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Autore: MusaTalia    04/03/2012    5 recensioni
100. Until that day [100/100]
«Non è mai stata mia intenzione rimanere tutta la vita nell'esercito. Volevo solo stare al tuo fianco. Supportarti. Proteggerti fino a quando non avresti ottenuto ciò per cui hai sempre lavorato tanto duramente. Ed ora ce l'hai. E sono così orgogliosa di te».
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'RoyAi Collection'
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041 Coat

041. Coat

(Cappotto)

"Non serve discutere con l'inevitabile. Il solo argomento contro il vento dell'est è infilarsi il cappotto.", James Russell Lowell

 

La vecchia casa Hawkeye cadeva a pezzi. L’intonaco sul muro era tutto crepato, dove ancora non era caduto, e c’erano molte tegole del tetto sparse tra l’erba alta di quello che un tempo era stato il giardino.

Per puro caso Riza si era trovata a dover accompagnare il suo superiore Roy Mustang in un’ispezione nelle zone della sua vecchia casa. Erano anni che non tornava in quei luoghi.

Terminato il lavoro, dunque, aveva deciso di andare a far visita alle tombe dei genitori e a vedere in che stato versava la casa, che proprio non aveva trovato il coraggio di vendere, anche se sapeva che non c’avrebbe più messo piede dopo essersi arruolata.

Le foglie gialle e marroni coprivano il suolo del cimitero come un tappeto su un pavimento scricchiolante, mentre l’inverno avanzava a passi sempre più decisi, spinto da un vento dispettoso che veniva da est.

Faceva più freddo rispetto a East City. Lì faceva sempre più freddo, ma Riza non sapeva decidersi se fosse perché si trovavano in collina o perché il passato, come i cadaveri, è sempre freddo al tatto.

Di fronte alle due lapidi, scalfite da quel ventaccio, Riza s’inginocchiò, incurante di sporcarsi i pantaloni della divisa di terra. Con le mani rosse, sferzate dall’aria gelida, tolse la polvere, il terriccio e le foglie secche che si erano incuneate nelle lettere e nelle date incise sul marmo. Spolverò con decisione le due lapidi, lasciando una carezza affettuosa su quella della madre.

Roy era rimasto qualche passo dietro di lei in rispettoso silenzio.

Solo all’inizio il suo sguardo si era concentrato sulla tomba del suo maestro, poi si era spostato sulla schiena della sua assistente. Quella schiena che custodiva segreti pericolosissimi. Quella schiena che aveva studiato e deturpato. In realtà non era mai stata solamente una schiena per lui. Lei, invece, aveva sempre davanti ai suoi occhi la schiena di Mustang. Guardargli le spalle era il suo lavoro. Non era mai avvenuto il contrario; almeno fino a quel momento.

Riza indugiava con una mano sul nome della madre mentre il vento s’incattiviva, diventava più freddo e tagliente. E dire che lei, scioccamente, si era dimenticata il cappotto nell’auto di servizio. Si era fatta cogliere impreparata, a causa dei pensieri e dei ricordi nostalgici.

Un brivido di freddo le risalì lungo la schiena e le spalle si chiusero per proteggersi da quel nemico così molesto e insistente.

Il gesto non sfuggì allo sguardo attento di Roy, che senza nemmeno pensare, come se fosse il gesto più naturale del mondo, si sfilò il suo cappotto per adagiarlo sulle spalle di Riza. Immediatamente il calore la pervase, e non solo perché l’indumento era già stato indossato da qualcuno e quindi aveva racimolato il calore corporeo. Era stato il gesto nella sua genuinità, così pieno di affetto, a riscaldarla.

«Vieni. Andiamo. Sta venendo freddo» le disse Roy Mustang, già camminando verso l’uscita del cimitero.

Riza si sistemò meglio il cappotto sulle spalle. Come erano più esili e sottili le sue spalle rispetto a quelle di Roy. Chiuse un attimo gli occhi mentre recitava il suo silenzioso “Arrivederci” ai genitori e proprio in quell’istante il vento si alzò. Per difendersi dalla raffica improvvisa incrociò le braccia al seno tenendosi stretta al panno nero della giacca, quasi aggrappandocisi. Le arrivò al naso il profumo di Roy, stampato sul bavero come un’impronta di rossetto. Il suo profumo era cambiato negli anni, ma aveva sempre avuto una nota familiare, calda come le fiamme che l’avevano reso tanto famoso, calda come quel semplice gesto in uno degli ultimi giorni dell’autunno nell’est.

Solo dopo aver inspirato quell’essenza per catturarla raggiunse il suo superiore che si era già rifugiato nell’auto.

Una volta seduta in fianco all’uomo fece il gesto di sfilarsi il cappotto per restituirlo, ma lui le posò una mano sul braccio, sussurrandole «Tienilo pure. Me lo dai dopo».


 


NOTE FINALI:  
Sono finalmente riuscita a mettermi in pari!
Questo theme non mi convince più di tanto, mi sembra di non essere riuscita a centrare il titolo "Coat", ma invece di essermi lasciata trascinare dall'ambientazione e dal resto. IO vi avevo avvertito che prima o poi lo pesudo angst sarebbe arrivato, infatti, eccolo qui. Trovare l'ambientazione è stata davvero una faticaccia perché il theme è ispirato a questa bellissima fanart: FMA - Ladies.
Ora vi lascio e ringrazio tanto chi mi ha lasciato due paroline allo scorso theme (
Silvery Lugia, hummingbird royaifan, One Day). Ovviamente grazie anche ai lettori silenziosi!
   
 
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