demoliva dalla radice alla punta.
Il repertorio includeva anche un paragone ai capelli che, teoricamente, avrebbe dovuto strappare una risatina al passante e distrarlo, in modo da riuscire a levarselo dai piedi.
Il direttore della base degli Auror, a Londra,  si chiamava Alan Crazyland, nome alquanto bizzarro, c'è da dirlo.
Ma c'è pure da aggiungere che il caro Crazyland aveva reso i suoi servigi al Mondo Magico fino alla veneranda età di trecentosessantatrè anni; dopo di che si vociferava avesse urlato un disperato "BASTA!" e qualcuno lo avesse promosso direttore della base.
La base in questione era quella di Parigi, Francia.
E da li erano iniziati i veri problemi; Crazyland aveva insistito per far costruire una base anche a Londra, visto e considerato che lui era Inglese e che gli sarebbe piaciuto poter vivere nel suo paese natale.
Avevano quindi trovato la famosa farmacia semidistrutta e l'avevano adibita a base degli Auror.
Il fantasioso e folle metodo per accedervi era stato escogitato, ovviamente, da Crazyland in persona e ogni Auror, dopo averci messo piede, aveva pensato che le prime sillabe del cognome del capo, fossero completamente azzeccate: Cra-zy.
Pazzo.
Perchè non c'era altro modo per definire quell'uomo; gli avevano fatto notare che una semplice passaporta sarebbe stata più efficace e avrebe fatto risparmiare un bel po' di tempo a tutti, ma Crazyland (che dagli amici si faceva affettuosamente chiamare Al) aveva messo su un bel broncio e aveva borbottato "Le passaporte possono essere facilmente dirottate".
E quando si dice che l'anziana saggezza non va mai calpestata, non è un semplice modo di dire.
Tanto per rispolverare alcuni esempi di passaporte dirottate: il Trofeo Tremaghi era una semplice coppa, eppure era stata trasformata in una vera e propria passaporta che aveva condotto Harry Potter da niente popo di meno che Lord Voldemort.
E Crazyland, leggendo quella notizia sul giornale, non aveva potuto fare a meno di esultare tra sè e sè, mentre le sue convinzioni divenevano sempre di più concrete.
La sua saggezza era immensa e Albus Silente avrebbe probabilmente pianto d'invidia nel ritrovarsi di fronte un simile accumolo di intelletto.
E da quel momento nessuno più aveva fatto strani commenti sul modo di agire del loro Capo-Direttore-Comandante Supremo, anche se ciò non aveva impedito a chiunque di pensare che fosse alquanto folle.
Ron Weasley lo aveva pensato di sicuro, ed era stato anche così poco delicato da urlarlo apertamente nella mensa comune.
Per tutta risposta, Crazyland lo aveva invitato a fare una partitina a scacchi e si vociferava che fosse diventata una di quelle sane abitudini del sabato sera a cui nessun uomo in completo possesso delle sue facoltà mentali, avrebbe mai potuto rinunciare.
Crazyland era diventato ufficialmente il mito di Ron Weasley, e nessuno fu sorpeso più di tanto nel notare i due uomini camminare amichevolmente a braccetto e commentare qualche foto piccante del giornaletto Play Wizard.
Ma dunque, Alan Crazyland si era rivelato un vero asso della sicurezza e non c'era quindi da sorprendersi se al compimento dei suoi ottocentosessantatrè anni, nessuno aveva fatto richiesta per mandarlo via: era forse la mente più lucida dell'intero corpo degli Auror.
Entrare alla base era quindi un'impresa degna di merito e con molte probabilità, Voldemort in persona avrebbe rinunciato, dopo aver ricevuto tre travi in testa s’intende.
Infine, come Hermione Granger si divertiva sempre a ricordare - in nome dei bei tempi andati - non ci si poteva Materializzare o Smaterializzare alla base degli Auror, cosa che, almeno da un punto di vista, era stata accolta con una certa gioia: Smaterializzarsi era faticoso.
Tonks stava giusto facendo le sue congetture, mentre si fingeva interessata ad una tegola pericolosamente inclinata del tetto della ex e mai più farmacia, quando una tizia dall'aria un po' imbronciata si avvicinò, in sella a quegli strani aggeggi con due ruote e un campanellino sul ferro davanti: Hermione le aveva detto che si chiamavano bicchicette, o biclicette o...
-Ma si può sapere quanti anni vi occorrono per ricostruire questa farmacia? La più vicina è a settanta chilometri da qui e uno fa in tempo a crepare se gli serve qualche medicina!- sbraitò la donna, fermandosi accanto al marciapiede per osservare truce Tonks.
-Beh sa com'è... il suolo sismico ci rende difficili i lavori...- spiegò la ragazza, sperando che l'altra togliesse le tende il più presto possibile: da quello che le aveva detto Hermione tramite una lettera concisa, doveva essere successo qualcosa di estremamente grave.
-Ma cosa sta dicendo? Londra non è su un suolo sismico...-* ribattè l'anziana signora, mettendo le mani sui fianchi.
Tonks sapeva cosa rispondere -Londra no, ma la farmacia si! Si da il caso infatti che non appena ricostruiamo le fondamenta, un terremoto le distrugga- spiegò con enfasi -Dalla radice alle punte- aggiunse poi, con una vocettina squillante.
-Cosa?- domandò la donna, un po' confusa.
-Si ha capito bene: dalla radice alle punte, proprio come i capelli-
E Tonks si lasciò andare ad una risata sguaiata.
La donna Babbana, evidentemente, non parve cogliere l'ilarità della battuta, perchè invece di ridere, spalancò gli occhi con un'espressione orripilata e si allontanò da Tonks in tutta fretta.
Ecco, il repertorio degli Auror prevedeva che la battuta dei capelli facesse ridere e distraesse il passante, in modo da indurlo ad allontanarsi senza pensieri.
L'incredibile stupidità della stessa, raggiungeva però solo uno dei tre scopi prefissati: faceva allontanare (scappare, sarebbe più corretto dire) il passante.
Certamente non lo faceva ridere e sicuramente non lo faceva andare via senza pensieri per la testa; l'ultimo pensiero dell'anziana signora Babbana, tanto per dirne una, era stato che il mondo si riepisse sempre di più di gente pazza e stava giusto pensando di andare alla Polizia per denunciare quella donna estremamente bizzarra.
Ed era qui, pensò Tonks, che la saggezza di Crazyland crollava miseramente: dopotutto quegli operai e quella farmacia in disuso, non passavano certamente inosservati.
*
-Ma com'è possibile?-
-Non lo so, forse sono riusciti ad eludere il nostro controllo!-
Alan Crazyland era, come precedentemente detto, un uomo fuori dal comune, divertente si, ma che prendeva seriamente a cuore il suo mestiere, specie se, come in quel momento, c'erano in serio pericolo delle vite umane.
Era stato forse per quello che a nessun Auror era parso per la testa di mandarlo via: una perdita troppo grande in un tempo troppo piccolo, insomma sarebbe stato sconveniente per tutti.
Crazyland si fidava ciecamente di sei persone in tutta la base, quando l'intero corpo degli Auror ne comprendeva circa due centinaia: la prima, come è facile immaginare era Ronald Weasley, grande amico e persona dal cuore d'oro.
L'altro era Harry Potter.
"Il suo futuro lo precede" si era giustificato Al, senza ovviamente rendersi conto dell'ambiguità della frase.
Il terzo era Malocchio Moody: incredibile a dirsi, ma lo strambo uomo era riuscito a tornare nel corpo degli Auror, dopo essersi dato alla pensione per qualche anno. Partecipare attivamente alla vita dell'Ordine gli aveva fatto riscoprire la sua passione per l'avventura e, dopo averne parlato con Crazyland - che nutriva per lui una vera e propria stima e un'enorme passione per i suoi sigari puzzolenti- era riuscito a reintegrarsi nel gruppo.
Al quarto posto vi era Ninphadora Tonks che, a quanto si diceva, era una sua lontana, lontanissima parente - e se così fosse stato, si sarebbe spiegato facilmente lo stato mentale di entrambi. Crazyland la stimava molto per la sua simpatia e la sua calibrata precisione nel demolire qualunque cosa fosse stata anche minimamente importante.
Tanto per dire, aveva rovesciato il caffè sui documenti che testimoniavano a sfavore di un Auror, accusato di negligenza; il Ministro della Magia lo voleva licenziare, ma dopo l'intervento di Tonks, si era ritrovato a corto di prove e non aveva potuto fare nulla.
L'Auror in questione, credendo che fosse stata una cosa programmata, aveva anche ringraziato Tonks, che per tutta risposta gli aveva urlato dietro che si, lo sapeva di essere un po' maldestra, ma che questo non lo giustificava a prenderla in giro.
Crazyland, in ogni caso, aveva apprezzato molto questo spiccato senso della distruzione di cui era dotata la cara Ninphadora e l'aveva accolta sotto la sua ala protettrice.
Al quinto posto vi era poi Hermione Granger: ragazza incredibilmente intelligente, precisa e dotata di un sangue freddo invidiabile. Si era subito attirata le sue simpatie quando, senza peli sulla lingua, aveva chiaramente detto al suo Vice Comandante (la signorina Elizabeth Bouch) che chiunque sarebbe stato in grado di fare carriera, andando a letto con chi contava.
Dare della donna scarlatta al Vice Comandante le era costato un mese di punizione, che però Hermione non aveva scontato; Crazyland l'aveva spostata in un altro gruppo che aveva come Vice, rigorosamente un uomo.
Infine, al sesto posto, vi era un ragazzo giovanissimo, che aveva giusto un paio d'anni in più di Harry, Ron e Hermione. Si chiamava Simon Green ed era un lontano cugino del Ministro della Magia, Katie Green.
Crazyland apprezzava quel ragazzo per la sua umiltà: nessuna frase pomposa del tipo "Io sono cugino del Ministro" oppure "Dovete rispettarmi", assolutamente no. Solo un senso del dovere che avrebbe fatto invidia a chiunque; sempre in orario, con gli abiti in ordine e aveva grande rispetto per tutti.
Questi erano i sei Auror che Crazyland aveva sempre prediletto e che si erano anche attirati addosso le antipatie dei loro colleghi che, ovviamente, non avevano mai fiatato.
Qualunque questione veramente importante, veniva affidata a queste sei persone che avevano praticamente campo libero e l'approvazione di Crazyland su qualunque cosa.
E di fatti, quel giorno, Al li aveva convocati tutti  e sei nel suo ufficio: doveva assolutamente discutere di una cosa importantissima.
*
La ragazza si avvicinò cautamente all’edificio semi-distrutto. Indossava la divisa degli Auror sopra i suoi vestiti. Poco prima aveva ricevuto una lettera scritta di pugno da Crazyland in persona, che aveva avuto la capacità di metterla subito sull’attenti: doveva essere successo qualcosa di non solo molto importante, ma anche grave.
La fortuna  volle (come succedeva raramente)  che non passasse nessuno in quel momento, ragion per cui riuscì ad entrare alla base indisturbata; accanto all'entrata era stato sistemato una specie di animale, dalle sembianze di un pappagallo impagliato, che con una vocetta stridula le domandò

-Codice di sicurezza?-
E con voce limpida Hermione rispose -Otto, otto, sette, quattro, tre-
Il pappagallo chinò la testa in avanti, aveva riconosciuto Hermione Granger ed era autorizzato a farla passare; una porta di aprì alle sue spalle e Hermione poté entrare alla base.
All'interno si tolse la divisa (Crazyland per qualche strana ragione la detestava, preferiva che indossassero solo i loro vestiti) e la piegò con cura, sistemandola in un apposito armadietto.
Si diresse poi con sicurezza verso l'ufficio di Crazyland, al quarto piano; l'interno della base degli Auror, poteva essere facilmente scambiato per un qualsiasi ufficio Babbano: all'ingresso vi era un enorme bancone dietro cui una strega (col ruolo di una normale segretaria Babbana) dava il buongiorno e mostrava un impeccabile sorriso; accanto vi era la mensa comune, dove tutti gli Auror si riunivano per mangiare; infine il resto dell'edificio era un insieme di tortuosi corridoi che si incrociavano tra loro, ragion per cui ad ogni parete vi era appesa una pianta dell'edificio.
Quando Hermione entrò nell'ufficio di Al, si accorse che erano quasi tutti presenti: Ron e Crazyland le sorrisero, Moody le fece un veloce cenno del capo, Green le augurò il buongiorno.
Tonks non era ancora arrivata.
Quando lo sguardo di Hermione si spostò su Harry si accorse che lui la stava guardando profondamente, come se non avesse fatto altro da quando aveva messo piede in quel locale.
La ragazza distolse velocemente lo sguardo da lui e lo rivolse ad Al.
-Mi ha fatta chiamare, Comandante-
-Si, Granger. Stiamo aspettando Tonks, e poi ci sarebbe una questione abbastanza importante di cui vorrei discutere con voi.
Hermione si spostò al fianco di Simon, fissando con decisione il pavimento e senza commentare quello che Crazyland le aveva appena detto, sperò solo che Tonks si sbrigasse, perchè le era insopportabile la sola idea di stare nella stessa stanza con Harry.
Un rumore di vetri proveniente dall'esterno della stanza e un sacco di scuse che seguirono, comunicò ad Hermione che Tonks stava arrivando; quando la ragazza entrò, aveva una mano alzata, in segno di scusa.
-Perdonatemi il ritardo, ma una vecchia pipistrella non mi lasciava più andare. Voleva a tutti i costi sentirsi dire che la Farmacia avrebbe riaperto al più presto e mi è parso di capire che non ha creduto nemmeno alla storia dei terremoti. Vecchia diffidente... Comunque, è successo qualcosa?- disse tutto d'un fiato Tonks, chiaramente senza accorgersi di sei sguardi scocciati che si posarono su di lei.
-A dire il vero si!- proruppe Crazyland -Il motivo per cui vi ho riuniti qui è che a sud di Londra c'è stato un attacco di Mangiamorte e voglio che andiate sul posto ad indagare. Sarò sincero con voi, la fuga di Bellatrix, queste strane leggi che ci proibiscono di arrestare Minus, e gli attacchi sempre più frequenti dei Mangiamorte non mi lasciano presagire nulla di buono. Credo proprio che tra breve tempo, vedremo tornare l'Oscuro Signore e se non saremo adeguatamente pronti, probabilmente ci sconfiggerà. Ci deve essere qualche talpa tra di noi che gli consente di muoversi a suo piacimento. Ragion per cui da questo momento in avanti, ogni cosa che scoprirete la verrete riferire a me e quello che ci diremo tra queste quattro pareti qui dovrà rimanere. Non dovrete farne parola con nessuno, eccetto forse per delle persone di cui voi sapete ci si può fidare...-
Al lasciò cadere la frase; lui sapeva dell'Ordine della Fenice, sapeva di Remus Lupin, di Albus Silente, dei Weasley ed era tutta gente di cui si fidava e con cui aveva anche avuto occasione di lavorare.
-Quando c'è stato l'attacco?- domandò Harry, stringendo a pugno le mani.
-Questa mattina presto- rispose Crazyland, guardando il ragazzo -Ho già mandato tre squadre di Auror a controllare che non ci siano feriti gravi, ma...- s'interruppe, facendo passare lo sguardo su ognuno dei suoi uomini prescelti -Voi sapete qual'è il nostro scopo...-
-Completare il puzzle- mormorò Simon, senza pensare.
Crazyland annuì -Esattamente, Green! Dobbiamo scoprire che significato hanno quei frammenti di carta che i Mangiamorte lasciano sui luoghi dei loro attacchi- spiegò con calma -Ora, voglio che vi dividiate in tre squadre: Potter e Granger...- iniziò, ma si fermò immediatamente.
Crazyland colse perfettamente lo sguardo di dolore di Hermione e anche il trasalire impercettibile di Harry.
-Capo, va tutto bene?- domandò Simon.
-Certo... Allora dicevamo, Weasley e Granger...-
-Ma non era Potter?-
-Potter? Volevo dire Weasley... Moody e Potter, Tonks e Green... Appena trovate il frammento, avvertite i vostri compagni. La squadra che lo troverà si occuperà di analizzarlo e di confrontarlo con quelli trovati precedentemente. Non voglio vedervi tornare a mani vuote, sono stato chiaro?-
Un coro di "si" fece eco alle sue parole e i cinque ragazzi uscirono dall'ufficio del loro Capo.
***
Il nuvolone di polvere che si era alzato in seguito all'attacco non accennava ad abbassarsi. Il cielo non si riusciva nemmeno ad intravedere e l'unica certezza concreta era di aver i piedi appoggiati a terra.
Intorno a loro, un sacco di facce disperate e visi rigati dalle lacrime chiedevano silenziosamente aiuto, mentre gli occhi indugiavano su tutto quello che fino a poco prima era loro e che adesso non esisteva più.
I Mangiamorte erano veramente spietati: attaccavano i luoghi che fino a qualche anno prima erano stati i loro covi e che ora erano stati adibiti a centri dove riunire le persone bisognose.
Qui la gente veniva curata e nutrita in un enorme padiglione, appositamente allestito, in attesa di essere spedita in case in cui poter vivere.
Ed era quello che i Mangiamorte miravano a distruggere: la loro speranza.
Quelle persone erano supersiti di antiche e nuove battaglie, di luoghi in cui la fame e le malattie uccidevano, di inaudite crudeltà che lasciavano un segno doloroso sulla loro pelle; quando gli Auror arrivavano da quella gente e la portava via, le donavano una speranza.
Quando la curavano, la nutrivano e le sussurravano "Presto avrai una casa in cui vivere" le restituivano quel sorriso che per così tanto tempo era mancato dalle sue labbra.
Quella gente ricominciava a sperare, ricominciava a vivere.
E i Mangiamorte, distruggendo tutto, li uccidevano. Non fisicamente, ma le toglievano ogni felicità, come se fosse stato il Bacio di un Dissennatore.
Anzi, peggio.
Ron e Hermione osservarono un loro collega Auror prendere in braccio una bambina che piangeva: aveva morbidi capelli color oro coperti di polvere, il viso sporco e un orsacchiotto stretto al petto.
La coccolò dolcemente, fino a che i singhiozzi della piccola si furono calmati.
L'Auror la rimise poi a terra e con un tenero sorriso le domandò -Mi aiuti a cercare la tua mamma?-
La piccola annuì.
-Com'è fatta?- le domandò ancora, prendendola per mano.
-La mia mamma... è la più bella di tutte-
L'Auror rise e ancora la prese in braccio, allontanandosi e facendosi strada tra le macerie.
Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Iniziarono a guardarsi intorno, sperando di vedere la solita maschera da Mangiamorte che luccicava sinistramente e che nascondeva sotto di sè il piccolo frammento che tanto agoniavano; ma non si riusciva a vedere nulla, regnava la confusione più totale, grida, pianti, sangue...
Non c'era mai stato un attacco così forte prima di allora, di solito i Mangiamorte si limitavano a lanciare qualche incantesimo e a rompere qualche finestra o porta, giusto per il gusto di spaventare.
Ma quella volta era veramente terribile.
Quando Ron disse ad Hermione -Forse sarà meglio muoverci, non credi?- la ragazza impiegò un po' di tempo per rispondere, troppo orripilata dall'immagine di un uomo e della sua maglietta zuppa di sangue.
Lo avrebbe voluto aiutare, avrebbe voluto fargli sparire il dolore che sicuramente provava, ma non poteva farlo.
-Hermione...- la richiamò Ron, afferrandola gentilmente per il braccio e scostandola da lì -Hey, tu- urlò dietro ad un Auror li vicino che cercava di rendersi utile -Qui c'è un uomo che sta male...-
L'Auror accorse immediatamente.
Hermione sembrò risvegliarsi -Dai Ron, cerchiamo il frammento e andiamocene via di qui...-
-Si...-
Fecero il giro dell'interno parco che circondava il centro d'Assistenza: niente.
Controllarono vicino a dove prima sorgeva il padiglione, ma niente anche li.
Si avvicinarono quindi al piccolo laghetto che costeggiava il parco e a Ron sembrò di intravedere qualcosa di strano -Hermione, guarda là-
La ragazza si voltò a guardare nella direzione indicata dall'amico e finalmente lo riconobbe: lo strano luccichio della maschera.
Senza pensare, corse velocemente verso quella direzione, seguita da Ron.
Spostò la maschera e lo vide, il frammento.
-Dobbiamo comunicarlo agli altri- disse subito Ron, che trasfigurò una foglia in un piccolo gufettino; estrasse dalla tasca del suo mantello una piccola pergamena e la infilò nel becco dell'animale.
Subito questo partì alla volta dei loro compagni.
Hermione, nel frattempo, ripose con cura il piccolo frammento in una bustina trasparente e se lo infilò in tasca -Ora andiamocene, Ron- disse in tono di supplica.
-Va bene...- rispose l'altro -Hermione?- chiamò il ragazzo, non appena lei estrasse la passaporta che li avrebbe condotti a Grimmauld Place.

-Si?- chiese lei, leggermente sorpresa.
-Tu e Harry... vi siete lasciati?- domandò in un soffio.
Harry... non ci aveva più pensato da quella mattina, quando lo aveva visto nell'ufficio di Crazyland; cosa aveva provato? Rabbia forse, un forte desiderio di schiaffeggiarlo fino a cambiargli completamente i connotati. O forse dolore, nell'essere consapevole di non poterlo più nè abbracciare, nè baciare. O forse un perfetto miscuglio tra i due. Rabbia e dolore insieme.
E, come rispondere ora a Ron? Si erano lasciati? No, l'aveva lasciata lui, egoista fino all'ultimo, non aveva pensato ai suoi sentimenti.
-Si Ron...-
Era troppo difficile da spiegare a parole, avrebbe dovuto aprirgli davanti agli occhi le pagine del suo cuore e non si sentiva ancora pronta.
-...ci siamo lasciati!-
***
Draco Malfoy era ufficialmente scocciato.
Insomma, lui aveva molte conoscenze in giro per il Mondo, era quindi comprensibile che avesse saputo dell'attacco a sud di Londra praticamente in tempo reale.
Ma non tutti accettavano di essere stati battuti sul tempo.
Due di questi tutti erano Potter e Moody.
-Guarda chi c'è sul posto- esclamò Moody con incredibile sarcasmo -Malfoy junior, ma che strano! Sei venuto a fare una passeggiata o passavi di qui per caso?- continuò l'uomo imperterrito, lanciando uno sguardo truce al ragazzo.
Harry stava osservando Malfoy con due occhi ridotti a fessure, evidentemente non era nemmeno in grado di rivolgergli un insulto decente.
Per la cronaca: Harry e Moody si trovavano dove c'era stato l'attacco dei Mangiamorte e avevano beccato Malfoy che si aggirava tra le macerie con fare circospetto; cosa che, naturalmente, aveva messo a dura prova la scarsa fiducia che Malocchio nutriva nei confronti del ragazzo.
Draco aggrottò le sopraciglia -Cosa volete insinuare?-
-Ma niente!- esclamò Malocchio, guardandolo con aria minacciosa -Semplicemente trovo strano che qualcuno venga ad attaccare Londra e che, guarda caso, ti ritroviamo qui...-
Draco aprì la bocca, come stupefatto -Sta insinuando che io...-
-Già! Non me l'hai mai data a bere Malfoy, io non mi fido di te, anche se Remus mi ha praticamente obbligato a farlo...-
Potter guardava l'uno e l'altro, senza in realtà comprendere di cosa diavolo stessero parlando; a dirla tutta nessuno si era preso la briga di spiegargli che Draco Malfoy avrebbe collaborato con l'Ordine della Fenice, ragion per cui rimaneva vagamente perplesso.
-Moody, ma di cosa...- cercò di domandare, ma il ruggito dell'uomo lo fermò.
-Malfuretto, qui, è diventato uno dei nostri...-
-COSA? MALFOY?-
Draco avrebbe volentieri preso tra le mani la testa di Potter e l'avrebbe schiacciata sotto i suoi piedi, fino a farla diventare una sola cosa con il terriccio.
-Stupido idiota di un Potter, cosa diavolo urli?-
Ma, come si suol dire, non si può piangere sul latte versato; si dava infatti al caso che poco distante da li ci fosse un esercito di giornalisti, che molto probabilmente avrebbero fatto cadere in paranoia Lisa Skeeter in persona.
Come se fossero stati dotati di super antennine, captarono il nome "Malfoy" nell'aria e subito iniziarono a mettersi sull'attenti; Draco vide distintamente uno di loro socchiudere gli occhietti e darsi un'occhiatina intorno con fare circospetto.
Sembrava un cane da tartufo.
Un cane da tartufo con un fiuto infallibile, sarebbe stato opportuno aggiungere.
Perché infatti, non si sa bene come, un attimo dopo Draco Lucius Malfoy si ritrovò sommerso da una valanga di giornalisti impazziti che lo bombardarono letteralmente di domande, tanto che alla fine non era più sicuro nemmeno di come si chiamava.
Moody si accese un sigaro, con aria quanto mai divertita e si appoggiò alla spalla di Harry per osservare la scena indisturbato; Harry, dal canto suo, mise in bella mostra un formidabile ghigno, che Malfoy non poté non notare, provando una piccola fitta di invidia.
E poi, dal nulla, eccola spuntare fuori: la dea di ogni giornalista, colei che aveva un fiuto impeccabile per gli affari piccanti e che sapeva riconoscere una vera notizia prima ancora di sapere cosa e chi riguardava.
Rita Skeeter si fece largo tra la folla accalcata dei suoi colleghi, lanciando baci volanti a destra e a manca; indossava uno splendido completo verde bottiglia e camminava con il portamento di una vera modella.
I suoi occhietti chiari si posarono prima sull'aria nera di Malfoy e poi sull'espressione di Harry che, tuttavia, nascondeva qualcosa di malinconico.
E a prova del suo fiuto infallibile per gli scoop, si spostò automaticamente verso Potter: tutti gli altri avrebbero pubblicato una ripetitiva intervista su Draco Malfoy, e lei avrebbe scritto delle pene amorose vere di Harry Potter.
Inutile sottolineare l'unicità del suo pezzo.
-Ciao Harry!- civettuolò la donna, raggiungendo il ragazzo e passandogli un braccio intorno alle spalle, senza fare caso all'espressione indispettita di Moody -E' un po' di tempo che non ci vediamo, o sbaglio?-
-No, ha ragione lei, Rita-
La donna sorrise, smagliante -Che ne dici di fare quattro chiacchiere?- domandò lei, con malcelata indifferenza.
Harry inarcò un sopracciglio, ben sapendo che l'equivalente di Rita Skeeter per "Quattro chiacchiere" era "Che ne dici se racconto anche ai morti, gli affari tuoi?"; pertanto non rispose.
-Benissimo, chi tace acconsente- e senza troppe cerimonie Rita lo afferrò per un braccio e lo trascinò via, del tutto incurante delle proteste del ragazzo.
Prima di scomparire dietro ad una quercia secolare che era stata piantata nel parco anni orsono, Harry poté sentire distintamente l'urlo furibondo di Malfoy junior.
-POTTER! ME LA PAGHERAI QUESTA, TE LO GIURO!-
***
Quei frammenti di carta erano veramente ambigui; se disposti in un modo potevano sembrare l'immagine di un volto, se disposti in un altro l'immagine di un animale.
E in un altro ancora, parevano quasi una pianta.
Fatto sta che Hermione Granger stava cercando di capire il senso di quei piccoli frammenti da circa tre ore ed era ancora al punto di partenza: non aveva scoperto nulla. Ron si era sentito poco bene, era corso in bagno, aveva vomitato, e poi si era disteso sul divano, cadendo in un sonno profondo.
E infine, cosa non meno importante, l'aveva lasciata a lavorare da sola: veramente molto utile.
Poi si dice che gli amici si vedono nel momento del bisogno.
Hermione era seduta alla sua scrivania, la luce della candela sparata dritta negli occhi, che lacrimavano, e la sua schiena a pezzi, in quanto la ragazza era obbligata a rimanere chinata.
Continuava a cambiare la combinazione di quegli stramaledetti frammenti, ma nessuna ipotesi pareva effettivamente probabile: i Mangiamorte volevano uccidere un Mimbulus Mimbletonia? O volevano giocare a carte?
Qualcuno busso lievemente alla porta -Posso entrare?-
Era Ron.
Hermione scrollò le spalle -Certo, anzi... Se mi aiuti non può farmi altro che piacere-
Ron le sorrise, prese una sedia e si andò ad accomodare accanto a lei -Come procedono i lavori?-
-Sono ancora in alto mare- rispose tetramente la ragazza -E tu come stai?-
Ron alzò le spalle, indifferente -Sono stato meglio... Allora, fammi dare un'occhiata a questi cosi...- disse poi, togliendo i frammenti da sotto gli occhi di Hermione ed esaminandoli con attenzione.
Li rigirò tra le mani per diversi minuti, durante i quali Hermione si assopì profondamente.
"Chissà cosa sta facendo Harry, adesso? Magari è in giro ad ubriacarsi, o magari ha trovato una ragazza bellissima con cui passare la serata e divertirsi. Magari mi ha pure già dimenticata. Forse abbiamo fatto bene a lasciarci, se l'attacco fosse avvenuto dopo il matrimonio cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe lasciata lo stesso?" pensò Hermione, sospirando e lasciando scivolare lo sguardo su Ron, ancora chino su quei frammenti "Quanto ti odio Harry! Credo che non sia possibile amare e odiare una persona contemporaneamente, ma io ci riesco. Io ti odio così tanto per il tuo egoismo... Vorrei non averti mai conosciuto, vorrei non essermi mai innamorata di te... E dall'altra parte, se ripenso a tutti i momenti che abbiamo passato insieme, non posso fare a meno di amarti ancora di più, perchè non c'è stato un solo giorno al tuo fianco che non sia stato indimenticabile... Dio quanto mi manchi Harry... Se ti avessi tra le mani in questo momento, probabilmente ti ucciderei..."

-Guarda!- esclamò Ron, richiamando l'attenzione di Hermione.
-Cosa?-
-Se disposti in questo modo, sembrano i lineamenti di un viso...- spiegò con calma Ron, piegando la testa di lato.
Hermione si accigliò -Hai ragione... Gli occhi, il naso, le labbra... Ma mancano ancora dei dettagli, i capelli e la forma del viso... C'è un sacco di gente che ha gli occhi blu, sai?- disse Hermione, vagamente demoralizzata.
-Hai ragione, almeno sappiamo che non sei tu l'immagine sulla foto...- cercò di scherzare Ron, con un sorriso stampato sulle labbra.
-Già...- sorrise a sua volta Hermione, dandogli un'affettuosa pacca sulle spalle.
Improvvisamente ci fu silenzio e Hermione poté sentire il rumore prodotto dal fuoco che consumava la cera della candela; odiava il silenzio, significava che nessuno ha niente da dire e questo la metteva molto a disagio.
Tanto per fare qualcosa, prese in mano una penna abbandonata sulla scrivania e la ripose con cura nel portapenne, stando ben attenta a metterla nello stesso senso delle altre, con la punta rivolta verso l'alto.
Tamburellò nervosamente le dita sul tavolo mentre Ron, lo sapeva, la stava ad osservare; ad Hermione sembrò di sentire dei passi che salivano le scale, ma quando tese l'orecchio non sentì nulla, ragion per cui si convinse di essersi sbagliata.
-Hermione...?- la chiamò Ron, talmente improvvisamente che la fece sobbalzare.
-Eh?-
-Senti- iniziò il ragazzo, un po' titubante -volevo parlarti di una cosa...-
***
Quando Harry si fu finalmente liberato di Rita Skeeter - che in qualche modo era riuscita a farsi raccontare tutto della sua relazione fallita - si Smaterializzò a Grimmauld Place, casa sua. Una volta dentro, poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.
Era stata una giornata pesante: rivedere Hermione dopo la sfuriata dell'altra sera, sapere dell'attacco del Mangiamorte, scoprire così brutalmente di Malfoy e del suo generoso contributo, sopportare un'intervista con la peggiore delle giornaliste esistenti e infine tornare a casa, dove tutti avrebbero voluto parlare.
Tutti volevano sempre e solo parlare, non curanti del fatto che lui voleva solo rimanere zitto e da solo.
Molly gli aveva detto che sfogarsi lo avrebbe aiutato, ma lui non vedeva come; i consigli di tutti erano frasi che andavano dal "Resta calmo" al "Tieniti fuori dai guai".
A cosa diavolo poteva servirgli, quindi, parlare?
Harry sentì delle voci provenire dalla cucina e le riconobbe come quelle di Tonks e Remus: decise di ignorarli bellamente.
Iniziò a salire le scale, quando vide una luce provenire dalla camera di Hermione; con due falcate raggiunse il pianerottolo e si accostò alla porta.
Ron e Hermione stavano seduti vicini e Ron era chino su quelli che Harry riconobbe come i frammenti del puzzle che Crazyland aveva ordinato di trovare.
Hermione era in silenzio.
Ron disse ad Hermione che voleva parlarle; Hermione annuì.
Harry si accostò meglio alla porta.
-Senti...- disse Ron -Riguardo a quella cosa di te e Harry... Non c'entra niente quello che ho detto io ieri sera, vero?-
Harry rimase vagamente perplesso.
Ad Hermione si velarono gli occhi di lacrime e fece di no con un brusco cenno del capo -Assolutamente no, Ron. Harry non sa di quello che mi hai detto ieri sera, certamente ora non è più affar suo. Mi ha lasciata lui- continuò, ed Harry sentì improvvisamente un forte dolore al petto -non voleva che fossi in pericolo, con Voldemort e tutto il resto-
Ron annuì -Si, è sempre stato idiota su queste cose: lasciare le persone che gli stanno vicino per paura di metterle in pericolo-
Hermione si alzò di scatto e Harry, pensando che volesse andarsene, si allontanò dalla porta; quando poi vide che si riavvicinava a Ron, si rimise tranquillamente ad origliare.
-Sai Ron, io credevo che quello che io ed Harry avevamo costruito fosse importante, che nessuno potesse distruggerlo. Così mi aveva fatto intendere lui. Evidentemente mi sbagliavo. E' sempre stato un egoista e ora, l'unico sentimento che riesco a provare nei suoi confronti non è tanto l'odio, quanto il disgusto. Non ha cercato nemmeno di trovare una soluzione, noi ce l'avremmo potuta fare. No, ha tirato subito le sue conclusioni e mi ha lasciata senza pensarci troppo...-
Hermione si lasciò cadere sul letto, braccia e gambe spalancate.
-E quello che fa più male, è che non puoi smettere di amare una persona e cominciare ad odiarla come se nulla fosse stato. L'amore è qualcosa che ti resta dentro, nel bene o nel male, e non te ne puoi liberare tanto facilmente...-
-Lo so-
Ron aveva ascoltato lo sfogo di Hermione senza battere ciglio e adesso, a quella affermazione della ragazza, non aveva più potuto trattenersi.
Si, lui lo sapeva cosa significava amare qualcuno per tanto tempo e non riuscire a dimenticarlo.
-Ron... Scusa, sono una vera idiota. Venire a fare questi discorsi a te che... Perdonami- disse semplicemente Hermione, chiudendo gli occhi da cui iniziarono ad uscire calde lacrime.
-Non importa... Lo sai che con me puoi confidarti... Ora, però, è meglio che vada. Buonanotte Hermione- disse Ron, avviandosi verso la porta.
-Buonanotte Ron- rispose dolcemente la ragazza.
Lui uscì dalla porta, chiudendosela silenziosamente alle spalle; si trovò faccia a faccia con Harry.
-Harry- disse Ron sorpreso -ciao!-
-Cosa ci facevi nella camera di Hermione?- domandò il ragazzo, guardando l'altro in cagnesco.
-Stavamo controllando i frammenti che abbiamo trovato fino ad ora... Crediamo che possano essere...- ma lasciò cadere la frase nel vuoto, accorgendosi dello sguardo furibondo con cui Harry lo stava guardando.
-Così stavate lavorando-
-Si- rispose perplesso Ron.
-Certo. E il fatto che tu sia innamorato di Hermione c'entra anche questo con il lavoro?-
Ron trasalì visibilmente: come faceva Harry a sapere? Hermione gli aveva detto che non gliene aveva parlato...
E poi capì.
-Hai ascoltato la nostra conversazione- disse semplicemente Ron, abbassando lo sguardo a terra.
-Già. E pensa un po' come ci sono rimasto, scoprendo che il mio migliore amico è innamorato della mia fidanzata, nonché sua migliore amica...-
-Non è più la tua fidanzata...-

-Certo, e immagino che tu abbia colto l'occasione al balzo! "Harry mi ha lasciato" Tranquilla, Hermione, hai al tuo fianco il paladino Ron che ti difenderà da ogni male, perchè lui ti ama...- sputò fuori Harry, guardandolo irato -Non ti è mai passata, vero? Hai accettato che io e lei stessimo insieme, ti sei fatto andare giù anche il fatto che ci stessimo per sposare... Ma quando hai capito che le cose sarebbero finite male ti sei fatto avanti, sicuro di avere campo libero! Cos'è successo, hai sbagliato i tuoi calcoli?-
-No, lascia che ti spieghi...-
-Cosa c'è da spiegare, Ron, maledizione...? Tu sei innamorato di Hermione!- urlò Harry, al massimo della frustrazione, mettendosi le mani nei capelli, mentre gli occhi iniziavano a pizzicargli per le lacrime -Sei il mio migliore amico, avresti anche potuto parlarmene...-
-Io volevo farlo, credimi Harry. Poi però ho visto come tu e Hermione eravate felici e ho pensato che te ti avessi confidato tutto ti saresti preoccupato senza motivo. Io non volevo e non voglio tutt'ora mettermi tra te ed Hermione... Solo che ieri mi è sfuggito, va bene? Non sono riuscito a controllarmi, ero disperato. E gliel'ho detto. Le ho subito chiesto scusa e credevo che la faccenda fosse chiusa li. Poi ho saputo che vi siete lasciati e ho creduto che fosse stata colpa mia, così ho tirato fuori ancora l'argomento. Io non volevo che tu lo venissi a sapere così... - mormorò infine Ron, appoggiandosi di schiena alla parete e lasciandosi scivolare a terra.
-E io volevo solo che tu fossi sincero con me!- urlò ancora Harry, rassegnato, prima di darsi un certo contegno. Rilassò le spalle e stette in silenzio per qualche minuto -Evidentemente speravo troppo- concluse poi.
-No Harry, aspetta... Io ho messo i miei sentimenti da parte per tutti questi anni e sono disposto a farlo ancora pur di vedere te e Hermione felici...-
-E come credi che sia possibile, ora che sappiamo tutti quello che tu provi per lei?-
Ron alzò di scatto lo sguardo su di Harry -Non è colpa mia se tu sei un idiota, Harry. Tu hai lasciato lei, tu l'hai fatta soffrire in un momento del genere e sempre tu hai pensato prima a te stesso che agli altri. Quindi non credere di poter scaricare la colpa su di me per potermi ferire. Non ci provare nemmeno...- disse a denti stretti Ron, prima di voltare con decisione le spalle all'altro andarsene in camera sua.
Harry rimase da solo; solo con i suoi mille dubbi, solo nel silenzio e poi semplicemente solo, senza nemmeno lo straccio di un amico con cui potersi sfogare.
Forse Ron e Hermione avevano ragione, forse era davvero un egoista che pensava solo a se stesso.
Ma di una cosa era certo: Ron non era stata la causa di tutti i suoi problemi, ma era stato solo il cuscino su cui lui, Harry, aveva riversato la sua rabbia a suon di pugni.
***
Draco Malfoy non riusciva a dormire: in principio il letto della sua camera era quanto di più scomodo qualcuno potesse trovare, e poi aveva sentito chiaramente il litigio tra Potter e Weasley. I due, senza preoccuparsi di tutti coloro che stavano già dormendo, avevano intrattenuto una discussione a tutto volume che aveva illustrato, a chi ancora non l'aveva capito, i sentimenti che Lenticchia provava per la Granger.
Dando mentalmente degli idioti a quei due, Draco si diresse giù per le scale, diretto alla cucina di Grimmauld Place: magari trovava qualcosa che lo avrebbe fatto addormentare.
Aveva in mano una candela, che appoggiò cautamente sul tavolo.
-Chi diavolo sei?- una voce alle sue spalle lo fece spaventare.
-Io? Chi diavolo sei tu?-
-Io sono Ginny...-
-E io sono Draco...-
-Ah, Malfoy, sei solo tu... Cosa ci fai alzato a quest'ora della notte?-
-Non so se hai sentito il tono soave che Potter e Weasley hanno usato per urlarsi contro...-
Ginny scese dal ripiano su cui era seduta e si avvicinò al ragazzo -Si, li ho sentiti...- rispose semplicemente, accomodandosi su una sedia e versandosi un po' d'acqua nel bicchiere -Vuoi?-
Malfoy la guardò alla luce della candela e inarcò un sopracciglio, perplesso; si voltò verso la credenza e prese un bicchiere che poi sospinse gentilmente sul tavolo.
Ginny fece un ghigno e gli versò un po' d'acqua -Prego-
Draco rise.
-Allora lo avevi capito anche tu che Ron era innamorato di Hermione- constatò Ginny, bevendo un lungo sorso d'acqua e mantenendo lo sguardo inchiodato sul ragazzo di fronte a sè.
-Weasley, credo che solo Potter poteva non accorgersene... Come non si è mai accorto che tu eri innamorata di lui...-
Le lanciò una veloce occhiata e la vide trasalire; Draco decise di infierire ancora un po', giusto per fare qualcosa.
-Immagino che sia stato per questo che il Signore Oscuro si è approfittato di te... Avevi talmente tanta voglia di vendicarti che non hai nemmeno pensato alle conseguenze... Sei stata proprio ingenua, piccola Ginny...-
Lei non distolse lo sguardo dal viso di Draco e la sua espressione parve incupirsi visibilmente quando lui la chiamò per nome: era la prima volta.
Totalmente incurante di quelle provocazioni, Ginny gli sorrise e poté vedere il ghigno del ragazzo vacillare pericolosamente.
-Perchè non parliamo di te, invece?- propose la ragazza, alzandosi dalla sedia e facendo il giro del tavolo, avvicinandosi così a lui.

You with the sad eyes

Don't be discouraged, though i realize it's hard to

take courage in a world, full of people,

you can lose sight of it

And the darkness inside you

will make you feel so small

 

-Tu, che hai sempre quello sguardo basso, come se il pavimento avesse qualche strana attrattiva che noi comuni mortali non possiamo cogliere; quegli occhi tristi, che cerchi di nascondere perchè dimostrerebbero solo quanto sei debole e quanto in realtà ti terrorizza questo mondo pieno di gente che in realtà non ti capisce...- Ginny accennò ad una rivista che stava sul tavolo; in prima pagina vi era un primo piano di Draco e il titolo recitava "Il ritorno di Malfoy junior"
Ginny tornò a posare gli occhi sui suoi.
-Vuoi far credere a tutti di essere forte e invincibile, ma chi come me ti osserva attentamente vede un incredibile paura aldilà di quella tua ostentata freddezza. Vuoi apparire grande, ma dentro di te, Malfoy, sei talmente piccolo che basterebbe una scarpa per schiacciarti definitivamente-
Draco, per qualche strana ragione, era rimasto ipnotizzato dalle parole di quella ragazza: possibile che una perfetta sconosciuta, in così poco tempo, avesse imparato a conoscerlo meglio di quanto lui conosceva se stesso?

 

Show me a smile, don't be unhappy

I can't remember when i last saw you laughing

If this world makes you crazy and

you've taken in all you can bear

You call me up- because you know I'll be there
                                          True Colors - Cindy Lauper


-Quand'è l'ultima volta che hai sorriso Malfoy? Perché io personalmente non credo di avertelo mai visto fare. Tu sei infelice e non cercare di nasconderlo, perchè te lo si legge in faccia. Io e te siamo uguali-
Draco la guardò dritto negli occhi, come se attraverso quello sguardo avesse voluto urlarle che no, loro erano completamente diversi, non avevano proprio niente in comune e che doveva solo stare zitta, perchè lei non sapeva niente di lui.
Ma lei parve semplicemente ignorare quello sguardo e continuò, imperterrita -Io e te abbiamo sopportato ogni genere di cosa ed è per questo che siamo uguali, Malfoy... Anche se tu, ovviamente non lo ammetterai mai nemmeno sotto tortura...- concluse Ginny, allontanandosi a scatti dal ragazzo e avvicinandosi al lavandino, dove appoggiò il bicchiere che aveva usato.
Malfoy parve per un attimo indeciso sul da farsi -Credo che il mondo di cui hai parlato prima, ti abbia fatta diventare matta Weasley... Non so proprio cosa dovrebbe significare questo mare di idiozie...- borbottò infine, decidendosi ad alzarsi.
Era decisamente troppo, possibile che in quella casa nessuno si facesse gli affaracci suoi?
-Davvero?- domandò Ginny alle sue spalle -Davvero non capisci? Io invece dico di si...-
Lo stava provocando e lui, idiota, stava abboccando.
-Quindi, cosa dovrei fare secondo te...?- domandò sottovoce, mentre una parte di sè sperava che lei non lo avesse sentito.
Ma Ginny, fino a prova contraria, ci sentiva perfettamente -Ammetti quindi che ho ragione?-
Draco sospirò e la guardò male -Ammettiamo di si. Ammettiamo che quello che tu hai detto è vero, che io ho paura del mondo e delle persone, che mi chiudo in me stesso e che non voglio mostrare agli altri quanto sono debole per paura di essere poi schiacciato... Ammettiamo che sia tutto vero...- disse con un certo sussiego -E cosa dovrei fare per...- si fermò, come a cercare il termine più adatto -Migliorare?-
Draco la stava ancora guardando quando lei gli si avvicinò e gli passò le braccia intorno al collo -Forse...- iniziò Ginny, avvicinando le sue labbra all'orecchio del ragazzo -...dovresti imparare a fidarti delle persone-
Lui sobbalzò, ma non disse nè fece niente. Semplicemente restò fermo, con Ginny addossata a lui e le sue labbra vicino al suo orecchio. Aveva ancora le braccia lungo i fianchi e non osava nemmeno muoversi di un passo. Restò sorpreso dall'intimità di quello strano abbraccio.
-E' difficile...- mormorò Draco infine, alzando le braccia e posandole inconsciamente sulla vita della ragazza.
Ginny si scostò un po' da lui, giusto per riuscire a guardarlo in faccia -Lo so. Ma forse, insieme possiamo farcela... Se vuoi...-
Ancora Draco non disse nulla e si limitò ad inchiodare i suoi occhi grigi in quelli blu di Ginny, che a sua volta ricambiò il suo sguardo. Passarono diversi minuti avvolti in quell'intimo abbraccio, tanto che la cera della candela cadde sul tavolo lasciando un'evidente bruciatura.
Malfoy non riusciva veramente a capacitarsi del perchè non aveva ancora allontanato quella dannata Weasley da sè e non se ne era andato finalmente a dormire; semplicemente, Draco con quella Weasley si sentiva bene.
Successe tutto in un attimo...
-Ora dovremmo andare a dormire- disse Ginny, socchiudendo gli occhi.
-Già- rispose Draco con voce roca.
Lei si alzò sulla punta dei piedi e avvicinò le labbra a quelle del ragazzo; gliele sfiorò appena, ma abbastanza per fargli desiderare di poterle baciare più profondamente.
E di fatti, Draco fece scorrere una mano che teneva posata sul fianco di Ginny, fino alla sua nuca, per poterla attirare ancora di più a sè.
Quando appoggiò nuovamente le labbra sulle sue, il cervello del ragazzo si annebbiò completamente e tutto quello che li circondava perse improvvisamente importanza.

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(*) Sinceramente non so proprio se Londra è su un suolo sismico o meno ^^’ Ma capirete che mi serviva qualcosa di divertente e improbabile per poter giustificare la ricostruzione di quella benedetta Farmacia che va avanti da circa 500 anni ^^’

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Salve! ^___^ Visto che bel capitolone lungo e -mi piacerebbe lo sia stato per voi- intenso. *____* Insomma, della serie "Che bella vita tranquilla": Ron e Harry litigano, i Mangiamorte sono a zonzo per il mondo distruggendo qualunque cosa capiti a tiro e... Beh, Ginny e Draco trovano un modo tutto speciale per consolarsi *____* Scusate questo relativo ritardo, volevo essere sicura che il chap fosse soddisfacente e l’ho riscritto un sacco di volte, ed ecco cosa ne è uscito… Immagino che abbiate pensato “Ecco che ci risiamo, questa non aggiorna più” E invece… D’ora in poi, impegni permettendo, dovrei riuscire a postare regolarmente ogni due settimane! ^_____^

Bon , passiamo a ringraziare i miei teneri angioletti, che mi stanno sempre accanto:

Emma: tesorissima! O____O Ma ti rendi conto di quanti complimenti mi hai fatto? Allora, mi hai detto che il chap era intenso (oddio) che sono riuscita ad alternare momenti tristi, dolci, comici (oddio), che era **Ale spalanca gli occhini O__O** poetico! ODDIO! Come faccio a ringraziarti? Ti rallegra il fatto che mancano all'incirca.... >.> Ops, 18 chaps prima di finire la fic? Se non impazzisco prima io ti faccio sapere, un bacione ^___^
Marco: è vero O_____O Amicissimo, mi trovi pienamente d'accordo! Però qualcosa dentro di me mi impedisce di prendermela completamente con Harry; insomma, lui lo fa per proteggere Hermione, lascia stare che sia un idiota e che non ha capito che così fa più male a se stesso di quanto non faccia Voldemort, ma lui è innamorato *___* Cerca di capirlo, un po' di solidarietà... Un bacione! ^_____^
Harrydipendente
: ^^' Ciao cara! Certo, i Gemelli servono proprio per sdrammatizzare, altrimenti qui faccio cadere tutti in depressione O.o Sei sempre così gentile con me nelle recensioni, che non posso fare a meno di arrossire! Un bacione e mi raccomando… SCRIVI! ^_________^
HarrynHermione: la mia tesora *_*  Ma come sei dulza, con tutti quei complimenti che mi fanno commuovere come una marmocchia! Ma sai che sono arrossita…dalla vergogna! Insomma, ammettilo, sei la figlia o comunque una stretta parente della Cooman -___- Altrimenti, come spieghi il fatto che sai già che nel futuro di Harry ed Herm ci saranno un sacco di casini? Sfera o fondi di the? Un bacione grandissimo e bentornata nel mondo delle fan fiction ^_____^

Beh, ci si vede con il prossimo chap "Dolce Febbre" e vabbè dai, ve lo posso dire... Ci sarà un momento dolce-amaro H/H tutto per voi (daaaai, non potevo tenerli troppo tempo lontani, no? -_______-)

Mi raccomando commentate, so che molto di voi nell'attesa hanno perso la voglia di leggere la fic e lo comprendo, ma vi giuro che questa volta mi ci sono messa seriamente, combatterò contro tutto e tutti (Harry mania O.o) per concludere questa fiction e io mantengo sempre le mie promesse ^_______-
Quindi lasciatemi un commentino -  non mi sentivo così depressa dai primissimi chap di M&A.

Bacioni a tutti >.>

Ale69

  
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