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Autore: Dentist of Detroit    04/03/2012    3 recensioni
Eccoci con una nuova fic. Un'altra delle mie 'passioni' è la saga di Underworld (veri vampiri, altro che Twilight) e dopo essere stata al cinema a vedere il nuovo capitolo, sono rimasta con non poca suspance. E' da qui che nasce questa fic, dove però le cose sono leggermente diverse. Cosa accadrebbe se Lucian e Sonja non fossero morti? E se quest'utlima fosse sorella di Selene? E se anche i tre vampiri anziani non fossero morti? Leggete e scoprite tutto il resto, non voglio anticipare niente...
Genere: Azione, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – Aiuto
 
<< Dunque siete qui per chiederci aiuto? >> domandò Lucian. Eravamo seduti ad un tavolo e la situazione iniziava a farsi imbarazzante. Dopo tutto quello che era successo loro, Sonja e Lucian avevano tentato di tagliare tutti i ponti con il mondo esterno per non rischiare di essere condannati di nuovo. Non erano quindi molto entusiasti all’idea di dover sgattaiolare fuori dal loro nascondiglio per aiutarmi. Tuttavia confidavo nel legame che mi univa a Sonja: dopotutto, era pur sempre mia sorella.
<< Esattamente >> mormorai
<< Mi dispiace, Selene, ma non credo che stavolta potremo aiutarti >> rispose secco Lucian.
Abbassai gli occhi. Proprio come avevo temuto.
<< Non verrei a chiedervelo se non fosse una cosa estremamente importante >> tentai rivolgendomi a mia sorella, ma anche lei abbassò lo sguardo sul marmo del tavolo
<< Non guardare me, Selene… Lucian ha ragione. Questo mondo ci ha solo regalato una condanna a morte. Perché dovremmo uscire allo scoperto? >> disse, gli occhi lucidi. Era ovvio che volesse aiutarmi, ma semplicemente non voleva rischiare. Decisi di giocare la mia ultima carta. Era un colpo basso, lo sapevo. Ma il fine giustifica i mezzi ed io ero disposta a tutto pur di ritrovare Michael.
<< Se non volete farlo per me… fatelo almeno per lei >> dissi indicando Eve, che fino ad adesso se ne era stata rintanata in un angolo, senza che nessuno si accorgesse di lei. Sonja sobbalzò alla sua vista.
<< Lei è… >> domandò, la voce tremante
<< Mia figlia >> risposi appuntando i miei occhi in quelli di mia sorella
<< Tua figlia? >> mi fece eco Lucian
<< Sì, avete capito bene >> dissi
<< Se non volete rischiare per me, almeno pensate che aiutandomi le ridarete un padre >>
<< Spiega meglio la storia >> disse Lucian facendosi attento. Chiusi gli occhi. Rivangare quella notte e tutto il percorso che avevo fatto per arrivare sin lì mi costava non poca fatica. Ma raccontai comunque. Dissi di come avevo conosciuto Michael la prima volta, di quando era braccato dai lycan, di quando era diventato il primo ibrido, di come avevo quasi ucciso Viktor. Raccontai anche con dovizia di particolari quando fui separata da Michael e mi risvegliai alla Biogen, circondata da lycan. Le parole uscivano come un fiume in piena dalle mie labbra e, terminato il racconto, mi lasciai sfuggire una lacrima. Era troppo importante per me ritrovare Michael. Era l’unico uomo di cui mai mi fossi innamorata veramente in seicento anni di vita. Non potevo tollerare di lasciarlo in strada al macello. Dovevo trovarlo ad ogni costo.
<< Capite adesso perché vi sto chiedendo aiuto? >> domandai.
I volti di Lucian e Sonja erano quasi inespressivi, ma intuivo che avevo toccato i tasti giusti. Iniziavano a cedere. Mi dispiaceva mettermi contro mia sorella, contro il suo volere, ma non potevo lasciare niente di intentato. Amavo troppo Michael per lasciarlo al suo destino, ed amavo troppo anche Eve, per farla crescere senza un padre e per di più in un mondo come questo.
<< Cosa hai intenzione di fare? >> domandò Lucian distogliendomi dai miei pensieri. Dunque, era fatta.
<< Non ne ho idea. Non sappiamo dove potrebbe essere. A volte Eve ha come delle visioni, come se vedesse con gli occhi di Michael >> spiegai. Eve era silenziosa. Mentre parlavo di lei sembrava distaccata, chiusa in se stessa. Appariva intimidita da Lucian e Sonja, come lo era stata all’inizio da Hunter. La capivo. Troppe persone che non conosceva, qualcosa che stava accadendo e che era senza dubbio più grande di lei. Ma poi, con mia sorpresa, prese la parola
<< Non vedo più niente >> disse. La sua voce fina riecheggiò tra le pareti di pietra
<< Che vuol dire non vedi più niente? >> domandai allarmata
<< Non so cosa significa. Ho provato a concentrarmi su di lui, ma è tutto buio. Non vedo nulla >> rispose lei, pacata. Per me, la risposta era una sola. Non vedeva nulla perché non c’era nulla da vedere. Chiusi gli occhi e poggiai la testa sul tavolo freddo. Non volevo crederci. Lo avevo già ritenuto morto, dopo che mi ero svegliata, e gli occhi di Eve erano lì a ricordarmi ogni giorno cosa avevo perso. Ma poi, quel Soggetto Zero, il momento in cui avevo sbrinato quella specie di contenitore ibernato e avevo visto il suo volto, il momento in cui avevo capito che era vivo, mi ero sentita sollevata. L’idea che stavolta era perso veramente, non potevo accettarla.
<< Non è per forza quello che pensi >> disse Sonja accarezzandomi i capelli nel tentativo di calmarmi
<< E allora cosa può essere? >> replicai alzando la testa, mentre una lacrima iniziava a rigarmi la guancia
<< Non piangere. Lo troveremo comunque >> continuò mia sorella asciugandomi il volto. Le credetti. Non potevo fare altrimenti. Non sarei riuscita ad abbandonarmi all’idea di averlo perso per sempre, dovevo poter credere ad un qualche modo per salvarlo. Arrendersi a l’evidenza che fosse morto, non era una soluzione contemplabile.
<< So dove potrebbe essere >> si illuminò un attimo dopo Lucian
<< Viktor >> spiegò
<< Mio padre? >> esclamò Sonja
<< Non ricordi la sua ossessione per gli ibridi? La sua paura? >> domandò Lucian
<< Deve aver scoperto che Michael è un ibrido! >> conclusi io
<> disse Sonja
<< Il punto è che non sappiamo dove sia questo Viktor >> si intromise Hunter, rimasto anche lui in silenzio fino ad ora
<< Ma possiamo trovarlo. Credo che Tannis ci aiuterebbe in questo >> proposi
<< Credevo che nostro padre lo avesse fatto imprigionare >> domandò Sonja
<< Già, è vero. Ma fui io a decidere dove >> risposi sorridendo. Non era tutto perduto, quindi. Raccolsi le mie cose e mi avviai all’ingresso da dove eravamo entrati.
<< Preparatevi, ragazzi. Andiamo da Tannis >> sentenziai, prima di imboccare il corridoio e sparire dietro l’angolo.
  

  
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