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Autore: callistas    17/02/2012    23 recensioni
Per chi aspettava, eccomi tornata come promesso.
Allora, non voglio anticiparvi niente, ma voglio dirvi che questa storia è la prima cosa seria che ho scritto.
Ci sarà una gran voglia di uccidere qualcuno e incoraggiare chi è sempre rimasto nell'ombra.
Ho cercato - davvero, ci ho provato - a mantenere l'identità del personaggio originale, ma dopo un pò sono riuscita a cadere ancora nella trappola infame dell'OOC.
E' una DracoxHermione, una coppia che adoro.
Vedremo il loro rapporto evolversi grazie a qualcosa che accade a Hermione. La tematica è trita e ritrita, ma ho voluto intasare il sito anche con una mia personale visione delle cose.
Spero possa piacere.
Se sì, commentate.
Se no, commentate.
Se forse, commentate.
In ogni caso, fatemi sapere che ne pensate.
W la democrazia!
Un bacio a tutti i passanti, callistas.
Genere: Commedia, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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38 - La vita di tutti i giorni Ciao!
Sapete… a volte mi pare di parlare ostrogoto con voi. No perché… io vi dico di tenere sott’occhio un certo personaggio e per tutta risposta cosa mi dite?
L’esatto opposto!
Merlino benedetto! Ma come devo fare con voi?
*me sconsolata*
Rimane il fatto, ovviamente, che tutte le vostre recensioni, oltre ad avermi spaccato in sette dalle risate, mi hanno permesso di rifare a nuovo tutta la mia casetta. Ora ho le rifiniture in oro massiccio, il letto in legno di Platano Picchiatore, le lenzuola di seta verde-argento e il bagno che quello dei Prefetti è da considerarsi un cesso.

Ma vi prego! Effettivamente è stato bello spendere i vostri soldi sulla scommessa per lo spoiler che, nella mia infinita magnificenza, vi svelerò in questo capitolo.
Giuro: non ho mai goduto (pessima scelta verbale, lo ammetto ù_ù) così tanto nel vedere le vostre scommesse sullo spoiler così cannate come questo giro.
No, davvero. Smetto di blaterare come una cretina e vi lascio leggere il capitolo.
Ovviamente, ci si vede in fondo!
Buona lettura, callistas.









VERITA’ NASCOSTE
LA VITA DI TUTTI I GIORNI

Hogwarts, Sala Grande
Venerdì 26 Aprile ore diciannove e trenta.
Quattro mesi dall’incidente.




Erano passati quattro mesi da quando Hermione era tornata alla sua vita normale. Quattro mesi in cui aveva dovuto faticare come un mulo per tornare ad avere fiducia in suo padre e sistemare la faccenda di Mark e Step.
Non li aveva mai dimenticati.
E come avrebbe potuto? A loro doveva letteralmente la sua vita e puntualmente, quando Silente autorizzava le gite a Hogwarts, lei si smaterializzava per andare a trovarli.

A causa della sua omosessualità, Mark aveva perso il posto di lavoro. La voce nell’ambiente si era sparsa e sembrava che nessuno volesse più avere niente a che fare con lui. Il poveretto stava per entrare in depressione, ma a quel punto arrivò Hermione. Non solo la ragazza gli aveva fatto riavere il suo posto di lavoro, ma gli aveva fatto avere un aumento spropositato di stipendio, la maggioranza delle azioni della società per cui lavorava, facendolo diventare automaticamente il direttore esecutivo e un appartamento al centro di Londra.
Quando Mark si era visto Smith davanti alla porta, fu tentato di sbattergliela in faccia. Ciò che lo indusse a farlo entrare, fu il suo pallore cadaverico, che tanto gli ricordava quella simpatia ambulante di Draco Malfoy. Anche Step era presente e Mark, per mantenere la parola data a Hermione, gli aveva circondato le spalle con il suo braccio e lo aveva sfidato a dire qualcosa di sconveniente. Vide Smith abbassare lo sguardo a disagio ma non gli importò. L’amica aveva sempre avuto ragione: non era un comportamento da uomini quello di rinnegare se stessi e la propria natura e quindi aveva iniziato a uscire alla luce del giorno, costatando con sommo stupore come le persone non li guardassero con aria schifata, ma più che altro con curiosità.
Specie i bambini.
Comunque… Mark stava per avere un accidenti quando Smith gli propose l’accordo.

“… ti… ti darò un sostanzioso aumento, Mark, la maggioranza delle azioni della Smith&Son e un attico in centro a Londra, gli arretrati, un rimborso per l’ingiustificato licenziamento e le ferie. Tutte quelle che vorrai.”
Step stava per morire all’istante e Mark… beh, Mark stava per seguirlo.
“Ma… è uno scherzo?”
Smith divenne più pallido.
“N-no… accetti?” – pregò l’uomo.
“Dio… sì che accetto!”

Quando Hermione si presentò dai ragazzi con un sorrisetto, Mark le raccontò tutto. Non svelò mai di essere stata lei ad aiutarlo a risolvere il suo problema. Non voleva ringraziamenti o attenzioni particolari, perché le sembrò in quel modo di ripagare, almeno in una piccolissima parte, il debito che mai avrebbe saldato con quei due ragazzi.
Hermione si era mostrata per quello che era a Smith, gli aveva fatto vedere di cos’era capace e quello doveva essersi leggermente spaventato.

E ora lì, seduta al suo tavolo di Serpeverde tra Albert e Blaise, stava cercando la soluzione per risolvere un altro problema, quello più grosso.
Quello che prendeva tutto il suo cuore.
Non negava di essere contenta per Draco. Una volta a casa, era stata portata al San Mungo, dove in tre giorni avevano guarito ogni sua ferita e lesione interna. Quando la dimisero dall’ospedale, era tornata a casa e suo fratello l’aveva letteralmente soffocata di attenzioni, raccontandole ciò che la sua assenza aveva portato alla famiglia dei Preston e dei Malfoy. Aveva saputo che Draco aveva finalmente riallacciato con suo padre un vero rapporto e lo vedeva ridere e parlare più spesso.

Dopo l’invio del Patronus, Lucius si era smaterializzato con Draco direttamente al San Mungo.
L’odore dei disinfettanti colpì subito il naso di Hermione, che lo arricciò disgustata. Sperava di non dover mai più mettere piede in un ospedale, babbano o magico che fosse, ma le sue preghiere non erano state esaudite.
In braccio a Lucius, Hermione si sentiva una bambina di cinque anni. L’uomo la sosteneva con entrambe le braccia, nemmeno fosse stata davvero una bambina piccola. Lo guardò e in quel momento si chiese dove fosse finito il Lucius Malfoy dell’inizio di quell’avventura, quello che per non soccombere al dolore serrava i denti fino a quasi farli spezzare, quello che alla fine della giornata si raggomitolava sulla sua branda di Azkaban e fissava il vuoto per delle ore, quello che, fin dalla prima seduta, aveva compreso quanto dolore e quanta sofferenza avesse causato… per niente.
La persona, l’uomo, che ora aveva davanti sembrava la personificazione di Hercules, poiché dimostrava di possedere una forza fisica disumana e uno sguardo deciso pari a quello di Zeus, in una delle sue tante raffigurazioni artistiche. Si accoccolò al suo petto, là dove c’era il cuore, che in quel momento sentiva battere come un martello.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò su un lettino, in una stanza singola.

Sua madre era stata la prima che aveva visto, seguita da Albert.
“Hermione! Oh, bambina mia! Sapessi com’eravamo in pena! Come ti senti?”
Fisicamente, stava più che bene. Le medicine magiche avevano fatto il loro effetto e i tagli erano guariti. Erano rimaste solo delle leggerissime cicatrici che nel giro di qualche giorno sarebbero definitivamente sparite.
Subito dopo Myra, vide Albert. Il fratello si sedette con attenzione sul lettino, attento a non muovere troppo la sorella.
Più indietro, ma comunque presenti, c’erano Lucius, Narcissa e Draco.
E suo padre.
Quando lo vide, Hermione si girò sul lato opposto e tirò su le coperte fino a nascondere la testa. Non era mai stata una vigliacca, ma era certa che nessuno si sarebbe azzardato a dire niente in merito a quel suo atteggiamento da ritirata.
Aveva subito tanti, troppi traumi, per non desiderare almeno un po’ di tranquillità. Chiedeva solo il tempo per riprendersi anche mentalmente.
La sua falsa famiglia, quella vera, Albert a Serpeverde, l’amore di Draco, la perdita di Ron e Harry, la situazione tra Ginny e Blaise… erano stati tutti fattori di stress e ora come ora voleva solo pensare solo a se stessa.

Quel gesto paralizzò Elthon e Draco.
Hermione aveva visto suo padre vicino a Draco, come se fossero stati due alleati, come se fosse stata una cosa del tutto normale vederli lì, insieme.
Vicini.
Beh, per quell’alleanza era davvero troppo tardi.

“Hermione?” – tentò Myra, ferita da quell’atteggiamento, pur sapendo a cosa fosse dovuto.
Per tutta risposta, Hermione serrò la presa sul lenzuolo e la genitrice non riuscì a non insistere.
“Hermione, ti prego…” – la supplicò Myra, di nuovo in lacrime.
Aveva pianto di dolore per quella Smaterializzazione Involontaria, di gioia quando l’avevano ritrovata e ora di nuovo di dolore per quella chiusura a riccio.
Sarebbe mai finita, un giorno?
“Myra, vieni… Hermione ha bisogno di riposare, ora.”
La voce ferma di Narcissa Malfoy permise a Hermione di allentare la presa sul lenzuolo mentre, con lo sguardo sbarrato e fisso nel nulla, aspettava di essere lasciata sola.
“Narcissa lei…” – disse Myra, guardando l’amica come se non capisse il motivo di quell’ennesima separazione.
“Avrai tutto il tempo che vuoi per stare con lei, ma ora ha bisogno di riposare. Forse è meglio se usciamo.”
Lentamente, uscirono tutti, tranne uno.
“Se ne sono andati.”
Hermione chiuse gli occhi, sentendosi confortata dalla presenza di Lucius. Non l’avrebbe mai detto che un giorno, l’uomo che aveva cercato di uccidere lei e la sua amica Ginny, sarebbe stato fonte di conforto.
Quante cose erano cambiate nel giro di neanche un anno?…
Hermione abbassò il lenzuolo e si mise composta.
“Non è fuggendo che si risolvono i problemi.” – disse Lucius.
Hermione non rispose, ma il suo petto aveva iniziato ad alzarsi e abbassarsi ad un ritmo troppo sostenuto.
“Tuo figlio è scappato, Lucius. Non vedo perché, per una volta nella vita, non possa farlo anche io.” – sibilò, gelida.
Lucius non se la prese, anzi. Era perfettamente d’accordo con lei.
“Perché poi te ne pentiresti.” – disse Lucius, prontamente.
“Adesso non ne ho voglia.” – disse, con lo sguardo puntato sulla parete di fronte.
“E quando l’avrai?”
“Non lo so. Adesso voglio solo starmene tranquilla.”
“Non farlo. Non arrenderti.” – disse Lucius.
Hermione lo fissò.
“Sono stanca.” – disse, perdendo quello sguardo di pietra, per assumerne uno decisamente più ferito e sconfortato. – “Tutti mi chiedono di resistere, di non mollare… ma mai che qualcuno sia forte per me.” – disse, riferendosi a Draco. – “Non sono fatta di pietra, Lucius. Ho bisogno anch’io di sapere che attorno a me ci sono persone pronte per aiutarmi a rialzarmi.”

Il padre aiutò il figlio a rialzarsi.

“Non potete continuare a pretendere da me cose che adesso come adesso non so se sono in grado di dare.” – chinò lo sguardo e si accarezzò la fronte in un gesto di puro sconforto.
Rialzò lo sguardo quando sentì Lucius posare una mano sulla sua spalla.
“Hai ragione, Hermione.”
Era la prima volta che la chiamava per nome.
“Ma tu sei una combattente nata e lo dimostra il fatto che tu sia qui, oggi, che io sia qui, oggi. Hai ragione nel volerti prendere del tempo ma quando prenderai una decisione, combatti per quella scelta.”
Le parole di Lucius furono un vero toccasana, perché se loro erano lì, se Lucius era lì in quel preciso momento, era solo perché lei era una combattente, perché quando si metteva in mente qualcosa la portava avanti fino a spuntarla su tutto e tutti. E sentire Lucius Malfoy incoraggiarla a non mollare fu la cosa più giusta che potesse mai sentirsi dire perché era stata lei ad avergli insegnato il coraggio di combattere per le persone che si amavano.
“Hai la mia parola, Lucius.” – disse Hermione, con lo sguardo fiero.
L’uomo annuì e poi la lasciò sola.




A casa, Hermione venne servita e riverita in tutto. Era davvero troppo sfibrata per tutta quella situazione che non si era opposta a farsi servire dagli elfi domestici quando sua madre o Albert, avevano impegni improrogabili.
Si era ridotta a rimanersene rintanata in camera, la stessa che aveva visto la sua forzata reclusione quando era stata “rapita” dai suoi veri genitori.
Mangiava e leggeva, leggeva e mangiava. Altro non sapeva che fare.
Oh, certo. E pensava.
Draco l’aveva subissata di lettere, tutte prontamente ritornate al mittente senza neppure aver staccato la ceralacca. Aveva ricevuto fiori, cioccolatini, pupazzetti di peluches – cosa che alle ragazze facevano piacere – ma anche lì tutto era tornato al mittente.
Aveva bisogno di tempo per pensare, senza pressioni esterne e con quell’atteggiamento Draco non l’aiutava di certo. Quando poi tornavano a casa, Albert e Myra erano la sua ombra. Si premuravano che mangiasse correttamente, che respirasse aria pulita e che si distraesse dai suoi pensieri.
L’unico che non si avvicinava a lei, un po’ per la presenza di Myra e Albert, un po’ perché quando lo vedeva Hermione diventava grande quanto un riccio, era Elthon.
Il fautore di tutto quel casino.
A Hermione si stringeva il cuore nel vederlo chinare il capo, e uscire dalla stanza in cui era lei per non aggravare la situazione, ma davvero non ci riusciva. Era più forte di lei.
Si era intromesso in una faccenda che non lo riguardava, aveva voluto pianificare la sua vita e scegliere cosa fosse bene o male per una persona che, con il suo curriculum di battaglie e decisioni alle spalle, sapeva fare questa distinzione senza l’aiuto di nessuno.
Era questo che forse le rodeva più di tutto: il fatto che non si fosse fidato di lei e del suo giudizio.

Tornata alla realtà, Hermione si ritrovò a giocherellare distrattamente con i piselli, mentre reggeva la testa con un pugno.
“Dovresti mangiare, sai?”
Si girò verso Blaise e gli sorrise stancamente.
“Non ho fame…”
“Sono quattro mesi che non hai fame.” – osservò Blaise.
Hermione sbuffò.
“Blaise, non iniziare.”
“Credi che arriverai agli esami in queste condizioni?”
Hermione sbuffò.
“Mi hai seccata.” – si alzò, catturando l’attenzione dei presenti, di uno in particolare. Uscì dalla Sala Grande, ignara che qualcuno la stesse seguendo.

Appena messo piede in casa, trovò Ginny e Blaise ad attenderla.
Fu Ginny ad andarle incontro per prima, piangendo per il sollievo nel rivederla sana e salva. Quando venne il turno di Blaise, per Hermione fu più difficile farsi abbracciare, non per pregiudizi nei suoi confronti, ma perché il moro le ricordava l’amicizia che aveva con Draco.
Andavano a trovarla quando potevano e cercavano di sollevarle l’umore per come potevano, evitando di tirare in ballo l’argomento Draco.

Erano stati molto gentili con lei, soprattutto Blaise che sembrava mortificato per l’atteggiamento assunto da Draco. Si sentiva quasi in colpa per il comportamento dell’amico, anche a causa di un certo discorso che aveva fatto a Ginny quando Hermione aveva confessato loro che sua madre era una Mangiamorte. Aveva lasciato l’amico e Hermione alla loro privacy e aveva detto a Ginny che se Draco l’avesse lasciata, le avrebbe spezzato le gambe.
Peccato che, sì, Draco avesse lasciato Hermione – seppur con tutti gli accorgimenti del caso – ma l’unica persona a cui voleva spezzare le gambe non era la ragazza, ma l’amico.
Perciò non seguì la ragazza, che aveva solo bisogno di starsene da sola e riflettere su tutta quella situazione.

Anche Draco la guardò uscire di gran carriera dalla Sala Grande e per quanto il cervello gli ordinasse di alzarsi e correrle dietro, le sue gambe sembravano incollate a terra.




Camminava a passo spedito verso il giardino. Doveva mettere più distanza possibile tra lei e… Malfoy. Si era ridotta a chiamarlo per cognome, pur di dimenticarlo.
Quando uscì, una leggera brezza primaverile le accarezzò il volto. Sembrò sentirsi meglio.
Era stanca, stanca dentro.
Quando alla mattina si svegliava, la prima persona che incontrava in Sala Comune era lui, quando andava a lezione, nessuno dei suoi compagni l’aveva aiutata, lasciandola vicina a lui, a pranzo era Albert che li divideva, anche se sentiva che erano ancora troppo vicini, la sera, quando saliva le scale per andare in camera lo vedeva uscire dalla camera di Pansy.
La prima volta che era successo aveva sentito letteralmente il sangue scendere dal volto fino ai piedi. Era entrata subito in camera sua e non era uscita per tutto il giorno, mettendo addirittura lo studio in secondo piano.
Il giorno seguente, Pansy andò da Hermione e le spiegò che se Draco era andato da lei era stato solo per parlare. Le credette, ma ogni volta che lo vedeva uscire dalla sua stanza era come ricevere un pugno nello stomaco.
E di notte… di notte non dormiva. E il letto matrimoniale non l’aiutava di certo. La mente andava sempre a quella notte di quattro mesi fa in cui aveva fatto l’amore con lui e si era scoperta una donna.
Si sedette pesantemente sui gradini. Era combattuta.
Da una parte voleva tornare indietro e baciarlo davanti a tutti, dicendo “la prima che lo guarda è morta!”, dall’altra non ci pensava minimamente a fare una cosa simile, perché il fatto che lui avesse rinunciato a lei così facilmente le aveva dato molto da pensare.
Quando si accorse chi si era seduto sugli scalini assieme a lei, fece un salto dallo spavento.
“Che diavolo ci fai tu qui? Vattene immediatamente!” – si alzò, ma lui si alzò con lei e le andò dietro in totale silenzio come un cagnolino bisognoso di attenzioni. Aveva uno sguardo terribilmente addolorato. – “Smettila di seguirmi!”
“Hermione, io…”
“VATTENE!”
Harry Potter si bloccò a metà strada.
“Non ho tempo di stare dietro a te! Non ho tempo di stare appresso a nessuno!”
Il Bambino-che-E’-Sopravvissuto avvertì un nodo alla gola molto doloroso.
“I-io…”
“Ma capisci quando la gente parla?” – iniziò a piangere. Tutto quello che era successo, tutta la stanchezza e lo sfinimento si fecero sentire in quel momento.
E avere il suo vecchio amico Harry davanti non fu certo di grande aiuto. Gli mancava, era inutile girarci intorno. Gli mancava immensamente e sapere che aveva rovinato tutto sia con lei che con Ginny per un motivo che non riusciva a capire fu doppiamente straziante.
“Sì…” – rispose lui, facendo cadere qualche lacrima.
Hermione si bloccò, credendo di avere le allucinazioni. Da quando Harry piangeva?
“Capisco, ma… mi dispiace di aver rovinato tutto, Hermione!” – poi, scoppiò a piangere, coprendosi il volto con le mani.
L’unica volta che Hermione aveva visto Harry piangere fu al Torneo Tre Maghi, quando Cedric morì.
“Harry?”
Il ragazzo non alzò la testa, non aveva il coraggio di guardarla in faccia.
“Mi dispiace, mi dispiace…” – continuava a ripeterlo.
E lei era sul punto di credergli.




Da lontano, Draco osservò impietrito tutta la scena. Doveva intervenire, ma qualcuno lo fermò per il braccio. Si girò di scatto e…
“Weasley, lasciami!”
“No.”
“Non lascio Hermione da sola con…”
Il sopracciglio corrucciato di Ginevra lo fermò.
“Seguimi, devo dirti una cosa.”
“Adesso? Tu devi dirmi una cosa adesso? In questo momento? Ora?”
“Sì, adesso. In questo momento. Ora.” – ripetè lei.
A malincuore, Draco la seguì.




Harry e Hermione si ritrovarono a passeggiare per i giardini di Hogwarts, come i vecchi tempi, anche se l’antica armonia era stata irrimediabilmente compromessa.
Il ragazzo non aveva smesso un secondo di piangere, ma almeno aveva smesso di singhiozzare. Hermione era palesemente a disagio, non parlava con lui da mesi ormai.




“Tu sai cos’è l’Anima Revelat Carmine, Draco?”
“Dovrei?”




“Non… non ho parole sufficientemente adatte per dirti come mi sento per come ti ho trattata, Hermione.”
La riccia lo ascoltò attentamente. Aveva un tono di voce molto diverso dalle scuse che aveva ricevuto all’inizio. Le sembrò sinceramente dispiaciuto.
“Nemmeno io, Harry.”
Il ragazzo la fermò per un braccio, e come se si fosse reso conto di aver osato troppo, ritrasse le mani e se le massaggiò, come se si fosse scottato.
Anche Hermione portò la mano sinistra sul punto in cui Harry l’aveva toccata. La sentiva bruciare.
“So… che non po-potrò mai recuperare ciò che c’era tra di noi, ma…”
Hermione si girò di scatto. Aveva già capito, dove volesse andare a parare.
“Cosa vuoi da me, esattamente?”
“Sa-sapere… se…”




“… è magia oscura, Draco.”
Il biondo corrucciò un sopracciglio.
“Rivela la vera essenza delle persone.”
Draco la guardò come un tempo: come un insetto da schiacciare. Gli stava facendo perdere del tempo, e lui non ne aveva da buttare in quel modo.
Poi, capì.
“Non sarà…?” – alitò, sconvolto.
“Sì.”




“Non credi di pretendere troppo?” – chiese lei. Notando che Harry era sinceramente dispiaciuto del suo comportamento, Hermione decise di non infierire, nonostante ne avesse tutti i diritti.
Harry non aveva smesso un secondo di macinarsi le mani.
“Sì, ma… mi manchi…” – pigolò lui.
“Anche se ti perdonassi, cosa che non so se riuscirò mai a fare, credo ci sarebbe un altro problema da affrontare.”
A Harry sembrò che Hermione gli stesse fornendo indirettamente la soluzione.
“Quale?”
“Il tuo amico Ron.” – specificò lei, puntandogli l’indice contro per avvalorare quanto Ron non facesse più parte della sua vita.
A Harry non sembrò più un problema. O per lo meno, un problema difficile da risolvere.
“Cioè?”
Hermione sbuffò, infastidita dal dover spiegare quell’ovvietà.
“Siete culo e camicia. Quello che dice uno lo dice l’altro, vivete in simbiosi.”
“No!” – esclamò lui. – “Io… io ho preso le… distanze da Ron.”
Se un attimo prima era sorpresa, l’attimo successivo lo stupore svanì.
“E quanto durerà? Una settimana? Quindici giorni? Un mese prima che tu torni a fare comunella con lui?”
Harry chiuse gli occhi, mentre alcune lacrime scendevano dagli occhi, borbottando qualche maledizione tra i denti, molto probabilmente rivolta a se stesso. Sì, un tempo sarebbe stato così.
“Non… non credo che tornerò a volere la sua compagnia.”
“E perché?”
“Perché lui non si è reso conto di ciò che ha fatto e credo che mai lo farà.”




Draco, invece, era preda del terrore. Ginny, invece, sembrava calmissima.
“Tu… questa non può essere la verità!” – disse, guardandola sgomento.
“Non ci ho creduto nemmeno io, all’inizio.”
Il biondo fece un salto.
“Lo sapevi? Da quanto?”
“Dal ballo di Hermione. Me lo ha detto Blaise perché ha origliato. Come al suo solito.”
Draco la guardò dall’alto in basso, incredulo. Non sapeva decidersi se essere furente con Blaise per non averglielo detto subito o indignato con la Weasley per la leggerezza con cui trattava l’argomento.
“E ti è andata bene così?”
“Non credere che ne sia stata felice anch’io, eh?”
Il biondo si passò una mano tra i capelli, sconvolto.
“Non ne sei stata felice? Eri innamorata di lui!” – obiettò Draco.
“Giusto. Ero.”
Draco iniziò a fare avanti e indietro nell’aula vuota. Non riusciva a crederci.
“Potevi tornare con lui!”
“Sì, potevo, ma se ci rifletti bene, capirai che non avrei fatto un bell’affare.”
Draco la guardò, sconvolto. Era convinto che quella ragazza fosse totalmente innamorata di Potter!
“E perché?”
“Perché Harry è chi in realtà ha dimostrato di essere in questi mesi. E onestamente credo di meritare di meglio.”
“Ma se Silente non avesse usato quell’incantesimo, Potter non avrebbe mai dato sfogo alla sua vera natura!”
“La vera natura delle persone, prima o poi, salta sempre fuori. Rinnegarla, alla lunga, porta le persone a vivere male.”
“Io… non ti capisco… lo amavi!”
“Continui a centrare il punto della situazione. Lo amavo, passato. Amo Blaise, presente. E futuro.” – specificò.
“Cazzo… se Hermione lo viene a sapere non mi vorrà più vedere!” – disse, comprendendo la gravità della situazione, se Hermione avesse scoperto quel particolare.
“Perché?”
“Vorrà stare tutto il tempo con Potter!” – sbottò, stizzito dal dover spiegare quell’ovvietà.
“Hermione è intelligente. Capirà.”
Draco era allibito. La faceva facile lei che c’era già passata, ma Hermione?
“Non… non capisco se vuoi che glielo dica o meno…”
“A te la scelta. Blaise me lo ha detto, dopo un bel po’, però.”
“Che hai fatto?” – ebbe quasi timore a porgere quella domanda.
“Volevo lasciarlo.”
Draco sbiancò.
“Ma… ma…”
“Ma se fossi in te, non le direi niente.”
Draco era allucinato. Quello doveva essere per forza di cose un universo alternativo, perché era impensabile che Ginevra Weasley gli avesse appena suggerito una cosa che nemmeno un Serpeverde avrebbe fatto.
“Conosco Hermione, presuntuosamente molto bene. Adesso sta passando un brutto periodo, no? Le serve tempo per capire ciò che sta accadendo attorno e dentro di lei.”
“Cosa mi stai dicendo? Puoi essere più chiara, per favore?”
“Hermione ha bisogno di impegnarsi con tutte le sue forze per negare qualcosa, per poi capitolare e rendersi conto che non ne può fare a meno. Ho il sospetto che sarà così anche per voi.”
“Non puoi sapere come sarà il futuro!” – obiettò Draco.
“Lo so, ma so com’è fatta Hermione. Non dirle niente, Draco. Dimenticati tutta questa storia. Io te l’ho detto perché era giusto farlo. Ha già sofferto abbastanza. Non toglierle quell’ultima certezza: potrebbe esserle troppo dannoso.”
“Quale certezza?”
“Di aver combattuto per qualcosa, di aver affrontato Voldemort e combriccola per salvare l’amore di Silente. Se venisse a sapere che quello che lei riteneva essere l’incarnazione dell’amore è in realtà uno sporco egoista che non esita a sacrificare una vita per i suoi affari, la annienterebbe per sempre.” – Ginny si girò e se ne andò, lasciando Draco da solo.
E con una bella gatta da pelare.




“Harry, rimane il fatto che per te è un fratello. La sua famiglia ti ha accolto in casa, nonostante non ne fossi parte effettiva. Questa cosa alla fine peserà sulla tua decisione.”
Harry scosse la testa.
“Non la farò pesare, te lo prometto!”
Hermione sbuffò, comprensiva.
“Non peserà i primi tempi. Poi…”
“Poi troverò un lavoro! Avrò una casa tutta mia! Avrò una famiglia tutta mia!” – urlò, convinto che le sue urla potessero convincerla di più. – “Continuerò a vedermi con Molly e Arthur, ma Ron sarà fuori dalla mia vita! Io, a te, ti ci voglio dentro!”
Hermione sentì gli occhi pungerle. Quanto voleva crederci? Tanto, troppo e disperatamente, ma come faceva a sapere che Harry non l’avrebbe pugnalata nuovamente alle spalle? Sgranò gli occhi quando lo vide inginocchiarsi. Controllò in giro, ringraziando Merlino che nessuno fosse nei paraggi in quel momento.
“Non sono così stupido da chiederti di ricominciare da dove abbiamo lasciato. Sarei stronzo e ipocrita. Ti chiedo solo di ricominciare daccapo. Io e te. Hermione ti prego… in nome di quello che c’è stato un tempo, ti chiedo solo una possibilità! L’ultima!”
Hermione sentì il labbro inferiore tremarle.
Cazzo se voleva dargli una possibilità!
“Io… io credo…”
“Ti prego…” – si mise a carponi.
“Harry, diamine, alzati!” – esalò Hermione, con il ragazzo avvinghiato alle sue gambe.
“Non finché non mi dirai che ho qualche possibilità di tornare a parlarti!”




Quando Draco uscì sul porticato, vide Hermione chinata a terra che abbracciava Potter.









Da quel giorno, Draco e Hermione si allontanarono definitivamente. O più precisamente, Hermione si staccò da Draco e anche un po’ dal fratello. Per Albert non ci furono grossi problemi: Potter non avrebbe mai potuto competere con lui, semplicemente perché lui era suo fratello. Hermione gli aveva detto che Harry chiedeva un’ultima possibilità e lei, dopo sei lunghi anni passati a Grifondoro, ricordava ancora qualcosina degli insegnamenti di quella casa e aveva deciso di dargliela.
Era passato un mese esatto e quel giorno, per Harry, era festa nazionale.

“Buon giorno!”
Hermione si girò e gli sorrise. Il suo sorriso si ampliò quando tra le mani del ragazzo vide un pacco con un fiocco rosso argento.
“Buon giorno a te, Harry. Cos’è?” – chiese, prendendo in mano il pacco che il ragazzo le porse.
Harry si sedette accanto a lei nel banco che divideva con Malfoy. Sapeva che l’amica – gli piaceva definirla così nella sua mente – arrivava sempre con qualche minuto d’anticipo e aveva colto la pluffa al balzo per darle subito il suo regalo di mesiversario.
“Un regalo per te.”
Hermione accarezzò il fiocco. Le era sembrato che la sua nuova casa di appartenenza non gli pesasse più di tanto, visto che ogni cosa che faceva cercava di mettere in mezzo i colori verde e argento o fare paragoni – il più delle volte positivi e con non poco sforzo – verso la sua casata. Lo apprezzò veramente tanto, segno che Harry si stava impegnando seriamente per cercare di rimettere a posto le cose.
“Questo l’avevo capito, ma perché?” – anche se non capiva il motivo del regalo, Hermione prese il pacco e iniziò a scuoterlo, ponendo l’orecchio su di esso, come ogni buon curioso che si rispetti.
“Per il nostro primo mesiversario.”
Hermione lo guardò perplessa e divertita.
“Per il nostro cosa?”
“Mesiversario.” – ripeté lui convinto. – “Un mese fa mi hai dato una seconda occasione.”
Per Hermione fu impossibile trattenere un sorrisone.
“Non dovevi!”
“Allora me lo riprendo.” – le tirò via il regalo dalle mani, ma lei fu più lesta a trattenerlo.
“No!” – disse, ridendo. – “Aspetta che lo apro.” – Hermione scartò il regalo con foga, perché era troppo curiosa. Quando vide cos’era il suo regalo sbiancò. – “Harry, ma…”
“So che l’avevi sempre voluto, perché è l’edizione più completa.”
“Non… non dovevi! Grazie!” – lo abbracciò con un braccio, mentre l’altro reggeva il suo tomo di millecinquecento pagine di Antiche Rune, un’edizione speciale che aveva una tiratura di sole cento copie. Quel libro, praticamente, avrebbe potuto sostituire tutti e sette i libri, poiché era il più completo.
“Figurati. Scusa, adesso vado che entra la McGranitt.”
Hermione annuì distrattamente, mentre con la mano accarezzava la copertina.
“Ok.”
Due secondi più tardi entrò Draco e si sedette al suo banco.
“Ciao.” – salutò lui.
“Ciao.” – rispose lei, a disagio.
Ormai si erano ridotti a quello.
“Un nuovo acquisto?” – chiese, mentre estraeva il necessario per la lezione.
Hermione lo ripose nella borsa. Era quasi invidiosa che Draco lo potesse vedere. Era una cosa solo sua!
“Un regalo.” – non sapeva perché lo facesse, ma le risposte che gli dava erano esclusivamente frecciatine. In quel poco tempo che erano stati insieme, il ragazzo si era dimostrato molto geloso e molto possessivo nei suoi confronti e ogni ragazzo che si soffermava a guardare Hermione per un periodo di tempo che andava oltre il mezzo nanosecondo, veniva automaticamente incenerito.
Che poi le cose fossero andate com’erano andate, era un altro paio di maniche. Fatto sta che a Hermione veniva automatico lanciare quelle risposte. Non sapeva perché, forse per suscitare una sua reazione, davvero non lo sapeva. Lei per prima non lo voleva più vedere, ma allo stesso tempo sperava di cogliere qualsiasi segno da parte sua che le facesse sperare in un pentimento o qualsiasi altra cosa che le avrebbe fatto capire che lui la volesse indietro.
“Di Albert?”
Ma niente. Draco sembrava aver rinunciato a lei definitivamente. Da una parte lo capiva: suo padre aveva usato tutta la sua arte oratoria di Auror per minare la sua autostima, riportando a galla errori e scelte che il biondo aveva compiuto più per errati insegnamenti che per convinzioni vere e proprie, ma aveva sperato che da parte sua vi fosse qualcosa di più solido, qualcosa che gli avrebbe fatto alzare la testa e dire “ma vaffanculo! Hermione è mia!”. Avrebbe perfino tollerato che mandasse a quel paese suo padre, purché le dimostrasse di tenerci a lei.
Invece, alla prima occasione aveva mollato.
Quel suo disinteresse la faceva star male, malissimo. Sembrava non curarsi più di lei. Pur di vedere quella reazione, che in realtà aspettava più di quanto potesse immaginare, si fermava a chiacchierare con i ragazzi del suo anno, elargiva sorrisi a destra e a manca e, talvolta, si era ritrovata a flirtare sottilmente con McLaggen. Poi si era accorta che stava risultando patetica e aveva smesso.
“No.”
“Capisco. Senti scusa, posso usare il tuo inchiostro? Il mio me l’ha finito Blaise.”
Hermione gongolò dentro di sé. Usare la stessa boccetta d’inchiostro significava sfiorarsi accidentalmente le mani. Allora lui provava ancora qualcosa per lei!
“Sì, nessun problema.” – rispose lei, noncurante.
Draco non ringraziò. Non era nella sua natura.
Quando la McGranitt entrò, salutò gli studenti e si accinse a spiegare la lezione. Passeggiò tra i banchi, spiegando come la Trasfigurazione si sia evoluta nel tempo, l’utilizzo improprio che a volte ne era stato fatto e via dicendo.
Per tutta l’ora, Draco non si avvicinò mai alla boccetta d’inchiostro quando c’era la mano di Hermione. La ragazza iniziò a pensare di essere veramente una stupida. Cos’era? Adesso anche la sua vicinanza la schifava? Era tornata ad essere la schifosa mezzosangue?
Trattenne le lacrime per puro miracolo, anche se aveva una gran voglia di piangere.

Ginny, seduta sulla stessa fila di Draco e Hermione, guardò con crescente disappunto il comportamento di Draco e ragionò su quello totalmente sbagliato di Hermione.
Uno la ignorava, l’altra faceva di tutto per catturare la sua attenzione. Quando si girò per tornare a scrivere, incrociò lo sguardo del suo ragazzo. Gli sorrise, ma scosse la testa e indicò con un cenno veloce del capo la coppia-che-scoppia. Il moro annuì concorde.




Quando suonò la campanella che decretò lo stacco per il pranzo, molti sospiri di sollievo riempirono l’aula di Trasfigurazione.
“Andiamo a pranzo insieme?”
Hermione sorrise.
“Scusa Ginny, ma voglio portare in camera questi libri. Ci vediamo più tardi, ok?”
“Sì, d’accordo.” – si girò e si scontrò contro il suo ragazzo. Sorrise sorniona. – “Mi scusi, non l’avevo vista.”
“Mi piace quando mi dai del lei.” – disse Blaise, baciandola con languore.
In quel momento passò Harry. Provò un vero colpo al cuore quando vide la sua Ginny ridere e baciarsi con qualcuno che non fosse lui. Ginny ricambiò lo sguardo e con un leggero cenno del capo lo salutò. Blaise si girò di scatto, fulminando con lo sguardo l’intraprendente che aveva osato guardare la sua ragazza.
Gli venne un mezzo colpo quando vide che era Potter. Guardò la sua ragazza, che gli sorrideva felice.
“Vuoi farmi morire?”
Ginny gli allacciò le braccia al collo con molta, troppa sensualità.
“Sarebbe un’idea…” – sussurrò a fior di labbra. – “… così giochiamo al paziente e al dottore.”
Blaise chiuse gli occhi e sorrise divertito. Quella ragazza sarebbe stata la sua rovina!
“Ginny?”
“Mmmm?”
I piccoli baci a stampo che gli stava dando erano molto pericolosi.
“Stai rischiando…”
“Hai sempre detto che con te sono al sicuro…”
Blaise si chiese perché le donne dovevano essere così maledettamente abili nel ribaltare le frittate.
“Blaise?” – mugulò lei, facendolo eccitare a dismisura.
“Cosa?” – pigolò lui, con un’erezione nei pantaloni che minacciava di esplodere.
“Ho voglia…”
“Oh, Merlino benedetto!” – esclamò eccitato e sgomento il ragazzo che, con un incantesimo non verbale, chiuse la porta.









“Ancora?!?”
Hermione era a dir poco sbigottita. Non riusciva a capire chi cazzo era lo stronzo-barra-coglione che continuava a mandarle quei fottuti bigliettini!
E benvenuta, modalità scaricatore di porto on.
Quella storia andava risolta! Come se non avesse abbastanza gatte da pelare, adesso si aggiungeva un coglione che entrava indisturbato in camera sua!
Sul letto, attaccato ad un mazzo di rose rosse, c’era un bigliettino, come al solito.
“Tutto.” – lesse Hermione. – “Ma tutto che, porca miseria?” – era frustrata.
Ogni mazzo che le arrivava, era accompagnato da un bigliettino. Non c’era scritta una frase normale come ogni biglietto che si rispetti, corredata da una firma, no! Quel cretino doveva essere un decerebrato mentale perché ogni singolo biglietto inviatole recava solo una parola.
Come per i precedenti, prese il biglietto e lo buttò nel cestino e poi scese in Sala Grande per il pranzo.
Era stufa marcia.









Blaise arrivò praticamente insieme a lei.
“E tu da dove arrivi?” – chiese Hermione. Lo guardò divertita quando vide lo stampo di un rossetto sulla sua camicia.
“Da…”
“Dì a Ginny di togliersi il rossetto la prossima volta.”
“Cazzo…” – fece Blaise, mentre cercava con la mano di tirare via la prova.
Gratta e netta. Ecco fatto.”
“Grazie.”
Era strano trovarsi davanti a Blaise dopo che l’aveva trattato in quel modo.
“Blaise, senti…”
“Non ti preoccupare.”
“No, davvero. Mi dispiace per come ti ho trattato. Non lo meritavi.”
“Ti ho detto di non preoccuparti. Una cosa però…”
“Cosa?”
“Non ti importa davvero più niente di lui?”
Il silenzio di Hermione parlò da solo.
“Hermione, non credi che dovresti…”
“No.” – disse decisa. – “Blaise, io non conosco il suo passato. Non nei dettagli, per lo meno. Ma Albert mi ha detto che non ha avuto una vita facile, anche se era ricco sfondato.”
“Allora perché…”
“Perché io l’ho accettato per quello che è.” – disse, con gli occhi lucidi. – “Credevo… credevo che l’avesse capito, lo speravo. A me non importa se ha il Marchio Nero e non m’importa che gli abbiano ordinato di uccidere Silente. Quando stavamo insieme, ha cercato di dimostrarmi che era diverso, che non era solo un Malfoy, ma che era anche Draco. Mio padre è stato davvero meschino: gli ha sbattuto in faccia i suoi errori, senza tener conto del fatto che stava cercando di porvi rimedio. Ma lui non ha fatto niente.” – alcune lacrime le rigarono il viso. Aveva un respiro calmo e la voce ferma, ma nonostante questo piangeva. Era come se avesse fatto le prove per arrivare a quel risultato. – “Ha… ha permesso che qualcuno si frapponesse tra me e lui. Mi ha dato quasi l’impressione che non vedesse l’ora.”
Blaise sgranò gli occhi.
“Questo non lo devi nemmeno pensare! Tu… tu non hai idea di quanto quel ragazzo ti ami!”
“E perché non me lo ha dimostrato, allora?” – aveva la risposta sempre pronta, la piccola Hermione. – “Perché minacciare inutilmente a destra e a manca dei ragazzi che mi chiedono un chiarimento su un compito, ma al momento giusto… non ha fatto niente?”
“Hermione… mi dispiace per quello che stai passando, davvero. Ma chiediti una cosa: sei davvero disposta a passare una vita senza di lui per mantenerti coerente nei tuoi pensieri?”
La ragazza sgranò gli occhi.

“Stando al tuo ragionamento, tutti noi siamo ipocriti, Draco, ma ogni giorno milioni di persone cambiano idea, tornano sui propri passi, modificano la loro opinione… cos’è? Dobbiamo smettere di parlarci per essere coerenti con noi stessi? Ma cosa otterremmo? Nessuno parlerebbe più con nessuno e saremmo solo un branco di singoli individui. E io… voglio qualcosa di più di questo.”

Questo gli aveva detto dopo che lui aveva iniziato quel discorso sul perché avevano iniziato a parlarsi civilmente. Era stato dopo il ballo e lei gli aveva dato appuntamento alla Torre di Astronomia.
E poi l’aveva baciata.
Se ci ripensava, vibrava tutta.
Senza volerlo, Blaise la stava facendo ragionare. Come poteva pretendere di fare la morale agli altri quando lei per prima non metteva in pratica i suoi stessi insegnamenti? Beh, perché è molto facile fare i maestri quando si tratta degli altri. Il problema sorge quando si viene coinvolti in prima persona.
Eppure, ancora non riusciva a sbloccare quella situazione. Se solo avesse visto un qualsiasi movimento da parte del ragazzo non ci avrebbe pensato su due volte, ma con la calma piatta che c’era nell’aria non voleva rischiare di fare un passo per poi sentirsi dire “beh, è stato bello finchè è durato”. No grazie.
Non ci teneva proprio.
“Scusami con Albert, ma mi si è chiuso lo stomaco.”
Blaise annuì. Era certo che Hermione avrebbe fatto la cosa giusta. Era solo questione di tempo.
Sperando solo che non sarebbe stato troppo tardi.









Note di me:

Arrivati a questo punto, sarei veramente curiosa di vedere le vostre facce.
HAHAHAHAHA!
Ognuna di voi era assolutamente certa/o che lo spoiler riguardasse Hermione che urlava contro Draco o Elthon.
Spiacente, era Harry.
Torno alle note iniziali, in cui quando vi chiedevo di tenere d’occhio Harry e voi avete fatto l’esatto opposto. Io cerco anche di darvi le imbeccate, ma proprio non riuscite a vederle, eh? ^____________________________^

Vabbè, dai…
Questa volta, niente sviluppo dei punti principali del capitolo. Voglio vedere se siete state attente, che la volta prossima interrogo. ù_ù
*callistas perde tutti i lettori ç_ç*

Rimane comunque il fatto, che spero che il capitolo vi sia piaciuto, dispiacendomi nel comunicarvi che manca veramente poco alla fine di questa storia. Mi piange il cuore…

Comunque, la parola fine non è ancora stata scritta e prima di arrivare a scrivere quelle quattro lettere in fila, vi lascio il prossimo spoiler.

Harry si avvicinò a lei, lentamente. Fu lo sguardo a metterla in allerta.
“Ha-Harry?”
“E poi solo un pazzo non ti vorrebbe al proprio fianco.”
Sgranò gli occhi quando sentì le braccia di Harry avvolgerle la vita.

‘azzo…
Che diavolo sta facendo Harry-Che-Cazzo-C’entri-Potter?
Vuole Hermione?
Mah…

Buona logorante attesa, callistas.
^_________________________________________________________________^
  
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