I giorni a casa di Takahiro trascorrevano lentamente.
La città era completamente vuota, la neve aveva impedito a molti di uscire.
All'insaputa di Misaki, suo fratello sarebbe partito a breve per New York a causa di una conferenza, e il raqgazzo si trovava quindi a casa di Takahiro ma senza di lui.
A tenergli compagnia erano solo la cognata e il nipotino, che non gli dava tregua, permettendogli di stare solo unicamente la sera, quando il piccolo si addormentava.
Quelle notti furono difficili. Stranamente a Misaki mancava la vicinanza di quel corpo caldo che lo abbracciava, le suadenti labbra che gli sussurravano parole imbarazzanti all'orecchio, le loro mani che si stringevano e le sue dolci carezze.
Gli costava ammetterlo ma gli mancava Usagi-san. Gli mancava terribilmente. Gli mancavano quei semplici gesti che ormai Misaki considerava d'abitudine.
Per l'ennesima volta si asciugò le lacrime che colavano lungo le sue guance.
« A quest'ora staranno festeggiando per la portata a termine del nuovo manoscritto e nessuno si è nemmeno preso la briga di informarmi riguardo a nulla. E io, che gli avevo anche comprato dei cioccolatini » .
Così facendo afferrò la busta impacchettata, tentando di aprirla. Con tutto quello che avrebbe mangiato alla festa, non gli sarebbero certo mancati i suoi stupidi dolcetti.
Era mezzanotte passata, e il cioccolato la sera non lo aiutava certo a dormire, ma non ci sarebbe riuscito comunque.
Sentì ancora quella strana suoneria. Il cellulare suonava un'altra volta. Lo lasciò squillare per cinque o sei volte, prima di decidersi a rispondere.
« Finalmente qualcuno si è degnato di telef..»
« Misaki, devi correre qui!! Usagi-san è... Usagi-san è... Ti prego, corri!»
Si sentì la testa completamente svuotata. La voce disperata di Aikawa-san gli rimbombava in testa. Non sentiva più il pavimento sotto i piedi. Gli crollarono le ginocchia.
Fissò il cellulare, incredulo.
Non era possibile.