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Autore: HamletRedDiablo    22/02/2012    2 recensioni
"No, il Conte non aveva intenzione di andarsene senza gloria e senza rumore. Avrebbe dato vita al più straordinario ballo che il mondo degli assassini avesse mai visto: le note dei violini sarebbero state sostituite dallo stridio dei pugnali, i candelabri dalla luce riflessa sulle pistole. E avrebbero danzato, tutti gli accoliti della Nera Signora, si sarebbero agitati in quella giostra che lui aveva azionato per il suo ultimo divertimento."
E mentre le mille gocce di sangue scorrono, un Corvo e un Rubino si incontreranno di nuovo.
Ma non saranno i soli a muoversi in quel mondo torbido...
[SebastianGrell][WilliamGrell][WilliamNuovoPersonaggio][UndertakerLau (accenni)]
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, Undertaker, William T. Spears
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Bloody Waltz'
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Quarta Goccia – Bordello

Sottilissime volute di fumo ondeggiarono flessuose attorno al suo viso, lo sfiorarono appena con pudica sensualità, e si dissolsero con eleganza, fondendosi con l’aria.

Ah, se solo le sue ragazze avessero imparato da quelle spire voluttuose.

Nella sua casa di piacere venivano radunate giovani provenienti dai ceti sociali più diversi: non era raro che, ad una cortigiana bene addestrata, si accompagnasse una rozza contadina venduta dai genitori senza soldi.

Il cinese rovesciò i moncherini di tabacco battendo per tre volte il narghilè sullo spigolo del bancone.

I clienti entravano nel suo locale per essere intrattenuti da donne sofisticate, non per essere fissati come stupratori da delle gatte selvatiche.

Fortunatamente, nel suo ammaliante esercito, splendevano alcune perle di rara bellezza.

Era proprio una delle sue gemme ad avere attirato il ritroso signore appena entrato.

«Bentornato» lo salutò cortese, badando bene di non chiamarlo per nome: meglio non ricordare ai clienti di avere una reputazione, al di fuori delle porte intarsiate di quell’edificio. Non erano in molti a gradirlo.

L’uomo non gli rispose; si limitò a scoccargli un’occhiata fredda da dietro gli occhiali.

La pipa ruotò su se stessa, indicando le scale.

«Conoscete la strada. E’ libero, adesso» lo informò, socchiudendo gli occhi scaltri.

Il rumore dei passi sui gradini fu la risposta alla sua informazione.

Quel cliente era silenzioso in modo davvero singolare.

Non lo aveva mai sentito emettere un verso, come se ogni minimo orpello di quel posto lo disgustasse.

«Eppure continua a tornare qui…» rifletté, appoggiando l’imboccatura d’oro alle labbra. «Possibile che basti una perla perché anche un simile cavaliere si getti nel fango?»

Lau si strinse nelle spalle.

Bastava che pagasse il tempo trascorso con il suo fiore esotico.

I tormenti altrui non erano affar suo. Solo i soldi.

 

Quinta Goccia – Prezioso

Passò le dita sulla seta bronzea delle guance, si lasciò intrappolare dal dolce magnetismo delle iridi ambrate.

Farlo lavorare in un postribolo era come lasciare che un diadema sprofondasse nella melma di un porcile.

Il tessuto liscio del kimono produsse un morbido fruscio quando il ragazzo fece perno sulle ginocchia per cingergli il collo con le braccia.

Amber era molto apprezzato tra i frequentatori del bordello: le terre orientali in cui era nato avevano lasciato il loro ricordo nella fisionomia esile del ragazzo, nei suoi occhi a mandorla e nel suo accento cedevole. I signori di Londra trovavano estremamente attraente l’idea di poter assaggiare la cultura nipponica nel loro piovoso paese, senza intraprendere faticosi viaggi in nave.

L’esotica bellezza del giovane e la sua raffinatezza, così diversa dal rigido galateo inglese, avevano fatto sì che la lista dei suoi clienti si allungasse a dismisura.

Serrò le dita sui suoi fianchi, infastidito da quei pensieri.

«C’è qualcosa che ti preoccupa, vero?» notò in un inglese ammorbidito dalle tonalità residue della sua lingua madre. «Sei teso…»

«Ho deciso di partecipare alla sfida del Conte» replicò William, passando le dita tra i lunghi capelli mogano del ragazzo.

Le ampie maniche del kimono volteggiarono quando il giovane lo scostò bruscamente.

«La sfida del Conte? E’ una pazzia!» esclamò.

«Sai di cosa si tratta?» si sorprese William. «Non è una notizia che dovrebbero conoscere le persone oneste…»

Una tristezza rassegnata si cosparse sulle labbra di Amber quando questo le tirò in un sorriso spento.

«Dimentichi che io non sono un comune cittadino. Me l’ha raccontato un cliente» rispose, pettinando le ciocche lucenti con le dita.

William sistemò gli occhiali, indignato. Chi era lo sconsiderato che faceva girare una simile voce nei quartieri di piacere?

«Cosa ti ha raccontato esattamente?» volle sapere, inchiodando con i suoi occhi quelli del ragazzo perché non potesse sfuggirgli.

«Il Conte ha detto che chiunque riuscirà ad ucciderlo diventerà il suo erede. E, in quanto tale, potrà appropriarsi di tutti i suoi possedimenti» Amber sospirò e sistemò i capelli raccogliendoli sulla spalla destra. «Ma è un suicidio: il servitore del Conte è un diavolo d’Inferno.»

«Il servitore?» Will aggrottò la fronte per la sgradita sorpresa. Due della Corporazione Ovest non avevano fatto ritorno la sera prima, perciò si era sparsa la voce che il Conte si fosse dotato di un piccolo esercito personale per insaporire la sfida.

«Pare che sia un solo uomo a fargli da guardia» riferì Amber.

William spinse gli occhiali verso la radice del naso, meditabondo.

Sapeva che, per vincere il Conte, doveva studiare un piano di attacco eccellente… ma non si aspettava una simile novità.

Una mano di velluto gli si appoggiò sulla guancia.

«Will-san, perché vuoi quel premio così disperatamente?»

 

Sesta Goccia – Luna Rossa

Le stelle notturne disegnarono una trapunta di riflessi argentati sui suoi capelli.

Lau Tare inspirò a fondo, gonfiandosi i polmoni di aria gelida.

«Non dovrebbe fidarsi dei sentimenti di un ragazzo che vende se stesso» rifletté, rivolto alla luna. «Chi vende il proprio corpo, vende anche la propria fedeltà.»

Il vento serale sembrò annuire, gonfiando la seta della sua veste.

«Evidentemente, il suo bel faccino è l’arma migliore per dissolvere il raziocinio umano.»

Sogghignò, sardonico.

Aveva fatto bene ad accettare Amber nel suo locale.

Altrimenti non avrebbe mai potuto sapere quella cosa.

«Oh» osservò, facendo girare il narghilè con un gioco di dita. «La luna è ancora rossa…»

Nel suo vero mestiere, era essenziale saper decifrare i segnali, anche i più piccoli. Anche quelli apparentemente inesistenti.

L’astro immacolato ricambiò il suo sguardo, candido.

La superficie perlacea poteva ingannare gli altri, ma non lui: anche quella sera, la luna grondava sangue.

«Mi chiedo chi sarà, questa notte, ad essere accompagnato dal Conte dello Stige» si domandò.

La luna restò muta, ma Lau non ci fece caso.

Non era da lei che aspettava risposta.

«Davvero spietato…» esalò, accendendo la lunga pipa.

Ma nemmeno la volta celeste seppe a chi si stesse rivolgendo.

 

Settima Goccia – Ritorno

Lo avrebbe liberato.

La decisione era germogliata assieme alla consapevolezza di provare qualcosa per la prostituta orientale.

Era per quel motivo che voleva i tesori del Conte: con quelli avrebbe potuto pagare il riscatto a Lau e liberare Amber.

Che senso avrebbe, Will-san? Anche se tu sciogliessi i lacci che mi legano al padrone di questo posto, non sarei comunque libero.

William si fermò a lato della strada, ricordando le parole del giovane.

Lavori come i nostri, Will-san, marchiano l’anima. Anche se io risultassi un cittadino comune sulla carta, per il resto del mondo sarei un rifiuto che scimmiotta un essere umano.

Amber sapeva essere davvero demotivante, quando si impegnava.

Will-san, se andrai dal Conte morirai. Preferisco che tu possa venire a trovarmi mentre sono prigioniero piuttosto che saperti morto nel tentativo di farmi uscire da qui.

Non lo aveva toccato nemmeno quella volta.

Non voleva prenderlo su quel letto, in quella stanza, come tutti coloro per cui Amber non era altro che un bel corpo accogliente.

Lo avrebbe rispettato, al contrario dei clienti che pagavano per abusarne.

Era il primo passo per far capire ad Amber di essere ancora un uomo, e non un oggetto.

Si fermò per un istante davanti alla porta di casa, in ascolto.

Rapido, si chinò ad estrarre la pistola dalla fondina nascosta sulla caviglia, ed entrò con uno scatto, puntando l’arma alla sua destra.

«Questa è violazione di domicilio» notificò alla persona che teneva sotto tiro.

«E questo è tentato omicidio, Will» rise l’ombra, componendosi nelle sembianze di un ragazzo dai lunghi capelli vermigli. «Non sei cambiato affatto. Pragmatico come sempre.»

William impiegò qualche secondo ad accordare la realtà con i suoi ricordi.

Il rubino dei capelli e lo smeraldo degli occhi erano quelli che rammentava, e perfino la voce da teatrante, lievemente arrochita dal tempo che era passato.

Ma era impossibile che lui fosse ancora vivo. La Corporazione Est aveva divulgato la notizia secondo la quale Rubino era stato condannato per tradimento e ucciso dal Corvo, un anno prima.

L’altro parve intuire i suoi pensieri: con un movimento ancheggiante si portò fuori dal mirino puntato alla sua testa, e scivolò di fianco a lui.

«L’Inferno non è un posto movimentato come dicono, così sono tornato.»

Grell inclinò la testa per appoggiare la nuca alla spalla del collega e ghignò:

«Hai sentito la mia mancanza, Will?»

 

Ottava Goccia - Informazioni

«Ma che sorpresa! Pensavo non abbandonaste mai la vostra bottega!»

La risata raspò la gola dell’uomo nell’uscire.

«Posso ancora muovermi, al contrario della gente che mi viene affidata» replicò il becchino.

Lau liberò nell’aria una consistente spirale di fumo prima di concedergli l’onore di una risposta:

«A cosa devo la vostra visita?»

«Ho bisogno di alcune informazioni» dichiarò Undertaker.

«E per quale motivo le venite a cercare qui?»

«Perché voi, Lau Tare, siete l’informatore più fornito di tutta la malavita inglese»

Quell’affermazione convinse il cinese a distogliere l’attenzione dalla sua pipa, che venne infilata nella cintura elastica.

«Non vi si può proprio ingannare, signor becchino» si congratulò Lau, infilando le mani nelle maniche della tunica orientale.

Un sorriso vagamente sadico torse le labbra ceree dell’uomo.

«Non si vive per tanti anni nella Gilda senza imparare qualcosa» recitò.

«Cosa volete sapere?» domandò Lau.

«Chi è il servo del Conte?»

Gli occhi del cinese si schiusero per fissare il becchino dai loro recessi onice. Uno scintillio malizioso accese la loro superficie tenebrosa prima che Lau replicasse:

«Mi dispiace, signore. Questa informazione è troppo preziosa.»

La delusione decolorò il volto pallido del tetro individuo.

«Oh, via, non fate quella faccia» lo rincuorò canzonatorio Lau. «Non posso rivelarvi la sua identità… ma posso svelarvi molti altri segreti su quella magione.»

Un ciuffo di frangia argentata si scostò, rivelando un occhio smeraldino dilettato dal sospetto.

«E voi come li avete appresi?» chiese, avvicinandosi al profilo pulito dell’orientale.

«Non rivelo mai le mie fonti, signor becchino» ribatté sicuro Lau, allontanandosi nella stessa misura in cui il becchino si era avvicinato.

Vincere contro Lau Tare era un’impresa persa in principio: era nato e cresciuto nel mondo delle spie, e non avrebbe commesso neppure uno dei passi falsi che avevano portato tanti alla gogna. Svelava i segreti altrui senza pietà e custodiva i propri gelosamente: qualunque notizia poteva decretare la vita o la morte di una persona. Solo il meglio informato poteva penetrare le corazze dell’avversario e vibrare il colpo mortale.

«Vi basterà fare le domande giuste» lo incoraggiò Lau.

Il cinese raccolse con una mano le pesanti pieghe della tenda scarlatta alla loro destra, rivelando una stanza nascosta dal panneggio rubino.

«Seguitemi» lo invitò, sparendo nella penombra della camera.

Il becchino lo seguì, pregustando il divertimento.

Era soprattutto grazie a Lau Tare che la noia non lo aveva ammuffito in quel tempo di attesa.

 

Nona Goccia - Biglietti

La ceralacca nera si raffreddò nel marchio del Conte dello Stige.

«Hai completato il censimento

«Sì, Lord.»

«Molto bene. Allora sai qual è il tuo lavoro.»

Il suo servitore si caricò delle lettere che giacevano sulla scrivania e si defilò nei corridoi della villa.

Ciel attese che anche l’ultimo eco fosse svanito prima di lasciare che la stanchezza lo vincesse. La poltrona lo abbracciò materna quando le ginocchia cedettero.

La sua guardia era un uomo capace, altrimenti non lo avrebbe voluto al suo servizio. Ma non poteva dire di fidarsi di lui: quei suoi silenzi lo mettevano a disagio.

Nessuno progettava omicidi ad alta voce. Per questo il suo mutismo a volte lo inquietava.

Doveva fare molta attenzione a nascondere il suo timore: quell’uomo era un demonio, e non avrebbe esitato a sfruttare i punti deboli altrui, nemmeno quelli del suo stesso padrone.

Scosse la testa, pensando ad altro.

Dopo che una sfilata di novellini era stata macellata sulle gradinate della sua villa, aveva deciso di prendere quella sfida tra le sue mani.

Che fossero gli assassini più valenti a rivaleggiare per le sue ricchezze.

E non avrebbero potuto sottrarsi in alcun modo alla competizione che aveva in mente per loro.

«Come sempre, amica mia, sto per farti avere delle prede succulente. Spero che apprezzerai.»

Un alito artico gli sfiorò il braccio.

Come sempre, la Signora con la falce era d’accordo con lui.

 

Mille gocce di sangue

Per vederne scorrere altre mille.

E altre mille ancora.

Mille gocce di sangue…

   
 
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