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Autore: MusaTalia    01/03/2012    5 recensioni
100. Until that day [100/100]
«Non è mai stata mia intenzione rimanere tutta la vita nell'esercito. Volevo solo stare al tuo fianco. Supportarti. Proteggerti fino a quando non avresti ottenuto ciò per cui hai sempre lavorato tanto duramente. Ed ora ce l'hai. E sono così orgogliosa di te».
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'RoyAi Collection'
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040 Halves

040. Halves

(Metà)

“Chissà se in qualche posto tu esisti, /  da qualche parte mi cerchi, /  se come me t’inventi l’altra metà di te.”, L’altra metà di me, Alessandra Amoroso

 

Quando la mamma era ancora viva, Riza ogni sera aveva la sua dose di fiaba della buona notte; giusto un cucchiaino da caffè di cavalieri, draghi e principesse.

E poi, com’era bella la sua mamma. Bella come una fata, con i lunghi capelli incantati, d’oro filato dalla paglia, proprio come nella fiaba del nano bisbetico. Ma perché non li lasciava mai sciolti, i capelli? Li teneva sempre castigati in una treccia stretta. Una treccia alla francese.

Piuttosto che tenerli così legati, Riza preferiva tagliarli corti. Ma diventata donna e cresciuti i capelli anche lei li avrebbe castigati, tenendoli raccolti sulla nuca con un fermaglio. O meglio, avrebbe fatto ordine. Perché di questo si trattava, di ordine. Ma questa è un’altra storia. Anzi, a essere precisi, è l’epilogo di questa.

Una sera, la Riza bambina che si allontanava dai mostri sotto il letto e le damigelle rinchiuse nelle torri, aveva fatto una richiesta specifica: voleva la storia di mamma e papà, del loro amore. Anche perché, a ben pensarci era pure la sua storia.

«Non sta sera, pulcina mia» disse mamma falco mentre scioglieva la treccia e un dolce sorriso. «Magari un’altra volta».

«Promesso?» le aveva chiesto mentre le mani profumate di violetta di campo della mamma le rimboccavano le coperte.

«Promesso».

Quella fu l’unica promessa che sua madre non mantenne e Riza, un po’ per rispetto, un po’ per timore, non chiese mai a suo padre di raccontarle la storia di come aveva conosciuto e si era innamorato della compianta moglie.

Questa aveva permesso alla fantasia della bimba di galoppare insieme ai cavalli e alle aquile delle sue favole. Si era immaginata tragici incontri, immersi in oceani di romanticismo; situazioni quasi al limite della realtà. Tanto, sognare non le costava nulla.

Sapeva, in ogni caso, di essere ben lontana dalla realtà; altrimenti avrebbe conosciuto i parenti di mamma. L’avrebbero accolta nelle loro grandi e calde braccia per consolarla il giorno del funerale.

Il tempo passava e la fantasia si consumava, come lo stoppino di una candela; ma l’idea dell’incanto e la magia che lei collegava a qualunque situazione romantica perdurava, come la cera che cola e si raffredda in gocce disomogenee sulla bugia.

Si era immaginata l’incontro con la sua metà mille e una volta. Un principe su un cavallo bianco. Un cavaliere temerario e incurante del pericolo. Un mascalzone fuorilegge gentiluomo. Era talmente tanto concentrata su queste figure così nitide nella sua fantasia di ragazzina da non accorgersi che la sua metà si era presentata a casa sua: i capelli scompigliati dal vento e le maniche della camicia arrotolate ai gomiti.

E anche dopo il primo incontro era passato del tempo prima che un accenno di dubbio si insinuasse in lei. Anni passati a raffrontare il ragazzino, cui suo padre dedicava tanto tempo, con gli eroi delle fiabe della mamma. Ma nulla coincideva, eccetto il bell’aspetto.

No. Assolutamente no. Roy Mustang non era il suo principe. Non era certamente il tipo con cui puoi vivere “per sempre felice e contenta”, non con quell’inclinazione a “in che guaio mi voglio cacciare oggi?”.

Poi lui se ne era andato, papà si era ammalato, lui era tornato, papà era morto, e nuovamente Roy se ne era andato.

Eppure, forse per le parole che si erano scambiati, forse perché il tempo aveva plasmato entrambi affinché combaciassero, Riza sentiva dentro di lei avanzare la consapevolezza di aver trovato la sua metà, anche se completamente diversa da quella che per anni aveva impegnato la sua immaginazione.

La certezza era arrivata alcuni anni più tardi, quando la principessa era scesa dalla torre per imbracciare la spada. Aveva combattuto in una guerra. Si era trovata in mezzo al deserto in compagnia dello stesso uomo con cui aveva cenato tante volte nella quiete della sua casa. Tutti e due erano riusciti a tornare a casa e a quel punto era chiaro che il destino avesse intrecciato le loro vite come faceva la mamma con i suoi capelli: in modo saldo e inestricabile.

Era pomeriggio tardi e il Tenente Colonnello Mustang aveva fatto chiamare il Sottotenente Riza Hawkeye nel suo ufficio. «Penso che proporrò di farti diventare mia assistente» le aveva detto. Lei rivide in quell’uomo in divisa dai lineamenti del volto marcati lo stesso ragazzino con la camicia e i capelli spettinati che tanti anni prima aveva suonato alla sua porta. «Mi seguirai?».

Eccola la sua metà perfetta, più simile a un re, ora che il tempo era passato. «Ho capito. Se questo è ciò che desidera, sono pronta a seguirla sino all’inferno».


 

NOTE FINALI:
Forse la prima metà c'azzecca poco, ma volevo mettere almeno un accenno alla mamma di Riza. Inoltre penso che finché si è bambini sia proprio uno dei due genitori -più la mamma che il papà- quella metà su cui si concentra la maggior parte del proprio amore. Poi si cresce e ci si cerca un compagno. Il destino ha mandato tanti segnali a Riza e Roy: è ovvio che siano l'uno la metà dell'altro. Ho voluto anche soffermarmi sullo spirito così dedito all'incanto di una Riza poco più che bambina e devo dire di essere particolarmente soddisfatta di questo theme. Spero perciò che lo gradiate.
Ringrazio chi legge, chi ha messo questa raccolta tra le seguite, preferite, ricordate e ovviamente chi mi lascia i propri pensierini (hummingbird royaifanOne DayUna Certa RagazzaSilvery Lugia)

   
 
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