041. Coat
(Cappotto)
"Non serve discutere con l'inevitabile. Il
solo argomento contro il vento dell'est è infilarsi il cappotto.", James
Russell Lowell
La vecchia casa Hawkeye cadeva a pezzi. L’intonaco
sul muro era tutto crepato, dove ancora non era caduto, e c’erano molte tegole
del tetto sparse tra l’erba alta di quello che un tempo era stato il giardino.
Per puro caso Riza si era trovata a dover
accompagnare il suo superiore Roy Mustang in un’ispezione nelle zone della sua
vecchia casa. Erano anni che non tornava in quei luoghi.
Terminato il lavoro, dunque, aveva deciso di
andare a far visita alle tombe dei genitori e a vedere in che stato versava la
casa, che proprio non aveva trovato il coraggio di vendere, anche se sapeva che
non c’avrebbe più messo piede dopo essersi arruolata.
Le foglie gialle e marroni coprivano il suolo del cimitero
come un tappeto su un pavimento scricchiolante, mentre l’inverno avanzava a
passi sempre più decisi, spinto da un vento dispettoso che veniva da est.
Faceva più freddo rispetto a East City. Lì faceva
sempre più freddo, ma Riza non sapeva decidersi se fosse perché si trovavano in
collina o perché il passato, come i cadaveri, è sempre freddo al tatto.
Di fronte alle due lapidi, scalfite da quel
ventaccio, Riza s’inginocchiò, incurante di sporcarsi i pantaloni della divisa
di terra. Con le mani rosse, sferzate dall’aria gelida, tolse la polvere, il
terriccio e le foglie secche che si erano incuneate nelle lettere e nelle date
incise sul marmo. Spolverò con decisione le due lapidi, lasciando una carezza
affettuosa su quella della madre.
Roy era rimasto qualche passo dietro di lei in
rispettoso silenzio.
Solo all’inizio il suo sguardo si era concentrato
sulla tomba del suo maestro, poi si era spostato sulla schiena della sua
assistente. Quella schiena che custodiva segreti pericolosissimi. Quella
schiena che aveva studiato e deturpato. In realtà non era mai stata solamente una
schiena per lui. Lei, invece, aveva sempre davanti ai suoi occhi la schiena di
Mustang. Guardargli le spalle era il suo lavoro. Non era mai avvenuto il
contrario; almeno fino a quel momento.
Riza indugiava con una mano sul nome della madre
mentre il vento s’incattiviva, diventava più freddo e tagliente. E dire che
lei, scioccamente, si era dimenticata il cappotto nell’auto di servizio. Si era
fatta cogliere impreparata, a causa dei pensieri e dei ricordi nostalgici.
Un brivido di freddo le risalì lungo la schiena e
le spalle si chiusero per proteggersi da quel nemico così molesto e insistente.
Il gesto non sfuggì allo sguardo attento di Roy,
che senza nemmeno pensare, come se fosse il gesto più naturale del mondo, si
sfilò il suo cappotto per adagiarlo sulle spalle di Riza. Immediatamente il
calore la pervase, e non solo perché l’indumento era già stato indossato da
qualcuno e quindi aveva racimolato il calore corporeo. Era stato il gesto nella
sua genuinità, così pieno di affetto, a riscaldarla.
«Vieni. Andiamo. Sta venendo freddo» le disse Roy
Mustang, già camminando verso l’uscita del cimitero.
Riza si sistemò meglio il cappotto sulle spalle.
Come erano più esili e sottili le sue spalle rispetto a quelle di Roy. Chiuse un
attimo gli occhi mentre recitava il suo silenzioso “Arrivederci” ai genitori e proprio
in quell’istante il vento si alzò. Per difendersi dalla raffica improvvisa incrociò
le braccia al seno tenendosi stretta al panno nero della giacca, quasi aggrappandocisi.
Le arrivò al naso il profumo di Roy, stampato sul bavero come un’impronta di rossetto.
Il suo profumo era cambiato negli anni, ma aveva sempre avuto una nota familiare,
calda come le fiamme che l’avevano reso tanto famoso, calda come quel semplice gesto
in uno degli ultimi giorni dell’autunno nell’est.
Solo dopo aver inspirato quell’essenza per catturarla
raggiunse il suo superiore che si era già rifugiato nell’auto.
Una volta seduta in fianco all’uomo fece il gesto di
sfilarsi il cappotto per restituirlo, ma lui le posò una mano sul braccio, sussurrandole
«Tienilo pure. Me lo dai dopo».
NOTE FINALI:
Questo theme non mi convince più di tanto, mi sembra di non essere riuscita a centrare il titolo "Coat", ma invece di essermi lasciata trascinare dall'ambientazione e dal resto. IO vi avevo avvertito che prima o poi lo pesudo angst sarebbe arrivato, infatti, eccolo qui. Trovare l'ambientazione è stata davvero una faticaccia perché il theme è ispirato a questa bellissima fanart: FMA - Ladies.
Ora vi lascio e ringrazio tanto chi mi ha lasciato due paroline allo scorso theme (Silvery Lugia, hummingbird royaifan, One Day). Ovviamente grazie anche ai lettori silenziosi!